ilTorinese

Al Mercato Centrale Torino la nuova bottega di “Cucina Marocchina-Sanaa Salmi LellaMama”

Nasce una nuova bottega che si unisce alla grande famiglia degli artigiani del Mercato Centrale di Torino. Tra le proposte artigianali è nata una vera cucina marocchina dal nome “Cucina Marocchina- Sanaa Salmi LellaMama”, un ristorante al femminile che racconta una reale storia di integrazione e di radicamento su di un territorio, quello di Porta Palazzo, in cui Mercato Centrale vive e opera da sempre.

La nuova bottega è firmata da Sanaa Salmi, 38 anni, nata nel deserto del Marocco e giunta in Italia all’età di dieci anni, senza, però, mai dimenticare la sua terra di provenienza. Prima di approdare al Mercato Centrale Torino, Sanaa, nel settembre 2023, ha aperto un ristorante di cucina marocchina a Milano, il LellaMama. Quindi il trasferimento a Torino con un nuovo lungimirante progetto di ristorazione che trova sede non in un luogo qualunque, ma in una piazza che è, da sempre, il cuore della comunità nordafricana e in uno spazio, il mercato centrale, che ha sempre fatto dell’integrazione naturale tra le anime e le culture della città un suo carattere distintivo.

Così è ricca di significati l’apertura della nuova bottega di Sanaa, un bistrot che porta al Mercato Centrale Torino i sapori del Marocco, interpretati nelle mani di una chef innamorata delle materie prime, della sua terra e tradizione che la riportano con la mente ai suoi luoghi nativi e alla sua mamma, a cui Sanaa ha dedicato il primo ristorantino milanese.

Cous cous, tè alla menta, tajine di pollo e di vitello e zuppe. Tante verdure, spezie, profumi e zuppe. Nel nuovo bistrot di Sanaa Salmi la proposta è incentrata sui classici della cucina marocchina, compreso il “Lam-sammen”, il pane tipico della colazione che verrà servito in una concezione di ristorazione che prima di tutto vuole essere un momento conviviale e un luogo aperto dal mattino alla sera. Una cucina tipicamente marocchina riadattata ai palati e ai gusti degli italiani, con un equilibrio maggiore tra le spezie, un alleggerimento generale delle ricette e un avvicinamento al pubblico locale che sia capace di rendere il cibo strumento di dialogo interculturale.

La bottega è aperta tutti giorni dal lunedì alla domenica.

 

Mara Martellotta

San Salvario, oltre 100 passeggeri senza biglietto del tram

Nel corso di un controllo straordinario del territorio coordinato dalla Polizia di Stato, nell’area del quartiere San Salvario, sono state effettuate verifiche sulla linea del tram.

Le stesse hanno portato al controllo di oltre 400 persone, 4 delle quali sono state sanzionate amministrativamente per il possesso di sostanza stupefacente. Un cittadino marocchino è risultato inottemperante al decreto di espulsione del Prefetto di Roma ed è stato messo a disposizione dell’Ufficio Immigrazione della Questura per la relativa esecuzione. Nel corso del controllo, gli assistenti alla clientela GTT hanno elevato 103 sanzioni per irregolarità e/o mancanza di titolo di viaggio, per quasi 4700 euro.

Due cittadini stranieri, un cittadino maliano e un senegalese, sono stati raggiunti da ordine di allontanamento di 48 ore ai sensi dell’art. 2 TULPS.

Sono stati controllati anche 7 esercizi commerciali dei quali 3 sono stati sanzionati amministrativamente per circa 800 euro.

Nel corso dei controlli è stata inflitta una sanzione di 5.100 euro a un’automobilista trovato alla guida di un’auto di proprietà di una società di car sharing senza essere in possesso della patente. L’auto era stata noleggiata fornendo alla società la patente del padre.

Ai controlli hanno preso parte, oltre a personale del Commissariato di P.S. San Secondo, del Reparto Prevenzione Crimine Piemonte e alle unità cinofile, anche militari dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, nonchè Polizia Locale e verificatori GTT.

“Io di amore non so scrivere”. Al “Circolo dei lettori” Giulia Muscatelli

Lunedì 24 febbraio, ore 19

“Che cos’è l’amore per gli adolescenti?”. Bella domanda. Una di quelle di fronte alle quali potresti andare avanti come un fiume in piena a parlare per ore o, viceversa, stare lì (aria fra l’imbronciato e il perplesso) muto come un pesce. Già, che rispondere? La risposta potrebbe esservi suggerita da un libro. L’ultimo libro (dopo “Balena”, edizioni “nottetempo”, 2022 e il podcast “Sotto le unghie”, “Mondadori Studios”, 2023) della scrittrice torinese e docente di “Scuola Holden”, Giulia Muscatelli.

