ilTorinese

Apre t-space X MAO

Uno spazio di condivisione e attualizzazione delle opere artistiche presso il Museo di Arte Orientale. Primo appuntamento mercoledì 26 ottobre alle 18.30

 

Mercoledì 26 ottobre prossimo, alle 18.30, inaugurerà presso ilMAO, Museo di Arte Orientale,  un nuovo spazio conviviale e di sperimentazione curato da Giulia Spreafico e Wu Rui, dal titolo “t-space X Mao”.

Il MAO di Torino ha, infatti, recentemente inaugurato una nuova fase che segna l’apertura del Museo ad attività artistiche e creative, attraverso un ricco programma di residenze, sia in ambito artistico, sia curatoriale, durante le quali performer, artisti, curatori e studiosi, verranno chiamati ad abitare le collezioni e gli spazi espositivi, dando vita e attualizzazione al Museo.

Il nuovo progetto trova collocazione nel rinnovato t-space e nasce dalla collaborazione con l’omonimo spazio che è  stato creato a Milano da Giulia Spreafico e Wu Rui nel 2016.

Si tratta di uno spazio d’arte indipendente, uno studio aperto al pubblico, un luogo creativo che, non per questo, rinuncia all’aspetto conviviale. Infatti, proprio all’interno di questo luogo, la dimensione conviviale vuole avere un ruolo fondamentale, secondo il desiderio dei fondatori. I momenti di condivisione hanno rappresentato una parte irrinunciabile del progetto, che consiste anche in un tè sorseggiato insieme, incontrando artisti e performer.

Fra gli artisti che si avvicenderanno per attivare le collezioni museali e renderle vive, ampliandone i significati e riportandoli a una dimensione contemporanea, vi sono registi e film maker, artisti visivi quali Massimo Grimaldi, Fuzao Studio e Jacopo Miliani.

Il primo appuntamento, il 26 ottobre prossimo, alle 18.30, sarà un invito di Warshadfilm (Tiziano Doria e Samira Guadagnuolo) ad abitare le sale del Museo. Il duo di artisti ha realizzato del materiale inedito, riprendendo sculture e luoghi in pellicola 16mm, scattando fotografie di formato medio e fotografie che dialogano con lo spazio e le opere della mostra in corsa intitolata Buddha.

MARA MARTELLOTTA

Emergenza smog nel bacino padano, l’appello di Legambiente


“Il futuro Governo e le Regioni mettano la qualità dell’aria tra le priorità”
Le proposte dell’associazione ambientalista alle istituzioni: piano di riduzione delle emissioni agricole, disincentivo all’uso del mezzo privato, miglioramento del trasporto pubblico locale, riduzione dei limiti di velocità in autostrada e riconversione impianti di riscaldamento

 

L’entrata in carica del nuovo Parlamento coincide quest’anno con l’avvio della stagione “calda” per la qualità dell’aria in pianura padana. Secondo i dati di Legambiente del 2021 sulla qualità dell’aria in città, infatti, i livelli di sostanze inquinanti misurati nei capoluoghi del Nord Italia hanno superato decisamente i valori consigliati dalle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, esponendo residenti e lavoratori a condizioni ambientali dannose per la loro salute.

D’altra parte, sono ancora presenti le condizioni che hanno portato l’Unione Europea ad aprire nei confronti dell’Italia ben tre procedure d’infrazione in materia di qualità dell’aria: la prima infrazione, la 2014/2147, si è “concretizzata” nel 2020 attraverso la sentenza di condanna da parte della Corte europea di giustizia (causa 644/18); per la seconda infrazione (2015/2043), relativa ai superamenti da NO2, la Commissione ha aperto un contenzioso facendo ricorso alla Corte europea di giustizia (causa 573/19) che, nel maggio 2022, le ha dato ragione e ci ha dunque condannato anche per questa seconda procedura. La terza, la 2020/2299 relativa ai superamenti per il PM2,5, è ancora agli inizi del procedimento. Senza dimenticare poi che l’Unione Europea sta per aggiornare la direttiva aria con la quale verosimilmente verranno adottati limiti più stringenti rispetto agli attuali.

Legambiente e in particolare i comitati regionali del bacino padano, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, ribadiscono la necessità di un’azione trasversale a scala nazionale e regionale perché l’Accordo per il miglioramento della qualità dell’aria nel bacino padano” preveda azioni concrete per mantenere bassi i livelli di sostanze inquinanti nel corso della stagione invernalea partire dal settore agricolo, il primo responsabile dell’inquinamento da polveri secondo l’ultima analisi effettuata dalle agenzie ARPA, fino al settore trasporti e riscaldamento domestico.

