ilTorinese

A Christian Greco il Premio Centum

BERGAMO BRESCIA 2023: 
“HA TRASFORMATO IL MUSEO EGIZIO IN UN’ECCELLENZA MONDIALE”
Venerdì 1 dicembre nella sede di Confindustria Brescia la consegna del riconoscimento promosso dall’associazione che riunisce le imprese più longeve d’Italia
 E’ Christian Greco, egittologo e direttore del Museo Egizio di Torino, il destinatario della terza edizione del Premio Centum, riconoscimento promosso dalla Unione Imprese Centenarie Italiane (www.uicitalia.org) e legato alle celebrazioni di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023.
La cerimonia di consegna è in programma venerdì 1 dicembre, a partire dalle ore 15, presso la sede di Confindustria Brescia, ed è inserita in un programma di approfondimenti su temi dell’imprenditoria ultracentenaria: il rapporto con il territorio, la vocazione culturale e sociale, le attenzioni rivolte alle nuove generazioni.
All’evento saranno presenti i massimi rappresentanti delle istituzioni locali e del mondo accademico, oltre ai rappresentanti della Unione Imprese Centenarie Italiane, associazione che dal 2000 abbraccia i brand del Made con almeno un secolo di attività.
PREMIO CENTUM – Classe 1975, nato ad Arzignano (Vicenza) da una famiglia di origini siciliane, Christian Greco dal 2014 è direttore del Museo Egizio di Torino a seguito di un concorso internazionale indetto dalla Fondazione Museo delle Antichità Egizie.
Questa la motivazione espressa dalla Giuria del Premio Centum: “Per aver saputo valorizzare, coniugando l’innovazione nella ricerca scientifica e la visione manageriale, il Museo Egizio di Torino, trasformando quello che era un prestigioso patrimonio artistico e culturale conosciuto a pochi in un’eccellenza italiana nota, apprezzata e invidiata a livello internazionale. La passione per la ricerca e l’insegnamento, unita a grandi capacità comunicative e gestionali, fa oggi di Christian Greco un imprescindibile punto di riferimento della cultura museale mondiale.”
Il nome di Christian Greco si affianca dunque a quelli di Don Antonio Loffredo (parroco del Rione Sanità di Napoli) premiato a Parma 2020+21 e Paolo Fresu (musicista trombettista, ideatore del Festival di Berchidda) a cui è stato assegnato il riconoscimento in occasione di Procida 2022.
 

Sigillo Civico di Torino per Christian Greco

Il Consiglio comunale ha approvato una mozione, presentata questo pomeriggio dalle consigliere del PD Lorenza Patriarca e Nadia Conticelli, contenente la proposta di conferimento del sigillo civico, la più alta onorificenza che un cittadino torinese possa ricevere, equiparabile alla cittadinanza onoraria, al direttore del Museo Egizio di Torino, Christian Greco.

Definito dal documento personalità rinomata a livello scientifico, Greco ha all’attivo diverse pubblicazioni e numerose partecipazioni a convegni in qualità di esperto. Può vantare, inoltre, collaborazioni come docente nelle università di Torino, Napoli, Pisa, della Cattolica del Sacro Cuore di Milano e della New York University di Abu Dhabi. Recentemente è stato insignito del premio di torinese dell’anno dalla Camera di commercio di Torino, per l’anno 2023.

Nella mozione gli viene riconosciuta, inoltre, la straordinaria qualità del lavoro svolto con il Museo Egizio cresciuto, sotto la sua direzione, in popolarità e seguito anche internazionale, tanto da raggiungere i 900mila visitatori l’anno e il prestigioso traguardo di risultare il terzo museo più visitato in Italia dopo la Galleria degli Uffizi e la Galleria dell’Accademia a Firenze, con un impatto economico positivo per il nostro territorio pari ad un valore di 187 milioni di euro.

La Sala Rossa ha approvato la mozione all’unanimità dei partecipanti al voto.

TFF: “Non riattaccare”, un’altra grande prova per Barbara Ronchi

Nei mesi del lockdown, il chiuso delle proprie case e le chiusure agli altri obbligatorie, i rapporti pressoché azzerati, le notti come spazi di pace. Ma non per tutti. Quando è ancora tutto immerso nel buio, quando nella strada passano soltanto le luci e la sirena di una autoambulanza, Irene viene svegliata dall’ex Pietro, non lo sente da tempo, l’agitazione di lui, una voce stanca e rotta, se ne sta in bilico sul tetto della casa di Santa Marinella, chiede il suo aiuto. Sono le prime scene di “Non riattaccare”, unico italiano in concorso, tratto liberamente dal romanzo di Alessandra Montrucchio, scritto (con Jacopo Del Giudice: un thriller? una seduta psicanalitica?) e diretto da Manfredi Lucibello, classe 1984, fiorentino, arrivato alla sua opera seconda, dopo “Tutte le mie notti” di cinque anni fa. Una sorta di felicissimo risultato, un capolavoro di scrittura e di resa nel cuore del TFF, che guarda alla Magnani disperata in piena area Cocteau e quel “Locke” inventato dal regista inglese Steve Knight per Tom Hardy, raccontato nel chiuso di un’auto.

