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Stamane ero in coda in un poliambulatorio in attesa del mio turno e mi sono soffermato ad osservare il comportamento delle altre persone presenti.
A parte che, avendo l’occhio allenato, posso dire con la massima precisione quale comportamento assumerà ognuno dei presenti, contrariamente a quanto qualcuno potrebbe pensare non sempre sono le persone più agiate, di un ceto più elevato a comportarsi nel modo migliore.
Sia tra alcune persone sedute in attesa del proprio turno, sia tra alcune di quelle allo sportello dell’accettazione, serpeggiava il malumore per motivi che sfuggono all’umana comprensione.
Va precisato che, essendo un periodo di festività, il numero di pazienti era notevolmente ridotto rispetto ad altri periodi dell’anno: qualcuno può permettersi una vacanza lunga, qualcuno capisce che fare gli esami del sangue se divori capponi ripieni e svuoti damigiane di vino non ha molto senso, fatto sta che stamane i tempi di attesa erano, al massimo di 2-3 minuti.
Ciò nonostante, il cafone di turno c’è sempre, che arriva allo sportello trattando l’impiegata come fosse una schiava, o che pretende di avere ragione anche se è il medico ad aver sbagliato omettendo un esame nell’impegnativa.
Il colpo di genio l’ha manifestato una signora, distinta, età approssimativa 50 anni, che stava raccontando ad una vicina come tempo addietro il medico avesse sbagliato una prescrizione e questi cattivoni del poliambulatorio l’avevano fatta tornare dal medico anziché aggiungere loro l’esame mancante.
Ora, a parte che è un reato modificare una ricetta, come può pensare la distinta signora che un poliambulatorio possa decidere quali esami occorrano ad un paziente?
Tempo addietro in alcuni Pronto Soccorso in varie parti del Paese si sono manifestati episodi di violenza a carico di infermieri, impiegati e medici da parte di persone che non possedendo un cervello ragionano con le mani e talvolta con armi anche improprie; probabilmente è servito affiggere negli ospedali un cartello che ricorda che il personale delle strutture mediche è “pubblico ufficiale” e che ogni aggressione, verbale o fisica, nei suo confronti è prevista come reato: “Chiunque usa violenza o minaccia a un pubblico ufficiale o ad un incaricato di un pubblico servizio[..] è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni>”per vedere ridotti di numero gli episodi.
Non serve molto scriverlo in un articolo perché gli ignoranti non leggono ma… non si sa mai.
La vera causa di tutto ciò è comunque l’ignoranza di cui è pervasa la maggior parte delle persone che non conoscono il funzionamento della macchina pubblica, che non sanno parlare in modo costruttivo col proprio medico e, peggio ancora, non capiscono ciò che il medico dice loro.
Se dici all’impiegata “Devo fare il Cardioencefalogramma”, a parte chiedere una prestazione inesistente, probabilmente dovrai mostrare l’impegnativa o la prenotazione; se ti rifiuti di mostrarla perché non vuoi che l’impiegata violi la tua privacy sei un cretino a prescindere perché come possono svolgere la prestazione che chiedi? A parte che, per educazione, dovresti chiedere, “per favore, dove devo andare per effettuare questo esame?” mostrando l’impegnativa.
Poi, capisco che la mascherina dia fastidio, ma se l’hai tenuta fuori, dove non è obbligatoria, fino all’ingresso in struttura, perché la togli quando entri e, ancor peggio, quando un’addetta della struttura ti invita a indossarla, fingi di accettare per poi sfilartela nuovamente?
Come ho scritto in un articolo su queste colonne il 19 maggio u.s., lo stress è sicuramente presente in molti di noi, per le ragioni più varie. Qualcuno lo gestisce meglio, qualcuno non lo sopporta affatto, qualcuno ha imparato a conviverci attutendone gli effetti più deteriori.
Qualcuno, addirittura, ha trasformato uno stress dannoso, o distress, in qualcosa di positivo, di utile, o eustress, così da trarne beneficio.
