ilTorinese

Le gastroenteriti del cane

IL TORINESE… CON LA CODA

L’ultima volta abbiamo parlato di gastroenteriti da corpo estraneo, ovvero dell’ infiammazione del l’apparato gastroenterico dovuta all’ingestione di un oggetto, che lesiona appunto la mucosa gastroenterica e che, in alcuni casi, può diventare un’urgenza chirurgica.
Le cause di gastroenteriti però possono essere molteplici.
Parliamo del cane.
I virus che possono colpire il sistema digerente sono molteplici, tra questi per esempio uno dei più gravi è il parvovirus, soprattutto nei cuccioli. Un altro virus particolarmente aggressivo nei cuccioli, di solito causa di problemi respiratori e neurologici, ma in alcuni casi anche di lesioni gastroenteriche, è il cimurro.
Per entrambe queste malattie esiste la vaccinazione.
Un’altra malattia per cui si effettua la vaccinazione, causa di problemi gastroenterici, e più spesso epatici e renali, è la leptospirosi. Questa volta responsabile  è un batterio.
Oltre alle forme infettive, l’infiammazione intestinale può essere dovuta a forme di intolleranze intestinali, a forme infiammatorie, e in entrambi questi casi la cosa più importante su cui lavorare è la dieta, fino alle forme tumorali. In questo ultimo  caso la tempestività nella diagnosi fa ovviamente la differenza.
Esistono poi anche le banalissime diarree da dismicrobismo legate a fattori di stress, e allora in alcuni casi basta una buona terapia probiotica.
In tutti i casi, non fare di testa vostra, ma rivolgetevi al vostro veterinario di fiducia.

Dott.ssa Federica Ferro
Dott. Stefano Bo

Litiga con la moglie e si dà fuoco: è grave al Cto

L’esplosione di una bombola  di gas ieri sera in un alloggio del quartiere  di S.Agabio a Novara sarebbe stata deliberatamente causata da un uomo di 50 anni, rimasto gravemente ustionato e  trasportato in condizioni critiche  con l’elisoccorso al Cto di Torino. L’uomo si sarebbe dato fuoco volontariamente dopo una violenta lite con la moglie. La donna e i due figli, sono intervenuti per aiutarlo riportando anche loro ustioni.

Volontari al Cottolengo, un corso di formazione

 

Dal 29 gennaio al 9 febbraio 2024organizzato dall’AVC (Associazione Volontariato Cottolenghino)

 

L’Associazione Volontariato Cottolenghino Odv (AVC) organizza alla Piccola Casa della Divina Provvidenza – Cottolengo di Torino un corso di formazione gratuito, aperto a tutti, in preparazione al servizio di volontariato.

 

Si terrà dal 29 gennaio al 9 febbraio 2024 il lunedì, il mercoledì e il venerdì dalle ore 17 alle 18.30 presso il salone “Madre Nasi” della Piccola Casa (ingresso da via San Pietro in Vincoli 12 – Torino).

 

Lunedì 29 gennaio 2024 il percorso formativo sarà aperto alle ore 17 dai saluti del Padre Generale della Piccola Casa Padre Carmine Arice e del Presidente dell’AVC Antonello Maino.

 

Il corso, dopo un’introduzione di Fratel Mauro Ripamonti, fratello cottolenghino, su «La mission del Volontariato Cottolenghino», presenterà le diverse realtà della Piccola Casa in cui i volontari prestano il loro prezioso servizio: dai Centri di Ascolto alla Mensa di «Casa Accoglienza» alle Scuole alle RSA e all’Ospedale. Verrà poi offerta una panoramica sulle «Missioni Cottolenghine nel mondo».

 

Venerdì 9 febbraio porteranno la loro testimonianza un’ospite e una volontaria della Piccola Casa.

 

Il corso si concluderà con i saluti finali della Superiora Generale delle Suore di S.G.B. Cottolengo Madre Elda Pezzuto e del Superiore Generale dei Fratelli Cottolenghini Fratel Giuseppe Visconti.

 

Sabato 3 febbraio alle ore 15 e sabato 10 febbraio alle ore 10, inoltre, sono previste due visite guidate alla Piccola Casa di Torino, tra cui il percorso storico nelle stanze abitate da San Giuseppe Cottolengo, inaugurato lo scorso 30 aprile, a cura di Suor Maria Teresa Materia.

