ilTorinese

Traforo Monte Bianco, unioni montane chiedono incontro con il prefetto

La chiusura programmata del Traforo del Monte Bianco, dalle ore 17 del 4 settembre fino alle ore 22 del 18 dicembre, avrà certamente un impatto importante sul traffico stradale. Criticità che andranno a ripercuotersi anche e soprattutto sul territorio valsusino: proprio per questo, i presidenti delle Unioni Montane Valle Susa, Pacifico Banchieri, e Alta Valle Susa, Mauro Carena, hanno scritto oggi al prefetto di Torino Raffele Ruberto, al presidente della Regione Alberto Cirio e al questore di Torino Vincenzo Ciarambino.

I problemi sono molteplici. L’afflusso di traffico sulle vie alternative, tra cui il tunnel del Frejus (attualmente inagibile a causa della frana) e l’autostrada A32, genererà seri rallentamenti e disagi, con conseguenze per il trasporto merci e la mobilità quotidiana. Al di là dei disagi, c’è il fattore economico: l’aumento dei tempi di consegna si traduce in un aumento dei costi operativi per le imprese. Senza contare il problema ambientale: un aumento del traffico stradale così significativo, andrà a peggiorare sensibilmente la qualità dell’aria in tutto il territorio. E infine occorre considerare lo stato della rete stradale in cui andranno a confluire questi veicoli, spesso già quasi satura e soggetta a lavori di manutenzione, con il conseguente incremento del rischio di incidenti.

Di fronte a questa complessa situazione, i Presidenti delle Unioni Montane Valle Susa e Alta Valle Susa hanno chiesto con urgenza al Prefetto di organizzare un incontro: l’obiettivo è un confronto costruttivo che porti all’identificazione di soluzioni nel breve e lungo periodo. Tra queste, la realizzazione di una doppia canna anche al Monte Bianco (come al Frejus), così da equilibrare il traffico ed evitare che la maggior parte dei mezzi pesanti, per ragioni di sicurezza, attraversi comunque la Val di Susa.

Nino Ventura, messaggero dell’arcaico, del fantastico e del mistero

Osservo dal basso la testa di una alta figura in terracotta: il viso é antico, sereno, concentrato, con gli occhi chiusi; sulla testa, come copricapo, una vecchia lattina arrugginita tenuta da una cinghietta in cuoio -sottogola, a mò di elmetto- a fianco della quale ne é attaccata un’altra, ma rivolta in avanti, con una lampadina dentro. Scendo con lo sguardo lungo il corpo stilizzato, modellato come una grande anfora rastremata verso l’alto, e questo gendarme (o forse sacerdote? La differenza é sfumata) reca sul petto dei fregi in oro a forma di pesce, riccamente decorati con decise incisioni. Sotto ancora, a lato, un pesce in oro a tecnica mista scende giù, passando sopra a una sorta di alta gonna che divide la metà inferiore della figura, di colore bruno distinto da quello naturale della materia, e corre fino a terra, alla parte più solidamente ampia della figura. La gonna funge da base e nasconde i piedi. Dietro la schiena, due grandi ali in metallo. Tutto é spesso, consistente, impreziosito da fregi e glifi: reminescenze di un alfabeto familiare, volutamente composto -per assonanza visiva- da grafie appartenenti alla nostra cultura mediterranea più antica. Citazioni, ricostruzioni, memorie, rielaborate variamente da una mano sensibile.

Estendo lo sguardo e comprendo di essere in piedi di fronte a uno dei nove Uomini Faro, che lo scultore chivassese Nino Ventura espone a Castellamonte, per la Mostra della Ceramica 2023,    unitamente alla Tribù dei Leviti, opera composta da 9 personaggi e 12 vasi officinali in terracotta bianca.

Il progetto generale si intitola «Arrivano dal Mare» e vede impegnato l’Artista da diversi anni a Castellamonte e, il prossimo anno, anche in Spagna. Nella suggestiva cornice della Rotonda Antonelliana, possiamo quindi ammirare Gli Uomini Faro, e nella Fornace Pagliero l’installazione «La Tribù dei Leviti ed i vasi officinali». Scende la sera, le ombre degli Uomini Faro si allungano e si disperdono, ma le loro luci si accendono, illuminando la Rotonda e abbagliando, come nove lampare nel mare di notte, il pubblico posto di fronte a loro, in mezzo a loro. L’ esposizione, nella sua veste notturna, trasla verso altri meridiani, cambia visione: bellissimi, suggestivi, immobili, i Nove Uomini vanno oltre la nostra dimensione, controllano che nel mondo invisibile avvenga solo ciò che é Scritto; che possa riprendere il proprio viaggio chi si é perso. Essi presidiano il nostro mondo, silenti e potenti; lì da sempre, da prima dei tempi.

