La gru è crollata su uno stabile fortunatamente disabitato, nel crollo sono rimasti feriti due operai.
La gru è crollata su uno stabile fortunatamente disabitato, nel crollo sono rimasti feriti due operai.
La Reale Mutua Torino si rialza: dopo le due sconfitte consecutive incassate sui campi di Trapani e Milano, la squadra gialloblù torna a convincere conquistando una netta vittoria contro la Juvi Cremona in un Pala “Gianni Asti” ancora inviolato in regular season. Torino arriva quindi al giro di boa della stagione regolare chiudendo il girone d’andata con un bilancio di sette vittorie e quattro sconfitte.
Coach Franco Ciani decide di partire con il quintetto formato da Vencato, Kennedy, De Vico, Thomas e il il rientrante Poser. Coach Luca Bechi risponde con Medford, Costi, Vincini, Cotton e Benetti.
Inizia molto bene la Reale Mutua aprendo le danze con un parziale di 11-2. La Juvi Cremona risponde riaccorciando le distanze e riportandosi sul -4 (13-9 dopo 6′). De Vico interrompe il parziale cremonese inchiodando una schiacciata in contropiede, poi il finale del primo quarto è tutto a tinte gialloblù: Torino allunga fino a un massimo vantaggio di 13 punti (27-14), poi Cremona prova a metterci una pezza con un layup di Costi e una tripla di Medford che chiude la prima frazione sul 27-19.
Il secondo quarto si apre con Pepe e De Vico che trovano il fondo della retina dalla lunga distanza e Torino allunga sul +16 (36-20). Cremona prova a reagire con un mini-parziale di 4-0 ma un’ispirata Reale Mutua continua a trovare il canestro con continuità e alza l’intensità nella metà campo difensiva, incrementando così il proprio vantaggio fino al +19 (43-24). Sabatino trova il canestro dall’arco per il -15. Coach Ciani chiama timeout per tenere alta l’attenzione dei suoi. Si accende Schina: per lui 7 punti negli ultimi minuti del secondo quarto per chiudere la prima metà di gara suò 55-37 a favore dei gialloblù.
Un canestro di Vencato in apertura di terzo quarto vale un nuovo massimo vantaggio sul +20 per Torino, ma un breve blackout gialloblù consente a Cremona di rientrare fino al -13 (59-46 a metà terzo quarto), costringendo coach Ciani a chiamare timeout. Torino rientra in campo con il giusto atteggiamento e riprende il pieno controllo del gioco, guidata da un ispirato Schina. Il terzo quarto si chiude sul 76-52 per Torino.
Nell’ultimo quarto il compito della Reale Mutua è quello di gestire l’ampio vantaggio guadagnato nel corso dei precedenti 30 minuti, ma lentamente Cremona riesce a rosicchiare qualche punto di svantaggio. Coach Ciani chiama timeout sul punteggio di 81-65 per stroncare sul nascere il tentativo di rimonta ospite. Kennedy conquista e concretizza due giochi da tre punti per chiudere di fatto i conti: gli ultimi minuti sono di ordinaria amministrazione gialloblù che gestisce il vantaggio fino alla sirena finale. Torino vince 96-80.
Coach Ciani in sala stampa dopo la partita: “Credo sia stata una buona partita da parte nostra, al di là del risultato e dell’autorevolezza con cui abbiamo condotto per tutto il corso della gara, incrementando progressivamente il vantaggio. Questo è un segnale importante, siamo stati capaci di fornire questo tipo di prestazione contro Cremona che aveva ottenuto risultati importanti nell’ultimo periodo e che ci aveva raggiunto in classifica. Sotto il profilo dell’atteggiamento, dell’intensità e della lucidità con cui abbiamo applicato il piano gara, possiamo dire che è stata una prestazione eccellente e il risultato ci premia in funzione di questo. Abbiamo motivo di essere molto soddisfatti.”
REALE MUTUA TORINO – FERRARONI JUVI CREMONA 96-80 (27-19, 28-18, 21-15, 20-28)
Torino: Kennedy 15, Thomas 8, Vencato 7, Ghirlanda 4, Schina 16, Poser 15, Osatwna, Marrale, Loiacono, De Vico 16, Pepe 15. Allenatore: Ciani. Assistenti: Iacozza, Siragusa. Rimbalzi: 38 (Vencato 9). Assist: 18 (Vencato 5).
