ilTorinese

L’abisso dell’Olocausto, la necessità di non scordare

Istituito per ricordare e onorare le vittime della Shoah e tutti coloro che furono torturati e uccisi nei campi di sterminio nazisti, per tanto tempo il Giorno della Memoria è stato un monito affinché tali orrori non potessero ripetersi.

E tante volte questo giorno, istituito il 27 gennaio, in ricordo della liberazione del campo di Auschwitz avvenuta nel 1945 , è stato celebrato con manifestazioni istituzionali, politiche e culturali che hanno ricostruito la cornice storica in cui si generò quell’abisso dell’uomo chiamato Olocausto.

Una cornice storica (il secondo conflitto mondiale, la follia del disegno di Hitler e dei suoi alleati) immaginata come non più ripetibile e ormai consegnata al passato. Ma siamo certi che è proprio così, visto ciò che accade nel mondo? E’ normale guardare al conflitto in Ucraina o in altre realtà del mondo dove i riflettori sono spenti con sufficienza, assuefazione? Non ha insegnato nulla il conflitto balcanico e gli orrori sull’uscio di casa, sull’altra sponda dell’Adriatico dove trent’anni fa tornavano guerre e assedi, massacri e campi di concentramento? Davvero non avvertono i segnali di un pericoloso imbarbarimento anche nelle cose più minute, nella vita di tutti i giorni?  Forse è davvero tempo che si colga l’occasione del Giorno della Memoria per fare tutti uno sforzo in più. Negli ultimi anni in Italia sono stati registrati migliaia di reati legati a razzismo, identità di genere e disabilità. Sono aumentati i casi di incitamento alla violenza, le aggressioni fisiche, gli atti di vandalismo. Ancora oggi molti, sottovalutando o giustificando, li considerano fatti isolati, singoli, sporadici, frutto di qualche esaltato. La cosa più grave, anzi gravissima, è che questi atti sono favoriti da un clima generale, da un silenzio complice o ancora peggio dalla quotidianità di un linguaggio feroce, dalla brutalità di certa politica, da una cultura immorale e cinica, da una indifferenza che rende “normale” assistere a questi episodi. C’è un intollerabile grumo di crimini d’odio che comprende tutte quelle violenze perpetrate nei confronti di persone discriminate in base all’appartenenza vera o presunta ad un gruppo sociale, identificato sulla base, dell’etnia, della religione, dell’orientamento sessuale, dell’identità di genere o di particolari condizioni fisiche o psichiche. Autoritarismo, xenofobia, razzismo, sessismo, esaltazione di disvalori: il volto del fascismo in Italia, e non solo, ha costanti che si ripetono. E non bastano i discorsi pieni di buone volontà, le parole rassicuranti per mettere al riparo dai pericoli che derivano dai discorsi d’odio fondati su inesistenti idee di superiorità, di intolleranza e conseguentemente di razzismo e discriminazione. Celebrando il giorno della Memoria e riflettendo su cosa hanno rappresentato Auschwitz e il sistema concentrazionario nazista si deve tenere presente che la dittatura del Terzo Reich si fondava, esattamente come il fascismo, sul principio di discriminazione. Senza quel principio non avremmo avuto gli orrori successivi, l’orrore dei “vernichtungslager” ( i lager di nullificazione ), l’eliminazione dei cittadini tedeschi “difettosi”, l’assassinio degli oppositori politici, l’olocausto dei deportati e la Shoah degli ebrei. Una tragedia immane resa possibile perché uno Stato aveva fondato la propria legittimazione sul principio di disuguaglianza. L’accettazione di quel principio, come ricordò Luciano Violante tempo fa, “ha prodotto come “conseguenza normale” il passaggio dalla negazione dei diritti degli ebrei al loro sterminio, con l’applicazione rigorosa di principi di efficienza e un”organizzazione razionale basata sull’applicazione metodica e quotidiana di operazioni burocratiche che Hannah Arendt descrisse, nel loro insieme, come la banalità del male”. Non ci si può voltare dall’altra parte quando si diffondono in maniera inquietante i germi dell’intolleranza, della discriminazione, dell’odio. Non si può far finta di non udire e non vedere quando si sentono pronunciare parole violente contro rifugiati e migranti, bestialità razziste nello sport con striscioni e cori da stadio, saluti fascisti esibiti senza vergogna, manifestazioni nostalgiche del ventennio , ostilità gratuite contro i diversi, stupri e violenze sulle donne, addirittura attacchi a Papa Francesco per le sue parole di umanità e accoglienza. Non si possono minimizzare i gesti di odio e vendetta antisemita quando si imbrattano con frasi ingiuriose e minacce le abitazioni di figlie  nipoti di deportati nei lager. Non si può immaginare una scuola che non affronti lo studio della storia contemporanea e l’indagine su questi fenomeni che hanno segnato tragicamente il Novecento e che hanno lasciato profonde tossine nella società odierna. Se lo Stato democratico, le istituzioni repubblicane, i partiti e la società tutta non reagiscono riaffermando con più forza il valore delle persone e della comunità, il rispetto di diritti e doveri sociali, i principi di democrazia e solidarietà, sarà più alto il rischio che ogni singolo si senta autorizzato e persino incitato a valicare i confini del vivere civile, a insultare chi vuole, ad aggredire chi dissente o gli da solo fastidio, a umiliare chi è debole e diverso, e in ultima analisi, a farsi giustizia da se. Il Giorno della Memoria è un’occasione da non sprecare per riflettere su tutto questo.

