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Il segno che racconta. Alberto Longoni in mostra a Ghiffa

Sabato 4 giugno, alle 17,30, si inaugura presso la sala esposizioni Panizza di Ghiffa, nel Verbano, la mostra di acqueforti di Alberto Longoni intitolata “Il segno che racconta”.

L’evento è organizzato dall’Officina di incisione e stampa Il Brunitoio, a cura di Ubaldo Rodari e con la presentazione di Mauro Chiodoni. La mostra sarà visitabile fino al 26 giugno, dal giovedì alla domenica,dalle 16 alle 19.
Alberto Longoni è stato un importante pittore, incisore, scultore,
illustratore. Un artista eclettico nel senso pieno del termine che, con
le sue opere, ha accompagnato ed interpretato l’evoluzione del costume
e  della società italiana, dal dopoguerra alla fine degli anni ottanta.
Durante la seconda guerra mondiale conobbe l’orrore del sistema
concentrazionario nazista. Arruolato in marina nel ’40 e inviato
sull’isola di Creta venne fatto prigioniero tre anni dopo dai tedeschi
che lo deportarono nel lager di Buchenwald, a poche miglia da Weimar.
Fulì che conobbe la donna che diventò sua moglie, la polacca Lidia
Josepyszyn con la quale tornò a Milano finita la guerra, nel 1945. Dal
suo rientro in patria, per alcuni anni lavorò di giorno in una impresa
edile, disegnando e dipingendo da autodidatta alla sera. A partire dal
1953 le sue qualità artistiche vennero apprezzate con il conseguimento
di riconoscimenti importanti come quello al concorso nazionale di
caricatura di Trieste e il primo premio per il Manifesto del Gran
Premio dell’autodromo di Monza.
Eseguì incisioni, graffiti, dipinti, illustrò
riviste italiane e straniere, copertine di dischi, realizzò multipli,
ceramiche, sculture e collaborò all’architettura di giardini. Illustrò
anche “Il gioco delle perle di vetro” di Hermann Hesse,una delle opere
che contribuirono ad attribuire all’autore di “Siddharta” il Nobel per
la letteratura. Se si considera la sua imponente produzione artistica,
che lo portò a collaborare con le più importanti case editrici e le
più prestigiose riviste italiane ed europee, oltre a scrivere e
illustrare straordinari libri per l’ infanzia, si comprende
l’importanza di Longoni nella storia dell’arte italiana della seconda metà del ‘900.
Negli anni ’60 realizzò cento disegni che illustrarono le novelle del
Decameron di Boccaccio e tutte le sovracoperte della collana Classici
della letteratura italiana contemporanea, editi da Mondadori. Alberto
Longoni, nato a Milano il 24 agosto del 1921 e vissuto sempre in quella
città, si trasferì nel 1986 in alta Val d’Ossola, zona che frequentava
già dagli anni sessanta. Elesse il suo buen retiro a Emo, una frazione
di Crodo, principale centro abitato della Valle Antigorio, circa
quindici chilometri a nord di Domodossola. Da sempre importante
località termale, il paese è famoso per le sue acque minerali e per il
“Crodino”, l’analcolico “biondo che fa impazzire il mondo”. A Emo di
Crodo scrisse e illustrò libri. Il suo ultimo lavoro è del 1991,
terminando la sua attività con l’allegra filastrocca Nasone gran
dormiglione, edita da Le Marasche. Lo stesso anno, il 7 dicembre, morì
all’eremo di Miazzina, sulle colline dell’entroterra del Verbano, a
causa di un’influenza maligna. Alcuni anni fa il Museo Monumento al
Deportato Politico e Razziale di Carpi (Mo) organizzò a Palazzo dei Pio
in piazza dei Martiri la mostra “Il mondo di Alberto Longoni”.
L’esposizione, curata dalla nipote dell’artista Michela Cerizza e da
Marzia Luppi era stata promossa dal comune modenese e dalla Fondazione
Fossoli che si pone come obiettivo principale la diffusione della
memoria storica dell’omonimo ex-campo di concentramento in terra
emiliana. La terribile, durissima esperienza dell’internamento a
Buchenwald ispirò Longoni per una delle sue opere principali, ospitata
nella prima sala del museo di Carpi. Un graffito grande come tutta la
parete, raffigurante centinaia di deportati magri, ridotti a pelle e
ossa, con gli occhi vuoti e privi di espressione, senza bocca.
In occasione dell’inaugurazione Michela Cerizza ricordò come suo nonno al
ritorno dal campo di concentramento pesasse 35 chili ma nonostante i
patimenti e le angherie subite non avesse “mai menzionato l’odio come
stato d’animo per spiegare l’orrore in cui era stato coinvolto. Lui
faceva emergere con le sue opere la vittoria dell’amore attraverso il
