ilTorinese

Aiutati che il ciel ti aiuta

Quante volte ci siamo sentiti dire questa frase? Se non ti aiuti tu per primo, qualsiasi aiuto cadrà vano.

Lo vedo quotidianamente, nella mia attività di coaching, quando le persone ti contattano o ti vengono segnalate ma fin dalle prime battute risulta chiaro che non hanno alcuna attenzione di uscire dalla loro zona di confort, per piccola e scomoda che possa essere, perché è comunque una zona che conoscono mentre un cambiamento è sempre un’incognita.

L’approssimarsi della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, il 25 novembre, ripropone proprio il problema di aiutare efficacemente quante ne abbiano bisogno.

Il c.d. “codice rosso”, cioè quell’insieme di norme promulgate per aiutare le vittime di violenza ha sicuramente semplificato le cose, consentendo non soltanto di avere il patrocinio gratuito indipendentemente da altre condizioni (reddito), ma anche e soprattutto di poter agire d’ufficio, cioè senza querela della parte lesa;  questo comporta che il “carnefice” non sarà punito dalla vittima, ma dallo Stato che con altri mezzi è venuto a conoscenza del reato da lui (o lei) commesso: basta infatti una segnalazione alle Forze dell’ordine da parte di un vicino, o dei colleghi, o di qualsiasi ne abbia conoscenza per attivare la macchina della giustizia.

Si va da un ammonimento del Questore all’allontanamento, fino all’arresto. Da notare che i minori che assistono alle violenze vengono dalla legge considerati vittime anch’esse e, nel caso siano figli, per l’aggressore questo comporta l’aggravante del rapporto di parentela.

Vi è ancora, tuttavia, una forte resistenza da parte delle vittime a parlarne con chi sta loro vicino, perché il meccanismo mediante il quale il carnefice fa leva sulle vittime è quello di una vera e propria sottomissione psicologica: la vittima comincia a sentirsi colpevole, inadeguata ad un uomo così capace, che lavora tutto il giorno mentre lei una sera si è attardata al telefono anzichécucinare, non sa fare l’amore, è invecchiata e altre accuse aberranti. E’ comprensibile perciò che anche le percosse, le privazioni vengano viste dalla vittima come una reazione legittima ai suoi errori, da parte di un uomo che le ama e che proprio per questo vorrebbe che lei non sbagliasse.

Di fronte ad un quadro simile, non vigendo più la pena di morte per individui simili, occorre fare in modo che non soltanto il carnefice venga allontanato dalla vittima nel minor tempo possibile ma anche, e soprattutto, venga assicurato alla vittima il necessario supporto psicologico, medico, economico per ridurre i danni che, spesso, si protrarranno per anni.

Il problema, dicevo all’inizio, è che molte di queste donne non si rendono conto di non poter risolvere da sole il problema nella sua globalità, per carattere, per ignoranza, per vergogna e cercano di procrastinare la soluzione.

Proprio qualche giorno fa una signora, inviatami da amici comuni, mi disse che era vittima del figlio, paziente psichiatrico dipendente da sostanze, e che il problema, lei lo sapeva, si sarebbe risolto con l’uscita di casa (leggasi TSO o arresto) del figlio. E’evidente che la signora non si renda conto né della gravità del problema (se il figlio, chiedendole i soldi per la dose, esagera e la colpisce provocandone la morte?) né la sua resistenza perché tutti noi abbiamo un limite oltre al quale si perdono la voglia e la capacità di reagire.

Dopo averle sentito dire che era andata dalla psicologa ma dopo la seduta (ripeto: una seduta) la psicologa non aveva capito nulla, cominciai a pensare che il problema fosse più grave del previsto.

Le suggerii un percorso di coaching fissando percorsi e scadenze precisi, avvalendomi anche della fotografia terapeutica che pratico ormai da anni ma mi disse che la fotografia per ora non la riteneva necessaria; in altre parole, pretese di decidere lei come essere curata: le dissi che preferivo non averla come cliente.

Questo, purtroppo, non è un caso isolato e dipende non soltanto dalla situazione in cui ci si trova ma anche, e soprattutto, dalla cultura, dal carattere e dall’intelligenza dei soggetti; se così tante persone si rivolgono ogni anno ai maghi perché tolgano loro il malocchio o creino filtri di magia bianca, rossa e nera un motivo ci sarà e non è certo l’efficacia di queste tecniche.

Sergio Motta

Minotti Cerini e Gros-Pietro a Verbania

Sabato 21 ottobre, alle ore 18, l’Associazione culturale LetterAltura organizza nel parco di Villa Giulia a Pallanza l’incontro Scrittori in dialogo tra storia e immaginazione con Wilma Minotti Cerini e Sandro Gros-Pietro. Nell’occasione, introdotti da Amadio Taddei, presidente di LetterAltura, verranno presentati due libri.