Marco Travaglini 

 

Il “Lombardo-Veneto” dice NO all’Oval di Torino per le Olimpiadi invernali

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Il Governatore della Lombardia Attilio Fontana dice “No” all’Oval di Torino come impianto per il pattinaggio in occasione delle Olimpiadi invernali del 2026.

Secondo Fontana Chiara Appendino, da sindaca, rifiutò di far partecipare Torino ai Giochi invernali insieme a Milano e Cortina e quindi “le Olimpiadi devono restare in Lombardia e in Veneto”. Ma il sindaco di Torino Lo Russo e il presidente del Piemonte Cirio rilanciano la disponibilità, affermando che l’Oval, già praticamente allestito per il pattinaggio su ghiaccio, eviterebbe i costi abnormi per allestire nuovi impianti “lombardo-veneti”.

Sport, università e turismo: il ‘Sistema Piemonte’ a New York

Dopo la consegna della bandiera dei Giochi Universitari 2025,  la delegazione piemontese incontra istituzioni e operatori economici  per attrarre investitori e visitatori con eventi, arte ed enogastronomia

Il Piemonte ha incontrato New York alle Nazioni Unite mercoledì  sera, in una delle iniziative di chiusura del programma della delegazione piemontese che si trova negli Stati Uniti per la consegna della bandiera dei Giochi Mondiali Universitari del 2025.

All’evento, voluto dalla regione Piemonte e organizzato in collaborazione con Unca (The United Nations Correspondant Association, l’associazione che raggruppa tutti i giornalisti presenti all’ONU), il Consolato d’Italia a New York, l’ENIT, ICE, Visit Piemonte e Ceipiemonte, hanno preso parte Camera di Commercio di Torino, Edisu Piemonte, Università e Politecnico di Torino, Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, Istituto Salesiano Torino Rebaudengo, Comitato Torino 2025 FISU Games, IC World, Monferrato Travel, Langhe Experience – Tours & Events, Sapori d’Italia – Lago Maggiore, ATL del Cuneese, Ente Turismo Langhe Monferrato Roero, Turismo Torino e Provincia, Consorzio Turismo Bardonecchia..

Obiettivo dell’incontro, completare la costruzione della rete di rapporti e le attività di promozione e comunicazione del “Sistema Piemonte” con le eccellenze sportive, culturali, produttive ed enogastronomiche e con il Piemonte Regione Europea dello sport, che si conferma così non solo attrattore di eventi sportivi internazionali ma anche facilitatore dei rapporti commerciali con l’estero a favore del mondo delle imprese che vogliono aprirsi al mercato internazionale.

