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I primati della città / 5. Torino sotto terra: come muoversi anche senza il conducente

 

Torino sul podio: primati e particolarità del capoluogo pedemontano

Malinconica e borghese, Torino è una cartolina daltri tempi che non accetta di piegarsi allestetica della contemporaneità.
Il grattacielo San Paolo e quello sede della Regione sbirciano dallo skyline, eppure la loro altitudine viene zittita dalla moltitudine degli edifici barocchi e liberty che continuano a testimoniare la vera essenza della città, la metropolitana viaggia sommessa e non vista, mentre larancione dei tram storici continua a brillare ancorata ai cavi elettrici, mentre le abitudini dei cittadini, segnate dalla nostalgia di un passato non così lontano, non si conformano allirruente modernità.
Torino persiste nel suo essere retrò, si preserva dalla frenesia delle metropoli e si conferma un capoluogo a misura duomo, con tutti i pro e i controche tale scelta comporta.
Il tempo trascorre ma lantica città dei Savoia si conferma unica nel suo genere, con le sue particolarità e contraddizioni, con i suoi caffè storici e le catene commerciali dei brand internazionali, con il traffico della tangenziale che la sfiora ed i pullman brulicanti di passeggeri sudaticci ma ben vestiti.
Numerosi sono gli aspetti che si possono approfondire della nostra bella Torino, molti vengono trattati spesso, altri invece rimangono argomenti meno noti, in questa serie di articoli ho deciso di soffermarmi sui primati che la città ha conquistato nel tempo, alcuni sono stati messi in dubbio, altri riconfermati ed altri ancora superati, eppure tutti hanno contribuito e lo fanno ancora- a rendere la remota Augusta Taurinorum così pregevole e singolare.

1. Torino capitale… anche del cinema!

2.La Mole e la sua altezza: quando Torino sfiorava il cielo

3.Torinesi golosi: le prelibatezze da gustare sotto i portici

4. Torino e le sue mummie: il Museo egizio

5.Torino sotto terra: come muoversi anche senza il conducente

6. Chi ce lha la piazza più grande dEuropa? Piazza Vittorio sotto accusa

7. Torino policulturale: Porta Palazzo

8.Torino, la città più magica

9. Il Turet: quando i simboli dissetano

10. Liberty torinese: quando leleganza si fa ferro

 

5.Torino sotto terra: come muoversi anche senza il conducente

Ci si affacciava dalla palina della fermata, si osservava la strada dilungarsi verso l’orizzonte, poi si guardava l’orologio, poi ci si rivolgeva indietro, verso la tabella degli orari, ed infine si scambiavano sguardi sconsolati con gli altri astanti.
Si inventavano degli strani riti urbani nella speranza di far comparire il desiderato bus, chi camminava veloce verso la fermata successiva, chi improvvisava fantasiosi conti matematici sui possibili passaggi, c’era persino chi si accendeva una sigaretta, nella credenza che il fantomatico arrivo del mezzo avesse un fantasmagorico collegamento con il tipico gesto d’attesa.
Era ovviamente una stupidaggine, il tram non si palesava, ma si diceva così, secondo gli eterni insegnamenti della Legge di Murphy.
Sembra di parlare di un lustro addietro, quando fumare era già nocivo ma decisamente ancora troppo di moda perché la gente ci credesse sul serio. Tutto ciò succedeva prima di aver preso la patente e prima della vera indipendenza, durante quella parte di vita scandita dal passaggio dei trasporti pubblici, dalle lotte a suon di zaino sulle spalle per prendere d’assalto il bus subito dopo scuola, dalle corse forsennate per salire a bordo dell’ultimo tram serale, e poi i biglietti, la paura del controllore –e dai che è successo a tutti almeno una volta!- il posto vicino al finestrino, la deviazione del tragitto, la scusa perfetta per noi ritardatari: “perdonami, non passava il pullman”.


