ilTorinese

Embraco, Grimaldi (LUV): Il Governo ha abbandonato i lavoratori

“Abbiamo creduto fino all’ultimo nel progetto Italcomp, nella lungimiranza dell’idea di un polo italiano di produzione per compressori.

 

La pandemia ci ha mostrato come delocalizzare la produzione di componenti sia del tutto miope anche dal punto di vista delle imprese, perché se qualcosa nelle importazioni si blocca, tutta la produzione si ferma e questo vale anche per gli elettrodomestici. Ecco perché resto convinto che serva una filiera dei compressori più corta e che quel progetto fosse l’unico in grado di immaginare il futuro. Il Ministro Giorgetti ha voluto a tutti i costi attendere che un privato salvasse la situazione, ma non è stato così e oggi dal Governo non arrivano soluzioni alternative” – ha dichiarato il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi, intervenuto in Sala della Trasparenza, piazza Castello, al tavolo di crisi sulla ex Embraco convocato dall’Assessora Chiorino, mentre di fronte si svolgeva il presidio dei lavoratori.

“Siamo stati di fronte ad ‘accaparratori’ senza scrupoli che, dietro le promesse di nuovi investimenti, hanno ottenuto incentivi per poi abbandonare la nave” – ha proseguito Grimaldi. – “Non dovremmo vergognarci dell’intervento pubblico, sono loro che devono provare vergogna per le pratiche sconsiderate che perseguono. Penso però che oggi che la politica tutta debba chiedere scusa ai lavoratori Embraco e a moltissimi altri, e prendere atto di non aver saputo, in questi anni, porre un freno alle delocalizzazioni e alle operazioni corsare di molti imprenditori sulla pelle di chi lavora. Il fallimento della nascita del polo dei compressori con la Acc e le prese in giro di 5 anni di reindustrializzazioni promesse dai Ministri che si sono succeduti non lasciano scampo. Come ha detto Landini, ‘la ex Embraco è l’esempio di come non si fa politica industriale’. Si ritorni sui propri passi: l’obiettivo non può essere tenere a casa i lavoratori all’infinito, gli ammortizzatori servono a restare agganciati all’unico progetto che ha un futuro, ovvero la nascita del polo italiano di produzione per compressori. E ora tutti a Roma a manifestare sotto i palazzi del Governo: questa vicenda, insieme a quella della Gigafactory, mostrano che il Piemonte e Torino sono stati abbandonati al declino dei propri settori produttivi, nel disinteresse generale di imprenditori e opinionisti. Non è accettabile”.

 

Una targa per ricordare Andrea Soldi, morto durante un Tso

Cerimonia, questa mattina, per lo scoprimento di una targa dedicata ad Andrea Soldi, deceduto durante un Tso, il 5 agosto 2015.

La targa è stata collocata sulla panchina del giardino di corso Umbria, dove Andrea Soldi era solito trascorrere alcuni momenti della giornata. La vice presidente del Consiglio Comunale, Viviana Ferrero, ha sottolineato come questa giornata sia da dedicare certamente ad Andrea Soldi, “una persona buona”, ma anche a tutte le famiglie al cui interno vive una persona con problemi mentali, “famiglie che vivono un dolore grandissimo e in grande difficoltà”

Ricordando Andrea Soldi e la sua bontà riconosciuta da tutti coloro che lo hanno frequentato, oggi, però, vogliamo anche ricordare gli errori che ci sono stati la battaglia che la famiglia ha combattuto perché venissero individuati, perché venisse fatta giustizia”.

Questa è la panchina dove mio fratello era solito passare tante ore della sua giornata, qui si sentiva al sicuro, protetto, quando aveva le allucinazioni e soffriva, ha ricordato Cristina Soldi, sorella di Andrea. Era un ragazzo amante della vita, dello sport, tifoso del Toro. A 20 anni la schizofrenia è entrata a gamba tesa nella sua vita e nella nostra famiglia. Lavorava, ma per curarsi ha assunto farmaci che davano effetti collaterali. Andrea ha sempre accettato e combattuto, non è mai stato pericoloso.

