ilTorinese

Reale Mutua Basket Torino – Orzinuovi 91 – 80: buona partita contro l’ultima della classifica

Il basket visto da vicino. 

Torino non perde un colpo contro le squadre che la seguono in classifica e porta a casa una vittoria che mai è sembrata in discussione. Il primo tempo è “un’invasione” di tiri da tre e molti, da una parte e dall’altra, vanno a bersaglio.

Definiamola una partita “allegra”, con difesa, almeno quella di Torino, soffice e giocata a marce ridotte. D’altra parte, se Orzinuovi ha vinto solo una partita in questo campionato un motivo ci sarà… .

Alibegovic infila 7 bombe da tre e chiude come top scorer di Torino con 25 punti giocando decisamente meglio in queste ultime partite di quanto visto nel periodo precedente.

Divertente Trey Davies che “irride” sportivamente con uno ”shimmy” alla Trae Young il proprio avversario che per tutta la lapartita ha cercato di difendere con diciamo eccessiva foga. Non segna molto ma fornisce 8 assist e una prova sufficiente “alla bisogna”.

Davon Scott continua ad essere il gigante buono anche se si trasforma con un paio di schiacciate detonanti e conduce bene la sua partita.

Oboe sembra cominciare a giocare a basket… . Magari col tempo e con avversari più degni dovrà confermare i progressi.

De Vico  e Landi  a sprazzi giocano bene mentre Toscano deve ancora riprendersi. Pagani effettua un paio di giocate acrobatiche inaspettate e sembra in via di recupero tecnico.

Insomma, una partita a tratti anche divertente, ma l’avversario non è garanzia di qualità,  se così vogliamo dire, è la controprova sarà nelle prossime partite.

Torino risale in classifica. Ma i conti si faranno alla fine. Intanto si vince e se la società saprà adeguarsi alle necessità tecniche e organizzative che la categoria richiede, forse il percorso in salita potrà essere percorso.

Paolo Michieletto

Anche a Torino il Breakfast club per bambini fragili

RADDOPPIA IL NUMERO DEI “BREAKFAST CLUB” DI KELLOGG E CROCE ROSSA ITALIANA.L’OBIETTIVO È DISTRIBUIRE PIU’ DI 80.000 COLAZIONI A 600 BAMBINI IN TUTTA ITALIA

Kellogg raddoppia il numero dei Breakfast Club: l’azienda ha coinvolto scuole elementari a Milano, Torino, Caserta, Isernia, Catania e Caltanissetta
L’obiettivo per l’anno scolastico 2022 è distribuire più di 80.000 colazioni e raggiungere più di 600 bambini appartenenti alle fasce più fragili della popolazione
I “Breakfast Club” hanno l’obiettivo di fornire ai bambini una colazione nutriente e bilanciata e sensibilizzarli all’importanza di una corretta alimentazione

 Kellogg e Croce Rossa Italiana annunciano la ripartenza del Breakfast Club. L’iniziativa, alla sua quarta edizione, raddoppia il suo impatto coinvolgendo 4 nuovi istituti scolastici. L’obiettivo è offrire più di 80.000 colazioni a 600 bambini in 6 città Italiane.

Il Breakfast Club è un progetto unico di Kellogg e Croce Rossa Italiana volto a donare il primo pasto della giornata a bambini appartenenti alle fasce più fragili della popolazione su tutto il territorio nazionale che per svariati motivi arrivano a scuola senza aver fatto colazione.

L’iniziativa – partita nel 2017 con un progetto pilota nella periferia di Milano – è cresciuta anno dopo anno ed oraraddoppia il suo impatto: alle città di Milano e Torino (già raggiunte dal programma nelle scorse edizioni) si aggiungono infatti altre quattro scuole elementari nelle città di Caserta, Isernia, Catania e Caltanissetta. Per tutta la durata dell’anno scolastico, i bambini riceveranno la colazione offerta da Kellogg e distribuita dai volontari CRI prima dell’inizio delle lezioni.

I Breakfast Club, che hanno l’obiettivo di contribuire concretamente ad alleviare il problema dell’indigenza alimentare nei bambini, coniugano al puro scopo benefico anche una dimensione di educazione alimentare. Durante il momento della colazione, i volontari coinvolgono i bambini in attività formative che favoriscono le relazioni sociali el’integrazione, e sensibilizzano i partecipanti all’importanza diuna alimentazione corretta.

