ilTorinese

Giro d’Italia 2025 a Castellania Coppi? Un sogno realizzabile

“Con il Sindaco Sergio Vallenzona, Uncem auspica il Giro d’Italia 2025 possa arrivare a Castellania Coppi. Un arrivo di tappa in questo luogo mondiale mitico dove domani il Direttore del Tour de France riceve la cittadinanza onoraria. Peccato il Tour 2024 non salga fin su davanti a Casa Coppi e al Mausoleo. Ma con il Primo cittadino vogliamo si crei a Castellania Coppi la ‘Scuola del Ciclismo’, una vera e propria Accademia, come il Sindaco Vallenzona ha già proposto sul PNRR, senza ottenere finanziamenti, che deve vedere attivarsi subito, dal 2 gennaio, in primis il Ministro Abodi, con CONI, CIO, Regione. Castellania Coppi è un luogo mitico, eccellenza, che ha bisogno di risorse. Il progetto della Collina dei Campioni, con il rifacimento della cappella con le tombe di Serse e Fausto, di cui domani ricorre l’anniversario, è anch’esso pronto. Servono 15 milioni di euro. Non è una cifra impossibile per Ministero del Turismo e Ministero dello Sport, per un paese – dove non vi è più un bar, né un ristorante e l’unico negozio è il camion di Luca Assanelli, che risale ogni settimana tutte le colline del Tortonese – che ogni anno accoglie 20mila turisti, amanti del ciclismo e di Coppi, che raggiungono in silenzio questo santuario del ciclismo. Castellania Coppi può avere una Fondazione del ciclismo. Essere riconosciuta in Europa e nel mondo. Luogo dell’abitare, nelle colline di Novi e Tortona, luogo di turismo saggio, moderno, evoluto, intelligente, green. Il Governo con il CONI decidano di investire qui. Sul ciclismo che non è storia o passato, bensì futuro per i giovani, formazione, innovazione, ricerca. Uncem è a fianco del Sindaco e dell’Amministrazione, con l’Unione montana che sta beneficiando dei progetti della Strategia nazionale Aree interne, che sicuramente deve avere Castellania Coppi e il mito del ciclismo, al centro del progetto”.

Lo affermano Roberto Colombero, Presidente Uncem Piemonte, e Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.

PIR: un’interessante opportunità

Che cosa sono i Piani individuali di risparmio

I piani individuali di risparmio a lungo termine (PIR) sono una forma di investimento finanziario istituita nel 2017 per stimolare i risparmiatori a destinare ad impieghi finanziari l’enorme liquidità che giace sui conti correnti bancari in forma improduttiva.

Non si tratta quindi di nuovi titoli o di nuovi strumenti, ma di un modo di entrare nel mondo dei titoli quotati in maniera simile a quella già esistente da tempo nel settore del “risparmio gestito” (gestioni individuali, fondi comuni, ETF).

I PIR hanno avuto un forte successo al momento del loro lancio, soprattutto per la forte agevolazione fiscale prevista dalla legge istitutiva (vedi il paragrafo successivo), ma da circa un anno stanno conoscendo una crisi, evidenziata da un esodo di capitali che supera largamente le nuove sottoscrizioni. Effetto, molto probabilmente, di disinvestimenti effettuati dai primi sottoscrittori che, avendo ottenuto ottimi risultati nei primi cinque anni, hanno ritenuto opportuno monetizzare gli utili che, fra l’altro, sono esenti da ogni tipo di imposta (come illustrato nel paragrafo dedicato agli aspetti fiscali).

Come aprire un PIR

I Piani possono essere attivati solo presso una banca, aprendo un dossier titoli a parte, appositamente denominato “Deposito PIR”.

All’interno si possono collocare esclusivamente strumenti che rispettano le norme di composizione dei portafogli; fino a pochi mesi fa erano solo fondi comuni, ma ora sono apparsi anche ETF speciali.

La sottoscrizione è riservata a persone fisiche, ed ognuno può essere intestatario di un solo PIR (non è consentito aprirne in più banche); inoltre è vietata la cointestazione. Per patrimoni di proprietà di coniugi o parenti, è necessario quindi aprire un deposito per ogni componente il nucleo familiare.

Sono fissati limiti massimi di investimento, pari a 40.000 euro annui, con una vita massima di cinque anni; ogni sottoscrittore quindi potrà sottoscrivere al massimo 200.000 euro.

