ilTorinese

Primarie, democrazia, crisi del Pd

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Qualche mese fa c’è stato chi all’interno del Pd ha evocato “il modello Moncalieri” a cui guardare. In quella città i democratici hanno stravinto nel settembre scorso con oltre il 40 per cento, senza neanche l’aiutino dei moderati

I risultati delle primarie torinesi di ieri sono deludenti con una partecipazione di presenza e on line di poco più di 11 mila persone, sedicenni compresi, che da’ il senso della crisi profonda di quel partito, dei suoi leader locali, delle loro clientele. E’ evidente una disaffezione profonda degli elettori e lo stesso sistema delle primarie si è rivelato logorato. Occorrerà’ il risultato elettorale della elezione del Sindaco per capire quali ripercussioni avrà il flop di domenica dove il candidato più qualificato Lo Russo
raggiunge il 37 per cento , il finto civico Tresso sostenuto dalle sardine e dalla sinistra il 35 , mentre Lavolta  anche lui della sinistra si ferma al 25 e il radicale Boni raggiunge un ridicolo 2 per cento che dovrebbe consigliarlo di ritirarsi a vita privata. Non entro nelle beghe evidenti di un Pd torinese molto malconcio,  cito l’esempio di Boni come emblematico di una supponenza senza pari : anche solo pensare di candidarsi a sindaco di Torino rivela in questo signore una presunzione incredibile. Il gioco riuscì ad una sconosciuta come Appendino , ma solo perché al ballottaggio l’elettorato moderato, con un gesto scellerato, la preferì a Fassino , non rendendosi conto che stava affidando la Città alla peggiore candidata possibile. Per candidarsi a sindaco di una grande città dopo la sciagura del quinquennio grillino ci vorrebbe un minimo di storia personale che in verità nessuno dei quattro contendenti possiede in modo adeguato. E i parlamentari del PD non hanno certo rinunciato al seggio sicuro per scendere in campo. Sono rimasti a guardare e a dare il loro consenso all’uno o all’altro, rivelando una scarsa capacità di mobilitazione. Dopo Fassino il Pd torinese ha perso l’unico leader di livello. Forse solo il serio ma poco noto Giorgis poteva scendere in campo con i titoli sufficienti. Fassino , pensando di essere rieletto, non scelse un vice adeguato da formare come possibile successore. L ’opposizione alla giunta Appendino è stata flebile e inconsistente al di là di Lo Russo perché l’intero gruppo consiliare e’ apparso politicamente assente. Io ricordo Carpanini oppositore che faceva vedere i sorci verdi al Pentapartito.  Poi il governo giallo – rosso ha generato l’idea scellerata di fare anche a Torino l’innaturale ammucchiata romana. L’alleanza con i grillini e’ sembrata la cosa più ovvia a tanti,  se si esclude Lo Russo che per coerenza non poteva certo smentire il suo ruolo di capo dell’opposizione. In ogni caso da storico e da persona di cultura liberal – democratica mi sento spaesato . Torino ha avuto grandi sindaci democristiani e comunisti, i sindaci socialisti e laici sono stati meteore difficili da giudicare.  In ogni caso una Magnani Noya o uno Zanone erano persone di rango. Uno dei più grandi sindaci di Torino Valentino Castellani aveva cercato di dare utili e saggi consigli da uomo di grande esperienza. Non è stato ascoltato.
Oggi purtroppo quel tipo di persone simili a Castellani sembra essersi esaurito. Se penso che i radicali veri ebbero l’ex ministro Villabruna in consiglio comunale e penso al candidato del 2 per cento, provo rammarico. Non parlo da elettore , ma da commentatore:  qui rischiamo davvero di diventare una seconda Cuneo . Una città marginalizzata, senza prospettive.
Si era partiti malissimo con un rettore che si ritirò subito appena aver fiutato l’ambiente e un mago della chirurgia del tutto digiugno di amministrazione,  ma carico di ideologismo un po’ vecchiotto e si è giunti ad un appuntamento che vede un Pd dilaniato in tre pezzi senza nessuna strategia politico – amministrativa credibile . Il Pd e’ un interlocutore importante della vita democratica e chiunque – al di là delle sue simpatie politiche – deve augurarsi che quel partito si riprenda. Forse le primarie, purtroppo con pochi voti di scarto,  hanno almeno chiarito che il matrimonio con a
i grillini sarebbe un suicidio
per ambedue i contraenti. E hanno anche tolto di mezzo di stretta misura questo Carneade Tresso che sarebbe stato un altro suicidio sicuro, essendo punto di incontro dei peggiori politicamente e incapace di andare oltre le sardine.

