ilTorinese

Oggi ultima puntata di Parlaconme

“Parlaconme”, trasmissione dedicata al settore agroalimentare, giunge alla sua ultima puntata sulla Radioweb Radiovidanetwork

 

La trasmissione “Parlaconme”, condotta dalla Founder e Social Manager Simona Riccio, anche Social Manager del CAAT, è giunta all’ultima puntata della sua quarta edizione.

La puntata sarà condotta dallo stesso team di Simona, vale a dire Alessio Criscuolo e Simone Stricelli che, con un tono di voce decisamente scherzoso, racconteranno e forniranno la loro opinione sull’andamento di questa quarta edizione. Nello stesso tempo verranno ascoltati i messaggi che alcuni dei relatori hanno inviato, esprimendo anche il parere su come abbiano lavorato, su cosa abbiano lasciato e su come abbiano interagito.

Parteciperanno alla trasmissione Simona Riccio, Agri Food & Organic Specialist, Digital Strategist e autrice della trasmissione, Alessio Criscuolo, regista, autore,  grafico e speaker radiofonico della trasmissione “Parla con me” e Simone Stricelli, creative  Director, Brand Manager e Digital Strategist, grafico e web Developer della stessa trasmissione.

Questa finale si configura come solo l‘inizio di una nuova avventura, tutta da scoprire, che andrà in onda l’8 giugno dalle 18 alle 19 sulla Radio web Radiovidanetwork.

MARA MARTELLOTTA

Ceresole Reale, donna di 30 anni muore precipitando da cento metri

Una donna di 30 anni è stato ritrovata morta nel pomeriggio sotto la cima  del Gran Vaudala, a Ceresole Reale. Non si avevano sue notizie da domenica. È caduta in un volo di oltre cento metri. Ecaterina Danila era originaria della Romania e viveva a Torino, lavorava nella sede Amazon di Grugliasco. Sono partite le ricerche del soccorso alpino con l’elisoccorso del 118 e  con i cani da ricerca.  Il corpo senza vita è stato ritrovato sotto la punta del gran Vaudala a 3272 metri di altitudine.

Giovane ferita mentre attraversa la strada

Uno scooter ha urtato una ragazza che stava attraversando Corso Dante, all’angolo con via Nizza. La giovane e il ragazzo che guidava lo scooter hanno riportato ferite lievi. Sul posto il 118, la polizia e la polizia municipale. Da verificare la dinamica dell’incidente.

Ragazzo si tuffa nel fiume e annega

Un giovane residente in Piemonte,  di 24 anni, si è tuffato nel Trebbia a Bobbio, in Emilia Romagna e  non è più riemerso.

I sommozzatori dei vigili del fuoco di Bologna hanno ritrovato  il corpo senza vita del ragazzo che  abitava e lavorava in provincia di Novara. Gli  amici,  con cui il ragazzo stava facendo una gita,  hanno dato  l’allarme, ma i soccorsi una volta giunti hanno solo potuto constatare il decesso.

Auto sbanda ed esce dalla carreggiata: conducente in ospedale

Iggi intorno alle ore 15.10 la squadra VIgili del Fuoco del distaccamento permanente di Livorno Ferraris è intervenuta sulla sp 595 in località Moncrivello  per in incidente stradale.
L’incidente ha vista coinvolta una Fiat panda che in autonomia è uscita fuori carreggiata per poi rientrare in corsia. L’unica persona coinvolta  è stata trasportata all’ospedale di cigliano dai volontari sanitari della VAPC. Presenti sul posto i carabinieri

Cane veglia per due giorni il padrone morto nei boschi

Ha vegliato per due giorni il corpo senza vita del suo padrone. Il cane non ha abbandonato l’uomo  di 87 anni disperso da venerdì a Manta nel Cuneese . L’anziano era andato a cercare funghi nei boschi con il suo cane. Non avendolo visto rientrare la famiglia ha dato  l’allarme. L’uomo non aveva il telefono con sé. I soccorritori lo hanno trovato privo di vita con accanto il fedele animale.

Anziano picchiato e derubato in casa da tre rapinatori

In via Parmentola, a Torino, nel quartiere Pozzo Strada, un uomo di 83 anni, è stato picchiato e derubato nella sua abitazione durante la notte.  I rapinatori erano in tre, introdottisi  nell’appartamento dell’anziano che vive da solo. Lo hanno picchiato e legato con le fascette da elettricista per impedirgli di chiamare i soccorsi. Poi un vicino ha sentito  dei lamenti e i vigili del fuoco hanno aperto l’appartamento. La porta era chiusa. I rapinatori sono fuggiti dalle finestre da  cui sono entrati nell’alloggio. L’anziano non è ferito gravemente ma è stato portato  al Cto dove è stato ricoverato in osservazione.