viaggio, il sogno, i paesaggi”. La scelta di ospitare la mostra di
Loongoni al Museo del Deportato assunse un significato del tutto
particolare ed evocativo. “La Sala dei nomi è una cattedrale laica”,
disse il sindaco di Carpi  Alberto Bellelli,  riferendosi alla celebre
stanza del Museo dove sono graffiti i nomi di oltre tredicimila
italiani morti nei campi di concentramento europei  “e riportare qui Longoni
significa un ritorno alle radici dello stesso museo”. Per queste
ragioni si ritenne necessario e doveroso il tributo a un artista “che
ha saputo rappresentare la sera del tempo ma anche lo spiraglio della
speranza”, come ricordò il presidente della Fondazione Fossoli, l’on.
Pierluigi Castagnetti. La tragica esperienza della deportazione e del
lavoro coatto in Germania fu raccontata dallo stesso Longoni dialogando
con Pinin Carpi, del quale illustrò le storie: “Arriva la guerra, mi
mandano nell’isola di Creta, nella marina da sbarco.
Conosco il disegno, divento il segretario del comandante. Nei momenti di pausa disegno per
il comandante galeoni veneziani del Settecento: imparo così il disegno
navale, le linee di galleggiamento. L’8 settembre siamo circondati dai
tedeschi. I mille marinai di Creta si rifiutano combattere e di
collaborare con i tedeschi; circondati e imprigionati ci portano in
Germania e ci obbligano a lavorare per loro. Uno-due anni di prigionia
sono duri, arrivo a pesare 35 chilogrammi. La storia qui è drammatica.
Berlino con i bombardamenti degli Americani, la fame, il freddo, la
sete, soprattutto la paura. Nel Mellenburg incontro Lidia che fa
l’interprete in una grande fattoria. Una mattina, dopo un turno di
notte che durava dalle 6 di sera alle 6 del giorno dopo, mi pesano: 36
chilogrammi! Mi mandano a Luckenwalde e lì trovo un medico che mi dice:
“Non hai niente, sei solo deperito. I contadini qui attorno cercano
lavoratori: se riesci a superare il primo mese di prova te la cavi;
puoi mangiare perché hanno le patate”. E così me la son cavata”. Parole
asciutte, scarne, venate da malinconia, prive di enfasi. Nel maggio di
due anni fa la Casa della Memoria di Milano ospitò un’altra mostra
dedicata all’artista: “Guerra Prigionia Libertà di Alberto Longoni”.
Un evento realizzato in collaborazione con l’Aned per evidenziare il
messaggio di questo artista che decise di testimoniare con le sue opere
le tragedie personali e collettive della storia: la guerra, la
deportazione, il lavoro coatto nei campi di concentramento nazifascisti.
Ma la capacità espressiva di questo artista si cimentò anche con il
più classico racconto della letteratura per l’infanzia, uno dei romanzi
di formazione senza tempo tant’è che due anni fa, al Forum di Omegna
sul lago d’Orta, vennero esposte per la prima volta le tavole originali
che Longoni dedicò a Pinocchio. L’artista milanese fu tra i più grandi
illustratori delle avventure del celebre burattino inventato da
Collodi.
Nel 2017 l’editrice Electa del gruppo Mondadori ha mandato nelle
librerie il volume “Le avventure di Pinocchio”, riedizione dell’opera
illustrata da Alberto Longoni e pubblicata da Vallardi nel 1963 in
un’edizione speciale fuori commercio, ora introvabile sul mercato. Un
classico intramontabile proposto in una preziosa edizione numerata a
tiratura limitata e numerata, in un formato adatto a valorizzare le
magnifiche tavole dell’artista. Alberto Longoni, come scrive la casa
editrice “ci ha lasciato una raffinata e al tempo stesso ironica e
pungente interpretazione grafica dei personaggi del noto racconto per
bambini”.
I suoi disegni al tratto, in bianco e nero, sono riprodotti
nel volume a piena e a doppia pagina. Il libro include un folder a quattro
ante con la splendida scena del pesce che inghiotte il burattino. Il
testo è integrale, nella versione della decima edizione, con la
prefazione di Dino Buzzati.
Marco Travaglini

Scende dall’auto e muore investito in autostrada

È sceso dall’auto ed è stato investito e ucciso nella notte  sull’autostrada Torino-Milano in direzione Torino, nei pressi del casello di Borgo d’Ale nel Vercellese. Non è stato possibile salvarlo nonostante l’intervento del 118. L’uomo, 54 anni, è morto per le  gravi ferite riportate. Solo pochi giorni fa un altro uomo era stato ucciso da una vettura  sulla tangenziale di Torino mentre stava riparando una gomma.