Sugli schermi “Un altro giro”, premio Oscar come miglior film straniero

Pianeta Cinema a cura di Elio Rabbione

Quattro vite a tentare la fuga, tra champagne e vodka, nell’ultimo film di Vinterberg

Dicevo nei giorni scorsi della riuscita trasposizione teatrale di “Festen”, del cinema di Thomas Vinterberg che guarda all’ingessatura della società del nord Europa (quella danese principalmente, quella di casa sua), pronto a farla deflagrare a suon di provocazioni – là era la famiglia a esser fatta a pezzi -, del manifesto “Dogma 95” che con Lars von Trier firmò ormai più di venticinque anni fa a favore di un cinema più autentico. Tutto questo ancora pochi giorni fa, a proposito di “Un altro giro”, recente premio Oscar come miglior film straniero, un film che scava a fondo (precisa e umanamente bella sceneggiatura firmata all’autore e da Tobias Lindholm), una macchina da presa che continua a tallonare gli attori, storia alcolica a base di gare di bevute, di calici di vino, di stati depressivi e di resurrezioni che, nell’euforia generale, non riguardano ahimè tutti.

C’è al mondo (al sottoscritto del tutto sconosciuto e credo ai molti), esattamente in terra di Norvegia, uno psicologo, Finn Skårderud, secondo la cui teoria nasciamo con un deficit del tasso alcolemico che con gli anni non è male accrescere, piccole dosi alcoliche e una leggera, quotidiana ubriachezza, anzi necessario se si vogliono affrontare tutti gli scogli sociali, affettivi, comportamentali, dolorosi sempre, che la vita ci pone di fronte. Insomma uno champagne è più efficace di un ansiolitico, due gocce di assenzio mescolate ad un Campari fanno miracoli. Vinterberg, in quest’ultima sua opera, anche non regalando nulla ai sentimentalismi, dimostra fin dall’inizio di non voler più impiegare i toni aspri e rancorosi del passato, si sposta su quelli più autenticamente partecipi alle esistenze dei suoi protagonisti, li accompagna nel comunque difficile percorso dell’”osare è perdere momentaneamente l’equilibrio, non osare è perdere se stessi”.

