ilTorinese

La magia delle cose. Il segno magistrale dell’ incisore Guido Navaretti

 

Una punta di bulino, affilata con sapienza, incide delicatamente il plexiglass. Sottilissime linee si dipanano formando tessiture e onde, vortici e spazi, orientandosi variamente sulla superficie liscia, perfetta. Da questi emergeranno e prenderanno forma suggestioni di oggetti, animali, ricordi ed emozioni.

Guido Navaretti iniziò come incisore su lastra di zinco nel 1976, terminata l’Accademia di Belle Arti, ma gli orientamenti del mercato artistico e la difficoltà a reperire il materiale lo hanno portato a lavorare sul vetro sintetico dal 1999: il polimetilmetacrilato (plexiglass). E le dimensioni iniziali delle sue opere, piuttosto importanti, dagli anni Ottanta Novanta si sono portate a un formato più piccolo e agile.

Ma il cambio di formato, come il variare continuo in generale, non gli interessa: egli utilizza attrezzi, inchiostri e misure ben definiti, costanti nel tempo, perché il cambio delle aree di lavoro e dei mezzi deconcentra e sposta l’ attenzione verso il ridimensionamento continuo delle idee, della materia e dello spazio. L’ abitudine permette di concentrarsi sulla creazione. E, a tal proposito, dall’amato Oriente cita un altro suggerimento: il miglior modo di essere liberi è avere dei confini… Nel cambiare supporto, quindi, l’Artista ha invertito la risultante dell’ immagine: mentre sullo zinco il segno accoglierva l’inchiostro nero, lasciando bianca la superficie intonsa (calcografia: nei solchi rimane il nero), su plexiglass egli lavora in negativo, lasciando bianchi gli spazi dove il rullo di inchiostro nero non lascerà il colore (xilografia, da “scrittura su legno”: nei solchi rimane il bianco, e in questo caso possiamo parlare di metacrilatografia o plexigrafia). Il lavoro scelto da Navaretti è, quindi, in negativo, l’antitesi del pensiero precedente. E cambia un mondo, “L’altro mondo”, come dice sorridendo il Maestro. Ma questa scelta non è un problema, bensì una nuova risorsa, un universo da scoprire. Ed è molto interessante, nel leggere i suoi appunti, come Egli si collochi rispetto a un determinato utilizzo del colore nero (quindi riferito alle aree risparmiate dal segno), rifuggendo dal valore espressivo, politico, enunciativo, spigoloso, massivo, politicamente e socialmente forte che lo hanno spesso connotato, dalle opere d’arte, ai manifesti, alla fumettistica: il nero, nel suo segno, mantiene la leggerezza necessaria a dialogare con il bianco, in una danza di reciproco riconoscimento, perdendo i caratteri che nel Novecento questo non-colore o massimo-colore ha spesso assunto.

Il gesto, ben controllato nel suo lento incedere, lascia che le forme emergano. E al gesto contribuisce fisicamente tutto il corpo, facendo convergere la giusta tensione verso lo strumento, sotto occhi attenti, aiutati da una grande lente illuminante. Il segno deve essere presente, visibile, non andare oltre le possibilità visive di chi osservi. Sottile ma solido e definito, chiaro e senza fraintendimenti: gesto e artista si assomigliano? Il bulino, nell’utilizzo, tende a lidersi e a inspessire le linee, ma questo non è necessariamente un intoppo, bensì una suggestione che lo strumento stesso regala, spostando di qualche grado la traiettoria dell’ invenzione. E seguirà un’altra passata sul disco abrasivo, la carta seppia e la pietra Arkansas.

L‘incidere è scavare, nella materia e nella memoria, in uno sforzo di rappresentazione. E il nero e il bianco sono concettualmente alla base della tecnica dell’ incisione e riportano al principio di yin e yang, gli opposti che si contrastano e equilibrano, scambievoli e non assoluti, suggestione concettuale e spirituale alla quale il Nostro é sensibile, come ad altri contenuti legati alla cultura orientale. Ci torneremo.