Ombre cinesi 

IL PUNTASPILLI di Luca Martina

 

Negli ultimi mesi un’ombra si sta allungando minacciosa sulla Cina che ci appare oggi come un’autentica tigre in gabbia. Il rallentamento dell’economia era previsto ma l’ultimo dato, una discesa dell’11% delle vendite al dettaglio, ha rappresentato un campanello d’allarme da non sottovalutare. 

 

Proveremo allora per un attimo ad ignorare l’avvertimento di Ennio Flaiano, per il quale “capire la Cina è non soltanto impossibile ma inutile”, e cercheremo di comprendere cosa stia avvenendo nel Celeste Impero, unificato dalla dinastia Qin (dalla quale deriva il nome del Paese) due secoli prima di Cristo.

 

Va ricordato innanzitutto come Xi Jinping, durante i suoi dieci anni di presidenza, abbia riportato indietro con decisione le lancette della storia: la spinta riformistica (con vaste aperture all’iniziativa privata), iniziata quarant’anni fa da Deng Xiao Ping con la creazione del “Socialismo con caratteristiche cinesi”, ha subito una brusca frenata e lo Stato, controllore, imprenditore e pianificatore, è tornato, con una pericolosa inversione di marcia, pienamente protagonista.

Dopo avere dato il maggiore contributo alla crescita dell’economia mondiale per quasi vent’anni (seppure con minore impeto nell’ultimo decennio), quest’anno il gigante asiatico potrebbe non riuscire a centrare l’obiettivo ufficiale (recentemente riconfermato) di un progresso del PIL del 5,5% e crescere meno degli Stati Uniti.

 

Una grande responsabilità è da attribuire alla politica della “tolleranza zero” nei confronti della pandemia di Covid19 (con le chiusure di molte città, porti e centri produttivi). Dietro una la scelta così draconiana e per certi versi incomprensibile ci sono gli inconfessabili timori di una nuova ondata aiutata dall’adozione di un vaccino nazionale, il CoronaVac della cinese Sinovac, poco efficace di fronte alle variazioni del virus e dalla scarsissima copertura della popolazione raggiunta con la terza dose.

L’obiettivo di Xi è quello di presentarsi quale unico candidato possibile al ventesimo congresso del Partito Comunista Cinese (il PCC) del prossimo novembre, con le carte in regola per ottenere la terza riconferma (sino al 2027) ma di fronte alle difficoltà economiche stanno emergendo sempre più chiaramente due fazioni contrapposte.

 

Da un lato c’è la linea della “prosperità comune” e del capitalismo di Stato, il “nuovo concetto di sviluppo” secondo le parole di Xi, che mira a ridurre le diseguaglianze esistenti all’interno del Paese reprimendo i monopoli delle aziende private ed i redditi “irragionevolmente” elevati e redistribuendo la ricchezza dalle ricche regioni costiere a quelle, molto più povere, dell’interno. La Cina dovrebbe così affrancarsi dagli investimenti stranieri e dagli enormi gruppi di proprietà degli odiati “magnati assetati di profitti” (che controllano buona parte dei settori più innovativi), riducendo la sua dipendenza dalle esportazioni e privilegiando i consumi interni, ed emergere più forte che mai in settori strategici come la tecnologia, le telecomunicazioni e l’aerospaziale.

 

Gli strumenti adottati dall’attuale governo hanno rappresentato, specie negli ultimi due anni, una vera e propria terapia d’urto che ha avuto effetti drammatici sul settore tecnologico e dell’educazione, sottoposti a regolamentazioni severissime ed ora in forte contrazione (anche dal punto di vista borsistico, con il crollo delle loro quotazioni).

