ilTorinese

83 miliardi per 57 grandi opere pubbliche, per il Piemonte pochi spiccioli e futuro al buio

A cura di lineaitaliapiemonte.it

di Carlo Manacorda

Il quadro delle infrastrutture piemontesi per il futuro resta a tinte fosche: per il Piemonte sono previsti soltanto 139 milioni per i lavori da eseguire sulla SS 20 del Colle di Tenda.

 

Tra le 57 opere programmate, non ne compare alcun’altra che riguardi la nostra regione. E su 29 Commissari nominati per fare partire o ripartire le grandi opere non c’è quello per la Tav. Ma le responsabilità della politica non sono solo a livello nazionale…

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Il maestro Daniele Gatti dirige l’integrale delle sinfonie di Brahms

All’Auditorium della RAI di Torino

Sarà il direttore d’orchestra milanese Daniele Gatti a dirigere l’esecuzione integrale delle Sinfonie di Brahms che l’Orchestra Nazionale della RAI propone a porte chiuse giovedì 22 e giovedì 29 aprile alle 20 dall’ Auditorium RAI Arturo Toscanini di Torino.

Entrambi gli appuntamenti fanno parte del cartellone dei “Concerti di ‘primavera-estate” e vengono trasmessi in diretta da Radio 3, in live streaming sul portale di Rai Cultura, e da RAI 5 in prima serata il 9 e 10 giugno prossimi.
Gatti tornerà sul podio dell’ Orchestra Sinfonica della RAI per due settimane consecutive, dopo aver diretto ben sei diversi programmi nel corso del 2020, e lo fa proprio con tutte e quattro le Sinfonie di Brahms, che costituiscono un autentico banco di prova per le orchestre e i grandi direttori.
Il percorso che portò Brahms all’esordio nel genere sinfonico fu lungo e travagliato, costituito di anticipazioni e continui ripensamenti.
Brahms le scrisse in nove anni tra il 1876 ed il 1885, e presentò la sua Prima Sinfonia quando aveva 43 anni ed era già riconosciuto come uno dei massimi compositori a livello europeo. La strada che portava alla prima Sinfonia risultò piuttosto lunga. Fu abbozzata nel 1855 e chi, come Brahms si avventurava nello scrivere a metà Ottocento una Sinfonia, ben sapeva che la sua riuscita consisteva nell’originalità con cui venivano creati i movimenti e collegati tra loro.
Nel 1884, appena un anno dopo la composizione della Terza Sinfonia, Brahms si mise al lavoro per quella che doveva essere la sua ultima Sinfonia, la Quarta, in mi minore, composta nelle due estati del 1884 e ’85 in Stiria; gli stretti rapporti intrattenuti in quegli anni con la corte e l’eccellente orchestra di Meiningen dovettero influire sulla decisione di completare così il suo patrimonio sinfonico.
La prima esecuzione ebbe luogo a Meiningen il 25 ottobre del 1885, sotto la direzione dello stesso compositore. Nonostante lo scetticismo dello stesso Brahms, la Quarta sollevò immediata ammirazione, ripetuta puntualmente ad ogni esecuzione in Germania e Olanda. Mentre la Prima Sinfonia aveva mostrato qualche attenzione all’originalità di immediata percezione, la Terza offriva un piccolo omaggio alla forma ciclica con quella conclusione, che riprendeva la fine del primo movimento. Nella Quarta Sinfonia gli stimoli parevano tacere sulla superficie. Ciò che avrebbe contato, invece, in questa composizione sarebbe stato lo scavo interiore, condotto accanto alla ricerca personale, con tratti di “musica riservata”. Il finale sarebbe stato l’esempio sommo di quella tecnica tipica di Brahms che Schonberg avrebbe chiamato della “variazione sviluppante”, ovvero della fusione tra i due principi dello sviluppo e della variazione, imprimendo il crisma della modernità. Nella Quarta Sinfonia Brahms sarebbe stato capace di fondere passato e presente, cultura e spontaneità, caratteristico e universale, creando una sintesi perfetta, espressa da una fortunata felicità stilistica.

