ilTorinese

Tutta la verità sul “Piano Solo”. A tu per tu con Mariotto Segni

L’INTERVISTA / MARIOTTO SEGNI 

Di Massimo Iaretti

 Il “Piano Solo, del quale le generazioni più giovani hanno quasi perso memoria, negli anni Sessanta fu un argomento di grande e delicata attualità.

Si trattava di un piano di emergenza speciale a tutela dell’ordine pubblico,
fatto predisporre nel 1964 da Giovanni de Lorenzo, durante il suo incarico
di comandante generale dell’Arma dei Carabinieri. Nel 1967 L’Espresso
uscì con un titolo ad effetto: 1964 Segni e de Lorenzo tentarono il colpo di
stato’. I giornalisti Lino Jannuzzi ed Eugenio Scalfari sostennero che
Antonio Segni, all’epoca dei fatti presidente della Repubblica e de Lorenzo
fecero pressione sul Partito Socialista che rinunciò alle riforme ed accettò
di formare un secondo governo Moro perché preoccupato dall’attuazione di
tale piano. Poche settimane fa si è tornato a parlare nuovamente di quanto
accadde 57 anni fa con un libro di Mariotto Segni, edito per i tipi della
Rubbettino, che legge quanto accadde allora da tutt’altra angolazione ed il
titolo è eloquente: “Il colpo di stato del 1964 – La madre di tutte le fake
news”. L’autore è figlio di Antonio Segni, parlamentare nella Democrazia
Cristiana, poi fondatore del Patto Segni dopo un breve transito in Alleanza
Democratica, e propugnatore di diverse battaglie referendarie, tra cui quella
che portò all’abolizione della preferenza multipla. Dal 2004 non ha più
incarichi parlamentari (l’ultimo è stato a Strasburgo) e l’ultima campagna
referendaria con Parisi e Di Pietro fu quella stoppata dalla Corte
Costituzionale. E’ stato anche docente della cattedra di diritto civile
all’Università di Sassari. Nel libro, che è molto documentato e si legge
agevolmente, sottolinea che lo scoop dell’Espresso, che diede il via ad una
vera e propria campagna di stampa che dipinse la Democrazia Cristiana
come un partito golpista, fu in realtà una gigantesca fake news, la prima
della storia repubblicana e forse la più imponente. Abbiamo chiesto a
Mariotto Segni quale sia stata la genesi del libro e le motivazioni che
l’hanno spinto a scriverlo a distanza di tanti anni.
“Questo libro è nato in modo singolare e mi si potrebbe chiedere perché
non l’ho scritto prima. Tre anni fa, nel 2018, ricorrevano i 40 anni del
sequestro e dell’uccisione di Aldo Moro. Nel rileggere i giornali che
ripercorrevano la sua vita e la sua vicenda mi capitò di leggere anche alcuni
articoli che rievocavano in modo arbitrario le vicende del 1964. Ho
effettuato una rilettura attenta degli stessi e mi sono accorto che la
narrazione era rimasta sostanzialmente inalterata in 50 anni. Ho lavorato
per quasi tre anni e avanzando nella ricerca del materiale mi sono reso
conto che era stato raccontato un pezzo di storia italiana con una
costruzione falsa. Come documenti mi sono basato sull’archivio Antonio
Segni e, per una strana circostanza, a casa ho trovato una cassetta con molte
lettere e documenti che poi ho richiamato nel libro e prodotto come
allegati. Ma nel rileggere il tutto la scoperta più grande, più significativa e
più singolare è stato il costatare come documenti conosciuti erano stati
raccontati in modo diverso se non opposto”.
 All’epoca fece scalpore la proposta di Cesare Merzagora che si propose per
guidare un governo di tecnici svincolato da partiti. Certo che i tempi sono
davvero cambiati se pensiamo ai governi di Lamberto Dini, su incarico del
presidente Scalfaro, o di Monti, nominato dal presidente Napolitano …..
“In realtà quella di Merzagora era una autocandidatura, in realtà è mia
convinzione che mio padre non fosse d’accordo su un Governo Merzagora
ma pensasse piuttosto ad un monocolore DC”.
Per l’ipotesi di colpo di stato che sarebbe maturato nel 1964 e che indica
come una gigantesca fake news ante litteram quale sarebbe stata la ragione
alla base ?
“Non saprei dirlo, credo che sia stato il desiderio di un grande scoop.
Eugenio Scalfari su ciò ha costruito la sua carriera di giornalista. In ogni
caso questo ha influenzato fortemente tutto il corso degli anni Sessanta. Da
lì è iniziato il racconto della Democrazia Cristiana golpista. Il risultato di
questa predicazione è stata una campagna che dipingeva l’Italia come ad un
passo dal colpo di Stato e la Dc come partito pronto a fare il golpe pur di
sbarrare la strada al Pci. La narrazione successiva ha poi rafforzato la tesi
scalfariana che ha fatto partire tutto dal luglio 1964, con l’azione golpista
nella quale sarebbero stati coinvolti il Presidente della Repubblica e l’Arma
di Carabinieri.
Antonio Segni era contro il centrosinistra ?
“Mio padre non aveva una preclusione politica di principio, riteneva che si
dovesse fare più avanti nel tempo e che l’esperienza dei due anni del
Governo Fanfani (che aveva l’appoggio esterno del Psi) costituisse un
pericolo enorme per il Paese. E non dimentichiamo la preoccupazione
angosciata di Guido Carli, l’allora Governatore della Banca d’Italia, cui si
aggiungevano quelle della stampa e della Cee”.
Che rapporto ha sviluppato con Scalfari ?
Lui e Repubblica appoggiarono fortemente la prima parte della campagna
referendaria, come Montanelli. Con Scalfari c’è stato un buon rapporto ma
nella vicenda in questione le sue responsabilità sono evidenti. La campagna
sul presunto golpe del 1964 ha fatto molto male all’Italia. Paolo Mieli negli
anni Novanta, in polemica con Scalfari disse “Avete dato la spinta
psicologica al terrorismo rosso, se dite ai giovani che c’è uno Stato violento
si fornisce ai giovani il motivo per rispondere con la violenza”.
Che reazioni ha avuto l’uscita del libro ?
“E’ da poche settimane in libreria. Ho sentito parecchi amici che mi hanno
detto che riapre il discorso non solo sulla crisi del 1964, ma anche di ciò
​che è seguito. Mi auguro che sia l’inizio di una revisione storica, di un
cammino più lungo”.
Il suo libro si chiude con una interessante appendice di documenti. E tutto o
c’è ancora qualcosa da aggiungere ?
“In questa pubblicazione ho utilizzato tutto quanto era possibile utilizzare.
C’è un punto, però, che ancora non è accertabile ed è quello dell’ipotesi del
coinvolgimento del Kgb in questa vicenda. Non è chiaro perché gran parte
del materiale che proviene dall’archivio del Kgb e dal Cremlino è ancora
ampiamente secretato in quanto è stato consegnato così dal Governo
Inglese. Ho chiesto all’archivio storico del Senato ma il Governo italiano è
tenuto a seguire le indicazioni di quello britannico”.
Qual è il suo ricordo di Antonio Segni ?
“Con un padre che per tutta la mia giovinezza è stato al centro politico
italiano si può essere o contestatori o tifosi e io sono stato un suo tifoso.
Era un uomo dal carattere difficile, certamente, ma di grande sentimento e
di grande spessore.”
Massimo Iaretti

