ilTorinese

Lo sciatore Franzoso è morto dopo una caduta in Cile

Durante un allenamento sulle Ande cilene, il 25enne sciatore azzurro Matteo Franzoso è rimasto vittima di una grave caduta: dopo un salto ha perso il controllo, scivolando sotto una rete di protezione e andando a sbattere violentemente contro una barriera frangivento.

Il velocista, tesserato con le Fiamme Gialle, ha riportato un serio trauma cranico ed è stato trasportato in elicottero a Santiago, dove e’ deceduto dopo un ricovero in terapia intensiva in coma farmacologico. I genitori lo hanno raggiunto in ospedale.

Franzoso, nato a Genova il 16 settembre 1999 e cresciuto sciisticamente a Sestriere, ha debuttato in Coppa del Mondo nel superG della Val Gardena il 17 dicembre 2021. Vanta 17 presenze nel circuito maggiore, una vittoria in Coppa Europa (superG a Zinal nel 2021) e un recente successo nel superG Fis di Orcieres Merlette, lo scorso febbraio.

Cani e gatti non sono pacchi di contrabbando

FRECCIATE

Si dice “il cane è il miglior amico dell’uomo”. Già. Ma troppo spesso l’uomo si conferma il peggior nemico del cane. La cronaca ci racconta dei cuccioli di labrador venduti in provincia di Torino come merce da contrabbando: senza pedigree, senza microchip, senza garanzie sanitarie. In pratica: pacchi da sballare, non esseri viventi.

Ora, la questione non è soltanto legale, ma culturale. Finché gli animali saranno trattati come oggetti da esibire, status symbol da pagare a peso d’oro, ci sarà sempre chi se ne approfitterà, lucrando sulla pelle – è il caso di dirlo – di creature indifese. La verità è che chi vuole davvero un cane o un gatto non ha bisogno di mercati grigi e allevatori improvvisati: basta varcare la soglia di un canile o di un gattile. Lì, dietro le sbarre, decine di occhi aspettano da anni qualcuno da amare, senza chiedere pedigree o certificazioni.

C’è chi obietta che un quattrzampe preso in adozione “non è di razza”, come se l’amore avesse etichette. È un’illusione borghese che fa più male agli animali che bene all’uomo.

Ecco allora l’importanza di leggi come quella voluta da Michela Vittoria Brambilla, che finalmente riconoscono gli animali come esseri senzienti e non come beni di consumo. Pene più severe per chi maltratta, traffica o abbandona non sono vendetta: sono giustizia minima, è la società che si ricorda di avere una coscienza.

Perché se non siamo capaci di rispettare chi non ha voce, difficilmente riusciremo a rispettare anche noi stessi.

Iago Antonelli

Investire nei crediti deteriorati: il ponte tra finanza e immobiliare

di Massimiliano Valdini

Negli ultimi anni il tema dei crediti deteriorati, i cosiddetti NPL e UTP, è diventato centrale non solo per gli operatori finanziari, ma anche per chi si occupa di immobiliare.

 

Si tratta di un mondo che all’apparenza sembra lontano dal mattone, ma che in realtà ne è intimamente connesso. Dietro un credito problematico, infatti, vi è quasi sempre un immobile che funge da garanzia: conoscere e saper valorizzare questo asset diventa la chiave per trasformare un problema bancario in un’opportunità di investimento redditizia.
Gli NPL, Non Performing Loans, sono crediti in sofferenza, cioè prestiti che il debitore non riesce più a rimborsare. Gli UTP, Unlikely to Pay, sono invece posizioni per le quali la banca valuta improbabile un rimborso regolare, ma che non sono ancora giunte al default totale. Accanto a queste situazioni troviamo i cosiddetti Past Due, crediti scaduti da oltre 90 giorni. Negli ultimi anni, sotto la spinta della BCE, le banche italiane hanno ceduto enormi portafogli di crediti deteriorati, generando un mercato secondario che offre occasioni straordinarie a chi sa leggere dietro i numeri e riconoscere il potenziale immobiliare che vi è nascosto.

