ilTorinese

Morti di serie B

La tragedia di ieri giovedì 4 settembre a Pianezza, dove all’interno di un’azienda per la lavorazione di materie plastiche si è sviluppato un incendio di proporzioni enormi, impone una riflessione su più fronti.

Dopo aver assistito inermi alle numerosi morti sul lavoro, nelle varie tipologie possibili, e alle successive grida allo scandalo provenienti da più parti, ecco che una tragedia come quella di Pianezza ci disorienta, non sapendo dove collocarla.

I social, sempre pronti a dare fiato a notizie di ogni genere, spesso inutili se non dannose, ha giustamente puntato il dito sul danno ambientale, che peraltro nessuno sa identificare né quantificare.

L’ARPA Piemonte ha ribadito il consiglio di tenere chiuse le finestre, forse per evitare che qualcuno vedendo quella colonna di fumo aprisse le finestre per respirare a pieni polmoni.

La diossina, che nel 1974 tenne in scacco Seveso, è ormai soltanto un lontano ricordo; la legislazione attuale è, o dovrebbe essere, molto più attenta a certe tematiche rispetto a 50 anni fa.

Ma quanti si sono soffermati a valutare quale possa essere il rischio ambientale? Umberto Eco ha sottolineato come internet abbia dato diritto di parola agli imbecilli, e di ciò abbiamo prove evidenti ogni giorno.

Quali problemi potrebbe creare questa tragedia, o tragedie analoghe?

Fermo restando che ancora non sappiamo se e quali sostanze si siano sviluppate nella combustione, è evidente che anche vi fossero stati filtri, questi siano andati distrutti nell’incendio; ma a quali danni ha pensato la popolazione?

L’aria che respiriamo, sicuramente, è la prima ad essere coinvolta; l’assenza di vento forte ha, per fortuna, evitato che la nube traslasse orizzontalmente raggiungendo località distanti ma, per contro, la pioggia ha portato le particelle contenute nella nube nel terreno. Da qui si sviluppano due possibili scenari: l’erba che è venuta in contatto con la nube e che potrebbe essere mangiata dagli animali erbivori consentirà a tali sostanze nocive di arrivare all’uomo, attraverso la sua alimentazione (latte e carne). Inoltre, è possibile che, penetrando nel terreno, tali sostanze giungano nelle falde acquifere con ciò che ne consegue.

Non dimentichiamo, inoltre, che a poca distanza dal luogo dell’incendio, scorre la Dora Riparia che, pochi chilometri dopo, affluisce nel Po; immaginate le eventuali particelle tossiche fin dove possono arrivare.

Ovviamente, non conoscendo le analisi effettuate sul luogo possiamo solo ipotizzare tutto ed il contrario di tutto, ma un suggerimento mi sorge spontaneo elargirlo.

Anziché promulgare norme che impongono di mantenere indivisibile il tappo dalle bottiglie d’acqua, i sacchetti biodegradabili che profumano di cadavere e riciclare le plastiche (il che implica continuare a produrle), perché non si studiano veramente dei sostituti alla plastica nelle sue varie forme? 50 anni fa la plastica nell’automotive era usata molto meno di ora, acqua ed altre bevande erano vendute nel vetro (innocuo e riciclabile).

Qualcuno obietterà che i costi di produzione e il prezzo finale al consumatore aumenterebbero enormemente; nessuno ha mai fatto il conto di quanto, invece, questa politica dissennata del risparmio a scapito della salute costi alla comunità? La cura delle patologie derivanti dall’uso della plastica (microplastiche in circolo, ecc.) ha un costo economico enorme, come pure avvelenamento da diossina, tumori dell’apparato respiratorio, leucemie, tumori alla vescica (sono solo alcuni esempi) potrebbero essere evitati e con il denaro risparmiato investire in ricerca e produzione di impianti innocui o molto meno nocivi.

Certo è che se conosciamo a memoria la formazione della squadra per cui tifiamo ma non i nomi dei nostri Ministri, se l’ultima cosa che abbiamo letto è il libretto di istruzioni dello scacciazanzare, se pensiamo che diossina sia una nuova divinità femminile non lamentiamoci poi di essere sudditi, anziché cittadini.

Nessuno Governo può riuscire a governare correttamente se da parte dei cittadini non vi è la volontà di partecipare, la voglia di fare e aiutare a correggere, di aiutare a decidere.