Per Navaretti, il disegno, l’ arte, necessitano innanzitutto di essere artigianato da praticare con costanza, sempre quando possibile, senza cercare precise mete finali o medaglie, accreditamento presso questa o quella corrente, classificazione, plauso di claque: l’ arte é per lui un gesto naturale della quotidianità, come tutto ciò che riempie le giornate, e che richiede solitudine, nel senso alto di libertà da ogni influenza, senza impellenze pressorie. Ed è un gesto che della vita risente, ma sempre fluendo col resto, nella complessità, nella entropia degli eventi.

L’ Artista torinese non sa dove finirà la propria opera, quando la inizia: lascia che sia lei stessa a disvelarsi, a modellarsi sotto le mani, a suggerire; non teme l’errore, che troverà senso nel contesto; non persegue un progetto -magari nato da una bozza preparatoria- lavorando per la sua realizzazione. Improvvisamente, poi, emerge la chiave di volta e appare la soluzione di questo vagare: un buco da riempire, una sagoma portata a galla, una modifica alle onde ed ecco che prende forma precisa, puntuale, l’oggetto, animato o inanimato che sia, e il lavoro arriva a compimento. L‘incisore non cerca l’ispirazione, dunque, ma trova la risposta nel fare stesso, nel divenire dell’atto creativo: è il soggetto stesso che si disvela. E la memoria corre a Picasso e al suo “Io non cerco, trovo”.

Navaretti pare assimilare idealmente questo procedimento alle sue amate passeggiate, dove si lascia pervadere dal mondo circostante, osservando la vita scorrere in quel preciso momento, accogliendo l’ hic et nunc, e si porta a casa un ricordo, una emozione; a volte un dolore, un turbamento. Perché questo incedere è sempre un viaggio, lo stesso che percorre il suo bulino mentre nel silenzio lascia che le emozioni, le memorie inconsapevoli, tornino e prendano libera forma. Ed è un viaggio affettuoso nelle cose, che si presentano nella loro semplicità, come manifestazione di sé e testimonianze del mondo. Ed è lo stupore di esse. Talvolta i soggetti presenti nelle opere propongono domande, si trovano in situazioni ambigue, sospese come le risposte possibili, appena suggerite. E’ dunque un vagare nella vita.

Osservando le opere del Maestro l’occhio si perde in linee che formano nuvole, tessiture, che per pareidolia mostrano a ognuno forme diverse, accenni, suggestioni, e da questo sfondo emergono, con tecnica descrittiva definita e sopraffina, oggetti e animali, piante e fiori. Ma Navaretti chiede di non limitarsi a pretendere un riscontro retinico delle cose, un iperrealismo asettico, ma di accettare la rilettura che, pur puntuale, genera la mente-occhio dell’ incisore. Come nascono le immagini, da dove arrivano? L’incisore torinese si racconta e conduce verso la comprensione del proprio atto creativo, che nasce lasciando fluire la mano, il segno spesso seriale, ripetitivo, come in molte opere degli Anni Novanta e Duemila, pulviscoli e tessiture che addensano e ràrefano la luce, oppure composto da matasse di fili sottili come capelli, in genere a rappresentare dinamici e cangianti sfondi. La finezza del segno crea paesaggi preziosi: boschi, turbinii, spazi che dividono la tela (anche metaforicamente parlando) in modi diversi: nuvole dense di accenni o divisioni orizzontali, oppure diagonali, riportando volutamente ai contrasti del pensiero orientale. Si osservano spesso due piani visivi differenti, l’uno sull’altro.

 

Le opere trovano un titolo quasi sempre una volta terminate, dando compiutezza al lavoro, concludendone l’articolato percorso e aprendo la strada a una nuova esperienza: e questo l’Autore lo fa spesso con ironia, giocando con le parole, con citazioni di poesie, di motti, di testi sacri, di neologismi scherzosi. Ad esempio, “Scampo?, 2020”, “Campo?, 2021”

Viddi ‘na cozza, 2021” o “Palla al centro, 2023”.