Il portafoglio dei fondi PIR

Poiché la finalità dei piani è quella di avvicinare i risparmiatori all’investimento, la legge ha fissato parametri stringenti per la composizione del portafoglio.

E’ previsto infatti che:

  • almeno il 70% del piano sia investito in strumenti finanziari emessi da società italiane (o europee con stabile organizzazione in Italia);
  • di questo 70% almeno il 30% deve essere investito in società non incluse nell’indice azionario della Borsa principale e il 5% in società non incluse nell’indice FTSE Mid Cap (o equivalente).
  • su una singola società emittente, inoltre, non può essere investito più del 10% del PIR.

E’ chiaro che la legge ha voluto costruire uno strumento che offra il massimo della diversificazione al fine di contenere il rischio insito in un investimento che è prevalentemente azionario.

Significativo, nell’ottica dello stimolo alle piccole e medie impresa, il peso riservato ad aziende non inserite nell’indice principale, che devono rappresentare al meno il 21% del patrimonio totale.

Le agevolazioni a favore dei sottoscrittori

Il progetto PIR, studiato per stimolare gli investimenti nell’economia italiana, è stato accompagnato da agevolazioni fiscali per assicurarne il successo.

E’ previsto infatti che i sottoscrittori non paghino l’imposta sul capital gain (attualmente pari al 26%, con riduzione al 12,5% per la sola parte eventualmente investita in titoli di Stato o di organismo sovranazionali) purché la posizione sia mantenuta per almeno cinque anni (la durata è calcolata per ogni tranche versata). Peraltro l’investimento non è vincolato, ma liquidabile in qualunque momento, con l’unica avvertenza che il disinvestimento effettuato prima dei cinque anni comporta il pagamento del capital gain.

Inoltre il PIR è esente interamente dall’imposta di successione, unico caso nella legislazione fiscale italiana (esenzione finora prevista esclusivamente per i BTP e simili).

 

A chi interessano i PIR

I PIR sono utili per i risparmiatori che intendono investire a lungo termine su titoli di aziende italiane ottenendo un’agevolazione fiscale unica. Data la struttura, possono essere considerati strumenti a rischio medio, grazie alla forte diversificazione del portafoglio ed alla componente dei titoli di Stato (30% del totale).

Ma sono anche utili per le imprese italiane (soprattutto quelle medio-piccole) perché garantiscono un ampliamento del mercato dei loro titoli che, senza l’intervento dei PIR, correrebbero il rischio di generare transazioni ridotte, fatto che ne limita l’appeal.

Non bisogna per contro sottovalutare che, a fronte di rendimenti tendenzialmente interessati grazie all’esenzione fiscale, i costi medi sono piuttosto alti (le commissioni di sottoscrizione e di gestione sono tra le più care nel comparto del risparmio gestito).

Però il lancio degli ETF “formato PIR” apre nuove interessanti opportunità riducendo del 70-80% i costi e rendendo il prodotto accettabile ed interessante.

Gianluigi De Marchi

Emergenza carceri: detenuta salvata dal suicidio

SAPPE CHIEDE SUPPORTO OPERATIVO PER LA POLIZIA PENITENZIARIA E DI SCHERMARE LE SEZIONI DETENTIVE PER IMPEDIRE USO TELEFONI CELLULARI E DRONI
DAL PIEMONTE / VERCELLI In pochi giorni, nella Casa circondariale di Strada vicinale del Rollone, salvata una donna detenuta che ha tentato il suicidio, sequestrato un coltellino e della probabile droga
 