Dal titolo “Io di amore non so scrivere” (“add” editore), il libro verrà presentato, lunedì 24 febbraio (ore 19), al “Circolo dei lettori” di via Bogino 9 (tel. 011/8904401) a Torino, in collaborazione con il Festival “Contemporanea. Parole e storie di donne” di Biella. Ad accompagnare nella presentazione l’autrice, sarà Pietro Turano, attivista (consigliere nazionale “Arcigay” e vicepresidente “Arcigay Roma) ed attore, noto soprattutto per la serie “Netflix Skam Italia”.

L’evento si inserisce all’interno del programma di “lèggère trasformazioni”, la stagione della “Fondazione Circolo dei lettori”. “Contemporanea”, invece, tornerà al “Circolo” per l’anteprima del “Festival di settembre”,sabato 12 aprile: i dettagli del programma saranno presto annunciati.

Ma tornando alla domanda di prima. Ricordate?“Che cos’è l’amore per gli adolescenti?”: Giulia Muscatelli potrebbe proprio venirci in aiuto. Nel suo libro, infatti, traduce in racconti le parole che ragazzi e ragazze usano per parlare dell’amore, scoprendo che la narrazione che ne fanno gli adulti non sempre li rispecchia.

“Per cinque mesi – ricorda Giulia – sono andata in giro a chiedere a ragazzi e ragazze di raccontarmi come scrivono e parlano di amore e di sesso. Sono stata in scuole, associazioni, librerie, biblioteche, gruppi autogestiti, ho redatto ‘form online’, ho tormentato le piccole donne della mia famiglia, mi sono nascosta nei bagni di un liceo in cerca di una conversazione sussurrata, di segreti e confessioni, e ho finto di ascoltare la musica sul pullman per origliare i discorsi di adolescenti sudati in viaggio verso casa. Ho consolidato una convinzione che all’inizio di quest’avventura mi echeggiava nella testa come un’inquietudine latente: la più impreparata sull’amore sono sempre io. Poco importa. Quello che conta è ciò che ha detto Matteo alla fine di un incontro: questo non è il mio libro, questo è il nostro libro. Aveva ragione, e non avrei potuto fare altrimenti. Perché io di amore non so scrivere”.

Ahinoi! Non è che la risposta, buttata lì in due parole, sia poi così chiara, ma forse un piccolo spiraglio per non farci intrappolare dal “periglioso” quesito può anche darci una mano ad aprirlo. O, se non altro, ad approfondire il tema recandoci ad ascoltare la Muscatelli dal vivo al “Circolo” di via Bogino. Che ne pensate?

 

E, a proposito, del biellese Festival “Contemporanea”, mi pare doveroso ricordare che sabato 22 febbraio parte anche ufficialmente la nuova stagione di“Contemporanea Giovani”, iniziativa rivolta alle nuove generazioni, con un ciclo di laboratori creativi dedicati ai bambini e alle loro famiglie dal titolo “Leggimi forte! Viaggio tra le pagine e le emozioni”, in collaborazione con “Le PortaLibri”. Con i libri e gli albi illustrati a fare da guida, ogni volta verrà affrontato un tema diverso: il primo appuntamento, che si terrà alla Galleria “BI-BOx Art Space” di Biella (via Italia, 38), alle 10, è dedicato all’“Inverno”. La partecipazione è consigliata ai bambini nella fascia d’età tra 3 e 7 anni (costo 15 Euroa bambino).

 

Sempre sabato 22, infine, si conclude anche il corso di “Contemporanea – Le Scomposte” a cura di Maria Laura Colmegna: l’ultima lezione si terrà sempre alla Galleria “BI-BOx Art Space” con un incontro dal titolo “Tove Jansson: tanto scrivere per parlare a tutti”, con la giornalista Laura Pezzino. Artista e scrittrice di fama mondiale, Jansson (1914-2001) è oggi considerata la scrittrice più famosa del suo Paese, la Finlandia, per la “Saga dei Mumin” e i racconti per adulti, ma non è stata solo questo. Pittrice, illustratrice, drammaturga e, soprattutto, creatrice di mondi, le cose che amava di più nella vita erano lavorare, costruire e amare. La sua vicenda artistica si è incrociata con la storia del Novecento, le guerre mondiali, le leggi contro l’omosessualità, la condizione femminile. In questa lezione, Pezzino ripercorrerà la sua biografia attraverso la lente delle stagioni, in una lettura originale della produzione di questa eccezionale artista tutta da riscoprire. La lezione si svolge dalle 16,30 alle 18 e ha il costo di 15 Euro.

 

Per info: segreteria.contemporanea@gmail.como tel. 347/1663856

 

Gianni Milani

 

Nelle foto: Giulia Muscatelli, Cover “Io di amore non so scrivere”, Le PortaLibri e Laura Pezzino

A Druento un corso di scrittura per bambini

«LA VALIGIA DELLO SCRITTORE» IN BIBLIOTECA

A scuola di scrittura in biblioteca. È la nuova proposta promossa dagli Assessorati alla Cultura, Politiche Sociali e Istruzione del Comune di Druento che organizzano, da martedì 11 marzo, un corso pomeridiano gratuito di scrittura creativa per bambini. Si chiama “La valigia dello scrittore” e sarà ospitato alla Biblioteca Ipazia, in via Morello 10, per sei martedì dalle 17 alle 18,30: destinatari sono i bambini di 9-10 anni, quelli che frequentano la quarta o la quinta elementare.

