ilTorinese

“Non ho paura della guerra che sei venuto a fare contro i miei peccati…”

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Music Tales, la rubrica musicale 

Non ho paura della guerra che

Sei venuto a fare contro i miei peccati

Non sto bene

Ma posso fare del mio meglio per fingere

C’è un pregiudizio diffuso, spesso inconsapevole, nei confronti del metal: per molti è solo rumore, un’esplosione caotica di chitarre distorte, urla graffianti e atmosfere cupe.

Lo scrive una che il metal non lo ama proprio.

Ma cosa succede quando una canzone metal viene spogliata dei suoi orpelli sonori, ridotta all’essenza più pura come voce e chitarra?

La risposta arriva sorprendentemente chiara ascoltando la versione acustica di “Just Pretend” dei Bad Omens, reinterpretata dal cantautore Nate Vickers.

La band americana, diventata un punto di riferimento nel panorama metalcore contemporaneo, ha sempre avuto una sensibilità melodica nascosta sotto la superficie aggressiva delle loro produzioni. “Just Pretend”, brano già emotivamente potente nella sua versione originale, si trasforma completamente nelle mani (e nella voce) di Vickers.

Il risultato è qualcosa che può toccare anche chi normalmente si tiene lontano da questo genere.

Vickers, con la sua chitarra acustica e un’interpretazione vocale intima, riesce a mettere in luce la bellezza malinconica del testo. La rabbia si fa malinconia, la potenza si converte in delicatezza, e la canzone assume una veste nuova, quasi fragile, ma incredibilmente umana. È una dimostrazione lampante di quanto spesso ci si fermi alla superficie dei generi musicali, senza coglierne la profondità emotiva.

Il metal, infatti, non è solo forza bruta. È un linguaggio, spesso estremo, certo, ma capace di trasmettere dolori, paure, desideri e speranze con un’intensità che pochi altri generi riescono a eguagliare.

La versione acustica di “Just Pretend” è la prova che, tolti gli “effetti speciali”, ciò che resta è una canzone d’amore, di perdita, di resilienza.

E in quel momento, diventa universale.

Questa reinterpretazione, dal mio punto di vista, non è solo un arrangiamento alternativo: è un ponte. Un collegamento tra mondi musicali, tra chi ascolta metal e chi no, proprio come me.

Perché la musica, quando è sincera, non ha bisogno di etichette. E forse, come dimostra questa versione, le barriere tra i generi esistono più nelle nostre teste che nelle nostre orecchie.

In un’epoca in cui tutto è categorizzato, “Just Pretend” ci ricorda che la musica è, prima di tutto, emozione. E che basta una chitarra e una voce per raccontare una storia che può toccare chiunque, anche chi, finora, pensava che il metal non facesse per lui.

La musica è l’arte di pensare con i suoni.”

Jules Combarieu

CHIARA DE CARLO

https://www.youtube.com/watch?v=nV5J5J-SXdk

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Ricostruzione di Gaza: il Piemonte si candida per il coordinamento sanitario pediatrico

La Regione Piemonte ha formalmente manifestato al vicepresidente del Consiglio dei ministri e ministro degli Esteri Antonio Tajani la disponibilità a contribuire alla missione umanitaria per la ricostruzione della Striscia di Gaza candidandosi al coordinamento del supporto sanitario pediatrico.

La proposta, sottoscritta dal presidente Alberto Cirio e dagli assessori alla Sanità Federico Riboldi, alla Protezione civile Marco Gabusi e alla Cooperazione internazionale Maurizio Marrone, è stata inviata alla Farnesina a seguito della recente riunione operativa del Governo dedicata agli interventi di ricostruzione nei territori palestinesi.

«Il Piemonte è pronto a fare la propria parte – hanno dichiarato il presidente Cirio e gli assessori Riboldi, Gabusi e Marrone – mettendo a disposizione le sue eccellenze sanitarie, in particolare l’ospedale infantile Regina Margherita di Torino, punto di riferimento internazionale per la cura dei bambini in condizioni critiche. Il nostro obiettivo è contribuire alla rinascita del sistema sanitario pediatrico di Gaza offrendo formazione, assistenza clinica e supporto operativo alle strutture locali».