Diamo concretezza al nostro impegno verso le comunità grazie alla partnership con Croce Rossa Italiana, e siamo orgogliosi di essere riusciti a coinvolgere 4 nuovi istituti scolastici e centinaia di bambini commenta Piera Regina, Communications Lead di Kellogg Italia L’impatto del programma non è solo quantitativo ma soprattutto qualitativo. L’Università di Leeds ha esaminato una serie di evidenze che dimostrano gli effetti positivi a vantaggio degli studenti partecipanti ai programmi di colazione scolastica da un punto di vista nutrizionale, educativo e sociale. Oltre ad accedere ad un pasto nutriente e bilanciato, la colazione offerta aiuta gli studenti a migliorare le funzioni cognitive e la memoria, il comportamento in classe nonché il rendimento scolastico e la frequenza. Per quanto riguarda le relazioni sociali, si creano maggiori opportunità di interazione sociale, l’abbattimento di barriere sociali e la riduzione di episodi di bullismo.

“La nostra collaborazione di lungo periodo ci permette di ottenere risultati sempre più significativi a vantaggio delle fasce più deboli della popolazione dando continuità all’impegno verso i temi relativi all’educazione alimentare e della corretta nutrizione – spiega Matteo CamporealeVicepresidente della Croce Rossa Italiana. Siamo riusciti a costruire un programma di collaborazione articolato all’insegna della concretezza, di cui i Breakfast Club sono solo una delle iniziative: quest’estate, infatti, Kellogg e Croce Rossa hanno realizzato 14 Summer Camp in tutta Italia, coinvolgendo 350 bambini; senza dimenticare il contributo di Kellogg a “Il Tempo della Gentilezza”, che ha permesso di aiutare più di 2.000 famiglie in difficoltà.”

I Breakfast Club, così come le altre iniziative di Kellogg in ambito CSR, permettono all’azienda di essere sempre più vicina alle comunità e fornire cibo a più di 30 milioni di persone in stato di necessità in Europa entro il 2030. Una visione consolidata anche nel “Manifesto del Benessere” lanciato dall’azienda a livello Europeo lo scorso maggio, che pone in evidenza come impegno sociale, benefici ambientali e nutrizionali vadano di pari passo, in una visione olistica dello stare bene a vantaggio di singoli, comunità e pianeta.

Iniziati i lavori al campo di atletica  a Volpiano


Previsti nuovi prefabbricati polivalenti e strutture per atleti e ospiti

Volpiano sono iniziati i lavori al campo di atletica di via San Grato, con la costruzione di platee di calcestruzzo sulle quali collocare nuovi prefabbricati per un utilizzo polivalente, ad esempio come magazzini, e alcune strutture per l’accoglienza di atleti e ospiti, oltre alla sistemazione del cancello d’ingresso.

Commenta Andrea Cisotto, assessore ai Lavori Pubblici: «Abbiamo progettato questi interventi dopo aver svolto alcune riunioni con le società che usufruiscono dell’impianto per capire quali fossero le loro reali esigenze».

Restando nell’ambito dei lavori pubblici, da fine febbraio sono previsti una serie di interventi per la manutenzione straordinaria delle strade, in particolare per riasfaltature su via Van Gogh, via Fidia, Via Meana, corso Platone e via Ronchi, con uno stanziamento di 98mila euro.

Tutela minori in Piemonte. Il lavoro degli operatori sociali

 Attinà, Presidente Ordine Assistenti Sociali del Piemonte: “I dati dicono che l’impegno degli operatori sociali ha permesso il raggiungimento di importanti risultati.”

E’ in discussione in questi giorni il Disegno di Legge Regionale “Allontanamento zero. Interventi a sostegno della genitorialità e norme per la prevenzione degli allontanamenti”. Molte le voci autorevoli di esperti, professionisti, rappresentanti della società civile e dell’associazionismo che avanzano forti perplessità sulla norma. Da due anni è attivo anche un comitato denominato “Zero Allontanamento Zero” al quale aderisce anche l’Ordine degli Assistenti Sociali del Piemonte.

