ilTorinese

Attraverso Festival 2023. #parolenuove

Una settimana fra cuneese e alessandrino, con musica, poesia e spettacolo

Dal 31 luglio al 4 agosto

Cherasco (Cuneo)

In agenda per fine luglio e la prima settimana di agosto: Neri Marcoré,  Gioele Dix, il poeta Franco Arminio, la scrittrice Raffaella Romagnolo e il  cantautore Federico Sirianni.

Proseguono gli appuntamenti di “Attraverso Festival”, la rassegna giunta ormai alla sua VIII edizione e nata sotto le stelle dell’“UNESCO” che riunisce oltre 20 comuni di tre provincie piemontesi (Alessandria, Asti e Cuneo) e di quattro territori (Langhe, Monferrato, Roero e Appennino Piemontese). Fino al 9 settembre, si andrà per piazze, cortili, Forti possenti, Auditorium, giardini e naturaQuasi 40 gli appuntamenti tra concerti, spettacoli teatrali, incontri, dialoghi, “attraversamenti” di genere, di linguaggi, di artisti che con il loro lavoro ben rappresentano il tema “Le parole nuove”, sottotitolo di quest’ edizione del Festival “che intende approfondire – dicono gli organizzatori – l’esigenza ormai stringente di provare a costruire un nuovo alfabeto per la contemporaneità, una sorta di mappa di istruzioni per far fronte ai grandi cambiamenti del nuovo millennio e a quello spaesamento che ne è conseguito”. L’#parolenuove accompagnerà dunque tutto il Festival, che per i prossimi giorni ha in serbo appuntamenti (tutti alle ore 21) di notevole interesse e levatura.

Si parte con il funambolico Neri Marcoré (attore, comico, conduttore, cantante e doppiatore) che, lunedì 31 luglio, a Cherasco (Cuneo) porterà in scena in piazza Arco del Belvedere lo spettacolo, concerto acustico, “Duo di tutto – Canzoni belle e buone”. Con lui l’inseparabile amico e strepitoso polistrumentista Domenico Mariorenzi. Figura fra le più versatili dello spettacolo italiano grazie a un innato talento capace di districarsi tra i più svariati ambienti, Neri spazierà nel mondo dei cantautori italiani e stranieri, dal folk al pop: da Elvis Costello agli “Eagles”, da “Simon and Garfunkel” a Elvis Presley fino a Fabrizio De André, a Francesco De Gregori e ad Ivan Graziani, solo per citarne alcuni. In scaletta anche pezzi noti e meno noti che ci raccontano la formazione musicale di Neri Marcorè, legata a esperienze di vita personali o semplicemente al piacere di coinvolgere il pubblico nella condivisione di un patrimonio musicale comune.

“Ma per fortuna che c’era il Gaber: viaggi tra inediti e memorie del Signor G”, è invece il titolo dello spettacolo portato in scena, in una doppia replica, martedì 1° agosto a Cherasco (Cuneo), in piazza Arco del Belvedere, e giovedì 31 agosto a Casale Monferrato (Alessandria), nel cortile di Palazzo Langosco, dal visionario Gioele Dix. Da sempre filo-gaberiano, il milanese Gioele Dix (al secolo David Ottolenghi) renderà omaggio al talento inimitabile di Giorgio Gaber, in occasione del ventennale della scomparsa, nella doppia veste di attore e cantante, accompagnato da Silvano Belfiore (pianoforte) e Savino Cesario (chitarre). Lo spettacolo è costruito come un “insolito itinerario all’interno del teatro-canzone” di Gaber e Sandro Luporini (suo straordinario compagno di scrittura), in cui si intrecciano brani conosciuti del loro repertorio con musiche e testi variamente inediti: uno spettacolo assolutamente speciale nel quale convivono sorprese (un esilarante monologo inedito sulla “Rivoluzione d’Ottobre”) e rievocazioni personali (il primo incontro assolutamente casuale fra Gaber e Dix nella hall di un albergo di Mestre), brani d’annata (“Il Riccardo”“Barbera e champagne”) e bozze di canzoni tipicamente alla Gaber-Luporini su cui inventare una musica (“Appunti di democrazia”).