Persino peggiore è stata la sorte del settore immobiliare, pari al 20% del PIL, dove l’intento di prevenire maggiori problemi futuri, causati da una eccessiva salita speculativa dei prezzi delle case, ha provocato il fallimento “controllato”, per evitare il panico degli investitori cinesi, di alcuni dei più importanti operatori ed il crollo delle vendite di case (ad aprile -47% rispetto ad un anno prima). Anche la gestione della crisi russo-ucraina, dopo un iniziale totale allineamento con l’ “amico Putin”, ha suscitato malumori all’interno del partito che il presidente non ha potuto ignorare completamente e che hanno condotto ad una maggiore prudenza nei confronti dell’alleato.

Dall’altro versante ha preso forza lo schieramento, critico nei confronti di Xi e coerente con le aperture e le riforme dei precedenti leader, che annovera tra gli altri il primo ministro Li Keqiang e Han Zheng, uno dei setti membri del Comitato esecutivo del Politburo (il vertice composto dai più influenti esponenti del governo). L’opposizione, condotta all’interno del Comitato centrale, difende gli interessi delle regioni costiere, responsabili di gran parte della crescita degli ultimi decenni, e sostiene l’importanza dei rapporti internazionali, il ruolo ricoperto dalle esportazioni e dagli investimenti esteri ed un minore interventismo dello Stato in ambito economico.

Non c’è dubbio sul fatto che ambedue gli schieramenti puntino a riportare la Cina ad un ritmo elevato di crescita ma le strategie, come abbiamo visto, sono radicalmente diverse.

 

Il ruolo (e la rielezione) del “Nuovo timoniere” (così viene soprannominato richiamando il “Grande Timoniere” Mao Tse-Tung) non è certamente in discussione. L’esperienza maoista, che con un approccio patriarcale ed accentratore condusse alle nefaste conseguenze della “Rivoluzione culturale”, ha dimostrato l’importanza di una gestione collegiale del potere e proprio per questo il presidente si trova ora in una posizione di debolezza all’interno del PCC. Al prossimo convegno il presidente potrebbe non ottenere mano libera nella nomina degli altri componenti del Politburo e uscirne perciò depotenziato.

 

Questa situazione dovrebbe portare nel prossimo futuro Xi a mostrarsi più conciliante, ammorbidendo l’intransigenza dimostrata sinora sia sul fronte del Covid che su quello delle aziende private (e della lotta alla corruzione, che gli ha procurato molti nemici).

 

Novembre non è ancora alle porte ma il tempo per riportare la locomotiva asiatica sul giusto binario è limitato e Xi Jinping ne è sicuramente cosciente.

Il percorso è molto stretto e ritardi o errori di manovra determinerebbero gravi conseguenze, non solo per la Cina, in un momento storico già molto incerto e difficile da decifrare.

 

I prossimi mesi dovrebbero aiutare a rischiarare l’orizzonte e ricordarci che, a pensarci bene, “tutta la varietà, tutta la delizia, tutta la bellezza della vita è composta d’ombra e di luce” (Lev Tolstoj).

Intelligenza artificiale, Ruffino: procedere con progetto Torino

“Alla luce delle recenti dichiarazioni del Ministro Messa, chiediamo che si chiarisca in tempi rapidi il destino del previsto centro per l’intelligenza artificiale (I3A) proprio a Torino. Lo prevede un decreto legge del 2021, per il quale sono stati stanziati anche i primi 21 milioni di euro. Le parole dl Ministro dell’ Università e della Ricerca hanno provocato confusione e dubbi, dubbi che Torino e l’Italia non possono permettersi.” Lo ha dichiarato in una nota la deputata di Azione Daniela Ruffino

“Il Governo ha assunto un impegno, deve dare dunque seguito ad una legge del Parlamento. Se Torino perdesse davvero il centro per l’intelligenza artificiale sarebbe un colpo ferale. Fare rete tra territori, Università e imprese diventa fondamentale in un momento di ripresa come quello che viviamo. Il Governo dia una risposta definitiva e proceda col progetto.” Ha concluso la Ruffino.

Nuova Rsa a Beinasco: “Edmondo De Amicis”

È stata inaugurata a Beinasco dal gruppo Colisee’ Italia una nuova Rsa dal nome “Edmondo De Amicis”, comprendente 90 posti letto e una superficie complessiva di 3600 metri quadrati.