Antonio Attinà, Presidente dell’Ordine afferma: “abbiamo aderito al Comitato Zero Allontanamento Zero nel febbraio del 2020 dopo che si è costituito a seguito di momenti di confronto e dibattito sul disegno di legge. Insieme ad altri ordini professionali, associazioni, docenti universitari, forze sindacali e liberi cittadini abbiamo voluto portare l’attenzione sulle criticità della proposta normativa. Le valutazioni dell’Ordine degli Assistenti Sociali del Piemonte rispetto a questo disegno di legge sono note e ampiamente argomentate nella documentazione depositata presso la IV Commissione del Consiglio Regionale dove siamo stati auditi.”

Attinà pone, inoltre, l’attenzione sull’operato dei servizi piemontesi nell’ambito della tutela minorile: I dati di cui dispone la Regione Piemonte, elaborati dalla Prof. P. Ricchiardi, rispetto agli interventi di protezione dei minori, attestano un impegno significativo degli operatori sociali piemontesi. La percentuale di minori seguita a casa, in comunità con un genitore, presso i parenti è pari al 97,3% rispetto al totale di quelli in carico ai servizi sociali. Si riesce, in questo modo, ad offrire un supporto ad oltre 55.000 minori senza allontanarli dai propri familiari. Si attesta invece al 2,7% la porzione di minori effettivamente inseriti in protezione al di fuori della cerchia familiare e di questi circa metà in famiglia affidataria. Il Piemonte si è infatti da sempre distinto per una cultura dell’accoglienza, che lo colloca secondo in Italia per affidi familiari (Istituto degli Innocenti, 2019), testimoniando il grande impegno anche degli operatori sociali nella promozione dell’affido, selezione, formazione e affiancamento delle famiglie. E’ questo impegno che ci sembra importante evidenziare poiché ha permesso il raggiungimento di notevoli risultati in termini di sostegno alle famiglie e ai minori del territorio regionale”.

 

Non piove più. Gli ultimi inverni in Piemonte tra i più secchi da decenni

Il mese di gennaio appena trascorso è stato il quarto gennaio più secco degli ultimi sessantacinque anni e il secondo più caldo, con un’anomalia di temperatura compresa fra +1 e +3 C° rispetto al clima del periodo 1991-2020. Allo stato attuale non si registrano precipitazioni all’orizzonte nei prossimi giorni e il Piemonte deve fare i conti con una siccità diffusa su tutto il territorio regionale.

Questi alcuni dei dati salienti illustrati dal direttore dell’Arpa Angelo Robotto, ascoltato in Commissione Ambiente, presieduta da Angelo Dago.

Significativi i numeri emersi: le precipitazioni nel mese di gennaio 2022 ammontano a 4,8 mm medi su tutto il bacino piemontese con un deficit tra il 90% e il 95%, mentre sono sessantotto i giorni trascorsi dall’ultima volta che la nostra regione ha visto cadere qualche millimetro in più di pioggia, ovvero l’ 8 dicembre 2021.

La situazione del periodo è complessa ma non la peggiore in termini di anomalia di precipitazione: si colloca infatti al dodicesimo posto come periodo secco (pioggia sul Piemonte < 5 mm) più lungo negli ultimi sessantacinque anni, mentre l’inverno 2021-2022 al momento è al terzo posto nello stesso periodo considerato.

Un altro dato importante riguarda le riserve di neve, ovvero la stima del quantitativo di acqua immagazzinato nel manto nevoso. A fronte di un quantitativo medio del periodo di circa 1700 milioni di metri/cubi oggi si stimano, sul bacino del Po chiuso alla confluenza col Ticino, poco più di 614 milioni di metri/cubi di acqua, con un deficit quindi di circa il 64%.

Anche la portata media mensile d’acqua di alcuni bacini registra alcuni scarti significativi rispetto al valore medio mensile storico: ad esempio la portata media mensile di gennaio 2022 alla sezione di chiusura del Po piemontese (stazione di Isola S. Antonio), pari a circa 169 mc/s risulta al terzo posto tra le più basse dopo il gennaio 2002 e 2016 dove era stata di circa 130 mc/s.

Quanto al volume invasato nel Lago Maggiore, è inferiore ai 100 milioni di metri/cubi, circa un terzo del valore medio per il periodo, mentre quello relativo agli invasi regionali nel mese di gennaio è stimabile in circa 133 milioni di metri/cubi, pari al 34% circa della capacità massima teorica complessiva e rappresenta uno scarto negativo di – 35% rispetto alla media.

