ilTorinese

Ravello (Fdi): “Movimento No Tav ostaggio di Askatasuna”

“E’ ormai chiaro come il Movimento No-Tav sia ostaggio, più o meno inconsapevole, degli antagonisti oltranzisti di Askatasuna. Ieri, ben 55 militanti di Askatasuna sono stati denunciati per i recenti blitz al cantiere partiti dal campeggio ai Mulini di Clarea: pur non volendo essere profeti di sventura, ma semplicemente volendo vedere la realtà senza i paraocchi dell’ideologia, la nuova edizione del Festival Alta Felicità, al via domani a Venaus, sarà una nuova e pericolosa occasione di guerriglia. C’è da chiedersi se una simile manifestazione, a fronte di un copione che, visti i precedenti, sembrerebbe già scritto, non debba essere oggetto di serie riflessioni in ambito autorizzativo”. Ad affermarlo Roberto Ravello, Consigliere di Fratelli D’Italia in Regione Piemonte.

Auto inverte la marcia e si scontra con uno scooter: morto il motociclista

 

Sulla la SP 400, in via Oremo a Biella, un’auto ha invertito la marcia scontrandosi con una moto. Il conducente di quest’ultima, 61 anni,  è morto per l’impatto.

Gli addetti del 118 arrivati sul posto hanno provato a rianimarlo a lungo ma non c’è stato nulla da fare.

La viabilità nel tratto di strada è stata interrotta. Sul posto sono intervenuti  i Vigili del Fuoco.

Nuove tensioni nelle carceri piemontesi

Ancora tensione in carcere a Biella. Lo denuncia Vicente Santilli, segretario per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – Nella serata di martedì, intorno alle 19.30, un’intera Sezione detentiva si è rifiutata di far rientro nelle proprie stanze all’ora di chiusura. All’arrivo degli agenti a ciò incaricati, i detenuti hanno messo in atto atteggiamenti provocatori e di sfida finalizzati a cercare uno scontro ma ogni loro sforzo in tal senso è stato vano.  Instaurato quindi un dialogo per comprendere le ragioni della protesta, si è appreso che i detenuti lamentavano diverse disfunzioni dell’istituto. Le lamentele più significative riguardavano asseriti ritardi dell’area sanitaria nella gestione degli interventi di propria competenza, mancati interventi promessi dalla direzione, senza tuttavia dire quali fossero. I soggetti hanno inoltre lamentato il mal funzionamento dell’ufficio “conti correnti”. Per i non addetti ai lavori, all’interno del carcere i ristretti non dispongono di denaro contate e le loro economie sono gestite dall’ufficio conti correnti che funziona pressochè come una banca. I familiari o chi per loro versano del denaro sul conto del detenuto e lui può disporre di questi soldi per acquistare dei beni extra, alimentari e non, oltre a quelli che già gli vengono assicurati.

Santilli spiega che il paziente confronto tra la Polizia Penitenziaria ed i detenuti è proseguito invano fino alle 21.30 circa, quando si è deciso di chiudere la sezione detentiva e mantenere un controllo della sezione a distanza al fine di non fomentare i detenuti ed assicurare comunque la sicurezza del carcere.

Momenti come questi sono la piena dimostrazione della professionalità e delle capacità dei poliziotti penitenziari che pur nella limitatezza delle risorse a disposizione, si spende con incrollabile buona volontà per garantire la sicurezza pubblica, assicurando l’ordine all’interno delle carceri, denuncia il SAPPE.

Tuttavia, dobbiamo evidenziare che non è la prima volta che giungono lamentele in merito alla gestione sanitaria delle carceri che è affidata alle ASL. E’ pertanto sempre più evidente che l’intervento che le carceri richiedono non è solo di natura deflattiva per ridurre il numero di detenuti presenti, ma è sempre più urgente un ripensamento ed una riorganizzazione delle pene privative della libertà personale.

Riteniamo sia necessario ridurre il numero di reati per cui sia previsto il carcere, conseguentemente, implementare delle pene alternative alla detenzione ed avviare una efficace struttura che consenta la loro gestione sul territorio. Contestualmente, occorre che i servizi offerti all’interno delle mura del carcere siano adeguati sebbene, se pensiamo alla sanità, sappiamo benissimo che anche fuori dal carcere ci vogliano mesi di attesa per qualsiasi esame o accertamento medico.

