ilTorinese

Effetto Trump: ripercussioni sull’agricoltura italiana, secondo Confagricoltura 

Il tema dazi preoccupa tutti i Paesi e il mondo imprenditoriale. L’annuncio del neopresidente USA Donald Trump di nuove tariffe al 25% sulle esportazioni agroalimentari made in italy potrebbe pesare sulle casse dello Stato italiano fino a 2 miliardi di euro.

“A suonare di slogan e a colpi di scena il Presidente USA Donald Trump sta sconvolgendo l’ordine economico internazionale denigrando l’Europa è i suoi valori – afferma Enrico Allasia, Presidente di Confagricoltura Piemonte – è necessario intervenire o a rimetterci il prezzo più alto sarà ancora una volta l’agricoltura italiana e piemontese”.

Sono le parole a commento di Enrico Allasia di fronte all’ennesima minaccia di smantellare ogni patto di organizzazione multilaterale fondata sulla cooperazione e la liberalizzazione, che hanno contraddistinto gli scambi tra America ed Europa almeno negli ultimi cento anni.

“Se il negoziato sarà basato sull’introduzione di dazi e sanzioni anche verso gli alleati, per ottenere vantaggi politici ed economici, dovremo sederci al più presto al tavolo e parlare la stessa lingua” – evidenzia con preoccupazione Allasia – “Scongiuriamo una seconda grande depressione o le aziende piemontesi che esportano oltre oceano e non solo andranno incontro a chiusura certa delle attività”- sostiene in ultimo.

Confagricoltura ha raccolto le preoccupazioni manifestate dagli imprenditori dei diversi comparti agricoli della Regione e le ha depositate all’attenzione del Presidente Massimiliano Giansanti che, in veste di Presidente del Copa, a metà marzo incontrerà il suo omologo statunitense: l’auspicio è arrivare a condizioni che garantiscano equilibrio e autosufficienza alimentare sia negli Stati Uniti sia in Europa.

Mara Martellotta

Legalità, gruppo di lavoro contro il caporalato agricolo

Come era nel programma di legislatura della Commissione Legalità del Consiglio regionale presieduta da Domenico Rossi,  è stata decisa all’unanimità l’istituzione del gruppo di lavoro contro il caporalato, che appunto si occuperà del contrasto allo sfruttamento lavorativo in campo agricolo.

L’iniziativa odierna è partita da una proposta di Giulia Marro (Avs), che ha sollecitato la decisione, avvenuta come detto con il voto favorevole di tutti i commissari presenti, sia di maggioranza, sia di opposizione.

Il gruppo di lavoro analizzerà il fenomeno dello sfruttamento nelle sue dinamiche specifiche, individuerà soluzioni concrete, che includano strumenti di prevenzione, contrasto e supporto ai lavoratori coinvolti; l’obiettivo è anche quello di coinvolgere attivamente tutti gli attori istituzionali, sociali ed economici interessati, quali sindacati, associazioni di categoria, enti locali e autorità di vigilanza.

La finalità ultima – spiega Rossi – “è proporre misure sia normative, sia amministrative e pratiche, in modo che siano applicabili già dalla prossima stagione di lavoro agricolo”.

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4 marzo Giornata mondiale sull’obesità: l’impegno della Regione Piemonte

“Sistemi in cambiamento, vite più sane” è il tema del World Obesity Day 2025, l’iniziativa globale istituita nel 2015 dalla World Obesity Federation e in programma il 4 marzo di ogni anno. Incentrata sulla promozione della salute e sulla sensibilizzazione contro l’obesità, la giornata di quest’anno è incentrata su un cambiamento di prospettiva, passando da un’ottica incentrata sulla persona, ad uno sguardo più allargato all’insieme dei sistemi (sanitari, alimentari, normativi, governativi e persino urbanistici) che influenzano gli ambienti in cui viviamo, il cibo che mangiamo e le cure che riceviamo.

