ilTorinese

Donat-Cattin, la proporzionale e il destino dei cattolici popolari

LO SCENARIO POLITICO  di Giorgio Merlo

Ho concluso in questi giorni l’ultimo mio libro dal titolo “La sinistra sociale”. Una esperienza, quella della sinistra sociale cattolica, straordinaria non solo per la sua cinquantennale presenza nella Democrazia Cristiana ma anche, e soprattutto, per la sua capacità di incidere nell’intera politica italiana. E anche nell’area cattolica e nel variegato e complesso mondo sociale. Ma, per fermarsi ad un punto specifico, c’è un aspetto che ricorre con insistenza in tutta l’elaborazione politica e culturale della sinistra sociale di ispirazione cristiana. Una riflessione che può essere riassunta con le parole secche di Carlo Donat-Cattin in un celebre convegno della corrente di Forze Nuove a Saint-Vincent all’inizio degli anni ‘80. E cioè, “Noi cattolici popolari, cattolici sociali e cristiani democratici siamo nati e ci siamo grazie alla proporzionale. Ma noi cattolici popolari e sociali siamo certamente destinati a scomparire se venisse a mancare la proporzionale”. Era una riflessione che precedeva, come ovvio, l’avvento del maggioritario e dello stesso referendum sulla preferenza unica ma che già delineava, con rara coerenza e chiarezza, che il destino e la stessa prospettiva del cattolicesimo popolare e sociale nel nostro paese erano purtroppo segnati se veniva azzerato lo strumento essenziale che ne garantiva la presenza nella cittadella politica italiana. E così è stato, malgrado la buona volontà, la determinazione e il coraggio manifestati da molti leader democratico cristiani e cattolico popolari come Franco Marini, Gerardo Bianco, Guido Bodrato, Sandro Fontana e lo stesso Ciriaco De Mita. L’eclissi della proporzionale, letta e disegnata come il regno della corruzione, della spartizione, della frammentazione e della polverizzazione del quadro politico ha fatto il resto. Dopodiché, la stabilità dei governi non è affatto migliorata. Anzi. La corruzione politica non è scomparsa. La semplificazione della geografia politica non c’è stata perchè, per dirla con una felice espressione dello storico Pietro Scoppol, si è man mano “proporzionalizzato il maggioritario” e si è incrementato, di conseguenza, il numero dei partiti e dei movimenti politici. L’unico effetto che si è, purtroppo, realizzato, è stato quello di liquidare la presenza e il ruolo dei cattolici popolari e sociali nella vita pubblica italiana. Cioè, per tornare all’inizio di questa riflessione, si è puntualmente verificato quello che Donat-Cattin e con lui molti altri leader popolari e democratici cristiani, avevano paventato già sin dalla metà degli anni ‘80. Perchè, essendo dei leader che possedevano il talento e il carisma di anticipare quello che poi sarebbe concretamente avvenuto nella politica italiana, avevano colto che il vento maggioritario e maldestramente nuovista che iniziava a soffiare avrebbe spazzato definitivamente la storica esperienza della Democrazia Cristiana attraverso la liquidazione della proporzionale. Ecco perchè, alla vigilia del decollo del dibattito sulla futura riforma istituzionale e costituzionale, forse è opportuno che i cattolici popolari e sociali – e non, come ovvio e scontato, i “cattolici indipendenti di sinistra” – oltre a rivendicare la necessità che i cittadini tornino ad eleggersi i propri rappresentanti alla Camera e al Senato, riflettano anche sull’opportunità e sulla valenza del sistema elettorale proporzionale. Semprechè si creda ancora nei partiti che esprimono una visione della società frutto e conseguenza di una precisa cultura politica e non in grigi ed insignificanti cartelli elettorali o nei docili strumenti partito nelle mani del capo politico di turno.

Arriva il freddo!