In Viaggio intorno a me stessa Wilma Minotti Cerini racconta la sua infanzia infelice contrassegnata dalla perdita del padre, Medaglia d’Oro ed eroe della Resistenza milanese, subito seguita da quella della madre e della nonna. Le vicende della vita personale diventano metafora della storia di un paese che rinasce alla democrazia e alla libertà. Nata poco dopo l’inizio del secondo conflitto mondiale, la scrittrice ( milanese d’origine e verbanese d’adozione) descrive l’inatteso riscatto italiano dalle ceneri della guerra e la sua ascesa vertiginosa che da fanalino di coda dell’Europa occidentale diventa la terza forza ispiratrice dell’Unione Europea, insieme a Germania e Francia, sviluppando una cultura e uno stile di vita che si sono imposti come modello di realizzazione delle facoltà espressive e del modo di vivere a livello internazionale. Il libro di Sandro Gros-Pietro si intitola Totocaelo, parola che equivale a totalmente, comprendendo ogni cosa reale e immaginaria passata, presente e futura. La vicenda di Shanti, donna tailandese divenuta europea e poi cittadina del mondo, rappresenta un ponte tra l’Occidente e l’Oriente, tra realtà e fantascienza, coinvolgendo l’intero pianeta nella narrazione di una utopia che è saldamente radicata nella realtà mondana del secolo in cui viviamo e del probabile prossimo futuro che ci aspetta dietro l’angolo.

Marco Travaglini

Il successo della prima Summer School del Progetto Starlight

Affrontare l’inquinamento luminoso per promuovere un nuovo modo di fare turismo

La prima Summer School di Starlight, progetto promosso anche dal GAL Escartons e Valli Valdesi e finanziato dal programma europeo Erasmus+, si è tenuta dal 25 al 29 settembre a Razlog, in Bulgaria. Quattordici partecipanti provenienti da tutta Europa hanno lavorato insieme per discutere e approfondire il tema dell’inquinamento luminoso e gli strumenti per la promozione dell’astroturismo.

Il progetto Starlight, nato con l’obiettivo di fornire una formazione su astronomia, biodiversità e turismo sostenibile, procede dunque nel proprio percorso che sta coinvolgendo 60 giovani partecipanti da 6 paesi europei.

Trasformare le conoscenze in opportunità lavorative. Ed è proprio da questo presupposto che nascono le Summer school di Starlight. Il soggiorno è stato organizzato dal partner bulgaro del progetto, la National Business Development Network. Cinque giorni di formazione, durante i quali i partecipanti hanno ricevuto spunti sull’imprenditoria, sulla valutazione dei bisogni del turista e sulle opportunità nello sviluppo di un nuovo turismo dei cieli bui in Europa.

I partecipanti sono stati divisi in tre gruppi, ciascuno con l’obiettivo di sviluppare un progetto con al centro la valorizzazione del turismo dei cieli bui sul territorio. A guidare ragazzi e ragazze nei loro progetti sono stati docenti ed esperti provenienti dall’Università di Economia di Varna, dall’Istituto Astronomico dell’Accademia Bulgara di Scienze e dall’Osservatorio Astronomico Naturale di Rozhen, nonché i partener del progetto, tra i quali l’Istituto Nazionale di Astrofisica.

Un’occasione unica, resa ancora più speciale dall’evento organizzato nella città di Razlog nella giornata del 28 settembre, per presentare a vasto pubblico di stakeholder il progetto Starlight. In quell’occasione, i gruppi dei giovani partecipanti hanno avuto l’opportunità di presentare e discutere i loro modelli di business, destando l’interesse verso questo nuovo tipo di turismo da parte dei presenti

Questo evento segna una nuova e importante tappa del progetto Starlight, nel percorso verso la sensibilizzazione dell’Europa verso i danni provenienti dall’inquinamento luminoso e verso la promozione del turismo dei cieli bui.

E il prossimo appuntamento sarà proprio sul territorio del GAL Escartons e Valli Valdesi. Dal 15 al 19 aprile, un altro gruppo di partecipanti seguirà la Spring School che si svolgerà nelle vallate delle Alpi Cozie, portando anche sul territorio piemontese l’energia di questa nuova opportunità turistica perfetta per i territori rurali delle Alpi.

Per ulteriori informazioni riguardanti il progetto Starlight, visita la pagina dedicata www.evv.it/starlight.