In particolare, in coerenza con le linee guida del Ministero degli Esteri, la Regione Piemonte propone di organizzare programmi formativi per il personale sanitario palestinese su emergenze pediatriche, chirurgia, terapia intensiva e malattie infettive, sviluppare protocolli clinici e gestionali per gli ospedali pediatrici, attivare canali di teleassistenza e consulenza clinica a distanza con i centri piemontesi di eccellenza, condividere conoscenze organizzative e gestionali per la riorganizzazione dei reparti pediatrici danneggiati dal conflitto, allestire strutture di assistenza o ospedali da campo, sul modello dell’unità EMT2 utilizzata in Turchia dopo il terremoto del 2023.

«La ricostruzione – sostengono presidente e assessori – non può prescindere dal rafforzamento delle competenze e delle capacità locali. Il Piemonte intende offrire un contributo concreto e duraturo, in collaborazione con la Farnesina e con le organizzazioni internazionali impegnate in Medio Oriente».

La Regione ha inoltre espresso nella lettera inviata al vicepresidente Tajani la disponibilità ad avviare un tavolo operativo con il Ministero degli Esteri per definire nel dettaglio le modalità di collaborazione e coinvolgere i propri enti sanitari e le organizzazioni non governative piemontesi già attive nella zona.

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: In difesa della libertà di insegnamento – Landini – Lettere