Donato Capece, segretario generale del SAPPE, torna a denunciare che la situazione nei penitenziari del Distretto Piemonte-Liguria-Valle d’Aosta è allarmante anche perché anche nelle scorse settimane altri agenti hanno aggressioni da parte della popolazione detenuta. Il personale è sempre meno, anche a seguito di questi eventi oramai all’ordine del giorno. Stiamo vivendo un’estate di fuoco nelle carceri e servono immediatamente provvedimenti concreti e risolutivi: espulsioni detenuti stranieri, invio tossicodipendenti in Comunità di recupero e psichiatrici nelle Rems o strutture analoghe. Il personale di Polizia Penitenziaria è allo stremo e, pur lavorando più di 10/12 ore al giorno, non riesce più a garantire i livelli minimi di sicurezza. Fino a quando potrà reggere questa situazione?.

Non è più rinviabile, conclude il leader del SAPPE, che per questo si appella alle Autorità istituzionali e politiche, dotare al più presto anche la Polizia Penitenziaria del taser e di ogni altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato.

Verso nuovi orizzonti: Torino e l’élite urbana del Duecento

Breve storia di Torino


1 Le origini di Torino: prima e dopo Augusta Taurinorum
2 Torino tra i barbari
3 Verso nuovi orizzonti: Torino postcarolingia
4 Verso nuovi orizzonti: Torino e l’élite urbana del Duecento
5 Breve storia dei Savoia, signori torinesi
6 Torino Capitale
7 La Torino di Napoleone
8 Torino al tempo del Risorgimento
9 Le guerre, il Fascismo, la crisi di una ex capitale
10 Torino oggi? Riflessioni su una capitale industriale tra successo e crisi

 

4 Verso nuovi orizzonti: Torino e l’élite urbana del Duecento

 

Si è parlato finora dei Taurini, dei Romani, di Carlo Magno e dei Barbari, e ancora si sono citati Arduino e la contessa Adelaide, oggi invece ci occupiamo della Torino del Duecento, a cavallo delle lotte tra Imperatore, Papato e comuni e limminente arrivo dei Savoia, famiglia a cui lurbe si lega indissolubilmente.
I fatti risultano nuovamente intricati, sullo sfondo nuovi assetti scombussolano il territorio europeo e la nostra bella città si trova a galleggiare tra guerre e poteri che la vedono comunque coinvolta, anche se non proprio in prima linea.
È il 1155, Federico I di Hohenstaufen, meglio noto con lappellativo Barbarossa, viene eletto imperatore. Egli è convinto di poter risollevare le sorti del potere imperiale del Regno Italico, così nel 1158 indice unassemblea durante la quale presenta il suo puntiglioso programma, sostenendo di voler governare direttamente i territori italiani, di voler nominare personalmente i funzionari amministrativi, e infine di essere deciso a ripristinare limposizione fiscale.
Il piano tuttavia è tuttaltro che apprezzato, soprattutto dal papa e da molte città del nord, in primis Milano.
Tale malcontento porterà poi alla costituzione della Lega Lombarda (1167), voluta dal papa Alessandro III e dalla maggior parte dei comuni nordici, ormai abituati ad una indipendenza de facto.
Allinizio la Fortuna appoggia Barbarossa, tant’è che egli, dopo aver clamorosamente messo a ferro e fuoco Milano, entra trionfale a Torino il giorno di Ferragosto, insieme alla moglie, e qui, proprio nella cattedrale piemontese, viene incoronato.
Ma la Dea è cieca e volubile, e finisce per voltare le spalle allImperatore, che nel 1168 è costretto alla fuga attraverso Susa.