Il 5 agosto 2015 il tso è stato organizzato per fargli assumere un farmaco che non prendeva da sette mesi. Un tso che si è trasformato in un arresto, tre agenti l’hanno bloccato, due per le braccia e il terzo l’ha stretto attorno al collo facendogli perdere i sensi, trasportato in ambulanza a faccia in giù. Il suo medico non ha fatto nulla per soccorrerlo. Questa panchina accoglieva tutta la sua sofferenza, poi si è trasformata in dolore e sofferenza. Sulla targa è incisa la scritta – ….perchè non accada più – , un tso non può togliere la vita a un essere umano, le persone che lo praticano devono essere formate, non solo da un punto di fisico, attraverso le arti marziali, ma soprattutto psicologicamente. Questo Tso non doveva avvenire, la psichiatria “buona”, ritiene che sarebbe bastata una persona in grado di parlargli e convincerlo, una vera salute mentale si misura da quanti tso vengono eseguiti, se sono molti c’è qualcosa che non funziona.

I centri di salute mentale devono essere aperti 24 ore, occorre abbattere lo stigma sociale che c’è ancora sulla malattia mentale. Abbiamo trovato un diario con lettere che non ci ha mai spedito dalle quali emerge tutta la sua intelligenza, la sua sensibilità, e la voglia di vita. Quindi non dobbiamo avere paura della malattia mentale, quando si avvicina un malato lui non è la sua malattia, lui è una persona che se riesce a vivere con le sue voci e le sue allucinazioni vuol dire che è una persona meravigliosa”.

Claudio Cerrato, presidente della Circoscrizione 4, ha sottolineato come una tragedia come questa testimoni la presenza di errori al di là di quelli individuati dalla giustizia, “un errore di sistema”. “Il tso probabilmente deve esistere, ha affermato, ma va riformato. Alle spalle serve un sistema socio sanitario in grado di evitarlo”.

La vice sindaca Sonia Schellino, portando il saluto della sindaca Appendino, ha sottolineato come questa giornata serva da monito perché fatti simili non accadano più.

Andrea è un ragazzo che ha incontrato sulla sua strada la malattia mentale, dimostrando voglia di uscirne, disposto a curarsi, ha evidenziato. Ha incontrato qualcosa di sbagliato in un percorso di aiuto, un errore che ci ha fatto perdere un concittadino. Dopo questo tragico evento, la Città si è dotata, in accordo col sistema psichiatrico, di un protocollo di collaborazione, centrato su formazione e procedure degli operatori, perché si limiti al massimo il rischio di fare cose sbagliate. Questo errore è un monito, le istituzioni devono continuare a mantenere alta l’attenzione insieme al sistema sanitario e alle associazioni di volontariato”.

Al termine degli interventi, lo scoprimento della targa, alla presenza di molti cittadini e sulle note dell’Inno nazionale.

Partita la chiamata alle scuole per la candidatura di Saluzzo Monviso 2024

 Un progetto che tenda verso il futuro attraverso un lavoro sinergico di costruzione di idee e di programmi. È questo il modo in cui Saluzzo e le Terre del Monviso hanno impostato la candidatura a Capitale italiana della cultura 2024. Per questo, era inevitabile chiamare a raccolta tutte le scuole del territorio, per costruire insieme una parte di progetto, coinvolgendo i giovani in prima persona.

Dopo Verso Saluzzo Monviso 2024, primi appuntamenti digitali su cultura, territorio, economia, turismo, metromontagna e sport, seguiti dagli incontri vis-a-vis nelle valli, il ciclo arriva nelle scuole, dalla 3° della scuola primaria alla 3° della secondaria di 1° grado. Nel frattempo, sono in corso i lavori di definizione di un percorso dedicato per i bambini di età inferiore, dalla scuola dell’infanzia alla 2° della scuola primaria.
Dagli 8 ai 13 anni gli studenti del territorio saranno coinvolti in laboratori svolti da esperti e relativi a 4 ambiti: scienze e geologia; audioracconti/podcast; videoracconti; installazioni di arte contemporanea.
Attraverso queste attività gli studenti avranno modo di esprimere la loro personale narrazione di Saluzzo Monviso 2024, e soprattutto del luogo in cui vivono, evidenziando i bisogni culturali delle giovani generazioni.
Questa occasione permette di avviare un dialogo virtuoso e aperto con le scuole delle Terre del Monviso e, soprattutto, con i ragazzi. Proprio loro saranno, infatti, i futuri abitanti delle valli: l’obiettivo della candidatura di Saluzzo e Terre del Monviso è mettere in atto un processo collettivo e condiviso che permetta di immaginare il futuro di questi territori oltre il 2024.

 

Per partecipare alla call, gli istituti scolastici possono compilare il modulo di adesione ricevuto insieme alla lettera di invito, e inviarlo allo staff di candidatura all’indirizzo mail cultura@comune.saluzzo.cn.it entro e non oltre venerdì 16 luglio 2021.

