Ieri sera il palco dell’Eurovision si è finalmente illuminato per il primo degli spettacoli: quello riservato alla giuria. Il “sole”, così è stato ribattezzato il grande meccanismo rotante posto al centro, ha lasciato tutti senza fiato scoprendo gli archi rotanti di cui è composto. Questa sera Torino sarà protagonista ed entrerà nelle case di tutto il mondo.
LB
Accadde oggi
Esattamente 35 anni fa, era il 10 maggio del 1987, il Napoli del grande Maradona(al suo secondo anno in azzurro)diventa per la prima volta Campione d’Italia. Si tratta del primo scudetto della storia della squadra campana. Il secondo ed, al momento, ultimo scudetto, arriverà nel 1990.Quel giorno al San Paolo c’erano oltre 80 mila cuori urlanti a manifestare la propria incredibile gioia, per un traguardo storico che sembrava, quasi, impossibile da realizzare: la squadra allenata da Ottavio Bianchi pareggiò 1-1 contro la Fiorentina vincendo il campionato con una giornata d’anticipo.Nella squadra viola c’era un certo Roberto Baggio, ventenne di belle speranze che già faceva intravedere lampi di classe e giocate cristalline, da vero fuoriclasse.
Enzo Grassano
L’uomo circolava anche con un’auto senza copertura assicurativa
Giovedì pomeriggio, una pattuglia delle Pegaso ha fermato per un controllo un uomo alla guida di un’auto in Corso Potenza. Il suo atteggiamento e le sue contraddizioni, però, non hanno, sin da subito, convinto gli agenti.
Sottoponendo il veicolo ad un controllo, è emerso, infatti, che, oltre ad essere sprovvisto di copertura assicurativa, a bordo dell’auto vi era una cesoia, due bombolette spray colorate e due dispositivi per assicurare delle bici, entrambi riportanti segni di manomissione compatibili con l’arnese.
Vista la scoperta dei centauri, il trentunenne non ha potuto far altro che condurre gli agenti nel posto in cui custodiva la refurtiva: 5 biciclette, alcune delle quali appartenenti a una società di bike-sharing, di cui 3 già riverniciate e pronte alla vendita.
Il locale, contenente anche varie bombolette spray, era dunque il punto di stoccaggio delle bici, presumibilmente destinate alla vendita sui social a ignari compratori.
L’uomo è stato così denunciato per furto e la refurtiva posta sotto sequestro.
Il basket visto da vicino.
Siamo sotto 2 a 0, ad un passo dalla chiusura della stagione. Se giovedì si perde, … saluti e baci e speriamo nel prossimo anno.
Non commentabile una partita giocata male da una squadra mal e mai condotta da chi vive in panca e che non credo essere ancora pronto per allenare da head coach a questo seppur non altissimo livello.
Una squadra assemblata probabilmente senza connessione tra chi allena e chi acquista, vista la poca coerenza tra esigenze del coach e caratteristiche dei giocatori. Se così non fosse me ne scuso, ma sarebbe, paradossalmente peggio, se l’acquisto era voluto ma non ha giocato come immaginato… .
La Reale Mutua ha sempre perso quest’anno con le squadre che la precedevano in classifica, e così prosegue, senza sorprese e senza stupore.
L’illusione nata dopo aver battuto squadre improponibili per una serie A2 è durata poco.
Ora, dopo una patita sconfitta senza se e senza ma ci sentiamo dire che Ravenna si è fatta forte del sostegno del proprio pubblico. Senza offesa e con grande rispetto, le poche persone chiamate “ultras”di Ravenna in una” curva” semi deserta… non dovrebbero né essere trascinanti né intimidire. E se avessimo mai giocato nel palazzetto dell’Olympiacos o dell’Anadolu Efes, cosa avrebbero dovuto fare i giocatori di Torino? Scappare? Ai poster l’ardua sentenza di cotali affermazioni.
Ci resta una partita, forse l’ultima, per sperare che Alibegovic segni sempre, che se un giocatore effettua due falli, De Vico, e sta giocando bene, non venga subito relegato in panchina. Per sperare che se hai preso un play di pura fantasia ed estro non lo fai giocare da marionetta esecutrice, che se hai un pivot vero, Scott, lo fai andare a ricevere vicino a canestro con qualcuno che gli sappia passare la palla, ma c’è questo qualcuno? E che Landi, Toscano e Pagani provino almeno un’ultima volta a giocare bene tutto il tempo che sono in campo.