E sempre al genio di Giorgio Gaber – dopo i due incontri con il poeta, scrittore e regista Franco Arminio (mercoledì 2 agosto, sul Sagrato della Chiesa a Spigno Monferrato, Alessandria, con il suo “Sacro minore”) e con la scrittrice Raffaella Romagnolo ( giovedì 3 agosto, nell’“Area Verde” di Gamalero, Alessandria, con “Il cedro del Libano”) – è dedicato “20 anni senza Signor G” il recital proposto, giovedì 3 agosto nell’“Area di Boscopiano” a Borghetto Borbera (Alessandria), dal cantautore genovese (e di “scuola genovese”) Federico Sirianni, sul palco con i musicisti del “Teatro Canzone di Giorgio Gaber”, Gianni Martini (chitarra) e Claudio De Mattei (basso). “Con questo spettacolo – racconta Sirianni – cerco di ripercorrere alcuni pezzi di storia dello straordinario artista milanese scegliendo, tra le canzoni e i monologhi, quelli più significativi in ciò che veniva definito, in quegli anni belli e difficili, ‘il politico e il personale’. Un omaggio pieno di passione e rispetto per uno dei più straordinari uomini di spettacolo del Novecento italiano”.

Da segnalare anche l’appuntamento di venerdì 4 agosto, sul “Sagrato della Chiesa” di Santa Limbania a Rocca Grimalda (Alessandria), con “La leggenda di Santa Limbania”, racconti e musica dedicati alla Santa cipriota, protettrice dei mulattieri e degli emigranti, con testi di Valentina BosioViola Cortellini e Marc Rossi. Accompagnamento musicale di Walter Porro.

Per info e programma completowww.attraversofestival.it

  1. m.

Nelle foto: Neri Marcoré, Gioele Dix, Federico Sirianni

“Stanze da un altro secolo. Gruppo di artisti in un interno”. Ultimo giorno

In mostra, al “Palazzo Lomellini” di Carmagnola, “stanze” e “interni” raccontati attraverso cinque secoli di storia dell’arte

Fino al 30 luglio

Carmagnola (Torino)