Una porzione di esistenza segnata dall’incertezza e dagli imprevisti, e forse è anche grazie a questo che noi, di qualche anno fa, abbiamo imparato a cavarcela!
Tuttavia, ad un tratto, a toglierci da questo impiccio è venuta in nostro soccorso la Metropolitana, effettivo segno di avanzamento tecnologico che ci pareggia alle altre megalopoli europee, un mezzo pulito, lindo, efficiente, veloce, niente più estenuanti attese allle fermate, niente più ressa nelle carrozze.
E poi ve lo ricordate? Lo stupore iniziale, quando tutti volevano provare l’ebbrezza della modernità stando seduti “ai posti davanti”, quelli “panoramici” e riservati –ahimè- ai bambini.
Un inaspettato passo in avanti verso il conformismo moderno, verso l’impagabile comodità, aspirazione che ci rende sempre un po’ più schiavi.
In quanto a grandezza e numerosità, non siamo di certo i primi dell’elenco, si pensi a Londra, con le sue dodici linee, a Milano e alle sue 4 linee e 111 stazioni – la metro di Milano è la più grande d’Italia, superando per estensione quella di Roma- alle tre linee arzigogolate di Napoli e persino alle 14 linee parigine.
Eppure le nostre due orgogliose linee metropolitane vantano un indiscusso primato tutto piemontese: la metropolitana di Torino è la prima in Italia ad essere dotata del sistema automatico VAL 208, (Veicolo automatico leggero), che non prevede conducente, con conduzione automatica gestita da una centrale, aspetto che di fatto la rende la più moderna non solo a livello italiano ma anche europeo.
Il progetto ha radici assai antiche, tutto inizia tra gli anni Venti e Trenta del Novecento, grazie a personalità quali Riccardo Gualino, imprenditore e promotore piemontese e Marcello Piacentini, a cui si deve la progettazione del percorso di transito al di sotto di via Roma, piano tutt’oggi rispettato.
Tuttavia affinché l’idea si concretizzi è necessario attendere gli anni Novanta- Duemila, quando, grazie alle Olimpiadi invernali svoltesi a Torino, hanno effettivamente inizio i lavori.
Sembra un po’ la storia del “ritenta, sarai più fortunato”.
Negli anni Sessanta, nel contesto delle innovazioni apportate dalle celebrazioni di Italia ’61, si divulga un progetto ispirato alla Monorotaia, ma l’idea viene accantonata; negli anni Ottanta invece, si propone la “metropolitana leggera”, ossia cinque linee diramate in superficie con corsie preferenziali a collegamento dei vari quartieri cittadini, ma anche questa volta il proponimento non vede la luce, in questo caso per mancanza di fondi; arrivano gli ottimistici anni Novanta, si costruisce la Linea 9 in occasione dei Mondiali ’90, ma il tutto viene trasformato in una ordinaria linea tranviaria, ad eccezione della Linea 4, di fatto unica “metropolitana leggera” a tutti gli effetti e realizzata già a partire dal 1982.
Sempre negli anni Novanta, intorno al 1970, viene studiato un sistema per connettere le zone di Lingotto e Mirafiori, ma nuovamente le finanze non sono sufficienti; è ormai dicembre del 2000, quando il mondo punta gli occhi sulla minuta e borghese Torino, proprio a motivo delle Olimpiadi, e le alte sfere territoriali sono costrette a rispondere alla chiamata del Progresso.
Avviene così, il 4 febbraio del 2006, l’inaugurazione del primo tratto Collegno – Porta Susa.
Seguono poi ulteriori modifiche, altre tappe si aggiungono al percorso, le cui aperture spesso avvengono in concomitanza con avvenimenti di grande rilevanza, come il vernissage dell’ultimo tratto di percorrenza – fino a Lingotto- che ha avuto luogo durante le celebrazioni del 150° anno dell’Unità d’Italia.
Ci tengo, a nome dei miei concittadini della prima cintura –ed in particolare dei compatrioti Nichelinesi-, a sottolineare la data del 23 aprile 2021, quando, alla presenza del Sindaco Chiara Appendino, si svolge l’inaugurazione delle due fermate che prolungano la Linea 1 da Lingotto: Italia 61 e Bengasi.
Anche chi si trova nella lontana periferia può sentirsi un po’ più vicino ai privilegi del centro città.
Oltre alla questione tecnologica e di facilitazione dei trasporti, ad interessare la Metropolitana torinese vi è un discorso artistico: ogni stazione è decorata dalle opere di Ugo Nespolo, uno degli artisti italiani più importanti del panorama contemporaneo, convinto sostenitore del binomio artista-intellettuale, come dimostrano i suoi interventi in ambito di estetica e del sistema dell’arte, nonché attivo in diversi ambiti disciplinari, quali la pittura, la scultura ed il cinema.
Si chiama “Museo nel Metrò”, il progetto che interessa l’artista di Mosso e che si sviluppa parallelamente alla costruzione della linea metropolitana a partire dal 2006. Cuore dell’ideazione è il legame visivo e simbolico che si instaura, fermata dopo fermata, tra il mezzo di trasporto e la città soprastante: con tratti essenziali e ilari, nelle vetrofanie vengono raccontati, sotto forma di dirette e colorate illustrazioni impattanti, i luoghi, i personaggi e gli avvenimenti più importanti della storia civile e culturale del capoluogo piemontese, come ad esempio nella Stazione “Fermi”, all’interno della quale Nespolo compone un’opera elegante e unica, attraverso semplici elementi grafici che rimandano al celebre fisico, alle formule matematiche ed al mondo della scienza. Un ulteriore esempio è la fermata “Rivoli”, la cui vetrofania si rifà al Castello e alla raccolta di opere contemporanee contenute al suo interno, tra cui si riconoscono i riferimenti agli elaborati di Gilberto Zorio, Mario Merz, Keith Haring e Nicola De Maria. Assai particolare è anche “XIII Dicembre”, la cui decorazione riguarda la tematica del lavoro, la rimembranza
dei caduti del 18 dicembre 1922, attraverso la ripresa del quadro “Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo, ridotto ad una manciata di siluette che avanzano sotto lo sguardo di esponenti della cultura torinese, tra cui Felice Casorati, Rita Levi Montalcini e Cesare Pavese.
Il tragitto non è tanto espanso, tuttavia non è nemmeno così breve da poter essere percorso in questa sede, fermata dopo fermata, per quanto ogni opera di Nespolo meriti un approfondimento adeguato.
I grandi lavori paiono a buon punto, anche se l’idea di ampliare il progetto c’è: ad oggi sono previsti diversi prolungamenti, tra cui, puntando verso ovest, la tratta Collegno – Cascine Vica -in cantiere, con tanto di lavori iniziati nel 2019-, altre tappe probabilmente riguarderanno Moncalieri, Rivoli e Rosta, San Mauro, Orbassano, con una certa attenzione verso alcuni luoghi fondamentali per la vita dei torinesi, come la FCA di Mirafiori, il Politecnico, l’ospedale San Giovanni Bosco e l’area industriale di Pescarito.
In sostanza, nessuno verrà lasciato a piedi, tanto più con l’ipotesi della Linea 3, che collegherà lo Juventus Stadium fino alla Reggia di Venaria Reale.
Insomma, cari amici ritardatari, un giorno non avremo più scuse per non essere puntuali, se non quella di essersi persi ad osservare le ipnotiche opere di Nespolo.