 

 

Info

www.saluzzomonviso2024.it

Fb e IG: @saluzzomonviso2024

#saluzzomonviso2024

#CIDC2024

Azzurri e Covid: “Non vogliamo pagare per festeggiamenti scriteriati”

EUROPEI. LE DICHIARAZIONI DI GIORGIO FELICI (PRESIDENTE DI CONFARTIGIANATO PIEMONTE)

“Siamo tutti entusiasti per la vittoria della nazionale italiana agli Europei di calcio, tuttavia siamo sconcertati di fronte ai festeggiamenti con persone accalcate, abbracciate, con mascherine abbassate.

A parte sterili raccomandazioni, non vediamo nessun tipo di controllo, come se l’emergenza fosse finita. Eppure artigiani, esercenti e commercianti continuano a rispettare le regole anti-Covid19 per lavorare in sicurezza, e chi opera nel campo della somministrazione indossa la mascherina anche in cucina o quando serve ai tavoli. Qualcosa, quindi non funziona. O ci siamo lasciati alle spalle la pandemia, e allora il liberi tutti deve valere davvero per tutti, oppure no, e allora le regole devono valere per chi lavora come per chi fa festa. Quest’autunno i virologi hanno ripetuto a reti unificate che la seconda ondata era colpa dell’estate scriteriata, immagino che nei prossimi mesi ridiranno in coro esattamente le stesse cose. Ma non accettiamo di essere ancora noi a pagare il prezzo di nuove restrizioni e chiusure a fronte di un aumento dei contagi. Mentre in piazza e nelle strade si fa festa sventolando il Tricolore, gli imprenditori vivono in una situazione di incertezza che rende impossibile programmare i prossimi mesi. Pensiamo solo alla filiera degli eventi. Siamo stremati, in tanti non hanno riaperto, altri chiuderanno, non possiamo lavorare con gli occhi bendati, addossandoci il rischio che, a fronte di una crescita dei positivi, il Piemonte possa tornare in zona gialla, se non peggio. Dopo aver visto dare la caccia perfino ai runners solitari durante il lockdown, dopo aver visto invocare battaglioni di ispettori per controllare le aziende (idea Pd), dopo aver costretto per mesi un intero settore a sopravvivere con l’asporto o le consegne a domicilio, di fronte alla sacra palla e ai suoi baccanali si fa finta di non vedere. La sofferenza di intere categorie produttive di un Paese che conta sei milioni di poveri, meriterebbe ben altro rispetto: dagli italiani tutti e da chi li governa”.

Il futuro di Torino: questione di sopravvivenza

Magari , veramente e   concretamente ci pensa Mario Draghi.  Ad oggi è positiva la lettera del Governatore Cirio. Se son rose fioriranno. Francamente siamo stanchi ed un pochino spossati nell’urlare   che Torino sta morendo.  Come qualità di vita e come possibilità di vita. In particolare nelle periferie, i residenti vivono male, molto male. 