 

Vorrei tornare indietro e scrivervi dell’artista che, dopo essersi impegnato per anni nel teatro come autore, registra e attore, inizia a modellare la terra dal 1991. Nino Ventura rifugge da posizioni puramente concettuali e autoreferenziali, come dalla corrosiva chimera della replica seriale di un modello riuscito. Egli auspica che di fronte al proprio lavoro non risultino necessarie interpretazioni preliminari, distinguo, classificazioni: le opere devono parlare in modo diretto alla testa e al cuore e l’approfondimento deve, semmai, partire con spontanea impellenza, dopo. Ventura é materico, necessita di solidità. E non c’é nulla di più concreto della terra e dei riferimenti alle culture che ci appartengono per camminare su un terreno solido. Lo scultore arriva infatti da Acireale, ovvero da uno dei gioielli della civiltà mediterranea, cittadina ricca di arte e dedicata alla figura mitologica di Aci, ucciso da Polifemo per gelosia, essendo entrambi innamorati di Galatea. Sangue, terra, amore e gelosia: tinte forti e profonde. E manipolare la terra, riutilizzare gesti arcaici, toccare la materia con le mani, può far riemergere antiche sapienze, tornare indietro e comprendere, rivivere, ritrovarsi. E con la terra si possono, ad esempio, modellare i pesci, uno dei topoi portanti dei lavori di Ventura sin dall’ inizio della sua attività. Infatti, in greco ichthys -ovvero pesce– é un acronimo/acrostico di “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore”, simbolo identitario della nascente fede cristiana, ma anche offerta del mare, vita dei pescatori, racconti della sera, vita e morte, cicli della Natura.

L’Autore sfiora appena le suggestioni del primitivismo ottocentesco, definendo e consolidando da subito un linguaggio del tutto personale, teso a ribaltare quella visione del mondo definito “primitivo”:    in lui l ‘omaggio all’ arcaico non passa per la semplice rievocazione, la citazione, l’ imitazione; non vuole portare a casa souvenir di un mondo pulito e incontaminato, da preservare e da esporre presso le nostre case come trofei, a contrasto di una cultura contemporanea ormai corrotta e generatrice di disvalori (ci riferiamo ancora a parte del pensiero primitivista ottocentesco e alle critiche che già allora gli vennero mosse). L’arcaico, invece, é letto da Ventura come sedimentazione di valori positivi, legati all’ Uomo e alla creatività, radicati e presenti nel nostro quotidiano; qualcosa che ci appartiene e che é sufficiente illuminare, rievocare, immergere nell’acqua, per vederlo riprendere consistenza e vividamente riaffiorare, per poi rimodellarlo, reinventarlo. Questa memoria é plastica materia che mantiene fecondo il suo portato di umanità; non é nostalgica riesumazione, quindi, ma parte viva di noi.