Alessia Cagnotto

 

 

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: Radere al suolo il carcere Lorusso Cotugno – Ritorno a Bardo – Il Pap’occhio – Lettere

Radere al suolo il carcere Lorusso Cotugno 

La visita di ferragosto al carcere torinese ha offerto l’opportunità ad un Pd ormai di sole donne al comando di uscirsene con dichiarazioni faziose e demagogiche aprioristicamente a favore dei carcerati, anche di quelli che hanno distrutto e saccheggiato il “Ferrante Aporti”, ignorando le gravissime imputazioni formulate dalla Magistratura che prevedono pene di molti anni di carcere. Ma una donna del Pd ha superato tutti, dicendo che “il carcere va raso al suolo e rifatto”.

Fosse almeno una esperta, ma è una insegnante di Latino sempre che non sia in aspettativa per mandato regionale. Non c’è neppure il senso del ridicolo: l’importante è difendere sempre e comunque i carcerati . Con questo personale politico il Pd non vincerà mai le elezioni. Pannella era un’altra cosa, oggi rimasto senza eredi e continuatori. Solo il garante dei carcerati Mellano evidenzia con obiettività che al “Ferrante Aporti” sono stati commessi gravi reati durante la rivolta che vanno considerati. La vice direttrice invece di tacere davanti ad un’indagine in corso rilascia una dichiarazione che suona quasi  come giustificatrice  dei rivoltosi. Incredibile, ma vero. Nessun pubblico funzionario l’avrebbe fatto.