In difesa della libertà di insegnamento
Non ho mai avuto grande simpatia per i dirigenti scolastici (quasi sempre finti manager se non professori demotivati) e neppure per i presidi che peccavano di burocratismo spesso ottuso. L’unico anno in cui ho svolto una funzione direttiva ho capito la difficoltà di esercitare il comando in una comunità  accademica che il ‘68  ha privato dell’ordine necessario ad una  equilibrata convivenza tra diritti e doveri. Oggi molti presidi o dirigenti che siano, sono inquinati dalla politica e dal conformismo. Potremmo citare presidi capaci e perfino coraggiosi rispetto a tanti presidi inetti, presuntuosi, incolti.  I capaci e coraggiosi sono una minoranza. Da quando si può passare a dirigere una scuola elementare per poi passare ad un liceo classico senza titoli specifici, la funzione direttiva ha perso ogni  prestigio e autorevolezza. Di recente ho avuto rapporti con l’ex preside di un istituto tecnico e mi sono reso conto del livello bassissimo di preparazione di parte di certi dirigenti promossi per meriti politico – sindacali. Quel signore avrebbe potuto, al massimo, fare il capo bidello.  In altra occasione sono stato testimone della viltà di una preside succuba dell’enclave rossa che si illude di dirigere, asservita  come è alla CGIL e ai  CUB.
Quindi la situazione è complessa ed articolata, ma la tendenza è verso il basso. Ho firmato convintamente una petizione  contraria alla proposta dell’Aran di stravolgere le garanzie nel mondo della scuola, dando ai presidi l’autorità di sospendere fino a 30 giorni i docenti. Questo potere era affidato all’ufficio scolastico regionale che dava una qualche garanzia di imparzialità. La possibilità da parte di un preside di sospendere direttamente dal servizio un suo sottoposto è in modo evidente incostituzionale. Certe sanzioni può irrogarle solo  un organo terzo. All’Università è stata fatta carne da macello di un professore stimato sol perché un’allieva avrebbe visto occhi “libidinosi“ durante un esame. Un episodio indegno dall’Ateneo torinese.  Ho conosciuto una insegnante elementare perseguitata in modo indegno a partire proprio dal direttore didattico, servilmente  prigioniero  di gruppi  esagitati di genitori arroganti. La libertà di insegnamento va sempre tutelata, anche se molti professori odierni (ad esempio, quelli dei cortei pro Pal) non rappresentano certo l’idea migliore possibile dei docenti perchè sicuramente inquinano le loro lezioni con l’ideologia e la faziosità. Dare ai presidi il  potere  di giudici  è  un grosso errore e una minaccia alla libertà che deve animare la scuola pubblica come scuola di tutti. Concordo con il fatto che nella scuola debba essere riportato l’ordine, ma non  posso condividere una versione autoritaria della scuola. La figura del preside ha più ombre che luci e mi viene spontaneo domandarmi chi debba poi  controllare i presidi, reclutati tra il resto per decine d’anni senza la selezione di veri concorsi e con l’appoggio della CGIL.
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Landini
Landini ha dato l’idea di essere  un uomo incolto dai toni volgari che crede di aver ragione solo perché alza la voce. E’ una figura di sindacalista incapace di fare l’interesse dei suoi iscritti che in verità sono in larga parte pensionati. E’ un  grigio uomo di apparato che incarna l’Emilia  Romagna rossa in modo così ovvio da far supporre che abbia un deficit totale di personalità. La presidente del consiglio non è certo una gentildonna dell’aristocrazia romana, ma assomiglia ad una borgatara con forte e persino fastidioso accento romanesco. Accusarla di essere una cortigiana (che certo non significa appartenente ad una corte) significa offenderla nella sua dignità di donna. E’ strano che sia consentito a Landini di essere sessista senza che la solita Boldrini non si metta a strillare le solite banalità. Cortigiana significa di fatto prostituta, traduzione italiana di escort, una cosa da cene eleganti e altre sozzerie. Se Landini è esentato dalla più elementare educazione  e soprattutto dalle regole ferree del politicamente corretto c’è qualcosa nel sistema che non funziona. Fare l’opposizione è un diritto e persino un dovere, ma la  beceraggine trucida è  un’altra cosa. Forse nessun operaio della Fiat con la tuta blu usava il linguaggio di Landini. C’era una aristocrazia operaia che studiava persino alcuni libri, pur parlando in dialetto. Oggi quel mondo è finito con la fine della fabbrica torinese realizzata compiutamente, fin nei minimi particolari, da nipoti che cinicamente badano solo a far cassa. La volgarità – al di là della cravatta – non è tanto diversa. Ed è  anche per questo che nei confronti dei nipoti distruttori dell’ impresa torinese, tace, magari compiaciuto dell’obiettivo  raggiunto che il sindacato, malgrado gli scioperi, non era riuscito a compiere nel corso degli  anni.
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LETTERE  scrivere a quaglieni@gmail.com
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La Cittadella di Alessandria
Ho avuto modo nei giorni scorsi di visitare la Cittadella di Alessandria, monumento della città, con indicazioni turistiche già sull’autostrada. La Cittadella ebbe ruolo rilevante nei moti insurrezionali del marzo 1821: lì Santorre di Santarosa chiese a Carlo Alberto la proclamazione di una costituzione liberale.
 L’intero sito, una delle fortezza più grandi e meglio conservate d’Europa, è in stato di gravissimo abbandono: gli edifici, parzialmente vandalizzati sono fatiscenti ed a rischio di crollo, al punto tale da essere transennati e chiusi al pubblico. I bastioni sono interamente ricoperti da boscaglia a significare che non vengono ripuliti da anni, se non decenni. Una vergogna, probabilmente dettata da ideologia antimilitarista, della nota solita vulgata, che ignora e vuole ignorare la Storia d’Italia. A titolo di confronto posso citare le fortezze di Elvas (Portogallo), patrimonio Unesco, perfettamente conservate, area museale, aperte al pubblico.   Paolo  Vieta 

Sono stato alla Cittadella di Alessandria a parlare qualche mese fa, ma tutto intento a partecipare all’iniziativa, non ho prestato attenzione al contesto. La sua denuncia spero smuova l’interesse di chi dovrebbe provvedere ad un bene culturale alessandrino così importante.