Il legame tra credito deteriorato e mattone è strettissimo: mutui ipotecari non rimborsati, finanziamenti garantiti da immobili, aziende con patrimoni edilizi che finiscono in difficoltà. Ogni volta che un credito di questo tipo viene ceduto, dietro di esso si cela un bene reale da analizzare, stimare e, quando possibile, riportare sul mercato. Qui l’esperienza immobiliare fa la differenza: saper valutare uno stabile, comprenderne le criticità urbanistiche, prevederne le potenzialità di rivendita o locazione significa distinguere tra un affare e un insuccesso.
Il mio percorso personale nasce oltre vent’anni fa nel mondo dell’intermediazione immobiliare. Partito come agente, ho imparato a conoscere ogni sfaccettatura del mercato torinese, sviluppando la capacità di ascoltare i bisogni dei clienti e tradurli in soluzioni concrete. Con il tempo ho assunto incarichi di responsabilità come CTU del Tribunale di Torino e Perito della Camera di Commercio, attività che mi hanno portato a confrontarmi con situazioni complesse: perizie su immobili pignorati, valutazioni per esecuzioni giudiziarie, stime tecniche fondamentali per le aste. Da lì la transizione è stata naturale: non limitarmi più ad osservare e descrivere, ma entrare in prima persona nelle operazioni di investimento immobiliare e di gestione di crediti deteriorati.
Una tipica operazione inizia dall’identificazione del credito giusto: non ogni posizione è interessante, bisogna selezionare quelle legate a immobili situati in aree conosciute e dinamiche. Poi arriva l’analisi tecnica e legale, che consente di capire il reale valore di ciò che si ha di fronte. L’acquisizione del credito avviene a prezzi fortemente ridotti rispetto al nominale. Da lì parte la gestione, che può includere aste, accordi diretti con i debitori o percorsi di ristrutturazione. Infine, l’uscita: vendita o locazione dell’immobile, oppure chiusura della posizione con un margine significativo. In media, le operazioni di trading immobiliare garantiscono un ritorno del 12–15%, mentre quelle legate ai crediti deteriorati arrivano anche al 22–24%.

Ho seguito diversi casi che testimoniano il potenziale di questo settore. Un appartamento a Torino, legato a un credito nominale di 150.000 euro, è stato acquisito per 40.000 e rivenduto dopo gestione legale e ristrutturazione per 110.000. Un capannone industriale di un’azienda UTP è stato riconvertito a magazzino logistico, con un ROI superiore al 20%.
Naturalmente esistono rischi: tempi giudiziari lunghi, costi legali imprevisti, difficoltà nel rapporto con i debitori. Ma con esperienza, metodo e una rete di professionisti — notai, avvocati, geometri — questi rischi possono essere mitigati e trasformati in opportunità. La chiave è unire la visione imprenditoriale alla competenza tecnica, perché solo così il credito deteriorato diventa un’occasione e non un peso.
L’Italia resta uno dei paesi europei con il più ampio patrimonio immobiliare e con miliardi di euro ancora bloccati nei bilanci bancari sotto forma di sofferenze. Questo mercato continuerà a offrire opportunità, soprattutto a chi saprà unire la gestione finanziaria con la valorizzazione immobiliare. In questo senso, l’investitore non diventa solo un operatore alla ricerca di profitto, ma anche un attore della riqualificazione urbana e della rinascita di immobili che altrimenti resterebbero fermi.
Investire in crediti deteriorati non significa solo generare rendimento, ma contribuire a ridare vita a patrimoni sottoutilizzati. La mia visione è quella di costruire un ponte tra finanza e immobiliare, offrendo a investitori e partner un approccio trasparente e metodico. Se desideri conoscere meglio queste opportunità, contattami direttamente: metterò a disposizione la mia esperienza e il mio network per valutare insieme progetti concreti e collaborazioni possibili.

 