L’idea del Comune è stata proporre, tra i libri della nuova biblioteca, degli incontri gratuiti sul mondo della scrittura, non solo perché questa è strategica nel percorso scolastico di ogni studente e centrale tanto alla primaria, quanto alla scuola secondaria di primo e secondo grado. Il percorso, tenuto da Chiara Priante, giornalista professionista da anni impegnata nella formazione, permette ai piccoli di lasciar correre la loro fantasia. Giocando e divertendosi, insomma, si impara a scrivere bene, si consolidano le proprie competenze nel lessico, nella stesura di testi di generi diversi, nell’ideazione, organizzazione e strutturazione delle idee. Il laboratorio, attraverso la lettura attenta e l’analisi di brani, articoli e storie, svela, giocando, i segreti per la creazione, avvicina a differenti generi, dalla fiaba al giallo, dall’articolo di giornale al fantasy.

«Siamo molto felici di accogliere la prima edizione druentina del corso di scrittura creativa “La valigia dello scrittore” che conferma il ruolo centrale della nostra biblioteca nelle iniziative culturali rivolte ai bambini, ai ragazzi, ai giovani e alle loro famiglie – dicono la vicesindaca Marinella Orsino, con delega alla cultura, e l’assessora Alessandra De Grandis, che segue le Politiche Sociali e Istruzione – Molti infatti i corsi gratuiti attivati quest’anno: yoga, coro, acquarello, disegno… In particolare, il corso di scrittura creativa offrirà ai nostri giovani studenti la possibilità di scoprire le loro capacità creative e sperimentare nuove competenze».

Il percorso punta a rendere i bambini attenti osservatori della realtà, bacino di idee, storie, riflessioni. «Tra giochi di scrittura collettiva, gare per trovare il termine più adatto, racconti orali per migliorare il proprio modo di esprimersi, l’obiettivo è anche quello di sviluppare curiosità e allenare il proprio spirito critico: si torna a casa con una storia ma, senza accorgersene, si potenziano, di molto, le proprie competenze in Italiano» afferma Chiara Priante.

Il corso sarà in programma l’11, 18, 25 marzo e l’1 e 8 aprile. Ci si iscrive mandando una mail a ufficiofamiglie@comune.druento.to.it.

Sestriere: Nazionale azzurra in pista per la ricerca sul cancro

COPPA DEL MONDO DI SCI 

 La squadra italiana di sci alpino, impegnata oggi nella prova di Coppa del Mondo di Sestriere, è scesa in pista a sostegno della ricerca contro il cancro. Tutte le azzurre, con in testa le campionesse mondiali Federica Brignone e Sofia Goggia, hanno autografato un Toh, l’iconica statuetta che si ispira ai toret, le storiche fontanelle torinesi, e che è diventata un “testimonial” della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro.

Lo speciale Toh, dedicato al Comune di Sestriere, sarà messo all’asta e il ricavato andrà a sostenere l’Istituto di Candiolo – IRCCS.

La cerimonia si è svolta nell’hotel di Sestriere che ospita la nazionale azzurra di sci, alla presenza, del sindaco di Sestriere, Giovanni Cesare Poncet, del presidente del Comitato Organizzatore della Coppa del  Mondo di sci di Sestriere, Gualtiero Brasso, dell’artista che ha ideato Toh, Nicola Russo, del responsabile  Fundraising e Comunicazione della Fondazione, Andrea Bettarelli, del presidente del Consorzio Turismo Sestriere e coordinatore generale del Comitato Organizzatore della Coppa del Mondo, Massimo Bonetti, del direttore marketing della Sestriere Spa, Andrea Rondina, e dal direttore di gara, Elena Gaja.

“Grazie a FISI, al Comune di Sestriere, a Vialattea e al Consorzio Turistico di Sestriere. Il mondo dello sport è da sempre vicino alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro e con questo speciale TOH verranno raccolti importanti fondi per sostenere le attività di cura e ricerca sul cancro dell’Istituto di Candiolo-IRCCS”, ha dichiarato Andrea Bettarelli.

Il Mulino: come la famiglia Brigatti ha trasformato un sogno in un’eccellenza

SCOPRI – TO    ALLA SCOPERTA DI TORINO

Stefano Brigatti, ristoratore piemontese nato e cresciuto a Torino, ci racconta la storia della sua ascesa e di quella della sua famiglia, in uno dei ristoranti più apprezzati del panorama torinese. Il Mulino, inizialmente preso in gestione dal padre, è stato poi portato avanti con determinazione da Stefano e dai suoi quattro fratelli. Oggi, dopo anni di impegno e sacrifici, il ristorante è diventato un punto di riferimento per gli amanti della buona cucina, riconosciuto tra i migliori locali dell’area torinese.