“L’aggiornamento delle linee guida da parte dell’OMS e la prossima emanazione di una nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria devono essere uno sprone per i decisori politici italiani – ha dichiarato Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – non si dovranno chiedere deroghe all’Unione Europea, ma occorrerà dimostrare di saper spendere in modo saggio le risorse europee per favorire una vera transizione ecologica. Oltre alle proposte che riguardano la mobilità su scala urbana che chiediamo da tempo, riteniamo infatti necessaria un’azione trasversale e coordinata, per consentire all’accordo per la qualità dell’aria del bacino padano di arrivare a risultati concreti riducendo il più presto possibile il livello di inquinamento atmosferico, ogni anno responsabile di oltre 350.000 morti nell’intera Unione Europea, di cui 50.000 solo in Italia”.

“È fondamentale che le risorse pubbliche a disposizione vengano indirizzate verso le azioni più efficaci per ridurre l’inquinamento atmosferico, che devono riguardare traffico, riscaldamento e settore agricolo, che gli studi confermato essere molto impattante sulla qualità dell’aria. – sottolinea Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta assieme ai presidenti dei comitati regionali di Legambiente dell’area padana – Anche i fondi destinati al comparto delle infrastrutture di collegamento non possono essere sprecati per finanziare progetti vecchi e nuovi di autostrade, che sono causa di aumento delle emissioni: trasporto pubblico e infrastrutture ferroviarie devono essere al centro della strategia di investimenti delle Regioni sul trasporto.”

“Ma questo inverno la vera incognita sarà l’utilizzo di impianti a biomasse, – conclude Prino – che verranno utilizzati di più, dove presenti, in sostituzione di quelli a metano. Un danno per l’aria che le Regioni devono evitare potenziando la comunicazione finalizzata all’utilizzo dei fondi per la sostituzione degli impianti più vecchi, per aumentarne l’informazione sul loro corretto utilizzo, oltre che definendo ed aumentando i controlli.

Le proposte. Partendo dal settore agricolo, che ha una responsabilità di primo piano per quanto riguarda l’emergenza smog invernale, occorre innanzitutto rafforzare il sistema dei controlli, parallelamente al sostegno all’applicazione delle soluzioni tecnologiche più avanzate per ridurre le emissioni. Per questo, le Regioni dovranno definire una programmazione dedicata del Piano Strategico della PAC (Politica Agricola Comunitaria) che allochi risorse per investimenti finalizzati alla riduzione delle emissioni di ammoniaca, inquinante responsabile della formazione delle polveri sottili, per il quale ad oggi non sono state ancora adottate politiche incisive.
Serve inoltre che le Regioni, insieme alle associazioni di categoria, definiscano un programma per la riduzione del carico zootecnico, portandolo a livelli compatibili con i limiti posti dalla direttiva Nitrati per ridurre complessivamente i quantitativi di composti dell’azoto che oggi impattano sull’aria e sui corpi idrici.
È necessario, sempre per limitare le emissioni di ammoniaca, che il recente decreto interministeriale sull’utilizzo del digestato ottenuto da liquami ne imponga l’impiego in campo esclusivamente attraverso tecniche che ne assicurino l’immediato interramento.
Per quanto riguarda il settore dei trasporti occorrono risorse per rendere il Trasporto Pubblico Locale competitivo rispetto alla mobilità automobilistica, sia da quello dei mezzi disponibili, sia dal punto di vista del personale soprattutto in alcuni capoluoghi.
È importante, in parallelo, un intervento del Governo sui limiti di velocità in autostrada per limitare le emissioni provenienti dal traffico su lunga distanza: ad esempio si può agire riducendo a 100 km/h la velocità massima nel corso dei mesi invernali (ottobre-marzo), velocità che si dimostra essere adeguata a garantire una sostanziale riduzione nelle emissioni come ha sottolineato l’Agenzia Europea per l’Ambiente (link).
E ancora un sostegno alla riconversione degli impianti di riscaldamento: a fronte dell’innalzamento del prezzo dei combustibili fossili, in particolare del metano, è atteso un incremento dell’utilizzo degli impianti di riscaldamento a biomassa (stufe e camini), che tuttavia già negli anni passati hanno contribuito negativamente alla qualità dell’aria.
Tra le proposte del cigno verde anche la messa a punto di azioni di informazione e sensibilizzazione dei cittadini e forme di incentivazione che promuovano, insieme al processo di transizione degli impianti di riscaldamento verso i sistemi elettrici (pompe di calore) e all’efficientamento degli edifici, la sostituzione degli impianti a biomassa obsoleti con quelli moderni a basse emissioni. Si necessita, per questo, lo stanziamento di incentivi adeguati, oltre alla promozione di un sistema di controlli che consenta, tra le altre cose, di aggiornare i dati contenuti nei Catasti regionali degli impianti termici, favorendo così sia le sostituzioni sia il monitoraggio delle emissioni in atmosfera prodotte dal settore residenziale Il tutto deve essere accompagnato da una campagna informativa che, oltre a promuovere l’utilizzo di tali risorse, spieghi anche il corretto utilizzo di tali impianti

Scheletro umano trovato in un bosco

Nei boschi di Carrosio, un piccolo comune in provincia di Alessandria, nella Val Lemme al confine con laLiguria sono stati trovati i resti di un cadavere. Lo scheletro  trovato potrebbe appartenere a un anziano scomparso l’anno scorso, di cui  famiglia non ha mai più avuto notizie.