Un mio collega di oltre 30 anni fa, costretto a fare code di 1 ora in auto per recarsi al lavoro, aveva cominciato ad utilizzare quel tempo per apprendere una lingua straniera, ascoltando le cassette così da non accorgersi del tempo trascorso inutilmente ottenendo, in cambio, un vantaggio.
Questo periodo, gli ultimi 3 anni in particolare, hanno sottoposto tutti noi ad uno stress non indifferente, tra mutamento di abitudini, aumento dei prezzi, rischi sanitari, politiche finto buoniste e finto ambientaliste che ti impediscono di usare un’auto nuova per fartene acquistare una che inquina uguale ma nuova (vedi zona B di Milano).
Ciò non toglie, tuttavia, che vivendo in una società civile dobbiamo imparare a rispettare chi ci circonda, a partire da chi sta lavorando per noi (cassiera, addetta alle vendite, impiegata all’accettazione, impiegata comunale) proseguendo con chiunque incroci il nostro cammino.
Molti sono convinti di essere il Marchese del Grillo, che apostrofava il popolo dicendo “Io sono io e voi non siete un c…”ma era un film, erano altri tempi e lui, anche nella vita reale, avrebbe forse potuto permetterselo essendo Sordi; perciò il mancato diritto di precedenza, non rispettare il senso di entrata/uscita da un negozio, o la spinta non volontaria per strada vengono vissuti da alcuni ignoranti come una questione di lesa maestà.
Quando succede a me, ricordo al Marchese di turno che sottoterra avrà ancora meno spazio.
Riassumendo: stress, vicende personali, fretta, dispiaceri non giustificano mai il comportamento maleducato; l’educazione viene prima di ogni altra rivalsa, anche per pretendere i propri diritti, purché siano tali, se non riconosciuti.
Soprattutto riflettiamo prima di parlare, inserendo il cervello prima di far agire il corpo: siamo proprio sicuri di aver ragione?
Sergio Motta
Venerdì 13 gennaio alle ore 21, l’Accademia di Medicina di Torino terrà una riunione scientifica, sia in presenza, sia in modalità webinar, dal titolo “Le vescicole extracellulari da cellule staminali nella rigenerazione del danno renale”. L’incontro verrà introdotto da Giuseppe Segoloni, professore di Nefrologia, Università di Torino. Il relatore sarà Giovanni Camussi, Professore Emerito nel Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Torino. Entrambi sono soci dell’Accademia di Medicina.
Il potenziale rigenerativo delle cellule staminali dipende dal rilascio di mediatori che agiscono in modo paracrino. Le vescicole extracellulari liberate dalle cellule staminali possono trasferire a cellule danneggiate delle informazioni molecolari che sono in grado di coordinare la riparazione endogena del tessuto. Questo meccanismo fisiologico di comunicazione tra cellule può essere sfruttato a livello terapeutico prospettando una potenzialità di terapia staminale senza cellule. In questa presentazione si discutono gli studi preclinici che mostrano il potenziale rigenerativo e anti-fibrotico delle vescicole extracellulari in modelli sperimentali di danno renale acuto e cronico.
Giuseppe Piccoli, professore di Nefrologia, Università di Torino e Piero Stratta, Professore di Nefrologia, Università Piemonte Orientale, Novara, ricorderanno, il 100° anniversario della nascita del prof. Antonio Vercellone.
Si potrà seguire l’incontro sia accedendo all’Aula Magna dell’Accademia di Medicina di Torino (via Po 18, Torino), sia collegandosi da remoto al sito www.accademiadimedicina.unito.it.
Palavillage, centro padel indoor tra i più grandi e innovativi d’Italia festeggia il suo primo anno di attività caratterizzato da un grande successo confermato anche dai numeri.
Il 2022 si chiude in positivo con quasi il 40% in più rispetto a quanto pianificato, 19 dipendenti, 6.101 ore di apertura, 435 tesserati, quasi 400 accessi giornalieri, 22.827 slot prenotati sui campi da padel e 4.320 slot sul campo singolo. 8000 mq che diventeranno 10.000 grazie alla costruzione di altri 6/7 campi da padel e all’ampliamento dello spazio esterno previsto nel prossimo futuro.
