ilTorinese

La torre littoria torna ad essere abitata

La Torre Littoria, il  primo storico  “grattacielo” di Torino  in pieno centro città, edificio razionalista del rinnovamento urbano realizzato negli anni trenta con la creazione della nuova via Roma ospita nuovi alloggi.

Lo studio Benedetto Camerana (Camerana&Partners) firma una serie di appartamenti che vedono le architetture barocche della città  protagoniste in un gioco di vetrate e superfici riflettenti. Particolare la bolla vetrata della cucina, che si ispira alle installazioni riflettenti di Dan Graham, mentre le luci multicolori  ricordano i neon di Dan Flavin. L’edificio è del gruppoReale Mutua.

Covid: a Candiolo individuato caso di variante svizzera

Il laboratorio dell’Istituto di Ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) di Candiolo, con la collaborazione del gruppo bioinformatico dell’IIGM ente di ricerca della Compagnia San Paolo, ha individuato il primo caso in Piemonte di variante svizzera del coronavirus Covid-19.

L’identificazione è avvenuta su un uomo di 57 anni, residente nel territorio dell’Asl To4, che aveva già contratto il Covid-19 nello scorso novembre e che è stato testato in quanto contatto di caso positivo. Il contagiato al momento sta bene e non presenta sintomi di rilievo.

La variante svizzera, da non confondersi con la variante indiana rilevata in Svizzera, presenta caratteristiche di alta infettività, sulla tipologia di quella inglese e, come quest’ultima, risulterebbe efficacemente contrastabile con gli attuali vaccini.

Si tratta della quarta mutazione virale del Covid-19 riscontrata fino ad ora in Piemonte. Oltre alla svizzera, infatti, sono state già individuate sul territorio piemontese le varianti inglese (che rimane la prevalente, con una percentuale di diffusione superiore al 90 per cento), brasiliana e sudafricana.

«Manteniamo alta la guardia sulle mutazioni del virus – osserva l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi – e prendiamo atto che il monitoraggio sta garantendo un attento e tempestivo controllo della situazione epidemiologica. Nel caso delle varianti brasiliana e sudafricana, grazie alla capacità di tracciamento e, quindi, di isolamento del contagio messo in atto sul nascere dal sistema sanitario regionale, l’infezione non sembra aver trovato diffusione. Rimane fondamentale la campagna vaccinale per limitare il più possibile lo svilupparsi della malattia».

 Fa sparire un lingotto d’oro. Settantacinquenne italiano denunciato 

Esperto gemmologo, intermediario nelle vendite di preziosi, con alle spalle una carriera cinquantennale nel settore, era in realtà un truffatore.

Forte delle sue collaborazioni pregresse con enti istituzionali di rilevanza nel territorio, non era difficile per lui carpire la fiducia di nuove vittime. L’ultima denuncia, in ordine cronologico, viene presentata ad Aprile 2020 presso gli uffici del Comm.to Borgo Po da una donna che aveva conosciuto il settantacinquenne qualche anno prima, in occasione di un’operazione in cui lo stesso era intervenuto in qualità di perito per conto di un ente pubblico. Proprio tale circostanza aveva indotto la stessa a nutrire grande stima e fiducia verso l’uomo tanto da incaricarlo della vendita di un lingotto in oro del peso di 1 kg, avuto in eredità, nel mese di gennaio 2020. L’uomo rilasciava una dichiarazione manoscritta, firmata e datata, con cui attestava la presa in conto vendita del lingotto, precisandone il prezzo pattuito: 45 mila €. L’esperto assicurava che entro 15 giorni la signora avrebbe potuto incassare il corrispettivo della vendita. Da quel giorno si erano susseguiti diversi messaggi fra le parti in cui il “perito” dava come quasi conclusa la vendita del lingotto e rassicurava la signora che presto avrebbe avuto la somma pattuita. L’uomo fissava degli appuntamenti ma sistematicamente trovava scuse, non presentandosi, e soprattutto non corrispondendo mai la cifra concordata. Intuito che la controparte stava per rivolgersi alle forze dell’ordine, le chiedeva di temporeggiare adducendo altre scuse poco credibili, tentando di generare compassione nella donna. La vittima attendeva fino a metà Aprile, momento in cui presentava ufficialmente denuncia. Le indagini effettuate dai poliziotti del Comm.to Borgo Po hanno messo in luce numerosissimi precedenti di polizia dell’uomo ed alcune condanne per i reati di appropriazione indebita e truffa, commessi con preoccupante regolarità almeno dal 1999 ad oggi. L’uomo è stato quindi denunciato dagli operatori di Polizia per il reato di appropriazione indebita.