Negli anni seguenti accadono altri scontri tra il Barbarossa, che tenta una riconquista dei territori, e la Lega lombarda: le vicende non sostengono lImperatore, che, infine, nel 1183, dopo la sconfitta di Legnano (1174), sigla un trattato di pace con cui riconosce lautonomia alla città del nord Italia.
È bene ricordare tuttavia che Torino rimane sempre fedele allImperatore, non aderisce alla Lega e si ritrova ad essere nelle mani dei vescovi di turno o degli effimeri alleati del Barbarossa: dapprima infatti è il vescovo Carlo ad essere figura di riferimento per la cittadinanza, in seguito tale incarico è affidato a Milone e poi a Umberto III di Savoia. Federico I resta interessato a governare su Torino, a causa della strategica posizione geografica: a testimonianza  di ciò si sa che egli aveva una residenza, allinterno delle mura cittadine, in un vero e proprio palazzo imperiale. Nel tentativo di controllare lurbe e non solo- il Barbarossa istituisce dei nuovi funzionari: i podestà. Si tratta di amministratori e giudici che dovevano mantenere la pace e riscuotere pedaggi e tasse per conto dellImpero; queste figure rendono il sistema governativo più efficace e sottile, inoltre vantano una formazione legale nonché una schiera di collaboratori personali e possiedono una scorta armata. I podestàesercitano un incarico itinerante, dopo circa sei mesi essi devono spostarsi altrove, aspetto che li rende più imparziali nel giudizio, a confronto dei pubblici ufficiali o dei consoli locali.
Alla fine del XII secolo il comune di Torino si presenta tutto sommato tranquillo ed ordinato: consoli e podestà si susseguono ordinatamente, lassemblea cittadina si riunisce periodicamente e le decisioni che vengono prese durante tali incontri sono trascritte in un corpus che si affianca alle indicazioni designate affinchè si attui un buon governo.

 

Tuttavia la Storia ci insegna che gli eventi sono in continuo mutamento, è infatti proprio durante questo tempo tranquillo che alcune famiglie particolarmente agiate si apprestano ad assumere il controllo della città. Spiccano tra l’élite urbana alcuni protagonisti, tra cui Pietro Porcello, i cui interessi si espandono dalla città al contado. Egli è funzionario amministrativo e vassallo del vescovo, per conto del quale gestisce addirittura un castello, inoltre è menzionato come console assai conosciuto e membro di alto rango nell’élite cittadina.
I cittadini più abbienti erano soliti autodefinirsi nobiles e facevano riferimento alle proprie famiglie come dinastie patrilineari, copiando le abitudini della nobiltà fondiaria.
Alla fine del XII secolo tali gruppi sono quasi una quindicina, tra questi è bene annoverare i Della Rovere, i Borgesio, i Calcagno, i Beccuti e gli Zucca, questi ultimi particolarmente legati alla realtàtorinese.
I nobiles fanno ovviamente coalizione compatta tra loro, grazie a legami matrimoniali intenti a mantenere questo status privilegiato. È possibile avere unidea di come tali famiglie vivessero e accumulassero terre e averi grazie ad uno specifico documento, il testamento di Enrico Maltraverso, redatto intorno al 1214.
Egli dispone che, dopo la sua dipartita, la ricchezza posseduta venga suddivisa tra le quattro figlie e alcune istituzioni ecclesiastiche; la fortuna della famiglia deriva dai possedimenti fondiari, costituiti da molti territori circoscritti a Torino e dintorni: ville, giardini, una macelleria, un vigneto e diversi appezzamenti di terreni agricoli. Tale Maltraverso, come altri elitari, possiede inoltre diversi beni sparsi tra città e campagna e ha il diritto di riscossione dei pedaggi a Rivoli.
Altri dettagli che si possono leggere nel testamento sono prima di tutto che una cospicua parte delleredità spetta alla figlia badessa del convento di San Pietro, ma poi che la parte più ingente di tutto il lascito è devoluta al monastero di San Solutore, dove lo stesso Maltraverso fa edificare una cappella in suo onore. Non è difficile comprendere il motivo di tale attenzione nei confronti della Santissima Chiesa: il pio Enrico tenta di placare linevitabile castigo divino che lo attende per aver praticato lusura durante buona parte della sua vita; il tentativo fa sorridere, ancora di più perché nemmeno dopo la morte Maltraverso mostra carità nei confronti dei creditori, al punto che incarica il collega usuraio Giovanni Cane di riscuotere i crediti precedenti.
Abbiamo alcune informazioni anche su questultimo losco figuro, il Signor Cane diventa presto uno degli uomini più facoltosi della città, ma anchegli pare avesse la coda di paglia: nel suo testamento, redatto nel 1244,  si legge di ingenti donazioni rivolte alla chiesa di San Francesco, con specifiche di ammenda per i propri peccati legati alla vita terrena.
Attraverso tali personaggi si evince che le ricchezze di certa élite torinese è spesso derivata da denaro ottenuto per mezzo di scambi, pagamenti di pedaggi o prestiti e non da attività commerciali o di qualsivoglia produzione. È poi chiaro il legame tra questi nobilesusurai e la Chiesa, che non disdegna di ricevere donazioni per finanziare enti ecclesiastici, ospedali o altre istituzioni religiose; nésono da dimenticare i rapporti più interpersonali tra le due categorie, come dimostrano i canonicati delle cattedrali o le posizioni allinterno dei monasteri più prestigiosi, affidate proprio a figli o figlie di questi ricchi nobiluomini, in modo da assicurare alle varie famiglie un avanzamento sociale e una stabile rete di appoggio costituita da politici e finanziatori: favori che garantiscono a questa esecrabile élite dominante una salda posizione di rilievo allinterno della gerarchia amministrativa comunale o ecclesiastica. É per via di questi spregiudicati che pian piano la figura del vescovo viene surclassata, fino al definitivo colpo di grazia dovuto allinsorgere delle insidie dei signori vicino a Torino, altri aspiranti al potere che si fanno forti della situazione problematica causata dalla contesa tra i comuni della Lega, lImperatore e il Papa.
Il vento sta cambiando ancora, questa volta sussurra il nome dei Savoia.