La bellezza salverà il mondo. Con queste parole (citazione – mantra fin troppo abusata … ma pazienza!), messe in bocca dal “genio crudele” Dostoevsij al suo principe “idiota” Miskin, me ne uscivo nei giorni scorsi dalle Sale del quattrocentesco “Palazzo Lomellini” di Carmagnola – dal ’39 proprietà del Comune e sede della “Civica Galleria d’Arte Moderna” – dopo aver visitato l’enciclopedica Rassegna espositiva “Stanze da un altro secolo”, promossa dal Comune di Carmagnola, in collaborazione con l’Associazione “Amici di Palazzo Lomellini” e l’organizzazione e la curatela di Elio Rabbione, amico e critico d’arte, da alcuni anni organizzatore attento, competente e instancabile (mai come questa volta) di mostre ad alto tasso di gradevolezza. Come quella attualmente in corso, per l’appunto, nello storico Palazzo carmagnolese: una cavalcata attraverso cinque secoli di storia dell’arte, alla rincorsa di un soggetto neppure poi tanto praticato (Sei-Settecento a parte), come gli “interni”, le “stanze” di casa, botteghe d’arte, salotti borghesi o umili antri popolari o cucine con frutta ortaggi e pollame e selvaggina in bella vista o, ancora, squallide bettole con vogliosi “vecchiacci” intenti a corteggiare le giovani e generose bellezze di turno. Cinque secoli di storia, si diceva. Dal “Sei-Settecento” fino al “Contemporaneo”. Oltre 120 i pezzi espostiun’ottantina abbondante gli artisti rappresentati. Chapeau a Rabbione! Ma impossibile dar conto di tutti. D’obbligo, per la pagina seicentesca menzionare la grande tela (immagine – guida della mostra) “La bottega dell’arte” appartenente al “secolo d’oro” dell’arte fiamminga e firmata da Jacques de Claeuw: gli alunni impegnati a lavorare di buona lena, il maestro che corregge gli errori di un giovane discepolo, busti e fogli sparsi a terra, una statua di classica fattura e una colonna dorica sullo sfondo che apre al plumbeo paesaggio esterno, in primo piano un mappamondo a rappresentare il potere della Repubblica olandese dopo la “Guerra degli 80 anni”, che ne sancì l’indipendenza. E via fra cucine più o meno “importanti”, il rituale protetto dalle mura domestiche della “ricerca di pidocchi”, le tante oscure bettole con il ridanciano “brillo” che alza il calice a se’stesso o con il monaco (di Godgried Schalcken) che offre denaro alla ragazza abbondante “di petto”, fino al triplice susseguirsi degli ambienti raffinati e di minuta eleganza di Pieter de Hook e al “Gesù nella stanza del Fariseo” del nostro Michele Antonio Milocco. Passando all’Ottocento, che meraviglia (da starci davanti a tempo illimitato) quegli “Occhi severi” di Demetrio Cosola da San Sebastiano Po: gli occhi del padre (è proprio vero! Allora bastava uno sguardo), la mano pronta al ceffone della mamma e il sorriso bonario del nonno. Lui, il piccolo “furfantello”, cappellino in testa, occhi bassi, atteggiamento pentito da non lo faccio più. Olio godibilissimo. E poi nomi che non necessitano di presentazioni, dal “fiammingo piemontese” Giovanni Battista Quadrone, alla “Donna al focolare” del biellese Lorenzo Delleani, seguito dal più estroso e “moderno” Vittorio Cavalleri, via via fino alle stupende incisioni di Celestino Turletti e del francese Carl Albert Waltner. Una trentina di artisti ci regala il Novecento. Dagli ambienti intimi e famigliari di Nella Marchesini, allo studio d’artista (al lavoro) di Ottavio Mazzonis, fino all’inquietante “Sogno – Presagio” di Francesco Tabusso, alle incisioni di Mario CalandriVincenzo Gatti e Giacomo Soffiantino, accanto a quattro corpose sculture di Riccardo Cordero, alla magnifica donna immobile di “Tre palle un soldo” di Guido Bertello, fino a “L’odalisca” di Giulio Da Milano, alla nitida sincerità di Enrico Paulucci, all’esaltazione del colore di Gianni Sesia della Merla (di recente scomparso e a cui la mostra al “Lomellini” è dedicata) e all’onirica evanescenza dell’“Autoritratto in studio” di Francesco Menzio. Due su tutti i contemporanei. Pippo Leocata con la poetica ma ingegnosa site-specific “Stanza dei ricordi” (legni e acrilici), separé dai blu profili umani e dalle “iconiche” skyline di cupole e santuari, memorie di storie e paesaggi lontani nel tempo e nello spazio, ma ben vive e presenti per l’artista – architetto di origini siciliane, che in mostra presenta anche un “Omaggio a Mollino”, suo indimenticato maestro. E, per ultimo, l’“Inside. La vita è lì dentro” di Luisella Rolle. Finestre accese nel buio della sera. In attesa di spegnersi per dare spazio alla notte. Scrive Rabbione: “E’ la rarefazione dell’intera mostra, per offrire in chiave moderna un panorama nuovo, solitario e anonimo, il respingimento, il ritratto del tempo che stiamo vivendo”.

Gianni Milani

“Stanze da un altro secolo. Gruppo di artisti in un interno”

Palazzo Lomellini, piazza Sant’Agostino 17, Carmagnola (To); tel. 011/9724220 o www.palazzolomellini.com

Fino al 30 luglio

Orari: dal giov. al sab. 15,30/18,30; dom. 10,30/12,30 e 15,30/18,30

Nelle foto: Jacques de Claeuw: “La bottega dell’arte”, olio su tela; Demetrio Cosola: “Occhi severi”, olio su tela, 1884; Guido Bertello: “Tre palle un soldo”, acrilico su tela, 1980; Pippo Leocata: “La stanza dei ricordi”, legni e acrilici, 2023

Tre casi di donne investite sulle strisce pedonali a Torino

Questa settimana a Torino si sono verificati tre incidenti che hanno coinvolto altrettante donne investite sulle strisce pedonali. Un sinistro si è verificato tra Monginevro e via Issiglio, gli altri  due in via Stradella e corso Orbassano. Fortunatamente le malcapitate sono rimaste ferite solo lievemente.