MARA MARTELLOTTA

Se anche il Pd sulle foibe sposa il giustificazionismo

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Che anche il Pd di Torino si faccia promotore di una presentazione del libretto sulle foibe dell’improvvissato ricercatore di successo e guida turistica in Jugoslavia, diventa un fatto preoccupante

Che tra i presentatori ci sia la presidente dell’ anpi Stestero, vecchia comunista di Rifondazione, appare naturale.  Ma che ci sia il segretario metropolitano del Pd Mimmo Caretta non è una cosa scontata. Mi era capitato di ascoltarlo e l’avevo apprezzato, ospite di Laura Pompeo.  Quel libercolo è una smentita del lavoro storico di Gianni Oliva ed è una sconfessione palese delle scelte politiche coraggiose di Luciano Violante e di Piero Fassino che si impegnarono per l’istituzione del Giorno del Ricordo del 10 febbraio. Tra i presentatori c’è anche Luca Cassiani,  avvocato e politico stimabile. Spero che almeno lui stecchi nel coro. L’incontro fatto per il 25 aprile significa dar ragione all’autore del libretto che vede nel 10 febbraio l’antitesi del 25 aprile, un’assurdità storica che solo la guida – turistica diventato storico ha avuto la faccia tosta di affermare. Che un grande partito come il pd si lasci allettare da un estremista nostalgico di Tito e della Jugoslavia e’ inquietante. Queste sono cose da grillini.

La storia ha delle regole precise e il fatto che nessuno dei quattro  sia uno storico e’ indicativo. Dovevano almeno invitare Giovanni De Luna che sarebbe corso a sostenere il suo allievo. Ma forse avrebbero dovuto anche invitare l’ ANVGD, l’associazione degli esuli e qualche storico che non condivide la vulgata del libretto in questione. In democrazia si discute tra persone di idee diverse. E’ strano un dibattito che sembra una messa cantata. Povero Pd!

Al via i concerti dell’Unione musicale

Dopo una pausa forzata di sei mesi (la più lunga dall’inizio della pandemia) l’Unione Musicale di Torino è pronta a ripartire dal vivo mercoledì 28 aprile 2021, all’indomani dell’apertura deliberata dal Governo regionale, per lanciare un messaggio di ottimismo e fiducia in un presente e in un prossimo futuro in cui si possa tornare a godere della bellezza dal vivo, seppur con tutte le attenzioni.

 