Perché anche qui, non potendo rinunciare a quel sentimento che ancora le sta stretto nel cuore, in fondo un rapporto mai terminato, Irene è pronta a mettersi in macchina, a combattere con la benzina che è sempre più in riserva e con i distributori chiusi, con il cellulare che va scaricandosi e un caricabatteria da rubare, con i porci che vorrebbero approfittarsi di lei e un paio di poliziotti che le fanno rovistare nella borsa pur di ritrovare libretto patente e permesso di circolazione, soprattutto con i dialoghi di Pietro (un Claudio Santamaria invisibile, una voce soltanto, ma capace di farsi personaggio concreto e autentico attraverso un lamento, una parola precisa o una frase che chissà dove porterà il dialogo dei ricordi, delle insinuazioni, delle cose taciute e di quelle troppo urlate) che va guidato, tenuto a bada, terrorizzato o sorretto con amore. Difficile tenere per 90’ ben alta e salda la tensione, far filtrare all’attenzione dello spettatore – che si spera non venga mai meno – un passato e un presente, rifuggire i luoghi comuni, costruire emozioni vere e giuste invenzioni sonore: Lucibello ci riesce appieno, non un attimo di ripetizioni o di noia, circondato da un gruppo di collaboratori – Emilio Costa direttore di fotografia, Diego Berré con un montaggio da applauso, le musiche ossessionanti di Motta – di primissimo ordine.

Poi, c’è Barbara Ronchi al centro della vicenda, di ogni racconto, di qualsiasi sensazione, di ogni sguardo. Un’attrice che quest’anno s’è vinta un David e un Nastro, che è la cancelliera della Tataranni e ti diverte, che scala le montagne più alte del drammatico: e ti convince. Guardare i gesti convulsi, la disperazione e gli affetti riscoperti e trovarti davanti ad un’attrice che ad ogni prova ti piace riscoprire, analizzare. Un miracolo di intelligenza e di dedizione.

Fuori concorso, torinese ormai sessantenne, regista intimista e pronto a cavalcare la gioventù di Montalbano, Gianluca Tavarelli punta al divertimento e all’analisi del nostro tempo con “Indagine su una storia d’amore”, sovvertendo, capovolgendo lo sguardo drammatico con cui aveva affrontato la coppia in “Un amore” nel 1999. Oggi, lo sguardo è su Paolo e Lucia, anni insieme ma un rapporto che si sta esaurendo, una vita d’attori che non gira, un paio di pose di tanto in tanto, un provino che chissà dove porterà, il cinema indipendente a secco di quattrini e la grande produzione sempre soltanto sognata. E se ci fosse data la possibilità d’affrontare le telecamere di una tivù, la possibilità di raccontare la nostra storia, vedrai andrà tutto bene, cominceremmo a entrare in milioni di case d’italiani, la gente ci riconoscerebbe, finalmente arriverebbero le scritture. Paolo recalcitrante, Lucia al colmo dell’entusiasmo. Ma se telecamera è, il racconto deve essere completo, senza censure, del tutto scoperto. Si dovrà raccontare un passato, con i continui ardori sessuali di lui (è Alessio Vassallo, il femminaro Mimì, compagno e giovane sciupafemmine del giovane Montalbano; lei è Barbara Giordano), le bugie, tutto un entroterra sconosciuto cui entrami cercheranno di sottrarsi, bisognerà affrontare i genitori di lui che non riescono neppure più ad uscire di casa e un intero paese che ha decretato l’ostracismo. Lo spunto poteva essere buono, forse ottimo (considerato il mondo sciupato della televisione e di certi suoi programmi con maggiore introspezione), se il tutto dopo la prima mezz’ora non si fosse risolto in una sequenza più o meno boccaccesca di incontri e sotterfugi e abbandoni. Anche la simpatia dei due interpreti in fin dei conti finisce per venire meno, lasciandoci supporre che il tentativo di Tavarelli, nonostante le risate del pubblico, nel territorio della comicità stia un po’ stretto e azzardato.

