ilTorinese

Controlli anti-Covid, multata “balera” estiva

A seguito delle numerose segnalazioni pervenute da cittadini esasperati per le notti insonni a causa dei rumori provenienti dal punto di ritrovo estivo allestito in via San Paolo, gli agenti del Reparto di Polizia Commerciale della Polizia Municipale hanno avviato un’attività di monitoraggio culminata con la chiusura del locale nelle primissime ore di domenica mattina per violazione dei divieti di ballo imposti dalle normative anti covid – 19 sul contenimento della diffusione del virus.

La diffusione musicale è iniziata già nella tarda serata di sabato, ma l’afflusso di gente a l’attività di ballo hanno avuto il culmine dopo la mezzanotte e alle prime ore di domenica, dopo aver filmato dall’esterno le attività proibite in pieno svolgimento, gli agenti hanno effettuato l’accesso ispettivo, ponendo fine alla serata.

I numerosi clienti presenti in pista da ballo proprio di fronte al dj set sono stati invitati a lasciare la pista e a uscire dal locale.

Il Presidente pro tempore dell’associazione organizzatrice è stato sanzionato per mancato rispetto delle normative anti covid-19, nello specifico per violazione del divieto di ballo ivi contenuto, mentre per il locale, gli agenti hanno disposto la chiusura per 5 giorni.

“Noi siamo con il popolo afghano e col senso autentico della libertà”

Il precipitare della situazione in Afghanistan, in tempi più celeri di qualsiasi immaginazione, ci induce a essere più che mai a fianco del popolo afghano – un popolo che da più di quarant’anni è dentro al tunnel della guerra; e a rivolgere un triplice appello.  

Il primo è al governo italiano e alle istituzioni internazionali. Affinché nessuno sforzo sia risparmiato per tutelare chi ha ragione di temere in quel che accade: sia esigendo un’attenzione straordinaria e costante delle Nazioni Unite e del Consiglio di Sicurezza a salvaguardia dei diritti umani, sia predisponendo corridoi umanitari e tutto ciò che può condurre in salvo chi è in pericolo.

Il secondo appello è ai talebani, che governeranno l’Afghanistan in virtù di una vittoria ottenuta con le armi e non con il libero consenso. Si sentano comunque responsabili dell’incolumità e della dignità delle donne e degli uomini dell’Afghanistan, ovvero appunto del rispetto dei diritti umani. Sappiano mantenere la promessa che hanno fatto, che non ci saranno cioè vendette; e un comportamento più mite di quanto non sia nelle aspettative possa contribuire a una loro diversa immagine presso l’opinione pubblica mondiale.

Il terzo appello è alla coscienza degli uomini e delle donne dell’Occidente. Affinché questo momento così avvilente siafecondo di insegnamenti. In primo luogo è indubitabilmente chiaro che la democrazia non può e non deve essere esportata, e che una libertà imposta, non rispettosa dei percorsi di ciascuno,non è vera libertà. In secondo luogo è devastante, per quanto di continuo ricorrente nella storia, che nobili ideali siano usati per nascondere interessi ben precisi o la consueta politica di potenza; e quel che inesorabilmente ne deriva è il loro discredito. Bisogna allora veramente chiedersi se quegli ideali sono innanzitutto vivi qui da noi, nell’ambito della civiltà che ne è all’origine, al punto da poter dare la vita ed essere di esempio ad altri. Le ideologie totalitarie, religiose o laiche, hanno saputo smuovere i popoli, chiamandoli a grandi sacrifici; ne è in grado l’idea della libertà? Nella democrazia, al di là degli equilibri tra interessi e sistemi di potere, si può trovare un contenuto spirituale che la sorregga? Solo se la risposta sarà autenticamente affermativa, essa avrà un futuro.

Giampiero Leo, Claudio Torrero

a nome del“Coordinamento Interconfessionale del Piemonte 

Paolo Candelari

A.G.iTE contro le armi atomiche, tutte le guerre e i terrorismi  Noi siamo con voi”

