ilTorinese

Luciano Berio, compositore, nel Centenario della nascita 

Nel corso dei secoli la musica ha subito naturali trasformazioni, dal periodo rinascimentale al serialismo integrale del suono nato nel secolo scorso. Felix Mendelssohn, compositore del periodo romantico tedesco, dopo quasi un secolo ha ripescato le grandi opere dimenticate di Johann Sebastian Bach, generando il repertorio musicale. Lo stile contrappuntistico di Bach fu in parte conservato da Carl Philipp Emanuel, il figlio più famoso definito il Bach di Amburgo, ricco di idee e molto ammirato da Haydn. Il genio paterno invece non era affine al figlio più giovane Johann Christian che aveva privilegiato l’elemento armonico e lo stile galante, precursore del classicismo e molto influente su Mozart.

Dopo tanti anni di attesa non si è ripetuto il fenomeno musicale del ’68, lo sciame sismico giunto dall’Inghilterra ormai esaurito ed immerso nel sonno spettrale degli ultimi decenni, splendido miraggio assopito in una società liquida senza valori dove il culto dell’immagine scorre velocemente riducendo l’ascoltatore a semplice pubblico ipnotizzato da false illusioni. L’argomento principale mancante di questo vuoto è stato riempito sapientemente nel 1972 da Luciano Berio (*Oneglia 24-10-1925 +Roma 2003), compositore e pioniere dell’avanguardia europea. La sera del 22 febbraio, una settimana dopo la chiusura del Festival di Sanremo in piena crisi con riduzione della doppia interpretazione introdotta nel 1957, richiesta di sciopero e l’amara prospettiva di sospensione del programma, sul secondo canale Rai andava in onda la prima delle dodici puntate di “C’è musica & musica”.

La coraggiosa serie ideata da Berio proponeva al pubblico televisivo l’alternativa di una nuova estetica, utilizzando nuove forme sperimentali di comunicazione musicale e sapere umanistico. Le varie problematiche sulla scrittura e sul pensiero musicale furono esposte tramite oggetti sonori dal barocco di Monteverdi ai contemporanei Beatles, commentati da importanti personaggi internazionali quali Bernstein, Cage, Boulez, Messiaen, Stockhausen, Sanguineti, Donatoni e Dallapiccola. Le puntate furono replicate sulla stessa rete da marzo a giugno e pubblicate da Feltrinelli nel 2013 con commenti di Michele Dall’Ongaro, direttore musicale di Rai Radio Tre. Nel primo Studio di Fonologia Musicale della Rai di Milano, Berio aveva approfondito con Bruno Maderna la ricerca sonora delle interazioni acustiche tra strumenti, suoni elettronici e parola, affermandosi come autorevole esponente di musica sperimentale.
In “Omaggio a Joyce”, le risorse espressive della mezzosoprano americana e prima moglie Cathy Berberian unite alla rielaborazione elettroacustica crearono una dialettica e un nuovo linguaggio parlato onomatopeico. Tra i vari premi ottenuti da Berio ricordiamo il “Leone d’oro alla carriera” alla Biennale di Venezia, diversi ” Honoris Causa” e il “Premium Imperiale” giapponese. Promotore di musica contemporanea, insegnò nelle prestigiose accademie di Europa e Stati Uniti e a Firenze fondò l’istituto “Tempo Reale”, utilizzando nuove tecnologie e applicazioni elettroniche. Tra i suoi allievi figura Giulio Castagnoli, docente del Conservatorio Verdi di Torino aperto ai diversi contesti artistici con la passione per la fisica acustica, autore di saggi sui suoi mentori Berio, Donatoni e Ferneyhough. Compositore di musica espressiva formata da suoni materici, parafrasa i pensieri musicali del passato con la tipica complessità, per certi aspetti, di Olivier Messiaen.