 

Iscrizioni

Per iscrizioni contattare l’Ufficio dell’AVC (via Cottolengo 14 – Torino):

  • Martedì dalle ore 9 alle 12 e dalle ore 14.30 alle 17
  • Mercoledì dalle ore 9 alle 12
  • Giovedì dalle ore 9 alle 12 e dalle ore 14.30 alle 17

Tel. 011.5225185, mail volontariato.cottolenghino@avc-odv.org

 

Per ulteriori informazioni: www.cottolengo.org

Metro 2, presentato il cronoprogramma. Partirà entro l’estate la gara per l’assegnazione dei lavori

Partirà entro l’estate la gara per l’assegnazione dei lavori per la prima tratta della linea 2 della metropolitana di Torino, dalla stazione Rebaudengo al Politecnico, dieci chilometri di tracciato con tredici stazioni e un deposito officina completamente interrato. I primi mesi del 2025 saranno dedicati all’aggiudicazione dell’appalto e al progetto esecutivo per dare il via al lavori nella seconda parte dell’anno.

 

A tracciare il cronoprogramma a Palazzo Civico nel corso di una conferenza stampa sono stati il sindaco Stefano Lo Russo e il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio con il commissario straordinario per l’opera Bernardino Chiaia. L’obiettivo è quello di veder partire il primo convoglio nel 2032. Un programma condiviso con il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini,  in città per il viaggio inaugurale della tratta ferroviaria Torino – Ceres,  la cui presenza sotto la Mole è stata l’occasione anche per fare il punto sulle estensioni a nord e a sud dell’attuale tracciato, ancora in attesa di finanziamento, che consentiranno di raggiungere San Mauro in una direzione e Mirafiori nell’altra

L’inaugurazione della Torino-Ceres e, nella stessa giornata, l’incontro sulla linea 2 della metro per il Ministro Matteo Salvini rappresentano “un modello di sostenibilità e tutela dell’ambiente serio, vero, non ideologico ma pragmatico. Sarà – ha dichiarato – un futuro importante per i torinesi e i piemontesi. Torino – ha aggiunto – è una città che si approccia con pragmatismo e buon senso ai temi climatici, offrendo alternative e non affrontando il tema in modo punitivo”. Il Ministro ha poi ricordato che nel 2032, anno in cui la nuova line della metro dovrebbe entrare in funzione saranno molte le infrastrutture ad entrare in funzione: “il primo treno attraverserà il tunnel della Tav, il primo treno passerà nel tunnel del Brennero, il primo vagone su metro C di Roma e, si spera, il primo treno attraverserà lo Stretto, nel nome dell’unire il Paese sull’efficienza vera e sull’ambientalismo vero”.

“La linea 2 è un’opera fondamentale nel processo di trasformazione e ripartenza della città su cui siamo al lavoro come amministrazione – ha sottolineato il sindaco Stefano Lo Russo-. In questi mesi sono stati fatti importanti passi avanti grazie ai fondi stanziati e alla recente nomina di un commissario straordinario da parte del Governo, accelerando le procedure e consentendoci di recuperare tempo prezioso. Stiamo concretamente dando avvio ad un’infrastruttura strategica che cambierà radicalmente il volto della città, facilitando i collegamenti da nord a sud e, attraverso l’interscambio con gli altri mezzi di trasporto, con l’intera area metropolitana”.

“Il nostro obiettivo a Torino – ha spiegato il presidente della Regione Alberto Cirio – era mettere in sicurezza le due opere strategiche per la città: il Parco della Salute e la seconda linea della metropolitana. Per farlo, insieme come Regione Piemonte e Comune di Torino, abbiamo chiesto e ottenuto l’intervento del governo che ha nominato due commissari, con una legge dello Stato che assegna loro poteri straordinari e li mette nelle condizioni di offrire garanzie sul rispetto dei tempi e sulla rapidità delle procedure per realizzare due opere fondamentali e in grado di rendere questo territorio sempre più attrattivo e centrale, più moderno e funzionale. Per questo desidero ringraziare il vicepremier e ministro Matteo Salvini: per la sua attenzione verso le istanze di questo territorio. Oggi abbiamo garanzie che questi due progetti possano andare avanti superando i problemi che nelle opere pubbliche ci sono sempre. Il Piemonte è sempre stato caratterizzato da un senso di isolamento infrastrutturale, oggi invece è il cuore dell’Europa proprio grazie alle tante opere infrastrutturali che si stanno realizzando. In questo contesto si inserisce anche la linea 2 della metropolitana di Torino un’opera innovativa e strategica che migliorerà la qualità della vita di Torino e quindi dell’intero Piemonte”.