Nelle opere dello Scultore é spesso presente l’oro, che riporta alla sacralità e ad ambiti regali e magici. La terra é utilizzata nelle sue diverse tonalità e poi, ove necessario, tinta. Sono presenti animali, a volte stilizzati o solo accennati. E c’é uno spazio importante, di fianco al sacro e all’arcaico, per il capriccio e la risata, lo sberleffo, l’abnorme, il complice ammiccamento. Entrambi concorrono a connotare la natura delle opere di Ventura. Ogni pezzo é diverso e ogni argomentare permette interpretazioni a più livelli. Ma, comune a ogni lavoro, é l’ entrare in risonanza con l’osservatore, non lasciare indifferenti. Ecco: la prima sensazione delle opere di Ventura, in particolare quelle che riproducono fattezze umane, é la comunicazione immediata. Esse ci portano un messaggio? Sì, silente: recano doni, decorazioni, bellezza e spirito. Civiltà. Pace. Gioco. Sono in qualche misura doppie, come detto: sono latrici di antiche saggezze e di moniti per il futuro, ma anche di lazzo, motto di spirito e capriccio (nel senso più alto, musicale, pittorico). Si presentano con abnormi piedi e mani, orecchie e preziosità, decorazioni e vestiari. Nino Ventura riesce nella difficile impresa di utilizzare materiale misto, sempre unito alla terra modellata e cotta, senza che vi sia qualcosa di forzato o di maniera: ogni corda, segno, legno, ferro, pulviscolo, sabbia, smalto sgargiante, é lì al proprio posto. Senza eccessi che sfruttino effetti riusciti. E’ un linguaggio con un metro, delle proporzioni, un equilibrio. Queste opere sono legate strettamente alla manualità: lavorare e poi cuocere la terra é arte assai difficile, anche se quasi infantile e istintiva nella prima fase della modellazione, mentre essa é avida di maestria nella cottura, soprattutto delle parti più grandi, nelle quali una piccola bolla d’aria, uno spessore sbagliato, possono portare, in cottura, a crepe esiziali. Le opere più alte, infatti, sono necessariamente realizzate sovrapponendo parti separate, ai limiti della grandezza permessa dai forni. Nino Ventura lavora con mano sicura di artigiano che sa di raccogliere una eredità antica, con il divertimento e la bellezza del piccolo gesto. L’arzigogolo in oro, in corda, in fil di ferro, e le parche autocitazioni rendono la sua opera ben riconoscibile, sebbene sempre varia. Il prendersi non troppo sul serio, essere ironico, é la sua cifra.

Le figure umane di Ventura hanno spesso le labbra socchiuse, appaiono permanentemente stupite, e forse vogliono sussurrarci qualcosa. E hanno gli occhi pudichi di chi osserva con rispetto e amore, dopo aver visto tutto. Occhi che sono sempre chiusi e questa é una costante dell’Artista: scrutano lontano anche per noi, vegliano e insegnano, ma non osservano con le pupille, bensì con lo sguardo della mente, perché non hanno necessità fisica di guardare; per non distrarsi e ferirsi, perché l’ oggi é destinato a passare e a volte non é degno di essere visto e ricordato perché doloroso, sbagliato, opaco, miope, disumano, brutto. Queste palpebre immobili, invece, ci portano la bellezza dell’esistenza, l’ importanza di essere umani nel divenire della Storia, raccogliendo l’eredità di una tradizione legata a innumerevoli generazioni, ad antiche filosofie, a simboli e astrazioni appartenenti al Mare Nostrum, raccolti tra i sassi delle nostre spiagge. Sono occhi chiusi che ci sorridono.

Questi nove uomini-luce sono un po’ sacerdoti e un po’ soldati (si diceva all’inizio dei cappelli: elmetti o copricapi rituali?) e ci portano un messaggio, un augurio. Osservano dal passato, immortali, noi e il nostro futuro. Hanno donato la loro presenza oggi, ma lo hanno fatto prima, altrove, e lo faranno ancora. Nino Ventura li ha sentiti nelle mani e ha dato loro un corpo: sono immoti argonauti ai quali é stata restituita forma nello spazio. Posti di fronte a loro, lasciamo che una goccia della nostra singolare esistenza superi la spessa materia che li compone e li penetri. E per un attimo, se c’é silenzio, pare di sentirli risuonare. Loro, comunque, ci attendono. Dietro le loro spalle, scrivevamo, ci sono due grandi ali di metallo. Perché, forse, i variopinti e fantastici personaggi di Ventura, prima che essere giocosi o seriosi sacerdoti e soldati, non sono altro che Angeli.

Le opere di Nino Ventura sono esposte permanentemente a Fuenlabrada (Madrid, la spettacolare grande fontana Liquidas Convergencias); nel Museo de los Angeles” a Turegano (Spagna, Castiglia Leon), di cui è ideatrice e direttrice Lucia Bosé (“Angeli, Evoluzione della specie”, 12 sculture in terracotta alte più di 2 metri, anno 2001), a Chivasso (Il XII Angelo nel Centro storico e il bassorilievo “Mediterraneo Terra Mia” nella Quintana del Cedro), nello showroom di piazza Castello a Verbania e, per le grandi sculture, presso la Pellegrini Art Gallery di Civitanova Marche.