Nei giorni scorsi, intanto, personale del Comm.to Borgo Po ha notificato all’uomo l’Avviso Orale emesso dal Questore di Torino nei suoi confronti, alla luce della pericolosità sociale dimostrata dallo stesso, con il contestuale divieto di possedere od utilizzare apparati di comunicazione, armi di qualsiasi tipo, nonché programmi informatici ed altri strumenti di cifratura o crittazione di conversazione o messaggi.

Quasi 6 chili di hashish sequestrati dagli agenti della Squadra Volante

 Arrestato un quarantasettenne

 

Venerdì pomeriggio, introno alle 16, transitando in corso Regina Margherita gli agenti della Squadra Volante notano la presenza di un uomo che si guarda intorno con fare nervoso. Alla vista degli agenti, il soggetto si mostra ancor di più agitato, ragion per cui i poliziotti lo fermano per un controllo.

È in questo frangente che gli agenti trovano una sorpresa, alla base del nervosismo dell’uomo: all’interno del suo zaino ci sono 50 panetti di hashish per un peso complessivo di 5 chili.

Altri 800 grammi della stessa sostanza verranno poi trovati a casa dell’uomo, un quarantasettenne italiano con precedenti di polizia a carico, per il quale scatterà l’arresto per la detenzione dello stupefacente.

Magliano: “Torino sede I3A, ci aspettiamo un’esplicita conferma”

La scelta è stata presa e non prendiamo neanche in considerazione un cambio in corsa. Dopo l’assenza di ogni riferimento a Torino nella bozza che riporta i progetti del Pnrr il Consiglio dei Ministri sgomberi il campo da ogni dubbio.

Alla luce della mancata indicazione di Torino nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza come sede principale dell’Istituto per l’Intelligenza Artificiale (I3A), non ci limitiamo ad alzare la soglia di attenzione, ma facciamo come Moderati appello al buonsenso. Per le Commissioni parlamentari la decisione è presa e non prendiamo neanche in considerazione un cambio di rotta in corsa, anche rispetto alla stessa decisione del Consiglio dei Ministri dello scorso settembre. Non possiamo accettare che la scelta di Torino sia subordinata a una gara o a un bando competitivo con altre Città candidate né che Torino sia trattata alla stregua degli altri sei centri. Mi auguro che l’assenza del riferimento a Torino nelle bozze relative ai progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza altro non sia che un secondo, per quanto grave, “errore materiale”, dopo l’analogo caso di un mese fa. Attendiamo la correzione e la conferma esplicita della scelta di Torino come sede dell’Istituto per l’Intelligenza Artificiale. Non possiamo perdere questa opportunità di crescita, che porterebbe a sfruttare al meglio per il nostro territorio, da tutti i punti di vista: per i giovani, per l’Università, per il Terzo Settore. La proposta di Don Luca Peyron (Direttore della Pastorale Universitaria e Coordinatore dell’Apostolato Digitale di Torino) è stata da noi sostenuta fin dal primo momento, nella certezza di importanti ricadute in termini occupazionali, di sviluppo e di prestigio.

Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino e Consiglio Regionale del Piemonte.

100 anni di Nuto, Fondazione Revelli e Portineria inaugurano la mostra fotografica sotto i portici di Porta Palazzo

25 aprile  “Ricordati di non dimenticare”  Portineria di comunità Piazza della Repubblica 1/F

La Fondazione Nuto Revelli e la “Portineria di Comunità” della Rete Italiana di Cultura Popolare propongono per il 25 aprile la mostra fotografica Ricordati di non dimenticare: Nuto Revelli, una vita per immagini curata da Paola Agosti e Alessandra Demichelis sotto i portici di Porta Palazzo.

