Un agricoltore 30enne di Piverone, è deceduto al Cto di Torino dove era ricoverato dopo un incidente con il trattore. Stava lavorando in un campo quando il mezzo si è ribaltato provocandogli un grave trauma toracico.
I Templari invadono Alessandria

Il Crai Camp estivo per bambini e ragazzi
CARLTON MYERS A TORINO: “SPORT FONDAMENTALE PER I BAMBINI. ORA PIÙ CHE MAI”
Il campo organizzato dal campione di basket ha il record di iscritti a Torino
Siamo a quota 1200 e continuano a salire gli iscritti al Crai Camp nella sede di Torino, il centro estivo sportivo per bambini e ragazzi, dai 6 ai 16 anni, ideato da Carlton Myers, leggenda italiana del basket, e realizzato in collaborazione con Codè Crai Ovest presso il Torino Master Club 2.0 di Corso Moncalieri. Il progetto proseguirà fino al 9 settembre con l’obiettivo di promuovere la cultura sportiva tra i più giovani e incentivare l’avvicinamento anche a discipline meno diffuse come la scherma, la canoa e il padel.
Carlton Myers, in visita a Torino commenta: “Sono molto soddisfatto del successo dell’iniziativa, il camp di Torino ha i numeri più alti di Italia, e sono orgoglioso soprattutto dei feedback che i miei istruttori federali stanno ricevendo dai ragazzi e dalle loro famiglie. Sono convinto che lo sport sia una realtà educativa fondamentale per i giovani, in questo periodo storico più che mai, perché arriviamo da due anni difficili sotto tutti i punti di vista in cui la socialità e la possibilità di fare attività, soprattutto per i più giovani, è stata drammaticamente limitata. Abbiamo scelto di coprire tutto il periodo estivo, da giugno a settembre, per coinvolgere quanti più ragazzi possibile e perché è soprattutto in estate, quando la scuola termina e molti genitori devono lavorare, che si rischia di lasciare i giovani senza riferimenti e attività di intrattenimento educative. Lo sport non è solo una strumento per tenersi in forma e prevenire le malattie: sport vuol dire inclusione, socialità, rispetto, amicizia e in molti casi è l’ancora di salvezza che consente di non prendere strade alternative, come è stato per me”.
Crai Camp è un centro estivo inclusivo, con un prezzo volutamente democratico che permette l’accesso anche alle famiglie meno abbienti. Tra gli iscritti di Torino anche alcuni ragazzi con disabilità cognitive che hanno fatto registrare, proprio grazie al potere terapeutico dello sport, significativi miglioramenti, evidenziati e riconosciuti dai medici curanti e dai genitori che hanno voluto segnalare questi progressi all’organizzazione e allo stesso Carlton.
Il camp degli sport realizzato da CRAI si svolge quest’anno a Torino, Roma e Cagliari. Code’ Crai Ovest, cooperativa dello storico marchio della grande distribuzione attiva nel Nord-Ovest (Piemonte, Liguria, Lombardia e Valle d’Aosta) si occupa degli appuntamenti torinesi. I bambini e ragazzi nel camp sono guidati da uno staff di istruttori federali e di professionisti, che, insieme a Carlton Myers, individuano i giovani con una naturale predisposizione per una particolare disciplina sportiva. A loro, CRAI CAMP Italia regalerà altrettante borse di studio per proseguire nell’attività.
La grande mostra dedicata a Dario Argento sta riscontrando un grande successo al Museo Nazionale del Cinema, ospitato alla Mole Antonelliana di Torino.