Un’isola a parte, “Luci dell’Avanspettacolo” è un gustosissimo affresco dentro il quale è lo stesso direttore del TFF, Steve Della Casa, come nuovo Virgilio degli anni Duemila, ad accompagnare lo spettatore che abbia deboli ricordi circa una forma d’arte che possiamo far partire dai cafè chantant degli anni Trenta (ma dovremmo risalire alla seconda metà del Seicento, in Francia, quando una compagnia italiana ebbe l’idea di frapporre ai versi alcune brevi canzoni), che ebbe il proprio periodo più felice durante la guerra e il periodo postbellico, per spegnersi con i varietà televisivi dei Settanta. Un affresco che è dovuto ad un’idea di Antonio Ferraro e alla regia di Francesco Frangipane (gli stessi produttori di “Non riattaccare”: Carlo Macchitella scomparso di recente, Piergiorgio Bellocchio e i Manetti Bros.), 70’ di ricchezza di materiali, conosciuti e no, nel vorticoso montaggio di Annalisa Schillaci, con attori e registi di oggi – Lillo e Greg, Antonio Calenda, Massimiliano Bruno, Enrico Vanzina, Gino e Michele, David Riondino e Margherita Fumero (“rivedo ancora quando a sei anni mia mamma mi accompagnò al Maffei, a me del film non importava nulla, furono le ballerine a colpirmi… e poi la Osiris, magari dalle doti artistiche non altissime ma bella come una dea… e l’arte di Macario!”) a raccontare di Petrolini, di Totò e Fabrizi, della grandiosa Magnani, di Billi e Riva, di Franco e Ciccio, dei primi approcci di Gina e Sofia, pronte a sgambettare e a sgomitare, delle tante gag inventate e divenute un repertorio, dei gatti morti lanciati in palcoscenico, degli scambi di parole e di gesti non sempre al colmo della gentilezza con il pubblico che aveva le proprie esigenze, degli inviti e dei pranzi scroccati ad un nobilotto di paese quando le compagnie, poverissime, si avventuravano per le strade d’Italia, gli alberghi che rifiutavano le notti nella paura di non essere pagati, le soubrette che avanzavano qualche trattamento di favore e le soubrettine che avrebbe continuato a restare relegate in terza o quarta fila, per tacere di quelle che in qualche maniera s’aggiustavano. Con il gran bagaglio di costumi ridotti, di cosce bene in vista, dei mazzi di fiori degli ammiratori. Il vecchio avanspettacolo avrebbe lasciato il posto alla rivista, e alla commedia musicale in seguito. Ognuno racconta e testimonia, cattura immagini anche cinematografiche, da “Luci del varietà” (1951) con cui Fellini e Lattuada ruppero un sodalizio rivendicando una controversa paternità, a “Vita da cani” firmato da Monicelli e Steno, che approfittarono dei bisticci dei colleghi per uscire prima nelle sale, a “Ci vediamo in galleria” di Bolognini (1953), che sognava su quel luogo di riunioni, di scritture sognate, di successi e insuccessi, a “Polvere di stelle” dove Sordi e la Vitti – come si fa a dimenticare Mimmo Adami e Dea Dani? – riuscivano a resuscitare del tutto un’epoca. Ma era un’epoca che terminava, il pubblico a teatro aveva altri gusti e altri beniamini: ci avrebbe ancora provato Bramieri con il suo sonoro “Felicibumtà”. Ma eravamo arrivati alla fine degli anni Settanta.

Elio Rabbione

Nelle immagini: Barbara Ronchi, interprete di “Non uccidere”, una scena di “Indagine su una storia d’amore di Gianluca Tavarelli e un momento di “Luci del varietà” per la regia di Fellini e Lattuada, tra gli interpreti Giulietta Masina e Peppino De Filippo.

Due operai feriti nel crollo di una gru

La gru è crollata su uno stabile fortunatamente disabitato, nel crollo sono rimasti feriti due operai.

L’incidente si è verificato alle 11 a Caselette nel Torinese: i due feriti non sono gravi, sono stati soccorsi dal personale sanitario e portati  in ospedale in codice giallo.
sul posto i Carabinieri e i vigili del fuoco.

 

BASKET, Torino si rialza: vittoria contro Cremona 

Pala “Gianni Asti” ancora inviolato

26 nov 2023

La Reale Mutua Torino si rialza: dopo le due sconfitte consecutive incassate sui campi di Trapani e Milano, la squadra gialloblù torna a convincere conquistando una netta vittoria contro la Juvi Cremona in un Pala “Gianni Asti” ancora inviolato in regular season. Torino arriva quindi al giro di boa della stagione regolare chiudendo il girone d’andata con un bilancio di sette vittorie e quattro sconfitte.

