ilTorinese

Processo Eternit Bis Cavagnolo, condanna di Schmydheiny “ridimensionata”

Processo Eternit Bis – Stabilimento di Cavagnolo: la Corte di Appello di Torino conferma la condanna di Schmydheiny solo per la morte di un operaio e la riduce a 1 anno e 8 mesi

Il presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, Ezio Bonanni: “Giustizia a metà, una condanna ridimensionata, ma siamo fiduciosi su esito Cassazione

 “Giustizia a metà, una condanna ridimensionata ma siamo fiduciosi su esito Cassazione” – è il commento dell’avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, e difensore dei familiari di G.T., sceso in campo, anche con la costituzione di parte civile con l’avv. Andrea Ferrero Merlino, alla notizia della sentenza di condanna della Corte di Appello di Torino per il reato di omicidio colposo, aggravato, a 1 anno e 8 mesi di reclusione, del magnate svizzero Ernest Stephan Schmydheiny, proprietario della Eternit.

L’imprenditore è stato condannato soltanto per la morte di un operaio, G.T. Era accusato, invece, del decesso di due ex dipendenti dello stabilimento di Cavagnolo. Bonanni, che ha assistito personalmente i familiari di G.T., queste le iniziali del lavoratore dell’Eternit, deceduto il 7 dicembre 2008 a causa di un mesotelioma per esposizione alla fibra killer.

Purtroppo le lungaggini giudiziarie, e anche ipergarantismo, hanno determinato che soltanto uno tra i due casi, non ancora prescritti, del troncone di Torino, ha superato il vaglio della responsabilità penale per il reato di omicidio colposo. Per i Giudici di appello il magnate svizzero Ernest Stephan Schmydheiny è responsabile oltre ogni ragionevole dubbio.

Ci attendiamo quindi che la Corte di Cassazione confermi il giudizio e che ci sia giustizia per le vittime. Schmydheiny si ritiene un ambientalista e nega tutte le sue responsabilità. Queste sentenze, invece, ne segnano la sua colpevolezza per i reati ascritti, in attesa del giudizio della Cassazione, presso la quale saremo presenti per ottenere la condanna definitiva“- ha sottolineato Bonanni.

L’ONA è da anni a fianco delle vittime dell’amianto e quelle del dovere con assistenza legale gratuita.

L’associazione ha anche creato una app http://app.onanotiziarioamianto.it/ per le segnalazioni e per contribuire alla mappatura dei siti contaminati. Per una consulenza è attivo lo sportello on-line https://onanotiziarioamianto.it/sportello-amianto-ona-nei-territori/ o il numero verde 800 034 294.

Ora i ladri rubano i volanti delle auto nella cintura di Torino

Amara sorpresa per i proprietari di vetture BMW, vittime dei ladri di ricambio delle auto. Nella notte a Nichelino, alcune macchine sono state prese di mira. Erano parcheggiate sulla strada e sono state vandalizzate. Da due  di esse è stato asportato il costoso volante. Dietro al furto probabilmente un traffico di pezzi di ricambio.

Torino e i suoi musei. Museo Lombroso – antropologia criminale

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Torino e i suoi musei / Con questa serie di articoli vorrei prendere in esame alcuni musei torinesi, approfondirne le caratteristiche e “viverne” i contenuti attraverso le testimonianze culturali di cui essi stessi sono portatori. Quello che vorrei proporre sono delle passeggiate museali attraverso le sale dei “luoghi delle Muse”, dove l’arte e la storia si raccontano al pubblico attraverso un rapporto diretto con il visitatore, il quale può a sua volta stare al gioco e perdersi in un’atmosfera di conoscenza e di piacere.