Termosifoni in ritardo
Da anni la ditta Campidonico fa il servizio di riscaldamento nel mio condominio in modo quasi sempre decente. Da alcuni anni l’accensione però non è mai puntuale al 15 ottobre e non si fa più neppure l’assemblea obbligatoria, aperta anche agli inquilini, per il riscaldamento. Cose che in passato erano ovvie, oggi diventano oggetto di contenzioso. L’idea prevalente in tanti è di accendere più avanti per risparmiare e ovviamente tutelare l’ambiente secondo i dettami di Greta, ignorando gli ammalati che vivono nel condominio. Un piccolo segno di barbarie condominiale. Lei cosa ne pensa?    Arturo De Tullio
Vorrei poter stare tutto l’anno al mare dove accendo e spengo senza dover chiedere al vicino. In un mondo sfasciato come questo l’idea stessa di condominio è cosa superata. Sempre piccole beghe da chi ha pochissimi millesimi e si crede padrone del mondo. Amministratori che puntano solo a far fare continuamente  lavori straordinari per lucrare la loro parte di utile, senza guardare alla conduzione degli edifici. Gli amministratori nel giorno in cui deve  iniziare il riscaldamento sono irreperibili. Un fatto che dice tutto sulla mancanza di responsabilità e di serietà di certi personaggi, quasi tutti  sedicenti ingegneri, architetti  o geometri.
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Le panchine di via Roma
Questo sarebbe un anticipo di via Roma vietata alle auto e rialzata, quanto apprendo dal “ Corriere della sera“ .Vedo spuntare panche in pietra che sembrano assurde: senza lo schienale non potranno essere utilizzate solo dalla solita marmaglia che ci sale sopra con le scarpe. Possibile che questi sapientoni che ci governano, non sanno che le panchine vanno fatte con lo schienale? Sembra di essere ad Albenga dove un sindaco mise panchine senza schienale sul lungomare destinate a rimanere sempre vuote. Torino come Albenga , città definita la “nescia“, cioè la sciocca.
Brigitte Zilli
Concordo con Lei . Sono convinto che il sindaco di Torino  Lo Russo non possa approvare le panchine senza schienale . Mi domando anche che senso abbiano tante panchine in via Roma  , essendo una via con i portici dove la gente continuerà a passare anche per vedere le vetrine , diventate meno attrattive a causa di una crisi del commercio che  ha costretto i migliori negozi e locali a chiudere . D’ora in avanti si andrà in via Roma a sedersi sulle panchine senza schienale . Davvero strano .