Bologna campione! Spareggio scudetto 7 giugno 1964

ACCADDE OGGI

Roma – Stadio “Olimpico” 7 giugno 1964 – ore 17.15
Bologna-Inter 2-0
Aut.Facchetti
Nielsen

Ricordiamo le formazioni
Bologna: Negri, Furlanis, Pavinato, Tumburus, Janich, Fogli, Perani, Bulgarelli, Nielsen, Haler, Capra. All.: Fulvio Bernardini

Inter: Sarti, Burgnich, Facchetti, Tagnin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Milani, Suarez, Corso. All.: Helenio Herrera

Calcio epico nell’accadde oggi:prima della nascita del girone unico della seria A venuta alla luce nel 1929/30,i campionati italiani di calcio erano decisi tutti da finali. Con la nuova formula mai era capitato, e mai più è accaduto, di assistere ad uno spareggio per l’assegnazione dello scudetto con l’eccezione della stagione 1963/64,quando vinse il Bologna aggiudicandosi il suo settimo e,per ora,ultimo campionato.Lo
spareggio fu giocato  allo stadio “Olimpico” di Roma il 7 giugno: un pomeriggio torrido con  le due squadre che cominciarono molto guardinghe, poi il Bologna iniziò a dominare, ma il risultato non si sbloccò. Nella ripresa partì meglio l’Inter, gli emiliani però si accesero e con grande veemenza ripresero ad attaccare dimostrando una migliore condizione fisica e nell’ultimo quarto d’ora piazzarono la doppietta vincente.
Bologna campione d’Italia,per la settima ed ultima volta nella sua gloriosa storia.

Enzo Grassano

Addio all’edicolante amico

E’ deceduto a a Reggio Emilia, dove era ricoverato dal mese di maggio, Alberto Fallo, titolare dell’Edicola Vassallo in corso Nizza a Cuneo. Avrebbe compiuto 50 anni  a settembre. Gestiva la storica edicola di famiglia,  punto di riferimento per gli appassionati di libri e fumetti. Alberto era considerato da molti un amico con cui scambiare qualche parola ogni giorno. Lascia il padre Gaetano, la sorella Elena, il cognato Guglielmo e la nipote Laura. I funerali si terranno a Verzuolo in data da definirsi.

NOTIZIE DAL PIEMONTE

Nomofobia e Hikikomori

Tra i tanti neologismi che il progresso porta con sé, la nomofobia è forse il meno conosciuto come nome, ma quello che riguarda la maggior parte delle persone.