E trova spesso ispirazione nell’ opera del poeta giapponese Matsuo Bashō (1644 – 1694) del periodo Edo, del quale ci pare importante segnalare questi versi significativi, nel chiarire il concetto taoista di “La via, la strada”: ”(…) I propositi iniziali, per non diventare fonte di frustrante impotenza, vanno posti e perseguiti con la serena consapevolezza che il Tempo e la strada da percorre sulla lastra influiranno sulla loro teoretica (N.d.r. Filosofia della realtà e della conoscenza) chiarezza. Tempo del lavoro ed il lavoro del Tempo, apriranno imprevedibili sviluppi che – del proposito iniziale – lasceranno intatto solo la spinta ideale, non i freddi e inumani condizionamenti”.

Opere riferite a Bashō: “Riemerge la rana di Bashō, 2014” e “Takotsubo o del vaso da polpi di Matsuo, 2023”

Terminato questo nostro incontro ideale con l’Artista torinese, ci troviamo a constatare che le sue opere veicolano non solo una grande competenza tecnica e contenuti artistici solidissimi, ma anche ironia e stupore, amore per l’amicizia e la convivialità, lo scambio, il sorriso; a ricerca interiore; uno sguardo aperto al divenire degli eventi, accettandone la complessità e l’appartenere a un Disegno imperscrutabile. E quindi ci piace immaginare l’incisore Guido, Torino, XXI secolo, congedatosi dal mondo esterno, chinarsi sul suo banco e, in compagnia del fedele bulino, adagiare sulla carta la magia delle cose.

Davide Ficco

 

Guido Navaretti é nato a Torino nel 1952 e, terminato il Liceo Artistico, nel 1975 si diploma in Pittura all’Accademia Albertina di Belle Arti ottenendo il Premio Dino Uberti come miglior licenziato del Corso e il Premio Vittorio Avondo, come miglior licenziato di tutti i Corsi. Nell’ incisione é allievo di Mario Calandri e Francesco Franco. Dal 1986 inizia il rapporto con quella che nel 1989 diverrà la “Franco Masoero Edizioni d’Arte”, eccellenza nella tecnica della stampa, con la personale alla Stamperia del Borgo Po. Nel 1999 inizia la produzione a bulino di matrici xilografiche e la pubblicazione sulla rivista Smens, edita da “Nuova Xilografia”, oltreché la partecipazione alle sue iniziative editoriali. Ha insegnato presso i Licei Artistici di Milano, Novara e Torino. Le sue incisioni sono presenti in decine di esposizioni in tutto il mondo; recentissima, la Victoria & Albert Museum di Londra.

Sconto Imu 50%: ecco come funziona e chi può richiederlo

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

L’imposta municipale propria (IMU) è l’imposta dovuta per il possesso di fabbricati, di aree fabbricabili e di terreni agricoli ed è dovuta dal proprietario o dal titolare di altro diritto reale (usufrutto, uso, abitazione, enfiteusi, superficie), dal concessionario nel caso di concessione di aree demaniali e dal locatario in caso di leasing.

Per abitazione principale esente IMU si intende invece l’unità immobiliare in cui il soggetto passivo e i componenti del suo nucleo familiare risiedono anagraficamente e dimorano abitualmente.

Per i fabbricati di interesse storico o artistico (come definiti dall’art. 10 del D. Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42) la base imponibile IMU è ridotta del 50%. Ma vi è un altro caso in cui spetta lo sconto del 50%, ovvero quando l’immobile viene concesso dai genitori – che risultano proprietari – in comodato d’uso ai figli.

In particolare, si applica la riduzione del 50% della base imponibile per le unità immobiliari concesse in comodato dal soggetto passivo ai parenti in linea retta entro il primo grado che le utilizzano come abitazione principale, a condizione che: il contratto di comodato sia registrato; il comodante possieda in Italia la sola abitazione concessa in comodato; oltre a quest’ultima, egli può tuttavia possedere un altro immobile adibito a propria abitazione principale, ad eccezione delle unità abitative classificate nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9; il comodante risieda anagraficamente nonché dimori abitualmente nello stesso comune in cui è situato l’immobile concesso in comodato.

La riduzione della base imponibile si applica anche qualora, in caso di morte del comodatario, l’immobile resta destinato ad abitazione principale del coniuge di quest’ultimo in presenza di figli minori.