Quattro insegnanti di scuola superiore, quattro vite e altrettante professioni che ristagnano – il sempre perfetto Mads Mikkelsen è Martin, Thomas Bo Larsen, che è Tommy, altro attore prediletto dal regista, il più travagliato, e ancora Lars Ranthe (Peter) e Magnus Millang (Nikolaj) -: una sera, in un elegante ristorante di Copenhagen, scacciata l’acqua minerale, decidono di passare dallo champagne alla vodka copiosa ad accompagnare il caviale al Borgogna, il che non fa altro che dare il via, tra il goliardico e l’affettuoso e lo sfacciatamente amichevole, alle meste confessioni intorno alla scuola, alla famiglia, alle solitudini, ai ricordi di quei tempi in cui la vita era più facilmente superabile ad ogni inciampo. A dosi ridotte, i primi risultati ci sono. In classe si toccano con mano. Martin, nelle sue lezioni di storia, non scarica in cattedra quell’aria apatica che lo ha reso ostile e invisibile agli studenti, con tanto di redde rationem con i genitori, Tommy come insegnante d’educazione fisica butta nella mischia del pallone un mingherlino occhialuto scartato fino ad allora da tutti, degli altri i canti hanno qualcosa di vivo ed entusiasta e la psicologia può finalmente contare su di un seguito. Anche lo studente che cova ansie ad ogni istante con quattro sorsi di roba buona potrà entusiasticamente superare l’esame. Il gruppo, anche con esempi poco edificanti all’interno delle mura scolastiche, è convinto di poter smettere quando vuole: ma i bicchieri crescono, i liquidi si mescolano ai liquidi, Martin che prima vedeva spiragli anche nella sua vita coniugale avvizzita è obbligato a ricredersi, non basta un giro in canoa e una notte al lago con moglie e figli per riaccendere passione e affetti. Tutto torna nell’aridità di prima. E può volgersi anche in tragedia. Ma Vinterberg, guardando ai suoi poveri eroi che tentano di dare una svolta alle loro esistenze, tra la pietà e il sorriso e la lacrima, in una mescolanza che non gli scappa mai di mano (l’apice della sua filmografia per chi scrive resta “Il sospetto”, il tribunale di un intero piccolo paese verso un maestro di scuola accusato di molestie ai danni di una bambina), mette in guardia sulla bottiglia a portata di mano, usata e abusata a mo’ di scappatoia verso una libertà non sempre appagante. L’ultimo fotogramma è per Martin, solare, pieno d’allegria davanti ai suoi ragazzi diplomati, felice nella sua danza senza freni, davanti al suo mare in cui si tuffa. Con una bottiglia in mano, per brindare. E poi?

Appartamenti di pregio nell’ex sede storica dell’Utet

L’ex sede della storica casa editrice UTET viene trasformata nel complesso residenziale. RI.VA, acronimo di Rinascimento Valentino Apartments

Questo il nome del progetto di recupero e restauro dell’edificio di Corso Raffello 28.
L’operazione immobiliare è coordinata da Algos,  property manager di Itaca Real Estate, veicolo immobiliare del fondo Algebris NPL Partnership II che è proprietaria dell’immobile.
Il nuovo complesso ha una superficie lorda di oltre 5.300 mq. Saranno realizzate 48 unità immobiliari distribuite su quattro piani fuori terra, e un’autorimessa su due piani interrati. La fine dei lavori è prevista per luglio 2022.

Torino, classe dirigente cercasi

Da gagnu ci andavo a prendere il pullman  o il treno per Lanzo e le valli di Viu’. Ultima fermata a Germagnano e poi Corriera Soffietti fino a Viu’.

Appena arrivati mio padre si caricava di valigie. Rigorosamente a piedi raggiungevamo Mular e la casa per le ferie. Due km tutti a piedi visto che la strada non arrivava . Stamattina ci sono transitato con un amico. “Non passare dietro l’edicola di corso Giulio Cesare, è pieno di escrementi non solo di cani. Pure i banchi alimentari sono una desolazione.
Dove ci dovrebbero  essere i contadini pochi banchi. Mercato coperto chiuso”.  Del resto lunedì mattina è giorno di riposo. Poco movimento e si potrebbe parcheggiare liberamente. Altro amico panettiere, Marco Brusconi.
“Ti assicuro Patrizio che non abbiamo ancora toccato il fondo”.