Cremona: Benetti 7, Cotton 4, Sabatino 8, Musso 8, Medford 17, Boni ne, Costi 5, Vincini 3, Magro 4, Tortù 22, Timperi 2. Allenatore: Bechi.
ufficio stampa reale mutua basket
Mercoledì a Torino, ore 11, Collegio Artigianelli, corso Palestro 14
STEFANIA MERCI, DIRETTORE RISORSE UMANE DI URMET GROUP: «LE DONNE AL CENTRO DEL NOSTRO IMPEGNO SOLIDALE»
L’azienda di via Bologna si dimostra realtà sensibile ai temi del sociale legati al sostegno delle donne vittime di violenza
La multinazionale torinese Urmet si conferma “azienda in rosa” scendendo in campo al fianco delle donne vittime di violenza.
Attraverso una serie di iniziative avviate nel mese di novembre e condivise con i dipendenti dell’azienda capogruppo e delle consociate, Urmet evidenzia la sua sensibilità nei confronti di un tema estremamente delicato e purtroppo diffuso come quello della violenza contro le donne.
L’azienda, infatti, sta organizzando una vera e propria raccolta di generi di prima necessità a favore delle donne e dei bambini seguiti dal Centro Antiviolenza della Città di Torino, recentemente trasferitosi nei locali del Comune, al secondo piano di c.so Unione Sovietica 220/d e di via San Marino 22/a.
«Sono molto contenta di questa iniziativa così sentita da tutti i nostri dipendenti – sottolinea Stefania Merci, direttore Risorse Umane di Urmet Group -. Ci siamo attivati con grande convinzione per supportare questa bellissima realtà cittadina, fonte di speranza per tante donne e bambini che necessitano di un aiuto concreto e che non possiamo e non vogliamo abbandonare. Un piccolo gesto che testimonia la nostra sensibilità ai temi sociali che coinvolgono il genere femminile».
Pannolini per i bimbi, indumenti e biancheria intima per le mamme saranno in cima alla “lista della spesa” Urmet, soddisfando così le immediate esigenze e necessità delle ospiti del Centro.
Ma la partnership non si ferma qui: prosegue con un seminario dal titolo «Donne e uomini insieme per superare la violenza domestica», organizzato giovedì 30 novembre presso i locali aziendali. L’incontro prevede la partecipazione di Patrizia Campo e Silvia Audisio, operatrici del Centro Antiviolenza della Città di Torino, supportate da Andrea Santoro dell’associazione “Cerchio degli Uomini”, una realtà che si occupa di rieducare gli uomini che si sono macchiati di reati correlati alla violenza di genere.
Il costante impegno di Urmet al fianco delle donne si è manifestato durante tutto l’anno, con il sostegno ad importanti tematiche sociali come il progetto benefico WelfareCare “Mammografia ed ecografia gratuita” che è stato parte integrante dell’evento “Jtwia-Just The Woman I am 2023”, patrocinato dal Comune di Torino e volto a favorire la diagnosi precoce del tumore alla mammella, una neoplasia che colpisce ogni anno oltre 50mila donne in Italia con un trend in aumento.
E ancora, la partnership con la Lilt (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) con l’adesione alla campagna Lilt for Women: un “ottobre rosa” con l’obiettivo di sensibilizzare sul tema della prevenzione del cancro al seno.
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Nel panorama di una Parigi caotica e affannosa nel vivere quotidiano, sembra scorrere tranquilla la vita di Lydia, felicemente portata avanti la sua professione di ostetrica, diligentemente corretta in “assistente al parto”, ovvero quelle donne che durante e dopo una nascita badano più alle mamme che ai piccoli. Tranquilla fino a che il compagno le confessa, dopo tre anni di convivenza, di essere andata a letto con un’altra persona, fino a che non scopre che la sua migliore amica Salomè è incinta, fino a che non incontra, nel suo girovagare notturno – anche la casa le sta stretta e inospitale -, Milos, di origini serbe, fuggito ragazzino dalla guerra, in terra francese solitario conduttore di autobus. Una chiacchierata in un caffè, una notte insieme e tutto parrebbe finire lì: ma nel cuore di Lydia si viene creando una sofferenza non superabile, nella mente di Lydia scatta una spirale di frenesia, di castelli di fantasia costruiti per sé e per gli altri, di bugie che sconvolgono del tutto quella vita. Perché con il passare dei giorni e delle settimane non alleggerire le giornate dell’amica traumatizzata dal parto prendendosi cura della piccola Esmée (“l’amata”), portarla al parco, giocare con lei, prepararle le pappe, dimenticare il lavoro per starle sempre più accanto, per sentirsela sempre più propria? Perché non catturare sempre più gli affetti e la passione di Milos facendole credere sua la bambina? Perché non essere inevitabilmente coinvolta dalla famiglia del ragazzo, affettuosamente oppressiva? Perché non tentare di formare anche per soli pochi giorni una coppia con una bambina, continuando a mentire, fuggendo verso le spiagge della Normandia?