La paura fa novanta.  Così l’ iniziativa di Cirio di “convocare” i vecchi Presidenti regionali fa buon brodo. 30 anni di non politiche industriali in Piemonte.  Tanto ci pensava Fiat, il resto sarebb dovuto venir da sé.  Come si può facilmente constatare non è arrivato un bel niente. Parlo con cognizione di causa diretta.  15 anni fa sono stato amministratore delegato di Soprin.  Gruppo FinPiemonte.  Società operativa per  riattare le ex aree industriali in altre attività. Società di servizi per Tne, per capirci la società proprietaria di una parte di  Mirafiori. Qui la montagna ha partorito il topolino e dopo 20 anni dalla sua costituzione, a Mirafiori continua a farla da padrone.  Che qualcosa non funzionasse era chiaro fin da allora.  Il respirabile dell’ufficio ricerche dell’unione industriali di Torino,   Mauro  Zangola divenne amministratore delegato di Tne: persona degnissima che ho avuto modo di conoscere. Ma per trent’anni ha fatto solo ricerca.  Degnissimo intellettuale ma con scarse attitudini alla operatività. Era chiaro il disimpegno di Fiat,  come era altrettanto chiaro che la politica e i  politici si voltarono da un’ altra parte. Non è stato il destino cinico e baro che si è abbattuto sulla nostra città.  Sono state , anche queste, non scelte che hanno determinato il tutto. Altra esperienza diretta a Euro Fidi. Precisamente ero membro del cda di EuroGrup, società che controllava EuroFidi.  Lo scopo di EuroFidi: garanzie bancarie per finanziamenti a piccole e medie imprese.  In realtà il padre padrone era Giotti. EuroFidi Piemonte ebbe uno sviluppo nazionale.  Da Milano a Pescara.  Un gigante dai piedi d’argilla. Conclusione: fallimento. Oltre 400 persone lasciate a casa e molte piccole imprese in ginocchio. E la politica? Da Ghigo a Bresso si è risvegliata nel momento, ogni tre anni, delle nomine, per poi inabissarsi. Non voglio essere, poi,  capzioso.  Con elementi di continuità. Ad esempio le nomine in FinPiemonte.  Cota nominò  Massimo Feria Presidente e Vicepresidente Fabrizio Gatti in quota PD.  Massimo Feria dovette dimettersi per suoi guai giudiziari e divenne reggente Fabrizio Gatti confermato da Sergio Chiamparino. Fabrizio Gatti ora processato e secondo alcuni si profilerebbe una pesante e prossima condanna. Alle 15 di martedì si è tenuto il summit tra i Presidenti del Piemonte. Sintesi: centrale deve tornare il motor life,  ergo: se non auto la sua componentistica. Ma va? Amata ironia su qualcosa che si ripete da 40 anni.  Avrebbero dovuto dire come deve ritornare ad essere centrale.  Meglio non compromettersi.  Fa fine e non impegna.  Tanto l’ andazzo è sempre andazzo.  Dunque speriamo in Mario Draghi,  non ci resta altro se non nella speranza di Super Mario. Garantirà soldi ed iniziative.  Ma non basta,  purtroppo.  Bisogna , anche,  saperli spendere e saperli gestire. E non mi sembra che il nostro passato prossimo dia delle risposte adeguate per il futuro. La  politica si è infognata  a Torino come Roma. Dunque. Unica soluzione un commissario che agendo di testa sua non pensa e non deve pensare alla politica,  che del resto,  come si è  ampiamente visto ha toppato. È una questione di moda ? No mi sembra una questione di sopravvivenza. Viceversa se saranno i soliti nel gestire, il mio oramai atavico pessimismo verrà confermato.  Poi, sia ben chiaro, il primo nell’ essermi sbagliato,  sarò io. Pronto nel cospargermi il capo di cenere. Vincendo Torino ho vinto anche io. Perdendo Torino ho perso anch’io.
Spero di sbagliarmi.  Torino è troppo importante.
Patrizio Tosetto

I fratelli Garrone tra eroismo e umanità. La mostra a Vercelli

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

Quando, dopo la laurea, i miei rapporti con Alessandro Galante Garrone mio  indimenticabile docente di Storia del Risorgimento e per tanti anni mia stella polare,  divennero meno formali -anche se la nostra frequentazione risaliva al 1968 quando nacque il Centro Pannunzio e alla comune amicizia con Mario Soldati e con Leo Valiani-ci capitò a cena  al “Cambio“, in occasione del conferimento a Spadolini nel  1982  del Premio “Pannunzio” di cui Galante Garrone tesse’ le lodi, di parlare di un argomento molto speciale.