“L’ingresso illecito di cellulari negli istituti è ormai un flusso continuo”.
Lo denuncia Vicente Santilli, segretario regionale per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, che fa riferimento anche all’ultimo episodio registrato nel carcere di Verona dove “è stato sequestrato uno smartphone, completo di scheda Sim, caricabatterie e un lettore Mp3, in una cella occupata da quattro detenuti stranieri”. Ma questo non è che l’ultimo di diversi altri eventi critici accaduti nel carcere di Strada vicinale del Rollone. “L’episodio più grave ma per fortuna sventato in tempo”, prosegue, “è stato il tentato suicidio per impiccamento di una donna detenuta. Per fortuna il tempestivo intervento delle Agenti di Polizia Penitenziaria le ha salvato la vita. Poi è stato scoperto dagli Agenti, all’interno di un pacco diretto ad un detenuto della Casa circondariale di Vercelli, un coltello mentre in altra cella è stata rinvenuta sostanza equivoca, probabilmente droga”. Per questo Santilli auspica che il Provveditorato regionale penitenziario di Torino “assuma provvedimenti tempestivi a tutela e supporto del personale di Polizia in servizio”.
Donato Capece , segretario generale del SAPPE, torna anche a sollecitare l’adozione di nuovi ed urgenti provvedimenti per inibire l’uso di strumentazioni tecnologiche nelle sezioni detentive. “Non si contano più i rinvenimenti e i sequestri di questi piccoli apparecchi. Le vie d’ingresso diventano molteplici, non ultima anche quella aerea a mezzo droni che sempre più spesso vengono avvistati e intercettati – ha aggiunto Capece -. La cosa grave è che denunciamo queste cose ormai da più di dieci anni e nessuno ha ancora fatto qualcosa.Tra l’altro, è assurdo che gli apparecchi per accertare la presenza dei telefoni cellulari non vengano usati nelle celle, ma durante lo svolgimento delle prove d’esame scritte del personale di polizia che ambisce ad acquisire il grado superiore! È una vergogna!”  aggiunge il leader del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria. “Le donne e gli uomini del Corpo sono quotidianamente impegnati nell’attività di contrasto all’introduzione di telefoni cellulari ed alla diffusione della droga nei penitenziari per adulti e minori. E nonostante la recente previsione di reato, nel Codice penale, per ingresso e detenzione illecita di telefonini nelle carceri, con pene severe che vanno da 1 a 4 anni, il fenomeno non sembra ancora attenuarsi. Vanno adottate soluzioni drastiche come la schermatura delle sezioni detentive, delle celle e degli spazi nei quali sono presenti detenuti, all’uso dei telefoni cellulari e degli smartphone”.

Coalizione progressista di Collegno, le considerazioni di Sinistra Italiana

Considerazioni aperte sulla composizione della coalizione progressista di
Collegno, a seguito delle adesioni alla Carta d’intenti.

Lunedì 25 dicembre abbiamo appreso dell’adesione della lista “Collegno Insieme – Di
Filippo” alla Carta di Intenti delle forze progressiste, proposta alla città dal nostro partito,
“Sinistra Italiana – Collegno Bene Comune”, e dal “Partito Democratico di Collegno”, quali
forze politiche di maggioranza attualmente rappresentate in Consiglio comunale.

Un documento elaborato in vista del rinnovo della carica di Sindaco dopo i due mandati di
Francesco Casciano, alla cui base c’è la volontà di continuare ad amministrare la città in
coalizione. Una carta di intenti redatta con lo scopo di sottoporla a potenziali alleati che
ne condividano lo spirito e l’impostazione. Ma che non può prescindere dall’avvallo e dal
consenso di entrambi i soggetti primi firmatari sugli sviluppi futuri del percorso.
Di per sé, è per noi sempre un fatto positivo quando si avvicinano persone, gruppi o forze
politiche ai valori tradizionali della sinistra che governa la città di Collegno da tanto
tempo.

Tuttavia ci ha stupito apprendere dai social network come il Partito Democratico di
Collegno, nostro compagno in questo percorso di costruzione della coalizione, abbia
unilateralmente accolto, attraverso un post, Collegno Insieme nel percorso di coalizione .
Se rispetto a questa considerazione si potrebbe obiettare che lo stesso messaggio di
benvenuto sia stato scritto in occasione delle lettere di adesione di altre forze politiche o
civiche, d’altro canto non si può non considerare che Collegno Insieme e il suo
capogruppo, Andrea Di Filippo, siano all’opposizione da oltre vent’anni a questa
Amministrazione.

Europa Verde e il partito Socialista fanno parte integrante dei tavoli di coalizione
regionali e metropolitani del centro sinistra. La lista civica Progetto Collegno è gemella
della lista Progetto Grugliasco, che sostiene da tempo il centro sinistra nella propria città.
Italia Viva rappresenta una forza moderata che, seppure con orientamenti non sempre
coerenti in tutte le aree territoriali, si pone all’opposizione del governo Meloni.
Caso diverso è quello di Collegno Insieme che in questo mandato, più che in altri, si è
caratterizzato per un atteggiamento incostante e a tratti aggressivo nei confronti della
maggioranza di governo e in particolare verso alcuni suoi componenti.