DAVIDE FICCO

Gli orari degli uffici passaporti nel mese di settembre

Si ricordano gli orari degli Uffici Passaporti, valevoli per il mese settembre:

Questura Piazza Cesare Augusto 5

Prenotati: secondo il giorno e l’orario da Agenda on line;

Non prenotati: giovedì dalle 15.00 alle 18.00, dedicato esclusivamente presentazione istanze rilascio passaporti, oltre agli ordinari orari dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00 ad eccezione del martedì il cui orario è dalle 15.00 alle 18.00.

Urgenza: coloro che avessero urgenza documentata potranno recarsi in Piazza Cesare Augusto 5, nei suddetti orari di apertura al pubblico.

Commissariati sezionali e distaccati

Prenotati: secondo il giorno e l’orario da Agenda on line, dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00 ad eccezione del martedì il cui orario è dalle 15.00 alle 18.00.

 

Urgenza: coloro che avessero urgenza documentata potranno recarsi in Ciascun Commissariato Sezionale o Distaccato della Provincia, nei suddetti orari di apertura al pubblico.

Le istanze connotate dal carattere di urgenza saranno singolarmente valutate al fine di garantire il tempestivo rilascio del passaporto.

Agenda elettronica on line

Si ricorda inoltre che con decorrenza 1 dicembre 2023 l’agenda elettronica on line sarà aperta con una nuova formalità e consentirà di prenotare in ciascun Ufficio Passaporto della Questura e dei Commissariati Sezionali-Distaccati nella fascia oraria 9-11, rimanendo la fascia oraria 11-13 dal lunedì al venerdì, ad accesso libero, ovvero senza prenotazione, eccezione fatta il martedì ove sarà possibile accedere solo previa prenotazione sulla fascia oraria 15-18.

Restano validi gli appuntamenti già fissati fino al 30 novembre p.v.

Elaborato il piano strategico. Barriera: Fondazione Amendola guarda al futuro

EVENTI, TECNOLOGIA E COMUNICAZIONE PER DIVENTARE HUB CULTURALE IN BARRIERA DI MILANO

Elaborato il piano strategico 2023-2026, da realizzare con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando NGY 

Aumentare le attività che coinvolgano gli abitanti di un quartiere difficile come Barriera di Milano, facendo diventare la sede di via Tollegno un luogo di incontro e scambio culturale tra generazioni e comunità diverse. Sviluppare le attività comunicative, con un occhio di riguardo ai giovani e alle nuove tecnologie, per veicolare al più ampio numero di persone possibili i messaggi di coesistenza pacifica tra i popoli, autodeterminazione dei cittadini e giustizia sociale propri del pensiero amendoliano.

Sono questi gli obiettivi principali che la Fondazione Amendola intende realizzare nel prossimo triennio, con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando Next Generation You 2022, come raccontato nel dettaglio dal piano strategico 2023-2026 “+40 Culture Hub in Barriera”, elaborato in collaborazione con la Fondazione Giacomo Brodolini.

Un progetto ambizioso, che rilancia le tradizionali attività della Fondazione Amendola e apre a nuove attività, con l’obiettivo ultimo di dare vita a “un polo culturale e aggregativo permanente che permetta di coniugare cultura scientifica e divulgazione, avvicinando nuovi pubblici alle tematiche del pensiero politico novecentesco, della pace e collaborazione tra i popoli, del lavoro e dei diritti, dell’umanesimo quale strumento di crescita individuale e civica”, attraverso la promozione di attività e progetti culturali di aggregazione, divulgazione e riqualificazione del tessuto urbano e sociale.

A livello di comunicazione, il rilancio (anche in versione on line) della storica rivista “Il Rinnovamento”, la cui pubblicazione è stata interrotta nel 1993, va di pari passo con l’impiego di nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, necessità ineludibile per il settore culturale dal momento che offre possibilità nuove di diffusione e divulgazione rivolte agli Under 30. In questo ambito rientrano il wi-fi ultraveloce, i libri in realtà aumentata, le app per le mostre d’arte.

Nella strategia per rilanciare la sede di via Tollegno come hub culturale più attivo, aperto e contaminato, rientrano numerose azioni, a partire dall’organizzazione di eventi dal vivo (mostre, spettacoli, concerti, visite all’installazione multimediale del Telero “Lucania 61”) con strumenti tecnologici innovativi e dall’apertura di una residenza artistica, sempre in collaborazione con altre realtà culturali e sociali del quartiere Barriera di Milano.