IL TORINESE… CON LA CODA

Per gli amanti dell’inverno, della montagna e della neve, inizia finalmente la stagione preferita. Questo è valido anche per alcune razze canine. Se pensiamo a cani nordici, come i Siberian Husky, o gli Alaskan Malamute, la cosa pare ovvia, ma il freddo piace moltissimo anche ai cani da caccia, o da pastore. Correre e giocare al freddo è un’attività molto divertente per la maggior parte dei pelosi caninI. Occorre ovviamente avere qualche accortezza. Se fa freddo, il cane deve avere la possibilità di muoversi, gli serve per scaldarsi. Non tenete il cane fermo o legato per troppo tempo se le temperature sono basse, neanche con il cappotto. Se c’è neve o ghiaccio, fate attenzione ai geloni che si formano tra le dita, in particolare nei cani a pelo lungo, in cui è più difficile accorgersene. Quando tornate a casa, o in un posto caldo, aiutatelo a staccare il ghiaccio dalle zampe.
Può succedere che, con il freddo ed il ghiaccio, i polpastrelli si screpolino, al punto tale di ulcerarsi. Vale la pena applicare, meglio se preventivamente, delle pomate per ammorbidire la cute e se ferita, disinfettarla. Se il cane permane al freddo per  molte ore, somministriamo lui una dieta più energetica, il consumo calorico infatti aumenta con l’abbassarsi delle temperature.
Se invece il nostro cane odia il freddo, e quando esce si paralizza, pensiamo a quei cagnolini con il pelo corto, ricordiamoci di coprirlo e in ogni caso, di non tenerlo fermo troppo a lungo. Allo stesso tempo, ricordiamoci anche che esistono razze di taglia piccola che arrivano dal freddo, come il Volpino di Pomerania che può evitare il cappottino e correre.
Poi c’è il gatto, che quando fa freddo ama stare sotto le coperte, ma quello è un altro capitolo.
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Dott.ssa Federica Ferro
Dott. Stefano Bo

Fitofarmaci e imballaggi, dall’Europa segnali positivi

Importanti prese di posizione dell’Unione Europea su temi caldi come l’utilizzo delle sostanze attive fitofarmaceutiche e l’utilizzo degli imballaggi.

L’Assemblea plenaria del Parlamento europeo ha infatti respinto la proposta della Commissione europea per la riduzione del 50 per cento dell’utilizzo di fitofarmaci. “E’ possibile ora aprire una pagina nuova per rafforzare la sostenibilità ambientale del settore agricolo, senza mettere a rischio il potenziale produttivo del settore”, commenta il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti.

Sostenibilità non significa assolutamente non poter disporre di efficienti strumenti di difesa delle nostre colture dagli attacchi dei patogeni che limitano le produzioni agricole – afferma la presidente di Confagricoltura Alessandria Paola SaccoE non solo dei patogeni endemici del nostro continente, ma anche, se non soprattutto, di quelli che annualmente entrano nei territori dell’Unione Europea. Non è in discussione l’obiettivo di migliorare sempre di più le modalità di utilizzo degli agrofarmaci, che non devono minacciare le risorse naturali e la biodiversità. Su questo fronte vanno sempre messe da parte le impostazioni ideologiche, lasciando la strada aperta alla ricerca, alle innovazioni e agli investimenti. Il voto europeo sembra andare in questa direzione”.

Negli stessi giorni, l’Europarlamento ha espresso voto contrario al divieto all’utilizzo di imballaggi monouso, misura che avrebbe bandito dal 1 gennaio 2028, ad esempio, bustine di zucchero, salse, olio e aceto in bar e ristoranti, confezioni di prodotti da toilette in alberghi, oltre a imballaggi  per frutta e verdura fresca sotto 1,5 kg, a favore di imballaggi riutilizzabili. Il voto contrario dell’Europarlamento risulta particolarmente importante anche per il settore vitivinicolo, perché la proposta originale prevedeva che dal 1 gennaio 2030 almeno il 20% delle bottiglie utilizzate per la vendita di bevande, vini e spumanti compresi, dovesse essere riutilizzato.

Per Confagricoltura è “Un risultato di fondamentale importanza a salvaguardia di una filiera che, dalle imprese agricole fino alla ristorazione, vale il 30% del PIL italiano. E’ stato premiato il lavoro che abbiamo svolto a tutti i livelli e in ogni sede”.

Anche per gli imballaggi monouso nel settore HORECA (piatti, bicchieri, posate…) viene prevista un’importante modifica: saranno vietati a meno che lo Stato membro non possa dimostrare di aver raggiunto alte performance di riciclo (85%) rispetto agli imballaggi immessi sul proprio mercato. L’Italia ha già raggiunto tali target per cui anche questi imballaggi potranno continuare ad essere commercializzati sul territorio nazionale, sottolinea Confagricoltura.

