Il Bologna vince contro i granata per per 3-2. I padroni di casa rimontano sul Torino per un autogol al 90′ di Biraghi, su tiro di Castro. Erano in vantaggio con Ndoye, ma il Toro fa il ribaltone con Vlasic ed Elmas. Poi il rigore di Ndoye e l’autorete sul finale. Per il Torino è al prima sconfitta dell’anno.
Trovato 35enne senza vita in un appartamento
Un uomo di 35 anni è stato trovato senza vita in un alloggio per affitti brevi in via Italia a Chivasso.
I genitori, preoccupati perché non riuscivano da ore a mettersi in contatto con il figlio hanno dato l’allarme. Il 118 è intervenuto ma non è stato possibile salvare il trentacinquenne. L’uomo potrebbe essere morto per un’overdose.
“Amazon Women in Innovation” al Politecnico di Torino
Amazon annuncia l’apertura dei bandi per la candidatura alla settima edizione di “Amazon Women in Innovation”, il progetto che assegna borse di studio a sette studentesse universitarie in altrettante Università italiane in ambito STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica).
Per il settimo anno consecutivo anche il Politecnico di Torino è tra gli atenei coinvolti nell’iniziativa: la vincitrice del bando beneficerà di un finanziamento di €6.000 all’anno per 3 anni e di un percorso di mentorship dedicato, che prevede l’affiancamento di una manager Amazon.
Fino al 7 marzo 2025, potranno presentare la propria candidatura tutte le studentesse immatricolate per la prima volta all’a.a. 2024/2025 al Corso di laurea in Ingegneria elettronica, informatica e delle telecomunicazioni che abbiano conseguito almeno 20 CFU – con una media ponderata non inferiore a 24/30. Per ulteriori informazioni visitare questa pagina.
“Il Politecnico è lieto di aderire all’Amazon Women in Innovation, un’iniziativa che pone al centro le studentesse impegnate in percorsi universitari in ambito STEM. Una delle principali missioni del nostro Ateneo è infatti quella di promuovere e incentivare le pari opportunità nello studio delle materie tecnico-scientifiche, data la vocazione tecnologica del Politecnico di Torino. Questa collaborazione con Amazon rappresenta quindi un’occasione concreta per fornire supporto a chi sceglie di seguire, con successo e profitto, un iter formativo in questa direzione”, commenta Stefano Corgnati, Rettore del Politecnico di Torino.
Dal 2018, “Amazon Women in Innovation” ha supportato 26 studentesse e, oltre al Politecnico di Torino, il progetto vede coinvolte altri sei atenei: l’Università degli Studi di Cagliari, l’Università di Catania, il Politecnico di Milano, l’Università degli Studi di Napoli Federico II, l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e l’Università degli Studi di Palermo.
“Attraverso Amazon Women in Innovation, riaffermiamo il nostro impegno per promuovere l’istruzione nelle discipline STEM”, afferma Rita Malavasi, Responsabile delle Relazioni Istituzionali per Amazon.it. “Siamo pienamente consapevoli delle sfide che persistono in questo campo e dell’importanza cruciale che i percorsi professionali tecnico-scientifici rivestono per lo sviluppo e la crescita del nostro Paese. Per questo motivo, ci dedichiamo con determinazione a rendere queste competenze più accessibili, con un’attenzione particolare alle giovani donne. Il nostro obiettivo è contribuire a ridurre il divario di genere in settori che continuano a registrare una partecipazione femminile limitata”, aggiunge Malavasi.
Amazon Women in Innovation è una delle numerose iniziative supportate da Amazon con l’obiettivo di formare 200.000 studenti e studentesse in ambito STEM entro il 2026. Annunciato a settembre dello scorso anno, questo impegno vede coinvolte le scuole secondarie di primo grado, di secondo grado, le università, i corsi post-diploma e formazione professionale.
Maggiori info: https://www.aboutamazon.it/creare-valore-per-il-paese/impatto-sulla-comunita/educazione-stem
Insediato il nuovo Comitato Diritti Umani e Civili
Nicco: “Ruolo determinante in questo periodo storico”
Si è insediato il nuovo comitato dei Diritti Umani e Civili, organismo di consultazione e partecipazione del Consiglio regionale istituito con legge nel 2020, che ha l’obiettivo di promuovere la cultura della pace, della solidarietà e del riconoscimento dei diritti umani e civili.