La diffusione dell’obesità è aumentata nel tempo, raggiungendo dimensioni epidemiche, e costituisce ormai uno dei maggiori problemi di salute pubblica a livello mondiale. Le stime parlano di 1,9 miliardi di obesi entro il 2035 in tutto il mondo e di un aumento del 100% dell’obesità infantile. Il fenomeno potrebbe essere arginato non solo intervenendo sull’insieme dei sistemi che influenzano gli ambienti di vita, ma anche adottando stili di vita salutari, cominciando da una alimentazione sana e una regolare attività fisica.

Obesità e sovrappeso sono condizioni ormai universalmente riconosciute come fattori di rischio per le principali malattie croniche. Particolarmente preoccupante è la diffusione dell’obesità tra bambini e adolescenti, per i quali aumenta il rischio di sviluppare problemi cardiovascolari (ipertensione, malattie coronariche, tendenza all’infarto) e condizioni di alterato metabolismo (diabete di tipo 2, colesterolo elevato).

I dati sull’obesità infantile in Piemonte sono derivati dall’ultima indagine di OKkio alla Salute (2023) e descrivono un trend leggermente migliore della media nazionale: i bambini in sovrappeso sono il 16,9% e gli obesi il 7,8%. Gli adulti in sovrappeso sono il 29,5% e quelli con obesità il 9,3% (dati sorveglianza PASSI 2022-2023), mentre dopo i 65 anni le persone in sovrappeso sono il 34,3% e quelle con obesità il 13,4% (dati sorveglianza Passi d’Argento 2022-2023).

Le politiche di Regione Piemonte

La Regione Piemonte ha predisposto un programma di azioni integrate per l’intercettazione precoce della malnutrizione in ambito pediatrico. Il programma coinvolge le strutture di dietologia clinica, di nutrizione preventiva territoriale, medici e pediatri, si avvale dell’ausilio del Tavolo Tecnico Regionale per la Sicurezza Nutrizionale (TaRSiN) e fa riferimento alle “Linee di indirizzo per la prevenzione e il contrasto del sovrappeso e dell’obesità” del Ministero della Salute.

Inoltre, proprio nell’ottica sistemica suggerita dal focus della campagna 2025, la Regione Piemonte ha adottato le proposte operative per la ristorazione scolastica (che comprende gli asili nido e le scuole dell’infanzia fino alla scuola primaria e secondaria), ospedaliera e assistenziale, che definiscono i criteri da seguire per la composizione di menu che favoriscano una adeguata nutrizione.

È anche a disposizione degli operatori sanitari un kit di prodotti di comunicazione tra i quali la rielaborazione in formato poster dell’opuscolo “Il baracchino perfetto”, particolarmente adatto per l’esposizione negli spazi comuni adibiti al consumo del pasto portato da casa da parte dei lavoratori.

Più in generale la Regione Piemonte svolge interventi di prevenzione consolidati, tra cui per esempio quelli dei Servizi di Igiene degli Alimenti e Nutrizione delle ASL, che solo nel 2024 hanno svolto 1.690 attività di consulenza nutrizionale per popolazione e gruppi a rischio, 337 vigilanze nutrizionali in scuole e strutture sanitarie residenziali (RSA) e rilasciato 7.679 pareri sui menù di scuole, RSA e centri estivi.

Link

https://www.regione.piemonte.it/web/temi/sanita/prevenzione/world-obesity-day

“Toccando il vuoto” e “Coup fatal” al Gobetti e al Carignano

Per la stagione del Teatro Stabile di Torino, dall’11 al 16 marzo prossimi, andrà in scena al teatro Gobetti la pièce “Toccando il vuoto”, una fantasia alpinistica basata su memoir di Joe Simpson. Tratto da una storia vera, la pièce è ambientata nel 1985, durante la scalata delle Ande peruviane, dove gli alpinisti Joe Simpson e Simon Yates restano vittime di un incidente durante la fase di discesa che provoca la caduta di Joe in un dirupo. Simon, per non rischiare di precipitare insieme al suo compagno, è costretto a tagliare la corda di arrampicata. La storia si snoda tra passato e presente, passione, sensi di colpa, amicizia e resilienza. Tratto dal romanzo di Joe Simpson, è stato adattato da David Greig, la traduzione è stata a  una di Monica Capuani, la regia è di Silvio Peroni. Gli interpreti sono Lodo Guenzi, Eleonora Giovanardi, Giovanni Anzaldo, Matteo Gatta.