La profezia di Oriana Fallaci si avvera

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Solo chi è sprovveduto o è in malafede può disconoscere che il ritiro degli USA e della NATO dall’ Afghanistan non abbia un contraccolpo immediato e drammatico sulla ripresa del terrorismo islamico, in questo caso non islamista, secondo un linguaggio vellutato e falso, usato in Europa quando gli attentati erano all’ordine del giorno e si voleva disperatamente separare l’ Isis da un Islam moderato che è sempre più difficile individuare. La vittoria talebana a Kabul darà una spinta a tutto l’ Islam nel suo complesso e renderà vane certe distinzioni. Viene fuori in maniera lampante il fallimento della politica estera americana espressa da quattro presidenti che, alla luce di questi fatti, rivelano tutta la loro mediocrità . Balza in tutta evidenza l’impossibilità di esportare la democrazia ,ma anche l’inconciliabilità tra Islam e Occidente ,come aveva sostenuto Oriana Fallaci. Sulla lunga distanza appaiono velleitari i tentativi di portare alla normalità un paese contro il quale dovettero desistere a combattere anche i sovietici, i cui eredi putiniani gioiscono di fronte al fallimento degli Americani che stanno vivendo un nuovo Viet – Nam, camuffato dai goffi tentativi di Biden a cui spero nessuno vorrà conferire il Premio Nobel Biden si rivela un omino inadeguato e attempato che è stato votato solo per eliminare Trump, una mina vagante in primis per il futuro degli Americani  Davvero l’Afghanistan è  invincibile come i Parti o i Germani di fronte a cui l’invitta potenza romana dovette fermarsi? Un esercito afghano addestrato e ben equipaggiato si è sciolto come neve al sole, il presidente afghano è scappato con la scusa di non provocare altre morti,  un ritornello che piace molto ai pavidi ed opportunisti fuggiaschi che si succedono nella storia. La NATO, già minata dalla folle politica di Trump, non c’è più. Un elemento che avrà conseguenze storiche imprevedibili. Che dei guerriglieri dalle idee medievali e dai modi selvaggi obblighino l’Occidente a far fagotto in fretta e furia è un segno grave dei tempi che forse neppure Maurizio Molinari nei suoi lucidi libri aveva previsto. Che differenza tra il direttore de “ La Stampa “ che fa sue le analisi di Gino Strada erette a testamento e il predecessore Molinari che viveva scortato perché aveva denunciato la situazione esplosiva della Jjadd con coraggio e limpida freddezza. C’è stato un periodo in cui io stesso, amico di Oriana Fallaci negli anni dopo l’11 settembre, avevo considerato le sue denunce da archiviare perché legate ad un tempo andato. Sbagliavo clamorosamente. Non so chi vincerà o chi soccomberà, non so quale sarà la direzione che prenderà la storia dell’ umanità, ma occorre riprendere i libri della Fallaci che costituiscono l’ultima trincea ideale in cui combattere per la civiltà occidentale minacciata oggi come non mai. Una civiltà laica e cristiana, anche se c’è chi tace per opportunismo, in difesa della quale bisogna resistere ad ogni costo. Oggi occorrerebbe un Churchill e uno Stalin per fronteggiare il nuovo mostro, il nuovo nazismo islamico. Gli statisti in campo sono pallide comparse del tutto incapaci di reagire. Eppure Carlo Magno riuscì a ricacciarli indietro, come fece il Principe Eugenio alle porte di Vienna ,ma erano altri tempi e soprattutto altri uomini. Il nostro destino forse sarà quello di affidarci ai Cinesi. Un’ipotesi terrorizzante che ci impedisce di prendere sonno, in attesa di una nuova TeleKabul anche in Italia che ci dia le direttive da seguire. Le premesse ci sono già tutte oggi.

Andrea Liberatori, il giornalista gentiluomo

E’ morto a Champoluc, dove si trovava in vacanza con la moglie Anna Maria,  Andrea Liberatori. Aveva 97 anni e fu a lungo il caporedattore dell’edizione piemontese de L’Unità.  

Giornalista preparato e appassionato, colto e raffinato,  lo ricordiamo in tanti come un gentiluomo dai modi fermi e garbati che ha insegnato il mestiere a generazioni di cronisti. Studente di ingegneria al Politecnico entrò nella redazione torinese de L’Unità” nel 1948 e per quarant’anni lavorò al giornale fondato da Antonio Gramsci, prima a Torino, poi a Milano e nuovamente a Torino. Una vita intensa da segretario di redazione, cronista, inviato, capo redattore per l’edizione torinese. Per dodici anni fece parte del consiglio dell’Ordine dei giornalisti del Piemonte. Nel periodo milanese, tra il  1957 e il 1962 lavorò con Aldo Tortorella direttore e Aniello Coppola capo redattore. Sempre a Milano, con Giulio Trevisani e Arturo Lazzari, partecipò attivamente alla creazione dell’Enciclopedia nuovissima che uscì a dispense con il Calendario del popolo. Chi ha avuto l’opportunità – e l’onore – di lavorare per quel giornale ( com’è capitato per diversi anni a chi scrive) e di conoscerlo lo ricorda come un maestro.