«Siamo arrivati negli Stati Uniti per prendere la bandiera delle Universiadi e portarla in Italia ma la nostra missione, fin da subito, ha avuto anche altre ambizioni. Questo incontro all’Onu, cuore pulsante della vita politica internazionale, è il coronamento di una lunga serie di appuntamenti con realtà turistiche, economiche, imprenditoriali e sportive statunitensi. Soggetti che vogliamo attrarre grazie alle potenzialità del nostro territorio, convincendole che il Piemonte è la Regione giusta in cui investire – afferma l’assessore regionale all’Internazionalizzazione Fabrizio Ricca -. Così come abbiamo portato le Universiadi con noi, vogliamo portare turisti e investitori a scoprire le bellezze artistiche, sportive e gastronomiche del nostro territorio. Con questo appuntamento alle Nazioni Unite mostriamo a New York e agli Stati Uniti che dall’altra parte dell’Oceano c’è un tesoro da scoprire».

La presenza del Piemonte a New York, dopo le tappe di dicembre a Chicago e a Orlando, conferma il nostro impegno per la promozione delle eccellenze regionali negli Stati Uniti, che sono tra i nostri principali mercati internazionali di riferimentodichiara Vittoria Poggio, assessore alla cultura, al turismo e al commercio della Regione PiemonteL’outdoor, la cultura, i grandi eventi e il nostro patrimonio enogastronomico compongono un mix di grande rilevanza per il posizionamento del Piemonte a livello mondiale. E con questi incontri rafforziamo un percorso che vuol essere un motore di crescita, tanto per il turismo quanto per altre attività produttive ad esso collegate».

«Dopo il workshop “We are Piemonte” del 24 gennaio, che ha messo in contatto oltre 60 fra tour operator e agenzie di viaggio americani con il mondo del turismo piemontese, l’incontro alla sede ONU con i rappresentanti istituzionali e gli operatori economici newyorkesi ci ha offerto una nuova occasione per presentare il nostro territorio ad una qualificata platea di ospiti – sottolinea Beppe Carlevaris, presidente del CdA di Visit PiemonteÈ con orgoglio che siamo qui per aprire nuovi canali di collaborazione e sviluppo a favore di tutte gli imprenditori piemontesi del turismo e non solo».

A dare il benvenuto nel Palazzo di Vetro alla delegazione piemontese, la presidente di Unca, Valeria Robecco, e il responsabile della rappresentanza permanente dell’Italia alle Nazioni Unite, l’ambasciatore Maurizio Massari, vice presidente del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite. Dopo il suo saluto, sono intervenuti l’assessore regionale Fabrizio Ricca, il presidente del CdA di Visit Piemonte Beppe Carlevaris e il presidente del Ceip Dario Peirone.

A raccontare il Piemonte, oltre le parole dei protagonisti, è stata la cucina dello chef stellato Massimo Camia che ha realizzato un menu in collaborazione con Moreno Cerutti, il torinese che, prima al ristorante San Carlo e poi all’osteria Carlina, sta portando avanti con successo il racconto della nuova cucina piemontese a New York. Cerutti e Camia con la supervisione del direttore dei ilgusto Luca Ferrua, hanno selezionato una serie di prodotti per raccontare tutti i volti del Piemonte che faranno innamorare New York: grandi formaggi come Bettelmatt, Gorgonzola e Castelmagno, il cioccolato e il torrone, i grissini torinesi fatti secondo la ricetta tradizionale e da poco in portati in America. Vini che svelano il territorio come l’Erbaluce, il Ruchè, il Nizza, la Barbera d’Asti, il Roero e il Nebbiolo. E uno dei grandi protagonisti è stato il vermouth, in questo momento di gran moda a New York.

Hanno animato la serata anche alcuni testimonial con il racconto delle proprie esperienze in Piemonte, come Stacy Stout che dopo la formazione a Pollenzo è diventata un’importante manager della ristorazione in una grande azienda newyorkese, oppure lo stesso Moreno Cerutti che ha svelato come i piatti della tradizione piemontese e torinese sono diventati di culto a New York.

 

Al Teatro Astra di Torino “Storia di un’amicizia”, dalla tetralogia “L’amica geniale” di Elena Ferrante

In scena dal 27 al 29 gennaio

 

In scena dal 27 al 29 gennaio prossimi al Teatro Astra di Torino,“L’amica geniale”, firmata da Fanny & Alexander. Si tratta della tetralogia di Elena Ferrante, che è diventata un Best Seller mondiale. La regia è di Chiara Lagani, il progetto sonoro è curato da Luigi De Angelis insieme a Chiara Lagani e Fiorenza Menni.