“Viviamo in un periodo storico in cui la violenza, l’odio e l’intolleranza sembrano riaffiorare con forza, minacciando equilibri sociali consolidati, aumentando divisioni e differenze e persino mettendo in discussione il valore stesso della vita umana – ha spiegato in apertura il presidente del Consiglio regionale e presidente del Comitato, Davide Nicco – in questo contesto, il nostro ruolo è ancora più determinante. Con le sue proposte direttamente al Consiglio regionale, e collaborando attivamente con enti, associazioni e organizzazioni nazionali e internazionali l’obiettivo primario resta quello di salvaguardare i diritti umani e civili, di combattere ogni ingiustizia, ogni sopruso che mette a repentaglio la sopravvivenza di donne, uomini e bambini”.
Come previsto dalle norme, in questa prima seduta sono stati eletti vicepresidenti Sara Zambaia e Giampiero Leo .Entrambi sono stati eletti a larga maggioranza e – in particolare nel caso di Leo – con un voto trasversale.
Sara Zambaia ha ricordato il grande lavoro svolto nella scorsa legislatura regionale e sottolineato il fatto che il “Comitato per i diritti” della Regione Piemonte rimane l’unico organismo ufficiale e istituzionale di questo tipo in Italia. Giampiero Leo ha ringraziato anche a nome del Coordinamento interconfessionale, del Comitato Interfedi e di altre realtà della società civile impegnate nella difesa dei diritti umani, il Presidente Nicco per la sensibilità e l’impegno dedicati a far ripartire rapidamente e con forza il succitato Comitato. Inoltre, rifacendosi alle parole del Presidente Nicco e a quelle di altri interventi, ha evidenziato che in un mondo in cui l’attacco ai diritti umani e civili delle persone è in crescita esponenziale, si rende non solo auspicabile ma necessaria la massima collaborazione e unità fra tutte le forze politiche, culturali, sociali, religiose ecc. che hanno realmente a cuore i valori fondanti di una democrazia reale, come quelli espressi dalla nostra Costituzione e dalla Carta delle Nazioni Unite.
Nelle prossime settimane il Comitato darà il via alla fase di programmazione delle iniziative pubbliche, ma da un primo confronto durante la seduta sono già emersi diversi temi di lavoro, in particolare l’impatto dell’intelligenza artificiale sulla nostra società e la tutela dei minori.
Sono intervenuti durante la discussione i consiglieri regionali Gianna Pentenero (Pd), Silvio Magliano (Lista Cirio), Valentina Cera (Avs), e i componenti Giovanni Boggero, Elena Ferrara, Lorenzo Marchetti, Walter Nuzzo, Younis Tawfik.
Comunque vada sarà un successo
Dopo il rapper Piotta, fu Piero Chiambretti a usare questa frase durante il Festival di Sanremo del 2011.
Come ad ogni edizione molti, anche tra chi non guarda mai la televisione, si trasformano in critici televisivi o musicali realizzando una propria classifica, decretando l’insuccesso di questo o quel cantante, prevedendo addirittura quando arriverà il primo disco di platino e a chi.
La tecnologia da un lato, che ci permette di rimanere sintonizzati sul pianeta Sanremo (ma non solo) ventiquattr’ore su ventiquattro e la rinuncia volontaria ad azioni differenti (leggere un libro, meditazione, uscite con amici, cinema, ecc.) fanno sì che oltre 11 milioni di spettatori (pari a oltre il 64% di chi stava guardando la TV) si sia sintonizzato sul festival.
Al di là su ogni considerazione sul diritto di svagarsi, rilassarsi, stare in casa (soprattutto nelle regioni dove si sono verificati eventi atmosferici devastanti), è palese che moltissimi utenti tv amino ancora un festival giunto quest’anno alla 75° edizione.
Molte le critiche su questo o quel cantante, su canzoni che non ricordi cinque minuti dopo averle ascoltate, ma soprattutto non ne ricordi né il contenuto né l’autore, su abbigliamento di dubbia coerenza con il luogo, sul fatto che ormai non si canta ma si parla o si sbadiglia sottovoce.
Se Faber fosse ancora tra noi sicuramente direbbe che “non è vero che i giovani non abbiano valori, siamo noi ancora molto attaccati ai nostri a non riconoscere i loro. Occorre attendere di storicizzarli.”