Merlo: Piazza a Piersanti Mattarella, giornata storica per Pragelato e il pinerolese

 

“Una giornata che resterà nella storia di Pragelato e dell’intero pinerolese. La dedica di una piazza a Piersanti Mattarella per i suoi antichi legami, culturali e spirituali, con la Casa Alpina di Pragelato ha richiamato la presenza di centinaia e centinaia di cittadini provenienti da tutta la Provincia di Torino. Moltissimi i Sindaci presenti. Gli interventi di molte personalità – dai vertici militari degli Alpini ai Carabinieri, dal Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio al sindaco di Torino Stefano Lorusso, dal Vescovo di Pinerolo Derio Olivero a Pier Carlo Pazè – hanno richiamato l’attenzione sulla personalità di Piersanti Mattarella e il suo legame antico, culturale e spirituale, con Casa Alpina durante la sua militanza nell’Azione Cattolica di Palermo.

Di grande levatura, infine, l’intervento di don Luigi Ciotti che ha ripercorso il magistero pubblico di Piersanti Mattarella e, soprattutto, la sua tenacia nel perseguire i valori democratici e costituzionali sino alla fine della sua vita, barbaramente interrotta dal terrorismo mafioso. Oltre a tenere alta la guardia, ha sottolineato con forza coerenza e determinazione don Luigi Ciotti, contro tutte le forme attuali della malavita organizzata. A cominciare dalle mafie.

Infine, una giornata destinata a restare nella storia di Pragelato. Per il ricordo di Piersanti Mattarella, per il ruolo che storicamente ha svolto Casa Alpina per molti giovani cattolici italiani e per il magistero svolto negli anni da un grande sacerdote ed educatore, don Giovanni Barra”.

Giorgio Merlo, Sindaco Pragelato

Export, il caso Germania. Esportazioni dal Piemonte in crescita del 25%

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Piemonte 4° per grado di esposizione export in Germania (7,5% del PIL)

Piemonte 4° per valore assoluto export in Germania (8.578 milioni ultimi quattro trimestri)

 

Nel primo trimestre 2023 si conclama la recessione tecnica in Eurozona, su cui agisce la pesante flessione dell’economia della Germania il cui PIL, nel primo trimestre del 2023, segna il secondo arretramento consecutivo, pari al -0,3% dopo il -0,5% del quarto trimestre 2022.

Un campanello d’allarme per il manifatturiero del Piemonte il cui grado di esposizione sul mercato tedesco si posiziona al quarto posto a livello nazionale.

L’Ufficio Studi di Confartigianato, analizzando i dati ISTAT, ha registrato un aumento del 25,1% dell’export delle imprese del Piemonte verso la Germania, osservando i flussi del primo trimestre 2022 con il pari periodo del 2023.

 

Negli ultimi 12 mesi, a marzo 2023, la nostra regione ha piazzato in Germania 8.578 milioni di euro di controvalore.

L’analisi provinciale dice anche come a Torino siano stati spediti verso la Germania 4.207 milioni di euro di beni con un + 46,7%% (1 trimestre 2022 sullo stesso periodo del 2023); da Cuneo siano partiti 1.350 milioni di euro di prodotti con un + 27,5%; Novara abbia esportato per 983 milioni di euro con un calo dell’10,2%; da Alessandriasiano partiti 879 milioni di euro di prodotti, registrando un +7,5%%; da Vercelli sono partiti  404 milioni di euro di controvalore con un trend positivo di +15,7%, da Asti siano partiti 363 milioni di prodotti registrando +14,8% , da Biella 221 (+9,6%) infine dal Verbano siano partiti 170 milioni di prodotti (+3,5%).