ALESSIA CAGNOTTO

“Temporale” di Andrea Ferraris, un biopic corale

Come in  ” Certe notti” la canzone di Ligabue il personaggio io-narrante Mario, «prima o poi» si ritroverà al bar, a raccontare agli avventori della sua avventura “extraterrestre”. Così Andrea Ferraris, nella sua ultima graphic novel intitolata “Temporale” (Oblomov ,134 pgg , €. 20), traccia l’ Amarcord della sua adolescenza attraverso quindici capitoli, pensati come altrettanti brani di un album di canzoni folk , a commento di altrettante vicende narrate nel testo. Vissute in parte in prima persona, in parte tratte dal racconto popolare.

Un disegnatore a fumetti, ripensatosi etnografo, nella sua opera più matura, onirica e filosofica, a tratti felliniana. Si è detto influenzato da Tom Waits e da Vinicio Capossela e il suo racconto si snoda disegnato in chiaro scuro e colorato dalle splendide tinte, della moglie Daniela Mastrorilli, da sempre sua collaboratrice e musa ispiratrice. La narrazione si configura come un ‘biopic corale’, attraverso quelle voci che gli etnologi chiamano ‘informatori informali’. Persone delle campagne, agricoltori, operai, vari perdigiorno, incontrati nei bar, lungo le strade, nei luoghi di aggregazione, in quella road life che Jack Kerouac nel suo “On the road” dice di essere la strada.

Prende in considerazione i concetti di destino oppositore, il senso dell’inazione contemplativa, la dimensione onirica del paesaggio, i tic e le nevrosi di quella società, crocevia del mondo contadino e di quello urbanizzato industriale, dove si fondono in un ‘unicum’ i più radicati e meno evidenti contrasti culturali e di classe. Spok, Sara, il bomba, Keegan, la rumba sotto la luna, Pongo e altri comprimari rimangono personaggi indimenticabili. Ferraris sa per se stesso e per gli altri, di chi può pretendere di parlare, quando parla di quelli con cui ha parlato. Ha condiviso gioie, ha sofferto, ha in sintesi vissuto in modo immersivo con loro e tra loro, trasferendo tutto questo al lettore, nei balloons, nelle immagini. Ha tracciato una linea divisoria tra luogo e non luogo (Marc Augè) nei ricordi di una generazione. E ha ricostruito in parte il suo e il nostro immaginario collettivo degli anni ottanta. Quello di una generazione di vite straordinarie di uomini comuni.

Aldo Colonna

Cerutti, (Lega): Azienda Sanitaria Zero valorizza gli infermieri”

“Nella giornata di venerdì 19/7/2024 Azienda Sanitaria Zero ha deliberato e introdotto gli Algoritmi Clinico Assistenziali Infermieristici (A.C.A.I.), uno strumento che consente agli infermieri presenti sulle ambulanze infermieristiche del Sistema di Emergenza Sanitaria Preospedaliera di applicare misure terapeutiche avanzate salvavita in collaborazione con il medico di centrale operativa sanitaria.