Il Maestro, rivolgendosi all’ex allievo, in modo sorprendente, mi disse più o meno queste parole : io colsi in  te un amore per il Risorgimento che in un giovane d’oggi appare inspiegabile ed è molto raro  e che fa quasi pensare a quello dei miei due zii, i fratelli Garrone. Io lo ritenni un grande complimento  che ascoltò anche Spadolini e quando parlai il 20 settembre dello scorso anno a Palazzo Carignano (dove tanti anni fa presentammo insieme “Fiori rossi al Martinetto” di Valdo Fusi) per i centocinquant’anni della Breccia di Porta Pia, parlai di innamorati del Risorgimento rivolgendomi al pubblico presente. Non ritenni di ricordare quell’episodio lontano, ma quella espressione veniva dal ricordo di uno straordinario evento: il presidente del Consiglio repubblicano che dopo aver parlato al museo del Risorgimento, si siede al tavolo del ristorante al posto dove era solito pranzare Cavour  per ricevere il Premio Pannunzio appena istituito da Mario Soldati e da chi scrive.
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Ma quelle parole di Sandro (così volle che lo chiamassi e fu per me un grande onore) mi sono tornate alla mente quando sua figlia, la storica dell’arte Giovanna Galante Garrone, mi invitò a visitare la mostra inaugurata a Vercelli a metà giugno “DA UNA VITA ALL’ALTRA. I fratelli Garrone: eredità di affetti e di ideali dal fronte della Grande Guerra”, che rimarrà aperta fino al 31 ottobre al Museo Leone. Solo in questi giorni sono stato a visitare la bella mostra  realizzata dal Museo Leone – vero fiore all’occhiello della cultura non solo vercellese -, che si è rivelata molto curata nell’allestimento e va dato atto dell’ottimo lavoro dei due curatori   Chiara Maraghini Garrone (che tra l’altro che ha catalogato il ricco fondo di lettere dei due fratelli)e Luca Brusotto direttore del Museo.  Essa rientra in un progetto di più ampio respiro: “ I fratelli Garrone e il loro epistolario: testimonianza di un percorso di libertà e giustizia“, sostenuto dalla Struttura di missione per la valorizzazione degli anniversari nazionali e della dimensione partecipativa delle nuove generazioni della Presidenza del  Consiglio dei Ministri. Non si può descrivere la mostra storico fotografica dedicata a questi due giovani patrioti, che sull’onda degli ideali risorgimentali partirono volontari nella Grande Guerra che sentirono come quarta guerra per l’ indipendenza e che si immolarono   Insieme il 14 dicembre  del 1917 durante la battaglia del Col della Berretta  che  segnava la ripresa dell’Esercito italiano dopo Caporetto. Giuseppe ( Pinotto) ed Eugenio( Neno )  Garrone  furono due personaggi davvero straordinari che si possono considerare come gli ultimi giovani del Risorgimento italiano che si compirà con Trento e Trieste italiane.Ottennero la Medaglia d’oro al Valor Militare alla memoria con  motivazioni che vanno ben oltre le parole spesso retoriche usate nel linguaggio militare.
Giuseppe, nato il 10 novembre 1886  era un giovane magistrato, Eugenio ,nato il 19 ottobre 1888, era un funzionario del Ministero della Pubblica Istruzione .Erano molto diversi tra loro, il primo legato ad un atteggiamento molto razionale, il secondo emotivamente romantico.
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Le loro vite vengono ricostruite attraverso la mostra che espone le splendide fotografie che i due volontari scattarono al fronte. La loro famiglia  vercellese era imbevuta di forti ideali patriottici che erano vivi in quasi tutte le famiglie piemontesi che avevano vissuto da vicino il Risorgimento. Io ebbi due zii partiti volontari e caduti già nel 1915 e mio nonno, amico di Cesare Battisti e di Damiano Chiesa, che parti’  anche lui per un fronte ,quello albanese, in cui si moriva più di malaria che a causa dei combattimenti ,mi parlava spesso della Grande Guerra. L’interventismo non fu solo quello di Gabriele D’Annunzio e dell’ex socialista Mussolini ,ma ebbe anche un volto risorgimentale e democratico e liberale  con Salvemini, Calamandrei, Parri, Bissolati, Omodeo ed altri. Un altro mio congiunto, il deputato liberale Marcello Soleri , giolittiano e quindi  non favorevole all’intervento in guerra, indosso ‘ la divisa di alpino e parti’ per il fronte dove venne ferito e decorato di Medaglia d’Argento. Mentre visitavo la mostra mi tornavano in mente i miei ricordi famigliari che sicuramente  sono la causa prima che mi portò sempre a sentirmi patriota  anche se non sono  confrontabili con quelli delle famiglie Garrone e Galante .Ricordo che una delle mie prime letture già al liceo fu “Difesa del Risorgimento“ di Adolfo Omodeo , un vademecum ideale che mi ha accompagnato nella mia vita di studioso. La prima a farmi conoscere da vicino – al di là di mio nonno – i due “ dioscuri” fu Virginia Galante Garrone che ripubblico ‘ nel 1974 da Garzanti “ Giuseppe ed Eugenio Garrone, lettere e diari di guerra” con un ampio saggio del fratello Sandro. Nel catalogo risalta un lucido saggio del magistrato e storico Paolo Borgna ,il biografo di Sandro Galante Garrone che, prima di dedicarsi all’insegnamento universitario ,fu anche lui magistrato. Borgna affronta un tema scottante . Il patriottismo che portò i due fratelli a manifestare per l’intervento nel maggio 1915 e a decidere di partire per il fronte ,dove avrebbe condotto i due giovani se fossero sopravvissuti alla guerra? Il fascismo cercò di annetterseli e il busto di Pinotto inaugurato nel 1936  dal Guardasigilli fascista  Solmi nel Palazzo di Giustizia di Roma fu un omaggio ad un magistrato eroico ,ma anche un tentativo di strumentalizzarne il ricordo.
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Cosa avrebbero fatto i fratelli Garrone di fronte alla ostilità violenta  dei socialisti nei confronti dei reduci negli anni del dopoguerra italiano quando si giunse quasi alla guerra civile tra fascisti e socialisti? Cosa avrebbero fatto di fronte alla Marcia su Roma a cui si opposero anche uomini come Carlo Delcroix? Cosa avrebbero fatto di fronte al delitto Matteotti? E’ legittimo pensare secondo Borgna – e io concordo con lui – che il delitto Matteotti avrebbe rappresentato un campanello d’allarme decisivo anche se un uomo come Benedetto Croce dovette attendere il 1925 per una scelta antifascista decisa con il manifesto degli intellettuali di risposta a quello di Gentile. Furono anni travagliati e confusi che portarono molti a sottovalutare Mussolini. Ernesto Rossi, ad esempio, che si fece anni di galera per antifascismo, fu collaboratore del “ Popolo d’Italia” il quotidiano diretto dal futuro duce. Borgna si spinge ad immaginare i due  fratelli  dopo l’8 settembre 1943 , a “dirigere la lotta contro il tedesco invasore“. E anche qui convengo con lui ,anche se ritengo difficile pensarli sulle posizioni che caratterizzarono i nipoti Sandro e Carlo, i quali furono impegnati in “ Giustizia e libertà”. Molto opportunamente Borgna evidenzia come sarebbe errato appropriarsi dell’eredità dei due fratelli in senso diametralmente opposto a quello del ministro fascista Solmi .
Ipotizzare cosa avrebbero fatto  sarebbe un’operazione storicamente scorretta. Ma credo che non sarebbero rimasti nella zona grigia . Tra l’altro molti resistenti scelsero di andare in montagna per fedeltà al giuramento prestato come il maggiore degli Alpini Enrico Martini Mauri che aveva combattuto eroicamente ad El Alamein. In questa lunga riflessione non ho accennato all’aspetto umano dei due fratelli ,alla nobiltà dei loro sentimenti, al loro attaccamento alla famiglia ,al fatto che Pinotto muore tra le braccia dell’altro fratello che lo veglia tutta la notte. Un episodio che fa pensare agli eroi antichi. Andrebbe anche sottolineato il loro modo umanamente molto significativo di trattare i propri soldati condividendone le sofferenze e i disagi ,un qualcosa di diametralmente opposto al rigorismo cieco di Cadorna. L’atrocità della guerra di posizione li  aveva resi consapevoli della violenza estrema di un conflitto mondiale che stravolse la storia .Eugenio scrisse nel 1917 ai genitori :” Perché si devono odiare a tal punto gli uomini. Perché ?” Una domanda che ci porta a pensare che il nefasto mito guerrafondaio del fascismo avrebbe trovato i due fratelli schierati dall’altra parte perché la loro idea di Nazione ,per dirla con Chabod, era nutrita di una profonda umanità che si coglie in tutte le  loro lettere. Io li immagino giovanissimi lettori del “Cuore“ di De Amicis che contribuì a formare intere generazioni di giovani  che si ritrovarono nelle trincee della Grande Guerra.