Un evento che sarà aperto al pubblico per nove mesi sino a lunedì 16 gennaio 2023. L’omaggio torinese a uno dei maestri del cinema italiano più conosciuti e apprezzati a livello internazionale è quasi un atto dovuto che ricompensa il rapporto speciale che il regista ha sempre avuto con la prima capitale d’Italia. Come ha più volte sottolineato Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema, è dagli esordi “dietro la macchina da presa con L’uccello dalle piume di cristallo fino all’ultimo film Occhiali neri, spaziando con talento visionario tra giallo, thriller e horror” che Dario Argento ha scelto Torino per le ambientazioni dei suoi film restituendo della città “un’immagine inedita e perturbante che arricchisce di fascino e mistero lo sguardo che le viene rivolto”. L’esposizione Dario Argento-The Exhibit propone un percorso cronologico attraverso tutta la carriera del regista e sceneggiatore, costruita sul confine tra cinema di genere e d’autore. Un antico sodalizio all’insegna della paura e del mistero si potrebbe definire lo speciale feeling che lega il maestro del brivido, il regista che è stato definito “l’Hitchcock italiano” con la città magica, fascinosa e austera, tanto da guadagnarsi da parte del grande Le Corbusier il titolo di “città con la più bella posizione naturale del mondo”. Dario Argento, nella sua autobiografia ( “Paura”, Einaudi 2014) aveva confessato come Torino fosse il luogo dove i suoi incubi stavano meglio, rendendo esplicito l’amore per la città all’ombra delle Alpi.“ Ero giovanissimo, un bambino – raccontava — e venni a Torino con mio padre, che doveva andarci per lavoro. Arrivammo di sera, pioveva e subito la trovai una città bellissima. Aveva appena piovuto, le strade riflettevano le luci di questi lampioni, queste luci gialle… le strade luccicavano. Mi piaceva molto, aveva un’aria malinconica e al tempo stesso inquietante. Non pensavo che avrei mai fatto il regista, ma ero sicuro che Torino sarebbe stata una città ideale per girarci dei film ; anche se non conta la città in se stessa per rendere più o meno pauroso il film, perché dipende da come la si inquadra, da come la si illumina”.
La sua carriera dietro la macchina da presa iniziò nel 1970 con “L’uccello dalle piume di cristallo”, ma è dal secondo film che il regista scelse Torino come set naturale per dare corpo ai suoi incubi. Ne “Il gatto a nove code” gran parte delle scene vennero filmate nel capoluogo piemontese. I luoghi e i volti della città emersero nel film: da via Vincenzo Vela, 12, dove abitava l’enigmista Franco Arnò (l’attore Karl Malden) con la piccola Lori, al misterioso “Istituto di ricerche genetiche Terzi” che, nella realtà, era il retro della GAM, la Galleria di Arte Moderna, per passare dalla stazione ferroviaria di Porta Nuova, da via Santa Teresa e da piazza Solferino. Altre scene vennero girate ai piedi della collina torinese, a due passi dal Po, in corso Fiume, 2, per finire tra le tombe del cimitero Monumentale in piazzale Carlo Tancredi Falletti di Barolo (già corso Novara). Torino piacque a Dario Argento a tal punto che, nello stesso anno, la scelse anche per il thriller “Quattro mosche di velluto grigio”. Le location, anche in questo caso, furono molte: dal giardino Lamarmora, incastonato tra le vie Cernaia, Stampatori, San Dalmazzo e Bertola, all’Auditorium RAI di piazza Rossaro,angolo Via Rossini; dalla galleria Umberto I all’esterno del Conservatorio Giuseppe Verdi, in piazza Bodoni; dalla galleria Subalpina al Caffè Mulassano,al numero 15 di piazza Castello. Ma Dario Argento raccolse a piene mani l’aurea misteriosa di Torino tre anni dopo, nel 1974, girando le scene più importanti del suo capolavoro, l’inquietante “Profondo rosso” dove si scorgono, oltre alle piazze e alle vie più note del centro, il Teatro Carignano, la Galleria San Federico e piazza CLN, dove si riconoscono le fontane di fronte alle quali Gabriele Lavia e David Hemmings assistono al primo terribile delitto del film, quello della sensitiva Helga Ullman ( l’attrice Macha Méril). Hemmings (che nel film interpretava il pianista inglese Marc Daly ),sulla collina torinese incrociò alcune dimore importanti come Villa della Regina (residenza storica dei Savoia), lungo la Strada Comunale Santa Margherita, per poi raggiungere l’obiettivo della sua ricerca : Villa Scott, in Corso Giovanni Lanza, 57. È quella, infatti, la lugubre “villa del bambino urlante” che si trova in Borgo Po, sulle colline della città: un edificio bellissimo, uno degli esempi più straordinari dell’art decò. “L’avevo scoperta per caso — confessò il regista — mentre giravo in auto in cerca di posti interessanti dove girare il film. La villa era in realtà un collegio femminile diretto dalle monache dell’Ordine delle Suore della Redenzione e, siccome ne avevo bisogno per un mese, offrii alle occupanti una bella vacanza estiva a Rimini, dove si divertirono tantissimo. Con noi restò una monaca-guardiano, che sorvegliò le riprese con austerità”.