Ed è proprio attorno al padel che si è sviluppato il successo di Palavillage che in un anno è diventato un centro attrattivo per gli appassionati di tutta Italia e un modello a cui ispirarsi per gli addetti ai lavori.
Fiore all’occhiello della struttura sono senza dubbio i 10 campi da padel di ultima generazione, con telecamera integrata e vetri stratificati infrangibili per garantire i più alti standard di sicurezza in Italia, che ospitano la punta di diamante di Palavillage: la sua scuola padel.
A distanza di appena un anno dal debutto, sono già 875 le palline consumate, 173 gli iscritti under 18 e quasi 300 gli adulti, seguiti da un team di istruttori d’eccellenza coordinato dal Direttore sportivo Simone Licciardi, campione regionale di padel e numero 13 in Italia.
Nei primi 12 mesi di attività Palavillage ha iniziato a farsi notare anche all’interno dei grandi circuiti internazionali, ospitando lo scorso ottobre la quinta tappa del circuito SLAM by Mini, registrando quasi 800 ingressi in una sola giornata e diventando una delle strutture di riferimento in Italia.
Grazie alla partnership tecnica con la FIT e con l’Accademia madrilena M3 (che allena i principali giocatori del World Padel Tour) Palavillage ha anche accolto campioni mondiali del calibro di Jorge Martinez e David Garcia Campos.
Ma Palavillage non è solo padel: è un polo attrattivo diventato una vera e propria risorsa per il territorio. La struttura conta infatti 540 mq adibiti a coworking che oggi ospitano 8 aziende residenti e che sono richiestissimi tutto l’anno, una sala meeting che ha già accolto 47 eventi aziendali e non, integrandoli con attività formative, sport e ristorazione e 230 mq di area Education e per le feste dedicata ai bambini e gestita in collaborazione con Bricks 4 Kidz®, leader mondiale nell’insegnamento delle materie scientifiche con i Lego®.
Un format, quello di Palavillage, che in appena un anno di attività ha portato con successo l’esperienza del villaggio vacanze in città e che oggi punta a replicare anche a Torino e in altre città italiane.
Un luogo di aggregazione per tutti, sportivi, famiglie, amici, adulti e bambini, nel quale convivono 4 realtà fortemente interconnesse fra loro: sport, con 10 campi da padel di ultima generazione, 3 da beach volley gestiti in collaborazione con BVT- Beach Volley Training e una palestra fitness; free time, uno studio di osteopatia e massofisioterapia, un centro benessere ed estetico e uno store per fare shopping; work, un’area meeting e una dedicata al coworking; family club, con spazi per attività ludiche e didattiche per bambini e ragazzi e area ristorazione per tutta la famiglia.
Palavillage è una risorsa per il territorio, capace di aggregare e al tempo stesso di offrire esperienze, opportunità e servizi, rafforzando le comunità locali.
Molte le iniziative che Palavillage ha realizzato in collaborazione con il Comune di Grugliasco e le parrocchie della città per garantire spazi attrezzati e polivalenti ai cittadini: accoglienza dei bambini profughi e raccolta fondi in favore dell’Ucraina, camp estivi e invernali nei giorni di chiusura scolastica, servizi di studio assistito e doposcuola per i ragazzi della città, diverse convenzioni con le aziende limitrofe per ospitare eventi o usufruire dei servizi a prezzi calmierati.
“Siamo orgogliosi dei risultati raggiunti nel nostro primo anno di attività – dichiarano Marco Malara e Riccardo Zecchini, proprietari e fondatori di Palavillage. Abbiamo raggiunto e superato gli obiettivi che ci eravamo prefissati ma il numero per noi più importante è quello degli oltre 135.000 sorrisi che in un anno abbiamo portato sui volti dei nostri clienti e di tutti coloro che ci hanno scelto per una partita di padel, un aperitivo in compagnia, un periodo di lavoro…”.