Anagrafe centrale di Torino. Giusto per usare un eufemismo,  assembramenti. Ad occhio e croce quasi tutti non italiani. Ma non doveva funzionare il servizio on line? L’ex assessore competente promossa. Ora fa il ministro. L’Appendino ha buone probabilità di fare il Presidente del Consiglio e magari Di Maio tornare a fare il vice, così la prossima estate girerà con due panfili abbronzandosi. L’Azzolina giura e rassicura che per l’apertura delle scuole tutto è a posto. Ma non vorrei essere frainteso sulla fine (a questo punto ingloriosa) della nostra città: non sono solo i pentastellati. La Ministra Paola Demichelis ha giurato che dopo 15 giorni dalla sua nomina avrebbe nominato il commissario Tav . Abbiamo capito che è spergiura. Il Presidente della repubblica sta ancora aspettando.
Ora siamo un po’ più sereni . Chiampa  docet. Nell’ultima intervista ci da’ il suo verbo. Sintesi: nessun accordo con Grillo ma un candidato PD gradito ai pentastellati. Buontempone, gli va di scherzare , ma non troppo se gli va dietro il senatore Lepri lanciando la sua candidatura di Jahier? Chi è costui? Mistero,  e con il mistero si garantisce la più assoluta novità. Non che nel campo del centrodestra le cose siano più lineari e dunque chiare. Cirio i suoi non li tiene più. Litigano su tutto e  in particolare quando si tratta di posti di sottogoverno. Sparito sui video l’assessore alla Sanità, quasi come legge del contrappasso la commissione Covid  non si puo’ riunire perché le norme Anti- covid non sono state rispettate . Forza Italia ne avrebbe candidati credibili ma non conta oramai più nulla. I leghisti sono a corto di nomi e la Meloni parla al suo sodale Crosetto che sembra decisamente annoiato e svogliato sull’ argomento. I pentastellati fuori dai giochi e dopo Venaria sarà  peggio che andar di notte senza luce. Povera Torino,  ma che cosa hai fatto per meritarti tutto questo. Torino nobile decaduta e dentro un circolo vizioso
Da 40 anni perde terreno e prestigio. Ci vorrebbe una nuova classe dirigente a più livelli, dall’economia alla politica che sappia battere  i pugni sul tavolo nelle sedi giuste. Talmente difficile che rasenta l’impossibile. Vedremo, ma fin da ora non possiamo dire vinca il migliore visto che non stiamo vedendo il migliore.

Patrizio Tosetto

Torna la zona bianca: ecco cosa si può (e non si può) fare

Il Piemonte entra in zona bianca lunedì 14giugno: 

“Questo vuol dire che non ci sarà più il coprifuoco e avremo maggiore libertà – ha commentato il presidente Cirio – Ma non vuol dire che non dobbiamo più stare attenti. Per vivere questa libertà e poterne godere appieno abbiamo il dovere di continuare a essere prudenti. Indossiamo la mascherina, evitiamo gli assembramenti e viviamo questo momento con grande senso di responsabilità”.

COSA È POSSIBILE FARE IN ZONA BIANCA

Iren e Ascom insieme per offrire servizi alle imprese

Iren luce gas e servizi, società del Gruppo Iren, ha siglato un accordo di collaborazione commerciale con ASCOM Confcommercio Torino, Associazione di Imprenditori del Commercio, del Turismo e dei Servizi, che vanta oltre settant’anni di attività e che rappresenta e tutela i diritti e gli interessi delle imprese, annoverando oltre 13.000 operatori in Torino e provincia.

Grazie al nuovo accordo, le imprese torinesi associate ASCOM potranno avvalersi di un importante servizio di consulenza dedicato. A loro disposizione, infatti, un ufficio e personale interno all’associazione per un aiuto concreto nella scelta delle proposte commerciali Iren luce gas e servizi più adatte alle esigenze del loro business, in un’ottica di ottimizzazione dei costi e dei servizi.

La partnership è finalizzata altresì ad evidenziare e promuovere i Marchi ed Imprese torinesi di eccellenza.

La collaborazione copre non solo le offerte di forniture luce e gas ma anche tutti i prodotti e servizi IrenGO, l’innovativa linea di business per la mobilità elettrica firmata Iren. Con uno dei cataloghi più completi nel panorama italiano della mobilità a zero emissioni, IrenGO offre soluzioni ad ampio spettro, dalle e-bike e monopattini, alle vetture full electric fino a soluzioni integrate con stazioni di ricarica e servizi accessori.