Una retrospettiva composta da 15 stendardi bifacciali di 3 metri per 2, allestiti sotto i portici di Piazza della Repubblica, in un percorso visivo bidirezionale che si snoda lungo entrambe le maniche della piazza. Un momento per celebrare il centenario della nascita dello scrittore che fu alpino in Russia, partigiano e ricercatore della memoria contadina. All’inaugurazione, ci saranno Marco Revelli presidente della Fondazione Nuto Revelli, la sociologa Chiara Saraceno, il direttore di Rete Italiana di Cultura popolare Antonio Damasco e Marco Giusta, assessore ai Diritti della Città di Torino. La mostra, che ha il patrocinio della Città di Torino, si svolge nell’ambito delle iniziative del Polo del ’900 per la Festa della Liberazione e vede la collaborazione di Spazio Zero Sei di Compagnia di Sanpaolo, della Fondazione La Contrada, e rimarrà esposta fino al 31 dicembre.
Nuto Revelli è stato, con la sua opera, una figura di rilievo nella storia nazionale: un “testimone del suo tempo”, il Novecento, protagonista delle battaglie per la giustizia e per la libertà, un ricercatore di memoria tra le pieghe di una società in trasformazione spesso drammatica. Fa parte di quella generazione di scrittori (come Primo Levi e Mario Rigoni Stern, di cui era amico) che giunsero alla scrittura non per sola vocazione interiore ma trascinati, per così dire, dalla Storia, per una sorta di dovere civile e morale: per “far sapere” affinché gli orrori di cui erano stati vittime e testimoni non si dovessero mai più ripetere. Il suo impegno permanente è stato quello di restituire voce a coloro che voce non hanno: ai soldati vittime delle guerre, ai montanari e contadini che quelle guerre per primi le avevano pagate e che erano poi stati lasciati ai margini, a quanti senza nulla pretendere si sono sacrificati per il bene di tutti. Queste tracce di memoria, che giungono a noi dal secolo scorso si intrecciano invece oggi con le vicende umane di un nuovo paesaggio, quello di Porta Palazzo, che accoglie popoli e persone a loro volta in fuga da guerre, carestie, oppressione e che qui giungono percorrendo con mezzi di fortuna i mille cammini della speranza.
La pratica dell’ascolto come atto politico per dare voce ai più fragili è la principale eredità di Nuto Revelli. È significativo, quindi, rappresentare la sua storia in un paesaggio urbano e umano così tipico come quello di Porta Palazzo, dove la Portineria di Comunità, attraverso il Portale dei Saperi (www.portaldeisaperi.org), svolge un’importante funzione di presidio proprio attraverso la raccolta di testimonianze, racconti che sono espressione dei percorsi di vita delle tante persone che partendo da un nuovo “mondo dei vinti” costruiscono, giorno dopo giorno, il loro futuro di speranza e di riscatto.
La mostra è stata realizzata in collaborazione con l’Istituto storico della Resistenza e della Società contemporanea in Provincia di Cuneo “Dante Livio Bianco”, ha ricevuto il sostegno del Mibac, del Consiglio Regionale del Piemonte, della Città di Cuneo, delle Fondazioni Compagnia di Sanpaolo, CRC e CRT e gode del patrocinio della Regione Piemonte e della Città di Torino.

Sex offenders, maltrattanti e carcere

“Il modo migliore per evitare che il tempo di detenzione sia un ‘tempo sprecato’ è fare in modo che il detenuto, pur sapendo di essere in detenzione, non senta di esserlo”. Con questa riflessione di Fedor Dostoevskij ha preso il via il convegno “Tempo perso? Il ruolo del carcere nei percorsi trattamentali di sex-offenders e maltrattanti”, organizzato e moderato dal garante regionale delle persone detenute Bruno Mellano.

“Un’occasione – ha sottolineato Mellano – per riflettere su esperienze e buone pratiche nell’ambito dei trattamenti previsti in ambito carcerario per le persone detenute per reati da ‘codice rosso’, anche alla luce del fatto che la legge finanziaria nazionale ha previsto nel bilancio 2 milioni di euro annui, per il triennio 2021-2023, per garantire e implementare la presenza di professionalità psicologiche esperte all’interno degli Istituti penitenziari per consentire un trattamento intensificato cognitivo-comportamentale nei confronti degli autori di reati contro le donne e per la prevenzione della recidiva”.