Ovviamente chi non è andato a votare nelle varie istanze (Comune, Regione, Parlamento) non ha diritto di dire la sua.

Sergio Motta

“Donne e motori? Gioie e basta!”, a palazzo Lascaris fino al 4 ottobre

In occasione del Salone dell’Automobile 

Prenderà il via la terza edizione della mostra fotografica “Donne e motori? Gioie e basta!”, ospitata negli spazi della galleria Carla Spagnuolo di palazzo Lascaris, in via Alfieri 15, dal 10 settembre al 4 ottobre prossimi.
È un’esposizione ideata da Elisabetta Cozzi, fondatrice  e presidente del Museo Fratelli Cozzi di Legnano, in provincia di Milano, promossa dall’Associazione Friends of Museo Fratelli Cozzi.

La mostra approda a Torino dal 10 settembre al 4 ottobre prossimo  proprio nella capitale italiana dell’automobile,  in una delle sue sedi istituzionali più prestigiose, in concomitanza con il Salone dell’Automobile. In occasione della manifestazione automobilistica la mostra sarà aperta al pubblico anche sabato 27, domenica 28 settembre e sabato 4 ottobre dalle 14 alle 18.30.
“Donne e motori? Gioie e basta!” nasce con il chiaro obiettivo di smascherare e decostruire gli stereotipi che ancora oggi relegano il femminile a narrazioni svilenti, come “ Donne  e motori, gioie e dolori” o “Donna al volante, pericolo costante”.
La terza edizione del progetto si concentra su un pregiudizio ampiamente diffuso, cioè che le donne non sappiano fare squadra.  A rispondere a questa affermazione sono venti donne, scelte per il loro impegno in campo professionale, sociale o sportivo, ritratte in coppia con una “sorella”, figura scelta per il valore del legame professionale e umano. Il tema della “sorellanza” diventa, così, il filo conduttore di una narrazione nuova, fatta di energia condivisa, di alleanze e di solidarietà. Autrice delle immagini è Camilla Albertini, fotografa.
L’AIDA, Associazione Italiana Donne per l’automotive, sostenitrice dei valori di women empowerment e parità di genere, collabora attivamente alla diffusione della mostra sul territorio piemontese.

Gli orari della mostra sono dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 17.

Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria sul sito turismotorino.org

Mara Martellotta

Le novità di settembre del gruppo Koelliker

Per il mese di settembre le novità del gruppo Koelliker sono il check up del fegato, la prevenzione con una nuova edizione di Tennis and Friends, la nuova segreteria di ortopedia e il nuovo servizio di ortopedia per il Poliambulatorio Koelliker d’Azeglio e Galileo 18.
Il check up del mese è dedicato al fegato, un organo fondamentale per il nostro benessere, in quanto regola il metabolismo, filtra le tossine, produce sostanze essenziali per la digestione e svolge un ruolo chiave nella gestione degli zuccheri e dei grassi nel sangue. Disturbi al fegato possono rimanere silenziosi per anni, senza sintomi evidenti, ma un semplice controllo può aiutare nell’individuazione di alterazioni precoci e intervenire in tempo, prevenendo complicazioni più serie come la steatosi epatica, il cosiddetto fegato grasso, epatiti o malattie croniche del fegato.
Per quanto riguarda la prevenzione vi sarà una  nuova edizione di Tennis & Friends, sabato 13 e domenica 14 settembre prossimi, in piazza Castello, con visite gratuite in dermatologia, cardiologia, ortopedia e oculistica con gli specialisti del Koelliker. L’ospedale si è anche dotato di una nuova segreteria di ortopedia, rinnovando gli spazi dedicati a questa disciplina della medicina. La nuova area di accettazione, interamente dedicata, garantisce maggiore comfort e rapidità nel percorso di visita, con ambienti pensati per rispondere alle esigenze dei pazienti ortopedici.