Lo spettacolo, diviso in tre capitoli, si basa sulla storia dell’amicizia tra due donne, seguendo, passo passo, la loro crescita individuale, il modo di influenzarsi reciprocamente, i sentimenti, le condizioni di prossimità e di distanza che, nel corso dei decenni, nutrono il loro reciproco rapporto.

Sullo sfondo si pone la coralità di una città/mondo, Napoli, popolata di personaggi archetipici e indimenticabili, dilaniata dalle contraddizioni del passato, del presente e del futuro, i cui feroci confini faticano ancora a delinearsi con nettezza. La biografiadelle due donne e la storia particolare della loro amicizia si intreccia con la Storia di un paese travagliato dalle sue metamorfosi, una sorta di agone narrativo, che procede per epifanie improvvise.

Nel romanzo in quattro parti della Ferrante, “Un’amicizia”, era il titolo del libro che, a posteriori, raccontava le vicende del rapporto tra le due donne; qui “Storia di un’amicizia” diventa il titolo di un racconto in forma di spettacolo che Elena Greco (Chiara Lagani) compone a partire dalle vicende di una vita che la legano a Lina Cerullo (Fiorenza Menni), la sua amica geniale. Nel primo tempo, tutto dedicato all’infanzia, le due amiche bambine gettano per reciproca sfida le loro bambole nella profondità di un nero scantinato e, quando vanno a ricercarle, non le trovano più. Sono convinte che Don Achille, l’orco della loro infanzia, le abbia rubate e, un giorno, trovano il coraggio di andarle a reclamare. Le due attrici si fanno fisicamente attraversare dal testo della Ferrante e narrano la storia attraverso i loro corpi. Essa lascerà su di loro un’impronta indelebile, fino a trasformarle in una strana, doppia e ibrida identità, che porta su di sé l’impronta della bambina, della donna e, al contempo, della bambola. Il secondo tempo risulta diviso in due parti e vede una delle due protagoniste, Lina, sposarsi, acquistare un nuovo cognome che la separa da un’intera fase della sua vita.

La terza parte è dedicata alla maternità . Anche la seconda protagonista, Elena, nel frattempo, si è sposata e ha avuto due figlie con un brillante compagno di università e si è allontanata dal rione per studiare e scrivere. Questo fatto l’ha portata lontano anche da Lila, reduce dalla fine del suo matrimonio.

MARA MARTELLOTTA

 

Biglietti e abbonamenti su fondazionetpe.it

Biglietteria Teatro Astra: Via Rosolino Pilo, 6

Telefono: 0115634352

Orari: martedi – sabato dalle 16:00 alle 19:00

Venerdì  27 gennaio ore 21

Sabato 28 gennaio ore 19.30

Domenica 29 gennaio ore 17.

Giornata della Memoria, laboratorio anziani a Volvera

Nella RSA “Soggiorno Mariuccia” di Volvera, gestita da Sereni Orizzonti, per il 27 gennaio 2023, Giornata della Memoria, gli anziani ospiti della struttura hanno preso parte ad un laboratorio creativo, finalizzato a onorare il senso del giorno.

In questa occasione gli ospiti, soprattutto quelli un po’ più anziani, avranno la possibilità di ricordare e raccontare ciò che ricordano degli anni della guerra. Successivamente, dopo aver letto alcuni frammenti del “Diario” di Anna Frank, gli anziani realizzeranno alcuni cartelloni appesi alle pareti della struttura e alcuni segnalibri contenenti una frase molto famosa del libro: «quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo». I segnalibri, poi, verranno distribuiti in occasione del banchetto della festa patronale.