Molti dei concerti annullati nell’autunno-inverno 2020-2021 sono stati riprogrammati, ma nelle consuete sale del Conservatorio e del Teatro Vittoria saranno presenti anche alcune gustose novità.
Apre il cartellone aprile-luglio 2021 Massimo Quarta al violino con Stefania Redaelli al pianoforte, che saranno seguiti da altri interpreti italiani di primo piano come i pianisti Pietro De Maria e Andrea Lucchesini, impegnati nella prosecuzione di importanti cicli tematici rispettivamente dedicati a Beethoven e Schubert-Schumann, l’inossidabile Antonio Ballista, che proporrà in forma di hit parade un coinvolgente percorso dalla liederistica alla canzone, il Trio di Parma, con l’ultimo appuntamento dell’integrale dei Trii di Beethoven e Kagel, il Trio Johannes insieme con Simonide Braconi e Paolo Borsarelli per l’esecuzione del Quintetto “La trota” di Schubert e Mario Brunello, che rilegge le Sonate e Partite per violino di Bach con il violoncello e il violoncello piccolo.
Si segnalano inoltre due avvincenti appuntamenti: Tutto tango, con Pietro Roffi alla fisarmonica e Alessandro Stella al pianoforte, e Pasion Latina, un viaggio musicale che, a partire dagli autori argentini Piazzolla, Ginastera e Guastavino, tocca la tradizione messicana e venezuelana e arriva in Spagna; interpreti d’eccezione saranno la voce versatile di Vincenzo Capezzuto e Giancarlo Bianchetti alla chitarra.
Dalla scena internazionale arriveranno per la prima volta sul palcoscenico dell’Unione Musicale la violoncellista britannica Natalie Clein accompagnata al pianoforte dalla musicista armeno-danese Marianna Shirinyan; la stella del violino Alexandra Conunova con l’eclettico pianista francese David Kadouch; e ancora Eckart Runge (per anni violoncello del Quartetto Artemis) che insieme al pianista Jaques Ammon da tempo si dedica all’esplorazione di diversi linguaggi musicali, al confine tra tango, jazz e musica da film.
Nella serie di concerti dedicati alla musica antica l’Unione Musicale ospiterà alcuni degli ensemble più interessanti attivi nel repertorio pre-classico: il Quartetto Delfico, che debutta con un programma che mette a confronto lo stile classico di Mozart con gli italiani Sacchini e Donizetti; l’ensemble italiano Soavi Affetti; il Trio Guerra Amorosa, originale formazione strumentale composta da viola da gamba, viola d’amore e baryton, mentre il Quoniam Ensemble con il soprano Cinzia Prampolini eseguirà il Vezzo di perle musicali di Adriano Banchieri.
L’Unione Musicale ha fatto del talent scouting una missione irrinunciabile: sono come sempre in cartellone tantissimi giovani di grande talento. Avremo con noi i pianisti Alexander Gadjiev, vincitore del XXX Premio Venezia e del Monte-Carlo World Piano Masters Competition nel 2018 e la croata Martina Filjak, salita in vetta al prestigioso Concorso di Cleveland nel 2009; formazioni cameristiche italiane di eccellenza, come il duo Francesca Bonaita (violino) e Gloria Cianchetta (pianoforte), il torinese Trio Chagall, impostosi al Premio “Trio di Trieste” 2019, e infine Erica Piccotti (violoncello) insieme a Leonardo Pierdomenico (pianoforte).
Prosegue con sei doppi appuntamenti anche il progetto divulgativo Camera delle meraviglie (in collaborazione con il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino), avviato con successo nell’autunno 2019 e realizzato anche online durante il periodo di chiusura dei teatri.  Il format prevede – per ogni concerto – la presentazione di un capolavoro della tradizione cameristica, eseguito integralmente e raccontato attraverso un dialogo attivo tra musicisti e pubblico.

Un occhio di riguardo è dedicato anche al pubblico dei più piccoli, con due spettacoli di teatro musicale per famiglie: Mio fratello Amadè, delicata e poetica “favola in forma sonata” con Pasquale Buonarota e Diego Mingolla, e l’esilarante Pizz’n’zipp – Concerto scenico senza parole con Eleonora Savini e Federica Vecchio.

 

Tutti i concerti si svolgeranno seguendo i protocolli di sicurezza anti Covid-19.

Le sale sono a capienza ridotta e tutti i posti saranno numerati.

È obbligatorio indossare la mascherina anche durante lo svolgimento degli spettacoli.

 

Scarica il programma generale in pdf

Concerto inaugurale:

mercoledì 28 aprile 2021

Torino, Conservatorio Giuseppe Verdi – ore 20

I CONCERTI

 

Massimo Quarta / violino
Stefania Redaelli / pianoforte

Franz Schubert (1797-1828)

Sonatina in re maggiore op. 137 n. 1 D. 384

 

Richard Strauss (1864-1949)

Sonata in mi bemolle maggiore op. 18

 

Maurice Ravel (1875-1937)

Tzigane, rapsodie de concert

 

Niccolò Paganini (1782-1840)

Introduzione e variazione sul tema «Di tanti palpiti» da Tancredi di Rossini op. 13

 

 

“Non farti usare…per la scuola”, webinar su sovraindebitamento e gioco d’azzardo patologico

La Biblioteca universitaria Mario Viglietti dell’Istituto Universitario Salesiano Torino Rebaudengo organizza il webinar gratuito di formazione per insegnanti dal titolo “Non farti usare…PER LA SCUOLA”, che si svolgerà il giorno 28 aprile dalle 16.30 alle 19.

 

L’iniziativa si propone di presentare, a un pubblico di docenti e presidi, i temi del sovraindebitamento e del gioco d’azzardo patologico. Avvocati, commercialisti e psicologi presenteranno strumenti e procedure per comprendere e affrontare queste problematiche. Durante l’incontro i relatori si concentreranno, inoltre, sul ruolo educativo della scuola come luogo di apprendimento per un uso consapevole del denaro.