1 Museo Egizio
2 Palazzo Reale-Galleria Sabauda
3 Palazzo Madama
4 Storia di Torino-Museo Antichità
5 Museo del Cinema (Mole Antonelliana)
6 GAM
7 Castello di Rivoli
8 MAO
9 Museo Lombroso – antropologia criminale
10 Museo della Juventus

 

9 Museo di Antropologia Criminale Cesare Lombroso

Che Torino sia “città misteriosa” è ormai appurato. La meta che vi propongo oggi può rientrare sotto questo aspetto “tenebroso”, infatti è del Museo Cesare Lombroso che vi voglio parlare.
Il Museo di Antropologia Criminale espone gli studi che Cesare Lombroso (Verona 1835-Torino 1909) eseguì tra l’Ottocento e il Novecento: fanno parte della raccolta preparati anatomici, disegni, schizzi, fotografie, corpi di reato, e le particolari produzioni artigianali degli internati dei manicomi e delle carceri.
Non deve essere stato semplice per la famiglia di Cesare accettare che il celebre studioso organizzasse la sua prima esposizione di “scheletri e armi del delitto” proprio nella sua stessa casa. Chissà se fu proprio la signora Lombroso a spostare, l’anno successivo, nel 1877, un pezzo alla volta, gli attrezzi del mestiere del marito in Via Po 18, dove si trovava lo studio.
Superati i probabili battibecchi familiari, Cesare espose nel 1884 due vetrine ricolme di crani, maschere, fotografie criminali e altri oggetti a dir poco inquietanti, all’ Esposizione Generale di Antropologia Italiana.

Il tempo passa e il materiale si accumula, ecco nuovamente il problema di dove contenere questa raccolta in continua crescita. Nel 1896, quella che poi diverrà la collezione del Museo, viene esposta in via Michelangelo 26, sotto la supervisione dell’amico e assistente Mario Carrara, il quale provvede a riordinare la miriade di oggetti in sei sale differenti, arricchendola a sua volta con reperti inerenti agli sviluppi della polizia scientifica e della medicina legale.
Gli appassionati studi di Lombroso e di Carrara devono sopportare un periodo di dimenticanza, fino alla riscoperta avvenuta intorno agli anni Settanta del Novecento, in occasione della fortunata mostra “La scienza e la colpa”.

Solo nel 2001 la collezione riesce a trovare una sistemazione definitiva presso il Palazzo degli Istituti Anatomici, inserendosi nel progetto “Museo dell’Uomo”, che prevedeva una sede comune per i musei di Anatomia Umana, Antropologia Criminale, Antropologia ed Etnografia (ora in via Accademia Albertina); nella stessa residenza venne poi affiancato il simpatico Museo della Frutta.
Ogni tanto trovo la scusa per andarci, al Museo Lombroso, non è eccessivamente grande e non richiede chissà quanto tempo, certo tutto dipende dagli intenti personali e dalla relatività dei termini “tanto tempo”. Incominciamo dunque la visita.
Nella prima sala sono accompagnata dal sonoro di un dialogo immaginario tra due individui che discutono sugli studi di Lombroso; le voci cadono su alcuni mobili e macchinari che sono scenograficamente disposti per riprodurre lo studio del criminologo. Ciò che i due protagonisti dicono è importante per capire il contesto sociale in cui Cesare opera e per comprendere le valide riflessioni che vengono affrontate sul progresso e sui suoi limiti.

Nella seconda sala mi ritrovo in un luogo a metà tra scienza e fantascienza, una moltitudine di strumenti tecnici per rilevazioni morfologiche e funzionali dimostrano la tesi lombrosiana, per cui follia, delinquenza e genialità sono fenomeni quantificabili e oggetto di studio con metodo scientifico.
Impattante è la terza sala: l’ambiente ricorda i musei di antica concezione, teche e pavimento scricchiolante, decisamente i miei preferiti. Qui facciamo conoscenza con Cesare Lombroso in persona, solo un po’ più magro di com’era in realtà: per volontà testamentaria il suo scheletro è esposto nel Museo, sorridente come i teschi dei tesori dei pirati, guarda i visitatori, come se non volesse smettere di continuare ad osservare e a studiare, sempre alla ricerca di nuove prove a favore della sua tesi.