Aperitivo da Zoom guardando la giraffa negli occhi

Al via la nuova partnership tra il Gruppo Affini e il Bioparco Zoom Torino. 

Presso la nuovissima “Savana Terrace” del bioparco sarà infatti possibile gustarsi un aperitivo con alcune delle creazioni della mixologia di Affini, “guardando negli occhi le giraffe”.

Grazie a questa partnership, nei prossimi mesi Affini e ZOOM lavoreranno infatti alla definizione di una lista cocktail che vedrà, tra gli altri, l’inserimento di 3 drinks di punta delle Distillerie Subalpine, il brand rilanciato dal Gruppo Affini nel 2020: l’Ape Regina, Nuvola e Wizard.

A breve nascerà anche il nuovissimo Zoom Gin: un gin artigianale che sarà realizzato con le principali erbe botaniche presenti all’interno del Parco e che sarà preparato presso il nuovo opificio delle Distillerie Subalpine a Chieri. Un prodotto esclusivo e unico nel suo genere, simbolo di questa nuova collaborazione e che sarà possibile consumare soltanto presso il Bioparco.

 

Steli di pace a Marengo

Marengo, crocevia culturale dove non manca un premio dedicato alla pace e a chi la racconta e la valorizza. Non è un caso se è stato scelto il luogo identitario nazionale della storia napoleonica, dove la storia e la cultura si fondono grazie a un approccio nuovo e internazionale, per ospitare la premiazione della terza edizione di ‘Steli di pace’, premio ideato dall’Unione Giornalisti e Comunicatori Europei (Ujce) con il Gus (Giornalisti Uffici Stampa) del Piemonte.