Dopo l’inserimento del Centro di microbiochimica clinica, la gastroenterologia, la chirurgia bariatrica e vascolare, la dermatologia, la ginecologia e la pneumologia pediatrica, arriva il nuovo servizio di ortopedia presso il Poliambulatorio Koelliker d’Azeglio.Si tratta di  un nuovo spazio dedicato alla diagnosi e alla cura delle patologie dell’apparato muscolo-scheletrico. Presso il Centro Galileo 18 sarà possibile effettuare la visita ortopedica,  il primo passo per una diagnosi corretta e per definire un percorso terapeutico su misura, per affrontare al meglio disturbi muscoloscheletrici, che colpiscono ossa, muscoli, articolazioni, legamenti e tendini di adulti e bambini.
All’Ospedalino Koelliker è  anche presente il centro della Medicina del Sonno, che è fondamentale per assicurare il buon funzionamento dell’organismo durante il giorno. Le attività cognitive e il tono dell’umore a tutte le età  sono legati alla qualità e quantità di ore passate tra l’addormentamento e il risveglio il giorno successivo.

Mara Martellotta

CPR di Torino, Ispezione delle consigliere regionali di AVS Ravinale e Marro

Disagio mentale e burocrazia kafkiana, una macchina di propaganda sulla pelle delle persone straniere che va fermata al più presto.
Avevamo promesso di verificare con costanza le condizioni del Centro per la Permanenza e il Rimpatrio di Torino e lo stiamo facendo: questa mattina abbiamo svolto una nuova ispezione, trovandoci nuovamente di fronte alla desolazione delle gabbie di corso Brunelleschi e alla disperazione di persone che non sanno come sono finite lì dentro e per quanto sono destinate a rimanerci.

La situazione kafkiana che si trovano ad affrontare le persone straniere illegalizzate dalle norme sull’immigrazione vigenti in Italia è ben esemplificata dalla vicenda di un ragazzo gambiano di 22 anni, che abbiamo incontrato questa mattina. Nonostante abbia una richiesta d’asilo pendente – e dunque sia destinato, per legge, ad uscire dal CPR – il giovane resta trattenuto in attesa della prossima udienza. Ma non è tutto: il ragazzo, che presenta problemi di salute e lamenta la carenza delle cure, è stato denunciato dagli agenti che operano nel Centro per resistenza a pubblico ufficiale, un reato che a fronte del DL Sicurezza voluto dal Governo Meloni può portare ad una condanna fino a 7 anni di carcere. Il giudice chiamato a pronunciarsi sulla denuncia ha disposto l’obbligo di firma come misura cautelare: la situazione è quindi quella di un ragazzo giovanissimo trattenuto in CPR per l’espulsione nonostante abbia una richiesta d’asilo pendente, per il quale si celebrerà un processo per resistenza a pubblico ufficiale che rischia di portarlo in carcere per anni e che è tenuto all’obbligo di firma mentre già si trova nella custodia dello Stato in Corso Brunelleschi. A quale perversa logica risponde tutto questo? Come è possibile che le istituzioni – dalle forze di pubblica sicurezza alla magistratura – dedichino a questo le loro energie, che dovrebbero essere investite per il bene comune?

Molto preoccupanti sono poi le condizioni di salute mentale delle persone trattenute: ricordiamo che per entrare tutti devono avere una certificazione di idoneità dell’ASL, ma le situazioni di disagio mentale sono talmente evidenti che gli stessi medici interni del CPR o i giudici spesso dispongono accertamenti ulteriori rispetto al referto di ingresso, per non parlare del consumo di psicofarmaci che resta elevato. Chi soffre di disturbi di salute mentale è una persona vulnerabile che all’interno del CPR non deve mettere piede, secondo le stesse direttive ministeriali: invece, come sempre, ci siamo trovate di fronte persone con significativi disturbi, che uniti alla disperazione per la insensatezza della reclusione conducono spesso ad atti di autolesionismo – numerosi anche nel mese di agosto.

Al momento le persone trattenute sono 68, distribuite nelle tre aree aperte (su sei complessive). Dalla riapertura di fine marzo ad oggi sono transitate nel Centro 354 persone, di cui ne sono state rimpatriate 38, vale a dire il 10% dei trattenuti e meno di un terzo dei rimpatri complessivi effettuati dalla Questura di Torino, come comunicati ieri in una nota stampa. Per tutti gli altri il CPR resta un trauma inutilmente inflitto dallo Stato italiano alle persone straniere, molte delle quali permangono nel CPR nonostante sia già perfettamente noto alle autorità che sarà impossibile il rimpatrio vista l’assenza di accordi con i paesi di origine. Per noi la soluzione resta una sola: chiudere al più presto queste strutture, in tutta Italia.