Al teatro Carignano, dal 13 al 16 marzo prossimi, verrà portata in scena dalla Comédie de Genève, la pièce teatrale “Coup fatal”. Dieci anni fa, al suo debutto a Vienna, questo spettacolo sferrò un colpo fatale alle facili categorizzazioni. La sua natura è plurale, un manifesto di resilienza di tale insolenza e orgoglio. Le melodie barocche, un’orchestra multietnica, la danza africana, il teatro contemporaneo, le partiture coreografiche di Platel, i sapeurs congolesi, pomposità e ironia: tutto si fonde in una fantasmagoria di sfrenata contaminazione  di generi ed estetiche che non smette mai di sublimarsi e reinventarsi. Prodotto originariamente dai maggiori festival europei, tra cui Torinodanza, questo indimenticabile ibrido performative torna in scena per suggestionarci ancora. La direzione  musicale è di Fabrizio Cassol, la direzione artistica e la regia sono di Alain Platel, il direttore d’orchestra è Rodriguez Vangama, le musiche sono di Fabrizio Cassol e Rodriguez Vangama da Hëndel, Vivaldi, Bach, Monteverdi e Gluck. Le scene sono di Freddy Tsimba.

Mara Martellotta

Polo del ‘900: Luoghi di memoria-comunità Yezida e spazio sacro

Sabato 1 marzo si è inaugurata al Polo del 900, a Torino, un’interessante mostra fotografica dal titolo “Luoghi di memoria-comunità Yezida e spazio sacro”. I materiali visivi esposti sono l’esito del lavori di Ghiath Rammo, archeologo aggregato alla missione archeologica italiana nel Kurdistan iracheno (disa sapienza).

Ghiath ha studiato sul campo le trazioni religiose e socioculturale degli Yezidi,  un popolo antico con una propria etnia, religione e cultura distintiva salita tragicamente alle cronache per l’immane genocidio portato a termine dal Daesh, meglio noto come Stato Islamico dell’Iraq e della Siria, l’Isis. Una “pulizia etnica” dai risvolti del puro orrore (decapitazioni, crocifissioni, roghi), con donne violate, vendute e rivendute con tariffari disponibili su iphone di zelanti islamisti. Più recentemente – ci fa notare la giornalista Laura Schrader – oltre 400 yezidi residenti negli Stati Uniti hanno tentato una class action contro la multinazionale Lafarge – Holcim, rea di aver colmato di milioni di dollari le casse dell’Isis per mantenere aperto un suo cementificazione durante i giorni dello sterminio, notizia che va ben oltre le chimere complottiste, documentando le ingerenze occidentali nella politica bellica del Daesh. Gli yezidi sono anche infelicemente noti come “adoratori del diavolo”, a causa dell’adorazione portata a Melek Tā’ūs, l’angelo pavone, un’entità decaduta, mediatrice tra Dio e il Cosmo. Tale sciagurata definizione, dall’ambito orientale, ebbe una diffusione nel cosiddetto “tradizionalismo occidentale”. In breve si può dire che nel diciannovesimo secolo l’immaginario satanico assunse una forma differente sulla scia delle sfide religiose poste dal Romanticismo, dalla rivoluzione e dalle estetiche gotiche e decadentiste.

Tale satanismo formalizzato, trasformato dalla tradizione, operò non solo per opposizione, ma anche per inversione, come dimostra l’allora scandaloso poema di Baudelaire “Le litanie di Satana” del 1857. Un satanismo che Guènon identificava come “controiniziazione”. Nel contesto ottocentesco, ciò andava a intrecciarsi in modo considerevole con l’occultismo, con la magia e con le fascinazioni che giungevano dall’oriente, annunciate dal delirante Vathek, del 1785, di William Beckford, in cui affioravano elementi tipicamente iranici. In tale coinvolgimento si può ritrovare una certa relazione con il mondo naturale e con le forze sovrannaturali, attraverso i quali opposizione e inversione sono portate a compimento.