Danni da cinghiali, l’assessore ha incontrato i Comuni

L’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa ha effettuato  una serie di sopralluoghi in provincia di Torino nei comuni dove è emersa in modo significativa l’emergenza danni da cinghiali alle colture.

All’incontro in Comune a Rocca Canavese l’assessore ha accolto le istanze provenienti dal territorio e ha illustrato le azioni che la Regione sta mettendo in campo per la selezione e il contenimento da fauna selvatica.

A Barbania l’assessore ha incontrato il sindaco e gli agricoltori insieme ai rappresentanti di Coldiretti Torino: “Un confronto importante con i sindaci e gli agricoltori di queste zone che hanno subito gravi danni causati dagli ungulati alle loro attività, come nel resto del Piemonte – dichiara l’assessore Protopapa – E’ stata ben accolta la notizia che la Giunta regionale sta recependo la sentenza della Corte Costituzionale, provvedimento che permetterà di aumentare i soggetti che possono essere impiegati nell’attività di controllo dei cinghiali”.

Uber ti porta al museo

La società lancia una campagna per supportare il settore museale offrendo uno sconto del 50% sulle corse da e per i principali musei di Torino

 

-Dopo diversi mesi di chiusure forzate finalmente anche i musei hanno riaperto le porte delle loro meraviglie in tutte le regioni gialle. Appassionati di arte, cultura e non solo potranno nuovamente perdersi tra la bellezza delle opere d’arte. Per l’occasione Uber vuole offrire il proprio contributo per far ripartire le attività museali e far riavvicinare i cittadini italiani alle bellezze, alla storia e all’orgoglio del proprio paese.