Coach Franco Ciani decide di partire con il quintetto formato da Vencato, Kennedy, De Vico, Thomas e il il rientrante Poser. Coach Luca Bechi risponde con Medford, Costi, Vincini, Cotton e Benetti.

Inizia molto bene la Reale Mutua aprendo le danze con un parziale di 11-2. La Juvi Cremona risponde riaccorciando le distanze e riportandosi sul -4 (13-9 dopo 6′). De Vico interrompe il parziale cremonese inchiodando una schiacciata in contropiede, poi il finale del primo quarto è tutto a tinte gialloblù: Torino allunga fino a un massimo vantaggio di 13 punti (27-14), poi Cremona prova a metterci una pezza con un layup di Costi e una tripla di Medford che chiude la prima frazione sul 27-19.

Il secondo quarto si apre con Pepe e De Vico che trovano il fondo della retina dalla lunga distanza e Torino allunga sul +16 (36-20). Cremona prova a reagire con un mini-parziale di 4-0 ma un’ispirata Reale Mutua continua a trovare il canestro con continuità e alza l’intensità nella metà campo difensiva, incrementando così il proprio vantaggio fino al +19 (43-24). Sabatino trova il canestro dall’arco per il -15. Coach Ciani chiama timeout per tenere alta l’attenzione dei suoi. Si accende Schina: per lui 7 punti negli ultimi minuti del secondo quarto per chiudere la prima metà di gara suò 55-37 a favore dei gialloblù.

Un canestro di Vencato in apertura di terzo quarto vale un nuovo massimo vantaggio sul +20 per Torino, ma un breve blackout gialloblù consente a Cremona di rientrare fino al -13 (59-46 a metà terzo quarto), costringendo coach Ciani a chiamare timeout. Torino rientra in campo con il giusto atteggiamento e riprende il pieno controllo del gioco, guidata da un ispirato Schina. Il terzo quarto si chiude sul 76-52 per Torino.

Nell’ultimo quarto il compito della Reale Mutua è quello di gestire l’ampio vantaggio guadagnato nel corso dei precedenti 30 minuti, ma lentamente Cremona riesce a rosicchiare qualche punto di svantaggio. Coach Ciani chiama timeout sul punteggio di 81-65 per stroncare sul nascere il tentativo di rimonta ospite. Kennedy conquista e concretizza due giochi da tre punti per chiudere di fatto i conti: gli ultimi minuti sono di ordinaria amministrazione gialloblù che gestisce il vantaggio fino alla sirena finale. Torino vince 96-80.

Coach Ciani in sala stampa dopo la partita: “Credo sia stata una buona partita da parte nostra, al di là del risultato e dell’autorevolezza con cui abbiamo condotto per tutto il corso della gara, incrementando progressivamente il vantaggio. Questo è un segnale importante, siamo stati capaci di fornire questo tipo di prestazione contro Cremona che aveva ottenuto risultati importanti nell’ultimo periodo e che ci aveva raggiunto in classifica. Sotto il profilo dell’atteggiamento, dell’intensità e della lucidità con cui abbiamo applicato il piano gara, possiamo dire che è stata una prestazione eccellente e il risultato ci premia in funzione di questo. Abbiamo motivo di essere molto soddisfatti.”

REALE MUTUA TORINO – FERRARONI JUVI CREMONA 96-80 (27-19, 28-18, 21-15, 20-28)

Torino: Kennedy 15, Thomas 8, Vencato 7, Ghirlanda 4, Schina 16, Poser 15, Osatwna, Marrale, Loiacono, De Vico 16, Pepe 15. Allenatore: Ciani. Assistenti: Iacozza, Siragusa. Rimbalzi: 38 (Vencato 9). Assist: 18 (Vencato 5).

Cremona: Benetti 7, Cotton 4, Sabatino 8, Musso 8, Medford 17, Boni ne, Costi 5, Vincini 3, Magro 4, Tortù 22, Timperi 2. Allenatore: Bechi.

ufficio stampa reale mutua basket

IOLAVORO torna a Torino con 5 mila offerte e 135 tra aziende e agenzie

4.965 le offerte di lavoro, 135 tra aziende, agenzie per il lavoro ed enti di formazione presenti