NOTIZIE DAL PIEMONTE

L’antologia di Lingua Madre

«Quando parla, tutto acquisisce nuove possibilità, tutto cresce» scrive Diana, che si immerge con la nonna in un rituale mattutino, semplice e potente al tempo stesso, tra poesia e fisicità. Dragana ritrova il legame privato con l’Est in un’altra donna straniera. Karima, Manal e Larissa vestono i panni delle proprie madri, di cui descrivono il coraggio, le paure ma soprattutto la speranza.
Racconti evocativi, intimisti, colmi di tenerezza ed energia, a tratti trasgressivi. Al centro donne di ogni età, con i loro corpi, in un gioco di relazioni affettive vitale e gioioso. La scrittura si fa fiume e scorre lungo una genealogia femminile universale, che accoglie esperienze di vita fatte di solidarietà, relazione, ma anche di erotismo, libertà, desiderio d’appartenenza. Perché “straniere si diventa”, ne sono consapevoli le protagoniste delle storie di questa antologia, che trasformano l’esperienza migrante in un dato di consapevolezza e di forza propositiva, soggettiva e sociale. E la nostalgia che a tratti compare si fa memoria, mai interruzione, e apre al futuro. Ricominciare: da un bignè confezionato con le proprie mani, da un fiore che cresce nonostante tutto o dalla lingua, materia viva che si fa docile al desiderio. Così si restituisce senso alla propria storia, aprendo la strada al riconoscimento, accorciando le distanze.

Esposizione delle fotografie selezionate XVII Concorso Lingua Madre – Premio speciale Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, a cura di Filippo Maggia.

Tra le proiezioni della serata: booktrailer del volume Lingua Madre Duemilaventidue e puntata speciale Spazio Libero – Rai 3 dedicata al Concorso Lingua Madre.

Danni da gelate: in arrivo i fondi regionali

Il presidente della Regione Cirio e l’assessore all’Agricoltura Protopapa: “Una boccata di ossigeno in un momento complesso anche per le nostre imprese agricole”

Sono 710 le aziende agricole piemontesi che beneficeranno dei ristori per i danni causati dalle gelate del 7 e 8 aprile 2021, evento riconosciuto come calamità naturale, nelle province di Alessandria, Asti, Biella, Cuneo, Novara, Verbano Cusio Ossola, Vercelli e nella Città Metropolitana di Torino.

La risorsa finanziaria complessiva, derivante dal Fondo di solidarietà nazionale in Agricoltura e assegnata al Piemonte, è di 13,4 milioni di euro. Per le produzioni vegetali il contributo complessivo è di 11.422.735 euro e per le produzioni apistiche è di 1.236.115.

La Giunta regionale, su proposta dell’assessore all’Agricoltura e Cibo della Regione Piemonte Marco Protopapa, in seguito alla fase istruttoria, ha stabilito di erogare la percentuale massima di contributo alle aziende agricole danneggiate.

Sulla base di tale decisione, nei prossimi giorni si provvederà alla liquidazione dei contributi ai beneficiari ammessi a finanziamento.

In provincia di TORINO in totale sono 102 le aziende che riceveranno 1.774.000 euro di ristori:

– 59 beneficiari per produzioni vegetali

– 40 beneficiari per produzioni apistiche

– 3 beneficiari per produzioni apistiche più vegetali

“Questi fondi rappresentano una boccata di ossigeno importante per i nostri agricoltori, che dopo le gelate dello scorso anno questa estate hanno dovuto fare invece i conti con l’emergenza della siccità e adesso con i rincari di energia e carburanti. La Regione è già al lavoro per predisporre ulteriori misure che possano aiutare il settore ad affrontare questo momento difficile per le nostre famiglie e le nostre aziende”, dichiara il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio.

“I ristori vanno a coprire l’ammontare complessivo dei danni da gelate che hanno colpito i raccolti e trasmessi all’Assessorato regionale all’Agricoltura dai territori interessati dall’evento calamitoso del 2021 – precisa l’assessore regionale Marco Protopapa – I fondi assegnati sono a sostegno delle aziende agricole piemontesi per favorire la ripresa delle attività produttive e tra queste rientrano anche le aziende apistiche”.