Massimiliano Valdini

3482280464

valdinimassimiliano@gmail.com

www.torinocrocetta.it

Quando i “muri” tornano a rianimarsi

Sei artisti negli spazi dell’Officina ADhoc

Negli spazi dell’Officina ADhoc (via Cervino 24, sino al 14 ottobre), fondata in Barriera di Milano da Enrico Fabbri sette anni fa, luogo di lavoro e di comunicazione, studio fascinoso modernamente inteso (appunti, schizzi e fogli sparsi, tavoli che raccolgono progetti, manifesti e libri, una affettuosa e laboriosa quantità di libri sparsi, spazio per formativi scambi d’idee e riflessioni), sei artisti – sotto la guida, preziosa, di Elena Radovix – che tra fotografia, pittura, collage, incisione, installazione sovvertono e annullano la convinzione antica che i muri altro non siano che il foglio di carta bianco per perdigiorno e imbecilli. Riuniti in fantasioso quanto spericolato gruppo, sono Laura Berruto, Raffaella Brusaglino, Claudio Cravero, Bahar Heiderzade, Guido Pigni e Michele Rigoni. “Muri” è la mostra che essi compongono. Muri solidi e sostanziali, muri che sono pronti a imbrigliare ricordi, che lasciano nella memoria di ciascuno e nelle loro memorie personali una ragnatela di tracce, una ricostruzione d’identità, muri che fanno intravedere vite ed esistenze di un tempo, testimonianze di oggetti e di affetti abbandonati, oggi appannate o forse del tutto distrutte; muri che sono manifesto politico e memento bellico ma pure, con sguardo ben più ampio e quasi affannosamente legati alla parola speranza, angolo di poesia, spazi di rifugio per uomini di pace e di cultura, di nuovi amplificati ambienti, di reinvenzioni, di nuove appartenenze come di rapporti con epoche lasciate in bilico. “Ogni artista, seppur con linguaggi diversi, apre una prospettiva sul rapporto tra luoghi e persone, tra segni individuali, intimi e memorie collettive condivise”, sottolinea la curatrice. Ogni proposta, ogni intento all’insegna di quei “muri”, che umanamente, tra le grandi fragilità che tocchiamo giorno dopo giorno, tra simbologia e realismo, guardando alla realtà contemporanea, richiamano alla “chiusura e apertura, separazione e incontro, allontanamento e vicinanza”.

Tra questi “luoghi che parlano” spinge allo sguardo, in primo luogo, con prepotenza, il “Muro di Memoria” realizzato site specific per la mostra dall’artista iraniana Bahar Heidarzade, che già avevamo conosciuto e apprezzato lo scorso anno in una galleria del centro. Un’artista che ha abbandonato il proprio paese a ventisei anni, quell’Iran in cui non può esprimere la propria opinione, in cui vede cancellata ogni traccia di trucco o ogni desiderio di studiare musica, come di ballare o cantare, dove le è proibito togliere l’hijab, dove più volte è arrestata per il modo in cui lo indossa. Qui e oggi, un muro di mattoni, sul lato lungo di essi differenti scritte in lingua araba, un simbolo di collettività, tanti individui allineati, uno accanto all’altro, proprio come quei mattoni; ma pure un simbolo di separazione, il ricordo di confini invalicabili, di terre e di culture. Prevale il ricordo dell’abbandono, “questo muro è come uno scudo. Tutti i dittatori usano questo tipo di scudo per proteggersi”, ripete Bahar: e all’ombra di quel muro è ancora fisso il ricordo di quanti hanno tentato di attraversarlo.

Claudio Cravero, le radici nella grafica pubblicitaria e da sempre appassionato di fotografia, instancabile viaggiatore, presenta un gruppo di immagini che appartengono alla serie “Fantasmi”, nata nel 1996 e che ancora oggi viaggia in progress, la volontà affettuosa di “documentare i luoghi svuotati dalla presenza umana ma ancora intrisi di memoria.” L’autore va alla ricerca di tracce, del tempo perduto, forse anche lui del profumo delle mdeleines, attraverso la sospensione della luce naturale (e con quella rimanda chi guarda a certi nomi della pittura antica) grazie alla quale sembra voler esplorare, più da vicino, le crepe allineate sui muri, l’ombra di un quadro che lì è stato tante volte guardato, piccoli oggetti dimenticati e testimonianze suggerite, “archivi di vite”, muri che non sono barriere ma presenze che hanno raccolto e protetto innumerevoli vite umane. Guido Pigni “è da sempre attratto dai luoghi dismessi, di cui rimangono solo tracce.” Ancora spazi che avvolgono conflitti e memorie, simbologie, squarci urbani, giocati nelle incisioni e nelle acquetinte che diventano palcoscenici per una vita quotidiana. “È per me una metafora del deterioramento sociale di questi anni, della precarietà costante che ha sostituito le certezze e le sicurezze cui eravamo abituati, del senso di comunità che è venuto a mancare”, spiega l’artista. Un lavoro che vede inizialmente l’uso di lastre di ferro dismesse, scarti di lavorazione industriale che già abbiano in sé segni rugginosi: ma è la creazione di altre vite, ancora tracce di memoria e memorie urbane, con la nascita di esempi di devozione popolare, tra una Vergine accogliente e crocefissi e quadretti con il Cristo che stanno nella cucina di casa, oppure un solitario crocevia di un paese straniero: il diritto a preservare, “prima che il tempo o le trasformazioni della città li cancellino o li sovrascrivano.”