È intervenuta la responsabile dell’Ufficio detenuti e trattamento del Provveditorato dell’Amministrazione penitenziaria regionale Catia Taraschi, che ha fatto presente come al momento, nelle carceri piemontesi “siano presenti complessivamente 373 maltrattanti e sex offenders: 173 al Lorusso e Cutugno di Torino, 106 a Biella, 49 a Vercelli, 11 a Ivrea, 10 a Cuneo, 6 rispettivamente al San Michele e al Don Soria di Alessandria, 4 a Verbania, 3 rispettivamente a Fossano e a Novara e 2 ad Asti. E ha sottolineato “l’importanza dello stanziamento statale, che consentirà di implementare gli interventi già attivi sul territorio e, soprattutto, di prevederne di nuovi per averne almeno uno in ogni sezione che ospita questa tipologia di detenuti”.

Dea Demian Pisano, assistente sociale ed esperta presso l’Ufficio del garante regionale della Campania ha raccontato un progetto messo in atto con 17 sex offenders del carcere di Poggioreale (Na) osservando che “in alcuni casi non si rendevano pienamente conto del male compiuto per via dei pregiudizi e delle mentalità in cui sono cresciuti. “Avere avuto la possibilità di avvicinarli e confrontarsi – ha concluso – ha contribuito a modificare il loro punto di vista”.

La coordinatrice della formazione e dei progetti speciali del dipartimento di salute mentale dell’Asl Roma 1 Adele Di Stefano ha sottolineato che “non è detto che tutti i trattamenti siano validi per tutti i tipi di detenuti che hanno commesso questi tipi di reato, ma per l’Italia l’importante è cominciare, dal momento che è ancora piuttosto indietro rispetto a molti Paesi d’Europa” e la necessità “di imparare a lavorare in rete a cominciare dai Tribunali, dagli avvocati e dal Servizio sanitario regionale. Se non cominciamo ora che ci sono le possibilità, anche economiche, per farlo, rischiamo di perdere un’occasione importante”.

Il presidente del Centro italiano di promozione della mediazione (Cipm) di Milano Paolo Giulini ha evidenziato la necessità che “la pena, soprattutto in questo ambito, sia utile ed efficace. E l’Ue insiste sulla necessità che la pena non sia solo retributiva, ma ‘riparativa del sé e delle relazioni future che l’autore del reato intratterrà al termine della pena’ e miri a far comprendere appieno il male commesso nei confronti delle vittime”.

Georgia Zara, docente del dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino e vicepresidente dell’Ordine degli psicologi del Piemonte, ha sottolineato che “il reato sessuale non è una ‘questione privata’, non ha nulla a che fare con il desiderio di contatto con la vittima” e ha illustrato il progetto pilota “Sorat” destinato a chi ha commesso reati sessuali ed è recluso nell’Istituto Lorusso e Cutugno di Torino.

Al portavoce dei garanti territoriali Stefano Anastasia, garante dei detenuti del Lazio e dell’Umbria e docente del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Perugia, cui è stata affidata la conclusione dei lavori, ha messo in guardia sul fatto che “si tratta di una sfida ardua, poiché non di rado la pena detentiva è ‘condanna al tempo perso’, ma non impossibile, orientando la prospettiva entro cui operare alla rieducazione dell’autore di reato, alla tutela della vittima del realto e alla prevenzione di comportamenti d’inciviltà una volta scontata la pena.

Il 25 aprile visto e raccontato dai suoi protagonisti

COSA SUCCEDEVA IN CITTA’ /Argante Bocchio classe 1924 , vive a Novara capo partigiano in Val Sessera e nel Biellese. Partì per la Montagna a fine 1943 con altri 25  suoi compagni. Ritornarono in 5 e libero’ Vercelli dai nazifascisti con 1200 partigiani il 25 Aprile 1945. Ma per lui la Resistenza duro’ molti anni.