Una nuova farmacia in Spina 3

E’ in arrivo una nuova farmacia in zona Spina 3, dove se ne avvertiva la mancanza a fronte della densità di popolazione. Ma non sarà una farmacia in più in città. Il numero di questi peculiari esercizi commerciali, presidio di salute pubblica sui territori, è infatti fissato per legge in una determinata proporzione con la popolazione residente, una per 3300 abitanti. A Torino, pertanto, sono e resteranno in tutto 279.

La Città di Torino, dopo una situazione ferma da anni, ha provveduto con una delibera approvata oggi in Sala Rossa a una revisione della distribuzione delle sedi farmaceutiche sul territorio in base alla dinamica della popolazione residente degli ultimi anni ma anche tenendo conto della densità delle farmacie e delle fasce di età dei residenti. Particolare attenzione è stata prestata all’incidenza dell’infanzia e della terza età, nonché, per quanto riguarda le zone collinari e “di confine” della presenza di farmacie nei Comuni limitrofi.

La zona di Spina 3 è stata così individuata come prioritaria per il nuovo insediamento, che avverrà tramite un bando rivolto agli attuali titolari di farmacia. All’apertura nel nuovo esercizio da parte di chi risulterà assegnatario, dovrà corrispondere la chiusura della sua “vecchia” farmacia per lasciare inalterato il numero complessivo.

Nell’aggiudicare la nuova farmacia si terrà conto di vari parametri, compreso quello dell’impatto sul territorio della corrispondente chiusura. La revisione della rete delle farmacie, è stata effettuata in accordo con Regione Piemonte, ASL e Ordine dei farmacisti.

 

“Opera Viva, PULSANTE” dell’artista e ideatore di Opera Viva, Alessandro Bulgini

Opera Viva Barriera di Milano, il Manifesto

Ottavo e ultimo appuntamento del 2022

Inaugurazione > Martedì 25 ottobre, alle ore 18.00

Torino, Barriera di Milano, Piazza Bottesini

Martedì 25 ottobre, alle ore 18.00 in piazza Bottesini a Torino, il progetto Opera Viva Barriera di Milano, il Manifesto – ideato da Alessandro Bulgini e curato, per questa edizione dedicata all’arte islandese dall’artista Jòn Gnarr – arriva al suo ultimo appuntamento prima della fiera Flashback con “Opera viva, PULSANTE” (2022) dello stesso Bulgini.

Bulgini, ideatore e protagonista dell’opera/rassegna Opera Viva Barriera di Milano, il Manifesto utilizza a pieno le potenzialità dello strumento pubblicitario dell’affissione pubblica, trasformata, dall’artista stesso, in opera d’arte urbana su preesistente.

Sull’affissione a grandezza 6 metri per 3 si staglia l’immagine rosso fuoco con la scritta PULSANTE, una scritta/immagine che sferza emotivamente e mostra senza ombra di dubbio il proprio potere evocativo. Una sola parola è in grado di raccontarci e interrogarci sulla vita, evoca il cuore che batte, la passione che ci anima, la paura di origine novecentesca della fine del mondo, l’amore, la malattia, la morte, la passione, la vita.

Afferma l’artista: “Ultimamente alcuni minacciano, ancora e noiosamente, di premere “il pulsante” definitivo. Per questo, e come risposta, ho deciso di fornirne io uno a tutti. In alternativa il mio è un far riferimento alla necessità di un battere potente nel petto come risorsa adeguata alla stupidità delle aggressioni attuali e come impegno emotivo nella costruzione di nuove e migliori prospettive”.

 

Una passione viscerale anima quest’ultimo manifesto che si connette strettamente al tema della decima edizione della fiera Flashback, della quale la rassegna è un percorso di avvicinamento: he.art. Un’edizione dedicata alla passione, al cuore pulsante, alla linfa vitale, al circolare delle idee e delle intenzioni, dal centro alle periferie.

E proprio in fiera, dal 3 al 6 novembre nella nuova sede in corso Giovanni Lanza 75 a Torino, sarà possibile ritrovare, in un’installazione site-specific,tutti i manifesti di quest’anno: dal primo intervento affidato al famoso fumettista Hugleikur Dagsson, noto per il suo umorismo pungente, con il manifesto What has Happened?, alla fotografia Smartphone Sovereignty (2022) dell’enfant terribleSnorri Ásmundsson, una satira contro il consumismo, passando per il manifesto firmato dagli artisti Libia Castro e Ólafur Ólafsson: Il Tuo Paese non Esiste (Your Country Doesn´t Exist), un progetto che affronta il tema dell’identità nazionale. Da Elsa Yeoman nota per porre il cibo al centro della sua indagine, con Be My Guest, a Shoplifter(Hrafnhildur Arnardóttir) con Fuzzy Smile,conosciuta per le sue sculture e installazioni realizzate con capelli sia veri che sintetici, fino agli ultimi due manifesti che hanno preceduto quello di Alessandro Bulgini firmati dalla “famiglia Gnarr”.Hide or seek di Frosti Gnarr, figlio di Jòn, operanata dall’idea di creare una sorta di porta d’accesso tra Torino e l’Islanda e Last supper dello stesso Jòn Gnarr, una personale riflessione sul costo dell’esistenza.