60 anni Fai: gli autotrasportatori contro l’isolamento del Piemonte

 Federazione Autotrasportatori Italiani di Torino

 

LA CARENZA DI LAVORATORI ED I DIVIETI AMBIENTALI METTONO IN DIFFICOLTA’ LE IMPRESE DEL SETTORE   RIPERCUSSIONI ANCHE SUL COMMERCIO

 

Alle OGR il mondo delle imprese dei trasporti e le istituzioni si confrontano sul presente e sul futuro del settore

Nella città metropolitana torinese sono 3.829 le imprese della logistica e dei trasporti, il 56% del totale delle imprese piemontesi del settore e il 3,3% di quelle nazionali. A fine 2022 il trasporto merci contava 2.670 imprese, che rappresentano quasi il 70% delle imprese torinesi del settore. Negli ultimi 5 anni è stata rilevata una flessione del 2,1% sul 2021 e di ben 8,7 punti percentuale sul 2018.*

Questo il panorama del settore autotrasporti a Torino, protagonista oggi per le celebrazioni dei 60 anni della FAI – Federazione Autotrasportatori Italiani.

Quale futuro per il settore in un momento particolarmente critico, in cui il Piemonte è di fatto isolato dal punto di vista logistico?

Ne hanno parlato oggi alle OGR di Torino Fabrizio Palenzona, past president FAI nazionale e Presidente di FAI SERVICE/LUMESIA; Paolo Uggè, presidente nazionale FAI; Pasquale Russo, presidente nazionale CONFTRASPORTO Carlotta Caponi segretario nazionale FAI, Maria Luisa Coppa, presidente ASCOM Confcommercio Torino e provincia; Enzo Pompilio D’Alicandro, presidente FAI Torino; Dario Gallina, presidente Camera di Commercio di Torino; Gianna Pentenero, assessora al Lavoro e Attività Produttive della Città di Torino; Jacopo Suppo, vicesindaco della Città metropolitana di Torino; Marco Gabusi, assessore ai Trasporti della Regione Piemonte e con un messaggio video Edoardo RIXI, vice Ministro delle infrastrutture e dei Trasporti.

Numerosi i temi sul tavolo. Enzo Pompilio D’Alicandro, presidente della FAI Torino, che rappresenta 398 imprese (il 15% degli operatori torinesi di trasporto merci su strada) con 5.985 addetti, di cui 3125 autisti, 8.060 veicoli per un volume di affari di oltre 1 miliardo di euro, riferisce di diversi problemi che, intrecciandosi, portano all’isolamento logistico del Piemonte.

A causa di una frana sulla direttrice del Frejus il Tunnel ferroviario è chiuso dal 27 agosto – che ha costretto in cassa integrazione per oltre 100 lavoratori – ed il traforo autostradale stradale è a mezzo servizio. Il Monte Bianco chiuderà per nove settimane riversando tutto il traffico internazionale nella Tangenziale di Torino, che, storicamente incompleta, è un autentico collo di bottiglia. Le autostrade tra Piemonte e Liguria sono un immenso cantiere a cielo aperto che rendono infernale la loro percorrenza.

 

«Questa drammatica situazione delle infrastrutture – sottolinea il presidente FAI Torino Enzo Pompilio D’Alicandro – oltre a comportare enormi costi per l’economia, allontana da questo mestiere i lavoratori, che non sono più disponibili a compiere un mestiere in cui si sa quando si parte ma non quando si arriva, con il carico di una grande responsabilità per la sicurezza propria, del veicolo e della merce trasportata». In Piemonte, come nel resto d’Italia, il settore dell’autotrasporto soffre di carenza di personale, a causa dei rischi e, soprattutto, degli enormi disagi che questo lavoro comporta. La FAI si è attivata per arginare l’emorragia del personale investendo sulla formazione. «Come FAI Torino – spiega il presidente Pompilio – abbiamo promosso un progetto in collaborazione con l’IIS Galilei Ferrari di Mirafiori, la SITO spa e la CCIAA di Torino, di cui andiamo orgogliosi: il diploma di Perito Logistico con il sistema DUALE. In percorso scolastico in cui gli studenti un giorno alla settimana frequentano lezioni specifiche presso l’interporto SITO. Proprio oggi abbiamo festeggiato i primi 29 giovani diplomati nell’anno scolastico 2022/2023».

Altro punto cruciale è la transizione energetica, che impone l’aggiornamento massiccio dei mezzi.  «Il parco mezzi delle nostre imprese è stato notevolmente rinnovato – prosegue il presidente FAI Torino Enzo Pompilio D’Alicandro – anche grazie agli incentivi che sono stati negoziati dalla FAI con i vari governi, ma che restano ancora modesti e vengono erogati anni dopo l’investimento. Resta ancora irrisolto il nodo del blocco dei diesel euro 5 nei Comuni piemontesi, al momento sospeso. Occorre lavorare per trovare un’alternativa all’applicazione di un complesso sistema di divieti di circolazione per motivi ambientali che da solo non risolve il problema dell’inquinamento nel bacino padano. FAI è pronta a confrontarsi con le Istituzioni per ricercare soluzioni realmente efficaci».

