ilTorinese

“ESCP Business School”, riconoscimento  internazionale

Il nuovo “Campus” subalpino  

Inaugurato nell’ottobre del 2024, al civico 27 di via Andrea Doria, nel cuore storico di Torino, il nuovo “Campus” di “ESCP Business School” (prima “Business School” al mondo, fondata a Parigi nel 1819 e oggi sede di sei campus urbani a livello europeo) è risultato tra i finalisti  dei prestigiosi “MIPIM Awards 2025”, uno degli eventi più importanti a livello globale nel settore del “Real Estate” (“Mercato Immobiliare”). La cerimonia di premiazione si terrà  giovedì 13 marzo presso il “Palais des Festivals” di Cannes.

Sono sei i criteri chiave, di cui tengono conto i “MIPIM” nel segnalare i progetti più innovativi e d’eccellenza nel panorama immobiliare: sostenibilità, integrazione del progetto nel contesto urbano e sociale, qualità dell’user experience” – intesa come comfort, funzionalità e fruibilità degli spazi – impatto economico, originalità del progetto e qualità architettonica. Sei criteri che hanno trovato piena corrispondenza nell’ideazione del nuovo “ Turin Campus”.

Sottolinea infatti Alberta Di Giuli, Dean di “ESCP Business School”  di Torino: “Il nostro campus è il risultato di una visione che coniuga tradizione e innovazione, mettendo al centro l’esperienza degli studenti e il legame che condividono con la città. Essere riconosciuti a livello internazionale in un contesto così prestigioso è una conferma del valore del nostro progetto e della sua capacità di ridefinire il futuro dell’architettura educativa”.

Realizzato su progetto di “TRA_Toussaint Robiglio Architetti” con “Artelia Italia” e gli interni curati da “G*AA Architetti” e “Subhash Mukerjee Studio” con “Conrotto Progetti” – il nuovo Campus si estende su una superficie complessiva di oltre 8mila mq., ottenuti attraverso il recupero e la trasformazione di un edificio storico di proprietà di “BNL BNP Paribas” (che ha realizzato i lavori per “ESCP”) e  rappresenta “un esempio eccellente di integrazione tra passato e futuro, architettura e didattica, città e istituzione: un luogo dove l’architettura si mette al servizio dell’apprendimento e della città”.

Cuore simbolico del nuovo Campus è la “piazza coperta”, uno spazio pubblico di 500 mq. che connette la scuola alla città, trasformando il cortile interno attraverso un nuovo volume contemporaneo” dedicato a grandi “aule per conferenze” e “sale ad emiciclo”, mentre gli spazi più piccoli, gli uffici e le aree di studio trovano posto nell’edificio esistente.

L’intervento ha preservato le facciate storiche dell’edificio ottocentesco, che allo stesso tempo, è stato trasformato con l’inserimento di un “volume contemporaneo”, che si distingue per il suo “rivestimento in lamiera tridimensionale color bronzo”, che crea un “contrasto dinamico” con le linee classiche dell’edificio esistente, “richiamando l’estetica torinese di Maestri come Guarini e Mollino ed instaurando un dialogo visivo e materico tra tradizione e innovazione”.

All’interno, gli spazi sono stati pensati “per un uso versatile e fluido: aule modulabili, sale ad emiciclo, un auditorium flessibile e ambienti per l’apprendimento digitale e collaborativo rispondono alle esigenze di una didattica sempre più ibrida”.

Il “Campus” rappresenta, infine, anche un attento “modello di sostenibilità”. Tra gli interventi più significativi si segnalano: l’installazione di “pannelli fotovoltaici” (170 mq.) e “solari termici” (50 mq.); il miglioramento dell’ “efficienza termica” attraverso l’uso di materiali ad alto isolamento e il riuso delle strutture esistenti; l’adozione di “sistemi di gestione energetica avanzati”, che ottimizzano consumi e comfort.

Queste soluzioni dimostrano come l’architettura possa essere un’alleata nel raggiungimento di obiettivi ambientali, senza rinunciare alla qualità estetica e funzionale.