L’INTERVISTA A STEFANO BRIGATTI

D: Benvenuto su Il Torinese Stefano, come hai iniziato a lavorare al Mulino?

R: Il Mulino era già un ristorante avviato quando ho iniziato a lavorarci. Da piccolo appena iniziai lì la mia esperienza mi occupavo solo di lavare i piatti. Poi, crescendo, decisi di aprire una pizzeria con alcuni soci. Nel frattempo, mio padre Gianni prese in gestione il ristorante, Il Mulino, con l’aiuto di mia mamma Simona. Col passare del tempo, i miei fratelli iniziarono a dar loro una mano, fino a che tornai anch’io. Poco a poco, ci ritrovammo a gestire il Mulino tutti insieme, con l’intera famiglia: io, Riccardo, Chiara, ViolaSara e i nostri genitori.

D: C’è stato un momento della tua carriera particolarmente difficile?

Sì, c’è stato un periodo difficile quando sono tornato al Mulino dopo aver lasciato la pizzeria. Ho avuto qualche conflitto con un grande amico che lavorava nel ristorante. Purtroppo, a volte l’amicizia e il lavoro non sono facili da conciliare. Tuttavia, siamo riusciti a chiarirci, ci siamo separati professionalmente, ma l’amicizia è rimasta intatta e lui continua a essere una persona molto importante nella mia vita.

D: Come hai imparato questo mestiere?

Ho imparato osservando. Ho iniziato a lavorare in ogni locale come lavapiatti fin da bambino. A soli quattordici anni, andavo ad aiutare mio zio, che aveva un ristorante molto famoso in Francia. Mentre lavavo le stoviglie, osservavo con attenzione ogni fase della preparazione delle ricette, cercando di seguire ogni passo con cura. Il mio obiettivo era imparare a fondo, fino al giorno in cui avrei finalmente potuto mettere in pratica ciò che avevo visto. E così è stato.

D: Il ristorante Il Mulino è molto conosciuto soprattutto per gli agnolotti al sugo d’arrosto, ci racconti qual è il segreto?

Gli agnolotti sono preparati seguendo una ricetta tramandata da nostra nonna Lella. Ogni Natale ci preparava sempre gli agnolotti, e io e i miei fratelli ce ne siamo innamorati. Successivamente, nostro padre ha imparato la ricetta e ce l’ha insegnata. Non posso svelare tutti i segreti, ma posso dirti che utilizziamo diversi tipi di carne all’interno, il che rende il ripieno ancora più saporito. Inoltre, ogni agnolotto viene rigorosamente tirato a mano, uno per uno, senza l’uso della macchina per stendere la pasta. Quasi ogni mattina, insieme ai miei fratelli, ci riuniamo per preparare la pasta fresca in casa, perché vogliamo sempre offrire il meglio ai nostri clienti.

D: Anche i prodotti che comprate sono tutti di altissima qualità, so che avete un macellaio di fiducia dove prendete la carne di fassona per gli antipasti e i secondi e dove potete per la verdura i fornite dai piccoli agricoltori del territorio.

Sì, ci teniamo moltissimo a utilizzare prodotti a chilometro zero, scelti con attenzione per garantire la massima qualità. Vogliamo che anche i piatti più semplici siano unici, e la carne di fassona, che usiamo per la battuta al coltello, è un esempio perfetto. La condiamo con un filo d’olio e un po’ di sale, proprio per esaltarne la freschezza. Tra i nostri secondi piatti ci sono lo stracotto, il filetto, l’arrosto, accompagnati da contorni che variano a seconda della stagionalità. In primavera, per esempio, prepariamo piatti con asparagi freschi e funghi, utilizzandoli per risotti o pasta fatta in casa. Non mancano poi il Brandacujun, i peperoni con la Bagna Cauda, i flan, gli gnocchi al Castel Magno e tante altre specialità.

D: D’estate avete anche la paella, come mai in un ristorante piemontese troviamo un piatto tipico spagnolo?

Io e i miei fratelli amiamo viaggiare, esplorare nuove culture e fare esperienze diverse. Questo ci spinge ad assaporare prodotti nuovi e a portarli nel nostro ristorante. È il caso della paella, che proponiamo durante l’estate, ma anche di altri piatti che abbiamo scoperto in viaggio, come le zuppe di cocco e il platano fritto, che abbiamo introdotto dopo il ritorno di mia sorella dal Sud America. Inoltre, prepariamo anche la fregola sarda, sempre fatta interamente a mano da noi.

D: Oltre alla qualità del cibo, so che avete una grande attenzione anche per la selezione dei vini. È vero?