Occorre però analizzare un altro aspetto della questione: mai come negli ultimi anni la discografia è stata orientata all’aspetto economico; non dico che Guccini, Battisti, Bertoli, Lauzi o altri abbiano lavorato per la gloria, sicuramente essendo il loro mestiere rendeva loro guadagni in linea con le loro aspettative; ma, mentre, nel loro caso, dietro al guadagno c’era un lavoro di creazione, di composizione del testo e della musica, ore di sessione in studio, ora si massimizza l’utile minimizzando i tempi.
Con la tecnologia attuale chiunque può creare musica, incidere il brano in casa, inviarlo all’editore e cinque minuti dopo teoricamente essere in classifica. L’importante è fare, non importa se il giorno dopo nessuno si ricorderà di te, se nessuno ti chiederà l’autografo per strada, se nessuno riuscirà a cantare la canzone perché con una metrica impossibile: hai guadagnato, ti pagano per qualche comparsata qua e là, ti illudi di essere qualcuno ma faresti bene a ricordare le parole del Marchese del Grillo.
Dress code inesistente, rispetto degli spettatori neppure, esagerazioni dovute in alcuni casi a stimoli sintetici hanno trasformato una passerella dei migliori artisti della canzone italiana in un coacervo di personaggi che di italiano hanno solo il testo della canzone e, spesso, neppure il nome d’arte.
Quando poi qualche vecchia gloria si riaffaccia alla ribalta, anche in compagnia di nuove leve, ecco che il suo brano diventa un tormentone dell’estate e lo si riascolta volentieri anche qualche anno dopo. Forse sarebbe il caso di analizzare, extra festival, come si siano modificati i gusti degli italiani (e non solo, visto che la trasmissione è in Eurovision) e capire se quegli artisti siano antesignani di un’epoca o solo schegge impazzite di un mondo che attira molti ma ne scontenta altrettanti.
Personalmente, questa è la mia forma mentis, non giudico e non critico non possedendo gli strumenti culturali per farlo: analizzo il fenomeno, soprattutto quello di chi critica, e osservo ma mi piacerebbe capire: è l’artista che si rivolge al produttore o il produttore che crea l’artista? E’ il cantante che propone il suo lavoro o l’editore che glielo commissiona?
Forse così riuscirei a capire meglio cosa accada prima, durante e dopo.
Sergio Motta
Se oggi si racconta New York, come Federico Rampini o Antonio Monda, lo si deve soprattutto a lui: Furio Colombo.
È giusto precisare New York, perché le corrispondenze dalla Grande Mela, prevalevano su quelle dal resto degli Stati Uniti. Si che ormai da decenni, ogni rete Rai o Mediaset ha il suo inviato dal Nuovo Mondo. Lo ricordo da universitario aggirarsi a Torino, ‘visiting professor’ per le aule di Palazzo Nuovo, col suo andare dinoccolato e un po’ snob. Classe 1931, nativo di Chatillon in Val d’Aosta, da una famiglia ebraica laica e assimilata, laurea in giurisprudenza. Iniziai a leggere le sue corrispondenze americane sulla “Terza Pagina” della Stampa. Nel suo “Mille Americhe” sempre per i tipi della casa editrice del quotidiano di Torino, uscito nel lontano 1988, racconta l’America da curioso indagatore, raccogliendo proprio gli elzeviri, scritti negli anni per quella rubrica. Sapeva porre domande al lettore, suggerendo che non tutte aspettano una risposta. Allargava lo sguardo alla società italiana, con la lente di ingrandimento americana, si che sovente intercettava un fenomeno a ‘stelle e strisce’, che poi poco tempo dopo si sarebbe riverberato in Italia e in Europa, con maggiore o uguale pervasività. Conosceva come pochi il macrocosmo giovanile, lui che rimase sempre con spirito giovane nell’ interpretarlo. Indicando strade da percorrere, idee, ma anche pericoli e insidie che questo universo di riferimento poteva nascondere ai suoi fruitori, nel mondo professionale, nel costume, nella cultura e nella morale corrente.