“Riusare un edificio di pregio nel centro storico – spiega Matteo Robiglio, architetto del ‘Turin Campus ESCP’ –  significa rigenerare un pezzo di città, riattivare un potenziale inutilizzato, dare un futuro all’eredità del passato. Lo abbiamo fatto innestando nel cortile un nuovo volume, capace di rispondere a tutte le esigenze di un ‘Campus’ universitario internazionale di eccellenza per 1500 studenti da tutto il mondo.  Lo abbiamo avvolto in un velo di onde metalliche, inquadrato dalle due testate ottocentesche restaurate. Ne è nata una architettura ibrida, commistione felice tra conservazione e innovazione, che si è inserita nel paesaggio urbano come un’icona di cambiamento radicale ma attento”.

 g.m.

 

Nelle foto: “ESCP Turin Campus” immagini di “esterni” ed “interni”

Metropolitana ferma domenica mattina tra Porta Nuova e Fermi per lavori di manutenzione

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Per consentire un importante intervento di manutenzione straordinaria sulla barra di guida della metropolitana, domenica 23 febbraio 2025 dall’inizio del servizio, ore 7.00, fino alle ore 14.30 circa, la circolazione sarà sospesa nel tratto Fermi (Collegno) – Porta Nuova.

La tratta Porta Nuova – Bengasi resterà regolarmente operativa per tutta la durata dell’intervento.

Per garantire gli spostamenti dei passeggeri, sarà attivato un servizio bus sostitutivo M1S tra Fermi e Porta Nuova, con i seguenti intervalli:

  • dalle ore 5.30 alle ore 7.00 – ogni 30 minuti
  • dalle ore 7.00 alle ore 14.30 – ogni 10 minuti

Il servizio sarà effettuato con autobus ad alta capienza per garantire il massimo comfort ai viaggiatori.

La manutenzione riguarderà la barra di guida, un elemento fondamentale per il funzionamento della metropolitana: è il binario centrale su cui scorrono le ruote dei treni e che garantisce precisione e stabilità nella marcia. Un intervento necessario in un’ottica di sicurezza e affidabilità del servizio.

I lavori si svolgeranno nella notte tra sabato 22 e domenica 23 febbraio e saranno completati nella tarda mattina.

Per aggiornamenti in tempo reale e ulteriori informazioni, invitiamo a consultare l’home page di GTT

Penne integrali in crema di zucchine: salutari e nutrienti

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Eccovi un primo piatto ricco di sapore, sfizioso ed invitante, perfetto per ogni occasione.

Ingredienti :

380gr. di penne integrali
400gr. di zucchine
80gr. di grana grattugiato
120gr. di dadini di Speck
1/2 spicchio d’aglio
1 cucchiaio di prezzemolo grattugiato
3 foglie di basilico
Olio evo, sale, pepe.

Dorare i dadini di Speck in padella, tenere da parte.
Lavare e tagliare a metà le zucchine, scavare un poco la polpa e lessare al dente in acqua salata. Raffreddare e conservare l’acqua di cottura nella quale cuocerete poi la pasta.
Frullare grossolanamente le zucchine con olio, aglio, prezzemolo, basilico, grana, sale e pepe. Cuocere la pasta, unire lo speck alla crema di zucchine e servire subito. Se risultasse poco cremosa, aggiungere un mestolino d’acqua di cottura.
Buon appetito.

Paperitapatty

Il Cardinale di Torino in visita a Candiolo

 

L’ Arcivescovo di Torino, cardinale Roberto Repole, ha fatto visita ieri, per la prima volta, all’Istituto di Candiolo – IRCCS. Accompagnato dal parroco e assistente religioso dell’Ospedale, don Carlo Chiomento, è stato ricevuto dal Presidente della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, Allegra Agnelli, dal Direttore Generale Gianmarco Sala, dal Direttore Generale dell’Istituto, Salvatore Nieddu, e dal Direttore Sanitario, Piero Fenu. Era presente anche la sindaca di Candiolo, Chiara Lamberti.