Uno sfondo e un primo piano sono il focus delle opere di Michele Rigoni. Dapprima, un ventaglio amplissimo di cartoline, bianconero o seppia, cartoline antiche “che hanno viaggiato”, ricevute o rintracciate qua e là, nei mercatini o in qualche cassetto, cartoline che hanno raccolto sentimenti e saluti e impressioni di viaggio; poi immagini di famiglia, chiuse negli album e riportate alla luce e indietro dal tempo. L’autore accomuna entrambe, le sovrappone, le intercala, le ricama con interventi tutti personali, stralci di memorie inserite elegantemente in strutture e in panorami dove la vita trascorsa mai aveva avuto accesso. Nuove composizioni, inserimenti che non ti aspetti: “Per me il muro è una soglia: un confine tra ciò che può svanire e ciò che potrebbe diventare.”

Da sempre chi scrive ama la pittura antica di Raffaella Brusaglino, quella di personaggi rinascimentali riportati davanti a noi, i visi e le posture di Piero che si fanno nuovi affreschi. Ama anche le opere della serie “Mappa Mundi”, ancora l’immissione delle rilucenti parti dorate e dei vari strati di pittura che nella mostra vedono gli inserimenti di memorie familiari. Gesso, sabbia, ossidazioni, pigmenti a costruire stratificazioni, la foglia oro e argento che ci ridona tutta l’antichità sino alla tradizione bizantina: stratificazione e luce che abbracciano nell’occasione frammenti dei progetti tecnici realizzati dal padre, ingegnere aeronautico. Piccoli precisi tratti, sezioni e raggiere che paiono quasi antichi fossili, macchie azzurroverdi, studi di un tempo e vitalismo di oggi, arte e tecnica preziosa in un dialogo che non è più soltanto il depositarsi sulla tela ma appropriarsi di un rapporto tra figlia e padre. Appropriata anche l’installazione “Pioniera”, scultura in alluminio con inserti di piccole piante, una figura femminile intenta a osservare, credo, quanto sia potuto nascere dopo la sparizione di un muro preesistente.

Per le fotografie di Laura Berruto, la curatrice parla di “un pellegrinaggio silenzioso tra le vie urbane” alla scoperta di immagini che vanno scomparendo, che hanno raccontato vite, hanno raccolto pensieri e impressioni, inviti all’acquisto, reclamizzazione di prodotti, i più svariati. Manifesti strappati, che secondo la lezione di Mimmo Rotella assumono un futuro e se lo rivestono, in piena autonomia: una fotografia potrà suggerire una fenditura del muro pronta a evocare la forma di un busto classico, un albero ben ramificato potrà mescolarsi alle maiuscole di una pubblicità o a quelle colorate che qualcuno ha disegnato; scritte con date e orari di qualche manifestazione ridaranno nuova vita al muso di una leonessa che ha probabilmente suggerito al pubblico una visita al vecchio circo che qualche mese fa metteva le tende nel quartiere. E il muro torna a rianimarsi.

Elio Rabbione

Nelle immagini, nell’ordine, un’opera di Claudio Cravero, la stratificazione “pubblicitaria” di Laura Berruto, “Mappa Mundi” e “Pioniera” di Raffaella Brusaglino.

“Sogno, realtà, stupore”: la stagione del teatro Corcordia di Venaria

Tra commedie , spettacoli impegnati, classici, concerti e balletti

Si intitola “Sogno, realtà, stupore” la nuova stagione 2025-2026 del teatro Concordia di Venaria, che offrirà agli spettatori, dal 21 settembre prossimo fino al 10 maggio 2026, oltre sessanta tra spettacoli e concerti. Reduce dal successo della scorsa stagione, in cui si è  parlato di ben 80 mila biglietti staccati, il teatro Concordia punta sulla muldisciplinarietà, dando vita ad un cartellone capace di emozionare, far riflettere, intrecciare  nomi di rilievo e linguaggi diversi, proponendo storie al femminile, storie letterarie, teatro civile.