PALAVILLAGE
Viale Lucio Battisti 10, 10095 Grugliasco (TO)
Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
Christoph Ransmayr “Il maestro della cascata” -Feltrinelli- euro 16,00
Lo scrittore austriaco 68enne ancora una volta sovverte spazio e tempo, ambienta la storia nella geografia visionaria di un futuro apocalittico (neanche poi così lontano), in cui la crisi climatica ha reso strategiche e vitali le risorse idriche (sempre più prossime a essere prosciugate). Molte terre sono state cancellate dall’innalzamento dei mari e l’Europa si è frantumata in una miriade di microstati retti da leader fanatici che si fanno costantemente guerra.
A controllare le risorse per la vita sulla terra è un anonimo cartello (una multinazionale alla quale l’autore affibbia un connotato di stampo mafioso) e solo chi è affiliato gode di libertà e privilegi.
Come l’ingegnere idraulico che è voce narrante, e fa parte dell’élite che può viaggiare perché si occupa della costruzione strategica delle dighe. E’ il figlio del “maestro della cascata”, ovvero il guardiano e colui che amministra le chiuse del Fiume Bianco; sospettato di aver deliberatamente causato il capovolgimento di una barca e la morte delle 5 persone che erano a bordo, scomparse nel mortale gorgoglio a strapiombo della Grande Cascata alta più di 40 metri.
Il romanzo ruota intorno all’indagine del figlio- narratore che cerca di capire la verità su quel padre che a sua volta si è poi gettato nella cascata «…volato incontro al salto nell’abisso….immobile» e il cui corpo non è stato mai più ritrovato.
La morte dei 5 innocenti è stata una disgrazia o un omicidio? E quella del padre un suicidio? La ricerca della verità si snoda lungo una molteplicità di corsi di acqua – fiumi, laghi, oceano e mare- tra Europa, Sudamerica e Cambogia.
Sarà anche occasione di riflessioni su temi spinosi.
Tra quelli più impegnativi: l’anima dell’uomo combattuta tra bene e male, lo stravolgimento degli ambienti naturali, il peso delle colpe paterne che ricade sui figli.
Ma anche gli autoritarismi e i nazionalismi che limitano orizzonti e libertà di azione; per esempio la madre del protagonista era stata obbligata a rimpatriare nell’arida isola in cui era nata. E in una società così chiusa, in cui si vuole stare solo tra la propria gente, senza accettare le persone che vengono da fuori, allora accade anche che si resti solo tra fratelli e sorelle. Come il protagonista e l’amatissima sorella Mira che ha le ossa di vetro e con la quale il rapporto sconfina dal fraterno all’amoroso.
Maria Grazia Calandrone “Dove non mi hai portata” –Einuadi– euro 19,50
Quando aveva 8 mesi, nel 1956, l’autrice di questo libro fu abbandonata dai genitori che la lasciarono a Villa Borghese e poi, stanchi di vita braccata e grama, si buttarono nel Tevere.
Maria Grazia Calandrone, poetessa, scrittrice, giornalista, autrice e conduttrice radiofonica, oggi ha raccontato questa sua storia cosìunica in un romanzo-inchiesta straordinario, in cui con lucidità ripercorre le ragioni che potrebbero aver spinto i suoi genitori biologici a gesti così dolorosi ed estremi.
All’epoca la vicenda balzò sulle prime pagine dei giornali e se ne scrissero di tutti i colori; oggi l’autrice vuole fare chiarezza e ricostruisce la vita della donna che l’ha messa al mondo, Lucia Galante, e del padre Giuseppe.
Lucia era nata a Palata, in Molise, nel 1936, epoca in cui le donne avevano ancora poca voce in capitolo in merito al loro destino. I genitori l’avevano obbligata a sposare – contro la sua volontà- Luigi Greco, uomo violento che non consumerà mai il matrimonio ma in compenso farà a brandelli corpo, anima e futuro della moglie.