Dopo Chivasso, Novara, Biella e Bra, sarà Torino ad ospitare, mercoledì 29 e giovedì 30 novembre 2023, il quinto appuntamento con IOLAVORO 2023 , il principale evento del Piemonte dedicato al mondo del lavoro, promosso dall’assessorato regionale al lavoro, formazione, istruzione e merito guidato da Elena Chiorino (nella foto sotto). La manifestazione regionale più importante sul tema occupazione, che nel 2023 ha compiuto 18 anni con un bagaglio di 58 edizioni all’attivo, è realizzata in collaborazione con Agenzia Piemonte Lavoro, ente strumentale della Regione. L’appuntamento si terrà in entrambi i giorni dalle ore 10.00 alle ore 18.00 presso Lingotto Fiere, Padiglione 1, Via Nizza 294 a Torino. Durante la rassegna si racconterà il mondo del lavoro con le sue trasformazioni e i traguardi raggiunti. IOLAVORO sarà anche un’occasione di incontro e confronto con scuole, territorio e imprese per costruire il Piemonte del futuro.
IL PROGRAMMA DI TORINO
Mercoledì 29 novembre, dopo l’apertura, si terranno l’inaugurazione e il punto stampa dedicato ai giornalisti (alle ore 10.30). A seguire saranno presentate le iniziative e i servizi per favorire l’occupazione, in particolare delle nuove generazioni.
I NUMERI
All’evento di Torino si sono già iscritte 110 tra aziende e agenzie per il lavoro oltre a 25 enti di formazione mentre sono circa 800 le persone iscritte in cerca di occupazione e 4.965 i posti di lavoro offerti. Al momento è confermata la presenza di 935 studenti al tour dei mestieri. Le iscrizioni saranno aperte fino a fine manifestazione (sul sito www.iolavoro.org) e sarà inoltre possibile iscriversi all’ingresso. Durante la giornata sono previsti laboratori e interventi organizzati da Regione Piemonte, Agenzia Piemonte Lavoro e vari Centri per l’Impiego, dedicati alle modalità di selezione in azienda, al collocamento mirato e all’orientamento nel mercato del lavoro. Inoltre le aziende, i SAL (Servizi al Lavoro), gli ITS (Istituti Tecnici Superiori) e gli enti di formazione saranno suddivisi nelle seguenti aree tematiche:
– Servizi di distribuzione commerciale – sistema moda
– Edilizia – utilities – sistema casa
– Turismo e Ristorazione
– Servizi alla persona e socio sanitari
– Industria metalmeccanica e chimica
– Servizi assicurativi e alle imprese
IL PROGRAMMA DEGLI EVENTI ISTITUZIONALI
Il programma dei principali eventi istituzionali organizzati dall’assessorato regionale sono:
29 novembre
ore 11:00 – Sala Gialla – Mercato del lavoro: competenze e profili professionali più richiesti.
ore 14:30 – Sala Gialla – Fabbisogni professionali, orientamento e imprese: lavorare con i territori.
ore 15:00 – Sala Blu – Storie di validazione, storie di persone: il servizio di certificazione delle competenze (IVC) della Regione Piemonte raccontato attraverso storie di coloro che l’hanno utilizzato e che grazie ad esso hanno visto cambiare la propria vita.
30 novembre
ore 14.30 – Sala Gialla – Presentazione del volume ‘Innovare i processi di transizione: la gestione delle crisi aziendali nella Regione Piemonte’. Storie di persone, imprese, organizzazioni sociali ed istituzionali. Edizioni Franco Angeli. A cura di Regione Piemonte Assessorato Istruzione e Merito, Lavoro, formazione Professionale, Diritto allo Studio, Ce.C.A.P. Centro di ricerca per il Cambiamento delle Amministrazioni Pubbliche Università Cattolica del Sacro Cuore
Ore 15.00 – Sala Blu – Storie di validazione, storie di persone: il servizio di certificazione delle competenze (IVC) della Regione Piemonte raccontato attraverso storie di coloro che l’hanno utilizzato e che grazie ad esso hanno visto cambiare la propria vita.
Iscrizioni al seguente link: //forms.office.com/e/8A6ydG2fV0
Inoltre nel corso di IOLAVORO Torino sono previsti:
FOCUS ORIENTAMENTO
Un supporto mirato a scegliere consapevolmente i percorsi più adatti nei vari cicli di studio e formazione e nelle prime fasi delle esperienze professionali.
TOUR DEI MESTIERI
Percorrendo il “tour dei mestieri”, gli studenti in visita potranno assistere e provare con mano una tra le seguenti opportunità di ‘demo’: Acconciatura, Costruzioni in mattoni, Cucina, Estetica, Falegnameria, Fresatura CNC, Oreficeria, Grafica multimediale, Hotel reception, Pasticceria, Progettazione meccanica CAD, Riparazione di autovetture, Sartoria, Servizi di sala e bar, Sistemi robotici integrati, Tecniche di laboratorio chimico.
MIP
Sarà presentato il servizio MIP-Mettersi in proprio, pensato per chi ha un’idea di impresa e non sa come fare a metterla in pratica. Operatori specializzati aiuteranno gratuitamente l’aspirante imprenditore, seguendolo passo passo nella realizzazione della sua idea.
CERTIFICAZIONE DELLE COMPETENZE
Sarà possibile conoscere il servizio regionale che aiuta le persone a certificare le proprie competenze, fino a conseguire una qualifica professionale, grazie alle proprie esperienze formali, informali e non formali. Un servizio gratuito della Regione per tutti coloro che intendono inserirsi nel mondo del lavoro da qualificati.
FONDAZIONI ITS
Anche le fondazioni ITS ICT e ITS Mobilità sostenibile – Meccatronica aerospazio, parte della rete di istituti di istruzione superiore piemontesi, coinvolgeranno gli studenti in attività di orientamento. Presso Lingotto Fiere a Torino, in focus specifico, saranno presenti: la Fondazione ITS Academy Aerospazio/Meccatronica, la Fondazione ITS Academy Tessile Abbigliamento Moda, La Fondazione ITS Academy ICT e la Fondazione ITS Academy Biotecnologie. Ogni Fondazione all’interno del proprio stand realizza un focus di orientamento su un’area specifica:
– Fondazione ITS Academy Tessile Abbigliamento Moda: presenterà i suoi corsi ad indirizzo gioielleria, che si tengono nella sede e nei nuovi laboratori di Valenza capoluogo del distretto dei gioiellieri. In particolare il focus sarà sull’oreficeria ossia la progettazione e la manifattura dei monili e sulla gemmologia, ossia la conoscenza, l’analisi e l’impiego delle pietre preziose.
– Fondazione ITS Academy Aerospazio/Meccatronica: presenterà i suoi corsi ad indirizzo mobilità sostenibile. In particolare il focus sarà legato alle tecnologie studiate dai ragazzi in aula durante i due anni di percorso.
– Fondazione ITS Academy ICT: presenterà i suoi corsi a indirizzo Informatico, che si tengono nella sede principale della Fondazione ITS ICT Piemonte. In particolare il focus sarà sulla gestione e il management delle risorse aziendali attraverso i software ERP per la logistica.