Nella presentazione della mostra sono stati notevoli gli interventi del Prof Adriano V. Rossi, Presidente dell’ISMEO Associazione di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente, e del Prof Gianfilippo Terribili, Vicedirettore del MAICHI Missione Archeologica Italiana in Kurdistan iracheno.

Palazzo San Daniele – Polo del 900, piazzetta Antonicelli – 1-22 marzo 2025

Mara Martellotta

Sala Gonin di Porta Nuova: 10mila visitatori

Oltre 10mila persone hanno partecipato all’ iniziativa speciale organizzata, sabato 1 e domenica 2 marzo, dalla Fondazione FS Italiane che ha consentito a visitatori provenienti da tutta Italia di trascorrere giornate all’insegna della bellezza e della cultura.

Particolarmente apprezzate le pregevoli opere conservate, gli arredi e l’architettura della sala che, con i suoi decori, reppresenta un esempio di eleganza e stile dell’epoca in cui fu costruita.

Con le aperture straordinarie delle sale storiche, realizzate tra metà ‘800 e gli anni ’30 del secolo scorso, la Fondazione FS intende restituire ai cittadini la possibilità di ammirare luoghi e opere che, opportunamente recuperate e valorizzate, tornano a risplendere in tutta la loro magnificenza.

Divenute, in pratica, veri e propri musei in miniatura, quelle che furono un tempo lussuose sale d’attesa per sovrani prima, e presidenti poi, saranno periodicamente utilizzate per visite, mostre ed eventi, arricchendo le città di nuovi centri artistici e culturali.

Il prossimo appuntamento alla stazione di Roma Ostiense, nei giorni 15 e 16 marzo, con l’apertura straordinaria della meravigliosa Sala Presidenziale.

Il Carnevale di Carmagnola prosegue con carri e feste in piazza

Nel pomeriggio di martedì Grasso

Proseguono gli eventi del Carnevale 2025 di Carmagnola, organizzato dalla Pro Loco Carmagnola APS in collaborazione con il Comune di Carmagnola. Dopo la suggestiva cerimonia di investitura di Re Peperone e della Bela Povronera, alias Lorenzo Piana e Karin Borga, che si è svolta il 26 febbraio alla presenza di un numeroso pubblico e di oltre 300 figuranti in maschera provenienti da numerosi comuni italiani, la festa prosegue nella giornata di martedì 4 marzo. Dalle ore 15, in piazza IV Martiri, è in programma l’esposizione dei carri allegorici statici alla presenza di Re Peperone e la Bela Povronera. Quest’anno i carri sono stati realizzati dalle seguenti associazioni: Associazioni Carnevalesca Amici di Piobesi (Piobesi Torinese), con il tema “Lasciate ogni speranza voi ch’entrate!”; Associazione culturale I Maraiun di Racconigi, con il tema l’Apocalisse; Associazione Patela Vache di Nichelino, con il tema “Riprendiamoci il futuro”; Oratorio San Pietro e Paolo di Carmagnola, con il tema “Il circo”.

La giornata proseguirà con un nutella party per i bambini a cura della Pro Loco di Carmagnola, e con la distribuzione gratuita di cioccolata calda e vin brulè, grazie alla collaborazione con l’Associazione Nazionale Alpini Gruppo di Carmagnola.

La Pro Loco Carmagnola APS organizza questi eventi in collaborazione con il Comune di Carmagnola, con il sostegno di BTM Banca dei Territori del Monviso, Reale Mutua Assicurazione Agenzia di Carmagnola e altri sponsor locali.