 

A partire da lunedì 17 maggio, con la campagna “Uber ti porta al Museo”, tutti gli utenti dell’app avranno la possibilità di avere due corse scontate del 50% per andare a visitare i principali musei (lista allegata) di Torino. L’offerta è valida fino al 31 maggio.

 

Per utilizzare l’offerta, gli utenti devono inserire il codice promozionale UBERMUSEI nella propria app prima di prenotare un viaggio: nel momento in cui la destinazione o l’arrivo della cosa è uno dei musei della lista la tariffa viene automaticamente scontata del 50%. Il codice è utilizzabile massimo 2 volte da ogni utente dell’app, quindi andata e ritorno, ed è valido fino al 23 maggio.

 

“Vogliamo offrire il nostro contributo per supportare la ripartenza delle diverse attività nel paese ora che ci sono sempre meno restrizioni. Dopo il nostro annuncio a febbraio di 20 mila corse gratuite per supportare la campagna vaccinale, oggi annunciamo questa iniziativa volta a riportare le persone a visitare i musei e contribuire così alla ripartenza di un’unicità italiana che ha vissuto un lungo periodo di sofferenza”, ha dichiarato Lorenzo Pireddu, general manager di Uber Italia.

 

Grazie al Protocollo di Sicurezza “Porta a Porta” Uber garantisce agli utenti dell’app un’opzione di trasporto nel rispetto di tutte e misure di sicurezza per passeggeri e autisti che sono state introdotte sin dalla prima fase dell’emergenza e che continuano a rimanere in vigore, quali: obbligo di indossare la mascherina per autisti e passeggeri; costante sanificazione dei veicoli; Fornitura di gel igienizzante per autisti e passeggeri; Mask verification per gli autisti che devono dimostrare di indossare una mascherina o una copertura per il viso prima di iniziare il servizio, scattandosi un selfie da caricare sull’app; Mask verification per i passeggeri: i passeggeri segnalati in passato per non aver indossato la mascherina, alla successiva prenotazione, dovranno provare di indossarla scattandosi un selfie con l’App per procedere con la corsa. Le foto inviate dagli utenti saranno eliminate subito dopo la verifica, e non saranno condivise con il driver. 

 

Informazioni su Uber

La missione di Uber è creare opportunità attraverso il movimento. Abbiamo iniziato nel 2010 risolvendo un semplice problema: come ci si può spostare semplicemente con un click? Oltre 15 miliardi di corse dopo, continuiamo a lavorare per realizzare prodotti utili ad avvicinare le persone ai luoghi dove vogliono essere. Cambiando il modo in cui le persone, il cibo e le cose si muovono nelle città, Uber è una piattaforma che apre il mondo a nuove possibilità.

 

Torino

  1. Musei del Palazzo Reale di Torino
  2. Museo Egizio
  3. Museo del Cinema
  4. Venaria Reale
  5. Mauto: museo automobile di Torino

Continente, mostra alle ex officine ferroviarie

La Mostra CONTINENTE a cura di Quasi Quadro si tiene presso le Ex Officine Ferroviarie di Barge.

Espongono:

Piero Gilardi (1942), Nelida Mendoza (1956), Andrea Famà (1988), Mai Lang (1978), Bruno Alves de Souza (1992) e  Valeria Dardano (1993).

Durante l’inaugurazione verrà presentata la restituzione del percorso laboratoriale “ Il mio Continente” svolto dagli studenti dell’IC Barge in relazione alla mostra.
A seguire l’intervento musicale Folk Argentango a cura del Duo Acosta – Troncozo (violino e chitarra).

L’evento è realizzato grazie al patrocinio del Comune di Barge ed è inserito nell’ambito del progetto VOLVER, sostenuto dalla Fondazione CRC.

Inaugurazione sabato 15 Maggio h 17.30

Prenotazione obbligatoria

15.05.21 – 18.07.21

Ex officine Ferroviarie di Barge

Via Assarti, 12032 Barge CN

Apertura Sabato e Domenica
Ingresso Libero

 

Sweet Charity, al teatro Superga nel segno di Fellini

Il celebre spettacolo Sweet Charity , di cui Federico Fellini firmò la scenaggiatura, in scena con la Gipsy Musical Academy al teatro Superga di Nichelino

Atteso ritorno sul palcoscenico per la Gipsy Musical Academy, presso il teatro Superga di Nichelino, sabato 15 maggio alle ore 19, con il primo spettacolo dopo il lockdown,  totalmente benefico, organizzato e dedicato all’ACTO Piemonte, Alleanza contro il tumore ovarico e i tumori ginecologici.