Anche in questo caso, però, né esenzioni né sconti sono riconosciuti se si tratta di immobili classificati nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9, ovvero di abitazioni di lusso.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Buoni del Tesoro Pericolosi (BTP) 

IL PUNTASPILLI di Luca Martina 

È davvero sorprendente come le, spesso travagliate, vicende dei titoli obbligazionari emessi dal nostro governo non siano state sufficienti a mettere in guardia le famiglie, sempre alla ricerca di rendimenti “sicuri”.

Sfugge, purtroppo, ancora troppo spesso la conoscenza di alcuni, semplici, parametri che dovrebbero consentire di orientarsi, non per calcolare le distanze al centimetro ma almeno per stabilire la direzione da percorrere, nel mondo degli investimenti obbligazionari (le azioni richiedono un discorso a sé stante).

Le obbligazioni sono un debito, nel caso dei BTP dello Stato italiano, che andrà restituito ad una scadenza prestabilita.

I pericoli per chi decide di prestare il proprio denaro sono di due tipi: se il debitore sarà in grado di onorare il proprio impegno e quale sarà il valore reale del denaro prestato al momento nel quale ne rientreremo in possesso.

Il primo rischio ha a che fare con la solidità del debitore: più esso è inaffidabile e maggiore sarà la probabilità che il prezzo del titolo “balli” paurosamente prima del suo rimborso. Non serve, infatti, fidarsi del fatto che alla scadenza lo Stato pagherà il suo debito: nel corso della sua esistenza l’obbligazione subirà inesorabilmente le ondate di sfiducia (l’Italia ne è periodicamente soggetta…) che dovessero abbattersi sulle nostre sponde.

Inoltre, più è lontana nel tempo la scadenza e maggiore è l’incertezza legata al debitore (quale sarà il nostro debito pubblico tra 5,10, 20 anni e saremo ancora in grado di onorarlo?) così come la possibilità di subire un deprezzamento del nostro capitale dovuto ad un tasso d’inflazione superiore alle cedole riscosse dai nostri titoli.

Proprio al pagamento delle cedole, infatti, è affidato il gravoso compito di preservare il valore reale dei capitali prestati ma se, dopo avere pattuito un certo rendimento, l’inflazione sale al di sopra dei livelli iniziali e/o insorgono dubbi sulla credibilità del debitore è il prezzo dei titoli in portafoglio a pagarne le spese.

Chi non volesse troppo approfondire questi concetti, ritenendoli troppo astrusi o teorici, potrà con grande facilità toccare con mano quanto avvenuto alle quotazioni dei nostri amatissimi BTP negli ultimi anni.

Prendiamo, per fare un esempio, il BTP emesso lo scorso agosto, con scadenza fine marzo del 2034. Il rendimento, alla sua emissione, ha calamitato le attenzioni di moltissimi risparmiatori.

Dopo anni di rendimento azzerato, il 4% sembrava un ottimo tasso rendimento: peccato che le valutazioni che guardano solo al passato (ignorando l’incertezza propria del futuro che ci attende) si possono rivelare quantomai fallaci.

Dopo essere andato letteralmente a ruba il valore del titolo ha subito iniziato a scendere ed ora vale circa 94: in meno di due mesi, cioè, ha perduto ben il 6%…

Molto peggio è andata a coloro che avevano deciso di destinare parte dei loro risparmi al BTP Futura 2037, nell’aprile del 2021, valutati ora 63,5, il 36% in meno rispetto al valore di emissione!

Insomma, quello che si immaginava un viaggio rilassante si è rivelato essere una spiacevole corsa sull’ottovolante dei mercati finanziari.

A questa debacle hanno contribuito due fenomeni: l’aumento dell’inflazione, e con essa dei tassi d’interesse (lo strumento che dovrebbe proteggere il potere d’acquisto del prestatore di denaro), e la lunga durata (più lontano nel tempo è il rimborso e maggiore sarà l’impatto negativo sul prezzo del titolo).

Da quanto detto sin qui si evince chiaramente che tutto si può dire sui titoli di Stato (e, per la verità, sulle obbligazioni in generale) ma non che essi siano privi di rischio.

Senza volere troppo calcare la mano sui problemi del nostro Paese, con il debito più elevato del mondo occidentale, un terzo del quale da rifinanziare nei prossimi tre anni, occorrerebbe perciò esaminare con estrema attenzione gli strumenti da inserire nel nostro portafoglio.