Superato – credo, non ci è dato saperlo- l’esame di Cesare, possiamo dedicarci a guardare la numerosa rassegna di reperti umani, maschere mortuarie, corpi di reato, manufatti carcerari e manicomiali, nonché ritratti di criminali che ornano le pareti. Non c’è che dire, un po’ si accappona la pelle davanti a quei volti cerati, costretti ad essere esangui per sempre. In questa sala ci sono gli oggetti che più mi affascinano, si tratta dei mobili realizzati da Eugenio Lenzi, uno dei tanti sfortunati reclusi nel manicomio di Lucca. Sono mobili senza definizione, abilmente intarsiati e scolpiti, con una dovizia di particolari che solo un matto avrebbe potuto concepire. Tutte le volte che li osservo non posso che domandarmi: se fossero esposti alla GAM o al Castello di Rivoli, sarebbero giudicati allo stesso modo o diventerebbero magicamente opere di inestimabile valore artistico?
Mi prendo il mio tempo prima di proseguire, quegli oggetti hanno il potere d’incantarmi e tutte le volte scopro dettagli nuovi che mi fanno rimanere a bocca aperta. Qualcuno mi osserva, mi sento giudicata e proseguo verso la quarta sala. Mi trovo di fronte a dei teschi tagliati e a qualche scheletro, le didascalie mi ricordano che questa stanza spiega la teoria atavica di Lombroso, il quale sosteneva che il criminale regredisse ad una sorta di condizione primitiva dello stadio evolutivo; un video ricorda, a chi se lo fosse dimenticato, che la malformazione cranica della fossetta del teschio Villella è solo una variabilità individuale, non un fondamento scientifico.

La quinta sala è dedicata agli abiti realizzati da Giuseppe Versino, internato a Collegno, e altri oggetti creati da persone affette da disturbi mentali. Il binomio “genio-follia” è presente da sempre nella storia dell’uomo e nella storia dell’arte, si pensi all’ iconica e stereotipata figura di Vincent Van Gogh (1853-1890), artista inequiparabile, internato nel manicomio di Saint Remy, dopo essersi amputato l’orecchio e dove realizzò 150 opere in soli 53 giorni. Del resto proprio questo luogo mi fa venire in mente che la “lista dei pazzi” è decisamente ampia: Fancisco Goya (1746-1828) era affetto da encefalopatia, (causata da intossicazione da piombo presente nei colori), la malattia lo portò alla sordità e a disturbi di personalità; lo stesso Michelangelo (1475-1564) secondo alcune fonti era piuttosto schizofrenico, come dimostrerebbero le ricerche di Gruesser collegabili allo studio dei volti realizzati dal Buonarroti.

Particolarmente attinente è la vicenda del pittore Richard Dadd (1817-1886), che uccise il padre con un coltello a serramanico perché lo aveva scambiato per un principe delle tenebre, nemico della divinità che Richard adorava, Osiris, a cui aveva anche dedicato un piccolo santuario in una camera in affitto a Londra. Non c’è bisogno di spiegazioni per personaggi allucinati come Ensor, ( 1860-1949) e Munch,( 1863-1944). Forse tra tutti l’ “oscar della follia” va a Jackson Pollock, artista maledetto per eccellenza, consumato da alcool e droghe, riformato dall’esercito per problemi psichici, morto a soli 44 anni in un tragico incidente stradale, la stessa signora Guggenheim di lui aveva detto: “quest’uomo ha dei seri problemi, la pittura è senza dubbio uno di questi”. L’elenco è ancora lungo ed è costituito da grandi nomi quali Francis Bacon, (1909-1992), l’autodistruttivo e tormentato Jean Michel Basquiat (1960-1988) e la triste Camille Claudel (1864-1943), artista brillante, allieva e amante di Rodin. Camille soffrì di depressione con manie di persecuzione e venne internata per volere della madre, in tal modo è come se fosse morta due volte in solitudine: sola, perché rinchiusa in manicomio e sola, perché nemmeno un familiare partecipò al suo funerale.