Il riconoscimento, ricorda Ezio Ercole, Vice Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte, si prefigge «di valorizzare chi, attraverso la stampa o con altre forme di comunicazione, trasmette un messaggio di pace ed è quindi costruttore di pace». L’evento si svolgerà giovedì 15 luglio e sarà aperto, alle 17.30, dalla visita al Museo napoleonico. Seguirà, alle 18.15, l’accoglienza nella Marinco Curtis e la premiazione. Gli ‘Steli di pace’ saranno assegnati a Patrizia Foresto e Daniele Barale.

Patrizia Foresto, giornalista torinese, ha collaborato e collabora con varie testate locali e nazionali e si occupa di uffici stampa per Fondazioni ed enti privati. Fra i molti scritti, spiccano quelli dedicati all’Armenia e in uno di questi, pubblicato su ‘Il Mondo’ di Pannunzio racconta anche di Charles Aznavour, chansonnier e attore franco-armeno, uomo di pace e di condivisione, con un interesse costante ai tanti bisogni del popolo armeno profondamente ferito da secoli di guerre.

Daniele Barale, giornalista, ha scritto e scrive per diverse testate, tra cui Vita Diocesana Pinerolese, Il Laboratorio, Tempi, Il Foglio (recensioni libri) ed è stato promotore, in questi ultimi anni, di incontri e convegni con importanti intellettuali italiani e stranieri chiamati a Torino nel corso di numerosi eventi culturali. Ha già ottenuto una menzione speciale nell’ambito del premio ‘Finanza per il sociale’, indetto da Abi (Associazione bancaria italiana), Feduf (Fondazione per l’educazione finanziaria e al risparmio, nata su iniziativa della stessa Abi) e Fiaba (Fondo italiano abbattimento barriere architettoniche) testimoniando come l’educazione finanziaria sia un tema capace di promuovere equilibri produttivi di pace.

Terzo momento di pace il Concordato fra Napoleone e Papa Pio VII del 1801, che regolamentando il rapporto Stato-Chiesa, rimise ordine in quegli anni burrascosi post Rivoluzione Francese.

La cerimonia di consegna sarà aperta e conclusa da due brani musicali per arpa che vedranno come protagonista Camillo Vespoli, docente del Liceo musicale, noto all’ambiente alessandrino per la sua intensa attività concertistica in Italia e all’estero.

Seguirà la presentazione di un libro in memoria di Ermanno Eandi, torinese, poeta, giornalista e scrittore, scomparso nel maggio del 2020, e l’assemblea del Gus Piemonte 

Grandi interpreti per I Concerti del Lingotto

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“Sarà una stagione di transizione ma con una qualità e un  livello degli interpreti  prestigioso”.

Con queste parole introduttive di grande fiducia e gioia, il presidente Giuseppe Proto e il direttore artistico Francesca Gentile Camerana, hanno presentato la  nuova stagione dei Concerti del Lingotto. La stagione prevede 6 appuntamenti da ottobre ad aprile 2022. I concerti inizieranno tutti alle 20.30. Si parte mercoledì 13 ottobre con Le Concert des Nations diretti da Jordi Savall. Eseguiranno la  “Pastorale” e la settima di Beethoven. Martedì 16 novembre alle 17.30 in Sala Berlino, il convegno  “Tutto su Vivaldi”. A seguire all’Auditorium  l’Accademia Bizantina diretta da Ottavio Dantone, eseguirà 8 concerti da l’estro armonico op.3 di Vivaldi. Giovedì 9 dicembre l’ensemble Zefiro  diretto da Alfredo Bernardini, (preceduto alle 18.30 in sala Madrid dalla conferenza introduttiva del direttore),  eseguirà tutti i sei concerti brandeburghesi di Bach. Martedì 8 febbraio la Gewandhausorchester Leipzig diretta da Andris Nelsons e con la violoncellista Sol Gabetta, eseguirà il concerto per violoncello e orchestra di Dvorak  e la Sinfonia n. 6 “Patetica” di Cajkovskij. Lunedì 21 marzo concerto  per il 50° compleanno dei 12 violoncellisti dei Berliner Philharmoniker. Suoneranno attorno a una torta preparata per loro posizionata sul palco. Mercoledì 27 aprile chiusura della Stagione con l’ Orchestre de Paris diretta da Esa-Pekka Salonen. Eseguiranno “Pavane pour une infante dèfunte” di Ravel. A seguire “Il Mandarino Meraviglioso” di Bèla Bartòk e in chiusura la “Symphonie fantastique” di Berlioz. Il concerto sarà introdotto alle 18.30 in Sala Madrid da Laura Cosso. Da segnalare anche i 6 concerti della sezione giovani in Sala 500 dal 5 ottobre al 12 aprile. Proseguirà “Scrivere musica dal vivo, il concorso di critica musicale rivolto alle scuole. Al Teatro Vittoria vi saranno gli (as)saggi musicali con i talenti della musica da camera.