Psicologia e salute mentale: nuove sfide per i torinesi

SCOPRI – TO    ALLA SCOPERTA DI TORINO

Negli ultimi anni, la salute mentale è diventata un tema sempre più centrale anche a Torino. La pandemia prima, la crisi economica e sociale poi, hanno contribuito a modificare profondamente il modo in cui i torinesi percepiscono il proprio benessere psicologico. Se un tempo rivolgersi a uno psicologo era spesso considerato un tabù, oggi la situazione sta cambiando: sempre più persone scelgono di chiedere aiuto, riconoscendo l’importanza di prendersi cura della propria mente così come del proprio corpo.
Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Ordine degli Psicologi del Piemonte, negli ultimi tre anni le richieste di colloqui psicologici nella provincia di Torino sono aumentate di circa il 35%. In particolare, sono cresciute le domande di sostegno legate a stress lavorativo, ansia e difficoltà relazionali. A incidere sono anche fattori come la precarietà economica, l’incertezza sul futuro e l’isolamento sociale che, in alcuni casi, hanno lasciato segni profondi.
Una città che cambia, nuove necessità
Torino è una città dinamica e in continua trasformazione. L’intensificazione dei ritmi di vita, la pressione legata alle performance professionali e scolastiche, unita alle difficoltà nel conciliare vita privata e lavoro, hanno portato molti torinesi a sperimentare sintomi di burnout e disagio emotivo.
Sempre più giovani tra i 20 e i 30 anni, ma anche adulti in età lavorativa, si avvicinano a percorsi di supporto psicologico per gestire ansia, bassa autostima e difficoltà decisionali.
“Non è un segno di debolezza, ma di consapevolezza” spiegano diversi professionisti torinesi. “Chiedere aiuto permette di trovare strumenti per affrontare i momenti difficili e prevenire il peggioramento del disagio”.
Il ruolo delle scuole e delle famiglie
Un altro fenomeno che emerge con forza riguarda gli adolescenti. Secondo alcune stime locali, negli istituti superiori torinesi circa un ragazzo su cinque manifesta segnali di ansia da prestazione, difficoltà relazionali o sintomi depressivi.
Per questo motivo, molte scuole della città stanno introducendo sportelli di ascolto psicologico, offrendo agli studenti un punto di riferimento sicuro dove esprimere le proprie paure e imparare a gestire meglio le emozioni.
Anche le famiglie torinesi stanno iniziando a guardare alla psicologia con occhi diversi. La generazione dei genitori di oggi, rispetto al passato, tende a essere più aperta nel considerare il supporto psicologico come un’opportunità, non come un marchio di fragilità.
Verso una nuova consapevolezza
L’attenzione crescente verso la salute mentale sta spingendo Torino a sviluppare una rete sempre più ampia di servizi di prevenzione e progetti di sensibilizzazione. Dalle iniziative promosse dall’ASL cittadina agli incontri organizzati nei quartieri, fino alle attività delle associazioni locali, l’obiettivo è comune: abbattere lo stigma e diffondere una cultura del benessere psicologico accessibile a tutti.
Gli esperti sottolineano però che la strada è ancora lunga. Nonostante la maggiore apertura, persistono barriere culturali e, soprattutto, economiche: il costo delle sedute resta spesso un ostacolo per molte famiglie. Per questo, si moltiplicano le richieste di percorsi agevolati e sportelli gratuiti, con il supporto delle istituzioni locali.
Un cambiamento in atto
Se c’è un messaggio che Torino sta lanciando, è che occuparsi della propria mente non è un lusso, ma una necessità. La psicologia sta uscendo dal silenzio e diventando una risorsa concreta per affrontare le sfide quotidiane, migliorare la qualità della vita e costruire una comunità più consapevole.
In un periodo storico complesso, la salute mentale non può più essere considerata un tema di nicchia: riguarda tutti. E Torino, con le sue iniziative e la crescente sensibilità dei cittadini, sembra pronta ad accettare la sfida.
Noemi Gariano

Banca Territori del Monviso per Fondazione Ricerca sul Cancro di Candiolo

 

Quinta edizione record: 170 posti esauriti in pochi giorni e una Comunità sempre più solidale e vicina alla Ricerca.