È un peccato. Torino del basket non meritava tanto disordine in campo e tante delusioni come quest’anno. Toccato il fondo si può solo risalire, si dice, e speriamo che nessuno abbia una vanga per non vedere anche scavare …
Paolo Michieletto
La coda del brontosauro
IL PUNTASPILLI di Luca Martina
Nell’estate del 2007 il leggendario investitore britannico Jeremy Grantham si diceva fortemente preoccupato per quanto stava avvenendo sui mercati: le nubi nere che avrebbero condotto alla crisi finanziaria dei mutui “sub-prime” si stavano addensando e i mercati finanziari venivano da lui paragonati a dei brontosauri.
Il gigantesco sauropode del Giurassico Superiore una volta subito un morso alla punta della sua smisurata coda sarebbe stato in grado di reagire solo con estrema lentezza, il tempo necessario per fare arrivare l’impulso, dopo avere percorso tutta l’estremità, il robusto corpo e il lunghissimo collo, al suo piccolissimo cranio.
Così quindici anni fa i mercati avevano impiegato parecchi mesi prima di iniziare ad indebolirsi, incorporando quanto già era conosciuto (o conoscibile) da parecchi mesi.
La stessa immagine viene evocata oggi. Dopo molti mesi di inflazione salita ad un livello molto più elevato di quello considerato fisiologico (il 2%) dai banchieri centrali, da qualche tempo il messaggio di allarme è penetrato con forza anche nelle menti degli investitori.
L’immagine è suggestiva, non manca certo di arguzia e non è probabilmente troppo distante dalla realtà, ma, ad onor del vero, occorre ammettere come il “morso” iniziale (una inattesa pandemia di portata globale) sembrava potesse essere curabile e non causare così un dolore/inflazione duraturo.
Quello che ha cambiato le carte in tavola è stata una forte ripresa economica frenata (ma non ancora abbastanza) dalle conseguenze di una guerra che non può essere, come tante altre in giro per il mondo negli ultimi anni, ignorata perché coinvolge pesantemente il funzionamento delle economie occidentali.
Il peso specifico rappresentato dalla Russia e, in misura inferiore, dall’Ucraina, sui mercati delle materie prime ha scatenato una corsa al loro accumulo (nel fondato timore che presto il conflitto avrebbe creato dei problemi al loro approvvigionamento) ed il loro prezzo ha trascinato rapidamente l’inflazione a livelli mai visti negli ultimi quarant’anni.
Il brontosauro ha finalmente ricevuto il segnale e ora si agita, in modo nervoso e scomposto, per il dolore.
La parola proibita, R*********, esorcizzata dagli analisti economici e politici, incomincia a comparire nei commenti ufficiali. Negli scorsi giorni il governatore della Bank of England, Andrew Bailey, ha detto senza peli sulla lingua che la ineludibile missione di sconfiggere l’inflazione potrebbe presto condurre l’economia britannica ad una Recessione (ah, la parola…!).
Le recessioni (così come le, più durature e gradite, espansioni) rappresentano una delle “normali” fasi di un ciclo economico ma la sofferenza (economica e sociale) che portano con loro le rende assai indigeste (inaccettabili) per gli investitori (ed i politici).
L’azione dei “protettori della moneta” (le banche centrali) ha come obiettivo primario quello di uccidere l’idra inflazionistica e spetterà ai governi trovare un faticoso equilibrio che consenta di evitare le conseguenze peggiori (innanzitutto un aumento della disoccupazione) della caccia grossa.
Il cervello del brontosauro, così come quello degli investitori, sta ancora cercando di metabolizzare quanto sta avvenendo.
Il gigantesco rettile non a caso è andato incontro, da moltissimi anni, alla sua estinzione.
Gli investitori, se avranno pazienza, potranno sopravvivere…anche se con dolore.
L’abbraccio prolunga e sostanzia l’epilogo di una storia d’amore, attraverso un racconto a due voci in cui i protagonisti – in maniera parallela e quasi speculare – aprono diverse finestre sulla propria intimità, assecondando le direzioni di pensieri, ricordi e suggestioni.
E così che la trama, nel succedersi degli eventi, getta luce su dinamiche di coppia – e ancor prima familiari e socio-culturali – improntate su un maschilismo anacronistico che rivela, pagina dopo pagina, tutta la propria inadeguatezza.