Dovette scappare dall’Italia perché ingiustamente accusato di omicidio durante la guerra. Condannato in primo grado con Moranino senatore della repubblica e assolto in cassazione perché fu un atto di guerra. Lo conobbi alla fine anni ’70 a Novara come Presidente delle cooperative agricole. Nel 2016 un suo video dove racconta la sua storia. Si alternano , ben comprensibili sul suo volto,  dolore per la morte dei suoi compagni,  e la gioia per la libertà conquistata. Grande dignità. Storia con la esse maiuscola. Palmiro Gonzato classe ’26 . Fino ad un anno fa guidava l’auto.  A soli 16 anni gappista. Una mattina mi hanno svegliato. Intervistato da Stefano Tallia. Titolo che è meravigliosa sintesi. È da una vita che conosco Palmiro. Ho sempre invidiato la sua pacatezza e sicurezza. Non a caso la sicurezza di Enrico Berlinguer , quando veniva a Torino,  era da lui garantita. Vi racconto. Marzo 1977.  A Palazzo Nuovo si votava per i decreti delegati. Il servizio d’ordine del PCI,  il mitico servizio d’ ordine del pci torinese era venuto nel darci una mano proteggendoci da chi , come gli Autonomi e Lotta continua non volevano farci votare. La settimana prima a Roma era stato cacciato Luciano Lama. Stava facendo un comizio davanti all’università  La Sapienza. Anni di terroristi rossi e neri. A Palazzo Nuovo era un momento di stanca.  Pomeriggio.  A un certo punto fuggi fuggi generale. Una decina di fascisti con casco integrale e armi assalirono i presenti a sprangate. Poi fuggirono  tutti tranne un certo Maggiora , il loro capo. Circondato da militanti estremisti e preso a sua volta a sprangate. Il primo che lo difese fu Giorgio Ardito,  allora se ricordo bene vicepresidente della Provincia di Torino. Rischiava di essere travolto e solo l’ intervento di Palmiro Gonzato salvo’ tutti e due. Dopo quasi mi lamentai con Palmiro.  Perché hai salvato un fascista? Parlava poco . Mi guardò fisso negli occhi. Ho salvato una vita umana. Se mai vi fossero dubbi Palmiro era un grande e io un cretino. Palmiro da ottant’anni un antifascista,  una persona che non ha mai perso l’ umanità. Molti i romanzi sulla Resistenza  sono scritti da chi ha fatto la resistenza. Dal Partigiano Johnny  di Beppe Fenoglio ai Sentieri dei nidi di ragno di Italo Calvino. Ma il mio preferito continua ad essere Uomini e no di Elio Vittorini. Partigiano a Milano senza mai sparare un colpo. Nel capitolo finale un giovane gappista entra in osteria per uccidere un soldato tedesco. Non lo fa ed uscendo spiega il perché: aveva la faccia di un operaio. Umanità nonostante i fascisti , la stragrande maggioranza dei fascisti non abbiano avuto umanità. Nonostante il nazifascismo abbia solo trovato un posto nella cloaca della storia. Una mostruosità. Ricordarcelo,  dopo che sono passati tanti anni,  soprattutto il 25 Aprile,  non guasta mai. Indro Montanelli ha sempre e ripetutamente sostenuto che il fascismo è morto in piazzale Loreto con la morte di Benito Mussolini. Si sbagliava, purtroppo. L’attuale condizione per dichiararsi fascista è una radicale e totale ignoranza. Antifascisti erano Alcide De Gaspari che volle o dovette rompere con i comunisti. Giuseppe Saragat che ruppe con Nenni che voleva essere amico con i comunisti. Ed Enrico Mattei , partigiano,  che quando, da Presidente Eni, sentendosi in pericolo,  chiamò i suoi ex compagni partigiani comunisti per proteggerlo. Di altri non si fidava. Diventa inutile,  dunque , la strumentalizzazione di una sorta di equiparazione tra comunismo e fascismo. Qui stiamo parlando di altro. Di contrapposizione tra fascismo ed antifascismo. Banale ripeterlo ma è sempre meglio ripetere… un antifascista è – o dovrebbe sempre essere – un democratico,  un fascista è un totalitario.
Un antifascista deve essere e vuole essere un tollerante. Un fascista ti deve negare se lo contraddici.  Buon 25 Aprile a Tutti.