Paolo Lanzotti, tra i romanzi “veneziani” spunta Sherlock Holmes

 

Ambiento le mie storie a Venezia perché questa è la città dove sono nato e io credo non si possa descrivere correttamente un luogo che non sia il proprio o che non si conosca comunque molto bene. È una questione di “atmosfere”. In quanto poi al fatto che siano “storici”, ho sempre amato la Storia – quella con la S maiuscola – e penso che un romanzo, fra le altre cose, possa essere anche un’ottima occasione per riportare alla memoria fatti e personaggi dimenticati

 

L’autore

Paolo Lanzotti è nato a Venezia nel 1952 e si è laureato in filosofia all’università di Padova. È stato per diversi anni insegnante di filosofia e poi d’italiano e storia, affiancando al suo lavoro anche un’attività di pubblicista. Ha scritto numerosi romanzi, pubblicati da editori quali Piemme, Mondadori e Tre60. Alcuni dei suoi lavori sono stati tradotti e pubblicati all’estero. Ha vinto dei premi letterari di livello nazionale, tra cui il premio Città di Verbania, del Battello a Vapore, nel 1997, e più recentemente il premio Tedeschi, del Giallo Mondadori, nel 2016. Vive e lavora tra Venezia e Padova.

 

L’intervista

Cominciamo con una curiosità. I tuoi ultimi romanzi sono tutti gialli storici ambientati a Venezia, tra ‘700 e ‘800. È un caso?

Naturalmente no. Ambiento le mie storie a Venezia perché questa è la città dove sono nato e io credo non si possa descrivere correttamente un luogo che non sia il proprio o che non si conosca comunque molto bene. È una questione di “atmosfere”. In quanto poi al fatto che siano “storici”, ho sempre amato la Storia – quella con la S maiuscola – e penso che un romanzo, fra le altre cose, possa essere anche un’ottima occasione per riportare alla memoria fatti e personaggi dimenticati.

Come accade in “La voce delle ombre”, in cui tu rievochi la rivoluzione del 1848 a Venezia.

Esattamente. Scrivendo quel romanzo mi sono divertito a rievocare nomi come Manin, Pepe, Sirtori, Kossuth e altri che, all’epoca, erano molto noti ma che oggi conosciamo solo perché danno il nome a qualche via o a qualche piazza, senza che i più ricordino chi fossero o cosa abbiano fatto. Naturalmente, come in qualsiasi romanzo storico, i personaggi realmente esistiti si mescolano ad altri del tutto fantasiosi e sono coinvolti in azioni che nella realtà non hanno mai compiuto. Ma questa è la natura del romanzo storico.

In effetti, in un altro dei tuoi ultimi romanzi, “I guardiani della laguna”, tu coinvolgi in un omicidio niente meno che Carlo Goldoni, che però non è il protagonista.

Proprio così. “I guardiani della laguna” è il primo romanzo di una serie che vede come protagonista Marco Leon, un agente dell’Inquisizione di Stato. In uno dei teatri della città, il Sant’Angelo, viene ucciso un giovane attore e uno dei possibili indiziati è appunto Goldoni, che all’epoca lavorava effettivamente per quel teatro. Ma Goldoni, come dici tu, è solo uno dei personaggi, non il protagonista. In questi ultimi anni è diventato di moda costruire un giallo storico intorno alla figura di un uomo famoso –Dante, Leonardo e così via – che, nella finzione, diventa l’investigatore di turno. Io ho sempre pensato che un’operazione del genere sia un po’ eccessiva. Preferisco che i miei protagonisti siano frutto di fantasia e che i personaggi reali restino in secondo piano, importanti sì, ma non preponderanti.

Hai detto che “I guardiani della laguna” è il primo romanzo di una serie.

È così. La serie continua con “Le ragioni dell’ombra”, in cui il protagonista, Marco Leon, è impegnato come al solito in un doppio ruolo. Da una parte, essendo un agente dell’Inquisizione, si trova a vigilare sulla sicurezza dello Stato – è quello che oggi definiremmo un “agente segreto” – e viene coinvolto in trame e complotti anche internazionali. Dall’altra parte, suo malgrado, si trova sempre a dover indagare su qualche omicidio, diventando in questo modo un classico investigatore da romanzo giallo. Insomma, tutti i romanzi della serie sono un insieme di Mistery, Thriller e Spy Story ambientati a Venezia verso la metà del ‘700.

Però ho visto che fra questi romanzi “veneziani” spunta anche un apocrifo di Sherlock Holmes, ambientato invece in India, “La verità è un’ombra Watson”.