Iris Kaltenbäck, per la prima volta dietro la macchina da presa (un passato di sceneggiatrice, “Le vol des cicognes” è del 2015, mai apparso da noi), ci offre con “Le ravissement” (2023) – non soltanto per noi “il rapimento” ma altresì “l’infatuazione” o “l’incantamento” – il quadro preciso dell’urgenza senza confini di certi sentimenti, dello scompiglio che possono creare, di uno sconvolgimento totale verso gli altri che può annientare una vita. Sono bisogno d’amore, sono lo specchio del desiderio di uscire da una troppo duratura solitudine. Accompagna la regista con una fermezza e una durezza (come sono costantemente duri i tratti della protagonista Hafsia Herzi, eccellente, pochi i sorrisi, quasi sempre innaturali e forzati) senza mai sbavature il cammino interiormente doloroso di Lydia, intrappolata nelle sue giornate e nelle sue menzogne, in quella costruzione assurda di un universo parallelo che finisce col coinvolgere tutti. Racconta con autentica padronanza un’amara vicenda tutta in salita, affaticata, dolorosa e offre ai due protagonisti principali (Milos è Alexis Manenti) l’occasione per altrettanti ritratti fatti di cuore e di animi controversi.
Nelle prime giornate di questo 41mo Torino Film Festival arriva anche dal Canada “Soleils Atikamekw”, un’altra donna alla direzione, Chloé Leriche, alla sua seconda opera. Il film (che somiglia di lontano al fratello povero se non poverissimo dei recenti e poco soddisfacenti “Killers” di Martin Scorsese) è il racconto ai giorni nostri, la disperazione non scomparsa, il ricordo triste dei famigliari delle cinque vittime di un incidente realmente accaduto nel giugno del 1977 e mai completamente chiarito. Un’auto finita poco oltre la riva di un fiume, due metri d’acqua al massimo, due ragazzi del Québec che si salvano e cinque, uomini e donne, della comunità Atikamekw perdono la vita, annegati in circostanze su cui si pretende di vederci chiaro. La polizia concluse all’epoca le indagini con la parola incidente, gli indizi, i dubbi, le prove scoperte non sono mai state prese in considerazione. Per sette anni la regista e produttrice ha lavorato in comunione con quelle cinque famiglie per renderle partecipi davanti e dietro la macchina da presa. Alcuni, in doppio ruolo, incarnano i loro avi, altri testimoniano per intero la mancanza di considerazione subita. Come per Scorsese, anche qui la volontà del bianco di nascondere ogni responsabilità, di tirar fuori da ogni coinvolgimento chi potrebbe spiegare il passato e calmare il presente: mentre le note di regia ci dicono che in Canada, malgrado le apparenze, il razzismo nei confronti dei popoli autoctoni è oggi ancora presente nelle istituzioni pubbliche.
Forse i risultati non hanno la chiarezza e l’applauso che la vicenda avrebbe meritato, il film politico della Leriche, pensato e girato per quella comunità, ha di certo il pregio di riportare alla luce scomodi fatti di cui in patria si è rinunciato a parlare: è tuttavia condotto con un’impronta piuttosto debole, indecisa se intraprendere la strada documentaristica piuttosto che quella della ricostruzione, per cui al di là dell’amarezza che continua a essere presente si è portati ad apprezzare maggiormente la componente poetica, quel sottofondo religioso e antico, ancestrale, di cui l’opera contiene non pochi spunti.