Urmet si conferma “azienda in rosa”

STEFANIA MERCI, DIRETTORE RISORSE UMANE DI URMET GROUP: «LE DONNE AL CENTRO DEL NOSTRO IMPEGNO SOLIDALE»

L’azienda di via Bologna si dimostra realtà sensibile ai temi del sociale legati al sostegno delle donne vittime di violenza

La multinazionale torinese Urmet si conferma “azienda in rosa” scendendo in campo al fianco delle donne vittime di violenza.

Attraverso una serie di iniziative avviate nel mese di novembre e condivise con i dipendenti dell’azienda capogruppo e delle consociate, Urmet evidenzia la sua sensibilità nei confronti di un tema estremamente delicato e purtroppo diffuso come quello della violenza contro le donne.

L’azienda, infatti, sta organizzando una vera e propria raccolta di generi di prima necessità a favore delle donne e dei bambini seguiti dal Centro Antiviolenza della Città di Torino, recentemente trasferitosi nei locali del Comune, al secondo piano di c.so Unione Sovietica 220/d e di via San Marino 22/a.

«Sono molto contenta di questa iniziativa così sentita da tutti i nostri dipendenti – sottolinea Stefania Merci, direttore Risorse Umane di Urmet Group -. Ci siamo attivati con grande convinzione per supportare questa bellissima realtà cittadina, fonte di speranza per tante donne e bambini che necessitano di un aiuto concreto e che non possiamo e non vogliamo abbandonare. Un piccolo gesto che testimonia la nostra sensibilità ai temi sociali che coinvolgono il genere femminile».

Pannolini per i bimbi, indumenti e biancheria intima per le mamme saranno in cima alla lista della spesa” Urmet, soddisfando così le immediate esigenze e necessità delle ospiti del Centro.

Ma la partnership non si ferma qui: prosegue con un seminario dal titolo «Donne e uomini insieme per superare la violenza domestica», organizzato giovedì 30 novembre presso i locali aziendali. L’incontro prevede la partecipazione di Patrizia Campo e Silvia Audisio, operatrici del Centro Antiviolenza della Città di Torino, supportate da Andrea Santoro dell’associazione “Cerchio degli Uomini”, una realtà che si occupa di rieducare gli uomini che si sono macchiati di reati correlati alla violenza di genere.

Il costante impegno di Urmet al fianco delle donne si è manifestato durante tutto l’anno, con il sostegno ad importanti tematiche sociali come il progetto benefico WelfareCare “Mammografia ed ecografia gratuita” che è stato parte integrante dell’evento “Jtwia-Just The Woman I am 2023”, patrocinato dal Comune di Torino e volto a favorire la diagnosi precoce del tumore alla mammella, una neoplasia che colpisce ogni anno oltre 50mila donne in Italia con un trend in aumento.