Grande successo per la cena di gala benefica organizzata da Banca Territori del Monviso nell’ambito della 76^ Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola, svoltasi giovedì 4 settembre presso la prestigiosa location, in pieno centro storico, degli Antichi Bastioni. L’iniziativa, a sostegno della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro di Candiolo, ha registrato un vero e proprio record di partecipazione: tutti i 170 posti disponibili sono esauriti in pochi giorni e numerose richieste rimaste in lista d’attesa, a conferma della sensibilità e della generosità del territorio.

 

Alla serata ha preso parte l’intera Amministrazione comunale di Carmagnola, guidata dal Sindaco Ivana Gaveglio, nonché  il Consiglio di Amministrazione di Banca Territori del Monviso. Sono intervenuti inoltre il Direttore della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Gianmarco Sala e il dottor Fabrizio Carnevale Schianca, Responsabile del Programma Trapianti e Terapia cellulare dell’Istituto di Candiolo, che ha illustrato l’attività di eccellenza svolta quotidianamente in ospedale.

 

Siamo orgogliosi di rinnovare, per il quinto anno consecutivo, la collaborazione con la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro di Candiolo – hanno sottolineato il Presidente BTM Alberto Osenda e il Direttore Generale Luca Murazzano -. Crediamo profondamente nel valore della ricerca scientifica, che rappresenta speranza e futuro per tante famiglie. Ringraziamo tutti i partecipanti e i sostenitori che, con la loro presenza, hanno trasformato questa serata in un gesto concreto di solidarietà”.

 

La serata, che ha permesso di raccogliere un importante contributo a favore della Fondazione Candiolo, è stata impreziosita da momenti musicali con esibizioni live di violino e sax, che hanno accompagnato la cena favorendo un’atmosfera elegante e coinvolgente. Come ulteriore simbolo di solidarietà e partecipazione, il dessert è stato generosamente offerto dal noto pasticcere torinese Fabrizio Racca, che ha voluto così contribuire al successo dell’iniziativa a favore della ricerca.

Succulenti cannelloni al gorgonzola in crosticina dorata

Una ricetta gustosa adatta ad ogni occasione. Crosticina dorata, ripieno morbido e vellutato, un primo piatto delicato, facile da realizzare e super veloce.

Ingredienti

Pasta fresca per lasagne (tipo Rana) 12 sfoglie
300gr.di ricotta morbida
300gr.di gorgonzola dolce e cremoso
1 uovo intero
Latte fresco q.b.
50gr. di grana grattugiato
Sale, pepe, noce moscata q.b.
Granella pistacchi  (facoltativo)

Mescolare la ricotta con il gorgonzola, 30gr.di formaggio grana grattugiato, sale, pepe e noce moscata, aggiungere l’uovo intero e diluire con poco latte sino ad ottenere una crema densa.
Ungere una pirofila da forno.
Stendere l’impasto su ogni sfoglia di pasta e arrotolare a ” cannellone”, sistemare nella teglia, versare sulla superficie la crema rimasta, diluita con altro latte, cospargere con il rimanente grana e infornare a 200 gradi per 20 minuti coperto con un foglio di alluminio poi, 5 minuti sotto il grill. Servire a piacere con granella di pistacchi

Paperita Patty

Il trittico autunnale delle mostre alle Gallerie d’Italia di Torino

Si è concluso il primo semestre del 2025 di Intesa Sanpaolo raggiungendo quota 420 mila visitatori nella rete delle Gallerie d’Italia di Milano, Napoli, Torino e Vicenza e ora viene presentata una stagione autunnale ricca di grandi mostre nell’ambito del cosiddetto “Progetto cultura”, il piano pluriennale delle iniziative con cui la Banca vuole esprimere il proprio impegno per promuovere arte e cultura in Italia.

Il percorso espositivo prenderà il via l’11 settembre alle Gallerie d’Italia di Torino con un progetto firmato dall’artista olandese Erik Kessels. L’installazione multimediale, costruita a partire da oltre 60 mila fotografie provenienti dall’Archivio Publifoto di Intesa Sanpaolo, darà vita a un flusso visivo continuo grazie al supporto dell’intelligenza artificiale. Le immagini, cucite e trasformate, comporranno un ritratto dinamico dell’Italia, dove volti, scene di cronaca, momenti di guerra e politica, lavoratori, sportivi e frammenti di storia si fonderanno gli uni negli altri. L’opera sarà visitabile fino al 7 ottobre.