Applausi alla proiezione di “Girasoli”, presentato fuori concorso, debutto dietro la macchina da presa di Catrinel Marlon, all’anagrafe Catrinel Menghia, rumena di origine, un passato di sportiva e di modella, volto di Armani, copertine, testimonial d’eccellenza e interprete del primo film di Luigi Lo Cascio, “La città ideale”. Un corto lo scorso anno e adesso, oltre ad essere madrina del Festival, bellezza insuperabile nello scenario dell’inaugurazione a Venaria, autrice applaudita di una storia che, trasportata nel tempo, affonda le radici dolorose nella storia della sua famiglia, “la storia di una zia che vive in Romania”, e tra le righe di una lettera d’amore “che risale al 1888 e che ho trovato nell’ormai chiuso manicomio di Siena”. Al centro della vicenda, Lucia che ha il viso di ventenne e tutta la sempre maggior bravura di Gaia Girace (“L’amica geniale”), una ragazza di quindici anni curata per la sua schizofrenia con cure inconcludenti e sperimentali all’interno di un fatiscente manicomio degli anni Sessanta. È nelle mani di due medici che hanno linee mediche opposte (Monica Guerritore e Pietro Ragusa), che si scannerebbero pur di far prevalere ognuno la propria: mentre Lucia trova un’amicizia e una forza nell’infermiera Anna, una nuova assunta. È chiaro che sorveglianti, medici e monache vigilino su quell’amicizia i cui confini con l’amore sono del tutto labili. Un film a tratti più di scrittura che di direzione registica, più letterario che legato intimamente alla corposità del reale: comunque un’opera che altresì s’imprime nella memoria come esempio di ribellione e di ritratti femminili finemente scanditi, forti nel momento infelice che l’universo della donna continua a vivere.
Il versante del divertimento – che anche in un festival come il TFF è preteso e condiviso – è felicemente rappresentato da “Un anno difficile” (da giovedì prossimo nelle sale) del duo d’oltralpe, re Mida di quel cinema e non soltanto, formato da Eric Toledano e Olivier Nakache, autori di quel “Quasi amici” che poco più di una decina di anni fa ci ha emozionato e divertito. Due amici, anche qui e senza nessun tentennamento, due uomini sempre al verde, di quelli che si sprecano a cercare un ricevimento per sbarcare la giornata nel migliore dei modi. È durante uno di questi che si ritrovano senza nessun preavviso nel bel mezzo di una manifestazione di ecoattivisti: e sarà un susseguirsi di bugie, di giocare a essere quello che mai si sognerebbero, a costruire sotterfugi e maldestre azioni di proteste. Complice una dolce ragazza forte delle proprie idee e anche di una certa insensatezza dei suoi anni. Black Friday in cui tutti tentano di accaparrarsi tutto, ironia a carrettate su consumismo e ambientalismo, dove qualcuno cerca anche di bluffare, tornando a percorrere vecchie strade di comodo. Toledano&Nakache si sono divertiti a dare al film un andamento ultraveloce, a rotta di collo, e a buttarvi dentro i loro attori Pio Marmaï e Jonathan Cohen, cui s’aggiunge una dolcissima Noémie Merlant, srotolando episodi su episodi che faranno la felicità del pubblico. Forse dimenticando – a torto – quegli angoli di sentimentalismo autentico che avevano fatto (più) grande l’opera precedente.
Elio Rabbione
Nelle immagini: scene tratte (nell’ordine) da “Le ravissement”, “Soleils Atikamewk”, “Girasoli” con Monica Guerritore e Gaia Girace e “Un anno difficile” degli autori di “Quasi amici”.
Calcio flash
Si è conclusa con un giusto paregggio la super sfida tra Juventus ed Inter,il posticipo domenicale della tredicesima giornata di Serie A. Entrambi i gol sono stati segnati nel primo tempo: a passare in vantaggio sono stati i bianconeri con Vlahovic, poi Martinez ha pareggiato per i nerazzurri :i due attaccanti grandi protagonisti del match.Con questo pareggio l’Inter conserva il primo posto in classifica con 2 lunghezze di vantaggio proprio sui bianconeri ancorati al secondo posto.
I granata di Juric scenderanno in campo lunedì sera 27 novembre,a Bologna,contro i felsinei alle ore 20.45.
Il Toro ha una grande opportunità:vincendo salirebbe all’ottavo posto a solo 1 punto dalla coppia Atalanta e Fiorentina,entrambe sconfitte in questa giornata di campionato, entrando quindi in piena zona Europa.
Gli uomini di Juric sono chiamati ad una grande prova di maturità.
Enzo Grassano
Si possono affrontare e superare con la sola forza dell’amore gli ostacoli della quotidianità? Si può chiamare vita una vita senza la persona che si ama? Si può essere davvero se stessi rinunciando a essere ciò che si è per la persona amata? Si può portare la propria vita al limite dell’esistenza e continuare a esistere in virtù di una promessa? Quando a rispondere a questi interrogativi è il vero amore, la risposta è sicuramente sì.