L’etimologia stessa di questa parola si addice alla sua figura: il conoscitore profondo di una disciplina che egli possiede integralmente e che può insegnare agli altri nella maniera più proficua. E così è stato. Con garbo, competenza, pazienza. Per chi quel giornale l’ha confezionato, diffuso, letto, commentato, persino ostentato come un simbolo, una bandiera, è rimasto nella testa e nel cuore  qualcosa di più importante e prezioso di un ricordo. Non è stato “solo” un giornale: è stata L’Unità. E Andrea Liberatori, che sostituì Diego Novelli alla guida della redazione che allora si trovava nel palazzone di via Chiesa della Salute, era anch’egli un simbolo grazie alle sue qualità di intellettuale e giornalista che aveva scelto di mettere la sua elegante scrittura ( come ha ricordato benissimo Battista Gardoncini) “al servizio di quella che allora si chiamava – ed era – lotta di classe”.

Andrea Liberatori condivise quell’impegno con tanti giornalisti, con uomini come Italo Calvino, Paolo Spriano e molti altri. Un tempo lunghissimo, vissuto raccontando Torino, il Piemonte, l’Italia dal dopoguerra agli anni ’80. Continuando poi a scrivere, a esprimere opinioni, a dare consigli importanti. Quel mondo che incontrai la prima volta a vent’anni nella redazione torinese di via Chiesa della Salute, ai tempi di Andrea Liberatori come capo redattore e Antonio Monticelli capo cronista, non c’è più. E amaramente dubito che oggi vi siano eredi alla loro altezza. Rimane però un patrimonio di storie e vicende umane che sarebbe un eresia disperdere. La storia di un giornale – di ogni giornale – è come una tessera del mosaico nella storia di un Paese. E la storia di giornalisti come Liberatori, tra gli ultimi a intervistare Primo Levi, ne rappresenta una parte importante.

Marco Travaglini

Toro in affanno Juve già in forma

A meno di una settimana dall’inizio del campionato,Toro e Juve vivono un diverso stato di forma.

I granata si sono qualificati al 16esimi di finale di Coppa Italia battendo la Cremonese,in 10,ai rigori ma quanta fatica!Il Toro non è in forma,a tratti gioca secondo i dettami di Juric ma troppi sono i problemi che avvolgono la volenterosa squadra granata.Manca la qualità a centrocampo,il mercato dovrà portare 2 giocatori coi piedi buoni,poi un difensore centrale.Vendere chi non fa più parte del progetto:Verdi,Lyanco, Rincon,Baselli,bocciati dal tecnico granata senza attenuanti.Dar via i 7 giovani del vivaio tornati dai prestiti ed altri promossi dalla primavera in prima squadra,non giudicati ancora pronti.Solo dopo aver risolto queste situazioni e con i nuovi arrivi il Toro potrà lottare per l’8/10 posto.Diversamente l’unico obiettivo sarà salvarsi,come nelle 2 ultime stagioni,alla penultima giornata di campionato.
Diversa atmosfera si respira in casa Juve.I bianconeri tornano favoriti per lo scudetto alla pari dei campioni d’Italia dell’Inter.Voci dalla Spagna certificano che Ronaldo andrà al Paris Saint Germain al posto di M’Bappè promesso sposo del Real Madrid.
Ma tutto questo non spaventa la società bianconera e mister Allegri perché là davanti,anche senza il fuoriclasse portoghese,ci sono Chiesa,Morata, Bernardeschi, Kulusevsky, Dybala.
Intanto oggi ci sono stati contatti continui col Sassuolo per Locatelli e l’accordo economico è stato trovato a 35 milioni di euro bonus, C’è solo un problema:la formula,con i neroverdi che continuano a volere l’obbligo di riscatto incondizionato, mentre i bianconeri vorrebbero mettere il diritto che poi si trasformerebbe in obbligo a determinate condizioni.A breve l’annuncio dell’avvenuto acquisto del campione d’Europa Locatelli alla Juve.