R: Assolutamente, è vero. Mio padre ha sempre dedicato molta cura nella ricerca dei migliori vini, girando di cantina in cantina nelle provincie del Piemonte. Non solo nelle Langhe, ma anche nel Monferrato, nel Canavese e in molte altre zone rinomate per la produzione vinicola. Ha sempre dato grande importanza anche al rapporto qualità-prezzo, selezionando vini che, pur rappresentando l’eccellenza del nostro territorio, siano accessibili e in grado di soddisfare ogni cliente. La nostra filosofia è quella di portare nel ristorante vini che raccontano il territorio e che possano esaltare ogni piatto, per offrire un’esperienza completa e soddisfacente.

D: Il vostro locale è molto particolare anche esteticamente, all’esterno non troviamo l’insegna e all’interno le pareti sono dipinte a mano da voi.

Sì, ci teniamo che i nostri ospiti si sentano come a casa. Per questo motivo abbiamo scelto di non mettere l’insegna, preferendo un’atmosfera più intima e accogliente. Le pareti le abbiamo dipinte noi, tutti insieme. Sara ha creato la base del dipinto e poi noi l’abbiamo colorato. Siamo una famiglia molto unita e questo spirito di collaborazione ci porta a fare tutto insieme, anche quando si tratta di aspetti creativi come questo.

D: Se il dovessi descrivere il tuo locale con una parola quale sarebbe?

R: Famiglia, ma non solo la nostra, quella dei genitori e dei fratelli. È una famiglia che si è allargata nel tempo, includendo tutte le persone che, con passione e dedizione, hanno lavorato con noi. Molti di loro sono diventati amici, sono entrati nei nostri cuori e sono ormai parte integrante di questa realtà. La nostra famiglia non è solo quella di sangue, ma è anche quella che si è creata con chi ha condiviso con noi sogni, fatiche e successi, proprio come i nostri clienti, che consideriamo parte di questo percorso

D: Il Mulino non è solo un ristorante, ma un riflesso dell’impegno e della passione di una famiglia unita. Stefano, insieme ai suoi fratelli, ha saputo portare avanti una tradizione che affonda le radici nel cuore della cucina piemontese, senza mai dimenticare l’importanza dell’innovazione e della qualità. Ogni piatto racconta una storia di cura, dedizione e amore per il territorio, con un tocco personale che fa sentire ogni ospite come a casa. Il Mulino è il luogo dove il gusto si fonde con l’autenticità, dove il calore di una famiglia e la bellezza della tradizione sono il vero ingrediente segreto del successo. Grazie Stefano per averci raccontato la vostra bellissima storia.

R: Grazie a voi, vi aspetto!

 

Noemi Gariano

Sportello di facilitazione digitale Chieri: 300 assistiti

Sono 300 gli utenti che nel corso del 2024 si sono rivolti per la prima volta allo Sportello di Facilitazione Digitale del Comune di Chieri nei due “punti” attivi presso il Palazzo comunale e la Biblioteca Civica, dove i cittadini possono essere assistiti gratuitamente da due “facilitatori digitali”.

Lo Sportello di Facilitazione Digitale è un progetto finanziato tramite i fondi del PNRR e finalizzato a ridurre il divario digitale: accrescere le competenze digitali diffuse per favorire l’uso autonomo, consapevole e responsabile delle nuove tecnologie; promuovere i diritti di cittadinanza digitale attiva da parte di tutti; incentivare l’uso dei servizi online dei privati e delle Amministrazioni Pubbliche, semplificando così il rapporto tra cittadini e Pubblica Amministrazione.

Il progetto, realizzato in collaborazione con la Fondazione WellFARE Impact, ha visto l’attivazione di sei Punti di Facilitazione Digitale: oltre i due sportelli fissi a Chieri, sono operativi due sportelli fissi a Carmagnola e uno a Santena, oltre a uno sportello itinerante che serve i Comuni del territorio (Andezeno, Arignano, Baldissero Torinese, Cambiano, Isolabella, Marentino, Mombello di Torino, Montaldo Torinese, Moriondo Torinese, Pavarolo, Pecetto Torinese, Pino Torinese, Poirino, Pralormo, Riva presso Chieri, Sciolze e Villastellone).

 

Al 31 dicembre 2024 presso i sei sportelli risultavano censiti 2.161 utenti unici totali (i soggetti che accedono per la prima volta): 300 quelli censiti ai due sportelli di Chieri (378 gli accessi totali/servizi erogati, ovvero gli accessi successivi).