Al termine della presentazione sono intervenuti con alcune domande i consiglieri Marco Grimaldi (Luv), che fra i vari temi ha sottolineato la necessità di un confronto fra Regione, Arpa, sindaci e prefetti per garantire la tempestività nella gestione della situazione, Sean Sacco (M5s) sulla situazione delle falde idriche e la previsione di interventi sugli scarichi industriali, Alberto Avetta (Pd) sulle conseguenze della siccità su agricoltura e qualità dell’aria.

I consiglieri Valter Marin e Paolo Demarchi (Lega) hanno richiamato l’attenzione sulle problematiche che si verificheranno a breve per l’irrigazione in agricoltura e sulla necessità di valutare un piano di invasi per affrontare queste esigenze, mentre Sarah Disabato (M5s) ha chiesto se esistano dati in merito al danno prodotto dalla siccità sulla biodiversità dei sistemi fluviali e lacustri.

Robotto ha ribadito che per quanto i dati evidenzino anomalie significative da monitorare “non siamo ancora in stato di emergenza”. Il direttore Arpa ha precisato infatti che l’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici nel distretto idrografico del Po ha delineato per il distretto del Po uno scenario di severità idrica bassa (gialla) e di severità media (arancione) per l’intero territorio piemontese. “Sull’approvvigionamento idropotabile siamo ancora lontani da particolari criticità, anche se è bene prepararsi ad affrontare un quadro complesso. A questo scopo a breve l’Osservatorio sarà riconvocato”. Dallo scorso lunedì Arpa ha intensificato l’emissione dei suoi bollettini con un aggiornamento settimanale del monitoraggio degli afflussi e dei deflussi e delle previsioni di precipitazione.

In chiusura di seduta il presidente Dago ha riconosciuto come le ripercussioni della siccità perdurante su agricoltura e ambiente dovranno essere affrontate a breve con gli assessori competenti per materia in una commissione congiunta.

Arriva a Torino la Banca delle Visite, in dono una visita medica “sospesa” alle persone bisognose

La tradizione napoletana del caffè sospeso viene trasposta anche in campo sanitario. L’iniziativa sbarca anche a Torino con la Banca delle Visite Onlus, un circuito solidale sostenuto da donazioni di privati e aziende e promosso da realtà come Mba Mutua, attiva nel panorama della sanità integrativa e sostitutiva, che, grazie anche al contributo dei propri Soci, supporta il progetto solidale nato per offrire visite specialistiche e prestazioni sanitarie ai più bisognosi.

Tramite il portale www.bancadellevisite.it , chi lo desidera potrà selezionare una prestazione sanitaria, oppure donare una somma di denaro libera, capace di concorrere, assieme alle altre donazioni in denaro, all’acquisto delle visite medesime da parte di Banca delle Visite, per aiutare persone in difficoltà che chiedono aiuto sempre tramite il sito.

“La Onlus verificherà i requisiti degli utenti richiedenti – precisa Egidio Perna, socio e promotore mutualistico di MBA, Società di Mutuo Soccorso, nonché titolare del primo Amico Point sul territorio, per poi sostenere i costi delle medesime visite specialistiche o degli esami diagnostici necessari per la cura”.

Un aiuto prezioso a La Banca delle Visite è dato anche dalla rete di dottori e studi polispecialistici che aderiscono al progetto donando alcune visite solidali ogni mese e riservando un listino dedicato.

Per chi desideri supportare la Banca delle Visite si può effettuare una donazione che la Fondazione Onlus utilizzerà per sostenere i costi delle visite mediche.

Basterà collegarsi al sito www.bancadellevisite.it nella sezione DONA ORA e selezionare un importo libero, oppure selezionare una prestazione sanitaria dall’elenco e inviare il denaro corrispondente. La visita sospesa diventerà, così, un progetto solidale e realtà per una persona bisognosa.

Per tutti invece, la possibilità di conoscere i benefici di una copertura sanitaria integrativa, in modo da poter contare su prodotti di valore, per cui è importante conoscere le mutue, gli enti non profit operanti nel Terzo Settore, che attraverso fondi o piani sanitari e assistenziali, come Auxilium, Fondo Assistenza Famiglia e Care Giver a sostegno della non autosufficienza, operano seguendo il principio della cosiddetta “porta aperta”, vale a dire l’accessibilità a tutti indistintamente, in grado di offrire assistenza per tutta la vita ed usufruendo dei vantaggi di stato come la detrazione fiscale del 19% dei contributi annui versati.