“Il rapporto commerciale tra la Germania e Italia, e quindi anche con la nostra regione, è da sempre molto attivo – commenta Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte per la qualità dei prodotti Made in Italy venduti a Berlino. Dall’agroalimentare alla moda, dai prodotti petroliferi ai macchinari e impianti solo per fare qualche esempio, per il Piemonte lo scambio commerciale tedesco vale molti milioni di euro. Abbiamo il timore che questa cifra, fra qualche mese, potrebbe registrare una flessione”.

“Per questo osserviamo con estrema attenzione l’andamento sia dell’economia tedesca, sia quella dell’Unione Europea – conclude Felici – La situazione della Germania ha anche altri risvolti che vanno monitorati. Non è infatti normale che il nostro Paese cresca, in base alle ultime stime UE, sette volte di più. Questo è il dato che preoccupa per due motivi. Il primo è la storica avversione della Germania all’inflazione che sta orientando la politica fiscale tedesca verso l’austerity che impatterà di certo anche sul nostro export nella seconda parte dell’anno. Il secondo è il perdurare di una condizione che porterà l’UE a prendere provvedimenti come l’innalzamento dei tassi e altre “regole” che rischiano di penalizzarci molto più dei nostri concorrenti europei. Comunque la si metta ulteriore ricchezza passerà dalle mani di famiglie ed imprese agli speculatori internazionali, aggregandosi nelle mani di pochissimi soggetti a discapito dei molti. Tali scelte scellerate non fanno altro che impoverire ulteriormente il mondo produttivo. Già l’aumento di 275 punti base dei tassi di interesse in un anno, aumentando il costo del credito, sta riducendo la propensione ad investire e dilata la spesa pubblica per interessi, che nel 2023 risulta pari al 4,0% del PIL, la più alta in Europa.”