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Ritorno a Bardo

Sono tornato dopo un anno a Bardonecchia che si è risollevata da sola dai devastanti danni dell’alluvione,  senza aiuti che finora non sono arrivati.

La presentazione del saggio su Matteotti del prof Quaglieni a Bardonecchia

I valligiani hanno saputo rimboccarsi le maniche come i veri piemontesi cantati da Nino Costa. Altri piemontesi, assai poco piemontesi, si occupano solo di carceri. La vita a Bardo è tornata normale dopo l’alluvione dello scorso anno e una conferenza riempie oggi una sala di un pubblico attentissimo, un segno del ritorno alla normalità della vita.

Io avevo proposto al mio Lions di intervenire con un service, ma il periodo feriale fece naufragare tutto: un cattivo esempio di inefficienza che mi aveva molto ferito perché questi club intervengono in Africa ma snobbano il Piemonte. Una pagina nera spero conclusa con una delle presidenze peggiori. L’importante è che Bardonecchia sia viva e piena di turisti fiduciosi. La Santanché a suo tempo non si interessò del caso, dimostrando la sua inadeguatezza come altri ministri piemontesi.

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Il Pap’occhio
Rai 3, la solita, eterna Rai 3, ha riproposto il film “Il Pap’occhio” di Renzo Arbore con un  acerbo Benigni in atto di  eterna venerazione  di Gramsci. Il film venne sequestrato nel 1980 per oltraggio alla religione e al Papa Wojtyla portato di brutto nel film. Rivisto oggi esso è un oltraggio alla libera intelligenza ed è un inno alla noia. Un contributo devastante alla figura di Arbore che poi per sua fortuna  fece anche qualcosa di meglio. Se fosse per quel film, difeso allora da tutto il culturame con toni concitati, il nome di Arbore sarebbe finito male. Adesso è apparso nel filmato introduttivo il diploma di cavaliere di gran croce esibito  goffamente da Arbore,  è sperabile, non concesso per quel suo filmetto da strapazzo  oggi come nel 1980 non guardabile senza suscitare noia e disprezzo per un ‘ironia forzata e fuori luogo.

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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com

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Il Regio di Torino

Vorrei capire come mai la Fenice di Venezia e il Petruzzelli di Bari sono stati ricostruiti come erano mentre il Regio di Torino è stato rifatto secondo l’estro di Carlo Mollino, un genio un po’ pazzo che ignorò con superbia il vecchio e storico teatro. Come mai?    Cinzia Turati

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Mollino non era adatto a ricostruire, lui voleva lasciare il segno. Non fece un brutto teatro, ma tradì la storia di Torino. I veri responsabili del tradimento furono i politici che scelsero quella strada. Quando la politica invade campi non suoi, fa errori.

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L’eroe di Giaveno

Ho appreso da un’ intervista del figlio 81 enne di Cordero di Pamparato che non fu Lei, professore, insieme al Rettore Bertolino ad ottenere una targa ricordo su palazzo Campana che svelasse il mistero di quel nome. Eppure io ricordo i suoi molti articoli in merito al Pamparato. Dovette subire la opposizione della Facoltà di Matematica. Zanone scrisse che se Pamparato veniva ricordato a Torino era merito del Prof. Quaglieni, cosa che adesso il figlio del tenente giavenese dimentica. Lei come l’ha presa?      Giovanni Ramello

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Non avevo letto l’intervista e l’amnesia del figlio non mi stupisce. È persona che evito di definire. E quasi quasi mi pento di aver perorato una causa che nessuno voleva sostenere. Poi ho capito il perché e a Giaveno lo sanno bene. Non confondiamo Pamparato con Montezemolo che fu un vero eroe. Anche chi riceve la stessa onorificenza non è uguale ad altri caduti come Montezemolo, il cui nome è sui libri di storia e non è circondato dall’oblio.