“La partnership fra Iren luce gas e servizi e ASCOM – afferma Gianluca Bufo, amministratore delegato di Iren Mercato – rappresenta un importante passo in avanti per supportare le imprese sul territorio, non soltanto con offerte vantaggiose e personalizzabili in funzione delle singole esigenze, ma anche sostenendole nella scelta di offerte di energia verde prodotta da fonti 100% rinnovabili e di soluzioni integrate per far muovere il proprio business a zero emissioni”.

“Da sempre il nostro obiettivo è venire incontro alle esigenze delle aziende semplificandone la vita, in particolare in questo momento molto delicato che sta attraversando l’economia a causa della pandemia – dichiara Maria Luisa Coppa presidente Ascom Confcommercio Torino e provincia. La ripartenza è possibile anche grazie a questo tipo di accordo che i nostri associati potranno apprezzare in vista anche di un maggior rispetto dell’ambiente, del risparmio di energia e della vivibilità dell’ambiente.”

Fermato dai civich: aveva due lame sotto la maglia

L’altra sera intorno alle 20.00, una pattuglia del Comando Territoriale VI – Barriera di Milano, Regio Parco, Barca, Bertolla, Falchera, Rebaudengo, Villaretto – della Polizia Municipale, durante un servizio ordinario di controllo stradale in Corso Taranto, ha fermato un ciclomotore per la verifica dei documenti.

Il conducente, un cittadino italiano di 40 anni, è risultato privo di patente di guida e il veicolo senza assicurazione.

Durante la verifica dei documenti, gli agenti si sono accorti che l’uomo nascondeva sotto la maglia un’arma bianca con una lama lunga 22 centimetri e nel borsello un altro coltello più piccolo, lungo 10 centimetri.

L’uomo, privo di documenti, è stato immediatamente condotto al Comando di Via Bologna per l’identificazione e la successiva denuncia penale a piede libero per la detenzione abusiva di armi.

Inoltre, l’uomo è stato sanzionato per ‘guida senza patente’, ‘circolazione con veicolo privo di assicurazione’ e ‘incauto affidamento di veicolo a persona priva di patente’ (quest’ultima sarà notificata al proprietario del veicolo), per un totale di 6.378 euro, mentre il ciclomotore è stato posto sotto sequestro amministrativo.

I due coltelli sono stati posti sotto sequestro penale.

Aperto al Mauriziano il centro alcologico

È aperto  presso l’ospedale Mauriziano di Torino, il Centro Alcologico per persone con problemi alcolcorrelati.
Il CAM è stato sostenuto dall’Associazione ACAT Torino Centro, che da oltre 30 anni si occupa dei problemi inerenti il consumo di alcol.
In questo periodo di lockdown causato dalla pandemia da Covid-19, la sua realizzazione assume particolare rilievo, proprio per il notevole incremento dei disagi portati dall’isolamento sociale, che hanno prodotto un notevole aumento del consumo di alcol. I dati rilevati in merito infatti evidenziano una crescita  del 180 – 190% nella vendita di alcolici, anche on line. Inoltre al numero dell’ACAT (333 8009993), attivo h/24, sono pervenute in questi ultimi mesi richieste di aiuto ancora più numerose, in particolar modo da persone con target di età molto giovane, con un incremento del 60 – 70% rispetto agli anni precedenti.
Il Centro, con accesso libero su prenotazione, sarà costituito da un’équipe medica composta dal professor Sarino Aricò, dal dottor Marco Iudicello, dalle dottoresse Lia Macina e Miriam Ayoubi e da un’équipe infermieristica specializzata. Il Centro, così come concepito, è stato voluto e realizzato dalla Direzione Generale e dalla Direzione sanitaria.

La pentola del calciomercato bolle!