Dov’è finito papà? Una serata con Assemblea Teatro in memoria di Willy Jervis

Sabato 5 agosto, alle ore 21, la piazza Jervis di Villar Pellice (TO) in occasione della serata in memoria di Willy Jervis, ingegnere olivettiano e antifascista, alpinista e partigiano di Giustizia e Libertà, fucilato dai nazisti nella notte tra il 4 e il 5 agosto 1944, ospiterà la pièce di Assemblea Teatro dal titolo Dov’è finito papa?. Uno spettacolo per chi resta. La rappresentazione nasce da un percorso civile di Renzo Sicco con Arturo Gerace, Elena Cavallo e Tiziana Catalano. La regia è dello stesso Sicco con musiche di Ryuichi Sakamoto e Peter Gabriel. L’evento è promosso anche dalla municipalità di Villar Pellice. “Sebbene, in queste ultime ore, con la conclusione della vicenda di oppressione, ingiusta accusa e carcerazione in Egitto, la vicenda di Patrick Zaki si sia felicemente conclusa, con gioia di tutti noi – dicono ad Assemblea Teatro – sono ancora troppi, nel mondo, i giovani come Patrick, che hanno sofferto, e come Giulio Regeni, Mahsa Amini, Mohsen Shekari che, per la libertà e la democrazia, hanno perduto la loro vita. A tutti loro ed ai troppi giovani scomparsi in Egitto, Iran, e nei conflitti di Siria, Ucraina, Africa, alle loro madri, ai padri e ai parenti tutti, è offerta la nostra memoria e il nostro impegno”. È così che è stato creato Dov’è finito papà?, un vero “spettacolo per chi resta”, la storia del piccolo Giulio (un nome non a caso..) al centro del racconto. È un bambino normale con una vita normale di una famiglia benestante, ma basta un istante perché la sua vita e quella della sua famiglia precipitino nel caos. Mentre sta giocando in camera nella sua casa, una pattuglia sequestra il padre che scomparirà nel nulla per sempre. Oltre al terrore si innestano diverse altre dinamiche che sfaldano decisamente l’intera famiglia. Il dolore, la confusione, lo sgomento, a volte uniscono, il più delle volte dividono le comunità. La paura è costruita apposta, per recidere tutti i legami sociali e così anche i vincoli affettuosi più forti cedono di fronte alla necessità di ognuno di trovare la propria soluzione al dramma. Resta la domanda “dov’è finito papà?” perché, anche dopo, quando è ormai certa la sua morte, scomparso il corpo, non esiste lutto, non esiste una elaborazione della giustizia. Non bisogna andare troppo lontano per trovare Paesi dove la perdita di ogni diritto umano e il potere di sopraffazione sui corpi provocano uragani di questo tipo. La storia simbolica di giovani eroi laici, in una sera in cui si fa memoria di un altro eroe del passato democratico e repubblicano italiano: William Jervis, più noto come Guglielmo o come Willy. I legami della famiglia Jervis con la Val Pellice sono stretti. Il nonno di Willy, un importante geologo britannico che come lui si chiamava William Paget Jervis, aveva sposato una donna valdese di Torre Pellice, Susanna Laura Monastier. Anche Thomas Jervis, il padre di Willy, pur vivendo abitualmente a Milano, era frequentemente in visita alle valli valdesi”. Guglielmo Jervis studiò a Torino, Firenze e al Politecnico di Milano dove si laureò in ingegneria nel 1925. Attivo nel movimento giovanile valdese, Jervis collaborò alla redazione della rivista Gioventù Cristiana e nel 1932 sposò una ragazza fiorentina conosciuta a Torre Pellice, anch’essa valdese, Lucilla Rochat. Nel 1934 il giovane ingegnere passò alle dipendenze della Olivetti. Dopo un breve incarico come direttore della filiale di Bologna, Adriano Olivetti lo chiamò nella sede di Ivrea, affidandogli il compito di pianificare e coordinare la formazione professionale degli operai meccanici della prestigiosa fabbrica di macchine per scrivere. Intelligente, schivo, riservato e, al tempo stesso, estremamente concreto e dinamico, l’ingegner Jervis nutriva una grande passione per l’alpinismo. Amava le montagne, le ascensioni in roccia e fece parte del Club Alpino Accademico Italiano, la sezione d’eccellenza del sodalizio, il fiore all’occhiello del CAI, formato da alpinisti che si erano distinti per le loro imprese sportive. Deciso oppositore del fascismo dopo l’armistizio dell’8 settembre fu tra i primi a organizzare la resistenza armata nella zona di Ivrea. Mettendo a frutto la sua abilità alpinistica e la conoscenza delle lingue, accompagnò più volte gruppi di profughi ebrei e di sbandati in Svizzera, dove entrò in contatto con esponenti dell’esercito e dei servizi segreti militari inglesi dell’OSS che gli affidarono importanti missioni di collegamento con i partigiani italiani. Ricercato da fascisti e nazisti, Jervis raggiunse Torre Pellice e le valli valdesi dove proseguì l’attività partigiana assumendo il nome di battaglia di “Willy” diventando Commissario politico delle formazioni piemontesi di “Giustizia e Libertà”. Dopo essere stato catturato e torturato venne portato a Villar Pellice e fucilato sulla piazza che oggi, in memoria del suo sacrificio, ne porta il nome. Il corpo di Willy Jervis, a spregio e monito, fu poi impiccato a un albero. Il giorno dopo, sul luogo dell’esecuzione, fu ritrovata la Bibbia tascabile che portava sempre con sé sulla quale aveva inciso con uno spillo l’ultimo suo pensiero: “Non piangetemi, non chiamatemi povero. Muoio per aver servito un’idea”. Dopo la sua morte, considerando il suo ingegnere un “caduto sul lavoro”, Adriano Olivetti si offrì di mantenere la famiglia di Jervis, chiedendo alla vedova “l’onore di provvedere” a lei e ai figli. Nel 1950 Jervis venne decorato alla memoria con la medaglia d’oro al valor militare. Ecco dunque il valore della scelta di Assemblea Teatro di onorare la memoria di Willy e di tutti i giovani che, nel mondo, cercano di diradare le cupezze (guerre, carestie, crisi climatiche, economiche e democratiche) che il futuro, per ora, sembra continuare a riservarci.