E ancora, la partnership con la Lilt (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) con l’adesione alla campagna Lilt for Women: un “ottobre rosa” con l’obiettivo di sensibilizzare sul tema della prevenzione del cancro al seno.

Lucia Tassinario in partenza per gli Assoluti Open, da domani le gare a Riccione

Durante i primi giorni del 41° TFF. Eccellente prova della francese Iris Kaltenbäck con “Le ravissement”

DAL TORINO FILM FESTIVAL

Nel panorama di una Parigi caotica e affannosa nel vivere quotidiano, sembra scorrere tranquilla la vita di Lydia, felicemente portata avanti la sua professione di ostetrica, diligentemente corretta in “assistente al parto”, ovvero quelle donne che durante e dopo una nascita badano più alle mamme che ai piccoli. Tranquilla fino a che il compagno le confessa, dopo tre anni di convivenza, di essere andata a letto con un’altra persona, fino a che non scopre che la sua migliore amica Salomè è incinta, fino a che non incontra, nel suo girovagare notturno – anche la casa le sta stretta e inospitale -, Milos, di origini serbe, fuggito ragazzino dalla guerra, in terra francese solitario conduttore di autobus. Una chiacchierata in un caffè, una notte insieme e tutto parrebbe finire lì: ma nel cuore di Lydia si viene creando una sofferenza non superabile, nella mente di Lydia scatta una spirale di frenesia, di castelli di fantasia costruiti per sé e per gli altri, di bugie che sconvolgono del tutto quella vita. Perché con il passare dei giorni e delle settimane non alleggerire le giornate dell’amica traumatizzata dal parto prendendosi cura della piccola Esmée (“l’amata”), portarla al parco, giocare con lei, prepararle le pappe, dimenticare il lavoro per starle sempre più accanto, per sentirsela sempre più propria? Perché non catturare sempre più gli affetti e la passione di Milos facendole credere sua la bambina? Perché non essere inevitabilmente coinvolta dalla famiglia del ragazzo, affettuosamente oppressiva? Perché non tentare di formare anche per soli pochi giorni una coppia con una bambina, continuando a mentire, fuggendo verso le spiagge della Normandia?

Iris Kaltenbäck, per la prima volta dietro la macchina da presa (un passato di sceneggiatrice, “Le vol des cicognes” è del 2015, mai apparso da noi), ci offre con “Le ravissement” (2023) – non soltanto per noi “il rapimento” ma altresì “l’infatuazione” o “l’incantamento” – il quadro preciso dell’urgenza senza confini di certi sentimenti, dello scompiglio che possono creare, di uno sconvolgimento totale verso gli altri che può annientare una vita. Sono bisogno d’amore, sono lo specchio del desiderio di uscire da una troppo duratura solitudine. Accompagna la regista con una fermezza e una durezza (come sono costantemente duri i tratti della protagonista Hafsia Herzi, eccellente, pochi i sorrisi, quasi sempre innaturali e forzati) senza mai sbavature il cammino interiormente doloroso di Lydia, intrappolata nelle sue giornate e nelle sue menzogne, in quella costruzione assurda di un universo parallelo che finisce col coinvolgere tutti. Racconta con autentica padronanza un’amara vicenda tutta in salita, affaticata, dolorosa e offre ai due protagonisti principali (Milos è Alexis Manenti) l’occasione per altrettanti ritratti fatti di cuore e di animi controversi.

Nelle prime giornate di questo 41mo Torino Film Festival arriva anche dal Canada “Soleils Atikamekw”, un’altra donna alla direzione, Chloé Leriche, alla sua seconda opera. Il film (che somiglia di lontano al fratello povero se non poverissimo dei recenti e poco soddisfacenti “Killers” di Martin Scorsese) è il racconto ai giorni nostri, la disperazione non scomparsa, il ricordo triste dei famigliari delle cinque vittime di un incidente realmente accaduto nel giugno del 1977 e mai completamente chiarito. Un’auto finita poco oltre la riva di un fiume, due metri d’acqua al massimo, due ragazzi del Québec che si salvano e cinque, uomini e donne, della comunità Atikamekw perdono la vita, annegati in circostanze su cui si pretende di vederci chiaro. La polizia concluse all’epoca le indagini con la parola incidente, gli indizi, i dubbi, le prove scoperte non sono mai state prese in considerazione. Per sette anni la regista e produttrice ha lavorato in comunione con quelle cinque famiglie per renderle partecipi davanti e dietro la macchina da presa. Alcuni, in doppio ruolo, incarnano i loro avi, altri testimoniano per intero la mancanza di considerazione subita. Come per Scorsese, anche qui la volontà del bianco di nascondere ogni responsabilità, di tirar fuori da ogni coinvolgimento chi potrebbe spiegare il passato e calmare il presente: mentre le note di regia ci dicono che in Canada, malgrado le apparenze, il razzismo nei confronti dei popoli autoctoni è oggi ancora presente nelle istituzioni pubbliche.