I Radicali Italiani hanno visitato il carcere di Torino

“Abbiamo riscontrato una situazione drammatica” – ha dichiarato Filippo Blengino, tesoriere dei Radicali Italiani – “in particolar modo nella sezione maschile, dove sono scoppiate rivolte. Le celle sono in condizioni precarie, con strutture fatiscenti e infiltrazioni. Si avverte una situazione di grande tensione; abbiamo chiesto ai detenuti di mantenere la calma. Condividiamo la protesta, ma riteniamo sia opportuno portarla avanti in modo pacifico. Anche in questo carcere si riscontra una palese violazione dei diritti umani. Per questi motivi, denunceremo nuovamente il Ministro Nordio per tortura.”

“Abbiamo visitato anche la sezione femminile, dove le detenute ci hanno chiesto di rendere pubblica una lettera in cui si dissociano dalle proteste violente degli ultimi giorni nella sezione maschile, in quanto tali atti compromettono una corretta comunicazione delle problematiche che loro stesse stanno portando avanti in modo nonviolento. A settembre probabilmente faranno una sciopero della fame per protestare contro la condizione carceraria”

Lo dichiara in una nota Filippo Blengino, Tesoriere dei Radicali Italiani.

Ferragosto a Sportinia sempre un successo

SAUZE D’OULX – Nonostante la frescura di quest’anno ai 2000 metri di Sportinia, anche questo Ferragosto in Musica è stato un successo.

Giovedì 15 agosto per il Ferragosto in Musica realizzato dal Comune di Sauze d’Oulx, a Sportinia il numeroso pubblico accorso ha potuto cantare e scatenarsi, oltre che scaldarsi un poco, con un duello musicale tutto all’insegna della Via Emilia.

Quest’anno Sauze d’Oulx e le Montagne Olimpiche hanno infatti voluto rendere omaggio a due monumenti della musica rock italiana: Vasco Rossi e Luciano Ligabue.

E lo hanno fatto con due band come “Oronero Tributo Ligabue” e “Rewind” che si sono esibite nella ormai classica cornice del palco della “Capanna Kind”. A seguire “The Spell of Ducks”, band indie-folk di Torino.

L’Assessore al Turismo Davide Allemand fa il bilancio della manifestazione: “Nonostante il meteo incerto di giovedì, moltissimi hanno scelto di recarsi a Sportinia per il consueto Concerto di Ferragosto. Oltre a me e al il Sindaco Mauro Meneguzzi è intervenuto a portare i saluti della Regione Piemonte il Consigliere Paolo Ruzzola. Un grazie all’organizzazione dell’evento, al Consorzio Turistico Fortur, alla Pubblica Assistenza Sauze d’Oulx, al Gruppo Comunale Protezione Civile Sauze d’Oulx e tutti gli operatori commerciali di Sportinia”.

Temporali in arrivo, temperature in calo nel weekend

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È attesa per il pomeriggio di oggi una perturbazione che porterà temporali a Torino e sul Piemonte. Si prevede un marcato calo delle temperature, anche di 6-7 gradi. Anche domenica, con l’arrivo di aria fresca si avranno altre piogge  e temporali nel corso delle ore pomeridiane. Previsto un calo termico con valori massimi di 26-27°C. Nei primi giorni della prossima settimana le temperature saliranno nuovamente anche oltre i 30 gradi.

Tenta di accoltellare due persone: arrestato

Un giovane di 21 anni, di nazionalità nigeriana, è stato arrestato dalla polizia a Omegna (Verbano-Cusio-Ossola). Ha  tentato di accoltellare due persone.E’ accaduto non lontano dal centro della città a pochi passi dal lungolago.

Chi vuol male alla Val Susa così bella e strategica?