L’evento di formazione si inserisce nell’ambito del progetto “Non farti usare. In biblioteca per un uso responsabile del denaro”. L’iniziativa rientra nell’Avviso pubblico “Piano Cultura Futuro Urbano – Biblioteca casa di quartiere”, pubblicato dal Ministero della Cultura e coordinato dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea, e ha ricevuto il patrocinio della Circoscrizione 6 del Comune di Torino.

Il sovraindebitamento è un fenomeno in crescita. Può essere legato al gioco d’azzardo ma può dipendere anche da altri fattori come: la perdita improvvisa del reddito da lavoro, le difficoltà nell’attività economica autonoma, il divorzio, l’esigenza di curare un familiare. Il sovraindebitamento rappresenta un pericolo sociale per il rischio di ricorso agli usurai. Negli ultimi 30 anni abbiamo assistito a cambiamenti sociali, economici e tecnologici sostanziali che hanno avuto una risonanza significativa sul nostro modo di guardare al denaro e di farne uso. Tra il 2007 e il 2017 il numero delle famiglie in sovraindebitamento irreversibile in Italia è aumentato del 53,5%, interessando circa 1,96 milioni di famiglie. Di queste si stima che tra le 50 e le 110mila vivano in Piemonte.

Dalla prevenzione alle risposte concrete: grazie a questo approccio IUSTO rappresenta un punto di riferimento sui temi del sovraindebitamento e del gioco d’azzardo patologico con l’avvio dal 2015 di uno Sportello per il supporto a persone con problemi di dipendenza da gioco d’azzardo. Successivamente sono stati realizzati laboratori artistici multimediali rivolti ai ragazzi delle scuole superiori e agli studenti universitari e incontri di formazione e informazione rivolti a professionisti: psicologi, commercialisti e avvocati. Grazie al progetto è stato istituito anche un centro di documentazione impegnato nella raccolta e diffusione di informazioni sul tema.

«L’obiettivo del progetto – spiega Elena Buffa, responsabile di “Non farti usare” – è costruire una rete di prevenzione e di risposta ai problemi legati al sovraindebitamento e al gioco d’azzardo patologico, mettendo insieme le risorse del territorio: dell’Istituto Universitario Salesiano Torino e di professionisti provenienti da diverse discipline, che lavorano su queste tematiche».

L’Istituto Universitario Salesiano Torino Rebaudengo (IUSTO) è un ente formativo aggregato alla Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Pontificia Salesiana di Roma. Si occupa di didattica accademica e ricerca nei settori disciplinari delle scienze umane, in particolare psicologia e educazione. IUSTO è anche iscritto all’Anagrafe Nazionale delle Ricerche del MIUR: dal 2017 è riconosciuto come Soggetto qualificato per l’erogazione di corsi di formazione per insegnanti, ai sensi della Direttiva Ministeriale 170/2016 (art. 1) ed è abilitato per l’utilizzo della Carta del Docente.

Per iscriversi all’evento gratuito di formazione è necessario compilare il seguente modulo Google. Gli iscritti verranno contattati via mail prima dell’evento, per fornire i dettagli del collegamento.

I cinesi mangeranno riso italiano. Via libera all’export

Nell’immaginario collettivo il riso è “il” cibo cinese come la mozzarella è campana e la fontina è valdostana.

 

Ed andare a vendere il riso in Cina pare un’impresa come vendere i gelati al Polo Nord. Eppure, d’ora in poi, a Pechino e dintorni potranno gustare il riso italiano. Dopo un lungo negoziato le autorità asiatiche hanno dato il via libera alle importazioni del prodotto italiano che, ovviamente, è diverso da quello locale…

… continua a leggere: https://electomagazine.it/i-cinesi-mangeranno-riso-italiano-via-libera-allexport/

Zoom Fatigue, effetti collaterali della videoconferenza

ZOOM, LA PIATTAFORMA ONLINE IN COSTANTE CRESCITA
Efficiente e sicura, nell’ultimo anno ha supportato l’attività della scuola e del lavoro da remoto

La società californiana di San Jose ha chiuso il quarto trimestre del 2020 con ricavi altissimi: 2,65 miliardi di dollari con un aumento del 369%, numeri impressionanti che sono destinati a salire almeno fino al 41% in più. Complice la pandemia? Sicuramente sì. Il lavoro da remoto, il famoso smart working, era già una tendenza in crescita, viste le sue innegabili qualità in termini di produttività e risparmio di tempo, ma certamente le chiusure e le disposizioni legate Covid hanno accelerato e poi consolidato questa modalità lavorativa.