Politecnico di Torino ateneo internazionale: aspiranti studenti da 115 Paesi del mondo

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Confermato rispetto allo scorso anno il numero complessivo di pre-immatricolati, con quasi 19 mila test effettuati

Anche quest’anno è incoraggiante il trend dei dati che riguardano gli iscritti ai test di ammissione al Politecnico di Torino: i corsi di Ingegneria, Architettura, Design e Pianificazione Territoriale, Urbanistica e Paesaggistico-Ambientale, anche per l’Anno Accademico 2023/2024, confermano un aumento dei test erogati, che sono quasi 19.000. Le prove di ammissione sono iniziate a febbraio, come ormai tradizione da diversi anni in modo da allinearsi con le università straniere e di dare ai ragazzi e alle ragazze maggiore possibilità di fare una scelta consapevole, e si concluderanno il 31 agosto e 1 settembre per i corsi di Ingegneria, Design e Pianificazione (eccezion fatta per la laurea professionalizzante in Tecnologie per l’industria manifatturiera, la cui scadenza è il 21 settembre).

I dati sugli iscritti attestano ancora una volta la reputazione positiva dell’Ateneo a livello internazionale. Il numero degli studenti stranieri che hanno affrontato l’ammissione ai corsi triennali – quest’anno arrivato a ben il 27% del totale – cresce anche in una situazione globale complessa come quella attuale e grazie a loro è possibile compensare il trend di denatalità che ormai da anni si registra in Italia e la conseguente costante diminuzione dei neo diplomati. Aumenta anche il numero di Paesi rappresentati, che quest’anno provengono da 115 stati differenti. Sono principalmente la Turchia – che si conferma il primo paese per numero di iscritti – con un incremento superiore al 15% di pre-immatricolati rispetto allo scorso anno, l’Iran che ha triplicato la sua presenza a partire dall’anno accademico 2021/22 arrivando ad avere 634 iscritti ai test e l’India.

Si può osservare, a livello generale, che i corsi di studio più apprezzati sono quest’anno quelli legati alla rivoluzione digitale e quelli con un’impostazione fortemente interdisciplinare e trasversale nell’ambito dell’Ingegneria, mentre confermano la crescita già registrata lo scorso anno Architettura e Pianificazione Territoriale, Urbanistica E Paesaggistico-Ambientale; stabile Design e Comunicazione.

 

“Siamo molto soddisfatti di questi dati, che ci confermano la validità delle scelte coraggiose che abbiamo fatto in questi anni particolarmente difficili – commenta il Rettore Guido Saracco – ma la nostra reputazione internazionale continua a crescere, frutto anche dei numerosi accordi di collaborazione che continuiamo a sottoscrivere con le migliori università del mondo e della presenza internazionale, cominciata con l’Uzbekistan e la Cina e continuata quest’anno con l’apertura del Japan Hub a Kyoto”.

 

“Di fronte al fisiologico calo delle nascite e della conseguente diminuzione dei diplomati, particolarmente sentita in Piemonte, abbiamo risposto elevando ed attualizzando la qualità dell’offerta formativa con corsi sempre più interdisciplinari ed orientati al “learning by doing”, e progettando percorsi in cui le discipline tecniche vengono affiancate alle scienze umane e sociali per proporre nuove chiavi di lettura ed una maggiore capacità di leggere il futuro e le conseguenze del progresso tecnologico sulla società” aggiunge la Vice Rettrice per la Didattica Anita Tabacco.

Gli iscritti ai test si contenderanno i 4.992 posti disponibili per i corsi di Ingegneria, gli 85 per il corso in Pianificazione territoriale, urbanistica e paesaggistico-ambientale, i 250 per il corso di Design e comunicazione, e i 500 posti disponibili per il corso di laurea in Architettura. Questi numeri di pre-immatricolati consentiranno, quindi, di coprire tutti i posti a disposizione e garantiranno all’Ateneo di confermare il numero dei propri iscritti, considerato che tutti i corsi sono a numero programmato.

 

Sono, infine, ancora aperte fino al 14 settembre le iscrizioni al test per accedere ai 60 posti del corso di laurea professionalizzante in Tecnologie per l’industria manifatturiera, che mira alla creazione di figure tecniche di alto profilo professionale che possano essere operative rapidamente nel settore della produzione di realtà manifatturiere, rispondendo pienamente alla richiesta delle aziende, soprattutto PMI, interessate a figure professionali multidisciplinari.

 

Calciomercato: Zapata al Toro!