Si citino come esempio alcune sedute di consiglio comunale, come quella on line del
14/04/2021 , nella quale è stata attaccata dal consigliere Di Filippo la presidente del
Consiglio comunale Vanda Bernardini, per il proprio ruolo di mediazione e di garanzia, con
toni duri e sopra le righe. O gli attacchi alle consigliere Scarlata e Manzi, in qualità di
capigruppo di maggioranza.

Tutti casi di attacchi scomposti e a tratti feroci, che quasi sempre hanno riguardato figure
femminili. Tutte le sedute sono registrate e riascoltabili da chi volesse farsi un’idea.
Da considerare è anche l’atteggiamento di ostilità verso il gruppo consiliare del
Movimento 5 stelle, rispetto ai cui consiglieri c’è stata una escalation di polemiche
durante questo mandato, culminata con l’allontanamento fisico dai banchi consiliari (non
ci risulta peraltro richiesto e autorizzato dalla presidenza del Consiglio comunale).
Mentre noi riteniamo invece fondamentale rafforzare un dialogo con il Movimento 5
Stelle a livello collegnese, per seguire una strada tracciata a livello nazionale dalla
segreteria Schlein del Partito Democratico e per costruire anche a livello locale un fronte
progressista unito.

Prima di un’alleanza, molti sarebbero anche i nodi politici da sciogliere. Ad esempio, nel
consiglio comunale del 13/10/2020, il consigliere comunale Andrea Di Filippo ha
argomentato e votato insieme al centro destra, contro una mozione sostenuta dalla
maggioranza e dal Movimento 5 Stelle, scritta per contrastare l’odiosa legge salva slot
voluta dalla destra di Cirio, che ha tolto i limiti al gioco d’azzardo imposti nella
precedente legislatura. Questa posizione è incompatibile con le forze progressiste da un
punto di vista morale e valoriale prima che politico.

Per quanto riguarda la serietà nella gestione del ruolo istituzionale, molte sono le forme
di impegno nei confronti della cittadinanza, sia essa partecipazione politica, sia essa
partecipazione civica ed associativa. Tuttavia se si ricopre il ruolo di consigliere comunale
il primo impegno da onorare è assumersi la responsabilità di dare degna rappresentanza
al mandato conferito dai cittadini. E su questo punto, un dato lascia sbalorditi: da più di
tre anni, in ogni seduta di consiglio comunale, la prima interrogazione è del consigliere Di
Filippo e si intitola “Problemi importanti del quartiere Villaggio Dora”, protocollata
l’8/9/2020. Questi problemi risultano talmente importanti che in tre anni e mezzo il
consigliere Di Filippo non ha mai trovato il tempo per presentarsi in consiglio comunale
durante la sessione delle interrogazioni e ricevere la risposta orale (peraltro da lui
richiesta nel testo dell’interrogazione).

La competenza del Consiglio Comunale, e conseguentemente del consigliere comunale,
come rileva anche il TUEL, è disciplinata in maniera puntuale e afferisce ad atti
fondamentali della vita politica e amministrativa della città, in primis su tutti gli atti di
natura finanziaria.

Non è però sufficiente votare favorevolmente, o comunque non votare contrariamente,
su alcuni atti che abbiano una qualche rilevanza economica, ad esempio su alcune
delibere del bilancio di previsione, arrivando a metà seduta di consiglio, per poter
affermare di condividere una gestione amministrativa.

 

In ultimo, ma non per importanza, il consigliere Di Filippo è stato il promotore di una
battaglia, in occasione del consiglio comunale del 19/7/2023, contro la proposta
dell’amministrazione di concedere un terreno comunale alla comunità romena ortodossa
della città. Motivata come una battaglia di carattere ambientalista, per salvaguardare un
“polmone verde”, in realtà è subito emerso il carattere di intolleranza verso una comunità
straniera di grande importanza, comportando peraltro un grave incidente diplomatico
con la chiesa ortodossa romena d’Italia che ha ritirato la richiesta a fronte delle
vergognose polemiche e diversi servizi sulla televisione di stato romena, in cui la nostra
città è stata additata come razzista verso i cittadini romeni residenti.

In questo caso, già all’epoca dei fatti ci rammaricammo della scelta poco coraggiosa e
non in linea con la storia della città, portata avanti dal sindaco e dal Partito Democratico,
di ritirare la delibera per evitare le polemiche.