Diverse regioni in Italia hanno introdotto sistemi analoghi, fino ad oggi non presenti in Regione Piemonte. Grazie al grande lavoro di Azienda Zero, oggi il Piemonte può contare su uno strumento condiviso, contestualizzato e rispecchiante le migliori pratiche cliniche, che supporterà i professionisti nella cura dei cittadini.

Ancora una volta la figura dell’Infermiere viene valorizzata dalla Regione Piemonte a dimostrazione di quanto questi professionisti insieme ai medici e alle altre figure sanitarie siano fondamentali per garantire la corretta assistenza e in questo caso la miglior risposta in emergenza urgenza preospedaliera. Faccio i miei complimenti ad Azienda Zero per quanto sta introducendo e per come sia riuscita in così breve tempo a portare il Sistema di Emergenza Sanitaria Preospedaliera 118 ad essere pioniere nel panorama nazionale. Grazie alla grande professionalità di Infermieri e Medici operanti nel sistema, ai quali oggi forniamo uno strumento in più per garantire un approccio uniforme e condiviso ai pazienti”, così  Andrea Cerutti, consigliere regionale Lega.

“Eduiren”, 70mila persone coinvolte

Reggio Emilia, 25 luglio 2024 – A fine anno scolastico, i numeri di Eduiren, il settore educational del Gruppo Iren, raccontano l’impegno educativo dell’azienda con numeri in crescita: oltre 70mila cittadini di tutte le età incontrati, organizzate 186 visite a impianti, 80 progetti nazionali ed internazionali, 3 corsi per insegnanti e 3 webinar per cittadini.

Nello specifico le 70mila persone coinvolte tra settembre 2023 e giugno 2024 riuniscono 67.000 studenti e 3.000 tra docenti e cittadini: un dato in crescita del 30% rispetto allo scorso anno e che racconta al meglio l’obiettivo di Eduiren di interagire con le scuole, un target ormai consolidato nelle attività del Gruppo, ma anche con molti altri soggetti del territorio, dai docenti, agli enti locali, alle associazioni, attraverso le proprie offerte formative e la progettazione di percorsi di sensibilizzazione condivisa sui temi della sostenibilità e della transizione ecologica.

Interlocutore principale dell’attività di Eduiren rimane il sistema scolastico: a quest’ultimo è stato infatti dedicato il catalogo di offerte formative gratuite suddiviso in 8 percorsi didattici rinnovati seguendo i consigli di docenti e studenti. La risposta è stata più che positiva, tanto per i laboratori rivolti alle scuole di ogni ordine e grado, quanto per l’offerta formativa dedicata ai docenti che quest’anno ha visto 3 corsi on line (strutturati in 12 workshop e un ambiente on line dedicato) e una collaborazione con Unimore con il corso “Sosteniamoci”. Stesso successo per i 3 nuovi webinar proposti, dedicati alle terre rare, al recupero dei rifiuti organici ed alle comunità energetiche.

Al centro della proposta educativa, oltre ai temi della cittadinanza attiva e dell’educazione alla sostenibilità, c’è stata l’organizzazione di visite agli impianti del Gruppo Iren, punto di forza dell’azienda e luoghi di informazione trasparente: vere e proprie aule per conoscere e riflettere, con spazi e materiali dedicati.

In tutto, sono state organizzate 186 visite, che hanno permesso di vedere da vicino come vengono trasformati i rifiuti, dove nasce l’energia elettrica che viene utilizzata nelle abitazioni o conoscere come funziona il ciclo idrico. Ove possibile sono stati realizzati percorsi inclusivi per rendere accessibili gli impianti a tutti. FORSU Reggio Emilia e Circular Wood Vercelli sono i due nuovi impianti di economia circolare aperti nel corso dell’anno ai curiosi di ogni età, mentre si confermano tra i più apprezzati il TRM di Torino, il potabilizzatore di Prato (Genova) e la centrale idrica Reggio Est (Reggio Emilia).

Tra i circa 80 progetti che Eduiren ha promosso o ai quali ha partecipato, sia in Italia che all’estero, uno spazio importante ha avuto Multipliers, progetto finanziato nell’ambito del programma europeo Horizon 2020, che intende trasformare le scuole in Centri Scientifici Aperti e dialoganti con il territorio, attraverso metodologie pensate e realizzate da studenti, docenti e Università di 8 Paesi europei e messe a disposizione on line.