Caro Direttore,
Chi vuole male alla Val Susa? E’ una bella Valle con vestigia storiche importanti, dall’arco romano alla Sacra di S.Michele,  con un notevole flusso turistico , che conserva alcune aziende importanti (Azimut) anche se ne ha perse molte negli ultimi decenni a causa della crisi del tessile e ora sembra aver perso capacità attrattiva danneggiata dalle violenze dei Notav. Cosicché la Bassa Valle si stima abbia un PIL procapite sceso al livello delle regioni del Sud.
Una Valle che ha dato natali a persone di grandissimo spessore, da Medail di Bardonecchia che intuì prima di tutti la possibilità di traforare le Alpi da Bardonecchia a Modane a Des Ambrois di Oulx , personaggio politico di prima grandezza all’epoca di Carlo Alberto, che scrisse gran parte dello Statuto Albertino, grande sostenitore del primo Traforo alpino del Frejus. Cosicché la Valle venne scelta da autorevoli investitori esteri, primo fra tutti Augusto Abegg che a soli 19 anni da vita a quella che diventerà poi il Cotonificio della Valsusa.
Negli anni 80 si impiegarono  per difficoltà locali, oltre 10 anni per costruire la autostrada che collegasse il Nord Italia alla Francia traverso il Tunnel autostradale. Ricordo quando venne abbattuto il diaframma di quel Tunnel nel maggio 79, arrivarono il Primo Ministro francese Barre e da parte italiana il capo del Governò Andreotti e il Ministro Donat-Cattin (che accompagnai in elicottero) oltre a Botta, Calleri , Picchioni, là Savio e molti Bardonecchiesi da Mario Corino a Sergio Ambrois. La autostrada la dobbiamo agli on.li Botta e Frojo che ottennero la adesione dei Comuni.
A fine degli anni 90 però con il progetto della TAV impattante e mal illustrato (ecco i danni della incompetenza)  dalla Regione esplosero le proteste dei Notav.
L’aumento del traffico, il ritardo nel fare lavori di adeguamento ad alcune gallerie e viadotti hanno portato alla concentrazione dei lavori di ristrutturazione in corso che deviano il traffico causando code lunghissime con la aggiunta del traffico che usa la via del Bianco causa la manutenzione di quel Traforo autostradale.
Ieri mattina, ferragosto,  dalla tangenziale svolto per prendere la A32 ,la autostrada per Bardonecchia e Lione, e appena passato il casello inizia la coda come vedi dalla foto. Una coda lunga verso la barriera autostradale cui seguiranno altre riduzioni e salti di carreggiata sino alla altezza del cantiere della TAV. Tra 17 giorni poi aumenterà il traffico data la chiusura per quattro mesi del Traforo del Bianco.  La Val di Susa strategica non solo per Cavour , Medail e Des Ambrois ma anche per tutta l’Europa che ha previsto il nuovo Tunnel della ferrovia AV, la cosiddetta TAV. Una linea ferroviaria che consentirà di trasferire il 50% del traffico merci e passeggeri dalla strada ( che inquina e causa incidenti stradali) alla rotaia ( il mezzo di trasporto che non inquina). . Eppure in Valle per tanti anni contro l’opera ha dettato legge il Movimento NoTAV appoggiato dalla sinistra ex PCI e da tanti Sindaci del PD oltre che dai grillini teorici della Decrescita felice. Oggi dopo due decenni di lotte rimane la decrescita infelice della Bassa Valle che ha un PIL ormai a livello delle regioni del Sud. Una Valle scelta per le vacanze dai reali prima, da Carducci e Giolitti poi e dalla borghesia torinese nel dopoguerra tanto che il dialetto piemontese che si parla a Bardonecchia e’ quello torinese.
Spiace che non siano i valsusini a protestare per l’ulteriore ritardo nella costruzione della TAV , un’opera che beneficerà per prima proprio la Valle , prima con i lavoratori del cantiere e poi terminata l’opera portando più turismo alla Stazione Internazionale e togliendo traffico e smog dalla strada per portarlo su rotaia.
Chiudo col rammarico perché non sono ancora arrivati i ristori per il pesante evento alluvionale dello scorso anno a Bardonecchia. Sin qui ha supplito una brava e volenterosa Sindaca e la cittadinanza. Questa estate sembra ripagare i danni dello scorso anno , avvicinandoci alla prima stagione invernale che verrà gestita dal recente accordo tra il Sestriere e Bardonecchia.
Una Valle bella e affascinante sia dal punto di vista storico e paesaggistico ma frenata negli ultimi trent’anni dagli oppositori alla Tav e dagli errori di chi doveva realizzarla ,
anche se la società civile torinese, che ho avuto l’onore di guidare, sostituendosi ai partiti , con la grande Manifestazione del 10 Novembre 2018 disse con grande forza SITAV.
Fu la prima volta che la gente scese in piazza per scegliere un futuro di crescita attraverso la realizzazione di una grande rete di trasporto green come la ferrovia.
Mino GIACHINO 
SITAV SILAVORO