In tale contesto, Masina riesce a dar voce alle istanze del personaggio femminile in maniera non solo realistica, ma anche profondamente empatica. Il risultato è un quadro di vita che racchiude molteplici sfumature, in cui Lui e Lei – le voci narranti senza volto e nome – diventano progressivamente parte del sentire autentico di ciascun lettore.
(da Altervista di Armando Lazzarano)
Monsignor Anfossi e le vocazioni adulte
Ricordi di un seminario innovativo, un’esperienza ancora attuale da trasmettere
Monsignor Giuseppe Anfossi ci parla in maniera magistrale e, contemporaneamente, semplice e agevole, delle vocazioni adulte, vale a dire di quelle persone che hanno già percorso un tratto di vita ricco e intenso e hanno scoperto, in età adulta, la chiamata a seguire il Signore come preti.
Il vescovo emerito di Aosta passa in rassegna i ricordi in cui venne istituito un Seminario Regionale Piemontese per le Vocazioni Adulte e, grazie al richiamo di molteplici esperienze, fa riflettere il lettore su alcune caratteristiche che deve avere un seminario fatto per loro. le vocazioni adulte di allora secondo lui rappresentano un patrimonio da trasmettere alle nuove generazioni.
Eccellenza, il suo ultimo libro è dedicato alle vocazioni adulte. Ci può spiegare che cosa si intende quando si parla di vocazioni adulte?
Si è parlato di vocazioni adulte soprattutto dopo il Concilio Vaticano II; prima la maggior parte delle vocazioni veniva dai seminari minori dove erano in formazione dei ragazzi entrati in collegio a dieci o undici anni. Le vocazioni adulte, dopo di allora, erano dei giovani che chiedono di diventare preti pur avendo almeno venti anni; talora erano anche più vecchi, alcuni di essi avevano fatto studi di scuola media superiore oppure si erano laureati, altri, più spesso, non avevano fatto studi superiori, ma erano divenuti operai esercitando un lavoro manuale per molti anni. Essi erano spesso una espressione concreta di movimenti o associazioni in cui avevano sperimentato la loro fede e scoperto la bellezza della vocazione del prete.
Nel suo libro parla del Seminario Regionale Piemontese per le Vocazioni Adulte. A quale seminario fa riferimento?
Il clima del dopo Concilio e la presenza come vescovo di Torino di Michele Pellegrino suggerirono a alcuni preti impegnati nei seminari e a altri vocazioni adulte loro stesse, di aprire una esperienza istituzionale nuova che fosse destinata alle vocazioni adulte del Piemonte. Se ne parlò negli incontri dei superiori dei seminari e si fece un convegno informale apposito; in seguito i vescovi del Piemonte decisero di fondarlo con designazione formale di sede e di superiori. Si chiamò Seminario Regionale Piemontese Vocazioni Adulte.
Perché ritiene che sia un’esperienza ancora attuale da trasmettere?
L’attualità di questa vecchia esperienza è dovuta ad una caratteristica, la seguente: tener conto nell’impostazione generale della pedagogia adottata di tutto ciò che i giovani ospiti avevano vissuto prima di entrare in seminario. E’ un principio generale che vale per tutto ciò che costituisce un’ esperienza di fede e è attuale anche perché oggi la maggior parte dei seminaristi ha le caratteristiche della vocazione adulta. La mia narrazione, tuttavia, presenta un tema privilegiato che è dato dalla esperienza fatta di lavoro. Si parla, perciò, soprattutto del lavoro professionale, portando la riflessione fino ad oggi. Propongo delle riflessioni su come il sacerdote oggi debba vivere la sua rinuncia a esercitare un lavoro professionale e come debba impegnarsi a ‘curare’ con spirito di fede il lavoro dipendente, il nuovo lavoro operaio e il lavoro dei più poveri. a me pare che la pastorale delle parrocchie in esercizio oggi non abbia questa attenzione.
È un dato di fatto che ci sia una crisi delle vocazioni, i seminari sono sempre più vuoti. Che cosa ne pensa e come, a suo giudizio, si può ovviare alla situazione?
il seminario minore soprattutto dopo le crisi della pedofilia attribuita a uomini di chiesa, non più la possibilità di realizzarsi come una volta. Di conseguenza tutte le vocazioni di oggi, anche se poche, sono di giovanotti e di adulti. Non penso che cesseranno: è troppo grande e forte il servizio che dà alla comunità umana il mestiere di prete. Bisogna che passi un po’ di tempo e si vedrà di nuovo la bellezza del lavoro del prete non solo per i credenti, ma per tutti gli uomini di buona volontà. Le vocazioni adulte che ho conosciuto, pur criticando il modello di prete loro contemporaneo, hanno dato un contributo concreto per far vedere la bellezza e, in particolare, la autentica umanità della sua realizzazione.