Il 25 ottobre salirà sul palco Alessandro Bergonzoni con la pièce” Arrivano i Dunque” ( “Avannotti, sole blu, e la storia della giovane Saracinesca”), su testo dello stesso Bergonzoni , iĺ 21 novembre andrà in scena “Storia di un cinghiale. Qualcosa su Riccardo III”, scritto e diretto da Gabriele Calderón con Francesco Montanari, il 28 novembre “ Una stanza tutta per noi” di e con Carlotta Vagnoli. Diverse saranno le protagoniste, infatti,  di storie al femminile, tra  cui Cristiana Capotondi, che affronterà il bombardamento di Firenze del ’43, Amanda Sandrelli nel ruolo di Caterina ne “La bisbetica domata” di William Shakespeare, Maria Grazia Cucinotta sarà  “ La moglie fantasma”, mentre Annagaia Marchiaro interpreterà il ruolo di ‘Fulminata’ nel monologo scritto con Teresa Mannino.

Dopo due classici della letteratura, Amleto di Filippo Timi, e lo spettacolo liberamente ispirato alla Storia di Elsa Morante, il registro diventa più  leggero con l’esecuzione della commedia “Rumori fuori scena” di Micheal Frayn  e “ Un ponte per due” di e con Antonello Costa.
La satira e la comicità saranno affidati a Enzo Iacchetti, Federico Bassi e Giueppe Giacobazzi. Il Gran Galà di Capodanno vedrà  la partecipazione dei Lucchettino.
Non mancheranno i classici appuntamenti con la danza,  “Lo Schiaccianoci “ della International Classical Ballet of Ukraine e “Il lago dei cigni” con i danzatori del Balletto dell’Opera Nazionale di Stato rumena. Il 18 gennaio l’atteso appuntamento con la pièce “Il mare nel cassetto – la via di Franco Battiato” raccontato dalla brava giornalista di RAI Radio 2 Silvia Boschero con l’accompagnamento sonoro di Giua e Anaïs Drago. Il 6 marzo 2026 reciterà Alessio Boni in ‘Uomini si diventa. Nella mente del femminicida’.
Il programma è realizzato in collaborazione con Piemonte dal Vivo.

Mara Martellotta

Sul palco dell’entroterra Concordia salirà anche il Sunshine Gospel Choir. Vi saranno anche spettacoli rivolti alle famiglie e esempi di teatro civile come la pièce intitolata “Viaggio adAuschwitz”.

Una petizione per ripulire Torino dai graffiti

Caro direttore,

Torino è una città dal patrimonio storico, artistico e culturale unico.
Le sue strade, i palazzi, le piazze e i portici raccontano secoli di storia e di bellezza.
Oggi, però, questa bellezza è sempre più minacciata da graffiti e scritte vandaliche che, partendo dalle vie del centro, si estendono in quasi tutti i quartieri.

Questi interventi non autorizzati non sono “arte di strada” ma atti di vandalismo che rovinano il decoro urbano, svalutano gli edifici, trasmettono un senso di degrado sociale e incidono negativamente sul benessere dei cittadini e sull’immagine turistica della città.
Chi visita Torino – ma anche chi la vive ogni giorno – trova muri sporchi, serrande imbrattate e monumenti sfregiati, segno di una città che appare trascurata.

Più graffiti illegali rimangono in giro, più i vandali si sentono autorizzati a vandalizzare ulteriormente: è l’“effetto contagio” del degrado.
Invertire questa tendenza è possibile e necessario, per ridare a Torino l’antico prestigio e il rispetto che merita.

Con questa petizione https://chng.it/9KH5JxxrLK chiediamo formalmente al Comune di Torino di:

  • Avviare un piano straordinario di pulizia e rimozione dei graffiti vandalici da edifici pubblici e privati (con eventuali incentivi o contributi ai proprietari).
  • Rafforzare il controllo e la prevenzione contro i nuovi atti vandalici (sorveglianza, sanzioni, campagne educative).
  • Promuovere, parallelamente, spazi autorizzati e regolamentati per l’espressione artistica dei writers, distinguendo l’arte dalla vandalizzazione.

Ridare decoro significa migliorare la qualità della vita, attrarre turismo e investimenti, e restituire ai torinesi l’orgoglio della propria città.

Firma anche tu questa petizione per chiedere al Comune di Torino di agire subito: insieme possiamo riportare Torino alla sua bellezza originaria.