Info: rivolgersi alla Pro Loco APS alla mail procarmagnola@virgilio.it o all’Ufficio Manifestazioni Comune di Carmagnola. Tel: 011 9724222 mail: cultura@comune.carmagnola.to.it

Mara Martellotta

Euripide e “Le baccanti”, sotto l’occhio grottesco e irriverente dei Marcido

Sul palcoscenico del Gobetti, sino a domenica 9 marzo

La prima parola è “teatro” l’ultima “sipario”, nel mezzo ci stanno – nella scrittura irruente e irta di barocchismi, vulcanica e corrosiva, lontanissima da un colloquiale quotidiano, veloce in quei funambolismi grammaticali e linguistici che da decenni gli riconosciamo e ai quali Marco Isidori, per ognuno l’Isi, ci ha abituati – le note di regia: le leggiamo e le gustiamo, ci aprono (a tratti a fatica, quel tanto o quel poco che a lui piaccia) un mondo, le abbiamo lì davanti a noi per attraversare quella quarta parete che altrimenti ci impedirebbe di trascorrere piacevolmente e in modo sempre intelligente quegli 80’ sempre al galoppo. Ma ecco che l’Isi – solo come lui sa fare – ci spiazza nello spostare le pedine con troppa fretta, ci dice che “le note di regia non sono nient’affatto tali” perché gli sono uscite dalla penna svogliate e “nervosette”. Ma noi andiamo avanti perché da decenni sappiamo che quei funambolismi sono pur lì a farcelo amare, a chiarificare, a risplendere quello che non è soltanto lo spettacolo inventato per festeggiare il quarantennale dei Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa, nati a metà degli Ottanta mentre il teatro italiano li guardava “sospettoso”, compagnia e gruppo di lavoro specialissimi, ma altresì una delle prove più convincenti e carismatiche di un lunghissimo percorso teatrale. Un percorso che s’è avviato con Genet e uno “Studio per le Serve”, che ha percorso la tragedia greca vincendo Eschilo su Sofocle per 3 a 1 (appuntamenti), guardando ad Andersen come a Dickens, scomodando Goldoni e Beckett e Joyce, ricorrendo a Copi e Pavese, Yehoshua e la “nuova certificazione del mondo di Suzie Wong”, panorami per ogni palato.

Instancabilmente. Addentrandosi ad ogni passo sempre più nella materia (improvvisa, impensata) e nella forma (affinata, ricercata, arrotata) con uno studio e un impegno e una ricerca, non certo “una pacificazione lacustre” ma una “perenne tempesta”, che non tante compagnie del “dopo Carmelo” hanno saputo portare avanti e reggere. Titolo lungo nell’affrontare questo primo Euripide – l’autore pose mano alla tragedia pochi mesi prima della morte, nel 407 a.C. -, “Istruzioni per l’uso del Divino Amore: mana enigmistico Le Baccanti di Euripide che “precipitano” a contatto del reagente ‘Marcido’”. È uno dei tanti “ordigni esplosivi” posti al centro dell’azione, che le parole e la gestualità da sempre cercate con il lanternino pirandelliano spinto a far luce sulla intera “realtà” teatrale fanno deflagrare, non avendo paura di mischiare grottescamente un Dioniso “tirabuscion” da canzonetta partenopea d’inizio secolo (l’altro), con tanto di fondale tra Vesuvio e acini d’uva pronti a scoppiare, con tanto di stivaletti rossi e un tacco alto così che farebbe l’invidia di donna Santanchè, mentre si tenta di strimpellare sui tasti di uno sfuggente pianoforte, e la tragedia dello smembrato Penteo. La fake news da parte del re secondo cui il dio non sarebbe figlio di Zeus ma una semplice scappatella di Semele con un comune mortale, la divina discesa in Tebe per rimettere a posto le cose mentre le donne della città sono salite sul Citerone, in preda a follia, a celebrare riti in onore del dio, la perseveranza negativa di Penteo e una vendetta che racchiude in sé la tragedia di un terremoto, le donne in veste di Baccanti pronte a devastare villaggi e armenti e a infierire sul corpo dello sfortunato sovrano: questo Euripide. Isidori ne fa una “riscrittura”, un “più aguzzo trattamento letterario”, “cartavetrando” i versi dell’autore greco, con un’operazione in cui far chimicamente “precipitare” la tragedia “in una dimensione che parli la lingua” a cui i Marcido sono avvezzi e padroni.