Nessuna novità quotidiana per Juve e Toro ma la pentola del calciomercato sta bollendo!

In casa Juve cominciamo dal portiere.
Il vice Szczesny sarà Mirante dalla Roma.In settimana l’incontro decisivo
tra i ds delle 2 squadre.In difesa rimarranno ancora 1 anno i 2 intoccabili Bonucci e Chiellini.De Ligt confermatissimo nonostante le lusinghe insistenti del Barcellona.A centrocampo Bernardeschi,dopo l’Europeo, deciderà se accettare la corte serrata della Lazio su consiglio del neo tecnico Sarri.In attacco se partirà Ronaldo la Juve farà un tentativo d’acquisto con il centravanti  Kane del Tottenham.
In casa Toro l’imperativo è vendere per poter fare almeno 4 acquisti richiesti da Juric.Senza cessioni arriveranno subito i 2 trequartisti Messias per 8 milioni +2 di bonus e lo svincolato Vasquez dal Siviglia.Se Belotti andrà via arriverà Petagna dal Napoli.In porta Silvestri dal Verona ma solo se partirà Sirigu.Gunter difensore centrale del Verona sarà preso solo dopo le cessioni di Lyanco e Dijdij.
A centrocampo lo svincolato Viola dal Benevento si è offerto:Juric prima valuterà i giocatori a sua disposizione ma questo innesto avverrà solo dopo la partenza di Meitè non riscattato dal Milan per 8 milioni.

Vincenzo Grassano

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Lily King “Scrittori e amanti “ -Fazi Editore- euro 18,50

E’ una passeggiata piacevolissima addentrarsi nelle pagine dell’ultimo romanzo della scrittrice americana Lily King, che nel 1914 aveva pubblicato con successo “Euforia” sull’antropologa Margaret Mead.
In “Scrittori e amanti” ci regala una protagonista alla quale affezionarsi fin dall’inizio, che si muove anche nell’affascinante mondo letterario tra scrittori di successo.

E’ Casey: ha 31 anni, debiti di studio per 73mila dollari, dopo il college ha traslocato 11 volte, ha fatto 17 mestieri, avuto un po’ di relazioni che non hanno ingranato, vive in un buco di cui fatica a pagare l’affitto.
La madre, alla quale era molto legata, è morta da poco; con il padre non ha più contatti dalla quarta superiore; il suo unico fratello vive a 5000 chilometri di distanza ed è di fatto la sua unica famiglia.
Come si può ben intuire la sua vita è un po’ in affanno.

Così mentre al momento si mantiene a stento facendo la cameriera (esperienza che anche l’autrice Lily King ha fatto e descrive in modo magistrale tra il divertente e lo sconfortante), la sua vera forza sta nell’ambizione di diventare scrittrice.
Come lei stessa dice: «la cosa che ho avuto negli ultimi 6 anni, quella che è rimasta costante e stabile nella mia vita, è il romanzo che ho scritto. E’ stato la mia casa, il posto in cui ho sempre potuto rifugiarmi, in cui ho addirittura sentito di avere un potere. Il posto dove sono veramente me stessa».
Nelle pieghe della sua vita un po’ incasinata scrivere è una necessità e il lettore finisce piacevolmente coinvolto dai suoi sforzi in quella direzione.

Allora eccola raccontare il lavoro faticoso e poco considerato, che però la colloca in un osservatorio privilegiato per osservare la variegata umanità dei clienti che serve al tavolo.
Leggerete quanto può essere complicato mantenere la rotta e riuscire a destreggiarsi tra le tante difficoltà.
Poi non manca il lato affettivo, tempestoso anche quello perché sembra essere attratta dagli uomini sbagliati; si trova innamorata di uno ma corteggiata da un famoso scrittore rimasto vedovo e geloso dei successi altrui.

Come va a finire non lo anticipo per non togliervi il gusto supremo di seguire il passaggio di Casey all’età adulta, quella in cui deve dare una direzione alla sua vita per diventare ciò che sogna da sempre, una scrittrice.