Il lavoro teatrale, Sweet Charity”, sarà diretto dal regista Claudio Insegno, già impegnato in passato nella regia di alcuni tra i più noti musical in Italia, quali “Hairspray”, “Jersey boys”, “Kinky Boots”, “La famiglia Addams”, con l’aiuto di Alessio Schiavo.

“Sweet Charity” è  andato per la prima volta in scena a Broadway nel 1966 sulla base della sceneggiatura originale del regista Federico Fellini, di Tullio Pinelli e dello scrittore e regista Ennio Flaiano. Questa sceneggiatura era intitolata “Le notti di Cabiria”.

Le musiche furono composte da Ch Coleman, il libretto da Neil Simon e il testo da Darothy Fields.

Il musical ebbe una trasposizione cinematografica nel ’69, dal titolo “Una ragazza che voleva essere amata”, per la regia di Bob Fosse e l’interpretazione di una bravissima Shirley McLaine,candidata al Golden Globe come miglior attrice.

Si tratta di un lavoro appassionante quello realizzato dalla Gypsy Musical Academy, con in scena gli studenti che si diplomeranno e diventeranno attori professionisti. Tra loro protagonista, nel ruolo di Charity, Beatrice Frattini.

A curare la direzione musicale Marta Lauria; le coreografie sono di Cristina Fraternale Garavelli, Francesca Varagnolo e Valentina Renna. I costumi di Edoardo Ghigo.

Mara Martellotta 

ACTO, numero per informazioni per i biglietti: 3395921144

Gypsy Musical Academy

Via Luigi Pagliani 25 , tel 0110968343

Covid: il bollettino di venerdì 14 maggio

COVID PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16.30

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 595 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 43 dopo test antigenico), pari al 2,4% di 25.018 tamponi eseguiti, di cui 16.375 antigenici. Dei 595 nuovi casi, gli asintomatici sono 229(38,5%).

I casi sono così ripartiti: 61 screening, 398 contatti di caso, 136 con indagine in corso; per ambito: 12 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 96 scolastico, 487 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 358.963 così suddivisi su base provinciale: 28.955 Alessandria, 17.182 Asti, 11.185 Biella, 51.772 Cuneo, 27.562 Novara, 192.278 Torino, 13.362 Vercelli, 12.675 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.477 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 2.515 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 144 (+1 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 1.402 (-95rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 9.963

I tamponi diagnostici finora processati sono 4.652.932 (+ 25.018 rispetto a ieri), di cui 1.566.566 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO11.484

Sono 19 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 3 verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 11.484 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1.552 Alessandria, 696 Asti, 424 Biella, 1.426 Cuneo, 938 Novara, 5.472 Torino, 513 Vercelli, 367 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 96 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

335.970 GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 335.970 (+ 961 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 26.684 Alessandria, 16.110 Asti, 10.206 Biella, 48.391 Cuneo, 25.875 Novara, 180.620 Torino, 12.405 Vercelli, 11.942 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.372 extraregione e 2.365 in fase di definizione.

Riaperto il versante francese del Colle del Moncenisio

In seguito alla chiusura per la stagione invernale

Il versante francese del Colle del Moncenisio è da oggi riaperto al transito in seguito alla consueta chiusura invernale.

Il Gestore francese ha infatti comunicato la riapertura al traffico della RD 1006, proseguimento oltre confine di Stato della statale 25 “del Moncenisio” (TO), che è rimasta regolarmente percorribile durante l’intera stagione invernale.

Permane, sul tracciato francese, la limitazione al transito per i veicoli con peso superiore a 12 tonnellate.

Coordinamento interconfessionale: Fedez può diventare il nuovo Grillo?

Se è vero che il governo Draghi è nato per la crisi dei partiti, il caso Fedez certifica ancora di più una politica senza visioni, morale ed etica. Una politica che si fa dettare i tempi da altri, insegue i problemi, diventando ostaggio di chi sa usare i media e sa far leva sui propri follower.

A questo punto è lecito chiedersi. Fedez può diventare il nuovo Grillo? E perché no? Siamo il Paese-guida della democrazia dell’intrattenimento, quello che per primo ha appaltato la democrazia allo spettacolo. Tredici anni fa un partito nacque dagli show di un comico e vinse le elezioni. Anche in Europa non va meglio: l’attore comico Volodimir Zelenskij, senza alcuna esperienza politica e un programma elettorale molto vago, ill 20 maggio 2019 è stato eletto presidente dell’Ucraina. Quindi, se è già successo, può succedere di nuovo.