Un incontro speciale, che rafforza il valore della vicinanza, della speranza e del supporto alla cura e alla ricerca oncologica. Accolto con calore da medici, ricercatori, infermieri e pazienti, il Cardinale ha visitato i reparti di Medicina Interna e di Oncologia Medica e i laboratori di ricerca, cuore pulsante dell’innovazione scientifica per la ricerca contro il cancro. Gli sono state mostrate le più avanzate attrezzature tecnologiche di cui sono dotati e si è particolarmente interessato agli studi in corso per rendere sempre più efficaci le cure.

“Mi viene da pensare – ha detto Repole a conclusione della visita, guidando un momento di preghiera nella cappella dell’Istituto – che qui si possono toccare gli ‘abissi‘ dell’umanità, ma anche le ‘vette’. Ci sono, infatti, le ‘vette’ della ricerca in continua evoluzione, con grandi prospettive per la cura, e ci sono poi gli ‘abissi’, soprattutto della sofferenza. Quando guardiamo in profondità sia le ‘vette’ che gli ‘abissi’ allora impariamo a vivere conoscendo meglio la vita e intuendo anche qualcosa del Signore che per noi credenti in Cristo è all’origine delle ‘vette’ e Salvatore quando ci troviamo negli ‘abissi’”.

 

“Operazione nostalgia” a firma di Vanzina e Brizzi

“Sapore di mare”, sino a domenica sul palcoscenico dell’Alfieri

È come con il maiale: non si butta via niente. Per questo, dunque, ci ritroviamo stasera, in questa immensa sala dell’Alfieri, quasi interamente gremita, a voltarci indietro e a guardare tra risate e sospiri del tipo “come passa il tempo” e “ti ricordi quando” a quei mitici anni Sessanta che tanti di noi hanno vissuto. A quei Sessanta che Enrico Vanzina e Fausto Brizzi – più autorizzato il primo (classe 1949) che non il secondo (classe 1968), comunque entrambi con l’inossidabile Jerry Calà applauditissimi tra il pubblico, con selfie d’obbligo – hanno fatto risaltare fuori dal cilindro del Tempo con questo “Sapore di mare” – con una scritturà che vivaddio non attualizza nulla ma lascia tutto così com’era, una vecchia fotografia che riscopri per caso in un cassetto, con la veloce regia di Maurizio Colombi, nella sala di piazza Solferino in prima nazionale, per il cartellone preparato da Fabrizio Di Fiore Entertainment – che affonda le radici nel film del grande Carlo (Vanzina), figlio di Steno, nel 1983 ad inseguire gli ultimi sprazzi della commedia (all’)italiana e attento a calamitare gli incassi che raggiunsero i dieci miliardi. Film fatto di cabine e di ombrelloni, di panorami di Forte dei Marmi ai bagni Marechiaro e del mare azzurro della Versilia, di serate alla Capannina, di amori di diciottenni, o giù di lì, che si inseguono o stanno alla finestra, di famiglie milanesi habitué e di quelle napoletane salite al nord per la prima volta, di frasi intramontabili e di caratteri, di mamme (ricordate Virna Lisi che con la sua Adriana vinse il Nastro d’Argento?) dal fascino maturo che non riescono a digerire i quaranta e più o meno inconsciamente s’incollano come l’edera al giovanotto che le farà scordare per un attimo il consorte ormai indaffarato e sbadato, magari rifugiandosi in esecrabili poesie, di rendez-vous sbiaditi, capitati ancora lì per caso dopo qualche anno, in cui nessuno ha più niente da dire a nessuno.

Li abbiamo vissuti noi, quei Sessanta, e non come quelli, tanti, che stasera ti stanno intorno e vanno giù a scherzare e a cantare così, “per sentito dire”. 