Vincenzo Grassano

L’Arma dei Carabinieri in sorvolo sui siti UNESCO del Piemonte

I militari del Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Torino, in
collaborazione con il 1° Elinucleo Carabinieri di Volpiano, si sono alzati in volo per
verificare l’integrità di alcuni siti UNESCO del Piemonte, in particolare il sito
palafitticolo del Lago di Viverone, il Sacro Monte di Varallo e il Santuario di Oropa.

Inserito tra i 111 siti archeologici palafitticoli seriali dell’Arco Alpino, il sito di Viverone
(Emissario I) – dichiarato sito UNESCO nel 2011 – è di straordinaria importanza storicoscientifica. La presenza di oltre 5000 pali nel terreno sotto il livello dell’acqua testimonia
l’insediamento di un antico e vasto villaggio palafitticolo risalente all’età del bronzo.
Tra i Sacri Monti di Piemonte e Lombardia, il Sacro Monte di Varallo – dichiarato sito
UNESCO nel 2003 – rappresenta l’esempio più antico e di maggior interesse artistico e
culturale. Edificato a partire dal XV secolo, posizionato su una parete rocciosa, il
complesso è stato concepito con l’idea di riprodurre il percorso che i pellegrini seguivano
per raggiungere la Terra Santa e per questo è definito “Nuova Gerusalemme”. Il luogo
sacro è costituito da una cinquantina di edifici, che, attraverso 43 cappelle e 400 gruppi di
statue in terracotta, narrano gli episodi della vita di Gesù e di Maria Vergine. Di
particolare pregio è il complesso di affreschi, con circa 4000 figure, alcuni dei quali
realizzati dall’artista Gaudenzio Ferrari.

Il Santuario di Oropa – dichiarato sito UNESCO nel 2003 – è un santuario mariano che si
estende a 1200 metri di altitudine all’interno della Riserva Speciale del Sacro Monte di
Oropa, occupando una superficie di 1500 ettari. Edificato a partire dal IV secolo, vanta il
contributo dei prestigiosi architetti Filippo Juvarra e Guarino Guarini.
In Piemonte e in Valle d’Aosta si trova un ricchissimo patrimonio culturale caratterizzato
dalla presenza di 8 siti UNESCO, oltre 90 aree archeologiche e più di 70 aree
paesaggistiche riconosciute e vincolate. Il controllo aereo, effettuato in stretta
collaborazione tra i reparti dell’Arma, costituisce un efficace strumento di controllo e di
monitoraggio per tutelare il patrimonio culturale diversificato presente nelle varie aree
territoriali.

L’Accademia Albertina e le tragiche vicende afghane

Caro direttore, l’Accademia Albertina segue con trepidazione le tragiche vicende afghane

Riteniamo che, quale sarà l’evolversi della situazione, vada garantita ai giovani, donne e uomini, la possibilità di proseguire gli studi e di costruirsi un futuro.

In sintonia  con la Conferenza dei Direttori e dei Presidenti delle Accademie italiane e dell’intero comparto AFAM, in attesa di decisioni dal Ministero dell’Università e della Ricerca, nella scia di quanto avviato dall’ Accademia di Roma, e della grande e pluriennale apertura dell’Accademia Albertina agli scambi ed alle collaborazioni con l’estero, intendiamo reperire fondi per istituire borse di studio per le studentesse e gli studenti afghani, ed eventuali posizioni di “Visiting Professor”.

Per raggiungere questi obiettivi ci avvarremo anche della rete di relazioni che intratteniamo con le organizzazioni umanitarie impegnate nella tutela dei diritti dei profughi.

Il Presidente  Paola Gribaudo –  il Direttore Edoardo Di Mauro

Dopo la spaccata, la discussione

I fatti accaduti la scorsa settimana

Sono le 4 del mattino quando due soggetti tentano di sollevare le saracinesche di alcuni esercizi commerciali in corso Palermo. Dopo vari tentativi, uno dei due, cittadino marocchino di 33 anni, infrange la vetrina di un bar utilizzando una mazza da baseball mentre il secondo uomo, un quarantatreenne italiano, controlla il passaggio di eventuali persone ed autovetture. Aperto un varco tra i frammenti della vetrata, iniziano a discutere su chi per primo avrebbe dovuto fare accesso nel locale. L’alterco dura una manciata di minuti, i due arrivano perfino a spintonarsi. Il trambusto creato attira l’attenzione di un cittadino che, resosi conto di quanto stesse accadendo, avverte il proprietario del locale. Questi, a sua volta, allarma il 112 NUE. Nel frattempo i due, risolto il loro conflitto, si introducono all’interno dell’attività facendo razzia di alcune bottiglie di liquore ed oggetti di vario tipo. Portata a compimento l’attività delittuosa, i due scappano. Gli agenti delle Volanti, grazie alle descrizioni fornite, rintracciano i rei seduti in un’auto parcheggiata ad un centinaio di metri dal locale, visibilmente affannati e sudati, segno della corsa appena conclusa. Durante la perquisizione vengono rinvenute la mazza da baseball precedentemente utilizzata ed un cacciavite mentre una borsa contenente un paio di tenaglie era stata abbandonata all’interno del bar.