Stanca di subire percosse e vessazioni, Lucia scappa con il suo grande amore Giuseppe. Gesto inaudito per quei tempi – gli anni 60 in cui non esisteva il divorzio- che la condannerà ad un ostracismo senza possibilità di appello.
L’adultera Lucia e il suo amante, che a sua volta ha lasciato la famiglia, si trasferiscono prima a Milano e poi a Roma; ma le cose andranno sempre peggio perché lui non è più giovanissimo e trovare lavoro è impossibile, sprofondare nella miseria è un attimo. Nel frattempo nasce la loro bimba e i problemi si amplificano.
Attraverso accurate ricerche, Maria Grazia Calandrone è riuscita a ricomporre il puzzle della vita della coppia in fuga, senza mezzi e senza speranze, e a ricostruire anche i suoi primi 8 mesi di vita.
Fa luce sui suicidi dei suoi genitori che l’avevano amata moltissimo, ma a un certo punto avevano deciso di abbandonare lei e la vita. Lasciarono la piccola nel cuore di Villa Borghese, nessun biglietto, ma una lettera all’”Unità”, perché volevano fare scalpore e speravano che qualcuno si prendesse cura della loro bambina.
Poi Lucia e Giuseppe lasciano andare le loro vite a fondo nelle acque del Tevere; lei aveva 29 anni, lui 56.Il fiume restituirà i loro corpi e quello di Lucia spiegherà alcune cose e infine troverà sepoltura; mentre quello di Giuseppe avrà un destino ancora più triste.
Graham Greene “In viaggio con la zia” -Sellerio- euro 16,00
Non ha bisogno di presentazione Graham Greene (1904-1991):agente segreto di Sua Maestà Britannica, scrittore (26 romanzi, varie raccolte di racconti, una decina di pièces teatrali e parecchie sceneggiature), giornalista e autore di reportage di viaggio. Però è interessante che abbia affermato che “In viaggio con la zia” è stato l’unico libro scritto per puro divertimento.
Ed è a tratti esilarante questo racconto pubblicato nel 1969, che parla di vecchiaia, sorprese continue, avventure incredibili. Ma soprattutto dell’inizio di una nuova, inaspettata e sorprendente vita.
Ad essere stravolta è quella del 50enne direttore di banca Henry Pulling, neo pensionato, uomo conformista, scapolo, impacciato con il genere femminile, amante della tranquillità e dedito alla coltivazione delle sue amate dalie.
Al funerale della madre rivede la zia Augusta che da 40 anni era scomparsa dal radar familiare.
Augusta è un’arzilla ottuagenaria, un autentico ciclone di vecchietta, con un carattere agli antipodi rispetto a quello del nipote.
E’ anticonformista per Dna, parecchio eccentrica e amante di scoperte sempre nuove e movimento costante, e finisce per coinvolgere Henry in un’avventura a tratti paradossale. Di fatto rivoluziona esistenza e certezze del nipote a partire da una rivelazione shock sulla defunta…
Da Londra a Istanbul per arrivare nel lontano Paraguay, i due si troveranno a viaggiare con i mezzi più disparati (treno, cargo, aerei, taxi, ecc.) e finiranno per essere coinvolti in avventure pazzesche, tra droga, sesso, traffici illeciti, oscuri agenti segreti e avventurieri di ogni sorta.
Il tutto condito da aneddoti e rivelazioni sulla famiglia che la zia svela strada facendo al nipote, pagine a tratti esilaranti e soffuse di grande ironia.
Due anime tanto diverse si avventurano per il mondo e nella vita;dietro all’incredibile itinerario c’è il preciso disegno della zia di ritrovare un suo misterioso amore italiano. Una chicca di raffinatezza da gustare passo passo e che ci svela quanto la vita possa sorprenderci fino all’ultimo respiro. IL romanzo fu anche materia per il memorabile film che il regista George Cukor girò nel 1972, interpretato in modo magistrale da una spumeggiante Maggie Smith.