Tracce di Templari, da Ventimiglia a Seborga

Quel giorno, nel dedalo di viuzze a Ventimiglia Alta, tra chiese quasi millenarie, San Michele, la cattedrale di Santa Maria Assunta e la chiesa di San Francesco, un templare pugnalò a morte un capitano genovese. Templari e genovesi venivano spesso alle mani in città. Sovente si accendevano zuffe e risse anche per futili motivi e a volte finiva proprio male. L’ostilità tra i contendenti aveva raggiunto livelli molto alti dopo la conquista genovese della città più occidentale della Liguria. I ventimigliesi, gli antichi intemelii, non volevano finire sotto il controllo della Repubblica di Genova, cercarono di resistere con tutte le loro forze ma nel 1221 dovettero arrendersi al lungo assedio per mare e per terra. La durezza del dominio della Superba scatenò ben presto la reazione violenta degli abitanti che facendosi scudo dei templari, più energici e meglio armati, affrontavano spavaldi i genovesi e talvolta ci scappava il morto. Ebbene, quel giorno di otto secoli fa, le cronache del tempo riportano la notizia che il templare fra Raimondo Galiana scatenò la propria rabbia contro gli occupanti genovesi uccidendo un capitano della Superba. Perché i Templari si trovavano a Ventimiglia? La città dell’estremo ponente ligure era un importante centro commerciale e marinaro con un continuo viavai di gente.
I Templari assicuravano la scorta armata ai pellegrini diretti a Santiago di Compostela, nella Galizia spagnola, e ai mercanti in cammino verso le fiere di Arles e di Nimes. Tra templari e genovesi non correva buon sangue né in patria né nei territori d’Oltremare. Cavalieri rosso-crociati e genovesi erano schierati in due opposti partiti nel Vicino Oriente e le lotte tra di loro erano frequenti. I genovesi erano alleati con i cavalieri di Gerusalemme e con gli spagnoli mentre i templari erano insieme a veneziani e pisani, Ma accadeva anche qualcos’altro. Correva infatti la voce che nell’estremo ponente ligure, transitavano antiche reliquie sacre e altri oggetti misteriosi. Furono i Templari della vicina Seborga, piccolo borgo di meno di 300 abitanti nell’entroterra di Bordighera, a portarli via e a nasconderli? È solo leggenda o c’è qualcosa di vero? In fondo, sia l’Ordine del Tempio sia il fantomatico Principato di Seborga sono spesso avvolti in un’aura di mistero e non si può escludere che qualcosa potrebbe essere ancora nascosto nello stesso Principato ligure. E che dire di Ventimiglia che ancora oggi ospita i raduni mondiali di Templari del terzo millennio organizzati dal Gran Priorato del Principato di Monaco dell’Ordre du Temple de Jèrusalem? Perché proprio nell’antica Albintimilium, l’odierna Ventimiglia? Anche qui, nella parte più occidentale della costa ligure, la memoria dei cavalieri Templari è ancora viva. Quanti misteri…alla Giacobbo, il gigante di Freedom che li risolve…quasi sempre.
Eppure una spiegazione c’è anche in questo caso: qui i Cavalieri Bianchi ci sono stati davvero. E a Seborga? Non ci sono prove storiche concrete che dimostrino la presenza dei Templari in questo piccolo paese anche se la tradizione locale e alcune leggende mantengono in vita il legame tra il borgo e l’ordine cavalleresco. Un modo sicuro per arricchire il fascino storico e culturale della località collinare a nord di Bordighera. Si narra addirittura, secondo alcune leggende, che nel 1117 San Bernardo di Chiaravalle, monaco, abate e promotore della II Crociata (1147-1150) si recò a Seborga e consacrò i primi nove cavalieri templari nella chiesa a lui dedicata, prima della loro partenza per le Crociate. In paese si svolgono raduni che richiamano la presenza dei Templari e il Principato di Seborga, nato negli anni Novanta del secolo scorso per rivendicare una “favolosa” indipendenza, riconosce l’Ordine dei cavalieri bianchi. Secondo alcuni storici non si tratta solo di leggenda ma la tradizione templare di cui Seborga si vanta sarebbe suffragata da una documentazione di tutto rispetto. In effetti, camminando per il paese si vedono croci templari ovunque, nelle vie e sugli edifici. Perfino una birra locale riporta l’effigie dei cavalieri sulla bottiglia, Siamo nel cuore dell’Ordine del Tempio? Qualcuno dice di sì, tanti altri sono molto più prudenti anche se la tradizione seborghina vede proprio in questo borgo i primi passi compiuti dai mitici cavalieri templari.
Filippo Re
nelle foto, paese collinare di Seborga , Cattedrale di Santa Maria Assunta a Ventimiglia Alta, Templari a Seborga

Valperga, grande partecipazione alla Giornata della Prevenzione Sanitaria

Grande successo a Valperga per la Giornata della Prevenzione Sanitaria 2025, svoltasi domenica 19 ottobre presso l’Istituto Comprensivo Statale “Valperga”.

L’iniziativa, promossa dai Lions Club del Canavese, in collaborazione con Croce Rossa Italiana – Comitato di Cuorgnè, Pro Loco Valperga Belmonte, FIDAS e Auser Valperga, Farmacia Vallero, Achillea Studio Associato e con il patrocinio del Comune di Valperga e della Regione Piemonte, ha registrato un’ampia partecipazione di cittadini provenienti da tutto il territorio canavesano.

Durante la giornata, medici e specialisti hanno messo a disposizione visite gratuite in numerosi ambiti — dall’oculistica alla cardiologia, dalla dermatologia all’endocrinologia, fino alla prevenzione psicologica e nutrizionale — offrendo un importante servizio di informazione e sensibilizzazione.

All’evento ha preso parte anche il Consigliere Regionale Sergio Bartoli, Presidente della V Commissione Ambiente del Consiglio Regionale del Piemonte, che ha visitato i diversi stand sanitari e si è complimentato con gli organizzatori per la qualità e la valenza sociale dell’iniziativa.

“Eventi come questo – ha dichiarato Bartoli – rappresentano un segno concreto di attenzione verso le persone e il territorio. La prevenzione è la prima forma di cura, e iniziative come questa rafforzano il legame tra sanità, volontariato e comunità locale.”