Dal 9 ottobre al 1° febbraio 2026 sarà poi protagonista una grande retrospettiva dedicata a Jeff Wall, fotografo nato a Vancouver nel 1946 e considerato tra i più influenti della scena internazionale. Da oltre quarant’anni Wall si muove tra documentazione e staged photography, creando immagini che interrogano la società contemporanea. La mostra, dal titolo Jeff Wall. Photographs e curata da David Campany, raccoglierà lavori realizzati dagli anni Settanta a oggi, in dialogo con il realismo ottocentesco e i dipinti di Édouard Manet. Le sue fotografie, pensate e costruite come set, non nascono con intento documentaristico, ma come affermazione della libertà creativa che l’artista rivendica per la fotografia al pari delle altre arti.

A chiudere il trittico sarà, dal 12 novembre, la mostra dedicata a Riccardo Ghilardi, organizzata in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema per i suoi 25 anni e curata da Domenico De Gaetano. L’esposizione, visitabile fino al 1° marzo 2026, offrirà un racconto fotografico ambizioso che attraversa la storia del cinema dalle origini a oggi. Una sorta di lungo piano sequenza composto dai ritratti delle grandi celebrità, con uno sguardo rivolto alla Mole e alle collezioni del Museo, coinvolgendo protagonisti di primo piano del cinema italiano e internazionale.

Mara Martellotta

Al via il Festival Giacosa, un’edizione dedicata alla Tosca

Tutto pronto nel Comune di Collaretto Giacosa per celebrare, dal 5 al 7 settembre prossimi, con la settima edizione del Festival Giacosa, il suo illustre concittadino, librettista di opere pucciniane. L’evento rende omaggio in particolare alla Tosca di Giacomo Puccini, di cui Giuseppe Giacosa fu librettista insieme a Luigi Illica.
L’anno 2025 segna il 125esimo anniversario del suo debutto al teatro Costanzi di Roma.
Il festival ha ottenuto un contributo da parte della Città Metropolitana di Torino  attraverso il bando della promozione territoriale,  si apre venerdì 5 settembre alle ore 21 presso il Salone multiuso Piero Venesia, con lo spettacolo musicale “Bellissime” di Davide Motta Frè, che vuole essere un tributo alla figura femminile attraverso musica e parole, tratte da opere del Novecento.  Nello spettacolo si esibiranno Martina Tosatto e Motta Frè, accompagnati al pianoforte da Giulio Laguzzi.

Sabato 6 settembre, alle 21, l’Auditorium del Bioindustry Park Silvano Fumero ospiterà uno spettacolo scritto da Oreste Valente, dal titolo “Al caro Pin che è  nostro – Sentire l’arte prima di capirla”, in collaborazione con il laboratorio teatrale del liceo di Ivrea “ La bottega del Botta”. La pièce farà rivivere l’atmosfera del salotto di casa Giacosa e racconterà la figura di Giacosa, che non fu solo drammaturgo, ma anche scrittore e poeta.

Domenica 7 settembre a Collaretto Giacosa sarà una giornata ricca di eventi: dopo la Messa nella chiesa parrocchiale, si terrà  la visita ai luoghi del poeta, inclusa la tomba e il monumento a lui dedicato. Dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 17 si potrà partecipare alla visita guidata alla “Grande Arca”. Alle 17.30, nel parco di Casa Giacosa, andrà in scena la prima nazionale del dramma in parole  e musica di Oreste Valente “Tosca- il canto e il sangue- morire d’amore, uccidere per amore”, ispirato all’opera lirica di Puccini.
Lo spettacolo vedrà  la partecipazione del soprano Mimma Briganti, del tenore Dario Prola, di Paola dal Verme al pianoforte e dello stesso Valente nel ruolo di Giuseppe Giacosa.
Il festival avrà la sua conclusione domenica 28 settembre prossimo con un evento organizzato in collaborazione con la casa editrice Atene del Canavese, che presenterà il libro dal titolo “Bohème, mi chiamano Mimì”, illustrato da Cristina Genisio e con testo di Monica Ramazzana.

Mara  Martellotta