Vero. Sherlock Holmes è un personaggio che mi ha sempre affascinato, nel bene e nel male. In effetti, tutti gli investigatori dei miei romanzi, da Teodoro Valier – il protagonista de’ “La voce delle ombre” – a Marco Leon, fino a maestro Mebarasi – l’investigatore del mio primo giallo storico, pubblicato da PIEMME nel lontanissimo 2004 – sono in qualche modo figli di Holmes. Mi è venuto quindi spontaneo scrivere una sua nuova avventura, ovviamente a modo mio. In ogni caso, poiché l’azione principale si svolge alla fine dell’800, anche questo è a tutti gli effetti un giallo storico.

Mi sembra di capire che i tuoi ultimi romanzi sono concepiti sempre come parte di una serie. È così?

Tendenzialmente sì. È difficile che io scriva il seguito del mio Sherlock Holmes. Invece, come ti dicevo, i romanzi che vedono protagonista Marco Leon sono già una serie avviata, che spero di poter portare avanti ancora un po’. Anche “La voce delle ombre”, in realtà, è stato concepito come parte di una serie e, in effetti, ha già la sua seconda puntata. Ma il sequel è ancora inedito. Spero che prima o poi venga pubblicato.

Un’ultima curiosità. Hai sempre scritto gialli storici?

No. Nella mia ormai lunga attività non ho mai voluto specializzarmi in un particolare genere letterario. Ho sempre scritto ciò che in quel momento mi attirava di più. Prima di arrivare al giallo ho quindi pubblicato romanzi di fantascienza, fantasy e romanzi per ragazzi. Da giovanissimo ho fatto perfino qualche piccola incursione nel romanzo rosa e nella poesia. Ma sono esperienze passate. Ormai mi dedico interamente al giallo storico e penso che continuerò così.

Dove trovare i romanzi?

Tutti i romanzi citati sono facilmente reperibili, oppure ordinabili, nelle librerie fisiche e in quelle on line.

 

 

Contatti

Pagina FB – www.facebook.com/paololanzottiscrittore/

 

Informazione promozionale

Cibo, arte e altre bellezze. Torino sarà “Buonissima”

Insieme la grande moderna cucina e quella vivissima della “meglio tradizione” per la seconda edizione dell’atteso evento

Dal 26 al 30 ottobre

A idearla, gente di cui i buoni palati hanno ben di che fidarsi: i giornalisti gastronomici Stefano Cavallito e Luca Iaccarino, insieme a Matteo Baronetto, chef “Del Cambio”. Prodotta da “Fuorivia”, “Idee al Lavoro” ed “Associazione Raggio Verde”, “Buonissima” ritorna per la seconda volta a Torino da mercoledì 26 a domenica 30 ottobre. Cinque giorni di eventi che mescolano la cultura dell’enogastronomia a musica, spettacolo e arte, insieme a momenti di riflessione e confronto che si intrecceranno in alcuni dei luoghi più suggestivi e significativi di Torino: dalla “Centrale Nuvola Lavazza” al “Ristorante del Cambio”, alla “Reggia di Venaria” e alla “Mole Antonelliana – Museo Nazionale del Cinema” fino a “Eataly Lingotto”, al “Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea” e al “Combo”.

Senza escludere le “poetiche” piole, i ristoranti e alcuni fra le più belle caffetterie della città. Luoghi in cui si incontreranno, per lavorare fianco a fianco i grandi nomi della cucina internazionale Alain Ducasse, Davide Oldani, Chicco Cerea, Chiara Pavan e Francesco Brutto, con i cuochi e i sapori piemontesi, tartufo e barolo in testa. “La buona cucina – quella “alta” e quella popolare – riempirà – dicono gli organizzatori – tutta la città: dalle “piole” (le tipiche osterie torinesi) ai ristoranti classici fino a quelli di cucina contemporanea, e pure alcuni dei luoghi più suggestivi, dalla ‘Mole Antonelliana’ alla ‘Reggia di Venaria’. Per cinque giorni Torino diventerà il posto dove essere per i gourmet internazionali. E naturalmente per i torinesi, che troveranno la propria città più buona che mai. Anzi: ‘Buonissima’”. L’apertura ufficiale si terrà mercoledì 26 ottobre alle 17,30, alla “Centrale Nuvola Lavazza”. Durante l’evento, aperto a tutti, verrà assegnato (da una Giuria in cui compaiono, fra gli altri, i nomi di Ferran Adrià e Davide Scabin) ad uno chef che si è contraddistinto per una cucina ironica il “Premio Bob Noto”, dedicato al grande gourmet e fotografo torinese scomparso nel 2017.

Due le “cene evento” in programma, per gustare, assaporare e sperimentare il connubio fra enogastronomia di eccellenza e grande spettacolo.