La giornata si è conclusa con grande soddisfazione da parte degli organizzatori, confermando il valore della collaborazione tra istituzioni, professionisti e associazioni del territorio per promuovere una cultura della salute condivisa e accessibile a tutti.

Rivarolo Canavese: benedizione del nuovo gagliardetto del Gruppo Alpini

 

Grande partecipazione a Rivarolo Canavese per la cerimonia di benedizione del nuovo gagliardetto del Gruppo Alpini, un momento di profonda emozione e identità comunitaria che ha riunito autorità civili, militari, religiose e numerose associazioni del territorio.

Tra i presenti anche il Consigliere Regionale Sergio Bartoli, Presidente della V Commissione Ambiente, che ha portato il saluto istituzionale della Regione Piemonte, esprimendo gratitudine e riconoscenza agli Alpini di Rivarolo per il loro impegno costante a servizio della collettività, e l’Onorevole ed Europarlamentare Giovanni Crosetto.

“Gli Alpini rappresentano da sempre un simbolo di dedizione, solidarietà e amore per la nostra terra – ha dichiarato Bartoli –. Questo nuovo gagliardetto è molto più di un segno di appartenenza: è il testimone di una storia di valori che unisce le generazioni e rafforza il senso di comunità del nostro territorio.”

La benedizione è stata officiata dal viceparroco don Antonio Luca Parisi e dal parroco don Raffaele Roffino, che hanno accompagnato il momento religioso con parole di profondo significato e vicinanza spirituale.

All’evento erano presenti il Sindaco Martino Zucco Chinà, gli amministratori della Città di Rivarolo, il Comandante della Stazione dei Carabinieri Alfonso Lombardo, il Comandante della Polizia Municipale Sergio Cavallo, insieme a rappresentanti di numerose associazioni locali.

La cerimonia ha visto la partecipazione del Gruppo Alpini di Rivarolo e di quelli dei Comuni limitrofi, con la presenza della madrina del nuovo gagliardetto, Valentina Bausano, in un clima di orgoglio, amicizia e sincera commozione.

L’evento si è concluso con un momento conviviale presso la Sala del Consiglio comunale di Rivarolo, occasione di incontro e condivisione che ha rafforzato ulteriormente lo spirito di comunità e di amicizia che contraddistingue il mondo degli Alpini.

Un momento di comunità e di memoria condivisa che ha confermato, ancora una volta, il ruolo degli Alpini come presidio di solidarietà, servizio e amore per il territorio.

In 5000 ai talk e agli eventi culturali del Festival Proxima

Si è conclusa oggi la quinta edizione di Proxima, il festival politico e culturale torinese di Sinistra Italiana, Sinistra Ecologista e AVS.

Con circa 5000 persone che hanno seguito talk ed eventi culturali, quella di quest’anno è stata tra le edizioni più partecipate. In particolare la serata di venerdì con Nicola Fratoianni, Pablo Trincia, Maria Elena Delia e il collegamento di Francesca Albanese ha coinvolto un pubblico di oltre 2.500 persone.

L’ultima giornata di Proxima si è aperta nel ricordo di Andy Mwachoko, operaio morto questa mattina nel cantiere di Torino Esposizioni, e di Giovanni Cucchi, padre di Ilaria e Stefano.

Tanti i temi trattati nei talk in questa edizione, con uno sguardo particolare rivolto verso la Palestina.

<<Quando tutto sembrava crollare, abbiamo iniziato ad organizzare la speranza. Costruito ponti tra generazioni, idee e mondi. Queste giornate ci convincono ancora di più che non ci dobbiamo arrendere, non possiamo accontentarci di quello che abbiamo e nemmeno aspettare tempi migliori. È il nostro tempo e le migliaia e migliaia di ragazzi e ragazze che ieri hanno fatto sentire la loro voce ci fanno capire che ‘la flotta continua’. Siamo in viaggio verso altri lidi>> Dichiara Marco Grimaldi, Vicecapogruppo di AVS alla Camera.