Importante l’impatto anche su altri settori. «Siamo preoccupati  evidenzia Maria Luisa Coppa, presidente di Ascom Confcommercio Torino e provincia, a cui FAI è associata – per gli effetti sul commercio e sul turismo delle problematiche infrastrutturali. Non solo il blocco dei valichi alpini impedisce il trasporto delle merci da e per le attività commerciali, ma anche la tangenziale di Torino, mai completata e perennemente intasata, disincentiva a venire a consegnare in città o, a raggiungere la città a fine commerciali e turistici. L’interruzione del traffico sui valichi incide, infatti, anche sul turismo. Si pensi, ad esempio, ai numerosi autobus che portano sempre più spesso gruppi di turisti francesi a Torino. Rischiamo di perdere una parte importante di questo flusso turistico. Flusso che sta prendendo sempre più in considerazione l’acquisto nei negozi oltre alle classiche visite storico culturali».

*fonte: InfoCamere – Banca dati StockView

“Subièt” e bollito a Moncalieri

Torna la “strana” coppia, collaudata nel tempo,  con la storica “Fëra”, quest’anno più ampia e più ricca che mai

Sabato 14 e domenica 15 ottobre

Moncalieri (Torino)

Eccola di nuovo! Gradita, festosa, culturalmente significativa, pagina di storia locale remota da incorniciare e preservare e tramandare (avanti le nuove generazioni!) nel tempo. Inserita, quest’anno, all’interno dei festeggiamenti dedicati a “Gusto Festival” – il mese della “Cultura Gastronomica” della Città di Moncalieri – e organizzata come sempre dalla “Pro Loco Moncalieri” (insieme alla locale “Associazione Macellai” e al Circolo Culturale “Saturnio”), la “Fëra dij Subièt e Sua Maestà il Bollito” aprirà   i battenti sabato 14 ottobre, alle ore 11, a Borgo Navile (Piazza Caduti per la Libertà) con le invitanti coloratissime bancarelle artigianali dei rinomati “Maestri dei Subièt”. A due passi, porte aperte, a cura del “Circolo “Saturnio”, dalle 11 del mattino, anche al vicinissimo “Museo dei Subièt”, in via Real Collegio 20, dove si potrà ammirare la mostra delle opere del “XIII Concorso Nazionale Sculture Sonore” “Nino Fiumara”. Alle 15 aprirà anche il “laboratorio dei fischietti” per grandi e piccini, con la possibilità di portare a casa il fischietto realizzato. Sospensione alle 16 per la premiazione del “Concorso Sculture Sonore”, fino alle 17 per poi terminare definitivamente alle 18, quando il “Museo” chiude la sua giornata straordinaria di apertura.

Prima di passare al programma godereccio del “Bollito” domenicale, due notizie storiche a sottolineare l’importanza del “Museo” di via Real Collegio. Intanto sembrerebbe che proprio la “Fëra dij Subièt” rappresenti la più vecchia tradizione popolare piemontese, istituita da Amedeo V di Savoia, addirittura nel 1286, mentre attualmente la collezione moncalierese raggruppa circa 1.500 fischietti, (in terracotta, metallo, legno, canna, osso e plastica), provenienti da svariate regioni italiane, ma anche dagli USA (un fischietto usato dai marines in Vietnam), dal Brasile, dal Perù, dalla Cina, dal Cile, dall’India e dal Congo il più antico, risalente al 1856, apparteneva alle “Guardie Regie” dell’epoca. Sia pure pensando al “Bollito” dell’indomani, il “Museo dei Subièt”, un giro lo merita proprio.

La serata di sabato 14 termina a “Borgo Mercato”, con un’invitante cena, nella parte centrale e coperta, a base di “Gran Fritto Misto alla Piemontese”, a cura dello chefUgo Fontanonede “La Taverna di Frà Fiusch” (prenotazione obbligatoria allo 011/6407428, fino ad esaurimento posti). Per l’occasione, la serata sarà accompagnata in musica dal“Moncalieri Jazz Festival”, che presenta il“Paolo Dutto Swing Quartet”.

Domenica 16 ottobre, l’evento prosegue al “PalaExpo” di Borgo Mercato. Alle 10, Cerimonia ufficiale di apertura della “Fëra” e poi tutti a rendere omaggio alla star della giornata, Sua Maestà il Bollito,  protagonista fin dal primo mattino, quando parte la cottura di 1.500 kg di tagli stupendi di carne bovina (punta, caramella, muscoli, cappello del prete, testina, lingua) e suina (cotechino), che cuociono nello stesso Pentolone della “Fiera della Trippa” che si è svolta nel medesimo posto due settimane fa. Da dietro le transenne (per motivi di sicurezza) per tutto il tempo si può curiosare la cottura magistralmente condotta dagli esponenti dell’“Associazione Macellai di Moncalieri”, depositari di una tradizione antica che persegue l’alta qualità delle carni. Alle 12 inizia la distribuzione alle persone presenti che si sono procurate il tagliando all’apposita cassa in loco, che dà diritto al ritiro di una porzione di Bollito Misto con bagnetto verde, pane, un bicchiere di vino o una bottiglietta d’acqua dolce, al costo di 13 euro a persona (sino ad esaurimento). Per chi lo desidera, esclusivamente però portando da casa un proprio contenitore o pentola, è possibile l’asporto della propria porzione.