Continuando nel percorso espositivo, alla sala 6 si trovano le uniche tracce di vite anonime e maledette: graffiti e incisioni sugli orci per l’acqua dei detenuti del carcere di Torino. La sala 7 presenta il modellino del carcere di Filadelfia e la ricostruzione di una cella ottocentesca, qui si affronta la problematica della detenzione, divenuta nel corso dell’Ottocento architrave dei sistemi penali.
Sono quasi alla fine della visita e nuovamente incontro Lombroso, ma se prima era solo un silenzioso scheletro scrutatore, ora è una voce incorporea che mi parla come dall’Aldilà: è un discorso immaginario che ripercorre l’esperienza di studio, i pensieri, i dubbi che attanagliarono il grande pensatore, umanizzandolo e quasi tramutandolo in un normale “figuro” della bella époque torinese.

Uscendo, attraverso un lungo corridoio che mi riassume i punti principali della mostra: qui ho l’opportunità di rabbrividire ancora una volta alla vista della forca, proprio quella un tempo situata al “rondò” la piazza che ancora oggi in città così si chiama. Giustamente, a mio parere, perché il passato va studiato e compreso, ricordato e contestualizzato: se cancelliamo gli errori che abbiamo commesso, come possiamo correggerli e non ripeterli?

Alessia Cagnotto

Confagricoltura al Consiglio Regionale: “Abbiamo chiesto tutele per il settore”

Si è svolto il 15 febbraio, l’incontro tra il presidente del Consiglio Regionale Stefano Allasia e i vertici di Confagricoltura in vista dell’elaborazione del bilancio per l’anno 2023 della Regione Piemonte.

Negli ultimi decenni le politiche europee hanno chiesto agli agricoltori di produrre sempre di meno: oggi invece è necessario tornare a produrre di più. Siamo il primo settore dell’economia del Paese e dobbiamo essere messi nelle condizioni di poter lavorare grazie a politiche che incentivino la produzione, nel rispetto della salute del consumatore e dell’ambiente”. Lo afferma Enrico Allasia presidente di Confagricoltura Piemonte, sottolineando che l’agricoltura in questo momento si trova ad affrontare sfide molto serie per le quali servono strumenti nuovi e lungimiranza nella pianificazione delle prossime scelte colturali.

Il direttore di Confagricoltura Piemonte, Lella Bassignana ha a sua volta rammentato quanto accaduto nel 2022, anno caratterizzato da un andamento metereologico con pochi riscontri nel passato, che ha sottoposto a un pesante stress tutte le coltivazioni, con ripercussioni sulle produzioni e le rese. “Purtroppo, è un fenomeno che non accenna a rientrare in parametri più ordinari neanche nell’attuale stagione. Abbiamo infatti già alcuni pessimi riscontri per il mese di gennaio e gli inizi di febbraio, che evidenziano la scarsità di precipitazioni, anche nevose, e il fatto che gli alvei dei fiumi siano già quasi completamente in secca” ha concluso il direttore.

 

Confagricoltura Piemonte come portavoce del mondo agricolo ha chiesto che negli impegni di spesa del nuovo bilancio siano inseriti fondi per investire nella ricerca, avviare velocemente la fase operativa del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza finalizzata a creare una rete idraulica in grado di rispondere ai cambiamenti climatici, ripensare a una strategia per il contenimento degli ungulati con indennizzi equi agli agricoltori e a snellire le procedure per i rimborsi dei danni da siccità.

Anche in Piemonte  la “Trenitalia School Fair”, docenti e mobilità sostenibile

Dall’8 al 10 marzo, Trenitalia sarà a Didacta, l’appuntamento fieristico dedicato alla scuola

Passeggiare per le vie colorate di Napoli incorniciate dal Vesuvio, ammirare la suggestiva facciata del Duomo di Orvieto  o perdersi tra le meraviglie del giardino di  Boboli, a  Firenze. E ancora: visitare il Monferrato e Asti, la “città delle cento torri”, o lasciarsi stupire dai paesaggi della costa Est della Trinacria. Sono solo alcuni dei percorsi suggeriti nella guida “In treno è tutta un’altra gita”, l’iniziativa che Trenitalia – capofila del Polo passeggeri del Gruppo FS – dedica alle scuole per supportare in modo semplice e concreto i docenti nell’organizzazione delle uscite didattiche.