Lo Stato italiano dovrà rifinanziare la metà del proprio enorme debito pubblico nei prossimi 5 anni ed il 32% nei prossimi due: sarà cruciale essere molto, molto convincenti per potere trovare abbastanza investitori disposti a concederci la loro fiducia…

L’obiettivo di questa analisi non è certo quello di scoraggiare tout court l’investimento nel nostro debito, se non altro per spirito patriottico, ma rendere consapevoli  che non basta la parola magica “BTP” per garantire, anche ai tassi attuali, un investimento sicuro e a basso rischio: bisogna prima comprendere quali sono i pericoli che andremo ad affrontare e, se vogliamo veramente ridurre al minimo le fastidiose oscillazioni del nostro patrimonio, concentrarci sulle scadenze più brevi che oggi, peraltro, offrono rendimenti di poco inferiori a quelli delle, molto più rischiose, obbligazioni a medio e lungo termine.

Solo così potremo rileggere l’acronimo BTP come abbiamo, più meno consciamente, sempre fatto: Buoni del Tesoro Prudenti… Ma non troppo!

“Da casa con”, Laura Pompeo ospita “il Torinese”

La rubrica “Da casa con” di Laura Pompeo  e’ nata nell’aprile 2020, quando L’isolamento a cui eravamo costretti dal lockdown aveva messo in pausa le relazioni sociali in presenza. Ha avuto fin da subito un grande successo, che e’ cresciuto ulteriormente negli anni, grazie anche alle diverse piattaforme che la trasmettono.
Nel settembre 2021 e’ iniziata la nuova serie: nuova impostazione e nuovo calendario che vede al centro i punti di svolta delle vite dei grandi ospiti, figure significative della nostra società (da Pupi Avati a Davide Livermore, da Sara D’Amario a Margherita Oggero, da Mons. Bettazzi a Bruno Gambarotta), provenienti da diversi mondi e capaci di un’analisi attenta dell’attualità e di una visione sul futuro.
Ora la rubrica ha compiuto 𝘁𝗿𝗲 𝗮𝗻𝗻𝗶 e mezzo e si avvicina al traguardo delle 250 𝗽𝘂𝗻𝘁𝗮𝘁𝗲, ha superato i 5 milioni di visualizzazioni sui social e i 200.000 ascolti mensili via radio. E mercoledì 25 ottobre h 19 ospiterà il direttore de “Il Torinese” Cristiano Bussola.

La rubrica #𝗗𝗮𝗖𝗮𝘀𝗮𝗖𝗼𝗻 e’ crossmediale: si trova su FaceBook (pagina Laura Pompeo), su 𝗬𝗼𝘂𝗧𝘂𝗯𝗲, su 𝗦𝗽𝗼𝘁𝗶𝗳𝘆 https://open.spotify.com/show/6iJwrcwL8Xu3olYaCjWMyq?si=tGAhDqt9TZ6deOesQGrgLw;
su R𝗮𝗱𝗶𝗼 𝗠𝗼𝗻𝗰𝗮𝗹𝗶𝗲𝗿𝗶 il lunedì h 10.30, il martedì h 14.00, il giovedì h 12.00 (www.radiomoncalieri.net),
su 𝗥𝗮𝗱𝗶𝗼 𝗦𝘁𝗲𝗹𝗹𝗮 il lunedì h 10.30 (www.RadioStellaPiemonte.net).
#𝗗𝗮𝗖𝗮𝘀𝗮𝗖𝗼𝗻. 𝗤𝘂𝗮𝗿𝗮𝗻𝘁𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝗾𝘂𝗮𝗿𝗮𝗻𝘁𝗲𝗻𝗮 è anche un libro pubblicato da Pintore editore (2022) e acquistabile in libreria o sul sito dell’editore. E’ in corso di stampa il secondo volume.

L’AI è il futuro dell’informazione o della disinformazione?

31 ottobre ore 18, Circolo dei lettori di Torino – Sala Grande
terzo appuntamento del ciclo

 

AI GENERATIVA: COME CI CAMBIERÀ?