Il gruppo gestisce, soltanto in Piemonte, 11 strutture, oltre a quelle di Beinasco, Cavagnolo, Novara, due Alessandria e quattro a Torino, per un totale di 17 Rsa in tutta Italia.
Il gruppo è impegnato in un importante processo di digitalizzazione per garantire un servizio ancora più trasparente, tutte le strutture sono presenti sul portale WEDoxa, sistema per la rilevazione della soddisfazione dei servizi erogati sia da parte degli ospiti sia delle famiglie.
“L’obiettivo che muove le nostre azioni – ha commentato Fabio Massimo Ragusa, CEO Colisee’ Italia – è quello di garantire il benessere dei nostri residenti, facendoli sentire come a casa propria. Per far ciò ci impegniamo per soddisfare le loro esigenze, convinti che le nuove tecnologie possano offrire opportunità uniche per creare legami tra gli ospiti e i loro parenti. A tale scopo siamo impegnati nel portare a compimento un percorso di digitalizzazione delle strutture, atto a migliorare la qualità di permanenza degli ospiti e dei servizi offerti, con la massima attenzione nei confronti dell’eccellenza professionale dello staff. Le nostre strutture, per garantire una maggiore trasparenza ancora del servizio, sono presenti sul portale WeDoxa, che serve per la rilevazione della soddisfazione dei servizi erogati, sia da parte degli ospiti, sia delle famiglie, mediante la pubblicazione di recensioni. Le residenze sono anche dotate di nuovi Portal, dispositivi che permettono di realizzare videochiamate di alta qualità e utilizzati anche per la messaggistica.
Con lo sviluppo dell’app MyColisee, vogliamo ridurre le distanze tra struttura e famiglia, consentendo ai parenti di ricevere aggiornamenti dalle residenze e interagire con la direzione dello staff, in modo tale da rendere le comunicazioni più rapide e efficienti”.
La residenza Edmondo De Amicis, che si trova in via Maria Teresa Fornasio, è costituita da tre nuclei di residenza con trenta posti ciascuno, per un totale di 90 posti letto. La superficie complessiva è di 3600 mq e è stata realizzata con un approccio capace di garantirne il risparmio energetico, la sicurezza e la funzionalità, non dimenticando l’eleganza, gli standard di qualità e comfort.
Dal punto di vista energetico la struttura è dotata di un impianto di produzione di acqua calda sanitaria, costituito da una pompa di calore ad alta temperatura, collegata ad accumuli coibentati, per poter disporre di acqua calda anche in assenza di produzione. Sulla copertura è stato installato un grande impianto fotovoltaico in grado di produrre energia elettrica a partire da fonti rinnovabili e, per quanto riguarda l’impianto di climatizzazione, è stata adottata una soluzione innovativa, all’avanguardia, composta da sette sistemi a pompa di calore, abbinati a unità interne canalizzabili, ideale per garantire ambienti salubri e, al tempo stesso, accoglienti.
Sul fronte della sicurezza la residenza è dotata di una scala centrale, con filtro a prova di fumo, e due scale di emergenza contrapposte, un ascensore per visitatori, un elevatore di servizi e un montaletti di tipo antincendio.

