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Giuseppe Conte, tra il fanciullino e la giovinezza

 

POESIA  Giuseppe Conte, nato a Imperia nel 1945, è considerato una delle più importanti voci poetiche italiane contemporanee.

Comincia a interessarsi di poesia già ai tempi del liceo,frequentando il Ginnasio e Liceo Classico De Amicis a Oneglia,anni in cui inizia a sperimentare le prime traduzioni dall’inglese(da Whitman, Blake, Shelley e Lawrence) e a comporre i suoi primi versi. Si appassiona inoltre alle opere di Mallarmé, Baudelaire e Henry Miller. Risalgono ai primi anni Settanta i suoi due primi libri di poesia, intitolati “Il processo di comunicazione secondo Sade” ( 1975) e “L’ultimo aprile bianco” (1979), raccolte che riscuotono un ottimo successo di critica, cosiccome i suoi due primi libri di narrativa dal titolo “Primavera incendiata” e “Equinozio d’autunno”, risalenti agli anni Ottanta.

Nel 1994, in ottobre, promuove l’occupazione pacifica della Basilica di Santa Croce a Firenze, con un gruppo di poeti che si definiscono “i capitani del Commando eroico” di cui fanno parte, oltre allo stesso Conte, anche Tomaso Kemeny, Roberto Carifi e Lamberto Garzia.

L’evento precede il sorgere di un nuovo movimento poetico che è chiamato  Mitomodernismo, una corrente provocatoria e di rottura che proclamava come la vera battaglia consistesse nel sognare un mondo rifatto da capo attraverso la bellezza e il mito. Proprio il mito entra a far parte della vita di Giuseppe Conte sin dalla giovinezza e lo impegna durante tutta la sua carriera artistica fino ai giorni nostri, quando pubblica la sua ultima opera a lui dedicatadal titolo “Il mito greco e la manutenzione dell’anima”. È  stato vincitore dei più importanti premi di poesia tra cui il “Premio Viareggio” .

Capita talvolta e, in particolar modo ai poeti, una certa discordanza tra corpo, età e spirito, quel fanciullino tanto caro a Pascoli, che emerge sia in Giuseppe Conte uomo sia nel suo esserepoeta, il primo dall’aspetto saggio e consapevole, il secondo dall’indole più fragile, più delicata e maggiormente dubbiosa riguardo a se stessa e ai propri sentimenti che, con forza e grande intensità, vengono evocati e di cui, contemporaneamente, pare cercare una conferma nel soggetto della sua poesia.

“L’amore vero, tu lo sai, è volere

la gioia di chi non ci appartiene

è questo uscire, traboccare da se stessi, come sangue dalle vene

per un taglio, è l’irrinunciabile, amore energia mutabile eterno bene.”

Poesie (Mondadori, 2015)

 

Colpisce, oltre alle immagini e al ritmo che ben rappresentanol’intensità del sentimento, l’utilizzo dell’espressione “tu lo sai” contenuta nel primo verso, quasi una richiesta inconscia di non rimanere solo di fronte al travolgimento emotivo e alla bellezza stessa del momento ispirato. È forse questo ciò che rende il poetauna sorta di eterno fanciullo: l’ingenuità del voler condividere ciò che realmente l’altro non può sentire o che non può farlo come un poeta vorrebbe.

Quel ‘tu lo sai’ viene percepito come un baluardo di illusione che combatte la solitudine.

Ingenuità, ricordiamo, tipica soltanto della grande poesia.

 

Un’altra poesia degna di nota è quella intitolata “Il poeta”

 

 

“Non sapevo che cosa è un poeta

Quando guidavo alla guerra i carri

E il cavallo Xanto mi parlava.

Ma è passata come una cometa

L’età ragazza di Ettore e di Achille:

non sono diventato altro che un uomo:

la mia anima si cerca ora nelle acque

e nel fuoco, nelle mille

famiglie dei fiori e degli alberi

negli eroi che io non sono

nei giardini dove tutta la pena

di nascere e morire è così leggera.

Forse il poeta è un uomo che ha in sé

La crudele pietà di ogni primavera.”

 

Anche in questa poesia ritorna il tema dell’uomo e del poeta, dei loro rispettivi dubbi se essere l’uno o l’altro, nel tempo in cui Ettore e Achille furono uomini e, a loro volta, portatori della crudele pietà di ogni primavera.

Vi è in questo testo poetico un tema molto caro a Giuseppe Conte che è quello della giovinezza, riscontrabile anche in altre sue opere, e molto diversa dal fanciullino prima citato. Giovinezza che, come uomo, lo porta a essere promotore della poesia giovanile e impegnato, oggi come allora, sul fronte della cultura e della parola poetica.

Gian Giacomo Della Porta

Mara Martellotta

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