Mara Martellotta 

 

Il futuro delle professioni contabili passa dalla digitalizzazione

Dall’Università di Torino un Osservatorio permanente

Il Dipartimento di Management dell’Università di Torino presenta i dati della ricerca sul ricorso alla tecnologia negli studi professionali e avverte: è indispensabile che cresca la cultura e l’impiego della digitalizzazione, del ricorso a strumenti di intelligenza artificiale, per automatizzare lavori operativi e ripetitivi, e all’uso di sistemi di sicurezza come la blockchain.

La ricerca resterà aperta alla raccolta di ulteriori dati che saranno elaborati trimestralmente.

 

Digitalizzazione nelle professioni contabili? L’inserimento di nuove tecnologie è un passo indispensabile per rendere più efficiente il lavoro. In Italia, infatti, ci sono 4 milioni di imprese e circa 110 mila commercialisti che le assistono, uno squilibrio che il ricorso a soluzioni tecnologiche può temperare. A segnalare l’impellente necessità di sviluppare maggiore apertura verso la digitalizzazione è la ricerca condotta dal Dipartimento di Management dell’Università di Torino, guidato da Paolo Biancone e Silvana Secinaro. Dallo studio emerge il quadro di una professione sempre più fragile, che necessita di nuova linfa, che ha bisogno di evolversi e investire in innovazione per essere competitiva e offrire un servizio più orientato alla consulenza, capace di fornire informazioni decisive per scelte aziendali strategiche.

L’analisi si propone di proseguire nel tempo instaurando un meccanismo di conoscenza che possa accompagnare verso lo sviluppo di nuove applicazioni. Il questionario resta quindi compilabile online al link: https://www.management.unito.it/do/forms.pl/FillOut?_id=3zzo;referer=%2fdo%2fforms%2epl%2fSearch.

I dati saranno elaborati trimestralmente.

La ricerca fin qui condotta, realizzata in 50 giorni, tra novembre e dicembre 2021, conferma l’apprezzamento degli studi italiani per il ruolo innovativo della fatturazione elettronica nel formato XML che ha ulteriormente aperto la strada alla contabilizzazione massiva e automatizzata. Tra le funzioni più gradite c’è l’integrazione all’interno dei software delle aree contabili, fiscali e del bilancio e la redazione automatica della nota integrativa. Tuttavia, nella maggior parte degli studi, la contabilizzazione delle fatture viene eseguita attraverso la lettura dei dati per riga, operazione che potrebbe esser resa più semplice, veloce e sicura con sistemi automatici. Resta poi marginale l’analisi dei dati, argomento basilare per l’evoluzione della professione in senso consulenziale.

Il 96% degli intervistati riconosce il collegamento positivo tra investimenti ed efficienza. Quindi, cosa li frena? «C’è una insidiosa rigidità, una tendenza a restare legati a forme di lavoro tradizionali per quanto siano proprio queste a schiacciare lo sviluppo della professione e a creare situazioni di burn-out, anche drammatiche – spiega Paolo Biancone –. A questo si somma la difficoltà a orientarsi nella varietà di offerte, nella scelta della soluzione più idonea alle proprie esigenze. D’altronde la digitalizzazione è sempre più diffusa in innumerevoli campi: contabilità e bilancio non possono fare eccezione. Per questo portiamo avanti un programma di diffusione della cultura della digitalizzazione e dell’impiego dell’Intelligenza Artificiale».

Insomma, come spesso accade, il cambiamento è accompagnato da scetticismo, «ma da studiosi siamo certi di trovarci di fronte a un nuovo inizio, che risponde ai sentimenti più comuni rilevati dalla nostra ricerca, percepibili nelle giornate lavorative: la confusione, anche a causa di un legislatore sin troppo produttivo, e la frustrazione da ripetizione di attività». Quali sono le strade da percorrere? Occorre che gli studi professionali si avvalgano di sistemi che consentano la contabilizzazione veloce e massiva, di software capaci di apprendere. «Parliamo di robotizzazione e intelligenza artificiale, applicazioni in tema di elaborazione dati, come il software PowerBi, in grado di proporre i mastri contabili in fase di registrazione fatture – precisa Biancone Inoltre va introdotto l’uso della blockchain che, sebbene molto studiata a livello di letteratura scientifica dai ricercatori internazionali, nella pratica non trova conoscenza diffusa».