Mara Martellotta

Torino Bellissima si smarca dal “centrodestra populista” e va avanti da sola

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Il candidato sindaco del centrodestra alle ultime comunali di Torino, Paolo Damilano, annuncia che la sua lista Torino Bellissima “non è interessata a derive populiste improvvisate, comprese quelle che affliggono parte di questo centrodestra”
Ecco la nota di Damilano
Un anno fa circa, proprio in questi giorni, ero impegnato nel pieno della mia campagna elettorale. La data delle elezioni era stata spostata da maggio a settembre a causa del protrarsi della emergenza legata alla pandemia e il Centrodestra era ancora molto in difficoltà nel mettersi d’accordo sulla scelta dei candidati delle grandi città come Roma e Milano. Difficoltà nel trovare un accordo che si sono manifestate su tutta una serie di tematiche importanti durante le ultime fasi della campagna elettorale, come “vaccini”, “green pass”, “diritti” e che hanno contribuito pesantemente alla sconfitta in campagna elettorale.
A elezioni perse, il centrodestra non è stato in grado di recuperare la propria unità neanche nell’espressione del candidato all’elezione del Presidente della Repubblica, offrendo un quadro politico desolante. E oggi, con l’avvicinarsi delle elezioni amministrative, osserviamo ancora episodi di evidente difficoltà nel relazionarsi per trovare accordi, anche dove la vittoria parrebbe di facile portata.
Se aggiungiamo a questo i tentennamenti in politica estera, come se fosse possibile mettere oggi in discussione la posizione atlantista ed europeista dell’Italia, possiamo comprendere il disorientamento degli elettori, che hanno difficoltà a capire quale sia il centrodestra di governo e quale sia il centrodestra di opposizione su ormai quasi tutte le tematiche, sia politiche che economiche.
È in particolare il partito che ha creduto per primo in Torino Bellissima – e che ha appoggiato fin dall’inizio la nostra impresa conclusasi con un grande successo, affermando la nostra lista come quella più votata della coalizione – a vivere oggi una profonda crisi di identità politica e di leadership, che ne mina la credibilità acquisita in questi ultimi anni di grande consenso e successo.
Lo spettro della recessione è ormai evidente e anche i più ottimisti fra di noi non possono che essere preoccupati dallo scenario socio-politico ed economico che si sta annunciando per i prossimi anni, con la pandemia che speravamo ormai quasi alle spalle si contava molto sul rilancio del PNRR, che purtroppo rischia di essere del tutto vanificato dal crescere dei costi delle materie prime.
Serve innanzitutto serietà ed è per questo che Torino Bellissima non seguirà alcuna deriva populista, compresa quella che purtroppo oggi affligge parte di questo centrodestra, ma proseguirà autonomamente nel suo progetto di ricostruzione liberale di Torino e del Paese, in attesa di capire quali saranno le evoluzioni politiche dei prossimi mesi.
Non si fa attendere la risposta della Lega, attraverso  le dichiarazioni del capogruppo del Carroccio alla Camera e segretario piemontese Riccardo Molinari:
“Sembra strano sentire certe parole dallo stesso Damilano che è stato candidato dalla Lega e dal segretario Matteo Salvini sindaco di Torino e che ha più volte manifestato interesse per iniziare un percorso politico nello stesso partito nel quale ha cercato egli stesso sostegno. Vicinanza che ha manifestato anche in tempi recenti. Ma, del resto, la riconoscenza è sempre la virtù del giorno prima”.

Festival del Giornalismo Alimentare, una proposta per il tavolo del cibo e dell’alimentazione

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Un tavolo operativo sul cibo e l’alimentazione per Torino: è questa la proposta emersa nel corso del dibattito che apre la VII edizione del Festival del Giornalismo Alimentare, in programma martedì 31 maggio e mercoledì 1° giugno al Centro Congressi Lingotto di Torino. Un incontro per ragionare sulle potenzialità e le criticità di Torino come capitale del gusto e del cibo, insieme alle principali associazioni di categoria e ai rappresentati del mondo politico e imprenditoriale, svoltosi presso Palazzo Birago di Borgaro.

La proposta è stata recepita dall’assessora all’Ambiente della città di Torino Chiara Foglietta, intervenuta in rappresentanza dell’amministrazione comunale:

Abbiamo già creato un gruppo di coordinamento fra gli assessori perché il tema cibo è competenza di diversi assessorati. Penso che sia opportuno estendere il gruppo di lavoro a tutti i soggetti che si occupano di politiche del cibo.”

Hanno preso parte al tavolo di confronto, coordinato dal direttore del Festival Massimiliano Borgia, Guido Bolatto Segretario Generale della Camera di commercio di Torino, Corrado Alberto Presidente API Torino, Giulio Trombetta Presidente Exclusive Brands Torino, Maria Luisa Coppa Presidente ASCOM Torino, Andrea Perino Confesercenti Torino, Elena Schina CNA Torino, Roberto Grassi di Campagna Amica Coldiretti Torino, Gianluca Cornelio Meglio Direttore CAAT Torino, Egidio Dansero Vice rettore Università di Torino e Chiara Foglietta assessora Ambiente e Politiche del Cibo Città di Torino.

Guido Bolatto: “Torino da tempo è punto di riferimento internazionale dell’enogastronomia: abbiamo iniziato a occuparci di valorizzazione delle eccellenze food dal 2001/2002, in vista delle Olimpiadi 2006. Lo sforzo che dobbiamo fare adesso è capitalizzare questa posizione per promuovere al meglio le imprese non solo della città ma anche della zona metropolitana. Occorre legare Torino, come polo di eventi culturali, con il territorio che la circonda. I turisti spesso non sono a conoscenza delle proposte fuori città, nelle colline del chierese o a Ivrea per esempio. Altro grande obiettivo è intercettare i grossi flussi turistici del Piemonte (due fra tutti, quello degli sciatori e dei tifosi della Juventus) facendoli atterrare anche sul territorio cittadino, integrando l’offerta turistica. Bisogna farsi conoscere in loco e non puntare solamente sull’export.”