Sodale di Umberto Eco e Gianni Vattimo, con loro militando nell’Azione Cattolica del conservatore Luigi Gedda, fu con Angelo Guglielmi fondatore dell’avanguardia letteraria che prese il nome di Gruppo 63. Scrisse anche sotto lo pseudonimo di Marc Saudade, alcuni romanzi di spionaggio, anticipando di qualche decennio la moda del ghost writer. Diresse le Edizioni di Comunità con il sociologo Franco Ferrarotti alla Olivetti di Ivrea. Ma tutte queste cariche di rappresentanza industriale alla Olivetti e successivamente alla Fiat, non obnubilarono mai la sua vera passione, il giornalismo. Lo insegnò alla Columbia University di New York. Ricordo un bell’ articolo per la Stampa, che narrava la storia di una vecchietta, tale Olive Freud, che nei lontani anni ottanta, non si fece espropriare da Donald Trump della sua piccola casa in Amsterdam Avenue a Manhattan. Subendo pressioni legali e minacce fisiche dai suoi sgherri, impedì al tycoon di edificare nel suo quartiere, il grattacielo dei grattacieli. Vincendo la causa. Negli anni successivi fondò un associazione, contro l’abusivismo edilizio che stava facendo della Big Apple sempre più, un unica giungla di asfalto e cemento. Facendo ridurre di molti piani, edifici che violavano palesemente i piani regolatori, la intrepida nonnina, divenne un eroina americana a cavallo dei due secoli. Anticipatrice del movimento Occupy Wall Street. Furio Colombo prese anche posizioni in difesa di Israele durante la Guerra del Golfo in Iraq. Fu primo firmatario e promotore in Parlamento da Onorevole , della legge sulla Giornata della Memoria. Riposa a Roma accanto a Antonio Gramsci. Giornalista di cui oggi si è persa la stoffa, capace come pochi a dare una lettura a volte forse faziosa, ma comunque sempre puntuale per qualunque punto di vista ideologico, alla crisi di valori e alle tensioni del nostro tempo.
Aldo Colonna
Risale a qualche giorno fa l’arresto operato dai Carabinieri del Radiomobile di Ivrea nei confronti di un quarantatreenne residente nel canavese, trovato in possesso di una corposa quantità di sostanza stupefacente mista tra hashish, crack e cocaina.I militari hanno trovato l’uomo alla guida della sua utilitaria ad Albiano d’Ivrea (TO), all’altezza di Piazza Assone. Un regolare controllo alla circolazione si è poi tramutato in un accertamento più approfondito, vista l’evidente agitazione dell’uomo senza apparentemente alcun motivo.
Aperto il cofano dell’auto, ben ancorata con due potenti calamite, i Carabinieri hanno trovato vicino al vano motore una scatoletta metallica con dentro diverse dosi di cocaina e crack. Naturale è stata poi la successiva perquisizione domiciliare, dove i nascondigli utilizzati dal quarantatreenne per occultare denaro e droga sono stati tra i più disparati: dal servizio da te in porcellana finemente decorato, al frigorifero, dentro il quale è stato trovato il quantitativo più ingente di sostanza stupefacente: 3 kilogrammi di hashish, suddivisi in panetti marchiati con loghi di bevande energetiche e di famose case automobilistiche. Anche le banconote, pari a circa 4000 euro, sono state trovate nascoste dentro un vaso.
I Carabinieri hanno infine sequestrato il cellulare del giovane, così da appurare e chiarire eventuali attività di spaccio di sostanze stupefacenti in essere nel canavese e nel torinese.
Sopralluogo all’Alberghiero Colombatto di Torino
Giovedì 13 febbraio, nell’ambito del progetto #ScuoleCittaMetroTo, il vicesindaco metropolitano Jacopo Suppo e la consigliera delegata all’istruzione Caterina Greco hanno incontrato la dirigente scolastica Silvia Viscomi e visitato la sede dell’Istituto Colombatto, oggetto di importanti lavori di riqualificazione finanziati con fondi PNRR e fondi propri della Città metropolitana di Torino.
L’Istituto Colombatto è un punto di riferimento per la formazione professionale nel settore alberghiero e della ristorazione. Ogni anno accoglie oltre mille studenti e, attualmente, conta 1.137 alunni suddivisi in 57 classi.
L’offerta formativa è ampia e articolata, con percorsi dedicati all’enogastronomia, pasticceria, all’accoglienza turistica e ai servizi di sala e vendita, garantendo così una preparazione di alto livello e un collegamento diretto con il mondo del lavoro.
Il Colombatto dispone di due sedi, entrambe a Torino: l’accesso principale è in via Gorizia 7, mentre la succursale, di fronte alla sede principale, si trova in via Ada Negri.
Negli ultimi anni, la sede dell’istituto in via Gorizia 7 èstata interessata da una serie di interventi di adeguamento normativo e miglioramento sismico dell’edificio. La Città metropolitana di Torino ha investito in opere di manutenzione straordinaria per garantire sicurezza ed efficienza energetica.