Eduiren ha arricchito anche la propria rete di collaborazioni diventando un hub della sostenibilità e della sperimentazione di nuovi linguaggi con la propria presenza all’Internazionale Kids Festival (RE), Festival del Pensare Contemporaneo (PC), Sottodiciotto Film Festival (TO), Cinemambiente (TO), Concorto Film Festival (PC), Festival Libro Aperto di Baronissi (SA), Notte della Ricerca di UNIMORE, Bloc Fest (SA), Festival Fake (VC), Salone Internazionale del Libro, Crescere Bene (GE), Notte Bianca dei Bambini (GE) e collaborando al Tavolo di Lavoro “Sostenibilità in Rete” di Vercelli, alla Giornata del Mare (SP) ed alla preparazione della SERR-Settimana Europea Riduzione Rifiuti 2023.

È continuata anche la collaborazione e la condivisione di progetti educational con Consorzi, Fondazioni ed Istituzioni culturali come Ricrea, Enrion Wee, Comieco, Conai, Fondazione Palazzo Magnani (RE), Fondazione Reggio Children, MACA (TO), AICA, UNIMORE, Università Cattolica (PC).

Il lavoro di Eduiren non si è fermato con la chiusura delle scuole ed è continuato, insieme al Consorzio Ricrea, con il progetto Green Steel Grest dedicato ai Grest, gruppi estivi per i bambini e ragazzi, che ha interessato circa 1.500 studenti nelle province di La Spezia, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Torino e Vercelli.

Il catalogo Eduiren si avvale della collaborazione di La Lumaca e G-Lab di Fondazione Golinelli

I cittadini vogliono i negozi di vicinato. Indagine Ascom

I negozi di vicinato sono insostituibili. Lo dicono i consumatori. Secondo l’indagine realizzata da Confcommercio in collaborazione con SWG, il dato è chiaro: i cittadini vogliono vivere nei quartieri dove ci sono più esercizi di prossimità, perché questi rafforzano le comunità (per il 64% degli intervistati), fanno sentire più sicure le persone (57%) e aumentano il valore delle abitazioni (fino al 26% in più).

«I desideri espressi dai cittadini contrastano con una progressiva desertificazione commerciale, che preoccupa non solo gli imprenditori del settore, ma anche le amministrazioni che vedono le città perdere in attrattività – sottolinea la presidente di Ascom Confcommercio Torino e provincia Maria Luisa Coppa –. Da tempo lamentiamo l’aumento di serrande abbassate, che non riaprono più. La trama del film è sempre la stessa: il commerciante è sopraffatto da tasse, costi e spese, le banche non offrono soluzioni percorribili, dalla concorrenza sleale del web e l’attività chiude. E con essa, svaniscono servizi per la comunità e posti di lavoro».

Lo studio rivela che la chiusura dei negozi non solo ‘preoccupa’, ma ‘intristisce’ i cittadini, soprattutto al Nord e nelle grandi città come Torino. Secondo i dati, l’83% degli intervistati prova un senso di tristezza di fronte alla chiusura dei negozi, e il 74% ritiene che questo fenomeno incida negativamente sulla qualità della vita. « Torino è, purtroppo, inserita negli elenchi delle città ad alto rischio di desertificazione – evidenzia la presidente Coppa –, con una variazione delle unità locali del commercio al dettaglio del -17,1% in 10 anni. Ormai l’elenco è noto: da via Viotti a via Nizza, da via XX Settembre a piazza CLN, solo per citare qualche caso del centro. Ma anche nelle periferie e in provincia il fenomeno continua a crescere. Negli ultimi nove anni in provincia di Torino sono andate perse quasi 5 mila attività di commercio. Basta fare un giro per strada: a Chivasso, ad esempio, i negozi e le attività commerciali in vendita sono 45. A Ivrea il numero sale addirittura a 71».

La presenza dei negozi di prossimità influisce anche sul valore degli immobili. Un immobile situato in una zona commerciale ben servita può vedere il proprio valore aumentare del 20%, mentre in quartieri afflitti dalla desertificazione commerciale il valore può diminuire del 15%.