«La Giornata della Memoria rappresenta un momento importante, ancor più in questo periodo storico, proprio per non dimenticare» – dichiara Angelo Alvaro, direttore della struttura – «Una giornata di cui volevamo onorare il senso, dal momento che ogni giorno assistiamo persone che spesso hanno un ricordo ancora molto vivo degli anni della guerra. Abbiamo molto parlato di quel periodo insieme a loro: quasi tutti ricordano la paura delle bombe e la fame. Questo ci aiuta a ricordare, e talvolta anche apprendere, partendo dalle vivide esperienze di chi ha vissuto in prima persona tutto ciò. Ci aiuta anche a guardare con occhi diversi ai piccoli e grandi problemi che quotidianamente viviamo imparando allo stesso tempo a godere, dare valore e apprezzare ciò che invece abbiamo. Non dimenticando e anzi ponendoci l’obiettivo di sensibilizzare le generazioni, perché chi non conosce la storia è destinato a ripercorrerla».

La struttura “Soggiorno Mariuccia” di Volvera è gestita da Sereni Orizzonti, uno dei primi tre gruppi a livello nazionale che opera nella costruzione e gestione di residenze sanitarie assistenziali, con circa 80 Rsa e più di 5mila posti letto in Italia e all’estero.

Campioni nella Memoria. Lo sport e le leggi razziali

Alla “Soms” di Racconigi, un recital per raccontare le storie degli atleti perseguitati e uccisi a causa delle leggi razziali

Sabato 28 gennaio, ore 20,45

Racconigi (Cuneo)

L’iniziativa, promossa dall’Associazione Culturale “Progetto Cantoregi” in collaborazione con il racconigese “IIS Arimondi Eula”, si inserisce nell’ambito delle celebrazioni per il “Giorno della Memoria” e propone il recital, che andrà in scena a Racconigi  presso la “Soms” (ex Società Operaia di Mutuo Soccorso) di via Costa 23, dal titolo “Campioni della memoria. Lo sport e le leggi razziali”. Il testo è tratto da una puntata del podcast “Fuoriclasse” del “Salone Internazionale del Libro” di Torino, ideato e realizzato da Marco Pautasso (vicedirettore dello stesso “Salone”, nonché presidente di “Progetto Cantoregi”) e da Federico Vergari e disponibile sulle principali piattaforme di streaming gratuite. Sul palco lo stesso Pautasso, che darà voce alle storie di varie figure dello sport internazionale la cui vita venne stravolta, se non annullata, a causa della persecuzione antisemita, nazista e fascista. Ad affiancarlo alcune studentesse e alcuni studenti dell’“Istituto Arimondi Eula” di Racconigi.

“A seguito dell’approvazione delle leggi razziali – sottolinea Marco Pautasso – gli ebrei furono esclusi dalla società, da qualsiasi tipo di servizio o attività pubblica. Tra le tante limitazioni imposte, ci furono anche quelle riguardanti lo sport, dal quale vennero allontanati tutti gli atleti di razza ebraica, al fine di ‘bonificare’, come si disse, il mondo dello sport. Giovani promesse o stelle affermate, ex campioni, di tutte le età, allenatori, intere generazioni di uomini e di donne, che avevano dedicato la propria vita allo sport, portando anche lustro alla propria nazione di appartenenza, furono perseguitate e annientate dalle leggi razziali”.

A queste donne e a questi uomini, atleti ma prima di tutto esseri umani emarginati e sterminati dall’odio razziale, il recital renderà onore e memoria, attraverso riferimenti musicali, servizi di cronaca dell’epoca ed interviste di repertorio che serviranno a far emergere dal buio dell’oblio toccanti vicende umane e sportive. Orrori. Terribili, inaccettabili ingiustizie e crudeltà, cristallizzate in storie “particolari”, selezionate nell’indefinita moltitudine di tantissime altre che hanno segnato anni tremendi, da non “mai dimenticare” nella storia dell’umanità. Il palco diventa quindi pietoso “sudario” su cui scorrono e si svelano i volti e i corpi martoriati di Arpad Weisz, giocatore e allenatore del Bologna, morto ad Auschwitz a 47 anni o di Julius Hirsh, calciatore tedesco, primo ebreo in Nazionale, arrestato dallo Gestapo e anche lui ucciso ad Auschwitz o ancora di Carlo Castellani, calciatore simbolo dell'”Empoli”, morto a Mauthausen o di Eddie Hamel, calciatore dell’Ajax, internato ad Auschwitz dove morì nel 1940. Tante storie, tanti nomi: da Ernst Egri Erbstein, che, scampato alle persecuzioni e ai campi di sterminio, morì con la squadra del “Grande Torino” nella tragedia di Superga del 1949 a Jeno KonradWilmas WilhemEmerich Hermann e Gyula Feldmann, soprannominati gli allenatori “danubiani”, fino a Renato Sacerdoti, presidente della “Roma”, a Renato Jaffe, presidente del “Casale” e a Giorgio Ascarelli, presidente del “Napoli”. Senza dimenticare Leone Efrati, pugile, Ferdinando Valletti, calciatore del “Milan”, i fratelli Cervellati, ciclisti e contadini, la schermitrice tedesca Helene Mayer, la squadra calcistica austriaca “Sport Klub Hakoah” e le Ginnaste ebree olandesi, medaglia d’oro all’ Olimpiade del 1928.