Zoom, una delle principali applicazioni per videoconferenze, riunioni e chat online, fondata nel 2011 da Eric Yuan, un uomo d’affari cinese-americano, è una di quelle aziende che deve il suo ampio e persistente sviluppo alle sempre più numerose postazioni di lavoro da remoto, la piattaforma infatti fa incontrare persone in modalità virtuale, sia in video che esclusivamente in audio, e permette di registrare le varie sessioni per poi visualizzarle in un altro momento.
Gli strumenti che Zoom offre, alcuni con un piano gratuito altri a pagamento, sono Zoom Room una stanza virtuale che ospita riunioni sia singole che di gruppo (fino a 500 partecipanti se si acquista una applicazione per i “large meeting”), Zoom Phone che permette di effettuare semplici chiamate sfruttando il traffico dati o la rete wifi , Screen Share Zoom  per mostrare contenuti, come slide, agli altri partecipanti e infine Webinar Zoom  un pacchetto di funzioni necessarie per organizzare sessioni di diverse tipologie, anche su Facebook o Youtube, che permette, inoltre, di condividere il proprio spazio con altri 100 utenti anche con la modalità “view-only” vale a dire con la possibilità di partecipare senza intervenire direttamente, ma solo come spettatore. I punti di forza di Zoom rispetto ad altri sistemi, come Skype, per citarne uno, che può ospitare in videoconferenza solo 24 persone, consistono nel suo sistema flessibile cloud based ovvero una procedura che consente l’uso delle risorse informatiche in base alle diverse esigenze (in poche parole utilizzo e pago quello che mi serve senza gravare sugli altri utenti) e la sicurezza delle videochiamate che è garantita da un sistema di crittografia basato su un algoritmo.
Lezioni scolastiche, classi di yoga o di ginnastica, riunioni di lavoro o semplici chiacchere online, Zoom è facile da scaricare e può essere installato su qualsiasi dispositivo che sia cellulare, tablet o computer. L’accesso avviene attraverso un link con un codice numerico e come per magia ci si ritrova, nel caso delle lezioni scolastiche per esempio, già in aula con la possibilità, durante la sessione, di effettuare il raise hand, l’alzata di mano con l’icona blu, o di usare la chat per scrivere direttamente al docente.
Certamente questo sistema così efficiente, facilmente accessibile ed in continua evoluzione, per assecondare esigenze e nuovi bisogni della comunicazione, ha supportato in quest’ultimo anno la scuola e lo smart working, ha permesso di continuare il programma educativo e ha ridotto perdite economiche legate alle attività professionali. Dopo un anno e più di utilizzo continuato di questo strumento tecnologico, per certi versi forzato, sono state riscontrate però anche diverse conseguenze fisiche e cognitive. Parliamo della Zoom fatigue una serie di sintomi come difficoltà di concentrazione, mal di testa, aumento dell’impazienza, dell’irritazione e mal di schiena che, oltre a causare problemi di efficienza nel lavoro stesso, rappresentano un campanello di allarme per la salute.
Senza dubbio le riunioni in videoconferenza sono funzionali e di supporto sia in ambito educativo che professionale, ma diversi sono gli effetti collaterali da tenere sotto controllo, per esempio quelli sociali come il notevole ridimensionamento dei rapporti interpersonali in presenza o quelli legati alla comunicazione creati dall’assenza di contatto visivo diretto con i nostri interlocutori che causa problemi di comprensione reciproca. Un altro problema non di poco conto è di natura oculistica il campo visivo che abbiamo a disposizione, infatti, è molto limitato e sia persone che oggetti vengono rappresentati in maniera ridotta ed alterata; infine, non meno importante, il più delle volte vige la possibilità di potersi occupare contemporaneamente di altro, leggere email o messaggi per esempio, cedendo alla tentazione del multitasking, attività stancante e faticosa.
E’ consigliabile quindi, nonostante le necessità legate al momento particolare e alle nuove frontiere del “lavoro agile”, utilizzare queste piattaforme praticando alcuni accorgimenti per evitarne l’abuso, per esempio fare videoconferenze se veramente necessario, legate al lavoro o alla scuola, fare una pausa almeno ogni 45 minuti e per almeno 15, uscire a prendere un po’ d’aria o fare una breve passeggiata durante l’intervallo, se possibile poi utilizzare più spesso la modalità solo voce per non affaticare gli occhi.