Hanni Münzer “Il luogo dell’anima” – Editrice Nord- euro 20,00
E’ il primo volume della saga che l’autrice tedesca dedica alla famiglia Sadler composta da tre fratelli, il padre August e la madre Charlotte (che si distingue per il carattere autoritario e una certa durezza). Ripercorre il destino dei personaggi dal 1920 fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale e mette al centro della narrazione temi tosti come la sofferenza, l’amore per i propri cari, il sacrifico, un segreto sconvolgente e la nostalgia per la patria lontana.
Quando nel 1914 scoppia la Prima Guerra Mondiale e Laurenz ha compiuto da poco 13 anni la consuetudine vuole che i figli dei contadini abbandonino gli studi al 12esimo compleanno; lui sta studiando al liceo i grandi classici che lo appassionano, inoltre studia violoncello e fisarmonica. Il conflitto spariglia le carte della vita normale, i fratelli maggiori Kurt e Alfred vengono reclutati e poi anche il padre August.
La guerra falcia la vita di Alfred che cade sul campo di battaglia, mentre il maggiore Kurt sopravvive anche alla prigionia e ritorna a casa dove prende in mano le redini del podere di famiglia. Nel frattempo Laurenz era rimasto ad aiutare la madre e con il ritorno del fratello può riprendere gli amati studi musicali al Conservatorio di Breslavia.
Così la madre richiama Laurenz al quale passa la gestione del podere. Solo che si presenta con tanto di moglie incinta, Annemarie, ragazza pallida e delicata con un grande segreto. Come si svolgerà la convivenza con la suocera Charlotte e cosa accadrà lo scoprirete procedendo nella lettura delle 500 pagine che ritraggono anche lo sfondo storico europeo tra le due guerre. E starete in attesa degli sviluppi nel romanzo che seguirà.
François Guillaume Lorrain “ Rossella” -Corbaccio- euro 18,60
E’ il libro imperdibile per tutti gli amanti del colossal “Via col vento” ispirato al romanzo di Margareth Mitchell del 1936, perché il giornalista e scrittore francese Lorrain ci porta dietro le quinte della complicata storia della lavorazione del film e della difficile scelta dei personaggi.
In forma piacevolmente romanzata è la cronaca documentata delle mille traversie attraverso le quali si arrivò a produrre la pellicola capolavoro che vinse ben 8 Premi Oscar; tra i quali il primo assegnato ad un’attrice afroamericana, la strepitosa Hattie Mc Daniel che incarnò la mitica Mamie, sempre al fianco di Rossella.
Un film leggendario la cui gestazione durò 3 anni, tra alti e bassi e cambiamenti continui, 4 registi che si avvicendarono e 5 mesi di riprese.
Gustosissime la pagine dedicate alla difficile ricerca dell’attrice protagonista; quella più adatta a dare vita alla capricciosa, tenace e affascinante egoista Rossella. Eroina carica di una volontà di sopravvivenza che le farà superare la guerra, la perdita di tutto, e lutti devastanti. Come l’ultimo, la morte della figlioletta Diletta che schianterà l’anima di Rhett, ma non quella della protagonista.
Tra le attrici candidate Bette Davis, Lana Turner, Loretta Young e Katharine Hepburn. A un passo dall’ottenere la parte arrivò Paulette Godard, ma scartata per la sua scandalosa convivenza con Charlie Chaplin.
Poi il destino fa planare a Hollywood l’inglese Vivien Leigh,arrivata in America per stare accanto all’amante Laurence Olivier. Convinta di essere perfetta per la parte si reca negli Studios e va a trovare il fratello del produttore David O. Selznick, Myron, che la porta sul set. Sarà subito chiaro a tutti che è lei la perfetta incarnazione della volitiva Rossella O’Hara.
La scelta dell’attore per l’affascinante farabutto Rhett Butler fu un po’ più semplice. Sebbene si vociferasse delle candidature di Errol Flynn e Gary Cooper, in realtà fin da subito l’unico vero attore possibile fu Clark Gable.
Per vincere la sua titubanza Selznick gli offrì una considerevole somma di denaro con la quale l’attore riuscì a liquidare la moglie, per poi impalmare l’amata Carole Lombard.