Tutto ciò premesso e considerato, pensiamo che la costruzione di una coalizione richieda
passaggi condivisi e un’attenta valutazione degli aspetti valoriali più profondi, che
uniscano e che mettano insieme il meglio della città. Il dato numerico è sicuramente
importante per vincere ma non è preponderante.

Non serve, a nostro giudizio, avere una coalizione con all’interno tutto e il contrario di
tutto, con l’unico obiettivo di occupare ogni spazio possibile per togliere consenso agli
avversari.

Per questo Sinistra Italiana ritiene di per sé non sufficiente la sottoscrizione della carta di
intenti da parte di alcune forze politiche o liste civiche, ma chiede l’avvio di un confronto
serio e approfondito sui contenuti politici con tutti coloro che intendono sedersi al tavolo
della futura coalizione. Al fine di affrontare con la giusta serenità e la dovuta coerenza i
prossimi appuntamenti.

Sinistra Italiana, tuttavia, ribadisce la propria volontà, come forza politica, di proseguire il
percorso di governo della città e lo farà condividendo, come dimostrato ampiamente in
questi anni, un percorso serio e responsabile che eviti fughe in avanti pericolose e
inappropriate.

Collegno, 1 gennaio 2024
Sinistra Italiana – circolo di Collegno

Merlo, Elezioni Piemonte: “le forze centriste devono essere unite in un’unica lista”

“Alle prossime elezioni regionali piemontesi, a turno unico, sarebbe politicamente del tutto inutile
e anche sterile presentare una terza coalizione con un candidato a Presidente autonomo. E
questo perchè anche i singoli comportamenti politici non possono essere dettati sempre e solo da
ragioni contingenti e tattiche.
E, al riguardo, le forze, i movimenti e i partiti centristi se vogliono rafforzare un Centro politico e,
soprattutto, una ‘politica di centro’ alla consultazione elettorale per il rinnovo del Consiglio
regionale piemontese, non possono non scegliere – del tutto liberamente, come ovvio – una lista
che esalta quella identità e quella cultura politica.
E una potenziale lista civica del Presidente, centrista, espressione dei territori e degli
amministratori locali, può essere un luogo politico, culturale ed amministrativo funzionale al
rafforzamento di una posizione di centro nel panorama politico regionale. E quando mi riferisco al
Centro, penso a tutte quelle forze e a quei movimenti che non condividono la radicalizzazione
della lotta politica da un lato e la condivisione dell’attuale bipolarismo selvaggio dall’altro”.
Giorgio Merlo, Dirigente nazionale Tempi Nuovi-Popolari nuovi

L’Epifania dà il via al Carnevale di Ivrea

La mattina del 6 gennaio – Epifania – segna l’inizio dello Storico Carnevale di Ivrea.
Le note dei Pifferi e il ritmo cadenzato dei Tamburi si diffondono per la città e la tradizione si rinnova.
Come da tradizione la giornata sarà ricca di appuntamenti a partire dal primo mattino con la marcia di apertura del Carnevale nelle vie del centro cittadino, infatti escono per la prima volta Pifferi e Tamburi che girano per la città suonando le pifferate, ci saranno i primi assaggi di fagioli e la proclamazione del cittadino Generale 2024 con il passaggio di sciabola e feluca a mezzogiorno in Piazza di Città; inoltre i Credendari portano il loro saluto al Magnifico Podestà alla presenza dei gruppi storici e il Vescovo celebra la messa in Duomo con la Cerimonia dei Ceri.

Inoltre da non perdere la promozione REAGALA IL CARNEVALE ancora disponibile fino al 7 gennaio!
E’ possibile acquistare il ticket di ingresso alla città di Ivrea per la domenica di Carnevale (11 febbraio) ad una tariffa speciale e agevolata di 10 euro anche presso l’Ufficio del Turismo di Ivrea in Piazza Ottinetti e l’Ufficio del Turismo di Torino in piazza Castello 161.