Patrizio Tosetto

L’Aquatica Torino va a caccia di conferme

NUOTO, WEEKEND FITTO TRA CAMPIONATO ITALIANO DI CATEGORIA SU BASE REGIONALE E TROFEO DELLA RESISTENZA

L’Aquatica Torino va a caccia di conferme nella settima giornata del campionato di Serie A2 femminile. Dopo aver conquistato due settimane fa la prima vittoria stagionale nella vasca della Rari Nantes Imperia (7-5), le ragazze di coach Ferrigno provano a ripetersi domenica pomeriggio (ore 17,30) nella piscina di casa di corso Galileo Ferraris a Torino contro la Locatelli Genova. Serve una vittoria per fare un’altra bracciata decisa verso la salvezza: attualmente, l’Aquatica è quarta nel girone Nord-Ovest a quota 5 punti e con un successo supererebbe proprio le liguri, che attualmente ne hanno 7.

 

Tra le protagoniste più attese c’è Erika Bottiglieri, che offre diverse soluzioni in attacco a coach Ferrigno, potendo venire impiegata anche da centroboa: «In Aquatica ho trovato un bellissimo ambiente, il gruppo è compatto e coeso. Sono contenta di aver scelto una società molto seria». Sull’onda dell’entusiasmo della vittoria contro la Rari Nantes Imperia, la ventenne napoletana conosce bene l’importanza dell’incontro con la Locatelli: «Abbiamo tirato un sospiro di sollievo perché il successo ci mancava ormai da troppo tempo e meritavamo di vincere questa partita. Domenica ci giochiamo tutto per tutto per la salvezza, bisogna vincere e basta, anche per vendicare il pareggio dell’andata, quando ci siamo fatte sfuggire la partita a Genova. Il morale è alto e abbiamo grandi aspettative

 

Weekend fitto di appuntamenti anche per il nuoto con le finali regionali di categoria, che andranno a formare la classifica dei Criteria nazionali per Ragazzi, Junior, Cadetti, Senior. Molto folta la rappresentanza degli atleti dell’Aquatica alla manifestazione del Palanuoto di Torino che, per ovvie ragioni sanitarie, è stata spalmata in due fine settimana, quello passato e quello corrente: 67 iscritti per la nostra società, di cui 30 femmine e 37 maschi.

Domenica 25 aprile, invece, si disputerà alla piscina Sisport di Torino la quarantaduesima edizione del Trofeo della Resistenza, organizzato dalla Uisp, con 21 nuotatori dell’Aquatica in vasca (12 femmine e 11 maschi) per le categorie Esordienti A, Ragazzi e Assoluti.

Sempre domenica, a Grumello del Monte (in provincia di Bergamo), gara di triathlon giovanile con due atleti dell’Aquatica alla partenza: Gabriele Gay ed Edoardo Azario.

Un piemontese nel consiglio di Confindustria

Andrea Notari, Presidente Giovani Confindustria Piemonte: “Saprà ben rappresentare la nostra visione e le nostre priorità a livello nazionale”

 Il biellese Christian Zegna è stato eletto oggi nel Consiglio Generale di Confindustria. Zegna, 36 anni, sarà uno dei cinque Giovani Imprenditori che rappresenteranno il Movimento GI nel COGE.

Sono onorato dell’incarico che mi è stato affidato e ringrazio in modo particolare il presidente Andrea Notari e i Giovani imprenditori piemontesi – afferma Zegna – Credo fortemente nell’impegno degli imprenditori all’interno del sistema confindustriale per rappresentare le istanze delle imprese ed essere uno strumento del cambiamento in modo concreto, in particolare anche per il territorio biellese che rappresento. Essere giovani, oggi, significa infatti avere la responsabilità di costruire un grande futuro, cogliendo tutte le opportunità che si presentano anche in un momento complesso e di grande transizione come quello che stiamo vivendo”.

Sono certo che Zegna saprà rappresentare al meglio la visione e le priorità del nostro Gruppo a livello nazionale – commenta il Presidente dei Giovani Imprenditori Andrea Notari  È persona di grande valore e non possiamo che essere soddisfatti per la sua nomina. A lui i migliori auguri di buon lavoro!”.

Christian Zegna, è admin di Btrees, new media agency che ha fondato a Biella nel 2015. È presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriale Biellese dal luglio 2020. Nel Consiglio di Presidenza dell’Unione Industriale Biellese gli è stata affidata la delega alla Digitalizzazio