Qualcuno ha fatto notare che Fedez vanta su Instgram un numero di follwers (12 milioni) superiore al  numero dei voti presi dal centrodestra alle ultime elezioni. Per non dire della moglie Chiara Ferragni che si conferma come l’influencer italiana più famosa con 23 milioni di follower. La centralità di Fedez si basa sulla nuova catena del valore: visibilità, consenso, royalties. La società Ferragnez (Ferragni/Fedez) oggi non vale meno di 60 milioni di euro. Chiara Ferragni sulla vicenda si è detta orgogliosa del discorso pronunciato dal marito-rapper sul palco del primo maggio, definendolo: “il nostro eroe internazionale”. Il caso Fedez-Rai ha trovato spazio su molti media in giro per il mondo. Addirittuta anche la sempre compassata Bbc ha dedicato un pezzo alla vicenda: “Italian rapper Fedez accuses state TV of censorship attempt” è il titolo del servizio, “Il rapper italiano Fedez accusa la tv di stato di un tentativo di censura”. Giusto per non farci mancare niente.


E come si è mossa la nostra politica? La sinistra si è schierata toto corde con l’influencer ed ha intimato alla Rai:”basta censura”. Ha seguito a ruota Giuseppe Conte, forse immemore di aver insediato lui la dirigenza attuale di viale Mazzini. La reazione del centro destra non è stata meno subalterna all’egemonia culturale di Fedez, solo opposta: gli hanno dato dello squadrista. Neanche l’arresto di Navalny in Russia e le centinaia di morti in Birmania avevano eccitato tanto l’amore per la libertà del nostro mondo politico. È del resto proprio la crisi della politica democratica che rende politico lo spettacolo.
La moneta che usa Fedez è del resto la stessa che usava Grillo: l’indignazione. Ce n’è sempre in abbondanza nelle nostre società, un gran numero di persone che pensano di vivere nel peggiore dei mondi possibili e che sanno perfettamente di chi è la colpa: dei loro avversari politici. Indignazione che è diventata il pane della politica. Tanto è vero che partiti che stanno insieme al governo, e dunque concordano sull’essenziale, diventano irriducibilmente nemici sui temi etici, quelli che per l’appunto consentono di indignarsi. Indignazione che s’accompagna spesso all’individualismo e alla indifferenza. La triade che sembra guidare i comportamenti del nostro tempo.
Si può naturalmente essere d’accordo con ciò che Fedez ha detto dell’omofobia e dei suoi propagandisti e dirlo da un palco sul quale è stato invitato. Lo si sarebbe con ancora maggiore entusiasmo se i difensori del diritto di parola di Fedez avessero usato la stessa energia nel difendere le canzoni di Povia, o la comicità di Pio e Amedeo.
E magari ricordandogli, visto che celebrava anche lui la Festa dei Lavoratori, che sarebbe stato eroico se fosse salito sul palco e avesse per esempio attaccato il livello dei lavoratori di Amazon, tenendo conto che ha un contratto enormemente milionario proprio con Amazon. Ma l’indignazione ha questo di speciale: è selettiva. Non ci si indigna mai contro quelli che la pensano come te.
Quello che è accaduto sul palco del primo maggio deve far riflettere su quanto la figura del politico sia in Italia così facilmente rimpiazzabile dall’influencer di turno.
In questo processo culturale e politico nasce un grande problema per noi credenti. Infatti, mentre non possiamo abdicare all’attività politica, dobbiamo fare i conti con atteggiamenti culturali ambigui e con posizioni ideologiche senza identità e valori. Dobbiamo insistere sulla necessità di dare un’anima etica alla vita democratica con un rapporto forte fra coerenza e rappresentanza politica. Per noi del Coordinamento Interconfessionale Piemontese la politica, le passioni e la fiducia nella vita sono gli ingredienti fondamentali con cui si concima il futuro, perchè oggi più che mai non è più il tempo delle urla, delle invettive, delle delegittimazioni via social, ma il è il tempo dei testimoni.

Giampiero Leo, Bruno Geraci, Younis Tawfik, Walter Nuzzo a nome del Coordinamento interconfessionale del Piemonte.

Ddl Zan, dibattito su Zoom con il “Pannunzio”

Venerdì 14 maggio alle ore 21 sulla piattaforma on line Zoom, il Centro “Pannunzio” organizza un dibattito sul ddl Zan in discussione al Senato.

Parteciperanno l’avv. M. Grazia Cavallo, la prof. Bianca Gaviglio, il prof. Pier Franco Quaglieni e il saggista Tito Giraudo.

Modererà la giornalista Mara Antonaccio, redattore capo del magazine on line “Pannunzio Magazine”.

(foto archivio)