 

con il doppio incontro

L’AI È IL FUTURO DELL’INFORMAZIONE O DELLA DISINFORMAZIONE?
e
CLASSIFICATI E DISCRIMINATI

 

Un progetto dell’Università degli Studi di Torino, Fondazione Circolo dei lettori
e Società Italiana per l’Etica dell’Intelligenza Artificiale

 

Martedì 31 ottobre alle ore 18, al Circolo dei lettori di Torino, in Sala Grande, si terranno i due talk L’AI è il futuro dell’informazione o della disinformazione? Classificati e discriminati, il terzo appuntamento del ciclo di incontri “AI generativa: come ci cambierà?” ideato dall’Università degli Studi di Torino nell’ambito del progetto di Public Engagement AI Aware, dalla Fondazione Circolo dei lettori e dalla Società Italiana per l’Etica dell’Intelligenza Artificiale, per far luce sui meccanismi estremamente complessi scatenati dall’Intelligenza Artificiale, ormai parte della nostra vita quotidiana.

 

L’AI generativa, che produca testi, immagini o video, rischia di inquinare il discorso pubblico con materiale propagandistico e disinformazione personalizzati. Ma potrebbe essere anche un’occasione per riconoscere finalmente il valore del lavoro del giornalista? Ne discuteranno nel corso del talk L’AI è il futuro dell’informazione o della disinformazione? Carola Frediani, esperta di cybersecurity, e Fabio Chiusi, giornalista, ricercatore, professore a contratto, e autore di saggi su culture e politiche del digitale, moderati dal giornalista Fabio De Ponte. A seguire, nel talk Classificati e discriminati, la giornalista e data humanizer Donata Columbro, l’esperta di privacy ed etica dell’intelligenza artificiale Ivana Bartoletti, e Marinella Belluati, docente all’Università di Torino, discuteranno sul modo in cui l’AI rischia di discriminare perché gli algoritmi di apprendimento automatico imparano dal passato, pregiudizi inclusi: gli algoritmi, infatti, ci incasellano in classificazioni che non sono state decise da noi e che spesso non conosciamo. Le conseguenze possono essere non solo un peggioramento dell’esperienza utente con la pubblicità, ma anche mancati risarcimenti o assunzioni, licenziamenti, fino a conseguenze giudiziarie.

 

Il ciclo di incontri si concluderà giovedì 16 novembre con i dibattiti Il professore onnisciente AI sregolata, cui parteciperanno Chiara PanciroliAndrea ColamediciPier Cesare RivoltellaGuido BoellaBrando BenifeiGiovanni Sartor e Mia Caielli.

Ingresso libero e gratuito. Le registrazioni dei precedenti incontri Quanto è naturale l’Intelligenza Artificiale? e Creativo a chi? sono disponibili sul canale YouTube @FondazioneCircolodeilettori, che ospiterà anche le registrazioni degli incontri successivi.

 

 

Camere non a norma, sequestrato albergo a Torino

Nell’ambito delle attività di controllo mirate  a verificare il rispetto delle norme di sicurezza e anticendio,  personale della Polizia di Stato della Divisione P.A.S., in concerto con personale del Comando Provinciale Vigili del Fuoco –ufficio di p.g-,  hanno effettuato  un sopralluogo presso un albergo nei pressi della stazione ferroviaria di Porta Nuova, riscontrando che erano alloggiati  33 clienti.

Il controllo permetteva di accertare che presso la struttura erano ospitati un numero di clienti maggiore di quelli consentiti; in particolare,  alcuni di essi erano alloggiati all’interno di camere poste al secondo piano, per il quale era stato interdetto l’utilizzo dal Comando Provinciale Vigili del Fuoco nel mese di agosto 2023, avendo in quell’occasione anche prescritto alla struttura ricettiva di non ospitare più di 25 clienti.

Considerate le gravi violazioni in ordine alla sicurezza delle persone, la struttura veniva sottoposta a sequestro preventivo e la titolare, cittadina cinese,  denunciata all’Autorità Giudiziaria.

Quanto accertato non risulta essere un’eccezione: infatti, già nel mese di aprile 2021,  personale del Commissariato di P.S. Barriera Nizza aveva riscontrato nella struttura ricettiva diverse irregolarità relative alla sicurezza, denunciando la titolare e segnalando al Comune di Torino le violazioni accertate, tanto che il Sindaco disponeva la sospensione dell’attiva’ alberghiera, fino al ripristino delle condizioni di sicurezza.