Forse i risultati non hanno la chiarezza e l’applauso che la vicenda avrebbe meritato, il film politico della Leriche, pensato e girato per quella comunità, ha di certo il pregio di riportare alla luce scomodi fatti di cui in patria si è rinunciato a parlare: è tuttavia condotto con un’impronta piuttosto debole, indecisa se intraprendere la strada documentaristica piuttosto che quella della ricostruzione, per cui al di là dell’amarezza che continua a essere presente si è portati ad apprezzare maggiormente la componente poetica, quel sottofondo religioso e antico, ancestrale, di cui l’opera contiene non pochi spunti.

Applausi alla proiezione di “Girasoli”, presentato fuori concorso, debutto dietro la macchina da presa di Catrinel Marlon, all’anagrafe Catrinel Menghia, rumena di origine, un passato di sportiva e di modella, volto di Armani, copertine, testimonial d’eccellenza e interprete del primo film di Luigi Lo Cascio, “La città ideale”. Un corto lo scorso anno e adesso, oltre ad essere madrina del Festival, bellezza insuperabile nello scenario dell’inaugurazione a Venaria, autrice applaudita di una storia che, trasportata nel tempo, affonda le radici dolorose nella storia della sua famiglia, “la storia di una zia che vive in Romania”, e tra le righe di una lettera d’amore “che risale al 1888 e che ho trovato nell’ormai chiuso manicomio di Siena”. Al centro della vicenda, Lucia che ha il viso di ventenne e tutta la sempre maggior bravura di Gaia Girace (“L’amica geniale”), una ragazza di quindici anni curata per la sua schizofrenia con cure inconcludenti e sperimentali all’interno di un fatiscente manicomio degli anni Sessanta. È nelle mani di due medici che hanno linee mediche opposte (Monica Guerritore e Pietro Ragusa), che si scannerebbero pur di far prevalere ognuno la propria: mentre Lucia trova un’amicizia e una forza nell’infermiera Anna, una nuova assunta. È chiaro che sorveglianti, medici e monache vigilino su quell’amicizia i cui confini con l’amore sono del tutto labili. Un film a tratti più di scrittura che di direzione registica, più letterario che legato intimamente alla corposità del reale: comunque un’opera che altresì s’imprime nella memoria come esempio di ribellione e di ritratti femminili finemente scanditi, forti nel momento infelice che l’universo della donna continua a vivere.

Il versante del divertimento – che anche in un festival come il TFF è preteso e condiviso – è felicemente rappresentato da “Un anno difficile” (da giovedì prossimo nelle sale) del duo d’oltralpe, re Mida di quel cinema e non soltanto, formato da Eric Toledano e Olivier Nakache, autori di quel “Quasi amici” che poco più di una decina di anni fa ci ha emozionato e divertito. Due amici, anche qui e senza nessun tentennamento, due uomini sempre al verde, di quelli che si sprecano a cercare un ricevimento per sbarcare la giornata nel migliore dei modi. È durante uno di questi che si ritrovano senza nessun preavviso nel bel mezzo di una manifestazione di ecoattivisti: e sarà un susseguirsi di bugie, di giocare a essere quello che mai si sognerebbero, a costruire sotterfugi e maldestre azioni di proteste. Complice una dolce ragazza forte delle proprie idee e anche di una certa insensatezza dei suoi anni. Black Friday in cui tutti tentano di accaparrarsi tutto, ironia a carrettate su consumismo e ambientalismo, dove qualcuno cerca anche di bluffare, tornando a percorrere vecchie strade di comodo. Toledano&Nakache si sono divertiti a dare al film un andamento ultraveloce, a rotta di collo, e a buttarvi dentro i loro attori Pio Marmaï e Jonathan Cohen, cui s’aggiunge una dolcissima Noémie Merlant, srotolando episodi su episodi che faranno la felicità del pubblico. Forse dimenticando – a torto – quegli angoli di sentimentalismo autentico che avevano fatto (più) grande l’opera precedente.

Elio Rabbione

Nelle immagini: scene tratte (nell’ordine) da “Le ravissement”, “Soleils Atikamewk”, “Girasoli” con Monica Guerritore e Gaia Girace e “Un anno difficile” degli autori di “Quasi amici”.