Lo sbarco in Normandia e “i lunghi singulti dei violini d’autunno” di Verlaine

Per diverse settimane, dopo le imponenti celebrazioni ufficiali, la Normandia ospiterà le rievocazioni storiche in occasione dell’ottantesimo anniversario dello sbarco alleato del 6 giugno 1944 che aprì il secondo fronte europeo contro le armate del Terzo Reich, allo scopo di alleggerire il fronte orientale dove da tre anni l’Armata Rossa sovietica stava combattendo contro i tedeschi. Una vicenda che cambiò la storia europea, imprimendo una svolta al secondo conflitto mondiale, iniziata molto tempo prima quando venne pensata e organizzata l’imponente operazione militare tra la penisola del Cotentin e la zona di Caen, capoluogo del Calvados normanno, preparando mezzi e truppe, considerando il meteo, le distanze marine, le maree. L’annuncio dello sbarco venne dato con delle frasi in codice trasmesse da Radio Londra utilizzando la poesia Canzone d’autunno di Paul Verlaine. Furono utilizzati i primi versi (“I lunghi singulti dei violini d’autunno” ) il primo giugno e poi i versi successivi al massimo nelle 48 ore precedenti l’attacco per avvertire la Resistenza francese. Il terzo e il quarto verso della poesia (“mi lacerano il cuore di un languore monotono”) arrivarono la sera dal 5 giugno 1944. All’alba del giorno dopo ebbe inizio la più grande offensiva militare della storia. In quello che verrà ricordato come il “giorno più lungo” – in codice, operazione Overlord – gli anglo-americani impiegarono un impressionante numero di uomini e mezzi. Circa 150mila soldati americani, britannici, canadesi, polacchi e francesi attraversarono il Canale della Manica, trasportati o appoggiati da quasi 7 mila navi e 11 mila aerei, sbarcando su cinque spiagge – ribattezzate Utah, Omaha, Gold, Juno e Sword– nel tratto di costa normanna che si estende per circa un centinaio di chilometri tra Le Havre e Cherbourg. I nazisti del Terzo Reich avevano costruito, dalla Norvegia al sud della Francia, un sistema di bunker e fortificazioni conosciuto come il Vallo Atlantico ed erano convinti che un eventuale sbarco alleato sarebbe avvenuto nel Pas de Calais, nel punto in cui la costa inglese e quella francese sono più vicine. E lì avevano concentrato gran parte delle loro forze.

L’operazione Overlord avvenne invece più a sud, sulle spiagge di Nomandia e la battaglia divampò violentissima. Nel primo giorno dello sbarco furono più di diecimila le perdite alleate tra morti – oltre un terzo del totale – feriti, prigionieri e dispersi. Oltre novemila quelle tedesche. Sul litorale della Côte de Nacre, la splendida costa di madreperla, da Deauville a Cherbourg, da Arromanches al promontorio della Pointe du Hoc, si consumò una delle vicende più drammatiche e sanguinose della storia del Novecento. Il panorama stupendo che domina e s’affaccia sull’oceano rende quasi impossibile immaginare tanta violenza e dolore. Eppure basta guardarsi attorno per vedere ancora le ferite prodotte dai campi di battaglia: voragini aperte nel terreno dalle bombe piovute dal cielo e dal mare, resti delle casematte e dei pontoni sulle spiagge, bunker e postazioni d’artiglieria pesante, i tanti cimiteri e musei di guerra disseminati ovunque a testimoniare ciò che accadde ottant’anni fa. Lo sbarco in Normandia fu decisivo per la vittoria degli alleati che ad un prezzo altissimo riuscirono a conquistare una testa di ponte, combattendo per altri due mesi prima che l’esercito tedesco cedesse e cominciasse una ritirata che sarebbe finita soltanto ai confini della Germania. La battaglia di Normandia durò dal 6 giugno al 25 agosto del 1944, con la liberazione di Parigi, e fu una delle più cruente tra quelle combattute sul fronte occidentale, costando più di 70mila morti fra gli alleati e oltre 200mila fra i tedeschi. Altri 20mila furono i morti fra i civili. Moltissimi di quei soldati caduti riposano oggi nei 30 cimiteri distribuiti in tutta la regione, dei quali 22 nel solo dipartimento del Calvados. Ci sono quelli canadesi di Bretteville-sur-Laize e Bény-Reviers e quelli britannici (ben sedici), a partire da Bayeux, una delle prime città ad essere liberate dai nazisti dove, il 16 giugno 1944, il Generale De Gaulle tenne il suo primo discorso sul suolo francese libero. Il cimitero di Bayeux raccoglie le spoglie di quasi quattromila combattenti britannici e un memoriale che ricorda i 1809 soldati del Commonwealth che non hanno ricevuto una sepoltura. C’è quello imponente di Colleville-sur-Mer, il più famoso cimitero americano della seconda guerra mondiale in Europa che ospita, allineate sotto le croci bianche, le tombe di 9387 soldati caduti durante lo sbarco e i combattimenti che seguirono, situato sulle alture che sovrastano la spiaggia ribattezzata “bloody Omaha”, la sanguinosa Omaha. Quindici chilometri più a sud, quasi sperduto nella campagna, non distante dal piccolo abitato di La Cambe c’è il cimitero dove riposano i corpi di 21.222 soldati tedeschi, il doppio di quelli sepolti a Colleville. Non c’è vigilanza armata e nemmeno un religioso silenzio lì attorno, essendo quasi ai bordi dell’autostrada Parigi-Cherbourg, dove rombano le auto e i Tir. Non è a ridosso della linea del fronte, affacciato sulle spiagge del D-day. In quel tempo era una retrovia. Eppure, nonostante quello di La Cambe sia “un cimitero dei vinti” è pienamente percepibile forse più lì che altrove l’orrore, la violenza e l’incubo della guerra. Una scritta in pietra ammonisce in tedesco “dunkel ist”, è buio. Buio come il tempo che ci è dato vivere, con le guerre in Medio Oriente e ai confini europei dell’Est, a riprova che, con buona pace di Cicerone, la storia non è quasi mai maestra di vita. Buio come il destino dei tanti che caddero su entrambi i fronti nel 1944, sotto quella luce del nord di Normandia che gli impressionisti immortalarono sulle loro tele fondando la loro straordinaria corrente artistica che celebra quest’anno il suo secolo e mezzo di vita.