Cotswolds. Un viaggio tra i villaggi più belli della campagna inglese

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PENSIERI SPARSI  di Didia Bargnani

Cotswolds significa “recinti di pecore sulle colline”, si tratta di un’area molto vasta che si estende per circa 800 miglia attraverso cinque contee: Gloucestershire, Oxfordshire, Warwikshire, Wiltshire and Worcestershire.
Un viaggio organizzato dall’agenzia Viaggi Chiara in corso Vittorio Emanuele nota ai torinesi per la scelta di luoghi di nicchia e per i viaggi molto particolari ed interessanti che da sempre offre ai suoi clienti.
Pochi giorni indimenticabili lontano dal frastuono delle nostre città , un panorama fiabesco con piccoli villaggi incantati , giardini e fiori meravigliosi, ruscelli e vecchi manieri.
Questa parte d’Inghilterra non è molto conosciuta all’estero e si trova a 130 chilometri ad ovest di Londra; famosa per i suoi paesini con i prati verdissimi e i cottages costruiti con la tipica pietra del posto color miele, la Golden Cotswolds Stone, le chiese medievali con annesso cimitero e le antiche locande che ricordano miti e leggende.
Famosissimi i cottages con il tetto di paglia, simbolo oggi di un mondo idealizzato, le cosiddette “tatched house”,  una volta umili dimore, umide, abitate dalla servitù fino agli anni ‘50-‘60, quando iniziarono a diventare sempre più ricercate da chi voleva fuggire dal trambusto delle città per arrivare ad essere considerate attualmente una sorta di status symbol, ambite ed esclusive abitazioni per attori, politici e nobiltà inglese.
Per tre giorni di affitto si possono pagare anche 850 sterline (circa 1000,00 euro) e la lista di attesa è lunghissima!
Il nostro viaggio inizia a Moreton-in-Marsh, sede del famoso pub The Bell Inn che fu d’ispirazione a Tolkien quando scrisse Il Signore degli Anelli; si tratta di un villaggio che si snoda lungo la via principale da cui partono numerose stradine che conducono alle casette con i portoncini colorati e a giardini fatati, fino ad arrivare alla chiesa di St. David, immersa in uno scenario romantico, con il suo piccolo cimitero di campagna.
Da qui il paesaggio si snoda attraverso alcuni villaggi che incarnano lo spirito del Romanticismo inglese: Chipping Campden, un tempo conosciuta per il commercio della lana, esploso nel 1066 dopo la conquista normanna, le pecore del luogo sono chiamate “Cotswolds Lions “ , i leoni dei Cotswolds, proprio per il loro vello particolarmente consistente e per il famoso mercato coperto del 1627.
Snowhill, piccolissimo villaggio dalla tipica atmosfera british, immortalato in  alcune scene del film “Il diario di Bridget Jones”, circondato da splendidi ed inaspettati campi di lavanda.
Stow-on-the-Wold può essere considerata quasi una cittadina, ha diverse sale da the’, negozi di antiquariato e gallerie d’arte, ancora oggi si tiene un mercato con i prodotti tipici della zona come miele e formaggi.
La Venezia d’Inghilterra è il soprannome attribuito a Bourton on the Water per i canali e i piccoli ponti che collegano i due lati della cittadina.
Poco distante si trova Bibury, una fiaba nella fiaba, con la sua stradina Arlington Row disseminata di cottages risalenti al XIV secolo e il fiumiciattolo che scorre lento.
Il viaggio prosegue verso Winchcombe, vicoli e vicoletti con storici edifici in pietra per arrivare al Sudeley Castle, castello dove abitò l’ultima moglie di Enrico VIII, circondato da meravigliosi giardini, uno di questi con 69 tipi di rose.
Dopo qualche chilometro troviamo Hailes Abbey, un’abbazia del 1246, luogo di grande fascino storico.
Infine arriviamo a Bath, famosa per le sue terme romane, Patrimonio dell’Umanita’ dell’UNESCO, con la sua architettura georgiana appare spesso nella nota serie televisiva “Bridgerton”.
Lacock, minuscolo villaggio fuori dal tempo dove un tempo si lavorava la lana, sede di una bella abbazia e Castle Combe, uno dei borghi più belli della zona, sono le ultime due mete di questo viaggio nella meravigliosa ed incantata campagna inglese.