Rivarolo: In tre arrestati per droga

L’operazione è avvenuta in un appartamento

 

Venerdì pomeriggio, nel corso di un’operazione di polizia finalizzata al contrasto della vendita di stupefacenti, gli agenti del Commissariato di Ivrea e Banchette hanno arrestato tre persone.

I poliziotti sono intervenuti in un appartamento di Rivarolo, nel canavese, dove erano presenti un italiano di 68 anni, già sottoposto ai domiciliari dal novembre scorso per reati in materia di stupefacenti, una cittadina rumena di 28 anni e una quarantunenne ceca, quest’ultima giunta nell’appartamento poco prima dell’intervento degli operatori di Polizia. L’altra donna, invece, agiva da vedetta monitorando la strada e l’accesso allo stabile. Su un tavolo e sul divano dell’alloggio, i poliziotti hanno rinvenuto sostanza stupefacente in fase di confezionamento.

Nel corso della perquisizione, oltra a un bilancino di precisione, gli agenti hanno sequestrato oltre 80 grammi di cocaina e 600 euro in contanti, questi ultimi rinvenuti in un pantalone dell’uomo. Il quantitativo più grande di stupefacente, una cinquantina di grammi, è stato trovato all’interno di una tasca di un accappatoio riposto in bagno.

(foto archivio)

Torino: pusher arrestato durante il coprifuoco

Aveva con sé dell’hashish e 3500 € in contanti

 

Nella notte una pattuglia della Squadra Volante, transitando in via Ala di Stura, nota due persone camminare nei pressi della stazione ferroviaria Fossata/Rebaudengo. Si tratta di un maliano di 25 anni e di una donna di 41, italiana, che si dimostrano piuttosto nervosi ed insofferenti al controllo.

Il giovane, irregolare sul territorio nazionale, viene sottoposto a perquisizione personale e trovato in possesso di un coltellino, 2 pezzi di hashish per un peso di 27 grammi e tre pezzi solidi di cocaina per circa 1 grammo. Il venticinquenne, senza fissa dimora a Torino, aveva con sè anche 5 cellulari (uno dei quali frutto di ricettazione); nel portafogli, la somma di denaro contante di 290€, nonché 3 buste, di colore diverso, al cui interno erano conservate importanti somme di denaro: 1100, 1100 e 1000 €. Complessivamente, dunque, il venticinquenne, noto per precedenti specifici in tema di stupefacenti, aveva con sé 3490 €, pur non avendo alcuna occupazione; la somma è stata posta sotto sequestro in quanto verosimilmente provento di attività delittuosa. E’ stato arrestato per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e denunciato per il possesso ingiustificato del coltello.

L’Ulivo del passato non è replicabile

L’Ulivo è ritornato ad essere centrale nel dibattito politico all’interno del centro sinistra