L’ingresso alla “Soms” è gratuito. Info: tel. 349/2459042 o info@progettocantoregi.it

g. m.

Nelle foto:

–       Sul palco della “Soms”

–       Marco Pautasso e Federico Vergari

In scooter scappa all’alt dei vigili urbani: multa da 6 mila euro

E’ fuggito all’alt dei vigili in sella al suo scooter. Il conducente percorreva via Nizza a Cuneo sorpassando alcuni veicoli a destra. Gli agenti hanno mostrato la paletta ma lui è scappato accelerando  e salendo sul marciapiede.  Inseguito dalla pattuglia è stato fermato. Dovrà pagare una multa di 6 mila euro per aver infranto diverse norme del codice stradale.

NOTIZIE DAL PIEMONTE

Cattolici, crescono gli appelli. Ma serve più unità

L’iniziativa promossa da Pier Luigi Castagnetti tempo fa all’Istituto Sturzo a Roma ha avuto indubbiamente il merito di innescare un forte dibattito attorno al ruolo, alla funzione e alla stessa ‘mission’ dei cattolici popolari e sociali nella cittadella politica italiana.

Un confronto politico e
culturale e un’onda mediatica che sono andati ben oltre la costruzione di una micro corrente
all’interno del Pd a sostegno di qualche candidato alla segreteria nazionale del partito. Al
contrario, il mondo e l’area Popolare, almeno questa è l’opinione della stragrande maggioranza di
chi si riconosce in quest’area culturale, sente oggi il bisogno e la necessità di ritornare ad essere
protagonisti, pur senza alcuna presunzione od arroganza. Si è chiusa, cioè, al netto di chi
continua a ripararsi in qualche partito in cambio di una manciata di seggi parlamentari, la fase di
una presenza politica puramente ornamentale e di contorno. Per dirla con un riferimento politico e
storico autorevole e di qualità, l’esperienza dei ‘cattolici indipendenti di sinistra’ è giunta al
capolinea, almeno per il momento. Si apre, cioè, un nuovo cammino e una nuova stagione per
una cultura politica che storicamente ha caratterizzato il cammino della democrazia italiana dal
secondo dopoguerra in poi.

Ed è proprio lungo questo solco che si inserisce un tema curioso che campeggia in questi ultimi
tempi nel dibattito politico del nostro paese. E cioè, si moltiplicano gli ‘appelli’ dei vertici di alcuni
partiti ai cattolici, o meglio ai Popolari, per qualificare e per arricchire il progetto politico
complessivo dei rispettivi partiti. Un aspetto sicuramente importante ed incoraggiante non solo
per il riconoscimento della qualità, dell’autorevolezza e della modernità di questo filone ideale ma
anche, e soprattutto, per il ruolo politico che può ancora giocare nella concreta dialettica politica
italiana. Certo, ad oggi non è ancora praticabile, e soprattutto realistica, l’idea di dar vita ad un
partito politico organizzato ed autonomo che sia in grado di replicare, seppur in chiave aggiornata
e rivista, le esperienze di un passato recente e meno recente. Ma è altrettanto indubbio che, e non
solo per gli ‘appelli’ rivolti ai cattolici e ai Popolari, cresce la domanda per una rinnovata presenza
politica ed istituzionale. Il tutto, però, deve avvenire ad una condizione ben precisa. Ovvero, non è
più credibile, almeno questa è l’opinione maggioritaria e ricorrente, garantire una presenza di solo
potere all’interno dei partiti esistenti o limitarsi, ancor peggio, a giocare un ruolo del tutto laterale
e periferico ai fini della costruzione del progetto politico dei partiti di riferimento. E quindi ‘no’ ai
partiti schiettamente e rigorosamente “personali” e ‘no’ ai partiti che hanno una ‘mission’ politica,
del tutto legittima, ma radicalmente estranea ed esterna alle domande, alla cultura, all’esperienza
e alla storia dei cattolici popolari e sociali.