Oltre all’aspetto economico, i negozi di prossimità svolgono un ruolo cruciale per la coesione sociale. Per il 64% degli intervistati rappresentano un luogo di incontro che rafforza il senso di appartenenza alla comunità, e per il 59% forniscono un servizio attento alle persone fragili. Inoltre, il 57% li considera un presidio di sicurezza, mentre il 54% li vede come una garanzia per la cura dello spazio pubblico e il 49% come un facilitatore dell’integrazione sociale.

«Per contrastare la desertificazione commerciale – commenta la presidente Coppa – collaboriamo con la Regione Piemonte sui Distretti del Commercio DUC, che ci consentono di lavorare con le amministrazioni. Stiamo lavorando anche con il Comune sulle iniziative per valorizzare i negozi di quartiere, con la campagna Torino Compra Vicino, e per tutelare le attività storiche e di qualità con l’istituzione dell’albo Epic. Chiaramente le campagne da sole non bastano; chiediamo perciò di ragionare su defiscalizzazione, rapporto con le banche, armonizzazione delle regole e contrasto alla concorrenza sleale a all’abusivismo. Stiamo anche lavorando, a più livelli, su progetti che possano portare il commercio nel turismo, in modo che i nostri negozi possano ampliare il bacino di clientela. Lo ha sottolineato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: i negozi di quartiere sono l’elemento generativo della società moderna; le luci dei negozi sono preziose per la sicurezza, danno vita ai centri storici, concorrono all’identità dei quartieri anche periferici, sono luoghi di socialità e garantiscono un servizio fondamentale per la qualità della vita quotidiana dei cittadini e sono indispensabili per l’accoglienza dei turisti».

Diritto allo studio e occupabilità dei laureati: i punti di forza del Politecnico di Torino

 

L’Ateneo si mantiene stabile al secondo posto nazionale tra le università politecniche, ma la classifica evidenzia la capacità di supportare la popolazione studentesca e soprattutto la possibilità di trovare lavoro dopo la laurea magistrale. Terzo posto in Italia per i corsi triennali in Ingegneria industriale e dell’informazione e quelli magistrali in Architettura e Ingegneria civile.

 

Torino, luglio 2024

Stabile al secondo posto tra i Politecnici italiani, il Politecnico di Torino si caratterizza per la sua capacità di supportare con borse di studio e contributi la popolazione studentesca e soprattutto di accompagnare gli e le studenti verso il mondo del lavoro, garantendo occupazione al termine del percorso di laurea magistrale.

È il quadro che emerge dal ranking annuale degli Atenei statali e non statali del Censis, pubblicato oggi e redatto sulla base di sei indicatori: servizi erogati, borse di studio, strutture disponibili, comunicazione e servizi digitali, livello di internazionalizzazione e occupabilità.

Il Politecnico di Torino si colloca al primo posto, rispetto agli altri politecnici italiani (Milano, Bari, IUAV), per borse e contributi erogati a favore della popolazione studentesca ed è secondo per l’offerta di strutture didattiche einternazionalizzazione. Ma i Politecnici, in generale, si caratterizzano soprattutto per le ottime opportunità offerte in termini di occupabilità: Milano, Bari e Torino fanno registrare i primi tre posizionamenti a livello italiano, con un punteggio per l’Ateneo torinese pari a 108, molto vicino alla massima valutazione possibile di 110.

Infine, migliora la valutazione complessiva del Politecnico rispetto al ranking precedente: sale a 92, rispetto al 91,5 del 2023.

Il ranking prevede poi altre classifiche dettagliate per aree dei corsi di laurea, sia per i corsi triennali che magistrali. Negli ambiti dei percorsi formativi proposti dal Politecnico di Torino, si segnala il terzo posto in Italia per quanto attiene le lauree triennali che fanno riferimento ai settori dell’Ingegneria industriale e dell’informazione e il terzo posto nazionale per le lauree magistrali del settore dell’Architettura e dell’Ingegneria civile.

“I dati Censis confermano l’ottimo posizionamento del nostro Ateneo che negli anni ha saputo consolidare la sua reputazione verso la popolazione studentesca, offrendo didattica e spazi di eccellenza e numerose iniziative di supporto, tale da rendere il Politecnico di Torino una tra le opzioni di scelta dei giovani e delle giovani diplomati – commenta il Rettore Stefano Corgnati Nei prossimi anni, il nostro obiettivo sarà di scalare non solo la competizione nazionale ma anche quella europea, posizionandoci con le migliori università tecniche europee”