 

  • Chieri Comune: 260 utenti univoci e 275 accessi totali/servizi erogati di cui

 

160 donne:

da 18 a 29 anni: 8

da 30 a 54 anni: 68
da 55 a 74 anni: 59
75 e oltre anni: 25

115 uomini:

da 18 a 29 anni: 4

da 30 a 54 anni: 38
da 55 a 74 anni: 46
75 e oltre anni: 27

 

 

  • Chieri Biblioteca: 94 utenti univoci e 103 accessi totali/servizi erogati di cui

 

55 donne:

da 18 a 29 anni: 2

da 30 a 54 anni: 19
da 55 a 74 anni: 23
75 e oltre anni: 11

48 uomini:

da 18 a 29 anni: 5

da 30 a 54 anni: 16
da 55 a 74 anni: 20
75 e oltre anni: 7

 

Allo sportello è possibile farsi assistere dagli operatori per accedere agli strumenti digitali che ormai sono diventati di uso quotidiano, dalle operazioni più semplici come scaricare le App sul dispositivo o scrivere una email a quelle più complesse, come la creazione dello Spid (il servizio più richiesto dagli utenti). Oppure l’utilizzo del Fascicolo Sanitario elettronico e dell’App IO, l’accesso ai servizi online del Comune e alla prenotazione degli appuntamenti presso gli uffici, l’utilizzo del Registro Elettronico e di Class Room, l’iscrizione online degli studenti al primo anno dei cicli di studio, fino all’attivazione del Parental Control.

 

Commenta l’assessore all’Innovazione e alle Tecnologie Flavio GAGLIARDI: «I dati confermano che lo Sportello risponde a un bisogno trasversale, interessando un pubblico molto ampio per età. È significativo, in particolare, il ricorso di cittadini fra i 30 e i 54 anni e fra i 55 e i 70 anni: questo dimostra che l’esigenza di un supporto digitale non riguarda soltanto chi si ritiene meno abituato alle tecnologie, ma coinvolge fasce anagrafiche diverse, anche per servizi più complessi come la creazione dello Spid o l’accesso al Fascicolo Sanitario Elettronico. Proprio per questo, uno dei nostri obiettivi è continuare a investire e potenziare un progetto che – come dimostrano i numeri – sta già ottenendo risultati significativi: 300 cittadini assistiti a Chieri non sono pochi, e indicano che stiamo andando nella giusta direzione nel ridurre il divario digitale e favorire la transizione verso i servizi online. Inoltre, lo Sportello può offrire assistenza anche per impostare il Parental Control sui dispositivi utilizzati dai più giovani, favorendo così un uso consapevole della tecnologia e garantendo il benessere digitale».

 

Aggiunge l’assessora alle Politiche sociali, Politiche giovanili e Associazioni Vittoria MOGLIA: «Il nostro obiettivo ora è di mettere a disposizione questo servizio, oltre che ai singoli cittadini, anche a gruppi e associazioni, organizzando incontri con i facilitatori digitali. Crediamo che i servizi offerti dai nostri Sportelli siano un significativo aiuto alla transizione digitale, e il coinvolgimento di gruppi ed associazioni potrebbe contribuire a fare da volano e raggiungere un maggior numero di persone».

 

Si può accedere allo Sportello di Facilitazione Digitale preferibilmente con appuntamento, da prenotare tramite il seguente link:

https://www.pa-online.it/SportelloVirtuale/TD0617/Chieri.html

o chiamando il numero 0171 168 0375.

Lo Sportello è attivo i seguenti giorni:

– martedì 9-12.30 presso il Palazzo Comunale

– mercoledì 14-17.30 presso il Palazzo Comunale

– sabato 9-12.30 presso la Biblioteca Civica

 

“Dentem pro dente”, pièce del Piccolo Teatro Comico 

Il quindicesimo appuntamento del Piccolo Teatro Comico è quello con Senza Meta Teatro nella pièce teatrale  intitolata “Dentem pro dente”, in scena venerdì 28 febbraio prossimo alle ore 21, in via Mombarcaro 99/B zona Santa Rita. Il pubblico sarà accolto in una atmosfera festosa, in cui a fare da guida sarà il protagonista del castello. Lo chaperon è però un dottore pazzo, probabilmente Mengele, collezionista di obbrobri umani, in parte sue creature, in parte insane di mente, in parte reietti. La festa sarà gioiosa e inquietante al tempo stesso, essendo il compleanno del dottore. Accadranno vari fatti che andranno a turbare l’apparente solarità della situazione. Poi inizierà il vero tour degli orrori, e si scoprirà che lo chaperon è un dentista cerusico, barbiere, figura ben presente e viva nel passato. Egli riassume in sé le tre professioni, come avveniva un tempo, ed è l’artefice di un diabolico intreccio sotto l’egida di horror filosofico e, quanto serve, anche splatter. Il fil rouge che lega le sue creature prigioniere e alleate nel compiere il male è, quindi, fisico e concreto. Si serve di reperti umani, denti, capelli, salasso e mutilazioni. Il pubblico incontrerà la spaventevole posseduta in sedia a rotelle , con relativa infermiera suora, l’aguzzina dei lager nazisti Irma La Morte, il tristissimo Uomo che Ride, l’inquietante Fatina dei denti. Tutti a loro modo cercheranno di stanare le paure che vivono nel nostro animo. Tutto lo spettacolo sarà attraversato dalla figura inquietante del servo, con Wklad, uno strano e misero essere dalla forma di un quarto di bue. Una figura che sembra marginale e che si rivelerà la chiave di volta di ogni orrore.