Un’ulteriore curiosità merita di essere segnalata. Quando Marc, nel film suonò al campanello di casa del suo amico Carlo, si trovò di fronte la madre di lui (Clara Calamai) che lo fece entrare in un appartamento ricco di cimeli e foto d’ogni sorta. La casa era davvero quella dell’attrice e, quindi, ciò che si vede nel film era probabilmente in gran parte ciò che davvero c’era in quell’appartamento nel 1974, diventato set per l’ultima prova cinematografica della grande interprete del cinema italiano. Il film, quinta prova dietro la macchina da presa per Dario Argento, uscì nelle sale il 7 marzo 1975 e lo consacrò, grazie al successo, come il vero “maestro del brivido made in Italy”. Il ritorno di Dario Argento alle atmosfere tipiche del genere thriller, parecchi anni dopo “Profondo Rosso”, coincise ancora con una pellicola girata a Torino dove la città venne scelta per ambientare praticamente tutte le location di “Non ho sonno”. Anche la colonna sonora, firmata dai Goblin, è un trade-union con il capolavoro del 1975. E come dimenticare l’inquietante filastrocca del fattore, quella che iniziava con “è arrivata mezzanotte, con il letto faccio a botte, ora inizia la mia guerra con le bestie della terra”? Alcune scene furono girate presso i teatri di posa della Euphon Communications, a Mirafiori Sud, mentre per gli esterni il primo ciak avvenne alla stazione Dora di Torino, capolinea della Torino-Ceres. Le immagini del film accompagnano luoghi facilmente riconoscibili dalla Crocetta a piazza della Gran Madre, da San Salvario a piazza Carignano, da piazza Castello al vecchio deposito della SATTI di Lungo Dora Agrigento, al cimitero Monumentale, alla Casa di Riposo ex Poveri Vecchi di Corso Unione Sovietica. Per non parlare di due locali storici come la celebre discoteca “Big Club” di Corso Brescia e il pub “Barbican’s”di piazza Vittorio Veneto. In “Non ho sonno” le analogie con “Profondo rosso” sono molte, come se Dario Argento intendesse citare più volte il suo film più riuscito. Gabriele Lavia, tanto per fare un esempio, interpreta anche in questa pellicola il presunto colpevole e, in una scena importante ,sbotta con un secco “È’ tutta colpa tua” come nell’altro film, recitando con la stessa, identica espressione. La scena dell’omicidio della ballerina venne girata al Teatro Carignano, la medesima location dove la sensitiva Helga tenne la conferenza nelle scene iniziali di “Profondo rosso” e, infine, anche in ”Non ho sonno” si scelse di usare un manichino con le sembianze dell’assassino. Dopo questo ritorno al thriller classico, Argento girò sempre a Torino un film per la televisione: “Ti piace Hitchcock?”. Ai giornalisti, confessò: “Questa città è uno stupendo teatro di posa, quando penso a un film lo immagino qui”. Nelle sequenze la sulfurea capitale dell’auto si vede dappertutto, da via Vincenzo Vela (già nota per aver ospitato la casa di Arnò e l’Istituto Terzi ne “Il gatto a nove code”) al Politecnico di Corso Duca degli Abruzzi, dalla fontana dei Dodici Mesi al parco del Valentino a Corso Francia, per finire nella videoteca, luogo d’incontro di tutti i protagonisti, immaginata al n. 26 di via Cesare Balbo. “La terza madre “, diretto nel 2007 da Dario Argento con la figlia Asia nel ruolo della protagonista (aveva già lavorato con il padre in “Trauma”, “La sindrome