L’interesse di Berio verso la musica di Castagnoli si era concretizzato dopo il loro incontro a Bonn, dirigendo egli stesso nel 1992 al Comunale di Bologna i “Madrigali per Orchestra” di Castagnoli e nel 2002 commissionandogli per l’Accademia di Santa Cecilia il “Concerto per violoncello e doppia orchestra”. Per il centenario della nascita di Berio, Castagnoli e Andrea Basevi del Conservatorio Paganini di Genova sono stati ospiti della terza sessione del Convegno di Rimini del 19 ottobre 2025, una tavola rotonda dal titolo “Abitare la melodia, due compositori tra le architetture di Luciano Berio”, dedicata alla tecnica sapiente e alla vena creativa del maestro. Con i due compositori, Berio aveva completato e orchestrato l’opera di Sergio Liberovici “Maelzel o delle macchinazioni”, pubblicata nel 1995 da Casa Ricordi. In questo inizio di secolo la musica contemporanea è in fase di cambiamento, percorsi sempre più individuali e scritture meditate non condivise, confusione in atto anche nelle arti figurative.
Armano Luigi Gozzano

Dumsedafe ospita il direttore dell’Asl di Torino Carlo Picco

 

Al via il trittico di incontri dedicato al territorio

Lunedì 27 ottobre 2025, alle ore 12.30, nelle sale storiche dell’Unione Industriali di Torino, Dumsedafe incontrera’ il dottor Carlo Picco, direttore generale dell’ASL Città di Torino, per un appuntamento dal titolo “PNRR socio-sanitario a Torino, un’occasione straordinaria per il territorio”. Con questo incontro si apre un trittico dedicato al territorio, ideato e organizzato da Dumsedafe di Piero Gola, realtà ormai riconosciuta per la qualità e l’interesse delle sue iniziative di approfondimento culturale e sociale.

Piero Gola

Durante l’incontro, il dottor Picco illustrerà l’impatto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sul sistema sanitario torinese, concentrandosi sui circa quaranta interventi previsti in città.
Un numero che dà la misura della portata delle trasformazioni in corso e consente di mantenere il focus sul livello locale, evitando dispersioni sul più ampio e complesso quadro nazionale.

L’attenzione sarà rivolta in particolare all’edilizia sanitaria, ambito strategico per il miglioramento delle strutture e dei servizi destinati ai cittadini.
La scelta di concentrare l’analisi sulla realtà torinese permette di comprendere meglio i processi in atto e di valorizzare l’impatto concreto del PNRR sul territorio.

Carlo Picco è medico e dirigente sanitario con una lunga esperienza nella gestione dei servizi pubblici di salute.
Dopo aver diretto per diversi anni l’ASL di Alessandria e successivamente quella di Asti, nel 2020 è stato nominato direttore generale dell’ASL Città di Torino, ruolo nel quale ha affrontato le sfide della pandemia e promosso una serie di progetti di riorganizzazione e potenziamento delle strutture sanitarie locali. La sua attività si distingue per l’attenzione al territorio, la promozione della medicina di prossimità e l’integrazione dei servizi socio-sanitari, in coerenza con gli obiettivi strategici del PNRR.

Ancora una volta, Piero Gola e la sua creatura si confermano promotori di momenti di dialogo e conoscenza di alto livello, capaci di unire attualità, competenza e attenzione concreta ai bisogni del territorio.

1ª Giornata regionale dell’ascolto. Un impegno concreto contro la solitudine e l’abbandono sociale

Si è tenuta oggi, nella Sala Viglione di Palazzo Lascaris, la conferenza di presentazione della 1ª Giornata regionale dell’ascolto per la prevenzione e il contrasto alla solitudine e all’abbandono sociale, istituita con la Legge Regionale n. 14 del 24 luglio 2025, sottoscritta dal Consigliere regionale Sergio Bartoli, Presidente della V Commissione Ambiente del Consiglio Regionale del Piemonte.

Alla presentazione hanno preso parte il Presidente del Consiglio regionale Davide Nicco, il Consigliere Silvio Magliano, promotore dell’iniziativa legislativa, insieme a rappresentanti delle istituzioni, del mondo del volontariato e del Terzo Settore, tra cui la Caritas, Telefono Amico Torino e l’Associazione La Tazza Blu.

La nuova legge sancisce l’impegno della Regione Piemonte nel promuovere politiche di prevenzione della solitudine e del disagio relazionale, istituendo una giornata regionale – da celebrarsi ogni anno il 21 ottobre, in concomitanza con la Giornata mondiale dell’ascolto – e un Osservatorio regionale per l’ascolto e il contrasto all’abbandono sociale, che coordinerà le attività dei soggetti pubblici e privati impegnati in questo ambito.