Da segnalare che, in questa edizione, un vasto spazio del “PalaExpo” è dedicato alla “Giornata della Prevenzione e della Rianimazione Cardiopolmonare”. In un apposito padiglione sarà possibile eseguire screening gratuiti (misurazione pressione, frequenza cardiaca, saturazione, glicemia, trigliceridi e colesterolo), imparare manovre salvavita di rianimazione cardiopolmonare e disostruzione delle vie aeree (adulti e bambini) e praticare l’uso del defibrillatore.

Per ulteriori info: “Pro Loco di Moncalieri”, tel. 011/6407428 o prolocomoncalieri@gmail.com

g.m.

Nelle foto:

–       La gran cottura del Bollito, partecipa anche il sindaco Paolo Montagna

–       “Associazione Macellai di Moncalieri”

–       Al “Museo dei Subièt”, Ph. Salvatore Cisano

–       Bancarella di Subièt, Ph. Salvatore Cisano

Il “Cabaret” di Brachetti e Luciano Cannito, un successo tra divertimento e riflessioni

In prima nazionale nel rinnovato Alfieri, repliche ancora stasera e domani

È pensato e realizzato in grande “Cabaret” che nei giorni scorso ha avuto il suo debutto nell’elegantemente rinnovato teatro Alfieri torinese. È pensato e realizzato in grande nella produzione del Fabrizio Di Fiore Entertainment come nella regia firmata a quattro mani da Arturo Brachetti e Luciano Cannito (sue anche le coreografie) che hanno costruito il privato e il divertimento del Kit Kat Klub – nel doppio piano della scenografia firmata da Rinaldo Rinaldi (il vagone di un treno e una vecchia stazione, una camera d’albergo di poverissime pretese, un negozio di frutta e verdura, le luci dello spettacolo nel più trasgressivo dei locali della Berlino d’inizio anni Trenta; e poi la grandezza di una città, lassù dove trova posto l’orchestra dal vivo) – con un invidiabile ritmo, con il divertimento che non tralascia lo spazio ai momenti di una tragedia che sta per esplodere, ai sogni e al loro infrangersi contro una realtà troppo amara e dolorosa, alle passioni, alla spensieratezza, alla libertà anche sessuale che invadevano quegli anni: arrivando oggi “Cabaret”, diremmo, a proposito, nel filtrare le atmosfere che ci circondano e di cui ogni giorno siamo spinti a guardare.

Il film omonimo di Bob Fosse (otto Oscar su dieci candidature nel ’73) ci ha insegnato l’ascesa e la caduta della spericolata Sally Bowles, cantante di quel locale, e di Cliff Bradshaw, scrittore americano di molte idee e di poca fortuna, ridotto nel suo soggiorno nella capitale tedesca (“Willkommen”) a pensare di fornire lezioni d’inglese, altroché il grande romanzo!, dietro cui il romanziere Christopher Isherwood con molte libertà nascose se stesso, anche lui ospite della sorta Repubblica di Weimar a raccogliere materiali di vita e di esistenze che convoglieranno in seguito in “I am a Camera” e “Addio a Berlino”. Un amore che nasce e sembra eterno, incosciente e solido, mentre tutto sembra votato al piacere e alla spensieratezza, al successo (“Money Money”), mentre iniziano a comparire le nubi del nuovo regime, la Notte dei lunghi coltelli e l’affidamento del Cancellierato al futuro dittatore, mentre le prime squadre prendono a intonare “Il domani appartiene a noi”, come suona il titolo di una delle più belle canzoni del musical (e uno dei momenti di più tragica poesia del film; le musiche sono di John Kander, le parole di Fred Ebb, il libretto di Joe Masteroff). Sally continuerà a costruire e a sperare in una carriera di cantante all’interno del club, perché la vita dopo tutto é un grande “Cabaret”, Cliff tornerà in America, una vera fuga, come in quegli anni abbandonavano e fuggivano il mondo tedesco maestri del cinema come Billy Wilder e Otto Priminger, Robert Siodmak e Fritz Lang, Fred Zinnemann e Max Ophüls, senza la speranza di ritornarvi. Era un mondo che offendeva gli angoli anche appartati e semplici degli affetti privati, come quelli dell’affittacamere Fraulein Schneider e dell’anziano Herr Schultz, un ebreo ancora orgoglioso di essere tedesco: anche per loro un tempo breve di affetti e il doveroso distacco, di fronte ad un futuro più che incerto.