di Stendhal” e “Il fantasma dell’Opera”) rappresentò il capitolo conclusivo della saga delle tre madri di cui fanno parte Suspiria (1977) e Inferno (1980), narrazione horror di tre sorelle streghe, madri degli inferi: Mater Suspiriorum, Mater Tenebrarum e Mater Lacrimarum. Anche per questo film Torino prestò se stessa per molte scene, dagli interni della libreria La Bussola di Via Po alla villa abbandonata di viale Thovez dove si trovavano i sotterranei dove si rifugiavano la strega e i suoi discepoli; dalle Molinette di corso Bramante a piazza Emanuele Filiberto, per finire nel Quadrilatero romano, in Via Bellezia, all’altezza del noto ristorante Le tre galline. Anche i dintorni della capitale sabauda ospitarono il set del film: dall’Abbazia di Sant’Antonio di Ranverso a Buttigliera Alta alla chiesa dei Batù e al cimitero di Andezeno, da strada Cenasco a Moncalieri, all’aeroporto di Caselle. Nel 2009 Dario Argento ambientò a Torino “Giallo”, un thriller dove una hostess statunitense, accompagnata da un investigatore italiano, segue le tracce della sorella scomparsa, vittima di un serial killer. Il cast aveva in Adrien Brody un protagonista d’eccezione mentre la sua partner era Emmanuelle Seigner, moglie di Polanski, il regista con cui Brody vinse un premio Oscar per “Il pianista”. Dopo vari problemi distributivi il film venne commercializzato direttamente in home video. Anche in quella pellicola le scene conducono gli spettatori tra le vie e i quartieri della città. Da corso Vercelli a via Pietro Egidi, nei pressi del Duomo; dal Conservatorio Giuseppe Verdi, in Piazza Bodoni, al Mastio della Cittadella; dai Portici di via Cernaia al Teatro Regio di piazza Castello e al Caffè San Carlo nell’omonima piazza. S’intravedono anche il palazzo dell’Elettricità in via Bertola e il mercato del pesce di Porta Palazzo. Una citazione a parte merita la macelleria Curletti, ormai “ex” dopo un secolo di onorata attività. E’ lì che, nel film, viene assassinato il macellaio. In corso Moncalieri, ai piedi della collina sulla riva destra del Po, la notissima macelleria venne aperta all’inizio del Novecento da Oreste Curletti che affiancò alla professione svolta con grande competenza la passione per la pittura, arricchendo la sua bottega di una notevole galleria di quadri raffiguranti quarti di bue, costate, bovini d’ogni razza commissionate ad artisti del calibro di Soffiantino, Calandri e Tabusso. L’ultimo film girato in terra piemontese dal maestro del brivido è del 2012 e non venne accolto molto bene dal pubblico e dalla critica. “Dracula 3D” (conosciuto anche come Dracula di Dario Argento) non è certo annoverabile tra le migliori prove del regista, nonostante il cast impegnato sul set (il tedesco Thomas Kretschmann nei panni del più famoso “succhiasangue” della storia, il grande Rutger Hauer come interprete di Van Helsing, il cacciatore di vampiri, e la figlia Asia). Le riprese del film vennero ambientate nella splendida cornice medievale del Ricetto di Candelo, nel biellese, e nel castello di Montaldo Dora, sull’erta del monte Crovero, nell’anfiteatro morenico di Ivrea. Dopo il recentissimo “Occhiali neri” chissà se il maestro del thriller avrà ancora voglia di tornare ancora dietro alla macchina da presa scegliendo come “luogo del delitto” l’amata città dei quattro fiumi?