“In treno è tutta un’altra gita” mette a disposizione dei docenti delle scuole di ogni ordine e grado due strumenti pronti all’uso: la guida per partire, che fornisce tutte le informazioni per organizzare il viaggio didattico in treno, i vantaggi su misura, le tariffe riservate alle scuole, i contatti e le modalità di prenotazione e delle schede dedicate ad ogni regione, che includono una prima selezione di mete imperdibili, i collegamenti per raggiungerle comodamente in treno, la mappa con le tipologie di trasporto per ciascuna città segnalata e tante informazioni e curiosità da approfondire in classe prima della partenza.  Ulteriori spunti per ciascuna regione, oltre che nella guida, sono contenuti nelle schede itinerari, che contengono percorsi di scoperta del territorio spesso alternativi a quelli maggiormente frequentati, con informazioni sui collegamenti ferroviari e approfondimenti per esplorarne le meraviglie culturali, artistiche, paesaggistiche.

La guida, sviluppata in partnership con la casa editrice Bandusia, e disponibile online sul sito di Didatour,  sarà presentata ai docenti di tutta Italia attraverso “Trenitalia School Fair”, un tour che tocca le principali città della Penisola, da Nord a Sud, e che darà la possibilità ai docenti di incontrare i referenti delle tre direzioni di Business di Trenitalia (Alta Velocità, Intercity e Regionale) e approfondire così l’offerta dedicata alle scuole per il raggiungimento delle destinazioni di uscite didattiche ma anche contenuti di formazione legati alla sostenibilità e alla sicurezza del treno.

Prima del tour, il 15 febbraio, è stato previsto un webinar rivolto ai docenti che avrà come tema centrale la mobilità sostenibile. Per l’iscrizione al webinar, è possibile consultare questo sito.

Il “Trenitalia School Fair” partirà il 21 febbraio da Milano, per poi toccare, il 23 e il 28 dello stesso mese, rispettivamente a Torino e Verona. Dall’8 al 10 marzo farà tappa a Firenze, nel più ampio contesto di Didacta, il più importante appuntamento fieristico sull’innovazione del mondo della scuola, di cui Trenitalia è vettore ufficiale, con uno stand dedicato, proseguendo alla volta di Roma (14 marzo), Bari (21 marzo) e Napoli (23 marzo). La tappa conclusiva sarà a Catania il 28 marzo. La partecipazione agli incontri in presenza è riconosciuta dal Ministero dell’Istruzione per l’assolvimento dell’obbligo formativo dei docenti. Maggiori informazioni su orari e luoghi delle tappe, sono disponibili qui.

Che sia di un giorno solo o di più giorni, scegliere il treno, mezzo green per eccellenza, trasforma la classica “gita” di classe in una vera esperienza di viaggio: più speciale, ricca e divertente. Programmare il viaggio in treno, scoprendo il ricco network di collegamenti diffusi e integrati su tutto il territorio, infatti, fa bene agli studenti, all’ambiente e all’incredibile patrimonio che il nostro Paese custodisce.

Venerdì 24 febbraio apre SEEYOUSOUND 9 l’anteprima italiana di Tchaikovsky’s Wife

Si avvicina l’apertura della 9ª edizione di SEEYOUSOUND International Music Film Festival, che dal 24 febbraio al 2 marzo a Torino proporrà 79 film di cui 5 in anteprima assoluta, 2 prime europee e 26 italiane tra i migliori e più recenti prodotti cinematografici a tematica musicale a livello internazionale. Lungometraggi, documentari, corti e videoclip divisi tra sezioni in concorso e rassegne, capaci di esaltare il valore universale della musica e mostrare quanto sia una forma espressiva necessaria e naturale. Proiezioni, eventi, performance e concerti in 7 diverse location cittadine, accompagnati da circa 60 ospiti tra registi e musicisti.