Brachetti credo si sia ritagliato maggiormente i momenti del Kit Kat Klub, con i suoi numeri di Maestro delle Cerimonie, il vulcanico Emcee. Coordina, canta, commenta, chiama il pubblico (di oggi) a testimone, intenso e vero motore di quell’angolo di decadenza. Brevi e più ampi momenti in cui non ha rinunciato ad essere Brachetti, regalando ancora una volta quei flash di trovate – è sufficiente un cambio velocissimo, un abito che appare inspiegabile, uno stupore, una smorfia, una trovata mai superflua, trova anche lo spazio per citare quel nanerottolo del suo fuhrer con un mappamondo, in preciso memento chapliniano – che ce lo fanno ad ogni occasione apprezzare. Ha alle spalle quel mostro sacro di Joel Grey (che si guadagnò l’Oscar come migliore attore non protagonista nel film di Fosse) e parecchi altri: ma il suo sberleffo, i suoi grumi di cattiveria e di diabolico, la sua gran capacità di condurre il gioco sino in fondo, sino a mostrarsi come un prigioniero pronto a entrare tra la nebbia di una camera a gas, un vecchio pastrano addosso e una fascia gialla (di ebreo) e una rosa (di omosessuale), ne decretano il pieno successo. Se lasciamo a Luciano Cannito la supervisione dell’alternarsi e dell’amalgamarsi delle vicende, quei momenti più intimi che potrebbero affaticarsi di troppi sentimentalismi e che al contrario ne sono tenuti fuori dallo sguardo disteso sulla realtà, se diamo a lui e ai suoi collaboratori l’efficace trasposizione italiana dei testi, ottima, sinceramente udibile, semplicemente quotidiana, laddove in altri musical si è incappati in nuovi testi per molti versi stonati e ridicoli, allora il successo è completo. Diana Del Bufalo combatte, pure lei, contro un altro mostro sacro che si chiama Liza Minnelli. Non puoi non “rivedere” certi occhioni sgranati, certi numeri perfetti, certe scene che da cinquant’anni ti stanno nella memoria: ebbene, ad una delle (poche) repliche a cui ho assistito, la sua Sally se la è costruita a poco a poco, piena di grinta, sempre più con ricchezza di particolari, caparbietà, leggerezza, sfrontataggine, humour e vagonate d’affetto, il continuo e disperato voler chiudere gli occhi dinanzi alla tragedia che avanza. Costruzione che sfocia in una personalissima versione di “Cabaret”, travolgente.

Ma tutti quanti, e non è davvero la frase che parecchie volte si sforna per il dovere di non dimenticare nessuno, sono dei necessari quanto autoritari tasselli nella storia. Christine Grimandi, bella prova d’interpretazione e di voce, e Fabio Bussotti, la coppia d’attempati innamorati, il Cliff di Christian Catto, le sortite a sfondo pubblicitario/erotico di Giulia Ercolessi, giovane signorina Kost che ha un forte debole per i marinai, ballerine e ballerini che entrano ed escono a riempire letteralmente di bravura l’intero palcoscenico. Ultime repliche torinesi stasera (ore 20,45) e domani domenica 15 (ore 16), poi una lunga tournée attraverso lo stivale. Un successo.

Elio Rabbione

Nelle immagini: Diana Del Bufalo e Arturo Brachetti principali interpreti; un momento dello spettacolo.

Evviva ASLTO3: l’evento su salute e sicurezza per le scuole di Almese

Giovedì 12 ottobre, al Parco Robinson di Almese si è tenuto per il secondo anno l’evento Evviva ASLTO3, organizzato dall’ASL TO3 e dedicato alle scuole del territorio. Hanno partecipato con grande entusiasmo tutti gli studenti dell’istituto comprensivo di Almese, dalle scuole dell’infanzia fino alle secondarie di primo grado.

La giornata mira a sensibilizzare i più piccoli e i più giovani ai temi legati alla salute e alla sicurezza: attraverso diversi stand sparsi nella zona del Parco, bambini e ragazzi hanno potuto incontrare moltissimi operatori sanitari, dagli infermieri ai chirurghi, parlando di donazione di sangue, disostruzione infantile, assistenza emergenziale al parto. Ma si è affrontato anche il tema del rapporto tra alimentazione e salute, grazie all’intervento di Coldiretti con le sue “mele della salute” e il suo slogan “una mela al giorno toglie il medico di torno”.

Presenti anche le forze dell’ordine, l’esercito, le unità cinofile, AVIS, e tutti gli enti del territorio che lavorano quotidianamente per la sicurezza e la salute di tutti. Presente anche la Sindaca Ombretta Bertolo: “ringraziamo il dirigente scolastico e i vicepreside Roberta Zucca e Andrea Giorda, e tutti i docenti che hanno accompagnato i ragazzi, ma anche le molte associazioni almesine e quelle di altre zone del Piemonte. Ringraziamo anche gli Alpini di Giaveno, che hanno preparato polenta e spezzatino per tutti i volontari. È stata una bellissima giornata didattica e formativa, in cui gli studenti hanno potuto apprendere azioni e nozioni molto importanti. Dopo due anni che riceviamo questo regalo da parte di ASL TO3, lasciamo agli altri Comuni del territorio il privilegio di questa iniziativa preziosa”.