Ma è davvero “operazione nostalgia” quella compiuta dallo sceneggiatore delle “vacanze” a Natale o americane e dal regista di “Notte prima degli esami”? È riallestire per un’occasione che non andrebbe sciupata un nuovo, quasi commovente, presepino, mettendoci la sabbia e i sassi di mare e le onde, con le pastorelle in un bikini di cui con una contemporanea sfrontatezza inimmaginabile si butta all’aria il pezzo che sta sopra e con i vogliosi pastori che fanno a gara a chi le agguanta per primo. Si rispolverano i fratelli Carraro, il Luca cotto di Marina (qui Fatima Trotta) e il Felicino dove acchiappo acchiappo, il timido Gianni che s’intrufola in un vecchio cuore  scambiando batticuori per sesso, i marchesini Pucci, l’inglesina tutto pepe e grandi libertà, si costruisce sulla carta il fotografo Cecco, affidato all’estro toscano di Paolo Ruffini, che raccoglie le fila delle tante storie e furbescamente riscalda e coinvolge la sala e ci dialoga, ogni cosa in salsa rétro e ye ye, tra doverose contorsioni di shake e di twist e cadenzati passi di hully gully; circolano le battute che tutti ma proprio tutti s’incollarono nella memoria, “per quest’anno, non cambiare: vengo al mare per ciullare e, come l’anno scorso, c’è il pirla del bagnino” o “questo biglietto vale per tutte le lettere che non ti ho scritto. A proposito, sei sempre la più bella” o “mamma, che pere” o “devi imparare a socialize, a socializzare… come un’ape che vola su tanti fiori: prende qua, prende là… e poi diventa migliore”. Piccolo vocabolario che ci avrebbe fatto compagnia per tanti estati. 

Nel riallestire, il divertimento rimane, innegabile e contagioso, ma tutto pare – inevitabilmente – un po’ lontano, sbiadito, legato a un’epoca che è stata, morta e sepolta, anch’essa con le sue grandi gioie e i piccoli dolori, con i sorrisi, con l’estate (magari eguale a mille altre, pensate a Maurizio Arena e Renato Salvatori a inseguire Marisa Allasio pochi anni prima!) che sta finendo e con i Righeira che su quelle stesse spiagge imperversavano: nonostante sul buon Johnson – come sui Duran Duran un ventennio appresso, e allora ti sei chiesto per un attimo sere fa se il fascinoso Simon Le Bon l’abbiano lasciato a casa, a salvaguardarsi con impacchi di naftalina – il pubblico sanremese abbia fatto scrosciare applausi su applausi, in mezzo ai mille “cuoricini”, e quindi qualcosa ancora circoli con buona pace dei troppo troppo boomer, fai fatica a ritrovare quei caratteri, freschi giovanili ma incisivi, capaci di disegnare un’epoca, di stabilire ancora una volta la loro esatta importanza, non giocattoli tante volte inespressivi come la Barbie di Greta Gerwig. Nascono episodi, piccoli piccoli, che a volte s’ingolfano e si sgonfiano, s’intrecciano personaggi che sudano le sette camice (tralasciamo le voci, affaticate alcune oltre il dovuto, disinvolte sì ma falsate, bruttarelle come le tante ascoltate al Festivalone: ma non si può essere tutti Giorgia) ma quei caratteri è difficile ritrovarli e riscaldarli nuovamente. Sapete quel che fa gioia ritrovare? quei costumi con trucco e parrucco firmati da Diego Dalla Palma, le scenografie di Clara Abruzzese fatte di godibili siparietti (c’è anche posto laggiù in fondo per la band tutta da apprezzare) e le coreografie sbarazzine di Rita Pivano, soprattutto quel bignami della musica leggera dell’epoca che ti accompagna per tre ore, quei cinquanta brani cinquanta che ti riempiono ancora il cuore: tanto Morandi (corse ai cento all’ora e piogge che scendono e ritorni all’amata in ginocchio) e Pavone (cuori che soffrono, e geghegé, balli sulla stessa mattonella e martelli da dare in testa alla smorfiosa di turno che tenta di fregartelo), Edoardo Vianello a spandere come Mina e Pino Donaggio, il Modugno immancabile e l’Endrigo di “Io che amo solo te”, la bambola della Patty e una spruzzata di Bobby Solo e di Rocky Roberts, il giusto contributo di Caselli e di Celentano, di Paoli per cui esistono un cielo in una stanza e quel sapore di sale stampato sulle labbra della Sandrelli, il mondo di Fontana e anche quei giorni che hanno fatto la felicità di tal Santino Rocchetti. Un mondo da guardare col cannocchiale, dalla poltrona rossa, tutt’intorno la leggerezza degli autori: dice Vanzina che la leggerezza non è una sciocchezza, “è la profondità della gioia quando è vera”. E in questo, dopo anni, ha ancora ragione lui.