Con i fondi PNRR, si stanno realizzando importanti lavori di adeguamento sismico delle strutture di tutto il complesso scolastico. Nel dettaglio, gli interventi riguarderanno la realizzazione di setti antisismici, la sostituzione del blocco ascensori, la sostituzione dei serramenti in legno del corpo aule, la messa in sicurezza dei solai degli uffici con controsoffitti antisfondellamento e la sostituzione dei corpi illuminanti. Inoltre, il progetto include ulteriori interventi importanti, quali il completamento della rimozione delle coperture in amianto, l’abbattimento delle barriere architettoniche, l’adeguamento alle normative energetiche e una serie di opere di manutenzione straordinaria.
L’importo complessivo degli interventi finanziati è di 5.132.474 euro a cui si vanno ad aggiungere 980.000 euro di fondi di Citta metropolitana..
“Si tratta di una scuola che forma ragazzi e ragazze per un futuro nel mondo della ristorazione, dell’ospitalità alberghiera e del turismo” ha dichiarato il vicesindaco Jacopo Suppo. “Ogni giorno, 1.100 studenti frequentano questa importante scuola, dove abbiamo realizzato interventi significativi di riqualificazione, come la ristrutturazione degli spazi, l’adeguamento sismico e molti altri lavori ancora in corso. In particolare, stiamo lavorando alla riqualificazione delle cucine, un vero fiore all’occhiello della nostra rete scolastica”.
La consigliera Caterina Greco ha sottolineato: “L’Istituto Professionale Alberghiero Colombatto è una scuola all’avanguardia, con ben cinque cucine, di cui due sperimentali. Ci sono progetti di solidarietà, grazie anche alla presenza della scuola di formazione per la Protezione Civile, che permette ai ragazzi di partecipare a percorsi formativi specifici. La dirigente scolastica ci ha illustrato anche un importante progetto di scambio con l’estero, che offre agli studenti l’opportunità di andare in Cina. Si tratta, quindi, di un’esperienza formativa davvero significativa per questi ragazzi. È una scuola estremamente interessante e ricca di opportunità.”
La dirigente scolastica Silvia Viscomi ha evidenziato l’importanza della riqualificazione dell’istituto, sottolineando il valore dell’internazionalizzazione della didattica: “Il nostro obiettivo è ampliare le opportunità formative per gli studenti, portandoli a vivere esperienze all’estero attraverso percorsi di orientamento e sviluppo delle competenze tecnico-pratiche in contesti culturali differenti. Abbiamo attivato scambi e stage in Irlanda, Spagna, Cina e, attualmente, alcuni dei nostri studenti si trovano a Dubai. Vogliamo offrire loro non solo una preparazione di altissimo livello per lavorare nelle strutture più prestigiose, ma anche una mentalità aperta e capace di comprendere le dinamiche globali. La Città metropolitana ha avviato un cantiere attualmente in corso, che consentirà di innovare ulteriormente l’istituto per renderlo ancora più moderno ed efficiente, anche dal punto di vista del risparmio energetico, per garantire agli studenti un ambiente di apprendimento sempre più al passo con i tempi”.
Tra gli interventi finanziati con fondi PNRR in cantiere figurano l’adeguamento antincendio, il miglioramento degli impianti elettrici, la sostituzione degli infissi e la riqualificazione della centrale termica, con un’attenzione particolare alla riduzione dei consumi e all’ottimizzazione delle risorse.
L’impegno della Città metropolitana di Torino nel migliorare le scuole del territorio prosegue, con l’obiettivo di offrire agli studenti ambienti sempre più sicuri, efficienti e all’avanguardia.
Giacinto, maestro elementare in un paese del Canavese, raggiunta la meritata pensione, si è dedicato anima e corpo alla sua grande passione: osservare il cielo.