Il Piccolo Teatro Comico, costituito nel febbraio 2002, è la continuazione di un progetto artistico e di una poetica teatrale iniziata nel 1988 con lo stesso staff denominato “Canovaccio”. La rivalutazione del concetto teatro, partendo dalla commedia e dal classico, da proporre nella sua essenza primordiale, fino a performance di spettacolo eterogeneo, dalla danza al cabaret, al teatro multietnico di genere, creando uno spazio organico e vivo che possa raggiungere un pubblico vario che viva il mondo del teatro proponendo anch’esso idee e spettacoli per ogni fascia d’età, status e cultura.

Info: 339  3010381

Mara Martellotta

Scrivere a mano

GLI EFFETTI POSITIVI DI USARE CARTA E PENNA   E’ vero, scrivere al computer è comodo, veloce e pratico. Si digita con dinamicità, si corregge premendo un comando senza lasciare traccia dell’errore, si può salvare in diverse versioni, stampare e inviare con pochi click, tutto questo è innegabilmente efficiente e per certi versi insostituibile.

L’uso frequente della tecnologia e dei nuovi codici lessicali però, per quanto funzionanti ed efficaci, ha contribuito all’impoverimento della scrittura, della nostra bella lingua, della comunicazione in genere. Abbreviazioni, linguaggio contratto, emoticon che sostituiscono interi concetti, opinioni e pensieri, costituiscono un vero e proprio imbarbarimento del nostro vocabolario e dell’intera modalità espressiva.

Sarebbe opportuno quindi fare una riflessione sull’importanza che il recupero della scrittura con la penna, in corsivo soprattutto, potrebbe avere, senza con questo sottovalutare i vantaggi assicurati dai moderni strumenti di composizione.
La psicologia si è occupata in maniera approfondita del linguaggio e della scrittura ed è grazie a vari studi ed analisi che sono venuti alla luce i differenti benefici e facoltà della scrittura manuale. E’ provato infatti che usare la penna per la redazione di documenti, appunti o diari coinvolge diverse aree del cervello che coordinano la componente sensoriale e percettiva con il movimento grafico integrando così sensazioni e controllo delle azioni e del pensiero; al contrario queste aree cerebrali non vengono implicate nella digitazione attraverso la tastiera e il gesto, meramente automatico, risulta impersonale e standardizzato.
La memoria grazie alla scrittura manuale migliora indiscutibilmente, si esercita. Chi prende appunti utilizzando la penna, a causa dell’impossibilità di annotare tutto ciò che viene detto, sviluppa sensibilmente la capacità di elaborazione e di sintesi e stimola il potenziamento di quel processo atto alla raccolta di concetti e nozioni di rilievo, in sostanza quelli più importanti da ricordare. Anche l’apprendimento trae benefici grazie all’utilizzo di carta e penna, soprattutto quello dei bambini. Scrivere manualmente è infatti quella attività che permette di trasformare le idee ed il pensiero in segni concreti, di veicolare gli stati d’animo, di liberare la creatività ed entrare in contatto con le nostre emozioni. Secondo le neuroscienze, nel momento in cui l’idea astratta diviene parola scritta si attivano diverse aeree corticali del cervello che favoriscono i processi cognitivi mentre tutto ciò avviene in misura decisamente minore nella scrittura tecnologica. Inoltre i bambini che scrivono di più sanno leggere meglio.
Mettere le parole su carta, infine, ha un valore terapeutico. Scrivere di getto emozioni, stati d’animo, ansie, paure o ricordi permette di riviverli con il giusto distacco, di rielaborarli, di farli emergere per osservarli da una angolatura nuova, esterna e distolta. Mettere nero su bianco sentimenti e pensieri negativi è un modo per alleggerire pesanti zavorre interiori, riprendere fiato e ritrovare il buon umore. Compilare un diario permette di conoscersi a fondo, consente di accedere alla propria intimità e aprire un dialogo con se stessi senza censure e senza filtri, uno spazio privato dove affiora la propria realtà interiore.

Oltre ai numerosi benefici psicologici e cognitivi, utilizzare carta e penna per formulare le nostre comunicazioni ha un valore e un significato estetico, di stile e persino romantico. E’ vero che attraverso i nuovi strumenti di messaggistica possiamo scrivere senza sosta, esprimere il nostro stato e i nostri desideri senza limitazioni, ma nulla può sostituire la grazia, il garbo e lo spirito appassionato di un biglietto scritto a mano, in corsivo. Utilizzare la carta, scrivere e dedicare pensieri in calligrafia trasforma un gesto in una piccola opera, conferisce personalità e poesia ad una azione resa sin troppo uniforme e fredda da quella tastiera che ci segue ovunque.