Elio Rabbione

Le foto dello spettacolo sono di Laila Pozzo.

Federica Brignone vince lo slalom gigante di Coppa del Mondo al Sestriere

Federica Brignone (nella foto di copertina) trionfa nello slalom gigante di Coppa del Mondo al Sestriere, alla ripresa dopo i Mondiali di Saalbach. L’azzurra era al secondo posto nella prima manche dopo la neozelandese Alice Robinson. Poi ha registrato il miglior tempo di seconda manche finendo in testa con il tempo totale di 2’12”69, prima di Robinson (2’13”09) e della norvegese Louise Stjernesund (2’14”26). Nella foto sotto il podio: Federica Brignone, Alice Robinson, Louise Stjernesund, Alberto Tomba

In scena al teatro Astra il Faust di Goethe di Leonardo Manzan

Leonardo Manzan e Rocco Placidi hanno firmato l’originale adattamento del Faust di Goethe, con l’obbiettivo di avvicinare con un linguaggio contemporaneo anche il pubblico più giovane. Faust di Goethe è inteso come un’opera monumentale che rispecchia la modernità nella figura del suo protagonista, un eroe incapace di essere felice, eternamente insoddisfatto, che vuol possedere l’assoluto e l’eternità e non si accorge che si può godere solo nel limite dell’attimo.

Faust stesso afferma :”All’attimo direi, sei così bello, fermati”.

La pièce teatrale è una produzione della Fabbrica dell’Attore- Teatro del Vascello TPE Teatro Piemonte Europa LAC Lugano Arte e Cultura.

La storia è piuttosto semplice. C’era un uomo che aveva fatto un patto con il diavolo. Eppure si dice che la storia del Faust sia irrappresentabile, perché, per farlo, bisogna credere nel diavolo. Lo spettacolo prende avvio davanti a un sipario chiuso, con una conferenza sul Faust tenuta da Faust. La sua opera non si può fare, se ne può solo parlare. Faust è talmente autoconsapevole da non poter più agire. E soprattutto lui al diavolo non crede più. Non fa in tempo a finire la frase che il diavolo appare al tavolo dei relatori.

Nessuno crede più nel diavolo come nessuno crede più nel Teatro. Con l’arrivo di Mefistofele il sipario si apre e inizia il viaggio della strana coppia. Mefistofele ha bisogno che Faust creda in lui per esistere, Faust ha bisogno di credere nel diavolo per ritrovare sé stesso e le possibilità del teatro.

Anche a Leonardo Manzan, Andrea De Rosa ha rivolto la consueta domanda su chi o che cosa sia il fantasma nel suo spettacolo.

“Potrei rispondere con una battuta – ha affermato Leonardo Manzan – e dire che il fantasma rischio di essere io che ho scelto di misurarmi con un testo che il suo autore definisce incommensurabile. Il Faust di Goethe è un mondo, un’opera letteralmente piena di fantasmi, evocazioni dall’oltretomba, festini di streghe, trasformazioni, viaggi nel tempo e mostri di vario genere. Ma la cosa che mi piace da matti è che questa storia così spaventosa si può riassumere così: c’era una volta un uomo che fece un patto con il diavolo. Il Faust incombe su di me come una montagna incantata. Se mi vedrete riemergere da questa foresta di simboli sarà perché sono riuscito ad arrivare al nocciolo e a fare uno spettacolo di una semplicità incommensurabile. Altrimenti sì sarà vera la battuta, il fantasma sono io”.