Marco Travaglini

Ianno’: “Parcheggio Stura terra di nessuno”

INTERPELLANZA DI TORINO LIBERO PENSIERO

Le segnalazioni dello stato di degrado in cui versa la stazione ferroviaria Torino Stura è arcinota, tra vandalismo, sporcizia e insicurezza.

Il parcheggio Stura non custodito gestito da GTT vive un’analoga situazione e da tempo quotidianamente, si ripetono atti vandalici ai danni delle vetture parcheggiate all’interno della struttura, che pagano regolarmente il ticket.

L’ultimo episodio segnalato risale a lunedì 24 luglio, dove al ritorno da una giornata di lavoro, molti automobilisti hanno trovato i vetri delle loro autovetture distrutti per rubare cose di poco valore e qualche moneta, mentre la settimana scorsa hanno addirittura divelto le portiere di alcune vetture.

“Una situazione grave che si manifesta in qualsiasi ora – sottolinea Pino Iannò di Torino Libero Pensiero – e la cosa ancora più spiacevole è che questi personaggi girano indisturbati nel parcheggio. Le 39 telecamere posizionate funzionano? Qualcuno monitora le immagini e l’Amministrazione comunale e GTT intendono prendere seri provvedimenti?”

Oltre ai furti, sono presenti una decina di auto abbandonate con i vetri rotti e viene da pensare che siano diventate la casa degli sbandati. Cosa si aspetta a rimuoverle?

Un parcheggio sicuramente poco sicuro e occorre dare una risposta concreta, visto che la sosta non è gratuita e prima che qualcuno subisca un’aggressione

Sapori e Musica, un successo a Fenestrelle grazie ai volontari

Si è conclusa la 2^ edizione di SAPORI E MUSICA al Campo Sportivo di Fenestrelle.
Un ringraziamento speciale va a tutte le Associazioni locali (Gruppo Alpini, Associazione Culturale e ricreativa La Bènno Pleno, Vigili del Fuoco di Fenestrelle, Bal da Sabre) che con il contributo di tanti preziosissimi volontari sempre presenti e dei ragazzi dell’Oratorio Mamma Margherita hanno reso possibile questa grande festa.

Ambrogio (Fdi): “Raid contro i suv fanatismo classista”

 ECOATTIVISTI SONO I TAFAZZI DEI NOSTRI TEMPI, PRIMI NEMICI DELL’AMIBIENTALISMO.
“Il raid contro i suv è inutile fanatismo classista, con l’ambientalismo non c’entra nulla: sono stati colpiti i suv in quanto tali, in modo indiscriminato e antiscientifico. Un attivismo violento e miope che, purtroppo, rischia di causare danni enormi nell’attuale processo di riconversione in ottica di sviluppo sostenibile”. Ad affermarlo Paola Ambrogio, Senatore di Fratelli d’Italia.
“Stiamo parlando di un’azione che ha riguardato auto recentissime, rigorosamente appartenenti alle classi emissive più alte e, quindi, meno inquinanti, per di più spesso con motorizzazioni da city-car. Per intenderci, suv con lo stesso motore della Panda. Non proprio eco-mostri…
Peraltro, veicolando un messaggio clamorosamente sbagliato, si rischia di rendere vani gli sforzi in ottica di ammodernamento del parco circolante: se ho un’auto ‘euro zero’ e non sono oggetto delle attenzioni degli attivisti, perché mai dovrei acquistare un ‘euro 6d temp’, di ultima generazione, e trovarmi gli pneumatici a terra? Un danno enorme, considerando che il parco auto italiano, uno dei più vecchi d’Europa, ha un’età media vicina ai 13 anni e che un’auto su cinque è ‘euro 2’ o inferiore”.
“Gli ecoattivisti sono i Tafazzi dei nostri tempi: rendendo l’ambientalismo dannoso, odioso e anacronistico non fanno altro che complicare la strada verso lo sviluppo sostenibile, un percorso trasversalmente visto come necessario e improcrastinabile”.