Paolo Succo 

Promotore

La polizia sventa truffa del bonifico

Un professionista di mezza età si era presentato a uno sportello bancario di Cuneo chiedendo in modo concitato di fare un bonifico da 14mila euro. Il funzionario, insospettito, ha informato la polizia. Giunti gli agenti l’uomo ha spiegato di aver ricevuto un sms che annunciava che il suo conto sarebbe stato sequestrato e per evitarlo doveva accedere a un link riportato nel messaggio. Era un raggiro, e la vittima presa dal panico, aveva seguito la procedura indicata venendo poi contattata da un numero di telefono fisso, con l’intestazione del comando dei carabinieri di Cuneo. Al telefono un uomo si era identificato come comandante   e lo aveva rassicurato: il conto sarebbe rimasto operativo non appena avesse fatto un bonifico istantaneo di 14 mila euro, su un conto da lui indicato.  Si è trattato di tentativo di truffa con  la tecnica dello spoofing telefonico, quando qualcuno falsifica la propria identità fingendo di essere un ente legittimo.

Raccolta delle mele, controlli dei carabinieri

Nella prima decade di settembre i militari del Comando Compagnia di Pinerolo, unitamente al personale del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Torino e a personale tecnico dell’Ispettorato d’Area Metropolitana, hanno portato avanti un’attività di controllo nel comparto agricolo, settore da sempre esposto al rischio di sfruttamento e lavoro irregolare.
Le ispezioni hanno interessato due aziende di coltivazione frutta con il personale intento nella raccolta delle mele e delle pere.
Nella prima azienda corrente in Bibiana (TO) è stato riscontrato l’impiego di un lavoratore in nero, ovvero in assenza di comunicazione obbligatoria al centro per l’impiego, oltre alla mancanza della visita medica prevista per il lavoratore con la mancata formazione dello stesso.
Nella seconda azienda corrente in Cavour (TO) è stata riscontrata la mancata formazione ed informazione di cinque lavoratori; nel complesso sono state verificate dodici posizioni lavorative. Entrambi i titolari sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria emanando provvedimenti prescrittivi al fine di sanare le situazioni riscontrate, elevando sanzioni per un totale di 7.000 euro.

Oltre il grigio sabaudo: eleganza e libertà di colore a Torino

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Quando ci si avvicina a Torino, al ritorno da un periodo altrove, si vede una città grigia. E’ stato, per decenni, il grigio-fabbrica; ora la fabbrica non c’è più, ma il grigio è rimasto.

Molte signore torinesi si adattano al grigiore: anche in virtù dell’understatement sabaudo, scelgono grigio, blu e nero, un po’ di beige, e bianco nelle stagioni più calde. All’arrivo a Torino, si tende a conformarsi a questa tendenza: gli altri colori ci sembrano fuori posto. Continuiamo così, a ignorare (pressoché) gli altri colori, o prendiamo atto che qualche altro colore ci piace e ci sta pure bene?

Io credo che uscire dalla monotonia e dall’uniformarsi sia sempre un bene.

Nero, grigio, blu, sabbia sono senza dubbio eleganti e raffinati. Essi rientrano tra i cosiddetti “Crossovers”, cioè i colori che stanno bene a tutti e si abbinano con tutti gli altri colori. Diversamente, il bianco è un colore, che esiste in tonalità diverse ciascuna delle quali è consigliata a seconda delle caratteristiche di ciascuno. Un capo o accessorio bianco non è particolarmente facile da abbinare, se non con i colori Crossovers. Dipende, poi, dal tipo di capo: una camicia bianca – capo base del guardaroba – sarà più semplice da abbinare di un blazer bianco. Certamente i commercianti hanno facilità a trattare i colori Crossovers:  come le taglie uniche e i capi base, quale la citata camicia bianca, possono essere proposti a tutti i clienti indistintamente. Proporre questo gusto come simbolo di unica, o preferibile, eleganza mi pare invece una forzatura, che non tiene conto dei possibili gusti del cliente. I colori citati lo sono sicuramente, ma escludere gli altri tout court è limitativo.

Che cosa pensiamo del cammello, colore non certo stravagante, che ha fatto la fortuna di tanti capi spalla e resta uno dei colori preferiti per il cappotto? Certo, non si può proporre a qualsiasi cliente, occorre avere nozioni di armocromia, alla base degli studi, e del successo planetario di Pantone.  Che cosa vogliamo dire del bordeaux, o del melanzana, colori di grande eleganza, specie in autunno-inverno? Anche qui, occorre sapere individuare la giusta tonalità di questo colore per il singolo cliente. Altrettanto diciamo per il verde, altro colore che può essere indossato nella stagione alle porte. Ancora, il marrone: uno dei colori fantastici per l’autunno. Potrei continuare, per affermare che non soltanto i colori Crossovers come nero, blu, grigio sono eleganti e raffinati: sono semplicemente più facili da proporre.