Marco Travaglini
Cantine Aperte in Vendemmia
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Sciopero delle detenute al carcere delle Vallette
CARCERE DELLE VALLETTE DI TORINO: SCIOPERO DELLA FAME DELLE DETENUTE DEL REPARTO FEMMINILE IN SOSTEGNO DELL’INIZIATIVA NONVIOLENTA DI RITA BERNARDINI GIUNTA OGGI AL SESTO GIORNO SULLA GRAVE SITUAZIONE IN CUI VERSANO LE CARCERI ITALIANE.
SEDICI MILITANTI E ATTIVISTI DELL’ASSOCIAZIONE MARCO PANNELLA DI TORINO PARTECIPANO ALL’INIZIATIVA NONVIOLENTA CON SCIOPERO DELLA FAME A STAFFETTA.
L’associazione Marco Pannella di Torino aderisce allo sciopero della fame di Rita Bernardini Presidente di Nessuno tocchi Caino, giunta oggi al sesto giorno dell’iniziativa nonviolenta, sulla grave situazione in cui versano le carceri italiane nelle quali si è registrato il numero record di 53 suicidi di detenuti da inizio anno a oggi (presso il carcere delle Vallette il 15 agosto si è tolto la vita un detenuto di 25 anni).
L’associazione Marco Pannella aderisce nella forma dello sciopero della fame a staffetta che coinvolge sedici attivisti e militanti Radicali. Questa adesione segue l’esempio delle ragazze del femminile del carcere delle Vallette di Torino comunicata a Rita Bernardini durante la visita di Nessuno tocchi Caino del 19 agosto scorso.
Lo sciopero della fame è a sostegno delle volontà manifestate dalla Ministra della Giustizia Marta Cartabia e del Capo del Dap Carlo Renoldi affinché si proceda per l’immediato a ridurre la popolazione detenuta in forte sovraffollamento, con misure come la liberazione anticipata speciale. Per quel che riguarda la vita in carcere, l’iniziativa nonviolenta è a sostegno della volontà di far aumentare i contatti dei detenuti con i familiari attraverso un maggior numero di telefonate e di video chiamate e con la concessione dei trasferimenti richiesti dai detenuti per avvicinamento alla famiglia e per motivi di studio e di lavoro.
Altri obiettivi più a lungo termine sono rivolti a tutte le forze politiche impegnate nella campagna elettorale affinché l’esecuzione penale e la riforma della giustizia siano nel concreto aderenti ai principi della Costituzione italiana e della Convenzione europea.
POSTE ITALIANE: IN PROVINCIA DI TORINOSOTTOSCRITTI
OLTRE 1 MILIONE E 637 MILA BUONI FRUTTIFERI POSTALI E
843 MILA LIBRETTI DI RISPARMIO
Il risparmio postale si conferma al centro delle scelte dei cittadini della provincia
Torino, 19 agosto 2022 – Libretti di Risparmio e Buoni Fruttiferi Postali continuano ad essere tra le forme di risparmio più amate dai cittadini di Torino. In tutta la provincia, infatti, sono oltre 1 milione e 637 mila i Buoni Fruttiferi Postali in essere e 843 milai libretti di risparmio.
Sicurezza, semplicità e trasparenza sono le ragioni di questosuccesso ormai centenario, i primi Buoni sono stati emessi nel 1924. Ad oggi, in tutta Italia, sono oltre 46 milioni i Buoni Fruttiferi Postali in essere. Senza costi di gestione né commissioni di collocamento o di rimborso, i Buoni Fruttiferi Postali sono sottoposti ad una tassazione agevolata e, attualmente, nel 160° anno di Poste Italiane, offrono dei tassi di interesse ancora più vantaggiosi per i sottoscrittori.