Lo stimolo all’innovazione tecnologica nella gestione economico finanziaria è un caposaldo del Dipartimento di Management torinese.  «Nella contabilità l’intelligenza artificiale può giocare un ruolo previsionale di fondamentale importanza e apportare miglioramenti alla qualità della vita dei lavoratori, dei sistemi produttivi gestionali e di governance» dichiara ancora il professore.  Non a caso su stimolo del gruppo di ricerca è nata l’Associazione Tecnologie per l’accountinghttps://www.txaccounting.org/, che riunisce docenti e ricercatori di tutta Italia sul tema delle tecnologie emergenti e dell’economia aziendale, ideata per favorire l’accesso alle tecnologie nei processi amministrativi del settore privato, pubblico, terzo settore e organizzazioni ibride.

  • Paolo Biancone, professore ordinario di Economia Aziendale e Finanza e presidente del Corso di Studi in professioni contabili dell’Università di Torino
  • Silvana Secinaro, professoressa Associata del Dipartimento di Management e Delegata Orientamento-Tutorato-Placement per la Scuola di Management ed Economia.


 Alcuni dati emersi dalla ricerca

  • Funzioni dei software utilizzati

o   78% pensa di non conoscere tutte le funzionalità

o   22% ha la sensazione di conoscerle tutte

  • Gli utilizzatori dei software di contabilità e bilancio si aspettano

o   47% maggiore attività informativa da parte delle software house

o   35% auto-formazione su documentazione e tutorial

o   18% maggiore attività informativa da parte del concessionario/agente

  • Per il futuro:

o   74% dichiara di voler applicare l’intelligenza artificiale

o   il 61% dichiara di voler applicare la blockchain

o    il 47% si aspetta nuove attività di formazione da parte delle software house.

Un accordo contro le intrusioni informatiche in Questura

È stato firmato presso la Questura diTorino, un protocollo d’Intesa tra MSC Technology Italia e il Compartimento della Polizia Postale e delle Comunicazioni Piemonte e Valle d’Aosta.

Erano presenti all’evento il  Questore di Torino Dott.Vincenzo Ciarambino, l’Amministratore Delegato Dott. Roberto Musumeci e il Dirigente della Polizia Postale e delle Comunicazioni Piemonte e Valle d’Aosta Dott.ssa Fabiola Silvestri.

L’accordo, che si sviluppa su un programma di durata triennale, è finalizzato alla condivisione e all’analisi delle informazioni idonee a prevenire e contrastare attacchi o danneggiamenti alle infrastrutture informatiche dell’ente.

La partnership posta in essere consentirà di adottare procedure di intervento ed uno scambio informativo utileall’implementazione ed innalzamento degli standard di sicurezza cibernetica; tra gli scopi peculiari vi è quello di prevenire l’indebita sottrazione di dati nonché qualsiasi ulteriore attività illecita correlata agli attacchiinformatici con particolare attenzione alla garanzia di continuità nei servizi di pubblica utilità.

Il protocollo prevede altresì lo svolgimento di attività formative congiunte sui sistemi e sulle tecnologie idonee al contrasto dei crimini informatici al fine di creare un know how strutturato ed aggiornato alle più recenti minacce.

La Polizia di Stato tramite il C.N.A.I.P.I.C. (Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche) del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma, svolge già da tempo un’efficace azione di raccordo operativo con gli uffici territoriali di competenza poiché la protezione delle infrastrutture critiche informatiche rappresenta un obiettivo prioritario di tutela dalla criminalità informatica comune, organizzata nonché di matrice terroristica.

La riqualificazione di Staffarda

Con i lavori di restauro e risanamento conservativo delle coperture del complesso abbaziale di Staffarda, la F.O.M. – Fondazione Ordine Mauriziano ha compiuto il primo passo di un progetto più ampio per il rilancio e la valorizzazione di uno dei più grandi monumenti medioevali del Piemonte

 

La riqualificazione del complesso abbaziale e del borgo rurale di Staffarda – nell’ambito della partecipazione al Bando Regione Piemonte (a cui sono stati destinati complessivamente 750mila euro) per la valorizzazione del distretto UNESCO piemontese – è partita il 12 novembre scorso con i lavori di restauro e risanamento conservativo delle coperture del complesso abbaziale. I 559.709 euro sono cofinanziati con i fondi FSC (Fondo di Sviluppo e Coesione).