Impegnando il denaro della liquidazione e buona parte dei risparmi ha ristrutturato la cascina ereditata da una vecchia zia aprendo sul tetto del casale un lucernario dal quale poteva guardare la volta celeste con il telescopio che aveva acquistato. Giacinto, rapito dai misteri del cosmo, trascorreva intere nottate con l’occhio incollato a quel potente cannocchiale scrutando stelle, pianeti e galassie. Alle lamentele della moglie prestava poca attenzione. La povera donna, sconsolata, lo rimproverava:“Dovevi sposarti con quell’affare lì, testa dura. Sei quasi sempre con lo sguardo perso in cielo, appollaiato in solaio come un vecchio gufo”. Da quell’angolo del sottotetto, trasformato in ufficio con una vecchia scrivania sulla quale accatastava alla rinfusa mappe e carte di ogni genere, puntava il suo potente terzo occhio e navigava, con sguardo e fantasia, disegnando orbite e viaggi interstellari. Chi andava a fargli visita veniva immediatamente accompagnato nel suo rifugio dove Giacinto, con l’entusiasmo di un bambino, tentava di introdurlo nel mondo dell’astronomia. Aprendo un quaderno zeppo di appunti, schizzi, calcoli e considerazioni, iniziava la lezione con lo stesso impegno e l’egual passione degli anni passati dietro alla cattedra alle elementari. “Vediamo un poco”, esordiva. “L’Orsa Maggiore la conoscono tutti. E’ la costellazione più famosa, nota anche come Grande Carro per la forma caratteristica della sua parte principale, che ricorda appunto un carro. Se stai attento, non fai fatica a riconoscere quattro stelle, disposte agli angoli di un rettangolo, che ne costituiscono il corpo e altre tre disposte in curva che formano il timone”. Infatti, le sette stelle sono abbastanza visibili da risaltare anche nelle notti meno indicate per osservare il cielo. Dalla collina più alta del paese, tra i filari delle vigne che producevano il miglior Erbaluce, una sera verso mezzanotte, usciti dall’osteria in compagnia di Giacinto, nonostante la vista un po’ appannata per le libagioni intravvedemmo quelle stelle disegnare l’inconfondibile quadrilatero con la barra: il Gran Carro celeste.
Il maestro fece notare come, partendo da quel punto, si potevano rintracciare tutte le altre unendo con una linea immaginaria le due stelle posteriori e prolungandola per cinque volte fino a raggiungere la stella Polare, l’ultima della coda dell’Orsa Minore, cioè del Piccolo Carro, che indica la direzione del nord. “Vedete, vi sarà sufficiente il suo riconoscimento e l’osservazione diretta per individuare il punto cardinale. Siccome le stelle che formano l’Orsa Minore non sono molto luminose, quella Polare di fatica a identificarla direttamente. Ecco perché il suo riconoscimento è possibile grazie agli allineamenti di due costellazioni facili da individuare in cielo: l’Orsa Maggiore e Cassiopea. Anche la costellazione di Orione ci può dare un allineamento verso la Polare, però alle nostre latitudini s’intravvede solo dall’autunno all’inizio della primavera”. Appassionato della materia, Giacinto punta l’indice verso stelle e costellazioni, come se il cielo fosse una grande lavagna d’ardesia. “Guardate lì. Seguendo la diagonale del carro nella direzione opposta al timone, arriviamo ai Gemelli. Viceversa dal bordo da cui parte il timone e proseguendo sempre allontanandoci da quest’ultimo, raggiungiamo l’Auriga. Opposta all’Orsa Maggiore, rispetto alla Polare, troviamo Cassiopea, le cui stelle disegnano una doppia “v” un po’ irregolare. E quella linea curva che prolunga il timone? Ci conduce dritti ad Arturo, la stella più brillante del Bifolco”. Il suo più grande amore dopo Rosalinda, la moglie, è sempre stata la luna. La guarda con occhi languidi, seguendone rapito tutte le fasi, sospirando. “Sapete che la luna non ha luce propria ma la riceve dal sole? A seconda della posizione che assume rispetto al sole e alla terra, ci appare completamente o parzialmente in cielo. Come il sole anche lei sorge a oriente e tramonta a occidente. Le fasi lunari sono uno spettacolo. Lo sapevate che la luna sorge e tramonta in orari differenti a seconda della fase?” No, non lo sapevamo. “ Ebbene, è proprio così. Ogni fase dura poco più di sette giorni e tutte le fasi costituiscono il mese lunare che dura ventinove giorni, dodici ore, quarantaquattro minuti e tre secondi ed è il tempo che impiega la luna a ruotare intorno alla terra”. Si agitava, saltellando felice come un bambino di fronte a una nuova scoperta. Si infervorava, dettagliandoci i più piccoli e sconosciuti particolari. “L’ ultimo quarto si ha quando la luna ha percorso duecentosettanta gradi della sua orbita, per cui si presenta di nuovo come un semicerchio ma con la convessità rivolta verso oriente, lasciando vedere la sua forma a “C”, come la “ci” di casa”. Ride contento e recita proverbi: “Gobba a levante, luna calante”. Giunti davanti a casa sua lo salutiamo, prima che salga in fretta le scale per rifugiarsi nel sottotetto, aprendo il lucernario e rimirando la cupola dell’universo. Rosalinda ci saluta dalla finestra e parlando del marito che ha avviato il suo dialogo con la luna alta in cielo, punta un dito alla tempia e, rigirandolo, sospira: “Abbiate pazienza con il mio Giacinto. E’ un po’ lunatico ma è buono come il pane”. Ci saluta così, la moglie del maestro che intanto, dal solaio, declama con voce ispirata le rime leopardiane del Canto notturno di un pastore errante dell’Asia:”Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai, silenziosa luna? Sorgi la sera, e vai, contemplando i deserti; indi ti posi…”.