Brividi estivi a Bardonecchia

 

Anche quest’anno a fine agosto arrivano i giorni del brivido, del giallo, del mistero. Anche quest’anno torna Bardonoir, il festival letterario diretto da Giorgio Ballario e dedicato alla narrativa poliziesca nella città più a Ovest d’Italia.

Per tre giorni, dal 23 al 25 agosto, Bardonecchia diventa capitale del noir con un programma di incontri, presentazioni, interviste con gli autori e anche letture in strada a cura dell’Accademia dei Folli. Il cartellone del festival è stato studiato per offrire agli appassionati di questo genere letterario una giusta miscellanea tra autori più noti e altri ancora da scoprire, tra scrittori di respiro nazionale e internazionale e altri più legati al territorio, tra opere di puro intrattenimento e altre che non disdegnano la contaminazione con temi di costume e di carattere sociale.

Anche in questa occasione la “casa” di Bardonoir sarà la Base Logistica di viale Bramafam 60, che ha già ospitato numerose manifestazioni culturali, tra le quali l’edizione 2023 del Festival.

La manifestazione è organizzata nell’ambito del cartellone estivo Scena 1312 dal Comune di Bardonecchia e dell’Associazione Estemporanea.

Si comincerà subito con il botto: venerdì 23 alle 18,30 aprirà il festival lo scrittore astigiano Gian Marco Griffi, semifinalista al Premio Strega e autore del romanzo cult del 2023, “Ferrovie del Messico”, romanzo pluripremiato e pluritradotto all’estero. Griffi non è un autore noir, ma ci racconterà il suo rapporto – d’amore, d’odio, di indifferenza – con questo genere letterario.

Il giorno successivo, sabato 24, alle ore 11,30, si comincerà con un incontro dedicato al “non è mai troppo tardi”: tre autori torinesi – Patrizia Varetto, Cinzia Rita Gaza e Battista Gardoncini – che si sono scoperti giallisti in età avanzata e hanno conquistato il pubblico con romanzi di ambientazione inconsueta e originale.

Il clou del festival è in programma sabato pomeriggio: alle 15,30 Cristina Origone, autrice genovese, e Gian Luca Campagna, scrittore di Latina, spiegheranno come in un’opera noir si possono fondere intrattenimento e impegno sociale; alle 17 la scrittrice milanese Rosa Teruzzi racconterà della sua serie dedicata alla fioraia Libera, la detective improvvisata che si muove nei quartieri più tradizionali di Milano, come il Giambellino.

Infine alle 18,30 sarà ospite di Bardonoir Valerio Varesi, parmense, uno dei più noti e longevi giallisti italiani, molto amato anche all’estero (in Francia è una star) e autore della serie del commissario Soneri che anni addietro fu portata in televisione con il volto di Luca Barbareschi nella fiction Rai “Nebbie e delitti”. Seguiranno le letture al Borgo Vecchio a cura dell’Accademia dei Folli.

Il festival si chiuderà domenica 25 con altri due appuntamenti di rilievo. Al mattino, ore 11,30, parleranno del “fascino indiscreto” del noir di provincia due ospiti di primo piano come il varesino Emiliano Bezzon, autore di romanzi ambientati in Lombardia e Piemonte; e il veneziano Stefano Cosmo, che lo scorso anno ha debuttato con il botto raccontando il mondo delle lotte clandestine nel Nordest e vincendo numerosi premi letterari.
Nel pomeriggio, alle ore 15, concluderà il festival l’incontro con due autori che hanno saputo coniugare il genere noir con la fantapolitica e la spy-story: Gabriele Barberis, biellese, giornalista a Milano, autore di un fortunato volume che mette in relazione i tempi odierni con le vicende oscure del terrorismo degli anni Settanta; e Fabrizio Borgio, astigiano, che ha scritto gialli classici ambientati nel Monferrato ma di recente ha pubblicato per Segretissimo Mondadori un romanzo di spionaggio sui retroscena degli interessi italiani e occidentali dietro al conflitto libico.