“Irma Blank. Tra segno e silenzio”

Per festeggiare i 15 anni della Fondazione Cosso al Castello di Miradolo è allestita  la mostra dal 14 ottobre al 26 novembre

 

Quindici anni fa inaugurava la prima mostra realizzata dalla Fondazione Cosso al Castello di Miradolo.

“Come pagine di un libro sfogliamo nella nostra mente – spiegano Paola Eynard e Maria Luisa Cosso Eynard – fotogrammi colorati di questi primi quindici anni della Fondazione Cosso, frammenti, come di un puzzle, hanno trovato posto in questo tempo. Un sottile fil rouge ha legato e lega questi frammenti, rappresentato dalla volontà di essere presente per una comunità, per un territorio. Il percorso fatto ha delineato la nostra identità e la multidisciplinarietà. In un tempo di standard e etichette abbiamo provato ad avere lo sguardo aperto, la mente attenta e il cuore in ascolto.

I nostri progetti espositivi, sempre più di respiro internazionale, hanno portato al castello di Miradolo opere d’arte come porte aperte sul mondo, verso temi e riflessioni per noi importanti.

Nel 2023 l’ opera di Irma Blank è ispiratrice nel raccontare un nuovo modo di essere, un nuovo linguaggio, trattandosi di un’artista che ha trasformato la scrittura in segno, con una grande capacità di dialogo con gli spazi del Castello, con la materia pittorica dei soffitti, con l’assenza e la presenza dell’installazione sonora dedicata. Una storia al femminile, da Sofia di Bricherasio fino ai giorni nostri”.

Con la mostra di Irma Black inaugura a tempo un nuovo format espositivo in cui il visitatore potrà incontrare, per un breve periodo di tempo e in alcune sale del castello di Miradolo, omaggi significativi a artisti o momenti della storia dell’arte che, per la loro peculiarità, ricerche o poetiche, si legano all’identità del luogo.

Tre i nuclei tematici di questa mostra, le opere, i libri d’artista e la documentazione fotografica e video di un’artista attraverso un percorso lungo mezzo secolo, artista recentemente riscoperta dal grande pubblico, tra segno e silenzio, con una scrittura come narrazione e come tempo, come silenzio e come respiro.

L’esposizione è accompagnata da un’inedita installazione sonora a cura del pensiero Avant dernière pensée, dedicata al concerto in Re maggiore per pianoforte e orchestra “per la mano sinistra” di Maurice Ravel, che si sviluppa lungo il percorso espositivo.

Il Concerto venne commissionato al compositore dal pianista Austriaco Paul Wittegnstein, fratello del filosofo Ludwig, che perse il braccio destro nella prima guerra mondiale e lo eseguì a Vienna, per la prima volta, nel 1931.

Parallelamente alla mostra si articola il progetto “Da un metro in giù”, un percorso didattico per i visitatori di tutte le età, per imparare, con gli strumenti del gioco, a osservare le opere d’arte e la realtà che ci circondano.

Irma Blank è un’artista nata nel 1934 a Celle, in Germania, e deceduta nell’aprile 2023 a Milano.

Quando Irma Blank approda a Milano sta per compiere quaranta anni e la sua ricerca artistica è al clou della sperimentazione. A Milano giunge dalla Sicilia, con precisione da Siracusa dove si era trasferita per amore, e di questa città apprezza il cosmopolitismo e la koinè linguistica, che la aiuteranno a operare quello sradicamento tra parola e senso, suono e significato dei quali farà la propria cifra poetica. Prende studio in via Saffi, in quella parte della città che sorge tra la basilica in stile romanico di Sant’Ambrogio e la bramantesca Santa Maria delle Grazie, in zona Magenta, prediletta dalla borghesia meneghina di inizio Novecento.

Ed è qui, in questa grande casa-studio che Irma vivrà e lavorerà fino alla fine dei suoi giorni, quando, nonostante la malattia che la colpirà, il successo, seppur tardivo, giungerà.

La ricerca che ha deciso di intraprendere è quella sul segno, che deve significare in sé, in quanto grafica, al di là del suo riferimento concettuale o fonetica. La corrente cui si ascrivono le sue opere è quella della poesia visiva, afferente all’arte concettuale. A partire dalla fine degli anni Settanta Irma aveva iniziato a lavorare su calligrafia da lei inventate, orbate dall’obbligo di un significato, sul crinale che separa disegno e scrittura, nel comune denominatore del segno

Si tratta adì una scrittura non verbale, come lei stessa l’ha definita, fantasia capace di far slittare dalla letteratura alle arti visive.