Un dio impietoso e un tiranno che non rivedrà mai le proprie convinzioni, irrazionale e caparbio, si fronteggiano mentre la follia circola attraverso le strade della città e coloro che la abitano, umanità e religiosità, terreno buono per i Marcido, ancora Bene e Male, eccellente per un loro ampio giro d’orizzonte. Al primo sguardo in palcoscenico, è la reggia di Penteo a colpire, frastagliata e segmentata, ultimo esempio del lavoro di Daniela Dal Cin, già premio Ubu nella lunga storia e varie altre candidature, una nuova macchina teatrale, una reggia che ha più il sembiante d’un palazzo per affari in Wall Street che un reperto archeologico immerso nella leggenda, uno stralcio d’architettura che si fa montagna da raggiungere attraverso quella “scalinatella” che gli sta alla base: e a lei si devono pure le macabre bandiere a mostrare i brani del corpo martoriato o quelle che, uscendo dalle tute bianche degli attori, guardano alla natura che circonda gli eccidi delle Baccanti ormai fuori di senno, come le fantastiche Maschere/Bocca, ennesimo sberleffo. Nella alta bellezza visiva dello spettacolo, s’impone ancora una volta – rischierò di ripetermi, ma le parole sono qui un personale omaggio alla genialità di Isidori e dei suoi compagni (anche questa volta “Marcido at work”, come stava scritto sulle magliette nel “Davide Copperfield” di un paio d’anni fa), alla loro passione, al desiderio di sviscerare l’anima di una professione – la tessitura vocale (“una condizione recitante distante mille miglia dalla loquela cinguettante che climatizza imperversando misera la miseria del presente scenico”, parola dell’Isi) che attraversa il nuovo componimento, il “Coro Marcido”, dove il concerto di voci s’inarca e si spezza, s’arrotonda, si lancia e s’affievolisce e si curva per riprendere spazio in alto. Il gusto e il luogo imperante della parola, un pentagramma su cui destreggiarsi, una colonna sonora all’unisono, in un rito che non può non frastornare lo spettatore presente; e con questi l’esattezza del gesto e del movimento, dove tutto diventa un balletto ad orologeria, di geometrica precisione.

Attorno alla reggia, il Dioniso eccellente di Paolo Oricco, che si gioca una presenza e un personaggio e una manciata di assolo in maniera davvero perfetta, Maria Luisa Abate che è Tiresia dalle aperte profezie, Isidori e Alessio Arbustini che condividono il messaggero narratore e, in bella presenza che emerge con un suo personale gran peso, Ottavia Della Porta che è un protervo e tragico Penteo, entrata con prepotenza nel cono della lente approntata da Isidori. Per terminare con Valentina Battistone e Alessandro Bosticco. Tutti quanti a pigiare il pedale di un grottesco intelligentemente inteso in cui l’Isi continua a buon diritto a essere considerato un Maestro della scena italiana.

Ricordiamo che mercoledì 5 marzo, alle 17,30, Marco Isidori, Daniela Dal Cin e gli attori della compagnia dialogano con Armando Petrini (DAMS/Università di Torino) e Oliviero Ponte di Pino (Associazione Culturale Ateatro) sui “Quarant’anni di Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa (1985 – 2025)”. Nel corso dell’incontro verranno presentati i due volumi relativi alla ricerca teatrale dei Marcido: “Marcido 2006 – 2025”, Torino, Assessorato alla Cultura, 2025 e “Vortice del Macbeth, AmletOne! Lear, schiavo d’amore”, Pisa, Titivillus, 2025. Ingresso libero, prenotazione online obbligatoria. www.teatrostabiletorino.it/retroscena. Info Centro Studi tel. 011 5169405 – centrostudi@teatrostabiletorino.it

Elio Rabbione

Nelle foto di Giorgio Sottile, alcuni momenti dello spettacolo.