Giovedì 27 ottobre alla “Reggia di Venaria”, la cena “Vivaldi Rocks: la Cena del tempo”. Nella magia della “Galleria di Diana”, tra fiandre e antiche porcellane, si terrà una “cena di gala” accompagnata dalla musica di Vivaldi. Ma, attenzione!, a scombinare le cose sulla classicità di una cena di Alain Ducasse e Davide Oldani sarà l’opera originale, creata espressamente per l’occasione da Samuel Romano dei “Subsonica”, connubio di musica elettronica e barocca.  A seguire, venerdì 28 ottobre, al “Museo Nazionale del Cinema”, la cena “Cinemagika”: Roy Paci darà vita a uno spettacolo originale di musica, colori, immagini che incontra la cucina di Chicco Cerea, Chiara Pavan e Francesco Brutto con Matteo Baronetto, insieme in una cena di beneficienza destinata all’ “IRCC di Candiolo”. Ospiti speciali Vladimir Luxuria, direttrice di Lovers, e Steve Della Casa, direttore di Torino Film Festival, che hanno selezionato per l’evento una serie di film che parlano di stupore, meraviglia, magia. Innumerevoli e sempre più estrosi, giocati fra modernità ed alta tradizione (piemontese in particolare) gli appuntamenti messi in calendario nel fine settimana. Fra cui non poteva mancare “Il pranzo della domenica. Alla piemontese”. Al Museo di Arte Contemporanea del “Castello di Rivoli”, si allestirà una grande lunga tavolata per un tipico pranzo in famiglia con i migliori prodotti e le migliori ricette piemontesi con antipasti misti, tajarin, secondi di carne e in cucina i migliori cuochi della regione, top e pop. Cucineranno tutti insieme: Gemma (“da Gemma”), Renza (“La Terrazza”), Davide Palluda (“All’Enoteca”), Alessandro Mecca, Christian Macario (“Il Nazionale”), Antonella Rota (“Antiche Sere”), Filippo Giaccone (“Oste in Albaretto”).

E (magnifico!) anche in questa seconda edizione, non mancherà “Piolissima”, la celebrazione delle osterie tipiche piemontesi: per tutta la durata dell’evento cene, acciughe e spettacoli d’arte varia con prezzo fisso a 28 euro. A chiudere gli eventi e per fare festa insieme, domenica 30 ottobre, saranno “Bistromania” e i “Laboratori di Degustazione”, per conoscere meglio alcuni prodotti base della cucina: il parmigiano, l’olio, il riso, i lieviti, le ostriche, lo champagne, il barolo, il cioccolato.

Tutte le informazioni, relative al programma nei suoi dettagli, e prenotazioni su: www.buonissimatorino.it

g.m.

Nelle foto:

–       Alain Ducasse

–       Davide Oldani, cr Mauro Crespi

–       Roy Paci

–       “Piolissima”

25 anni di D.O.C. Valsusa

“VALSUSA, emozioni da bere… 25 anni di DOC in Valle di Susa”
Susa – Castello di Adelaide 28-29 Ottobre 2022

Il Consorzio di Tutela e valorizzazione dei Vini DOC Valsusa il prossimo sabato 29 ottobre organizza “Valsusa Emozioni da bere – 25 anni di DOC in Valle di Susa” in concomitanza con il 25ennale del Consorzio Valsusa DOC.
A ospitare la manifestazione sarà la Città di Susa, presso il Castello di Adelaide, con una riapertura straordinaria grazie alla disponibilità offerta dalla sua amministrazione.

Con apertura a visitatori dalle ore 10, la intensa giornata inizierà con il Convegno e Tavola Rotonda, con l’intervento di rappresentanti del mondo scientifico, ricercatori, amministratori, viticoltori, esperti del settore e dell’enoturismo e intitolato “La viticoltura in Valle di Susa: un Terroir alpino eroico recuperato alla produzione professionale. Storia e prospettive dopo 25 anni di una piccola DOC di montagna”, dedicato alla storia recente ed al futuro della ripresa della viticoltura professionale in Valle di Susa.

Il pubblico sino alla merenda sinoira conclusiva, un momento conviviale e festoso davvero per tutti – potrà per tutta la giornata di sabato procedere con le degustazioni dei vini incontrando direttamente tutte le aziende produttrici della Valle Susa, attraverso anche un percorso emozionale e sensoriale.
Sarà allestita una mostra fotografica, con proiezione di video dedicati alla viticoltura dell’intera Valle ed ai produttori del Consorzio, o partecipando al blind wine, una suggestiva degustazione esperenziale e artistica con la partecipazione attiva delle aziende Consorzio e di un sommelier.

Mostra e video fanno parte del progetto multimediale sulla virticoltura in Valle di Susa realizzato da Graffio Edizioni e che trova raffigurazione nel volume “Valsusa, emozioni da bere. Vini eroici dal cuore delle Alpi, storie di uomini e vigneti” che verrà presentato nel pomeriggio.