La parola passa ora al Consiglio dell’Unione che dovrebbe definire l’orientamento generale sulla proposta della Commissione europea il 18 dicembre. “Siamo certi che il Governo italiano riuscirà a stringere le necessarie alleanze per consolidare i miglioramenti votati dal Parlamento europeo”, conclude il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti.

Condividiamo il principio di ridurre il più possibile l’uso della plastica e ci impegniamo quotidianamente, come imprenditori agricoli, nella salvaguardia dell’ambiente, la nostra più importante risorsa. Tuttavia non possiamo che plaudere al voto dell’Europarlamento su una norma che avrebbe contribuito ad alimentare la giungla burocratica, spesso ostacolo e non certo aiuto all’attività degli agricoltori”, è il commento del presidente di Confagricoltura Alessandria. Aggiunge la direttrice Cristina Bagnasco: “La provincia di Alessandria è peraltro vicina all’obiettivo posto dalla Regione Piemonte del 65% entro il 2025 di rifiuti riciclati, con punte di eccellenza fino all’80% in molti comuni”.

Controlli della Polizia di Stato in via Nizza

 

Continuano con regolarità i servizi di controllo del territorio svolti dalla Polizia di Stato. Nelle scorse ore personale del Commissariato di P.S. Barriera Nizza, con l’ausilio del Reparto Prevenzione Crimine, ha concentrato la propria attività nell’area di via Nizza sottoponendo a controllo 1 locale pubblico, identificando 35 persone, controllando una decina di veicoli, uno dei quali è stato sanzionato per violazioni del Codice della Strada e sottoposto a fermo amministrativo per tre mesi.

Nel corso delle attività, un uomo è stato arrestato per detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio, mentre l’acquirente è stato sanzionato amministrativamente.

Nello specifico, intorno alle 18, personale del Commissariato Barriera Nizza nota un uomo, un cittadino marocchino di 32 anni, stazionare con fare sospetto all’inizio di via Nizza e poco dopo alzare la serranda di un locale in disuso e nascondervi all’interno qualcosa. Dopo qualche minuto gli agenti vedono un secondo soggetto il quale, dopo aver interloquito con il trentaduenne, riceve in cambio di denaro quella che appare verosimilmente essere una dose di sostanza stupefacente, appena prelevata da sotto la serranda.

I poliziotti fermano l’acquirente per accertare la natura dello scambio appena avvenuto rinvenendo nella sua disponibilità una dose di hashish; lo stesso viene sanzionato amministrativamente, mentre il nordafricano di 32 anni, viene arrestato per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente. Gli agenti rinvengono sei grammi di hashish occultati nella manica del giubbotto del cittadino straniero e una quarantina nascosti sotto la serranda.

A Volpiano pagamento della sosta con l’app “Telepass”

Sulle “Strisce blu” con lo smartphone, senza alcun costo aggiuntivo sulla tariffa della sosta. Servizio gestito in collaborazione con Abaco Mobility, concessionaria della sosta in città.

È ora attivo anche nel comune di Volpiano (TO) il servizio di pagamento delle soste nelle aree gestite con parcometro tramite l’app Telepass: grazie alla collaborazione con la divisione Mobility di Abaco S.p.a., società di gestione del servizio di sosta, è ora possibile pagare il ticket con il proprio smartphone, anche senza avere il Telepass in auto. Comodo, intuitivo e cashless: il servizio, riservato ai clienti Telepass, permette il pagamento dei soli minuti di sosta effettivi, sulla base delle tariffe indicate dal Comune, senza alcun costo aggiuntivo sulla tariffa della sosta.

Telepass semplifica dunque la vita agli automobilisti anche nella famosa località elbana. Grazie alla piattaforma, infatti, non è più necessario cercare parcometri, ricorrere a carte di credito, ricariche o monetine ma basta scaricare l’app Telepass o Telepass Pay X, confermare la propria posizione e impostare la durata della sosta. Al resto ci pensa l’app che avvisa l’utente quando la sosta sta per scadere e calcola direttamente l’importo complessivo che sarà successivamente addebitato. Inoltre, è possibile modificare il termine della sosta, anticipandolo o posticipandolo, anche a distanza in modo da pagare l’effettiva durata della sosta ed evitare le multe.