“L’ascolto è la prima forma di cura – ha dichiarato Sergio Bartoli –. In un tempo in cui l’indifferenza rischia di isolare le persone più fragili, questa legge rappresenta un segnale importante: la Regione Piemonte riconosce il valore dell’ascolto come strumento di coesione sociale e di prossimità umana. È un passo avanti verso una comunità più attenta, solidale e capace di non lasciare indietro nessuno.”

La Giornata regionale dell’ascolto sarà anche l’occasione per valorizzare le tante realtà del territorio che operano silenziosamente accanto a chi vive momenti di solitudine, creando una rete di solidarietà tra istituzioni, volontariato e cittadini.

Telefono Amico Torino. Serata Open per la Giornata Regionale dell’Ascolto

Telefono Amico Torino – L’ascolto. Serata Open per la Giornata Regionale dell’Ascolto

Martedì 21 ottobre prossimo, alle 20,30, a Torino, presso CSV Vol.TO, in via Giolitti 21, al secondo piano, si terrà una serata speciale in occasione della prima Giornata Regionale dell’Ascolto per la Prevenzione e il Contrasto alla solitudine e all’abbandono sociale, recentemente istituita in Piemonte. Si tratta di un’occasione per riflettere sull’importanza dell’ascolto, conoscere da vicino il metodo di lavoro di Telefono Amico Torino e sperimentare momenti di condivisione.

L’evento è aperto a tutti e sarà un momento di ascolto, empatia e connessione.

Info: info@telefonoamicotorino.it

Mara Martellotta

Ragazzi travolti da un treno: un morto e due feriti

Un treno in transito sulla linea Torino Milano nella stazione di Trecate, ha investito tre giovani: è morto un ventenne egiziano, residente nel comune del novarese, un altro ragazzo, di origine marocchina, è stato preso di striscio e ha riportato fratture. È rimasto ferito un terzo giovane pakistano. Sembra che i tre ragazzi abbiano attraversato i binari anziché servirsi del sottopasso.

Il Premio “Ivo Chiesa” a Filippo Fonsatti

DIRETTORE GENERALE DEL TEATRO STABILE DI TORINO

Il Teatro Stabile di Torino arricchisce il suo palmarès con il Premio Ivo Chiesa. Una vita per il teatro – VI edizione 2025 che è stato assegnato al suo Direttore generale Filippo Fonsatti durante la cerimonia organizzata lunedì 20 ottobre alle ore 18.30, nel foyer del teatro Ivo ChiesaIl premio, istituito dal Teatro Nazionale di Genova nel 2020, in occasione del centenario della nascita di Ivo Chiesa e su impulso del direttore Davide Livermore, vede fra i premiati di questa edizione anche l’attrice teatrale e cinematografica Anna Bonaiuto e Maria De Barbieri, anima storica – insieme al compagno di vita Tonino Conte – del Teatro della Tosse, che quest’anno compie 50 anni.
«Filippo Fonsatti – si legge nella motivazione del premio – incarna, un modello di managerialità teatrale estremamente coerente e di alto livello, nutrito dallo studio, dalla ricerca, dal dialogo con gli artisti. Un modo di gestire il teatro pubblico che certo sarebbe piaciuto ad un maestro come Ivo Chiesa».

Nella stessa serata sono stati consegnati i Premi della Critica ANCT 2025 all’attrice Valentina Picello e alla traduttrice Monica Capuani, con le quali lo Stabile di Torino ha collaborato in numerose occasioni. Valentina Picello è stata la protagonista de La gatta sul tetto che scotta, produzione del Teatro Stabile di Torino diretta da Leonardo Lidi che è stata accolta con successo nella scorsa stagione e che sarà replicata in molte città italiane tra il 2025 e il 2026. Monica Capuani, traduttrice di testi teatrali e letterari, lavora con lo Stabile torinese da molto tempo: fra le collaborazioni più recenti, ricordiamo la sua traduzione de La gatta sul tetto che scotta di Tennessee Williams, quella di Agosto a Osage County di Tracy Letts e quella di Circle, Mirror, Transformation di Annie Baker, che sarà il prossimo spettacolo diretto da Valerio Binasco per il Teatro Stabile di Torino.