Se un giovane sentisse una vocazione sacerdotale o religiosa che cosa deve fare per essere aiutato?
E’ fondamentale aiutarlo a diventare un vero cristiano, un cristiano adulto e consapevole; uno che non si vergogna di appartenere alla Chiesa e uno che conosce le Sacre Scritture sì da tradurle in vita vissuta. Bisogna anche aiutarlo a conoscere e vivere il pensiero sociale della Chiesa prendendo degli impegni di volontariato nel sociale oppure nella catechesi, o nella liturgia.
Nell’esperienza del Seminario Regionale Piemontese per le Vocazioni Adulte è stata coinvolta anche la diocesi di Ivrea, per quale ragione e come è stata coinvolta?
In quel momento a Ivrea c’era un vescovo, monsignor Luigi Bettazzi, molto vicino al vescovo di Torino Pellegrino; poi un suo prete, ingegnere e architetto, dunque una vocazione adulta, don Gigi Rey, viveva più a Torino che a Ivrea ed era un sostenitore vivace dell’idea di far nascere un seminario per le vocazioni adulte. Diventò lui padre spirituale del seminario delle vocazioni adulte e portò con sé quasi automaticamente tutti i seminaristi di teologia della diocesi di Ivrea; bisogna dire, però, che quasi tutti erano delle autentiche vocazioni adulte.
Nel suo libro, tra gli altri, parla anche di don Gigi Rey APPENA NOMINATO. Un’importante figura eporediese. Che cosa ci dice di lui?
Dico di lui che divenne presto proprio sul piano umano mio amico; per la verità la sua amicizia fu determinate per farmi conoscere i preti italiani e francesi che si ispiravano alla spiritualità del fratello Charles de Foucauld. Poi divenne non solo collaboratore, ma una persona con cui dibattere ogni giorno tutti i problemi che il seminario mi poneva. Devo molto alla sua saggezza e soprattutto alla sua lettura di fede dei problemi.
Che cosa Le ha regalato l’esperienza del Seminario Regionale Piemontese per le Vocazioni Adulte?
Ho risposto a questa domanda scrivendo il libro di cui parliamo. La vivacità dei seminaristi vocazioni adulte arrivate nel nuovo seminario mi colpiva e mi trascinava a dibattere dei problemi che, senza di loro, non avrei conosciuto. Il più forte fu il lavoro professionale: come valorizzarlo in chi lo ha vissuto prima di diventare seminarista, come viverlo da seminarista e eventualmente divenuti preti. Mi hanno anche portato a valorizzare di più la vita umana e le relazioni umane.
Quali difficoltà ha incontrato durante quel periodo?
Ho vissuto un tempo della mia vita felice perché non mi sentivo il fiato del vescovo sul collo. Ero totalmente libero di pensare e di fare; tutto ciò che pensavo allora si poteva tradurre in cose concrete; non sentivo neppure il giudizio dei sacerdoti che non erano sulla nostra linea. Ho vissuto da persona giovane e con entusiasmo questa esperienza che pure avrebbe dovuto spesso farmi riflettere e bloccarmi. Ho vissuto molto bene e con totale libertà anche i quattro anni in cui era mio rettore don Giovanni Barra. Ho un bellissimo e grato ricordo di lui e sono felice di aver potuto accompagnarlo con il sacramento degli infermi.
Come affrontavano i seminaristi il confronto tra l’appartenenza al mondo operaio e il cammino alla vocazione adulta?
I seminaristi pensavano di poter dire una parola nuova sul piano della fede; essi amavano molto la Chiesa e la volevano migliore. Vivevano il tempo del Concilio con sentimenti di ottimismo e di fiducia che oggi non abbiamo più; di qui un certo ottimismo che oggi non ci è più familiare. In questo sfondo anche troppo ottimistico si collocava anche la loro fiducia in una felice e nuova appartenenza al mondo operaio come era concepito allora quando il marxismo era imperante. Essi credevano si potesse imporre di più una presenza dell’operaio credente, perché schierato con gli oppressi e non con i capitalisti. Molti di loro hanno coltivato questa speranza e la hanno vissuta come la possibile parola nuova che essi stessi dicevano. Per questo non hanno patito il fatto di esse seminaristi e quindi credenti e, nello stesso tempo, schierati per la lotta operaia.