Si toglie la vita a 35 anni lanciandosi dal ponte

Un uomo, del 1988, originario di Alessandria si è tolto la vita lanciandosi dal Ponte Nuovo di Cuneo. Sono intervenuti 118, vigili del fuoco, carabinieri e la polizia di Stato ma non è stato possibile salvarlo.

NOTIZIE DAL PIEMONTE

Magliano: occupazioni abusive di case ATC continuano ad aumentare

 Nonostante gli sforzi di Giunta e ATC


A Torino e provincia raggiunta quota 214 casi: domani si discute in Consiglio Regionale il Question Time con il quale chiedo ulteriori ed efficaci misure.

L’impegno non manca, ma i casi di occupazioni abusive in case ATC non diminuiscono: al contrario, aumentano. Risalgono a un anno fa le prime operazioni di sgombero di appartamenti ATC abusivamente occupati sul territorio di Torino e provincia: a settembre 2022 risultavano, nel territorio di competenza di ATC Piemonte Centrale, 212 alloggi abusivamente occupati (203 a Torino, 9 in altri Comuni metropolitani). Dodici mesi dopo, le occupazioni hanno raggiunto quota 214. La questione è urgente e non si limita al solo capoluogo: per questo ho presentato un Question Time per chiedere quali misure stia applicando o abbia intenzione di applicare la Giunta per garantire l’inversione di questa preoccupante tendenza. Del tema mi occupo da tempo. Chi occupa abusivamente un appartamento ATC sta contribuendo a negare il diritto alla casa ai cittadini che compaiono, avendone pieno titolo, nelle graduatorie. Riconosco a questa Giunta una sensibilità sull’argomento e sono sicuro che sarà possibile identificare soluzioni efficaci.

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.

Il Sindaco incontra i lavoratori del Goethe Institut

 

 

Il sindaco Stefano Lo Russo ha incontrato oggi insieme alla Vicesindaca Michela Favaro una delegazione di lavoratori e studenti del Goethe Institut, riuniti sotto Palazzo civico insieme ai sindacati per protestare contro la decisione dell’Istituto di chiudere la sede torinese. Il Sindaco ha spiegato loro di aver firmato oggi una lettera insieme alle assessore a Lavoro e Cultura, Gianna Pentenero e Rosanna Purchia, indirizzata al presidente del Goethe, all’ambasciatore tedesco e alla ministra degli Esteri tedesca in cui si chiede di riconsiderare questa scelta.

“Proveremo – ha detto – a scongiurare, per quanto possibile, la chiusura. La notizia ci ha colti di sorpresa e combatteremo per tenere aperto il Goethe a Torino. Non dipende direttamente dalla Città – ha aggiunto Lo Russo-, ma facciamo quello che possiamo. Come amministrazione siamo attenti alla questione del tedesco a Torino, per il ruolo culturale e per la collaborazione internazionale”.

A sostegno dell’ente culturale si è mobilitata tutta la città, quasi 17 mila le firme raccolte finora.

“Insieme alla collega Rosanna Purchia – aggiunge l’assessora al Lavoro Gianna Pentenero- abbiamo incontrato più volte nelle ultime settimane i vertici torinesi del Goethe, i lavoratori e le rappresentanze sindacali i perché l’esperienza culturale e formativa del Goethe a Torino non si può perdere. Come città ci stiamo attivando attraverso i contatti con le altre realtà sede dell’istituto, con la direzione centrale e la rappresentanza diplomatica tedesca per trovare una soluzione a questa chiusura. Noi vogliamo sottolineare come la perdita dell’istituto potrà pesare sull’offerta culturale della città e sulle risorse da fornire al tessuto economico” .

“Sarebbe una grande perdita per la città dal punto di vista culturale, a maggior ragione senza una reale motivazione se non quella dovuta a un piano di tagli lineari.  Metteremo in campo tutto il nostro impegno e le nostre energie  per evitare che questo accada in maniera definitiva” conclude l’assessora alla Cultura Rosanna Purchia.