Marco Travaglini

Alle Poste pensioni in pagamento dal 3 gennaio

Poste Italiane comunica che in tutti i 419 Uffici Postali della provincia di Torino le pensioni del mese di gennaio saranno in pagamento a partire da mercoledì 3.

Sempre a partire da mercoledì 3 le pensioni di gennaio saranno disponibili anche per i titolari di un Libretto di Risparmio, di un Conto BancoPosta o di una Postepay Evolution che abbiano scelto l’accredito. I possessori di Carta di Debito associate a conti/libretti o di Postepay Evolution, quindi, potranno prelevare in contanti dai 236 ATM Postamat della provincia, senza recarsi allo sportello.

Grave bimbo investito mentre era in bici

È in gravi condizioni all’ospedale Regina Margherita un  ragazzino di 10 anni investito da un’auto mentre pedalava sulla sua bici. L’incidente è avvenuto nel pomeriggio di oggi nel Cuneese a Trinità. Dopo l’impatto e i primi soccorsi da parte dei passanti e’ stato trasportato in elicottero a Torino, in codice rosso, ma non sarebbe in pericolo di vita. Le indagini dei carabinieri ricostruiranno la dinamica dello scontro.

Gli infermieri: “Giornate di fuoco nei pronto soccorso del Piemonte”

Il sindacato degli infermieri Nursind esprime la propria preoccupazione per “Migliaia di chiamate al 118, ancora in aumento in questi giorni, centinaia di pazienti che si riversano nei pronto soccorso superando ogni limite di capienza, di strumenti a disposizione e di condizioni di lavoro e dove si moltiplicano le ore di attesa e le giornate di boarding, anche fino a 9 giorni. Ci spaventa l’indifferenza della politica, chiamata a dare risposte , senza le quali la rassegnazione e la demotivazione sta prendendo il sopravvento con le conseguenze che questo comporterà per tutti.
Basta farsi un giro per capire che è umanamente impossibile seguire e garantire le cure e l’assistenza necessaria a tutti quei pazienti ed è oltretutto da irresponsabili pretendere che si lavori in queste condizioni”. Così Francesco Coppolella a nome della Segretaria regionale NurSind Piemonte.Siamo oltretutto stanchi di sentire dire che è un problema nazionale e che le responsabilità sono di chi ci ha preceduto come se non ci fosse nulla da poter fare. I motivi sono noti. Chiediamo alla Regione  – prosegue Coppolella – di attivarsi per dare risposte strutturali affinché non continui e non si ripeta con maggiore gravità ciò a cui stiamo assistendo. Non serve sperare che passi il momento per poi continuare a fare finta che il problema non esiste.  Stiamo trasformando un vero stato di emergenza in qualcosa di ordinario. Una follia. In assenza di risposte e davanti all’indifferenza non mancheranno azioni da parte nostra. Ogni giorno come questo, in questi servizi ma non solo, c’è un infermiere che decide di lasciare, presto avremo problemi ancora più gravi, non vorremmo diventi un fenomeno di massa”.