«I restauri – sottolinea Marta Fusi, dirigente F.O.M.– rappresentano solo il primo passo di un progetto più ampio per il rilancio e la valorizzazione dell’intero complesso che comprende sia la parte aulica e sia la parte rurale di un simbolo del territorio cuneese e piemontese ed esempio del patrimonio della Fondazione Ordine Mauriziano dal grande valore identitario e culturale da tutelare e riscoprire».  

Il complesso abbaziale di Staffarda è un caso esemplare di bene culturale catalizzatore di dinamiche di sviluppo sostenibile. Tutto il progetto, comprese le fasi autorizzative, e la fase realizzativa, è stato coordinato e seguito, anche nel ruolo chiave della direzione dei lavori, dal personale degli uffici interni della F.O.M.

Nello specifico, il progetto di restauro prevede la messa in sicurezza di una grande parte delle coperture del complesso abbaziale, a cominciare dalla manica su piazza Roma (quella sovrastante, tra l’altro, la biglietteria e il Bar “Il Sigillo”), che nel tempo aveva evidenziato problematiche anche di natura strutturale, con cedimenti e rotazioni di alcune capriate che richiedevano interventi urgenti per mantenere le necessarie condizioni di sicurezza.

Verranno sostituite quindi alcune travi dell’orditura principale portante nell’area “ex-granaio”, ormai giunte alla fine della vita utile, e realizzata una cordolatura di collegamento di tutte le capriate per rendere meno sensibile, nel futuro, l’intera orditura a fenomeni di sbandamento. L’intervento di risanamento conservativo interessa inoltre l’intera copertura della chiesa abbaziale, la totalità dei tetti del chiostro (compresa la parte in “lose” di pietra) ed alcuni fabbricati accessori, con livelli di intervento diversificati a seconda dello stato di conservazione di ciascuna porzione di copertura, che è stato indagato in fase di progetto avvalendosi di sopralluoghi minuziosi e persino di un volo eseguito con un drone che ha fornito interessanti viste da cui i progettisti della F.O.M. hanno tratto dati importanti sullo stato di conservazione dei manti di copertura in coppi.

«I limiti economici del finanziamento – precisa Luigi Valdemarin, architetto F.O.M. – purtroppo non permettono di dare una risposta esaustiva a tutte le criticità rilevate, ma sono fondamentali per garantire la conservazione del complesso architettonico e innescare un processo che possa portare, nel prossimo futuro, a recuperare anche altre porzioni del complesso abbaziale al fine di ampliare l’attuale percorso museale».

Il rifacimento dei manti di copertura, secondo gli accordi intercorsi tra Soprintendenza e uffici F.O.M., non comporterà variazioni significative dal punto di vista dell’impatto estetico: tutti i coppi antichi ancora in buone condizioni verranno recuperati e utilizzati come copertura, mentre i cosiddetti “coppi canale” (quelli inferiori) verranno sostituiti con manufatti nuovi, dotati di ganci atti a prevenirne lo scivolamento e quindi più sicuri e duraturi, ma di tipo “anticato”, quindi quasi indistinguibili dal manufatto storico.

Una particolare attenzione è stata prestata anche al tema del rispetto dell’ambiente, con l’adozione di particolari accorgimenti volti alla tutela dei chirotteri, che ormai fanno parte integrante dell’ambiente storico dell’abbazia. A questo proposito, i progettisti, in accordo con l’Ente Parco del Monviso, hanno prescritto l’utilizzo di impregnanti e vernici per le strutture lignee esenti da componenti ritenute tossiche per le specie animali presenti nella zona, oltre che ovviamente per l’uomo.

 

ABBAZIA DI S. MARIA DI STAFFARDA

 

Staffarda rappresenta storicamente e culturalmente un perno per il territorio cuneese e piemontese, in quanto borgo cistercense e rurale. Fondata tra il 1122 e il 1138 sul territorio dell’antico Marchesato di Saluzzo, l’Abbazia benedettina cistercense aveva raggiunto in pochi decenni una notevole importanza economica quale luogo di raccolta, trasformazione e scambio dei prodotti delle campagne circostanti, rese fertili dai monaci con estese e complesse opere di bonifica. L’importanza economica aveva portato all’abbazia privilegi civili ed ecclesiastici che ne fecero il riferimento della vita politica e sociale del territorio.