Corrado Alberto:

A livello di competenza e presenza delle industrie a Torino manca davvero poco per diventare capitale di una food valley. Sono presenti grandi marchi agroalimentari conosciuti e amati in tutto il mondo, dal caffè al settore dolciario passando per quello degli alcolici e del vino fino ai pastifici. Tuttavia dobbiamo capire che città del cibo non significa solo produzione di alimenti ma anche di macchinari per le industrie alimentari. In questo senso a Torino per tanti anni l’automotive ha fagocitato la crescita di tutti gli altri settori, tanto che fino a qualche anno fa era difficile trovare componenti per le industrie alimentari.

Giulio Trombetta

Ci deve essere un cambio di mentalità in occasione dei grandi eventi: dobbiamo vedere queste occasioni come opportunità a 360°, non come punizioni, deve cambiare l’atteggiamento della città. Dobbiamo internazionalizzare l’approccio delle strutture ricettive, che passa anche dalla conoscenza e dalla padronanza della lingua inglese. Se vogliamo essere capitale del cibo dobbiamo mettere i turisti nella condizione di essere accolti al meglio. La mentalità industriale deve rendersi conto che per attrarre personale deve essere a sua volta attrattiva. Per avere un forte tessuto industriale anche alimentare dobbiamo fare in modo che i giovani considerino di grande valore venire a vivere e lavorare a Torino.”

Maria Luisa Coppa

Torino adesso è di nuovo in un momento magico grazie ai grandi eventi che abbiamo ospitato, ma occorre che la politica si impegni in prima persona per promuovere i territori d’eccellenza della provincia e della regione, decidendo dove indirizzare le risorse. Dobbiamo aiutare le piccole imprese, dando visibilità ai piccoli produttori che hanno poca attenzione da parte dei media, come per esempio quello della pasticceria con il quale possiamo competere a livello mondiale. Così come dobbiamo promuovere fra i giovani il lavoro legato al cibo, primo fra tutti il lavoro nella ristorazione.”

Andrea Perino

Non ha più senso pensare al cibo come facevano i nostri genitori. Ora un artigiano alimentare deve inventarsi modi diversi di attrarre i clienti, in particolare penso al pubblico dei giovani. Io faccio il panettiere e penso che per esempio il pane possa diventare veicolo di valori importanti per il pubblico giovanile. La strada è far conoscere le filiere che stanno dietro il cibo, dando visibiltà anche alle aziende agricole.”

Elena Schina

Il settore dell’artigianato agroalimentare è in difficoltà non solo per l’aumento del costo delle materie prime e dell’energia, ma anche perché queste realtà spesso si trovano sono in mezzo alla filiera, fra fornitore e consumatore. Una soluzione è proprio quella di valorizzare le filiere in tutti i loro segmenti. Per questo occorre lavorare sull’erogazione dei finanziamenti, troppo spesso rivolti alle filiere industriali di grandi dimensioni e non indirizzati alle filiere delle piccole e medie imprese.”

Roberto Grassi

Torino è stata una delle prime città a investire sui mercati dell’ortofrutta e questo ha aiutato molto a far emergere l’importanza del racconto di cosa c’è dietro un prodotto. Tuttavia il numero di imprese agricole che può vendere direttamente a Torino è limitato, per questo è fondamentale lavorare sulle filiere. Occorrerebbe creare un tavolo operativo di confronto permanente sulle politiche del cibo a Torino, non sui grandi progetti ma sull’operatività concreta del cibo sostenibile a Torino, cosa serve per portare cibo di qualità in città e farlo scegliere ai cittadini.”

Gianluca Cornelio Meglio

Oggi i centri agroalimentari se vogliono rendersi diversi dal consumo di massa e diversificare, devono raccontare il valore del lavoro che sta dietro al singolo prodotto. Per questo abbiamo deciso di lavorare soprattutto sul localismo, per distinguere l’offerta. Se vogliamo essere capitale del cibo dobbiamo preoccuparci del valore sociale, iniziare dal contrasto allo spreco alimentare come CAAT abbiamo messo in piedi progetti di raccolta che possono essere d’esempio per la città.”

Egidio Dansero

Torino è partita ormai diversi anni fa con politiche del cibo innovative che sono poi rimaste in mezzo al guado. E’ venuto il tempo di riprenderle e svilupparle. Torino aveva un dibattito sulle food policy molto prima di altre città italiane. Ora dobbiamomettere a sistema tutte le iniziative in questo campo, partendo dal rapporto fra città e mondo rurale. Per esempio il turismo enogastronomico, che va in cerca della ruralità, potrebbe essere uno stimolo per mettere in dialogo Torino e il suo territorio.”