Buongiorno all’Atalanta

È stata la giornata del Toro, protagonista di una maxi campagna di rafforzamento con l’Atalanta.Dai nerazzurri orobici di Gasperini arriva il super bomber Zapata che dovrà trascinare i granata di Juric verso la qualificazione in Europa:preso anche il promettente terzino destro Soppy.Percorso inverso per
Buongiorno che va all’Atalanta,molto brava a valorizzare i giovani.
Costo totale dell’operazione 25 milioni,questa la suddivisione:ai granata 17 milioni più Zapata(8 milioni) ed il prestito gratuito,con il diritto di riscatto,di Soppy.
Per quanto riguarda le proteste dei tifosi per la partenza del prodotto del vivaio e cuore granata Buongiorno mi preme scrivere quanto segue:
era il 6 febbraio del 1983, quarant’anni fa, Torino ed Udinese pareggiavano 0-0 in una gara disputatasi in quello che allora si chiamava ancora Stadio Comunale.Una partita come tutte le altre?no,no e no anzi!Si è trattata della prima gara da ex per Paolo Pulici,il nostro mito,icona,bandiera del nostro mondo granata.I miei occhi non credevano a quello che vedevano:Puliciclone con un’altra maglia e per lo più bianconera!Sono quarant’anni che non credo più ai giocatori bandiera ma solo alla meravigliosa maglia granata.

Enzo Grassano

Giachino: “Una frana per capire che la priorità sono le Alpi. Lo disse Cavour”

GIACHINO (FDI):  È bastata una frana a far capire che la priorità per l’Italia sono le Alpi come disse nel suo primo intervento Cavour. 
Incompetenza , pressapochismo, scarsa conoscenza della Storia patria , posizioni ideologiche e di comodo hanno chiuso gli occhi al Paese. È bastata una frana in terra francese a far capire la vera priorità per l’Italia, l’attraversamento delle Alpi.  Un Paese come il nostro che vive di scambi internazionali che per 3/4 sono in Europa è chiaro che ha l’attraversamento delle Alpi come priorità , come disse Cavour nel suo primo appunto a Vittorio Emanuele II, le Alpi avrebbero potuto diventare fattore di esclusione .
Se ci fosse la TAV non sarebbe stata toccata dalla frana e i transiti sarebbero garantiti. Aver bamblinato per tanto tempo, condizionati dai No che dai vecchi comunisti sono arrivati sino ai Notav , dalle indecisioni del PD ,condizionato dai suoi sindaci locali Notav e da Governi che in questi ultimi dieci anni hanno zigzagato sulla TAV , l’opera più importante per la rete europea dei trasporti, oggi mette il Paese in gravi difficoltà. Saran contenti  i giornalisti che non volevano parlare di TAV .
L’ultimo intervento deciso fu quello del Governo Berlusconi con la norma che consentiva di proteggere il cantiere dagli attacchi sconsiderati dei Notav che troppi hanno vellicato in questi anni.  Dal 2011 son passati 12 anni. In 13 si costruì il Primo Traforo alpino al mondo.
I tavoli ora a cosa servono ?
Ora ci vorrebbe una legge speciale che acceleri i lavori per la costruzione del Tunnel di base nello spirito del Patto del Quirinale. Non basta ottenere dalla Francia il rinvio della chiusura del Bianco per un mese. Occorre accelerare al massimo e in ogni modo i lavori della TAV. Ne guadagnerà la economia europea non solo quella italiana e ne guadagnerà realmente l’ambiente perché il colmo è non avere la TAV e avere il raddoppio dei traforo autostradali . Contenti i NoTav e chi gli ha retto la coda?
 
Mino GIACHINO 

“Ho imparato ad amare grazie a te”

Music Tales, la rubrica musicale 

 

“Per tutte le cose che non ti ho mai detto,

Scusa per quel che non ho fatto,

Ti ringrazio per il tuo tempo prezioso,

Ho imparato ad amare grazie a te”

Beth Hart nasce a Los Angeles il 24 gennaio 1972, coetanee solo che lei è una cantautrice statunitense diventata famosa grazie al suo singolo LA Song (Out of This Town), andata in onda nell’episodio 17 della decima e ultima stagione di Beverly Hills 90210. Io invece non sono famosa affatto!

 Il singolo è stato primo in classifica in Nuova Zelanda, raggiungendo la top 5 dell’Adult Contemporary statunitense e il numero 7 della classifica Adult Top 40 di Billboard.