5 mesi di riprese, il cambio di regista per cui Cukor fu sostituito da Victor Fleming, mentre la sceneggiatura subiva continue rimaneggiature in corso d’opera (compresa quella di Francis Scott Fitzgerald). E la piacevolissima lettura di tutti i dietro le quinte di un assoluto capolavoro cinematografico e letterario.
Due giovani di 18 e 22 anni sono stati arrestati nella notte a San Salvario dai carabinieri di Torino per rapina aggravata e danneggiamento. L’accusa è di aver strappato una collanina d’oro dal collo di una persona in largo Saluzzo. Poi sono stati bloccati dai carabinieri in corso Marconi e in via Nizza. Portati in caserma, uno dei due ha dato in escandescenze e ha spaccato un termoconvettore.
Una tradizione che si rinnova. Per il sesto anno consecutivo, Fondazione Torino Musei e OFT – Orchestra Filarmonica di Torino propongono il progetto di collaborazione che avvicina il pubblico dell’arte a quello della musica e viceversa.
Arte e musica: un abbinamento dal quale sprigiona bellezza. Ispirati dai concerti della Stagione concertistica dell’Orchestra Filarmonica di Torino, i tre grandi musei della Città di Torino – GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, MAO Museo d’Arte Orientale e Palazzo Madama Museo Civico d’Arte Antica – ogni sabato precedente il concerto propongono a rotazione un ciclo di visite guidate al proprio patrimonio museale.
L’iniziativa, alla sua sesta edizione, è a cura dei Dipartimenti Educazione della Fondazione Torino Musei e le visite sono condotte da Theatrum Sabaudiae.
OFT offre ai partecipanti alla visita guidata la possibilità di partecipare al concerto di riferimento acquistando il biglietto intero con poltrona numerata a 8 euro, anziché a 25 euro, salvo esaurimento dei posti disponibili.
Visite guidate a pagamento. Costo: 6 euro per il percorso guidato + biglietto di ingresso (ingresso gratuito al museo con Abbonamento Musei e Torino +Piemonte Card).
Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com • è possibile effettuare l’acquisto anche on-line
Maggiori info su
Oggi vi proponiamo una suggestiva immagine di Torino inviataci dal lettore Gianluca Pannuccio.
Informazione promozionale
Lo spettacolo ha avuto come tematiche fondamentali la trasformazione e il cambiamento; partendo dall’immagine della muta di un rettile, si è approdati al concetto universale di cambiamento, che ha coinvolto la protagonista, l’artista salernitana Sara Lisanti. La performance ha avuto inizio col momento poetico denominato “La calma della crisalide”, simbolo dell’imminente trasformazione, un’interpretazione contemporanea della poesia del cambiamento, capace di individuare anche la forza che precede l’esplosione in bellezza, preparando lo spettatore alla fase in cui la parola lascia spazio ai colori, al silenzio, alla musica di un’immagine in movimento.
Tale immagine è stata interpretata dall’artista Sara Lisanti che, partendo da un bozzolo, si è trovata rinchiusa all’interno della propria sofferenza, simboleggiata dal terrario, rappresentazione della gabbia e contemporaneamente della forza che innesca la trasformazione.
Attraverso una continua stratificazione di suoni, si è determinata l’intensità delle diverse fasi dello spettacolo. Sara Lisanti ha cambiato pelle più volte prendendo spunto dalla muta tipica dei rettili e armonizzandosi nel concetto di “venire al mondo”.
Molto interessante è stata la contaminazione artistica con la poesia di Gian Giacomo Della Porta.
Un successo di pubblico importante, che ha fatto registrare il “soldout” al Café Muller.
MARA MARTELLOTTA
Glory Blessed è il primo nato a Torino al Sant’Anna, 25 minuti dopo la mezzanotte. Invece si chiama Diego il primo bimbo nato in tutto il Piemonte, a mezzanotte all’ospedale di Chivasso, pesa 3 chilogrammi.