Chef 22enne muore sugli scogli. Cause ancora da chiarire

Aveva solo 22 anni Gabriele Cecconi, originario di Borgomanero e residente a Cureggio. Lo hanno trovato morto  sotto una scogliera a La Valletta.  La dinamica dell’accaduto è in fase di accertamento.

Il giovane aveva  studiato all’istituto alberghiero di Gattinara e si era trasferito a Malta per lavorare a Palazzo Parisio, un noto hotel  dell’isola. I funerali si svolgono oggi lunedì 30 maggio alle 15 nella chiesa di Cureggio.

NOTIZIE SAL PIEMONTE

Preso a bastonate in testa nel parcheggio Lidl

Un 44enne di origini albanesi, noto alle forze dell’ordine, è stato colpito alla testa con un bastone nel parcheggio del supermercato Lidl di Asti. L’ambulanza lo ha portato in ospedale in condizioni non gravi. I carabinieri indagano sull’aggressione che potrebbe essersi verificata nel corso di un diverbio.

NOTIZIE DAL PIEMONTE

Pallanuoto, Aquatica batte Imperia

PALLANUOTO, SERIE A2 FEMMINILE: L’AQUATICA TORINO BATTE IMPERIA E CONSOLIDA IL QUINTO POSTO
Prosegue l’ottimo momento di forma dell’Aquatica Torino, che ha sconfitto 8-7 la Rari Nantes Imperia ottenendo così la sua terza vittoria consecutiva e consolidando il quinto posto in classifica. Domenica, alla Piscina di Corso Galileo Ferraris, la squadra di coach Ferrigno, tornato a dirigere le pallanotiste da bordo vasca, ha fatto la differenza nel terzo tempo, quando se ne è andata con un parziale di 5-2. Protagoniste D’Amico e Andreeva, autrici di una doppietta, mentre le altre reti sono state segnate da Fasolo, Liardo, Panattoni e Catto.
Partita molto tirata e fisica, con inizio equilibrato nel quale Torino è andata in vantaggio per vedersi poi ribaltare il risultato. Anche nella seconda frazione le emozioni si sono alternate, con le torinesi che sono rientrate sul 3-3 grazie ai gol di D’Amico e Andreeva. Poi nella terza frazione, Torino ha segnato tre gol nei primi quattro minuti, prendendo il margine di vantaggio che ha poi gestito nel resto della partita, anche se il finale è stato da batticuore dopo i due gol delle liguri che hanno fissato il risultato sul punteggio di 8-7.
Soddisfatto coach Ferrigno, che dopo le tre vittorie consecutive vuole spronare la sua squadra a curare ancora meglio alcuni particolari, guardando avanti: «L’inizio del terzo tempo è stato fondamentale con il break del 3-0, che ci ha permesso di prendere un buon margine di vantaggio. Nell’ultimo tempo siamo andate in modalità gestione, calando anche di intensità, cosa che ha portato però a due loro reti arrivate su tiro di rigore e superiorità numerica. Quindi sono soddisfatto della prestazione, ma nel finale avremmo potuto fare meglio sul piano dell’intensità di gioco. Quando eravamo avanti di tre reti, dovevamo spingere di più per chiudere in maniera definitiva il match, invece la squadra si è adattata al gioco delle avversarie. Ma al di là di questo particolare sono soddisfatto, perché con questa vittoria stacchiamo Imperia e consolidiamo il quinto posto. Ora la speranza è che una delle prime quattro faccia qualche passo falso per ricucire gap e vedere addirittura di avvicinarci alla zona play off. Noi dobbiamo solo continuare a vincere. Veniamo da tre successi consecutivi, la forma è buona».
Nel prossimo turno, l’Aquatica è attesa dalla trasferta di Firenze, che sulla carta è alla portata anche se il match nasconde qualche insidia. L’obiettivo delle torinesi è di prolungare la striscia di successi consecutivi, portandola a quattro.
AQUATICA TORINO – RARI NANTES IMPERIA: 8-7 (1-2, 2-1, 5-2, 0-2)
Aquatica: Ignaccolo, Crepaldi, Fasolo (1), Liardo (1), Barbero, Panero, D’Amico (2), Scifoni, Panattoni (1), Campo, Andreeva (2), Catto (1), Vitale. All.: Ferrigno.