<<Le migliaia di persone che hanno partecipato a questa edizione di Proxima confermano che “Rompere l’assedio” è possibile, facendo politica insieme, dal governo delle città alle grande questioni internazionali, e non arretrando di fronte a questa destra guerrafondaia e oscurantista>> commenta la Capogruppo di AVS in Regione Alice Ravinale.

<<Come accaduto negli anni scorsi, abbiamo costruito il festival grazie al contributo di tantissime persone che negli scorsi mesi hanno ragionato su come rendere questo momento sempre più coinvolgente e grazie al lavoro militante di tantissimi volontari. È stato bello vedere un pubblico così ampio, fatto soprattutto da tanti e tante giovani che insieme, costruiscono un dialogo fondato sulla consapevolezza del pensare globale e agire locale>>. Aggiunge la capogruppo di SE in Comune Sara Diena.

Serie A, Settima Giornata – Torino-Napoli 1-0: Simeone punisce il suo passato, Toro da applausi

Contro ogni pronostico, il Torino firma l’impresa della settima giornata di Serie A superando per 1-0 i Campioni d’Italia del Napoli. A decidere la sfida è stato un gol dell’ex Giovanni Simeone, in quella che si può definire la più classica delle leggi non scritte del calcio.
In un Olimpico Grande Torino infuocato, la squadra di Marco Baroni ha dimostrato carattere, organizzazione e, soprattutto, una personalità che in pochi le riconoscevano fino a qualche settimana fa. Dopo l’ottima prestazione, seppur senza punti, contro l’Inter, il Toro ha confermato la crescita sul piano del gioco e dell’intensità, mandando un segnale forte al campionato.
Il gol-vittoria è arrivato al termine di un primo tempo ben giocato dai granata, capaci di tenere testa al palleggio partenopeo e di colpire al momento giusto. Nella ripresa, come prevedibile, il Napoli ha alzato il ritmo e schiacciato il Torino nella propria metà campo, ma i ragazzi di Baroni non si sono disuniti. Con ordine, sacrificio e qualche intervento decisivo del reparto difensivo, hanno resistito all’assalto azzurro fino al triplice fischio.
Una vittoria pesante, per la classifica e per il morale. Perché se è vero che sulla carta i valori restano distanti, il campo ha raccontato una storia diversa: quella di un Torino che, con coraggio e determinazione, ha dimostrato di poter mettere in difficoltà anche le grandi del campionato.

Enzo Grassano

“Dove c’è parità c’è futuro”. Ritorna a Torino “Women and the City”

Ospite d’eccezione il “Premio Nobel” Shirin Ebadi e in programma anche un “murale” per Giulia Cecchettin

Dal 22 al 26 ottobre e 5/13/23 novembre

Magistrato e pacifista iraniana, nata ad Hamadan il 21 giugno 1947, è stata la prima donna musulmana a ricevere, il 10 dicembre 2003, il “Premio Nobel per la Pace”“per i suoi sforzi significativi e pionieristici per la democrazia e i diritti umani, in particolare per i diritti delle donne, dei bambini e dei rifugiati”. Costretta a lasciare il proprio incarico dopo la rivoluzione degli “ayatollah”, dal 2009 vive in esilio a Londra. Suo il romanzo autobiografico “Finché non saremo liberi” edito in Italia da “Bompiani” nel 2016, sarà Shirin Ebadi l’ospite di punta,  nella serata conclusiva degli eventi di ottobre (domenica 26) al “Politecnico” di Torino, della III edizione di “Women and the City”, il Festival dedicato alla “parità di genere”, promosso e ideato dall’Associazione “Torino Città per le Donne – TOxD” (presidente Antonella Parigi) e che quest’anno raddoppia l’appuntamento, diventando “diffuso” e preparandosi per un’edizione speciale ospitata a Bari nel 2026.

Non solo. Dopo il successo delle prime due edizioni, “Women and the City” torna, con il titolo “Dove c’è parità c’è futuro”, anche in una nuova veste: 8 giorni di Festival (5 a ottobre,  cui si aggiungono 3 giornate a novembre) e un ricchissimo “Programma Off”, per un totale di 300 ospiti, italiani e internazionali, e oltre 100 eventisparsi tra Torino e con tappe in 7 Comuni del territorio: a Collegno, Druento, Nichelino, Torre Pellice e Val Della Torre dove gli eventi sono organizzati in collaborazione e con il sostegno degli “Enti Comunali”; a Settimo in partnership con il “Festival dell’Innovazione e della Scienza” e a Pianezza con l’Associazione “Insieme”.