La regolarità del pagamento della sosta con Telepass è verificata dagli ausiliari del traffico tramite consultazione di un palmare, inserendo la targa del veicolo in sosta. Per poter ulteriormente segnalare agli ausiliari il metodo di pagamento (facoltativo nel comune di Volpiano), è necessario esporre il tagliando Telepass disponibile sul sito telepass.com o nell’app. Quest’ultima segnalerà all’utente se nel comune in cui sta effettuando la sosta l’esposizione del tagliando è obbligatoria.

È possibile, inoltre, fare la propria nota spese accedendo all’archivio delle soste presente nell’app Telepass.

Con l’avvio del servizio Strisce blu a Volpiano, diventa più semplice ed economico parcheggiare in città, con un vantaggio sia per le persone che per la mobilità urbana. – ha dichiarato Aldo Agostinelli, Chief Consumer and Marketing Officer di Telepass. – Grazie alla proficua collaborazione con Abaco S.p.a., la località si aggiunge alle oltre 280 su tutto il territorio italiano dove il servizio è già attivo. Nello scenario attuale, la sfida di Telepass è offrire una rete di servizi che diano alle persone la possibilità di muoversi in libertà, in modo integrato, sicuro e sostenibile”.

“Per noi la collaborazione con Telepass è davvero importante – spiegano dal quartier generale di Abaco, azienda veneta che tramite la propria divisione Mobility gestisce la sosta in un centinaio di città italiane – poiché ci consente di offrire al cittadino un’ulteriore opportunità di pagamento, facilitando e velocizzando la procedura, migliorando la cosiddetta mobility experience dell’utente”.

 Foto Claudia Calegari

Latte: “Allevatori preoccupati per il ribasso del prezzo alla stalla”

Confagricoltura Piemonte

Necessario convocare il Tavolo regionale di filiera”

 

Confagricoltura Piemonte ha chiesto all’Assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa di convocare con urgenza il tavolo del latte per valutare la condizione del settore lattiero – caseario e prevenire una crisi a livello regionale

 

È necessario che tutti gli attori della filiera facciano la loro parte, per evitare di impoverire il nostro patrimonio zootecnico regionale – dichiara il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia dopo aver analizzato il mercato lattiero caseario e in particolare l’andamento dei due mesi appena trascorsi.

E’ passato oltremodo  tempo dall’ultimo incontro tra le aziende del settore, le Organizzazioni sindacali e le Istituzioni piemontesi: è più che mai doveroso, in un contesto nazionale di incertezza dei mercati dovuto all’innalzamento dei costi di produzione e a uno scenario geopolitico smosso da diversi conflitti, riunirsi attorno al Tavolo regionale per pianificare investimenti e attuare strategie di mercato nel medio/lungo periodo, che richiedono un’adesione convinta di tutta la filiera produttiva e commerciale”.

 

La situazione dei nostri allevamenti bovini da latte è delicatissima ormai da anni – sottolinea Guido Oitana, allevatore e presidente della Sezione regionale Settore Bovini da Latte – ma la crisi si è ulteriormente acuita nell’ultimo periodo anche a causa della pressa di posizione di Lactalis, che ha disdetto molti dei contratti in essere, proponendo per l’anno a venire accordi tali da far rischiare il tracollo delle già fragili economie aziendali”.

 

Confagricoltura Piemonte evidenzia altresì che i prezzi regionali all’origine, storicamente, sono più bassi rispetto a quelli delle altre Regioni del bacino padano per effetto di una valorizzazione della qualità diversa da quella della Lombardia e di una struttura produttiva che vede una scarsa presenza di cooperative lattiero casearie.

In Piemonte sono attive 1.391 stalle da latte con 234.804 vacche: Cuneo è la provincia con più allevamenti (565 stalle e 121.134 vacche), seguita da Torino (539 stalle e 78.747vacche).

In Piemonte, nell’ultima campagna le consegne di latte hanno superato 1,16 milioni di tonnellate con un aumento di oltre il 3% rispetto al periodo precedente. Il peso delle vendite dirette sulla produzione commercializzata rappresenta però meno del 2% del volume, in circa il 20% degli allevamenti, con prevalenza di strutture di limitate dimensioni ubicate nelle aree montane, e una produzione media prossima a 50 t/anno.