Nel 1690 i Francesi, guidati dal generale Catinat, invasero l’Abbazia distruggendo l’archivio, la biblioteca, parte del chiostro e del refettorio; dal 1715 al 1734, con l’aiuto finanziario di Vittorio Amedeo II, vennero effettuati lavori di restauro che in parte alterarono le originali forme gotiche dell’architettura. Con Bolla Pontificia di Papa Benedetto XIV, nel 1750, l’Abbazia ed i suoi patrimoni divennero proprietà dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, ed eretti in Commenda.

Del complesso abbaziale si evidenziano in particolare la Chiesa, con il Polittico di Pascale Oddone e il gruppo ligneo cinquecentesco della Crocifissione, il Chiostro, il Refettorio, con tracce di dipinto raffigurante “L’ultima cena”, la Sala Capitolare e la Foresteria. Gli altri edifici costituiscono il cosiddetto “concentrico” di Staffarda, ossia il borgo, che conserva tuttora le storiche strutture architettoniche funzionali all’attività agricola, come il mercato coperto sulla piazza antistante l’Abbazia e le cascine.

 

INFO

www.ordinemauriziano.it

Da Giada Russo a Amanda Ghezzo: dieci anni di successi per l’Ice Club Torino

Anno 2012, Giada Russo, tesserata per l’Ice Club Torino, allenata da Claudia Masoero e Edoardo De Bernardis, vince il titolo di Campionessa italiana juniores.

L’atleta piemontese ha 14 anni, è figlia di quelle Olimpiadi invernali che hanno portato Torino alla ribalta e durante le quali è stata una delle flowers, le bambine scelte per raccogliere gli omaggi che il pubblico lancia sul ghiaccio ai pattinatori. E’ l’inizio di una brillante carriera che porterà la pattinatrice a aggiudicarsi due titoli italiani assoluti e a essere convocata insieme a Carolina Kostner per rappresentare l’Italia ai Giochi Invernali di Pyeongchang del 2018. Giada Russo si distingue per i suoi programmi raffinati, creati da Edoardo De Bernardis, tra i quali ricordiamo “Carmen” e “Il violino rosso” e per la sua espressività.

Con la Russo ha inizio per l’Ice Club Torino, associazione sportiva dilettantistica fondata da Franco Masoero nel 1971 e attualmente guidata dalla figlia Claudia, un decennio straordinario, che prosegue ancora oggi, durante il quale nella società torinese crescono e si allenano pattinatrici e pattinatori talentuosi come la due volte campionessa italiana assoluta Alessia Tornaghi, che sotto la guida di De Bernardis, nel 2020 raggiunge l’8° posto ai Campionati Europei e Lucrezia Beccari, anche lei cresciuta nell’Ice Club Torino e allenata da Edoardo De Bernardis fino alla sua vittoria dei Campionati italiani junior sulla musica di “Schlinder List”, un programma meraviglioso con il quale De Bernardis rende omaggio al dramma dei bambini deportati e morti nei lager nazisti.

Tra il 2017 e il 2019 l’Ice Club Torino si distingue anche per i successi nel pattinaggio artistico di coppia: Marco Pauletti prima insieme a Sara Carli e poi a Vivienne Contarino conquista per due volte la medaglia d’oro nei campionati junior elite.

La storia dei successi presenti e auspichiamo futuri è scritta da una giovanissima atleta.

Amanda Ghezzo, classe 2010, per il regolamento internazionale non avrebbe potuto partecipare a una gara riservata a pattinatrici dai 13 ai 19 anni. Ma per la FISG l’iscrizione è legata soltanto a punteggi e requisiti tecnici e la giovanissima Ghezzo li possiede. Il titolo italiano junior, il 13 febbraio 2022, va così, per la prima volta in Italia, a una pattinatrice che a 11 anni realizza in gara i salti tripli e il doppio axel e che ha dimostrato che non solo all’estero si può diventare una campionessa.

La Ghezzo, insieme a Raffaele Zich, 15 anni, campione italiano junior lo scorso anno e quarto ai Campionati italiani assoluti 2022, nei quali si è confrontato con gli olimpionici Daniel Grassl e Matteo Rizzo e a Aiden Buttiero Khorev, 11 anni, bronzo ai campionati italiani junior elite nella categoria maschile, sono i giovanissimi torinesi che si allenano al Palazzo del Ghiaccio Tazzoli di Torino e che si preparano a affrontare con carattere e grinta il prossimo quadriennio che li separa dalle Olimpiadi di Milano e Cortina.