Possiamo osare e indossare nella “città grigia” un tocco di colore? Se risponde al nostro gusto, perché no? E’ un’ottima occasione per distinguerci dalla massa, anche di livello elevato. Certo, indossare i colori è più difficile. I colori vanno scelti con armonia, in modo adatto a noi: oltre che secondo il nostro gusto, anche secondo le nostre caratteristiche. La scelta di una tonalità piuttosto di un’altra può avere effetti favolosi o devastanti. Eventualmente, l’occhio dell’esperto saprà aiutare e guidare negli abbinamenti dei colori, altro aspetto importante e non sempre facile.

Alla domanda: a Torino l’armocromia può esistere, chi la sa applicare risponde: perché no?

Chiara Prele

 

 The Perfect Match, il nuovo Fashion Film IED Torino

Mercoledì 17 settembre al Bistrot Culturale Ramo d’Oro di Torino la première del video. A seguire una conversazione sulle trasformazioni della moda contemporanea con il regista Ivan Cazzola, Enrico Grigoletti (VP of Brands – CP Company) e il fashion journalist Jacopo Bedussi 

Torino, 15 settembre 2025 – Un’arena sportiva che si trasforma in palcoscenico, una città che si specchia nell’incontro tra creatività e linguaggi visivi, giovani designer che portano le proprie creazioni sullo schermo. È questa l’essenza di The Perfect Matchil nuovo Fashion Film IED Torino che sarà presentato mercoledì 17 settembre alle 18 al Bistrot Culturale Ramo d’Oro in Galleria Umberto I 52.

Nel video, che porta la firma del regista Ivan Cazzola, lo storico Circolo della Stampa Sporting – cuore del tennis internazionale che in occasione delle ATP Finals accoglie gli allenamenti dei campioni – diventa un’inedita passerella per le collezioni di tesi di dieci designer emergenti neodiplomati nel Triennio in Fashion Design. Sul terreno da gioco, moda e sport dialogano dando vita a un’intensa narrazione visiva che unisce ricerca estetica, sperimentazione e visione progettuale.

Concepito come un racconto corale che porta in scena outfit, corpi e scenografie in un gesto coreografico e simbolico, il fashion film restituisce pieno valore alla formazione creativa, mettendo in primo piano il lavoro dei giovani talenti chiamati a confrontarsi con le forme espressive del presente e a disegnare nuove traiettorie per la moda di domani.

Dopo la proiezione, la premiere di The Perfect Match diventerà lo spunto per una conversazione guidata dal giornalista Jacopo Bedussi che, a partire dallo sguardo dello stesso Ivan Cazzola, spazierà da una riflessione sull’evoluzione dell’immaginario estetico nell’era digitale per allargarsi a temi di stile, materiali e produzione insieme a Enrico Grigoletti, VP of Brands di C.P. Company. Il talk sarà un’occasione per esplorare le sfide e le opportunità del fashion system, mettendo in luce come le nuove generazioni stiano già ridefinendo oggi linguaggi e pratiche, offrendo una nuova lettura della moda contemporanea.

L’iniziativa si inserisce nel vivace panorama culturale di Torino, città che negli ultimi anni si è affermata come punto di riferimento internazionale dove sport, creatività e innovazione si intrecciano e si contaminano. Una cornice ideale per un progetto che celebra lo stretto legame tra moda e territorio, valorizzando il talento emergente e tessendo nuove connessioni tra idee, persone e saperi. The Perfect Match non rappresenta soltanto il culmine di tre anni di studio e ricerca degli studenti, ma diventa un un’esperienza condivisa che invita futuri designer, professionisti del settore e la città intera a scoprire nuovi immaginari e prospettive per la moda di domani.

Guarda il trailer: https://www.youtube.com/watch?v=pc1AVwB4xFU

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THE PERFECT MATCH

Mercoledì 17 settembre, ore 18

Bistrot Culturale Ramo d’Oro (Galleria Umberto I, 52 – Torino)

Ingresso libero fino a esaurimento posti