A fronte dei risultati produttivi incoraggianti, rimane però come principale elemento di criticità del settore l’estrema volatilità dei prezzi, sia sul versante dei ricavi che di quello dei costi di produzione, accentuato dalla progressiva riduzione dei meccanismi di protezione del mercato comunitario, nonché da fattori economici e finanziari di carattere internazionale.

 

Jacopo Lusci torna sul ring

Jacopo Lusci ritorna questa sera sul ring dopo un anno. L’occasione sarà durante la Manno Boxing Night, che si terrà allo Sporting Dora di corso Umbria 83, sabato a partire dalle 18. L’organizzazione curata dalla Manno Boxing Club prevede 10 match dilettanti, dedicati alle categorie élite e ci sarà la semifinale Coppa Piemonte degli schoolboy e schoolgirl. L’incontro clou sarà tra Jacopo Lusci (7-7-1) 35 anni categoria super piuma 59 kg e il quarantenne francese Raphael Laruelle (3-2-0). Il torinese rientra dopo la sconfitta subita un anno fa da Emiliano Salvini. L’avversario d’Oltralpe vanta una storia curiosa. Dopo aver esordito nel 2011 sul quadrato, non ha mai combattuto e questo incontro segna il suo rientro sulla scena. Il francese ha la fama di essere un pugile alquanto ostico e la sfida sarà sulle 6 riprese. Nella stessa serata ci sarà un incontro tra l’allievo di Benoit, Juan Fernando Vargas Velasquez (6-0-0) 28 anni categoria super medi e Robert Sivak.

Cremazione? Sì, forse, dipende

In una società in forte espansione (complessivamente sul pianeta siamo quasi 8 miliardi) il problema di seppellire i defunti diventa rilevante. Pensiamo soltanto a periodi di epidemie, durante i quali il numero di sepolture supera quello delle estumulazioni, che costringono a costruire (e, prima, progettare e reperire i fondi) nuovi luoghi di sepoltura.

La cremazione, l’interesse verso la quale è notevolmente aumentato negli ultimi due decenni, sembrerebbe essere la soluzione ottimale: minori spazi (una celletta ha dimensioni ridottissime rispetto al tradizionale feretro), l’urna non richiede esumazioni dopo un tot numero di anni (solitamente la concessione della celletta è di 99 anni, contro i 10-15 delle inumazioni ed i 50 delle tumulazioni).

Vi sono tuttavia due ordini di problemi.

Primo problema: perché la salma possa essere cremata occorre che tutti gli eredi siano d’accordo (è sufficiente che uno solo sia in disaccordo e non si può procedere) ragion per cui molti preferiscono affidare la loro volontà ad una Associazione apposita che, se dotata di personalità giuridica, agisce da esecutore testamentario (tizio aveva espresso la volontà di essere cremato, quindi si procederà in tal senso).

Secondo problema: la Chiesa cattolica, sebbene pochi ancora seguano le sue indicazioni, accetta la cremazione ma non la dispersione delle ceneri né, tantomeno, che queste vengano utilizzate per creare diamanti sintetici, souvenir ecc.

Riguardo la volontà testamentaria, come ho scritto, è sufficiente iscriversi alle apposite associazioni e il problema è risolto.

Per quanto riguarda il secondo problema la cosa si complica. La Congregazione per la dottrina della fede, cioè quell’ente vaticano che fino al 1965 si chiamava “Sant’Uffizio” e che mandò tanti oppositori alla graticola (Savonarola, Giovanna d’Arco, Giordano Bruno, Finnicella) oppure al confino (Galileo Galilei),nell’istruzione Ad resurgendum cum Christo ha stabilito che “Qualora per motivazioni legittime venga fatta la scelta della cremazione del cadavere, le ceneri del defunto devono essere conservate di regola in un luogo sacro, cioè nel cimitero o, se è il caso, in una chiesa o in un’area appositamente dedicata a tale scopo dalla competente autorità ecclesiastica.”

Ma ciò che maggiormente perplime è che nell’istruzione succitata è chiaramente indicato che “[..] per evitare ogni tipo di equivoco panteista, naturalista o nichilista non sia permessa la dispersione delle ceneri nell’aria, in terra o in acqua o in altro modo oppure la conversione delle ceneri cremate in ricordi commemorativi, in pezzi di gioielleria o in altri oggetti, tenendo presente che per tali modi di procedere non possono essere addotte le ragioni igieniche, sociali o economiche che possono motivare la scelta della cremazione. [..] Nel caso che il defunto avesse notoriamente disposto la cremazione e la dispersione in natura delle proprie ceneri per ragioni contrarie alla fede cristiana si devono negare le esequie, a norma del diritto”.