 

Pier Luigi Fuggetta

Come parla un ritratto. Dipinti poco noti dalle collezioni reali

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Musei Reali, Galleria Sabauda – Spazio Scoperte, dall’8 luglio al 7 novembre 2021

 

Dall’8 luglio al 7 novembre i ritratti tornano protagonisti ai Musei Reali di Torino con la mostra Come parla un ritratto. Dipinti poco noti dalle collezioni reali, ospitata nello Spazio Scoperte della Galleria Sabauda. Nata nell’ambito di un progetto didattico-formativo avviato nel 2018 con il Dipartimento Studi Storici dell’Università degli Studi di Torino, l’esposizione si concentra sui temi della ritrattistica e sulla vivacità della cultura figurativa presso la corte sabaudaTra ripresa di modelli internazionali – da Tiziano a Clouet, da Van Dyck a Meytens – suggestioni e reinterpretazioni locali, la mostra propone una serie di ipotesi che meritano nuovi approfondimenti, sia sul piano iconografico che attributivo.

 

Articolata in quattro sezioni tematiche che sottolineano i diversi aspetti della ritrattistica sabauda ed europea (“L’immagine del potere”, “La corte femminile”, “Legami di famiglia. L’infanzia” e “Alleanze internazionali”), l’esposizione ripercorre tre secoli di storia, illustrando le strategie diplomatiche elaborate dalle corti, il valore dei ritratti femminili come omaggio al potere, le “istantanee” familiari inviate a corte per possibili alleanze matrimoniali e le immagini dei bambini, simbolo di una fanciullezza messa in mostra e nello stesso tempo negata.

 

La sequenza dei ritratti presi in esame mette in evidenza il ruolo che essi hanno svolto nella rappresentazione solenne e celebrativa del potere politico e militare, nella descrizione della ricchezza e del prestigio dei soggetti effigiati, ma anche l’illustrazione degli affetti, della fisicità e della sfera psicologica dei personaggi immortalati. Molti sono, infatti, gli elementi che guidano nella lettura di un’immagine: lo sguardo e l’espressione del volto permettono di vedere oltre le apparenze per catturare la personalità di coloro che sono raffigurati, portandone alla luce emozioni e inclinazioni, al di là della loro identità a volte ignota. Alla definizione della rappresentazione contribuiscono anche la posa, i gesti delle mani, lo spazio circostante, aspetti che di frequente rispondono a regole sociali rigidamente codificate. Un ruolo fondamentale è poi svolto dalle iscrizioni, dagli elementi araldici, dagli abiti e dai gioielli spesso carichi di significati simbolici. Gli ornamenti e le onorificenze che i personaggi indossano con orgoglio attestano il loro status sociale, il potere e la ricchezza raggiunti. Spesso nella composizione sono inseriti anche elementi che alludono alla funzione del ritratto e al suo significato, come alcuni animali evocativi delle virtù delle persone ritratte, indizi che non sempre si è in grado di interpretare. I ritratti, funzionali al cerimoniale degli antichi palazzi di corte e alla storia dinastica, possono recare alcune insidie, come manipolazioni subite nel corso del tempo con false iscrizioni per aggiornamenti iconografici, modifiche delle dimensioni o inserimenti in cornici successive o ancora problemi attributivi quasi insormontabili, di fronte alla rarità di opere documentate con le quali proporre confronti.

 

Questo tema così complesso e affascinante è stato affrontato da un gruppo di 40 studenti del Corso di Laurea magistrale in Storia dell’Arte, in dialogo con docenti, studiosi, conservatori e restauratori. L’obiettivo è stato quello di avvicinare gli studenti alle esigenze della conservazione, della ricerca e della valorizzazione, grazie alla messa in campo delle differenti competenze delle due importanti istituzioni culturali.

 

La mostra è visitabile dal martedì alla domenica dalle 9 alle 19  con il biglietto ordinario dei Musei Reali.