Di una stagione che indubbiamente fu feconda ed importante per quella coalizione. Un tema che era
stato radicalmente rimosso dall’orizzonte politico italiano e che è ritornato di moda con l’arrivo
alla segreteria politica del Partito democratico di Letta. Si tratta di capire, oggi e non ieri, cos’è
l’Ulivo in forma 2.0 come si suol dire. E questo perchè la differenza con il passato è
semplicemente radicale. È cambiata in profondità la geografia politica italiana e sono cambiate,
soprattutto, le dinamiche che permisero concretamente il decollo di quella scommessa politica,
culturale e programmatica. Certo, era ancora una stagione, quella del post tangentopoli, che
chiedeva un “di più” di politica e dove il populismo e l’anti politica non avevano ancora fatto
irruzione in modo così radicale nel panorama pubblico italiano. Tutto il contrario di quello che oggi
è sotto ai nostri occhi. Ecco perchè quando oggi si riparla di Ulivo e di riproporre una visione
ulivista nel campo politico progressista e riformista occorre essere precisi e meno generici.
Perchè sicuramente riparlare di Ulivo è una bella notizia in quanto significa, almeno a livello
simbolico ed emotivo, ricordare appunto una stagione ricca di contenuti della politica italiana. Una
stagione caratterizzata da un vero progetto politico, anche se poi miseramente fallito, e dal
protagonismo di alcune culture politiche che avevano contribuito a costruire e a consolidare la
democrazia italiana. Un progetto politico che coincise anche con il “ritorno” della politica e della
sua vocazione progettuale dopo una fase difficile e complessa che aveva raso al suolo tutti i
partiti che avevano governato il nostro paese per quasi 50 anni. A cominciare dalla vicenda che
aveva coinvolto e caratterizzato la Democrazia Cristiana, e cioè il partito italiano che aveva
contribuito, con la sua presenza, con la sua cultura di governo, con la sua cultura politica e
soprattutto con la sua classe dirigente, a definire e a permeare il sistema politico italiano.
E quindi, l’Ulivo era sinonimo di culture politiche riformiste, di alleanza politica imperniata attorno
ad un progetto di governo e con partiti che incarnavano una autentica storia politica e una
tradizione ideale.
Ora, ripeto, è estremamente difficile, nonchè quasi impossibile, recuperare quella stagione ed
inverarla nell’attuale fase politica italiana perchè, appunto, sono venute meno quasi tutte le
condizioni che l’avevano resa possibile.
Ma, al di là del progetto politico che sarà riproposto e vedremo in quale forma e modalità, è
indubbio che le costanti che l’avevano caratterizzato a metà degli anni ‘90 non hanno più
cittadinanza alcuna nella stagione politica contemporanea. E questo almeno per tre elementi di
fondo. Innanzitutto le culture politiche. Il progetto, almeno così pare di capire, poggerebbe
sull’apporto decisivo e determinante del partito antisistema, anti politico, demagogico e populista
per eccellenza, cioè il partito di Grillo. Anche se con l’ultima torsione, dopo il lungo pellegrinaggio
trasformista post voto 2018, lo si dipinge addirittura come un movimento “liberal moderato”
anche se sempre interprete di un “populismo dolce”. Uno scenario semplicemente impensabile
nella concreta esperienza del primo Ulivo. In secondo luogo la classe dirigente. Su questo
versante è superfluo ogni commento rispetto alla esperienza del passato talmente è profonda la
differenza di qualità. Una classe dirigente che proveniva ancora da partiti organizzati e non da
banali ed improvvisati cartelli elettorali e dove la convenienza momentanea e il trasformismo
politico e parlamentare erano l’eccezione e non la regola come oggi. In ultimo il progetto di
governo. Se nel 1996 il filo rosso che giustificava la scommessa politica era prevalentemente
quello di disegnare un progetto di governo certamente alternativo al centro destra ma fortemente
propositivo e capace di dispiegare una autentica cultura riformista, oggi si tratta prevalentemente
di mettere in piedi una coalizione “contro” qualcuno. Nel caso specifico contro Salvini, la Lega e il
sempreverde sovranismo. E quindi un progetto politico e di governo che si caratterizza per
l’avversità implacabile contro l’avversario di turno e per giustificare la vocazione “governista” della
sinistra. Una concezione, quindi, molto diversa rispetto a quella vissuta e praticata nella stagione
ulivista.
Ecco perchè, forse, è arrivato anche il momento – almeno per chi continua a credere nel progetto
ulivista – di rileggere, seppur criticamente, l’esperienza dell’Ulivo del passato per costruire, oggi,
una coalizione vera e politicamente credibile che non si riduca ad essere solo un pallottoliere
contro il nemico giurato e accusato di ogni nefandezza. Perchè la politica recupera credibilità,
autorevolezza e serietà nella misura in cui non scimmiotta passivamente le ricette del passato ma
sa recuperare da quelle esperienze la scintilla per riproporre, oggi, una nuova e credibile stagione
politica. E questo anche quando si parla del ritorno dell’Ulivo e di ciò che quell’intuizione ha avuto
nella politica italiana.

Giorgio Merlo