 

Teatro Astra via Rosolino Pilo 6

Martedì, venerdì ore 21, mercoledì ore 19, giovedì ore 20, sabato ore 19, domenica ore 17

 

Mara Martellotta

Studenti pro Pal contestano Tajani al Politecnico

Questa mattina alcuni studenti hanno contestato il ministro degli Esteri Antonio Tajani intervenuto alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico del Politecnico di Torino. Nel  cortile è stato esposto uno striscione con la scritta “Tajani non sei il benvenuto. Fuori la guerra dall’Università”.
(foto archivio)

Langhe Monferrato Roero, la vetrina del Piemonte. Boom di visitatori

Il turismo nelle Langhe Monferrato Roero continua a crescere con un aumento del 4% degli arrivi (694.282 contro i 667.549 del 2023) e un incremento del 5,2% delle presenze (1.547.536 rispetto a 1.471.112 dell’anno precedente, per la prima volta oltre il milione e mezzo). In particolare, si rafforza la componente internazionale, con incrementi significativi dai Paesi Bassi che segnano +24,9%, dalla Francia con +10,2%, dal Brasile con +15,1% e dal Giappone con +19,5%. (Dati ancora da stabilizzare).

I dati sono stati presentati giovedì 20 febbraio, nel punto stampa che si è tenuto nella sala del Consiglio comunale della città di Alba, organizzato dall’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero con il Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, e l’Assessore regionale al Turismo, Marina Chiarelli, il Presidente di Visit Piemonte, Beppe Carlevaris, il Presidente dell’ATL, Mariano Rabino, i Sindaci dei centri principali di Langhe Monferrato Roero Alberto Gatto (Alba), Maurizio Rasero (Asti) e Gianni Fogliato (Bra), e tutti i partner di territorio.

“L’aumento degli arrivi e delle presenze nelle Langhe Monferrato Roero è un segnale chiaro di quanto il nostro territorio sia sempre più attrattivo e competitivo a livello nazionale e internazionale – hanno sottolineato il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’Assessore al Turismo, Marina Chiarelli – i dati dimostrano che la qualità dell’offerta turistica piemontese è riconosciuta e apprezzata, con un forte incremento soprattutto dai mercati esteri. Ora la sfida è fare un ulteriore passo avanti: dobbiamo lavorare per creare una rete sempre più connessa tra i vari territori, affinché l’esperienza turistica in Piemonte sia ancora più integrata e interconnessa. Il nostro obiettivo è quello di valorizzare ogni area – dalle città d’arte ai borghi, dai vigneti Patrimonio Unesco fino alle montagne e ai laghi – in un’offerta coordinata che sappia attrarre visitatori per periodi sempre più lunghi, favorendo la crescita economica e lo sviluppo sostenibile del settore”.

“Anche il 2024 si conferma un anno di crescita per il turismo nell’area di Langhe Monferrato Roero e il trend positivo va consolidandosi, grazie alle nuove iniziative di promozione e valorizzazione – ha commentato il Presidente di Visit Piemonte, Beppe Carlevaris – La capacità del territorio di attrarre visitatori, grazie a un’offerta diversificata che spazia dall’enogastronomia alla cultura, dai paesaggi unici e fino all’accoglienza d’eccellenza, è determinante e indicativa del buon lavoro realizzato a tutti i livelli”.

Mara Martellotta

Tentato furto in un cantiere, due arresti

Due cittadini rumeni di 39 e 34 anni sono stati arrestati dalla Polizia di Stato per tentato furto in un cantiere.

Poco prima delle quattro del mattino è stata diramata una nota radio con la quale veniva segnalata la presenza di due persone che stavano portando via del materiale dall’ex ospedale Maria Adelaide, occultandolo all’interno di carrelli della spesa. I due, secondo la segnalazione, si stavano allontanando verso corso Regio Parco.

Perlustrando l’area gli agenti del Commissariato di P.S. Barriera Milano notavano due persone che stavano imboccando via Messina e che alla vista della Volante tentavano di disfarsi dei carrelli e di darsi alla fuga, ma venivano prontamente bloccati.

All’interno dei carrelli gli agenti trovavano una dozzina di grondaie in rame nascoste sotto delle tute bianche da cantiere.

La Procura della Repubblica di Torino ha richiesto e ottenuto la convalida dell’arresto.

Il procedimento penale si trova nella fase delle indagini preliminari pertanto vige la presunzione di non colpevolezza a favore degli indagati, sino alla sentenza definitiva.