La scrittrice Lily King in questo suo romanzo cita un’altra autrice che ama molto e che vale la pena recuperare.
E’ Shirley Hazzard nata a Sydney nel 1931 da genitori britannici (madre scozzese e padre gallese) emigrati in Australia dopo la Grande guerra.
Ha girato il mondo -sud est asiatico, Giappone, Hong Kong e Nuova Zelanda)- inclusa la tappa per 1 anno a Napoli all’età di 25 anni.
Ha sposato lo scrittore, critico e biografo statunitense Francis Steegmuller (conosciuto durante un party della famosa scrittrice Muriel Spark) ed ottenuto la cittadinanza americana.

Gli ultimi anni li ha trascorsi tra New York e Capri (di cui ha ricevuto la cittadinanza onoraria nel 2000) ed è morta nel 2016 a 85 anni.
In Italia è poco conosciuta ma è stata una grandissima e talentuosa scrittrice, scoperta dall’editor newyorkese William Maxwell.
Agli inizi degli anni 60 pubblica i suoi primi racconti sul New Yorker.
Tra il 1952 e il 1962 lavora presso l’ONU che lascia per dedicarsi alla scrittura.
E bene che ha fatto poiché ha vinto 2 National Book Award e regalato ai lettori pagine splendide.

Nel 1980 vince un premio minore, il National Book Critics Circle Award, con il romanzo “Il transito di Venere” (Einaudi).
Il titolo è ispirato al fenomeno astrologico che vede passare Venere davanti al sole, (fenomeno raro e difficilissimo da osservare) e racconta la storia di due sorelle australiane, Caroline (Caro) e Grace Bell, emigrate in una ricca casa di campagna in Inghilterra negli anni 50 del secolo scorso, nella speranza di superare la tragedia che le ha rese orfane.
Lì conoscono il giovane scienziato Ted Tice, affascinato dalla vita di un francese che nel 700 viaggiò fino in India per osservare proprio il transito di Venere; salvo rimanere deluso dopo anni di preparazione all’evento.
Questo un piano di narrazione che si amalgama alle vicende di Ted e delle due fanciulle.
Ted si innamora di Caro, per niente ricambiato da lei che invece perde la testa per il brillante commediografo Ivory, a sua volta già fidanzato con Tertia.
La Hazzard ci racconta le vicende di questi personaggi nell’arco di 30 anni e quella che potrebbe sembrare una trama banale, in realtà tra le sue mani diventa un gioiello letterario; tra successi, fallimenti, sogni, delusioni, perdite e conquiste, amori, attese, infelicità e tragedia.

 

Sempre di Shirley Hazzard è “Il grande fuoco” (Einaudi), storia del 32enne soldato inglese Aldred Leith, decorato per atti eroici, che si trasferisce in Cina per scrivere un libro. Poi nel 1947 si stabilisce in Giappone per effettuare rilievi e studi che documentino i tragici effetti psicologici della bomba atomica che ha polverizzato Nagasaki e Hiroshima.

E’ nella vicina Kure che incontra la 17enne Helen e se ne innamora.
Lei è figlia del generale di brigata Driscoll, uomo dispotico e poco amato, e la sua vita è legata in modo più che simbiotico al fratello Benedict, affetto da una malattia gravissima e senza speranza.
Aldred entra a gamba tesa nella vita dei due giovani, con i quali condivide ricordi, racconti e pensieri.
Il suo arrivo è una ventata di aria fresca e maggiore libertà per Helen e lo sfortunato Benedict; tra loro 3 si consolida un legame forte e profondo…..peccato che il generale e l’odiosa moglie agiscano separandoli….