Un polo d’eccellenza per donne e bambini: al via la nuova Azienda “Regina Margherita – Sant’Anna”

Parte ufficialmente il percorso per la costituzione della nuova Azienda Ospedaliera “Ospedale Infantile Regina Margherita – Sant’Anna”, un polo sanitario che unirà due strutture d’eccellenza torinesi in ambito femminile e pediatrico.

«Dar vita all’Azienda Ospedaliera Regina Margherita – Sant’Anna significa mettere al centro le donne e i bambini. In termini operativi intensificare l’alto livello dell’assistenza femminile e creare un’eccellenza nell’ambito della rete materno-infantile regionale dove cura, ricerca e innovazione in ambito femminile e pediatrico a 360º diventino un punto di riferimento internazionale, grazie anche alla candidatura a IRCCS che proporremo», ha dichiarato l’assessore alla Sanità Federico Riboldi, annunciando le deliberazioni approvate dalla Giunta Regionale del Piemonte.

Le delibere avviano formalmente l’iter che porterà, a partire dal 1° gennaio 2026, allo scorporo del presidio Sant’Anna dall’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino e al suo accorpamento con l’Ospedale Infantile Regina Margherita (OIRM).

«Con le DGR di oggi – ha proseguito Riboldi – da un lato abbiamo formalizzato la richiesta al Consiglio regionale di dar vita alla nuova Azienda Ospedaliera OIRM – Sant’Anna e dall’altra di demandare al Direttore Generale dell’AOU Città della Salute e della Scienza ed il Commissario dell’OIRM di definire, entro il 30 dicembre, il Piano attuativo con l’analisi organizzativa e documentale, gli obiettivi e il cronoprogramma, e in cui siano riportate le azioni e gli specifici atti necessari all’accorpamento. A fianco di tutto ciò, dovrà essere costituito un tavolo di coordinamento interaziendale composto da rappresentanti delle Direzioni Generali e delle Direzioni operative per definire lo sviluppo del Piano attuativo».

L’assessore ha inoltre espresso riconoscenza ai vertici delle due strutture coinvolte per la collaborazione e l’impegno dimostrati:
«Colgo l’occasione per ringraziare il direttore generale dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, Livio Tranchida, e il commissario dell’OIRM, Franco Ripa, per l’impegno e la disponibilità che da subito hanno dimostrato per raggiungere nel minor tempo possibile un risultato che andrà a beneficio di tutto il Piemonte», conclude Riboldi.

Radici: il festival che interroga le nostre identità

Si terrà domani, alle ore 10 al Circolo dei lettori e delle Lettrici di Torino la conferenza stampa di presentazione di Radici, il festival che quest’anno invita grandi artisti e voci autorevoli a interrogarsi – in chiave pirandelliana – sul tema delle identità: una, nessuna e centomila.
Un percorso che attraversa l’individuale e il collettivo, la nazione e il popolo, fino all’immagine che ciascuno costruisce di sé in una società sempre più complessa ma al tempo stesso omologata. Un’omologazione che Pier Paolo Pasolini denunciò già negli anni del boom, osservando come il consumismo avesse trasformato stili di vita e modelli culturali.
Accanto a questo filone, Radici esplora anche le esperienze di chi ha scelto di espatriare, vivendo in bilico tra due mondi e due identità.
E oggi, mentre i social media amplificano, distorcono e condizionano la percezione di sé, e l’intelligenza artificiale mette in discussione la stessa nozione di identità, il festival rilancia il dibattito aprendolo a prospettive e contenuti diversi, con l’obiettivo di risvegliare nuove consapevolezze.
Valeria Rombolá

L’aquila di Cicogna

 

Cicogna è la piccola capitale della Val Grande, l’area wilderness più grande delle alpi e d’Italia all’estremo nord del Piemonte, parco nazionale più di trent’anni. Corte maggengale delle comunità verbanesi di Cossogno, Unchio e Ungiasca già dal XIII secolo, diventò un centro permanente solo a partire dal XVI secolo.