Maria La Barbera

“Don Giovanni” e “Madri” in scena al Teatro Gobetti. Ultimi giorni

Al teatro Gobetti andranno in scena, dal 18 al 23 febbraio, il “Don Giovanni”, tratto da Molière, Da Ponte e Mozart, per l’adattamento e la regia di Arturo Cirillo, che ne è anche l’interprete principale. Nella sala Pasolini, sempre al teatro Gobetti, dal 18 al 23 febbraio andrà in scena “Madri”, di Diego Pleuteri, con Valentina Picello e Vito Vicino, regia di Alice Sinigaglia.

“La mia passione per il personaggio di Don Giovanni – spiega il regista Arturo Cirillo – e per il suo alter ego Sganarello (come Hamm e Cloy in “finale di partita”, o come Don Chisciotte e Sancho Panza) nasce soprattutto dalla frequentazione dell’opera di Mozart – Da Ponte. Sicuramente i miei genitori mi portarono a vederlo al San Carlo di Napoli, come vidi il film che ne trasse Joseph Losey nel 1979. L’incontro decisivo con questo personaggio avvenne nel periodo in cui frequentavo l’Accademia di Arte Drammatica di Roma. Uno storico insegnante di Storia della Musica ci fece lavorare sul Don Giovanni in una forma che potrei definire di “recitar cantando”, in cui ci chiese di interpretare il bellissimo libretto di Lorenzo Da Ponte, per poesia, musicalità e vivacità, ma anche perché è una delle opere più alte dal punto di vista linguistico della letteratura italiana. Oltre al libretto dapontiano, recitavamo rapportandoci con la musica di Mozart, con i suoi ritmi e le sue melodie. In quell’occasione questa irrefrenabile corsa verso la morte (l’opera si apre con l’assassinio del Commendatore e si conclude con lo sprofondare di Don Giovanni nei fuochi infernali) questa danza disperata ma vitalissima, sempre sull’orlo del precipizio, questa sfida al destino, mi è apparsa in tutta la sua bellezza e forza. Negli anni successivi si è imposto tra i miei autori prediletti Molière, quindi mi è parso naturale lavorare su una drammaturgia che riguardasse sia il testo di Molière sia il libretto di Da Ponte. Il discorso musicale mi coinvolge da sempre, quindi ho deciso di raccontare questo mito, che è Don Giovanni, usando forme e codici diversi, conservando di Molière la capacità di lavorare su una comicità paradossale e ossessiva che a volte sfiora il teatro dell’assurdo, e di Da Ponte sulla poesia e la leggerezza, a volte anche drammatica. Poi c’è la musica di Mozart, che di questa vicenda riesce a raccontare la grazia e la tragedia ineluttabile”.

Lo spettacolo “Madri” di Diego Pleuteri è il testo con cui il giovane drammaturgo, formatosi alla scuola per attori del Teatro Stabile di Torino, è stato selezionato per Eurodram 2022 e ha ottenuto la menzione al Premio InediTO 2020.

“Uno dei punti più interessanti del lavoro di Pleuteri su ‘Madri’ – spiega la regista Alice Sinigaglia – riguarda la riflessione sul pensiero, sulle sue modalità di entrare in circolo nelle vite delle persone e di descrivere la realtà. I due personaggi scritti da Diego hanno la testa bucata, i loro pensieri fuoriescono senza sosta in un fiume di ossessioni che senza sforzo diventano parola, una parola che di tango in tanto si attorciglia su se stessa, fino a sparire in un brusio di fondo, ma che altre volte, senza preavviso, diventa concreta e reale. I fatti che le parole descrivono sono tutti accaduti, e forse non è importante se siano accaduti davvero o solo immaginati. Il dialogare dei protagonisti è l’intreccio di due menti che diventano una sola, e si scambiano continuamente le parti di una vita interiore consumata. In questo eterno monologare, madre e figlio si finiscono le frasi, ma allo stesso tempo non riescono a finire quello frasi che sembrano importanti davvero. ‘Di intimo ci è rimasto solo ?’ Cercando la fine di una citazione, i due passeggiano a mezz’aria senza alcuna intenzione di scendere a terra. Sono insieme, ma profondamente soli. Di intimo cosa vi è rimasto…il pensiero? La solitudine ? La regia approfondisce queste domande lavorando sulla parola e sul suono, i più sfuggenti degli elementi scenici, come sfuggente è la tenera incertezza dei due personaggi. Polifonico o monolitico, sdoppiato, sovrapposto, si tratta di un complesso lavoro sulla sonorità che cerca di restituire tutti i livelli di stratificazione del pensiero”.

Gli spettacoli si svolgono al Teatro Gobetti di via Rossini 8, a Torino

Biglietteria presso il Teatro Carignano, piazza Carignano 6, a Torino

Telefono: 011 5169555

Mara Martellotta