Colui che per primo ha intuito il talento di Irma Blank è stato Gillo Dorfles nel 1974, non a caso un filosofo convertitosi alla critica d’arte. Il linguaggio artistico messo a punto da Irma risulta imparentato con la filosofia e la lezione di Husserl. Dorfles ha scritto che Irma Blank ha creato una serie di opere tutte impostate su quella che è la “scrittura asematica”, un sorta di grafia-ortografia che si vale di un punto ben visualizzato, con tutte le caratteristiche della personalità che lo usa, ma privo, vuoto e scevro da ogni semantica esplicita. Si tratta di disegni che determinano sul foglio bianco quasi tracciati encefalografici, fini a sé stessi, sovrapponibili ai segni di una qualunque composizione grafica, astratta, salvo a conservare l’aspetto esterno di scrittura manuale.

Mara Martellotta

 

La mostra apre sabato, domenica e luned ore 110/18.30

Tel 0121502761

In via Roma torna Floricola, mostra mercato del florovivaismo di qualità

Dal 14 al 15 ottobre 2023 torna Floricola, la mostra mercato del florovivaismo di qualità, si terrà a Torino in Via Roma, in una delle vie più prestigiose di Torino. L’evento offrirà ai visitatori la possibilità di scoprire e acquistare piante di alta qualità, provenienti da produttori italiani, specializzati in ogni tipo di pianta.

Floricola non sarà solo una mostra mercato, ma anche una serie di eventi educativi, come conferenze ed esposizioni di piante sensoriali a cura di UICI, che metteranno in luce l’importanza delle piante per la conservazione dell’ambiente e la salute umana. Ci saranno inoltre attività per bambini, tra cui laboratori e giochi per imparare l’importanza delle piante per l’ecosistema.

Gli appassionati di giardinaggio potranno incontrare il “dottore delle piante”, un esperto che fornirà consulenza personalizzata su tutte le questioni relative alla cura delle piante, dalle tecniche di potatura al controllo dei parassiti, alla scelta delle piante adatte all’ambiente e alla gestione delle malattie delle piante.

Floricola è un’occasione per imparare a conoscere piante autoctone, piante rare e piante esotiche.

Il giardinaggio di qualità rappresenta anche una forma di investimento per il futuro, perché le piante aiutano a purificare l’aria e a ridurre il livello di inquinamento. Floricola metterà in evidenza anche l’importanza della biodiversità e della conservazione delle specie vegetali, che possono fornire soluzioni per molti problemi ambientali, tra cui l’inquinamento e il cambiamento climatico.

In sintesi, Floricola rappresenta un evento unico nel suo genere, che offre ai visitatori la possibilità di scoprire e acquistare piante di alta qualità, apprendere nuove tecniche di giardinaggio e approfondire le proprie conoscenze sulle piante e l’ambiente. La mostra mercato è anche un’occasione per incontrare altri appassionati di giardinaggio, scambiarsi informazioni e suggerimenti, e creare nuove connessioni.

Non perdete l’occasione di partecipare a Floricola, che vi offrirà un’esperienza unica e indimenticabile, in un ambiente piacevole e accogliente, che celebrerà il mondo vegetale sotto ogni sua forma e aspetto.

Ianno’: “L’immobilita’ sostenibile di via Tirreno”

DA PALAZZO CIVICO

“Ogni tanto mi domando, se chi progetta le corsie e/o piste ciclabili abbia mai utilizzato una bicicletta o rimane comodamente seduto utilizzando tecnigrafo e compasso e tiri delle righe a caso o utilizzando Google Earth o viva a Paperopoli. Premetto che sono favorevole alla mobilità su due ruote, ma occorre buon senso, parola ormai desueta per chi progetta la viabilità. Su via Tirreno le polemiche fioccano da tempo e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ogni giorno il traffico va in delirio, smog, incolonnamenti. altro che soluzione green. Ai ciclisti fa piacere pedalare in mezzo ai gas di scarico? La pista ciclabile superato il confine di Torino finisce nel nulla, era così difficile lavorare in sinergia con il comune di Grugliasco per trovare una soluzione? Il problema più serio ed è stato segnalato anche dal sindacato della Polizia di Stato, che la ciclabile passa di fronte agli accessi di emergenza delle volanti di via Tirreno 333 e rallenta inesorabilmente il movimento dei mezzi di soccorso tutti, dalle volanti, ai mezzi dei Vigili del Fuoco, alle ambulanze. I cambiamenti della viabilità sono auspicabili e legittimi, ma se accendono conflitti tra i cittadini (è partita una petizione), significa forse che sono partiti male e realizzati peggio. Oggi ho depositato un’interpellanza con molteplici domande, perchè il progetto va rivisto e migliorato”