L’AUTORE
Domenico Verrigni, per tutti Mimmo, Nasce a Corato nella provincia barese, il 3 aprile 1965. La sua famiglia si trasferisce a Trani nel 1969 e da allora vive in questa meravigliosa cittadina affacciata sul mare nel nord barese con sua moglie Teresa e la sua bassottina Livia. È un artista semplice e visionario, un sognatore con la passione per la scrittura e in particolar modo per la poesia, passione che si concretizza nel gennaio del 2017 con la pubblicazione di 31 componimenti poetici scelti fra i tanti scritti dall’autore, nasce così: “Sinfonie del Profondo” edito da Cervino Edizioni, una raccolta che è viva espressione delle passioni e dei sentimenti del poeta.
L’opera è arricchita dalle illustrazioni di uno dei più grandi protagonisti dell’arte contemporanea, il pittore e scultore William Tode e dalla prefazione del critico d’arte e letterario il prof Angelo Calabrese che di lui dice: “Mimmo è così: riesce a diluire la marea della complessità nella semplicità dell’amore e dei sentimenti”. Con i suoi versi e i suoi racconti, è presente in molte antologie poetiche e letterarie, ricevendo apprezzamenti e menzioni di merito. Si cimenta nella stesura di un racconto in prosa e, nel dicembre 2021, viene pubblicato dalla Pav Edizioni il suo primo romanzo dal titolo: “Ora mi vivi dentro”. Presenta e promuove questo romanzo in molte città italiane da: “il Salotto di Milano” a Milano, al Festival del libro di Palermo “Una marina di libri”, a “Libri nel Borgo Antico” a Bisceglie, riscuotendo molti consensi.
Nel gennaio del 2023 viene pubblicato sempre dalla Pav Edizioni: “ULIVART”, una selezione di 13 poesie e altrettanti scatti artistici del fotografo francese Fred Di Girolamo, avente come tema e unico protagonista, l’albero d’ulivo. ULIVART diventa anche una mostra itinerante. La sua fucina-pensatoio, nella quale traduce in versi e racconti le sue emozioni e riflessioni, è sempre aperta e pronta a dare libero sfogo a nuove e avvincenti sfide. Infine nel mese di aprile 2023 pubblica, sempre con Pav edizioni, l’ultimo suo lavoro letterario, un nuovo romanzo dal titolo “Chiamatemi Tonino” presentato a maggio al SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO di Torino. Una nuova storia d’amore e non solo che in maniera elegante e discreta, affronta numerosi temi antropologici, tra cui quello drammaticamente attuale della violenza sulle donne. Questo nuovo romanzo ha lo scopo, al di là della pura e semplice storia narrata, di indurre il lettore alla riflessione sul complesso mondo dei sentimenti umani.
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IL LIBRO: “CHIAMATEMI TONINO”
Si possono affrontare e superare con la sola forza dell’amore gli ostacoli della quotidianità? Si può chiamare vita una vita senza la persona che si ama? Si può essere davvero se stessi rinunciando a essere ciò che si è per la persona amata? Si può portare la propria vita al limite dell’esistenza e continuare a esistere in virtù di una promessa? Quando a rispondere a questi interrogativi è il vero amore, la risposta è sicuramente sì. Ada e Cristoforo, o meglio Tonino, uniti dalla passione per l’arte, per la scrittura, per la natura e per la vita si trovano, si perdono e si ritrovano in questa storia avvincente, sentimentale, tragica e a tratti surreale, senza mai arrendersi. In un eterno momento, in bilico tra materia e spirito, non tradiranno le loro promesse. “Sorseggiavo quel caffè i cui aromi si mescolavano con i meravigliosi profumi del mare, un tiepido sole di una primavera appena sbocciata illuminava la mia bella Trani e i nostri volti, mentre i miei occhi, protetti da oscuri occhiali da sole, godevano del panorama infinitamente bello che il mare ci offriva. Guardando quell’orizzonte, mi perdevo in pensieri e viaggi mai fatti e in un senso di assoluta libertà e serenità. Sono Cristoforo Lorusso ma tutti gli amici mi chiamano Tonino, quindi fatelo anche voi: “CHIAMATEMI TONINO”.
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I libri dell’autore Mimmo Verrigni sono acquistabili su tutti i maggiori store online, prenotandolo in libreria o direttamente sul sito della casa editrice -Pav Edizioni-
https://pavedizioni.it/prodotto/chiamatemi-tonino