Venerdì 24 febbraio apre SEEYOUSOUND 9 l’anteprima italiana di Tchaikovsky’s Wife di Kirill Serebrennikov, film sulla tumultuosa relazione tra il compositore e la moglie che venne presentato in prima mondiale a Cannes nel 2022, accompagnato dalle nette dichiarazioni del regista – russo di madre ucraina -, da sempre oppositore del regime putiniano ed esiliato dallo scorso marzo.

Serebrennikov è protagonista dell’omaggio di quest’anno, che prevede anche la proiezione di un altro suo titolo musicaleSummer (Leto), splendido bianco e nero del 2018, incentrato sul cantante Viktor Tsoï, leader della rock band russa anni ‘80 Kino.

In programma film su grandi nomi come Sinéad O’Connor, i King CrimsonJames Brown e il mitico concerto che tenne a bada le rivolte di Boston dopo l’assassinio di Martin Luther King; la regina della bossa nova Miùcha, la capoverdiana Cesária Évora, ma anche The StrokesInterpolLCD Soundsystem… protagonisti di Meet Me In The Bathroom, mostrato in anteprima al Sundance e proiettato a Seeyousound prima del concerto dei torinesi The Wends.

Spiccano documentari unici come What You Could Not Visualize sulla band seminale post-punk Rema-Rema: domenica 26 febbraio per l’anteprima europea saranno ospiti – oltre al regista Marco Porsia – due membri della band che si esibiranno per la prima volta dal 1980, insieme ai LarsenTra le molte anteprime italiane, il film sui CAN, storico gruppo krautrock, Can And Me di Michael P. Aust che sarà in sala sabato 25. 

Prima proiezione in assoluto per ll mondo è troppo per me, accurato lavoro su Vittorio Camardese (schivo musicista, inventore del tapping), che verrà presentato lunedì 27 dalla regista Vania Cauzillo e accompagnato dal live di Roberto Angelini (figlio acquisito di Camardese) con Rodrigo D’Erasmo; e Infernòt. Viaggio nella musica folk documentario sulla nascita della musica folk italiana che parte dal FolkClub di Torino per allargarsi al panorama mondiale, in anteprima sabato 25 con in sala il regista Elia Romanelli e seguirà il live di Alessia Tondo e Davide Ambrogio.

Molti anche i film di finzione come Country Gold, commedia weird frutto del prolifico regista indie Mickey Reece, che inscena il surreale incontro tra due leggende del country stravolgendo l’immaginario del genere; Zillion di Robin Pront, ospite per l’anteprima italiana di sabato 25, che racconta la storia (vera) di Frank Verstraeten, imprenditore-criminale che nel ‘97 con il re del porno belga Dennis Black Magic l’omonima mega discoteca, una parabola techno che incarna lo spirito degli anni ’90; e Sonnecoming of age dall’estetica digital sulle note di Losing My Religion dei R.E.M. diretto dalla giovane regista curdo-austriaca Kurdwin Ayub, premiata alla Berlinale 2022.

Quest’anno il festival torna a riappropriarsi completamente della sua dimensione live con 22 concerti, sonorizzazioni e dj set tra cui anche le performance multimediali Ever.ravE di Gianluca Iadema Perceive Reality A/V di KHOMPA feat. Akasha; l’exhibition con le opere di Rebecca Salvadori; lo spettacolo transmediale Rageen Vol. 1 del collettivo OKIEES con la straordinaria partecipazione di Pippo Delbono, i concerti dopo-festival al Café des Arts, le serate a Magazzino sul Po e Spazio Musa, e le proiezioni a 360° del DANCE VR CORNER in collaborazione con COORPI nella Mole Antonelliana.

Seeyousound International Music Film Festival è organizzato da Associazione Seeyousound con la collaborazione di Museo Nazionale del Cinema, il patrocinio di MiC – Ministero della Cultura, Regione Piemonte e Città di Torino, e il contributo di Fondazione CRT. Main sponsor Diplomático – RUM. Sponsor BTM Banca Territori Del Monviso e Lentini Immobili Real Estate.