In altre parole, il sacerdote che venga a conoscenza dell’intenzione degli eredi di disperdere le ceneri nel roseto della rimembranza o nel mare o, semplicemente, di portare a casa l’urnetta cineraria (salvo “circostanze gravi ed eccezionali, dipendenti da condizioni culturali di carattere locale”) potrà rifiutarsi di celebrare il funerale religioso; per meglio inquadrare la situazione va ricordato che l’ex Sant’Uffizio riabilitò Galileo Galilei soltanto dopo circa 360 anni dalla condanna per eresia, 31 anni fa, quando ormai le sue tesi erano accettate da secoli dagli scienziati di tutto il mondo.

Il problema dello spazio, sempre più necessario per costruire nuovi luoghi di sepoltura, i costi richiesti agli eredi per la concessione di un loculo ed il rischio biologico sempre presente in una sepoltura, specie quando vi sia in corso una epidemia (peste, colera e covid insegnano) sono evidentemente sconosciuti in piazza del Sant’Uffizio al punto che non possono essere addotti come motivi per infrangere l’istruzione del 2016.

L’istruzione vaticana non pare toccare particolarmente i fedeli stante che le cremazioni sono aumentate nel 2022 del’1,22% rispetto all’anno precedente e sono in continua ascesa.

Quel che lascia maggiormente perplessi è che molte persone chiedono l’estrema unzione, la benedizione della salma, mettono questa in un feretro con sui lati il bassorilievo di San Pio, chiedono il funerale cattolico ma nascondono l’intenzione di disperdere le ceneri perché la Chiesa è contraria.

I farisei erano dilettanti al confronto.

Sergio Motta

Preioni (Lega): “Al Piemonte 98,2 milioni per il Tpl” 

“un risultato del lavoro di Molinari e Salvini”

“L’azione politica della Lega ottiene risultati concreti in Regione e nel dialogo con il livello nazionale – dichiara il capogruppo in Consiglio regionale del Piemonte Alberto Preioni -. Infatti i 98,2 milioni assegnati al nostro territorio per il trasporto pubblico locale sono la dimostrazione dell’impegno del nostro capogruppo alla Camera Riccardo Molinari e dell’attento operato del ministro ai Trasporti Matteo Salvini”. Il finanziamento è stato definito nella Conferenza unificata, grazie al lavoro del Mit di concerto con il Ministero dell’Economia.