Perché è finita l’epoca del Seminario Regionale Piemontese per le Vocazioni Adulte?
Sono venute meno la vocazioni. Non si son presentati più in numero significativo degli adulti che chiedevano la formazione al presbiterato. Forse ha giocato anche l’impostazione formativa che abbiamo dato al seminario: era troppo di sinistra e quindi non era condivisa da alcuni significativi preti di Torino e del Piemonte. E’ forse anche dipeso dalla fine dell’associazionismo cattolico a causa del Concilio, e in particolare dalla crisi dell’Azione Cattolica. Soprattutto è stato determinate il fatto che, a causa del Concilio, praticamente tutti i seminari piemontesi hanno cominciato ad accogliere solo vocazioni giovanili a adulte.
Marco Novara
Mara Martellotta
A cura di Electomagazine
“Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. È la costituzione italiana, quella che i buonisti prima considerano “la più bella del mondo” e poi ignorano in nome di presunti diritti civili. Perché, se avessero un briciolo di onestà intellettuale, si chiederebbero quale concorso “al progresso materiale o spirituale della società” offrano le decine di grandi risorse nullafacenti che trascorrono il tempo sorreggendo i muri nella zona di Porta Palazzo, a Torino.
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“I medici del San’Anna e della Città della salute ci ricordano che diverse gravidanze presentano complicazioni e fattori associati che possono influire sulla salute delle donne, rendendo indispensabile un’assistenza multidisciplinare. L‘ospedale Sant’Anna rimane all’interno del nuovo Parco della Salute? Speriamo che le notizie che arrivano dalla Cabina di Regia pongano fine alle tante dichiarazioni improvvide sentite negli scorsi mesi: alta complessità e sicurezza e salute delle donne non possono essere separate” – dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi.
“Spero che la Regione ora cessi i tira e molla e apra con la Città una discussione sullo stato dei servizi del Capoluogo” – aggiunge Grimaldi: – “sulla medicina territoriale, sulle Case e sugli Ospedali di comunità; ma anche sugli altri quadranti, a partire da quello nord di Torino, che da troppo tempo hanno bisogno di più investimenti, assunzioni e maggiore cura”.
Eurovision Song Contest Torino 2022
Le delegazioni e i giornalisti ospiti di Torino e del Piemonte accolti alla Citroniera con una selezione di prodotti e vini tipici regionali
Pronto all’importante sfida dell’Eurovision Song Contest, il Piemonte ha riservato un’accoglienza speciale – nel nostro più autentico spirito di ospitalità – al prestigioso parterre internazionale di circa 1.000 persone tra delegazioni, organizzatori e autorità che hanno preso parte alla cena di gala allestita all’interno della Citroniera della Reggia di Venaria domenica 8 maggio 2022.
I maestosi e scenografici spazi della Residenza Reale patrimonio UNESCO sono stati teatro di un’esperienza di alta enogastronomia offerta grazie ad una selezione del patrimonio enogastronomico regionale, rappresentata da prodotti tipici impareggiabili: il Riso DOP di Baraggia Biellese e Vercellese, unica Denominazione di Origine Protetta italiana del cereale, fornito dal Consorzio di Tutela della DOP Riso di Baraggia Biellese e Vercellese;
la carne di Fassone di Razza Piemontese, razza autoctona meglio rappresentata sul territorio italiano e magistrale protagonista di piatti tipici del Piemonte, dalla battura al coltello al vitello tonnato, dalla carne all’albese a sontuosi brasati e bolliti misti, fornita dal Consorzio: Coalvi – Consorzio di Tutela della Razza Piemontese e Asprocarne Piemonte S.C.C, e il Gorgonzola del Consorzio di tutela del formaggio Gorgonzola DOP.
Il tutto accompagnato dalla superba selezione di vini, rinomati e apprezzati a livello internazionale per le loro qualità e caratteristiche organolettiche uniche, capaci di esaltare la cucina internazionale e trasmettere un’esperienza multi-sensoriale che parla di paesaggio, storie e persone.
Una carrellata di prima caratura in calice, che gli ospiti hanno potuto degustare grazie alle preziose collaborazioni con la rete dei Consorzi Agro-alimentari e Vitivinicoli del Piemonte: prodotti che valorizzano appieno la storia e la ricchezza enogastronomica della regione e la consacrano meta prediletta degli intenditori internazionali e punto di riferimento della cultura enogastronomica italiana nel mondo.