Ecco perchè, se da un lato è importante che si moltiplichino gli ‘appelli’, anche se un po’ vaghi, ai
cattolici e ai Popolari affinchè siano più presenti in alcuni partiti, dall’altro è consigliabile che
questa cultura e questa storia – cioè gli uomini e le donne che continuano a riconoscersi in questo
patrimonio di idee e di valori – siano il più uniti possibile. E questo non in chiave nostalgica ma per
riaffermare in modo più forte e più convincente le ‘ragioni’ politiche, culturali e programmatici dei
cattolici popolari e dei cattolici sociali nel nostro paese.

Giorgio Merlo

La sostenibilità digitale

La tecnologia, se usata correttamente, rende il nostro pianeta più sostenibile.

Quando utilizziamo uno dei nostri device come ilcomputer, lo smartphone, il tablet e ogni tipologia  di dispositivo che rientra nella categoria ICT – Information Communication Technology – che permette di scambiare ed immagazzinare informazioni, non siamo in grado dipercepire la quantità di emissioni che questi strumenti possono produrre, non sentiamo infatti nessun odore, non vediamo alcun fumo o polvere che ci suggeriscanoche stiamo inquinando; le contaminazioni digitali sonodi fatto invisibili ma esistono ed impattanosignificativamente sull’ambiente contribuendo al riscaldamento globale, all’inquinamento e all’impoverimento di diverse risorse naturali. Questa riflessione , tuttavia,  non è un invito a non far uso dellatecnologia, sarebbe impossibile considerando l’irreversibilità della “rivoluzione digitale e i molteplici vantaggi che derivano dal suo impiego, ma è, al contrario, una chiamata al conseguimento di una maggiore consapevolezza dei benefici derivanti dal suo corretto utilizzo. Sfruttare nel modo giusto la tecnologia a nostra disposizione, infatti, contribuisce a rendere il pianeta, quello che generosamente ci ospita, più sostenibile e meno a rischio.

Quali sono i comportamenti digitali da adottare per scongiurare conseguenze negative sull’ecologia? Un decalogo della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, presieduta dal professor Stefano Epifani, ci aiuta a capire cosa fare e cosa evitare.

Cosa fare per inquinare meno con il digitale.

Usare con moderazione la banda internet, evitando di lasciare video in streaming se non li stiamo guardando o spegnendo il video durante una conferenza se non serve.

Spegnere i dispositivi che non stiamo usando.

Non sostituire i device ogni anno, come ci suggerirebbe la tendenza o la moda, e  quando  si acquistano i nuovi attuare lo smaltimento dei vecchi apparecchi come RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche); gli oggetti “smart” sono fatti con diversi materiali inquinanti e, soprattutto, molti di loro possono essere riciclati.

Eliminare i file inutili, spazzatura digitale, dagli account cloud.

Cosa fare per inquinare meno grazie al digitale

Installare uno smart meter per tenere sotto controllo i consumi elettrici ovvero risparmiare e inquinare meno.

Utilizzare le app per la programmazione intelligente del riscaldamento e per differenziare meglio i rifiuti.

Attraverso il navigatore satellitare scegliere i percorsi più ecologici.

Ordinare cibo a domicilio scegliendo applicazioni pensate per combattere gli sprechi alimentari.

Il punto n. 5 del manifesto della Fondazione per la Sostenibilità Digitale dice una cosa molto importante “la tecnologia non è buona o cattiva. Ciò non vuol dire che non produca effetti nell’una o nell’altra direzione. È fondamentale quindi interrogarsi sugli impatti negativi per minimizzarli e concentrarsi su quelli positivi per valorizzarli”.

MARIA LA BARBERA

sostenibilitàdigitale.it