Marco Travaglini

Il Tavolo, presieduto dal Sindaco, resterà in vigore fino al 31 dicembre 2027, con l’obiettivo di promuovere la partecipazione del territorio alla candidatura attraverso iniziative che coinvolgano istituzioni, stakeholder locali, nazionali e internazionali e cittadini e di perseguire obiettivi condivisi tra i partecipanti come la valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale di Torino; il coinvolgimento della comunità cittadina, con particolare attenzione ai giovani; ma anche potenziare il mercato turistico e attrarre investimenti; rafforzare la collaborazione internazionale e il dialogo interculturale; promuovere la diversità culturale europea. I contributi economici per sostenere il progetto saranno definiti annualmente dagli enti.
“La firma di questo protocollo – spiega il sindaco Stefano Lo Russo- simboleggia, come è già avvenuto per il city branding, la volontà di fare squadra da parte delle istituzioni cittadine, valorizzando le trasformazioni di cui la città è protagonista e guardando verso una visione comune di futuro. Ma sarà una candidatura della città tutta, con l’obiettivo di coinvolgere sin da subito le torinesi e i torinesi e, in modo particolare, le ragazze e i ragazzi più giovani. Stiamo facendo un investimento sul futuro di Torino con una matrice, che è quella della cultura, e la determinazione di una città che ha saputo rappresentare un motore di sviluppo e uno dei principali poli culturali del Paese e continuerà a farlo”.
“La firma di questo protocollo – dichiara l’assessora alla Cultura della Regione Piemonte Marina Chiarelli – segna l’inizio di un percorso ambizioso: la candidatura di Torino a Capitale Europea della Cultura 2033. Non è solo un atto formale, ma un impegno concreto da parte di tutti a costruire un progetto con una visione condivisa. Torino è già una capitale della cultura, non solo per la sua storia e il suo patrimonio, ma perché ha saputo trasformare la cultura in opportunità, innovazione e sviluppo. Questo percorso coinvolgerà tutti, dai cittadini alle imprese, dalle università al mondo della ricerca con l’obiettivo di valorizzare il nostro patrimonio, attrarre investimenti, rafforzare le relazioni internazionali e coinvolgere le nuove generazioni”.
Per Dario Gallina, presidente della Camera di commercio di Torino “Oggi poniamo le basi per raggiungere un obiettivo ambizioso, per il quale abbiamo tutte le carte in regola. Torino è già oggi la terza città italiana per addetti e valore aggiunto generato dal sistema culturale e creativo; abbiamo riconosciuta capacità innovativa, sappiamo valorizzare il nostro patrimonio e coinvolgere i cittadini quando si tratta di grandi eventi partecipati. Infine, ulteriore punto di forza dimostrato da questo tavolo, sappiamo lavorare insieme per individuare e concretizzare tutte le opportunità”.
A coordinare e mettere in atto tutte le azioni necessarie, dal fundraising agli adempimenti formali, per presentare il dossier sarà la Fondazione per la Cultura Torino che ha nominato il manager culturale Agostino Riitano direttore della candidatura. Guiderà la stesura del dossier, coordinando gruppi di lavoro tematici e assicurando che tutte le attività siano in linea con la visione e gli obiettivi della città di Torino. Su proposta del presidente del Tavolo di Coordinamento Strategico verrà poi nominato un Advisory Board che avrà finalità di supporto, sviluppo e diffusione dei valori culturali del percorso di candidatura a livello nazionale e internazionale.
Dopo le attività propedeutiche svolte nei mesi scorsi e l’insediamento del Tavolo, l’anno in corso sarà dedicato a costruire una rete di interlocutori culturali, scientifici e istituzionali, all’analisi dei punti di forza dell’ecosistema culturale cittadino e all’avvio di una strategia di comunicazione. Le varie fasi progettuali porteranno alla stesura del primo dossier di candidatura entro la fine del 2026 per poi presentarlo nel 2027.