EGIZIO, il museo più antico del mondo si trova a Torino

SCOPRI – TO

Itinerari e sorprese alla scoperta di Torino

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“Un museo che ripensa a se stesso è un’istituzione culturale viva, dinamica, e moderna, che mira a diffondere conoscenza.” queste le parole di Christian Greco attuale direttore del Museo Egizio di Torino. Torino ospita il museo più antico del mondo, il Museo Egizio secondo per importanza solo a quello del Cairo.
Il Museo si trova in centro, a pochi metri da Piazza San Carlo, in via Accademia delle Scienze 6, tantissimi sono i turisti italiani e stranieri che ogni giorno ne fanno visita.
Nel 1824 il Re Carlo Felice Di Savoia acquistò da un noto collezionista, Bernardino Drovetti, oltre 7000 reperti egizi che furono posti inizialmente nelle sale della Accademia Delle Scienze per diventarne poco per volta un museo aperto al pubblico. Nel 1894 il sovraintendente del museo Ernesto Schiapparelli, ex Senatore del Regno d’Italia e grande egittologo finanziò scavi e spedizioni in Egitto trovando nuovi reperti ed ampliando così il museo al punto che nel 1930 il Museo Egizio ebbe circa 30’000 pezzi, tra mummie, papiri, arredi funerari e animali imbalsamati.
Nel 2015 viene ulteriormente amplificato e ad oggi ha anche sale adibite al restauro, una biblioteca e il giardino botanico dedicato alla flora dell’Antico Egitto.
Nel Museo Egizio oggi si contano fino a 45’000 pezzi dall’epoca del Paleolitico in avanti, tra cui 24 mummie umane e 219 sarcofagi.
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ADDENTRANDOCI NEL MUSEO
Tra le esposizioni più note possiamo trovare la Sfinge, la statua di Ramses II e il Sarcofago di Ibi.
Il Museo si articola su quattro piani e le scale mobili sono allestite ad immagine della risalita al fiume Nilo per opera dello scenografo premio Oscar Dante Ferretti. Nel seminterrato vi è l’ingresso alla visita, al primo piano vi è un’immensa galleria di sarcofagi e di mummie dell’epoca romana, al secondo piano si trovano reperti del periodo predinastico al Nuovo Regno d’Egitto con molteplici affreschi e tombe che riportano l’immaginazione del visitatore alla realtà di quel periodo. Le mummie un tempo venivano imbalsamate in posizione fetale e solo in seguito si decise di metterle prone, proprio per questo alcune di esse hanno ancora posizioni ricurve su sé stesse. Molte di esse hanno anche un’identità scoperta grazie a reperti storici e utensili ritrovati nelle tombe. Nell’ultimo piano vi è un forte gioco di luci che rende l’ambiente ancor più magico con statue di faraoni e figure mitologiche.
La Gestione del Museo è in carico alla Fondazione Delle Antichità Egizie che finanziano spesso nuovi scavi e restauri. Per i bambini viene proposto un percorso facilitato e ricco di avventure.
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EVENTI AL MUSEO EGIZIO
L’antico Egitto ha da sempre un fascino magnetico e nonostante i numerosissimi visitatori del Museo Egizio emerge dai dati Istat che oltre il 50% di diciottenni e diciannovenni in Italia non visitano in un anno neanche un museo perché lo trovano vetusto; per questo motivo, il Museo Egizio in collaborazione con il Club Silencio ha organizzato delle serate molto particolari e coinvolgenti per incentivare i ragazzi ad andare nei luoghi di arte e cultura. Le serate prevedono musica dal vivo con un noto dj e drink dalle 19 alle 24 all’interno del museo e nel cortile, circondati da un’atmosfera araba e mediterranea.
Il Museo Egizio offre anche visite private a porte chiuse, aperitivi, cene di gala, colazioni, eventi, talk e conferenze oltre a mostre temporanee dedicate all’Egitto come quella di “Tutankhamon” o “Il Dono di Thot” realizzare proprio quest’anno.
Il Museo è quindi in continuo rinnovamento grazie ad eventi, nuovi reperti e mostre temporanee motivo per cui ne rimangono sorpresi ed affasciati  anche coloro che lo avevano già visto in passato e ci tornano a distanza di anni.
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IL MUSEO DEL CAIRO 
Per ordine di importanza, prima del Museo Egizio di Torino, troviamo quello del Cairo in Egitto, con oltre 137’000 reperti storici su due piani, suddivisi tra Medio, Nuovo e Antico Regno. Fu costruito per volere del governo nel 1835 per evitare continue esportazioni all’estero di manufatti storici. Tra i pezzi di maggior prestigio vi sono i reperti della tomba di Tutankhamon trovati nel 2022 nella Valle Dei Re e 27 mummie reali. Il museo ha cambiato locazione rispetto alle origini, oggi si trova in piazza Tahir all’interno di un edificio fondato dall’egittologo Auguste Mariette.
Proprio dal Cairo arriva una notizia di questi giorni che sta attirando particolarmente l’attenzione tra gli appassionati e non dell’antico Egitto; è quella data direttamente da Zahi Hawass, archeologo ed egittologo egiziano, Segretario generale del Consiglio supremo delle antichità egizie, ovvero, il ritrovamento di tre nuove porte all’interno della Piramide di Cheope e che il 5 dicembre prossimo verranno quindi  probabilmente svelati nuovi segreti di questa maestosa costruzione.
La cultura e l’arte sono discipline fondamentali per un buon bagaglio culturale e se i musei ad oggi vedono un calo di presenza delle nuove generazioni si potrebbe pensare di rinnovarli rendendoli anch’essi nuovi e all’avanguardia ed è proprio questa la strada vincente che sta percorrendo il nostro “Museo Egizio” collocandosi fra i musei più importanti al mondo e sempre più … al passo con i tempi.
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Noemi Gariano