La centralità del risparmio postale è stata sottolineata dall’Amministratore Delegato di Poste Italiane, Matteo Del Fante, che, in occasione della presentazione dei risultati finanziari del primo semestre 2022, ha ricordato: “Abbiamo avuto una raccolta netta positiva trainata da depositi e prodotti assicurativi. C’è stato un andamento positivo dei flussi dei buoni postali dopo le significative azioni di riprezzamento intraprese da Cdp a inizio luglio, in risposta al rapido rialzo dei tassi di interesse. L’Azienda – ha aggiunto Del Fante – porta avanti strategie di investimento flessibili viste le condizioni di mercato in evoluzione”.
Oltre ai tradizionali Buoni Ordinari, con una durata di 20 anni e un tasso di interesse annuo lordo a scadenza del 2%, i cittadini di Torino possono scegliere tra varie tipologie di Buoni con durate differenti a seconda delle diverse esigenze d’investimento. Ad esempio, i Buoni 3 anni Plus hanno una durata di 3 anni e un tasso di interesse annuo lordo a scadenza dell’1%. I Buoni 3×2, 3×4 e 4×4, invece, hanno una durata di 6, 12 e 16 anni e un tasso di interesse annuo lordo a scadenza, rispettivamente, dell’1.75%, 2.00% e 3.00%.
Tutti i Buoni Fruttiferi Postali sono garantiti dallo Stato Italiano e possono essere rimborsati durante il periodo di investimentocon restituzione del capitale investito e gli eventuali interessi maturati. Inoltre, sono esenti da costi di sottoscrizione, gestionee rimborso e da imposte di successione, ad eccezione degli oneri fiscali e vantano una tassazione agevolata del 12.5% sugli interessi.
Anche i Libretti di risparmio, collocati da Poste Italiane dal 1875, sono disponibili in diverse tipologie per rispondere al meglio alle esigenze della clientela. Poste Italiane ricorda che tutti i titolari di un Libretto Smart della Provincia di Torinopossono accedere direttamente online all’Offerta SuperSmart360 giorni che permette di ottenere a scadenza un tasso di interesse annuo lordo dell’1% sulle somme accantonate.
Per sottoscrivere un Buono Fruttifero Postale, aprire un Librettoo attivare un Offerta Supersmart è possibile visitare uno dei 419Uffici Postali della provincia di Torino oppure, se si è titolari di un Conto BancoPosta o di un Libretto di Risparmio Smart, navigare il sito internet www.poste.it o scaricare l’APP BancoPosta.
Centro, Renzi come Martinazzoli. La sfida è simile
Sì, siamo come nel 1994. Certo, le stagioni storiche sono profondamente diverse – come ovvio che sia – e le dinamiche politiche altrettanto.
Ma c’è un elemento, una sorta di filo rosso, che accomuna queste due momenti politici nella storia democratica del nostro paese. Allora, come oggi, entra in campo una “terza forza”, cioè una forza di “Centro” che lancia una sfida politica e programmatica ai due schieramenti maggioritari. Allora come oggi si confrontano una sinistra massimalista ed ideologica contro una destra anch’essa fortemente caratterizzata nelle sue estremità. E allora come oggi ritorna in campo un “Centro” che, pur sapendo di non poter contendere la vittoria numerica finale rispetto ai due poli maggioritari, può giocare comunque sia un ruolo politico decisivo e determinante in vista della definizione dei prossimi equilibri politici. Ieri Martinazzoli e Segni. Oggi Renzi e Calenda. Ma, per restare alla mia area culturale, quella del cattolicesimo popolare e sociale, la sfida di Martinazzoli del 1994 è quasi identica a quella di Renzi del prossimo 25 settembre. E questo perchè esiste una categoria politica e culturale che in questi ultimi anni di populismo montante è stata, di fatto, azzerata: ovvero quella del “Centro”. Se non addirittura politicamente criminalizzata, intesa come luogo di mediazione al ribasso, di combutta con il potere se non sinonimo di malaffare. È stato, questo, il prodotto concreto del populismo grillino ed anti politico, giustizialista, manettaro, demagogico e qualunquista che ha invaso e contagiato la politica italiana al punto di ridurla – come l’esperienza concreta ha platealmente confermato – ad un luogo di decadenza strutturale e di allucinante impoverimento. Una stagione oscura per la democrazia italiana che adesso stenta a risalire la china, ben sapendo che la sinistra e il Pd, pur prendendo timidamente le distanze, continuano a vedere nella malapianta del populismo grillino un interlocutore – se non addirittura l’interlocutore privilegiato – decisivo per una prospettiva progressista del paese.