 

Giulia Caminito “L’acqua del lago non è mai dolce” -Bompiani- euro 18,00

Questo romanzo, candidato al Premio Strega, racconta un’adolescenza difficile e da emarginata. E’ quella della giovane protagonista Gaia, la cui vita è partita decisamente in salita e irta di rovi e spine. E’ nata in una famiglia difficile e complessa. Il padre muratore «noto per i grandi ceffoni e la smania di far sesso» è condannato alla sedia a rotelle per un incidente sul lavoro; il fratello maggiore, Mariano, è un ragazzo difficile e rancoroso verso la vita che gli è toccata in sorte; chiudono la fila due gemelli più piccoli.
Vivono tutti ammassati in uno sputo di metri quadrati che neanche sono loro; una sorta di scantinato concesso per grazia ricevuta ai più poveri della scala sociale.

A mandare avanti la baracca è la madre Antonia: capelli rossi e pelo sullo stomaco, testarda, non scende mai a compromessi, combatte per una soluzione abitativa un po’ più dignitosa e mantiene tutti col suo lavoro di colf. E’ una che non si arrende, lavora nelle case dei ricchi che le affidano la gestione di tutto e hanno in lei totale fiducia.
In casa è lei a dettare legge, amministra le scarse finanze, tiene tutti in riga, e affronta la vita come un panzer.
E’ lei che decide di trasferire la famiglia dal quartiere tra i più miseri della capitale ad Anguillara, sul lago di Bracciano dove le cose vanno un po’ meglio, ma non del tutto.

Una madre così forte non può che far sentire debole e inadeguata la figlia; tanto più che Antonia proietta su Gaia il suo desiderio di riscatto, spingendola a studiare per emergere dal pantano in cui vivono.
Gaia è perennemente in difficoltà: complessata per i capelli rossi che la madre le taglia maldestramente a domicilio (non possono permettersi neanche un salto dalla parrucchiera), penalizzata da una vita precaria, fatta di avanzi e cose riciclate, scartate da altri e rimesse un po’ a posto dalla madre (abiti, zaino del fratello maggiore, biciletta dismessa dal vicino, scarpe risuolate ad infinitum).

Bullizzata fin da piccola, derisa dai compagni di scuola senza pietà alcuna, fatica a fare amicizia e diventa aggressiva e rabbiosa con gli altri, nel tentativo di stare a galla sviluppa odio e violenza. E questa non è una storia di riscatto.

 

Pierre Martin “Madame le Commissaire e l’inglese scomparso” -Superbeat- Euro 18,00

Questo è un piacevolissimo romanzo poliziesco vecchio stampo ed è il primo capitolo di una serie di 6 gialli ambientati nell’entroterra della Costa Azzurra, tra distese di lavanda e ritmi di vita tranquilli. E’ scritto da un autore tedesco che pubblica sotto pseudonimo di Pierre Martin, ed ha due protagonisti, il commissario Isabelle Bonnet e il suo assistente Jacobert Apollinaire Eustache.

Isabelle ex capo della squadra antiterrorismo di Parigi, porta i segni sia fisici che emotivi di un attentato al presidente della repubblica francese che è riuscita a sventare.
Dopo il trauma si rifugia nel paesino di Fragolin, nel Var, dove aveva trascorso l’infanzia, figlia del sindaco che aveva trovato la morte insieme alla moglie in un tragico incidente d’auto; a bordo c’era anche la piccola Isabelle, unica superstite . Ed è proprio lì che torna, dolorante, alle sue radici, sperado di godersi un più che meritato riposo.

Ma che giallo sarebbe senza un morto…o meglio ancora …due.
Ed ecco che in una villa del paese viene trovato il corpo senza vita di una giovane donna, seminuda e con il volto sfigurato dalle pallottole.
La casa è di proprietà di un signore inglese, celibe e di cui non si sa molto, se non che è sparito. I primi sospetti cadono proprio su di lui con la gendarmerie che indaga e di fatto annaspa.
A occuparsi del caso finisce proprio Isabelle “madame le commissaire” coadiuvata dal suo assistente Apollinaire.