Cicogna, posta sul declivio che scende dalla Cima Sasso e separa l’imbocco della Val Pogallo dalla Val Grande, segna il limes, il confine tra la civiltà degli esseri umani e quella della natura. E’ lì che Fabio Copiatti ha ambientato i suoi ultimi libri, compreso L’Aquila di Cicogna, edito recentemente da Youcanprint. Verbanese di nascita (con genitori originari di Cossogno) per 24 anni – dal 1996 al 2019 – ha lavorato per il Parco Nazionale Val Grande per poi trasferirsi all’ombra delle Dolomiti Bellunesi dove si occupa di politiche per la sostenibilità. Ricercatore storico, biologo e guida escursionistica ambientale, con i suoi libri ha contribuito a far conoscere la cultura e le tradizioni alpine. Nel suo L’aquila di Cicogna Copiatti ha raccolto numerosi racconti partendo da uno sguardo che spazia su due prospettive: da un lato la rievocazione di vicende realmente accadute nel secolo scorso, testimonianze di guerra, di lotta e di sopravvivenza, fatti tramandati da chi c’era, da documenti d’archivio, da giornali locali; dall’altro, il filo più intimo dei ricordi personali dell’autore, maturati in quell’area selvaggia. Tra le pagine rivivono personaggi come Don Antonio Fiora, il combattivo “prete di Cicogna”, quasi si trattasse di una sorta di Don Camillo della Val Pogallo, le vicende di abili cacciatori e di animali leggendari come la grande aquila e la vipera con le zampe, storie di lotta e di dolore al tempi della Resistenza come il tragico rastrellamento del 1944, ricordi di balme perdute, alberi straordinari e animali come il fagiano di monte e il saettone. Con uno stile sobrio e coinvolgente i racconti restituiscono l’essenza della storia valgrandina. Un mondo arcaico, retto da pratiche e valori ancestrali, per certi versi poco moderni, secondo i canoni odierni, ma quanto mai importanti, necessari, utili per l’oggi e il domani. Un mondo che ci insegna ad essere umili, a riconoscere che una parte importante della cultura accumulata da generazioni di montanari risiede in quei luoghi aspri, spesso percorsi su sentieri ripidi sotto il peso di una gerla. Posti dove le frontiere dei crinali sono stati più un punto d’incontro che una linea di demarcazione e separazione. Copiatti ha rilevato nei fatti il testimone della ricerca di Nino Chiovini e questo gli fa onore. Ecco perché quest’ultimo suo libro – come i precedenti Cicogna ultima Thule, A passo di vacca, E’ questa casa mia. Storie e racconti di Valgrande – è davvero molto importante.

Marco Travaglini

“Questo non è amore”, a Torino un murale dedicato a Giulia Cecchettin

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L’opera d’arte è realizzata nel contesto del festival “Women & the City” organizzato dall’associazione Torino Città per le Donne con il contributo del Comune di Torino, la collaborazione di Torino Creativa e dell’associazione Avvalorando

Un percorso artistico delle studentesse e degli studenti del Primo Liceo Artistico

Screenshot

Un murale dedicato a Giulia Cecchettin: l’opera d’arte è stata inaugurata oggi, 20 ottobre 2025, a Torino e prende il nome del titolo del diario di Giulia “Questo non è amore”. Tra i tanti bozzetti che sono stati realizzati dalle studentesse e dagli studenti della 5A indirizzo Arti Figurative del Primo Liceo Artistico di Torino coinvolti dallo staff del festival “Women & the City”, ideatore del progetto, Gino Cecchettin ha scelto quello della studentessa Nina Gruppi. Il murale è stato realizzato dallo street artist torinese Berny Scursatone, autore di diversi graffiti in città. Tutti i bozzetti realizzati sono stati mostrati e raccontati in un video che sarà donato alla Fondazione Giulia Cecchettin.

Il murale sorge in corso Vercelli 124, angolo via Desana. L’evento di stamane anticipa il festival “Women & the City”, organizzato da Torino Città per le Donne dal 22 al 26 ottobre (e riprenderà a novembre) che nell’edizione 2024 aveva avuto tra gli ospiti Gino Cecchettin, padre di Giulia.