Entrambi, con numerosi precedenti di Polizia, sono stati arrestati per furto aggravato. Inoltre, il quarantatreenne è stato denunciato per una rapina commessa nei primi giorni di agosto in un supermercato in zona Barriera Milano.

Colle di Nava, rimosso l’ultimo cantiere Anas

La scorsa settimana Anas ha rimosso l’ultimo dei tre sensi unici alternati in vigore lungo la statale 28 “del Colle di Nava” per consentire i lavori di ricostruzione e consolidamento della sede stradale e delle scogliere sul fiume Tanaro danneggiate dal grave evento alluvionale di ottobre 2020.

I cantieri, ad oggi tutti e tre dismessi, erano stati attivati al km 67,800 della statale, nel comune di Bagnasco, e ai km 86,450 e 93,300, entrambi nel comune di Ormea, in provincia di Cuneo.

Il provvedimento di ripristino della viabilità senza limitazioni lungo l’intero asse della statale è stato preso al fine di fluidificare la circolazione in concomitanza con i grandi spostamenti estivi e ha richiesto la riorganizzazione delle aree di cantiere oltre alla rapida esecuzione di alcune lavorazioni in vista, in particolare, del Ferragosto. Le ultime finiture e le lavorazioni localmente residue, tra cui il rifacimento della pavimentazione lungo il tratto e la posa delle barriere laterali, saranno programmate al termine del picco di traffico d’esodo.

Nel corso delle scorse settimane sono stati inoltre completati i lavori di adeguamento delle barriere laterali con rifacimento del cordolo e locale consolidamento della piattaforma stradale a Bagnasco, per un tratto all’altezza del km 67,200 e a San Michele Mondovì, al km 40. In questo caso gli interventi sono stati programmati al fine di elevare il livello di esercizio dell’infrastruttura.

L’assenza di limitazioni consente di agevolare gli spostamenti lungo la strada statale dove, già da maggio, nel fine settimana la regolazione del traffico in corrispondenza dei cantieri era gestita dai movieri per favorire, in particolare, il deflusso di rientro proveniente dalla Liguria la domenica pomeriggio.

Anas, società del Gruppo FS Italiane, ricorda che quando guidi, Guida e Basta! No distrazioni, no alcol, no droga per la tua sicurezza e quella degli altri (guidaebasta.it). Per una mobilità informata l’evoluzione della situazione del traffico in tempo reale è consultabile anche su tutti gli smartphone e i tablet, grazie all’applicazione “VAI” di Anas, disponibile gratuitamente in “App store” e in “Play store”. Il servizio clienti “Pronto Anas” è raggiungibile chiamando il numero verde gratuito 800.841.148.

Incendi, on. Napoli: “Introdurre reato di terrorismo ambientale”

Il 29 maggio 2015 il Codice penale ha recepito le modifiche introdotte con la legge 68 dello stesso anno e previsto, fra le altre fattispecie, quella di “disastro ambientale” codificata nell’art. 452-quater. La pena prevede, per gli autori del reato, una detenzione minima di 5 anni e una massima di 15 anni.

     La vastità degli incendi di queste settimane e la certezza acquisita dagli investigatori sulla loro natura dolosa dovrebbero indurre il Parlamento a riformulare in modo più incisivo il concetto stesso di disastro per classificarlo, a mio giudizio in modo più aderente alla realtà, in “terrorismo ambientale”.

La gravità delle distruzioni provocate dagli incendi, e soprattutto la morte di alcune persone a causa di essi, devono spingere il legislatore a considerare gli autori alla stregua di terroristi. Per via dei danni irreversibili provocati all’ambiente, ma anche per la morte di persone innocenti. L’inasprimento delle pene dovrebbe essere la conseguenza naturale della riclassificazione del reato.

on. Osvaldo Napoli, deputato di Coraggio Italia