Per il rettore dell’Università di Torino Stefano Geuna “Sin dal primo momento, l’Università di Torino ha creduto fermamente nell’idea di Torino Capitale della Cultura e ne ha sostenuto con convinzione la candidatura. L’elaborazione di conoscenze e saperi in campo scientifico, umanistico e creativo rappresenta il ‘core business’ di ogni Ateneo, e siamo ben consapevoli di quanto questi elementi siano indispensabili a qualsiasi modello di sviluppo territoriale. È con grande e comune soddisfazione, quindi, che oggi prende corpo questa importante opportunità, che non solo valorizza l’immensa capacità di produrre cultura di cui Torino dispone, ma contribuisce anche a consolidare l’identità della città come un polo di eccellenza culturale con una forte proiezione europea e internazionale. In questo scenario, l’Università non può che continuare a svolgere un ruolo cruciale, sia attraverso la ricerca che attraverso la formazione e la condivisione delle conoscenze”.
“Torino e il Piemonte sono culla indiscussa della cultura tecnologica e industriale, nazionale ed europea – commenta il rettore del Politecnico Stefano Corgnati – Oggi questa vocazione può essere rivista attraverso le nuove tecnologie, grazie alla spinta propulsiva verso il fare cultura dell’innovazione. Il territorio deve proseguire la sua tradizione culturale ad alta densità di tecnologia, già vissuta intorno al ruolo centrale dell’automotive, in cui spiccava ad esempio la raffigurazione artistica della velocità, e oggi ben rappresentata dall’aerospazio, che rinchiude in sé scienza, racconto e poesia: una chiave di lettura imprescindibile per capire come possiamo vivere e muoverci in questo secolo, come prepararci per il futuro, sempre con i piedi ben saldi a terra ma lo sguardo rivolto verso le stelle”.
“La candidatura di Torino a Capitale Europea della Cultura 2033 è un’opportunità straordinaria per rafforzare il lavoro di squadra tra istituzioni, enti e organizzazioni che da tempo collaborano con una visione comune – afferma la presidente della Fondazione CRT Anna Maria Poggi –. Un’alleanza consolidata che mette in campo idee, progetti e iniziative per valorizzare e promuovere nel mondo un patrimonio culturale unico e inestimabile di cui da sempre ci prendiamo cura. Con la firma odierna del protocollo di intesa riaffermiamo il nostro impegno a trasformare questo patrimonio in una leva di sviluppo sociale ed economico, a beneficio della comunità torinese e in particolare delle giovani generazioni”.
“La Fondazione Compagnia di San Paolo è lieta di sostenere la candidatura a Capitale Europea della Cultura, promuovendo una concertazione istituzionale nella convinzione che solo attraverso il dialogo tra istituzioni, enti culturali, cittadini, ecosistema della formazione e comparto economico possiamo costruire un progetto condiviso e duraturo in cui la cultura è leva di benessere, qualità della vita e crescita sostenibile. Valorizzare le identità culturali e investire nell’innovazione significa rendere Torino ancora più attrattiva e ricca di opportunità per chi la abita e per chi la sceglie come luogo di studio, lavoro o turismo. Diventare Capitale Europea della Cultura è un’occasione unica per rafforzare il ruolo della nostra città a livello internazionale e consolidare nuovi modelli di sviluppo inclusivi e sostenibili” dichiara Marco Gilli, presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo.
Concepita come un mezzo per avvicinare i cittadini europei, l’iniziativa “Città Europea della Cultura” venne lanciata nel 1985 su iniziativa del Ministra della Cultura nel governo greco Melina Merkouri. Da allora l’iniziativa è cresciuta al pari con l’impatto culturale e socioeconomico per i numerosi visitatori che ha attratto nelle città individuate. Tra le città italiane scelte in passato ci sono Firenze (1986), Bologna (2000), Genova (2004), Matera (2019) e Gorizia che è Capitale Europea Cultura 2025 insieme a Chemnitz (Germania) e Nova Gorica (Slovenia). Tra i requisiti individuati dall’Unione Europea perché una città venga scelta ci sono la sua competitività culturale e appartenenza europea ma anche fattori come inclusione sociale, partecipazione attiva e pari opportunità, dialogo interculturale, rigenerazione urbana.
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