Deriva da No (negazione) e mobile (smartphone) e da fobia (paura): si tratta della paura di rimanere senza cellulare. E’ una scena ormai rituale quella di giovani che, seduti uno accanto all’altro su una panchina o addirittura al cinema, passano il tempo messaggiando o consultando il cellulare, quando addirittura non si mandano messaggi tra di loro. E che dire dei bambini al ristorante ai quali viene dato un cellulare, così stanno tranquilli e non disturbano i genitori durante il pasto. Il massimo lo si raggiunge quando una coppia, a cena al ristorante, invece di godere del momento di relax e di intimità, magari gustando un cibo particolare, si comporta come se si trattasse di due sconosciuti, ognuno dei quali si fa gli affari suoi con lo smartphone in mano. Possiamo parlare di nomofobia, come di vera e propria dipendenza patologica, quando un soggetto trascorre moltissimo tempo sullo smartphone, verifica di avere sempre la batteria carica, mantiene acceso il telefono 24 ore su 24 e lo porta con sé a letto e, soprattutto, controlla continuamente lo schermo per verificare se siano giunti messaggi, mail, media, ecc. Oltre ai sintomi comportamentali, possono manifestarsi veri e propri sintomi fisici, quali ansia, variazioni del battito cardiaco, sudorazione, dispnea, cefalea, che andrebbero curate rimuovendo ciò che ne causa l’insorgenza e non soltanto alleviando i sintomi. In caso di impossibilità di utilizzo dello smartphone si assiste ad una vera e propria risposta di panico simile a quella esperita con una fobia. Anche la sola idea di perdere il contatto con amici e conoscenti, di non essere rintracciabili e di non poter controllare notizie e profili social, genera un’angoscia profonda e reazioni assimilabili a quelle che caratterizzano le dipendenze e che possono, nel tempo, andare a compromettere la sfera psicologica, sociale, lavorativa o scolastica e individuale. Tra le conseguenze dell’uso eccessivo del cellulare troviamo tensione e insonnia fino ad arrivare ad un deterioramento delle funzioni cognitive. I sintomi ansiosi possono degenerare in disturbi di personalità o far emergere tratti comportamentali patologici, quali il disturbo ossessivo-compulsivo, la depressione, l’ansia sociale. L’uso eccessivo e la dipendenza dal cellulare nei più piccoli, poi, possono causare danni più gravi a partire dalle conseguenze fisiche alla vista, alla postura o legate alla ridotta attività fisica fino a disturbi cognitivi derivanti dalla iperstimolazione continua che genera affaticamento e tendenza all’isolamento sociale.
Per allontanarsi da questo uso eccessivo o dipendenza da smartphone si può agire sia a livello preventivo sia di intervento e cura laddove il disturbo sia ormai strutturato.
A livello preventivo, per bambini e adolescenti, è fondamentale la regolazione e la sorveglianza da parte dei genitori. Inoltre ci si può affidare alle App disponibili per controllare il tempo trascorso sullo smartphone così da bloccarne l’utilizzo una volta superato il limite stabilito. Nei casi più resistenti risulta utile la terapia cognitivo comportamentale che permette di ridurre fino ad eliminare i comportamenti patologici legati all’uso del cellulare mantenendo quelli di un sano utilizzo delle tecnologie. Pare, inoltre, possa avere buoni risultati la terapia della realtà portando il paziente nomofobico a concentrare la propria attenzione su attività che risultino per lui soddisfacenti sulla base dei propri interessi ed inclinazioni e che lo portino a distrarsi dallo smartphone (lettura, cinefilia, bricolage, attività all’aria aperta, ecc). In alcuni casi, e il Giappone è capofila in questo problema, tale abitudine diventa una vera autoreclusione: lo psichiatra giapponese Saito Tamaki ha creato per questa condizione il termine hikikomori; si calcola che in Giappone circa l’1% della popolazione ne sia affetto. Alla paura iniziale di restare senza uno strumento di comunicazione, di aiuto (pensiamo alle mappe satellitari), di soccorso, di servizi vari (banche, prenotazioni, visite virtuali) si aggiunge la volontà di isolarsi quasi totalmente dal mondo circostante, rifiutando contatti col mondo esterno, abbandonando scuola e lavoro, evitando il momento conviviale della cena con i congiunti, rifuggendo qualsiasi contatto sociale
(sport, amici, viaggi, svaghi). Il tempo viene così trascorso al Pc, allo smartphone o ai videogiochi, magari praticando qualche rara attività collaterale (disegno), ma senza abbandonare la casa. Quello che è peggio è che, se venissero privati della connessione, continuerebbero comunque a restare reclusi. Il fenomeno colpisce particolarmente i maschi intorno ai 14-16 anni, dotati di particolare intelligenza e sensibilità. Le cause sembrerebbero riconducibili alla difficoltà, proprio per queste loro peculiarità, di instaurare relazioni affettive e sociali soddisfacenti con i propri coetanei, con colleghi di studio o di lavoro. Spesso a monte di tale comportamento, e della ricerca di clausura, possono esservi episodi di bullismo, di imposizione a conformarsi alla società, di imporre loro l’appartenenza ad un mondo che a loro non interessa o che addirittura li spaventa. In realtà non è chiaro se questa tendenza all’isolamento sociale sia dovuta ad una dipendenza da smartphone o, viceversa, sia una tendenza insita in soggetti che faticano a gestire le pressioni e le richieste della società, per cui abbandonano scuola o lavoro, e trovano nei supporti tecnologici il modo più semplice e apparentemente meno ansiogeno, per trascorrere il tempo. In ogni caso, cosa possiamo fare se un nostro congiunto dovesse trovarsi in questa condizione? Vi sono scuole di pensiero opposte. Alcuni sostengono che forzare la mano sia controproducente; chi è affetto dal problema non va costretto a uscire se non si sente pronto, perché si otterrebbe l’effetto contrario. Quasi mai sarà la vittima a chiedere l’aiuto di uno psicologo o di uno psicoterapeuta, al quale spetterà il compito arduo di entrare in contatto con ragazzi che non vogliono essere contattati. Altri, invece, ritengono che sia necessario, con tempi molto soggettivi e che dipendono non soltanto dal carattere della vittima ma dalla gravità del problema, instaurare un condizionamento avversivo verso quello stile di vita, magari proponendo qualcosa che sicuramente incontri l’interesse della vittima. Ci sentiamo, in ogni caso, di dare un consiglio ai genitori (o a chi per essi) poiché è più semplice e efficace agire a livello preventivo piuttosto che cambiare un comportamento disfunzionale ormai interiorizzato. È importante osservare sempre il comportamento dei propri figli così da poter chiedere consiglio ed eventualmente intervenire alle prime avvisaglie di un cambiamento che possa rivelarsi pericoloso. È buona norma ridurre al minimo indispensabile, rispettando rigorosamente i tempi dettati dal buonsenso, l’uso dello smartphone per distrarre i bambini, così da potersi dedicare alle proprie incombenze o concedersi momenti di relax. Quella che sembra una buona soluzione sul momento, può rivelarsi nel tempo deleteria e portare con sé una sequela di disturbi fisici e di personalità decisamente più difficili da gestire o sradicare rispetto a qualche rinuncia e tempo in più (seppur faticoso) dedicato a creare una personalità ben integrata nella società, grazie a rapporti equilibrati e soddisfacenti a partire dall’ambiente familiare.
Non vi hanno chiesto loro di essere messi al mondo; accogliamoli in un mondo umano.

Sergio Motta
Cristiana Francesia