“A 25 anni esatti dall’ottenimento della Denominazione di Origine Controllata – afferma Andrea Croce presidente del Consorzio – abbiamo fortemente voluto creare questo evento destinato ad un pubblico di appassionati e tecnici, ma anche dedicato agli “escursionisti” del week-end oltre che agli appassionati di turismo enogastronomico, che potranno trovare una motivazione di interesse in più per visitare questa parte di Valle di Susa e le nostre cantine”.

Saranno presenti praticamente tutti i produttori vitivinicoli della Valle di Susa da Exilles alla Morenica di Rivoli: quelli aderenti al Consorzio, quelli indipendenti e l’Associazione Baratuciat e vitigni storici Sacra di San Michele. Quasi una ventina di aziende insieme ad una rappresentanza di vigneron francesi della Savoia e dell’Isère.

“Lo spirito di questa iniziativa e la celebrazione di questa importante ricorrenza del riconoscimento della DOC, che ha rappresentato un momento di svolta nella riqualificazione e rigenerazione di un prodotto vetrina storicamente conosciuto del nostro territorio – conferma Giorgio Montabone, Vicesindaco di Susa e Assessore al Turismo della Unione Montana Valle Susa – va esattamente nella direzione che il sistema locale delle nostre amministrazioni, un territorio seppur diviso in tre unioni montane, si è posto e per cui si è impegnato. Per fare turismo a 360 gradi, outdoor e pluristagionale occorre avere una visione generale condivisa. La viticultura è un importante elemento di riqualificazione paesaggistica, di bellezza, e offre al sistema dell’accoglienza e ristorazione un elemento qualificante e di ottimo livello. Che va raccontato e fatto conoscere direttamente. Questa giornata sul vino per la Valle vogliamo che diventi un appuntamento fisso, magari itinerante”.

“Il nostro territorio – prosegue Croce – che sino al termine del XIX secolo vantava una tradizione più che millenaria nella produzione di vini di rinomata fama – è rinato alla viticoltura professionale – ed eroica per definizione – a fine degli anni ‘90 – dopo la grande crisi dovuta alla filossera – su iniziativa dell’allora Comunità Montana. Alta Valle Susa. Un cammino che con la assegnazione della D.O.C. ha avuto la conferma della bontà di un lavoro condiviso fra pubblico e privato e Università, per sanare anche una ferita ambientale, data dalla impattante realizzazione della autostrada in un’area tradizionalmente interessata dall’allevamento della vite, nei comuni di Chiomonte e Giaglione.

Oggi in quest’area sono stabilmente attivi piccoli produttori, ma che fanno grande qualità vinificando vitigni unici ed adattati alla montagna ed alle sue vigne eroiche che sono il prodotti di eccellenza del territorio: Avanà, Becuet e oggi anche il ritrovato Baratuciat, un bianco autoctono straordinario, ritrovato e di grande prospettiva.
Ma insistiamo sul fatto che tutta la Valle – sino alla collina morenica – è vocata storicamente alla viticoltura e per questo vogliamo e dobbiamo lavorare insieme noi produttori per far crescere le nostre aziende e valorizzare il territorio con i nostri vini”.

L’intenso programma avrà un’anteprima con la cena “Vecchia Savoia” (presso il Convento Boutique Hotel di Susa, aperta a tutti, su prenotazione) già la sera di venerdì 28 ottobre per un confronto enogastronomico guidato fra produttori francesi e valsusini di Becuet – storico vitigno già allevato ai tempi del Ducato di Savoia, fra Maurienne e Valle di Susa.

L’organizzazione dell’evento è resa possibile per l’impegno della Città Metropolitana di Torino, che inserisce questo appuntamento in programma più ampio – denominato “Terroir” – attivato con fondi Interreg I/F ALCOTRA del progetto transfrontaliero “Strada dei vigneti alpini”, che coinvolge le altre aree vitivinicole di montagna della Provincia. (http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/agri-mont/progetti-finanziati/tour-vigneti-alpini/terroir).

La manifestazione avrà la collaborazione della Regione Piemonte, dell’Università di Torino (DISAFA), della Camera di Commercio CIAA, di A.I.S. Piemonte (Ass.ne Italiana Sommelier) e ONAV (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Vini), del CERVIM (Centro di Ricerca Studi e Salvaguardia Coordinamento e Valorizzazione per la Viticoltura Montana) ed è sostenuto economicamente dall’Enoteca Regionale dei Vini della Provincia di Torino e dalla Strada Reale dei Vini Torinesi, con il patrocinio delle Unioni Montane Valle Susa e Alta Valle Susa e dei Comuni di Susa, Chiomonte, Exilles e Giaglione. Media partner dell’evento è l’emittente TORadio, grazie all’impegno della Cograf, azienda di etichette adesive, del valsusino Roberto Cotterchio.