Gli album successivi, Seesaw e Live in Amsterdam, frutto della collaborazione tra Beth Hart e Joe Bonamassa, hanno raggiunto il primo posto nella classifica Blues Album di Billboard. Bang Bang Boom Boom di Hart è salito al numero 3 della classifica Blues Album di Billboard, così come l’album Don’t Explain di Hart e Bonamassa.

Questo ci dice il web, e della sua vita privata pochissimo si sa, se non che è sposata a Scott Guetzkow e che vive a Pasadena.

Sua madre, la famiglia e i compagni di scuola la avvicinarono presto al jazz, al blues, a Bob Seger e Rickie Lee Jones, ai Sex Pistols e ai Circle Jerks, a Etta James e Otis Redding. Questi modelli le insegnarono a cantare il blues come può farlo solo una donna picchiata dalla vita ma ancora in piedi, un blues che nasce crudo e sanguinante dal cuore e si riversa sul palco senza alcuna censura. “La sua sincerità e la sua vulnerabilità sono i suoi punti di forza”, dice Scott Guetzkow, suo marito e road manager. “A volte scoppia a piangere e non riesce a smettere. Mette totalmente a nudo le sue emozioni”.

Mi ci ritrovo in questa donna, non per il talento ovviamente, ma per gli schiaffi presi dalla vita, per le difficoltà che sono la madre di una maturazione tempestiva ma elevata e spesso pesante proprio per la sua prematurità.

Proprio a sua madre è dedicato il brano che ho scelto: “mama this one’s for you”.

Ed io lo dedico alla mia, sperando possa perdonare gli errori che faccio e che ho fatto e che, probabilmente, ancora commetterò.

Vi linko il video ufficiale ma vi prego di voler ascoltare la performance live allegata sotto perchè la musica è soprattutto questo: emozione, palpitazioni, trisatezza, gioia, tutto e tutto insieme.

Buon ascolto

CHIARA DE CARLO

https://www.youtube.com/watch?v=QnbDIgQLQwI

https://www.youtube.com/watch?v=3VjFiipCReA

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Ecco a voi gli eventi da non perdere!

La Barriera: “Immigrati tornate a casa, non possiamo aiutarvi”

BLITZ DEL MOVIMENTO LA BARRIERA AL CENTRO D’ACCOGLIENZA DI VIA TRAVES: “IMMIGRATI, DIFENDETE IL VOSTRO DIRITTO A NON EMIGRARE!”

Nella serata di ieri, 29 agosto, i militanti de La Barriera Torino hanno affisso, nei pressi del nuovo centro di accoglienza di Via Traves, alcuni manifesti, in Italiano, inglese, francese e arabo, per esortare gli immigrati ospiti della struttura a fare ritorno nei loro paesi, “per migliorarli e farli prosperare, costruendo lì la propria vita”.
“Abbiamo voluto affiggere questi manifesti per spiegare agli immigrati appena arrivati nella nostra nazione che, a differenza di quanto gli facciano credere scafisti, ong e tutti coloro che guadagnano grazie all’immigrazione clandestina, in Italia e in Europa non possiamo aiutarli, perché le risorse, insufficienti, che abbiamo vanno destinate all’aiuto dei moltissimi italiani che versano in condizioni economiche disastrose, trovandosi senza casa, senza lavoro o senza un piatto da mettere sulla tavola” affermano i responsabili del movimento.
“Con i manifesti affissi ieri abbiamo anche cercato di esortare questa gente a fare ritorno nelle proprie terre, per contribuire allo sviluppo materiale di questi paesi, difendendoli dalle depredazioni del capitalismo delle multinazionali e dalle tratte dei nuovi schiavisti, affinché questi immigrati possano vivere nelle loro nazioni, in pace e dignità, godendo del sacrosanto diritto a non dover emigrare, perché ogni terra ha il suo popolo e ogni popolo ha la sua terra” concludono dal movimento.

Marchisio condanna insulto omofobo su manifesto funebre

L’ex calciatore Marchisio interviene sui social: “un atto di inaudita violenza”. È il commento alla scritta “froci” su uno dei manifesti funebri che, a Pinerolo, annunciavano la morte di Adriano Canese, 76enne pinerolese fondatore e titolare di Radio Armonia. Da 39 anni era legato al socio e compagno Corrado Brun. I due erano uniti civilmente dal dicembre del 2016.