Obiettivo immutato, ricordano Antonella Parigi (ex assessora regionale alla “Cultura e al Turismo”, nonché fondatrice del “Circolo dei Lettori” e cofondatrice della “Scuola Holden”) insieme ad Elisa Forte, direttrice del Festival: “L’obiettivo resta quello che ci guida fin dalla nascita di ‘TOxD’ nel 2020 e che ad oggi conta 250 iscritte e iscritti: costruire connessioni, accogliere istituzioni, persone e realtà impegnate sul tema della parità di genere e farne un motore di cambiamento culturale per il Paese. ‘Women and the City’ vuole essere uno spazio condiviso, in cui ci si possa riconoscere e dialogare attorno al valore e alla necessità dell’equità”.

Oltre 300, si è detto, le e gli ospiti partecipanti all’evento, realizzato anche grazie al contributo particolare della “Fondazione Compagnia San Paolo” a fianco di Enti e Istituzioni del territorio; ospiti in arrivo dal mondo della Cultura, della Giustizia, dell’Impresa e della Ricerca, dall’Italia e dall’estero. Fra i nomi più rilevanti, oltre a Shirin Ebadi (di cui già abbiamo detto), quelli di Emma Holten (scrittrice, attivista e consulente di politiche di genere), del magistrato Pietro Grasso (già Presidente del Senato) e della regista e attrice romana Yvonne Sciò, nonché della “Squadra Femminile di Calcio Iran di Torino”, con l’allenatore Kasra Chalabi e la capitana Atieh Mazi. Al centro di ogni incontro, i temi più vari legati al “sociale”, alla “democrazia”, allo “spazio pubblico”, al “protagonismo femminile” e all’“educazione scolastica e famigliare”, fondamentale per il contrasto ad ogni forma di violenza. Principali location, sotto la Mole, resteranno i “luoghi storici”della città, dal “Circolo dei Lettori” al “Campus Luigi Einaudi”, dal “Politecnico” a “Piazza Castello”. Ad anticipare i giorni canonici del Festival, un altro importante evento.

Dopo la sentita partecipazione di Gino Cecchettin all’edizione 2024, la manifestazione dedicherà, infatti, alla memoria di Giulia un particolare ricordo.

Realizzato con il contributo dell’Assessorato all’“Istruzione” del Comune di Torino, lunedì  20 ottobresarà infatti inaugurato il murale “Questo non è amore”alla presenza del sindaco Stefano Lorusso, dell’assessora Carlotta Salerno della signora Donatella Barale che ha messo a disposizione la parete che accoglierà l’opera realizzata da studentesse e studenti del “Primo Liceo Artistico” e dall’Associazione “Avvalorando”A Giulia Cecchettin e a tutte le vittime di femminicidio sarà dedicato un “video racconto” e un “flash mob collettivo”: un gesto corale di memoria e ribellione per rompere il silenzio che avvolge la violenza di genere e che accompagnerà la petizione “Conoscere per rispettare. L’educazione che manca”, presentata da Anna Mastromarino, docente di “Diritto Pubblico Comparato” all’“Università di Torino”. Con un bugiardino”proprio come quello farmaceutico, si denunceranno gli effetti collaterali dell’“amore malato”un “foglietto illustrativo” già in distribuzione in 700 farmacie di Torino e provinciagrazie alla proficua collaborazione con l’“Ordine dei Farmacisti della provincia di Torino” di “Federfarma Torino”per un’iniziativa contro la violenza e contro i gesti che non sembrano ferite, ma lo sono”.

Il bugiardino è scaricabile anche su: www.womenandthecity.it/il-bugiardino

Tutti gli eventi sono ad accesso libero. Per info e programma dettagliatowww.womenandthecity.it

g.m.

Nelle foto: immagine guida “Women and the City”; Shirin Ebadi e Antonella Parigi