All’evento di inaugurazione che è stato condotto da Elisa Forte, giornalista e direttrice del  Festival Women & The City, hanno partecipato la presidente dell’associazione Torino Città per le Donne Antonella Parigi, il sindaco Stefano Lo Russo, l’assessora alle Politiche Educative, Periferie e Rigenerazione Urbana Carlotta Salerno, il presidente della Circoscrizione 6 Valerio Lomanto, le studentesse e gli studenti della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo “Ennio Morricone”, Nina Gruppi, autrice del murale con le studentesse e gli studenti della 5 A indirizzo Arti Figurative Primo Liceo Artistico di Torino, i docenti del Primo Liceo Artistico di Torino Daniele Alonge(Discipline plastiche scultoree e scenoplastiche) e Giuseppina Marchetta (Italiano), la proprietaria del palazzo che ospita il graffito Donatella Barale, Alessandro Di Mauro, presidente dell’Associazione Culturale Avvalorando che ha gestito le fasi di realizzazione del progetto con la cooperativa Barbara B e Aics Torino.

È con grande emozione che inauguriamo oggi questo murale dedicato a Giulia Cecchettin, un modo per ricordarla e per veicolare un messaggio importantissimo: che la mancanza di rispetto, il controllo, la violenza, non sono mai amore – ha detto Stefano Lo Russo, Sindaco della Città di TorinoUn progetto su cui come amministrazione abbiamo creduto da subito e per cui vogliamo ringraziare tutti coloro che hanno collaborato, a partire dalle studentesse e dagli studenti che lo hanno realizzato. Quest’opera si inaugura in una zona della città su cui stiamo investendo risorse importanti in modo particolare sulle politiche giovanili, consapevoli che è alle giovani generazioni che dobbiamo rivolgere il nostro sguardo, per sostenerli e dare loro spazi di crescita e socialità positiva”.

Il murale che inauguriamo oggi è un atto civico di grande valore. L’arte urbana è uno strumento e veicolo potente per promuovere la cultura del rispetto, la libertà, la non violenza ed è fondamentale che nella realizzazione delle opere stesse i ragazzi siano protagonisti – ha dichiarato Carlotta Salerno, Assessora alle Politiche Educative della Città di Torino Da oggi ogni persona, passando da corso Vercelli, incontrerà Giulia Cecchettin, il suo ricordo e le sue parole. Con la loro creatività e impegno, gli studenti della 5B del Primo liceo artistico hanno dimostrato di voler costruire una società più giusta e consapevole. Per l’assessorato alle Politiche Giovanili è stato naturale sostenere la realizzazione del murale”. 

“Non tutti i luoghi sono uguali, e installare qui un’opera d’arte di questo valore è importantissimo – ha detto il presidente della Circoscrizione 6 Valerio Lomanto -. Ora un ruolo fondamentale lo avranno le scuole e le famiglie: i bambini che passeranno di qui vedranno il murale e chiederanno chi era Giulia; toccherà agli adulti rispondere”.

Questo progetto nasce l’anno scorso, quando il festival ha avuto come ospite Gino Cecchettin – ha detto la presidente dell’associazione Torino Città per le Donne Antonella Parigi -. In quell’occasione abbiamo voluto dare un segnale forte, e la nostra città ha voluto abbracciare quest’uomo e Giulia. Come associazione ToxD cerchiamo sempre di coinvolgere studenti e studentesse, come in questo caso, e apriamo alla partecipazione di tutte e tutti”.

Siamo qui per innalzare un grido che urla “mai più silenzio”. Giulia Cecchettin è una presenza viva, che continua a guardarci e che vive nella voce di chi denuncia e nel coraggio di chi non accetta sopraffazione e violenza – ha invece dichiarato Elisa Forte, giornalista e direttrice del  Festival Women &The City -. Con questo murale noi volevamo essere in uno dei quartieri più multietnici, colorati e accoglienti della città. Ogni pennellata urla il diritto alla libertà e all’amore, e ricorda a tutti che il dolore si può trasformare in cambiamento. Quest’opera sarà un altare laico contro la violenza e l’indifferenza, e riteniamo che lo slargo dove sorge possa diventare un pensatoio, un punto di partenza per eventi e raduni che riguardano la violenza di genere”.

Il programma completo del festival è disponibile sul sito www.womenandthecity.it