BIGLIETTERIA bit.ly/SYS9_Tickets e Cinema Massimo
INFO
 www.seeyousound.org ..:: info@seeyousound.org ..:: facebook.com/SEEYOUSOUND ..:: instagram.com/seeyousoundfestival ..:: twitter.com/seeyousound

Sciopero dei trasporti: a Torino si ferma anche il settore tecnico della metropolitana

 E’ stato indetto per oggi, venerdì 17 febbraio dai sindacati di base (Usb) uno sciopero nazionale di 24 ore del trasporto pubblico locale.

In aggiunta, a  Torino si terrà anche uno sciopero di 4 ore proclamato dalla rsu del settore tecnico della metropolitana.

Fasce protette per Bus, tram, metro e centri di servizi al cliente che funzioneranno regolarmente dalle 6 alle 9 e dalle 12 alle 15. I mezzi extraurbani e i treni per Venaria-Aeroporto-Ceres sono garantiti da inizio servizio alle 8 e dalle 14,30 alle 17,30, quelli per Rivarolo-Chieri dalle 6 alle l9 e dalle 18 alle 21. Potranno esserci ripercussioni anche sui servizi gestiti dal Gtt.

Crollo della gru in via Genova Gli indagati sono cinque

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Cinque le  persone indagate dalla procura per il crollo della gru che il 19 dicembre 2021, in via Genova a Torino costò la vita a tre operai. Il procedimento è  per omicidio colposo. Secondo gli inquirenti ci sarebbero state carenze e omissioni. Al momento dell’incidente si stava effettuando  con una autogru, il montaggio di una torre-gru che doveva essere usata per lavori in una palazzina. Ma forse l’autogru era più bassa di quanto previsto dai manuali tecnici e avrebbe potuto completare l’operazione con accorgimenti che però non sarebbero stati presi. Gli indagati sono i legali rappresentanti delle aziende che fornirono i due mezzi, la società appaltatrice, la coordinatrice della progettazione e dell’esecuzione e il manovratore dell’autogru.

Salone del Libro, la Regione: “Avevamo proposto nomi di area diversa dal centrodestra. Rifiutati”

La nota della Regione Piemonte sulla vicenda della nomina del nuovo direttore del Salone

Abbiamo appreso all’esito della seduta del Comitato direttivo di questa mattina che la procedura individuata per la designazione del futuro direttore del Salone del libro è stata dichiarata chiusa, in quanto non ha prodotto i risultati attesi, e di questo ci rammarichiamo.
La Regione Piemonte infatti ha partecipato ai lavori fin dal primo giorno, con l’assessore alla Cultura Vittoria Poggio che ha svolto un lavoro egregio, adoperandosi per una soluzione condivisa nell’esclusivo interesse di una delle manifestazioni più importanti del nostro territorio. La Regione inoltre esclude che questa situazione di stallo sia dovuta a un tentativo di politicizzare il Salone. Prova ne sia che proprio la Regione, in sede di Comitato direttivo, ha proposto per la direzione Elena Loewenthal e Gianni Oliva, nomi come noto di area politica ben diversa da quella del governo regionale, ma scelti per i loro indiscutibili meriti personali e professionali. Purtroppo la nostra proposta non è stata accolta dai privati.
Tutto ciò premesso, oggi abbiamo il dovere istituzionale di andare oltre alle divisioni e alle polemiche. Il Salone del libro deve essere protetto, e questo vale per tutti, perché è un bene troppo prezioso per il Piemonte e per l’Italia. Per questo, il presidente Cirio si è dichiarato fin da subito disponibile a condividere con il Sindaco di Torino e il presidente dell’Associazione Torino, La Città del Libro il percorso migliore per individuare un nuovo nome per la direzione del Salone del libro 2024-2026. Salone che è sempre stato libero e che continuerà ad esserlo, esattamente come è avvenuto con Nicola Lagioia al quale, lo ha sottolineato lui stesso in occasione della presentazione dell’edizione 2023, è stata sempre garantita dal nostro governo regionale, così come dalle altre istituzioni locali, la massima autonomia decisionale e gestionale. Questo è il nostro modo di lavorare e così intendiamo continuare, garantendo assoluto rispetto alle Istituzioni del Paese e per un Salone che vogliamo libero e pluralista.