Ed è proprio la scommessa del “Centro” che, allora come oggi, può rovesciare il tavolo e contribuire a riaprire una nuova fase politica. Ieri ponendo le radici per il progetto dell’Ulivo. Oggi, forse, per far decollare un nuovo centro sinistra senza condizionamenti o ipoteche populiste, demagogiche, qualunquiste e anti politiche. Lo diranno gli elettori, certamente. Ma un dato è già chiaro oggi. E cioè, non saranno gli attuali schieramenti – così come sono stati costruiti e forgiati – a poter guidare il paese a lungo. E questo non per ragioni ideologiche o per pregiudizi politici e personali come predilige la sinistra. Ma per la semplice ragione che ormai nel nostro paese si governa, da sempre, dal “Centro” e con “politiche di centro”. Quando questo non si avvera ci si incammina in un tunnel indistinto e in un vicolo cieco dove, prima o poi, si sfocia nella crisi. O politica o di sistema.
Ma, se questa somiglianza con il ‘94 è indubbia ed oggettiva, c’è una questione che resta aperta, almeno a mio parere. E cioè, nell’attuale progetto di “Centro” deve essere ancora rafforzata e resa maggiormente visibile l’apporto della cultura cattolico popolare, cattolico sociale e cattolico democratica. Per dirla con altri termini, l’area e la tradizione del cattolicesimo politico italiano, molto diffusi e radicati nel nostro paese e nelle mille espressioni della nostra società, debbono ancora essere credibilmente dispiegate nella loro interezza in questo importante e sempre più necessario progetto politico e di governo. E questo non solo perchè il “Centro” nel nostro paese è quasi sempre coinciso con la cultura e la tradizione del cattolicesimo politico ma anche, e soprattutto, per la ragione che proprio quella cultura ha interpretato ed intercettato al meglio la declinazione concreta delle “politiche di centro” nel nostro paese. In tutte le fasi storiche e in quasi tutti gli snodi decisivi della politica italiana.
Ecco perchè, per completare la similitudine tra la stagione del 1994 e l’attuale, al netto come ovvio delle profonda diversità storica e politica, è giunto anche il momento affinchè la miglior tradizione del cattolicesimo politico italiano non assista passivamente a questo importante appuntamento elettorale. Affinchè, subito dopo, il “Centro” e la “politica di centro” siano anche espressione di questa cultura e di questa tradizione ideale.
Giorgio Merlo
Ultimo saluto al farmacista: comunità in lutto
Ultimo saluto nei giorni scorsi al dottor Carlo Armosino, morto a 62 anni. Il medico lavorava nella farmacia Dallocchio di via Torino, a Nichelino, vicino al municipio. Numerosi i messaggi di cordoglio sui social da parte dei clienti della farmacia che hanno evidenziato la gentilezza e la professionalità del medico.
Muore improvvisamente noto ex giocatore di basket
E’ morto a 56 anni all’ospedale di Sassari per una improvvisa malattia, Alex Hottejan
Il giocatore fu elemento di spicco di Pallacanestro Biella nella prima stagione 1994-1995.
Negli anni ’80 era una grande promessa del basket nazionale e arrivò a Biella, dopo aver militato in serie A1 con Torino e Varese. Ottenne la promozione in B1 con l’Olbia nella stagione 1993-1994.
In Sardegna negli ultimi anni ha lavorato come istruttore cinofilo.