“La prima sfida che ci attende – ha detto il commissario straordinario Bernardino Chiaia – è quella di preparare delle gare che consentano di dotare la città, in tempi brevi e certi, di un’infrastruttura moderna con la miglior tecnologia possibile presente sul mercato nel momento della sua messa in esercizio. Con la metro 2 – continua – coltiviamo inoltre l’ambizione di offrire a Torino e ai suoi cittadini un’opera che non sia solo funzionale ma che presenti anche delle innovazioni tecnologiche e architettoniche all’avanguardia che possano renderla motivo di orgoglio per tutti, diventando al contempo motore di sviluppo economico e sociale in aree urbane da rilanciare”.

Il primo tratto della linea 2 della metropolitana è stato finanziato con due atti legislativi diversi per un totale di 1,8 miliardi di euro.

L’opera consentirà il recupero del cosiddetto Trincerone, il tratto di ferrovia nella zona nord della città abbandonato da decenni, che verrà coperto per permettere la creazione interrata delle stazioni Corelli, San Giovanni Bosco e Giulio Cesare e ne consentirà la riqualificazione nella parte superficiale per 67mila metri quadrati dove troveranno posto oltre 700 alberi, si svilupperanno 4,5 chilometri di piste ciclabili e verranno realizzate aree di socializzazione e per lo sport.

Studi preliminari stimano per l’entrata in servizio di questa prima tratta una media di 113.500 passeggeri trasportati quotidianamente con una riduzione del traffico delle auto private di almeno il 10 per cento.

I mercati rionali, una affascinante realtà torinese

SCOPRI-TO Alla scoperta di Torino
Il mercato esiste da tantissimo tempo, i primi scambi di merci avvenivano infatti con il ritrovo di qualche venditore ambulante nelle piazze in molte città; dalla seconda metà del Novecento questa abitudine si diffonde sempre più diventando come lo conosciamo oggi, “il mercato rionale”.
La città di Torino infatti vanta tra le sue numerose caratteristiche più di quaranta mercati rionali tutti i giorni, dove si può trovare di tutto dall’antiquariato al moderno, dalle firme al fast fashion, dal dolce al cibo salato.
Tra di essi il mercato della Crocetta, aperto tutti i giorni fin dal 1920, dove possiamo trovare grandi firme a prezzi contenuti e banchi di artigiani con prodotti unici nel loro genere. Il mercato della Crocetta si trova in via Cassini e si divide nelle vie adiacenti fino alla Chiesa Della Beata Vergine delle Grazie costruita nel 1558 che fa da cornice al mercato stesso.
A Torino abbiamo anche il mercato più esteso d’Europa, “il mercato di Porta Palazzo” nel quartiere Borgo Dora. Questo mercato, dal 1835 è nel cuore ed affascina i torinesi ed è molto visitato dai turisti non solo per la sua mescolanza di culture con  molti banchi di etnie diverse che concorrono, con i loro tessuti a rendere l’ambiente colorato e accogliente in qualsiasi stagione, ma anche per avere una parte coperta dedicata all’ittico ed all’alimentare dove si dice che si può comperare il pesce e la frutta della miglior qualità della città. Il mercato di Porta Palazzo è operativo al mattino dal martedì al venerdì ed il sabato tutta la giornata.
Il mercato di Porta Palazzo è diventato anche un romanzo, l’associazione “Ponti di Parole” durante il periodo del Covid 19 ha raccolto sul sito della libreria “Il Ponte Dora” tante storie ed aneddoti di numerosi testimoni che hanno vissuto la realtà e la vita quotidiana di Porta Palazzo; il progetto ha avuto un grande seguito e ancora oggi l’associazione cerca di creare sempre nuove idee ed opportunità per raccontare i mercati nelle zone di Torino e soprattutto per creare sempre più coesione fra le varie culture presenti perché è proprio dalle differenze, dal dialogo e dal confronto che vengono fuori le migliori idee.
Il mercato di Porta Palazzo (foto Mario Alesina)

 

Sempre in zona e tra i molti mercati totalmente al coperto vi è il Mercato Centrale aperto dalle 8.00 alle 23.00 in Piazza Della Repubblica con tantissimi artigiani del gusto come Raffaele D’Errico con il suo pane fresco e La Piola che offre tajarin al ragù, vitello tonnato ed altre prelibatezze piemontesi, troviamo anche la tradizione giapponese con i ramen ed altri piatti tipici di Akira Yoshida e l’alta pasticceria del sud con le sfogliatelle sfornate calde del pasticcere Alfonso Franzese. Il mercato coperto offre ai numerosi turisti un ambiente ricercato grazie al cibo e al contempo mantiene la sua semplicità negli arredamenti proprio a somiglianza di un mercato all’aperto.
Un altro grande mercato è quello di Santa Rita dove emerge principalmente, oltre al vestiario, la parte di ortofrutta di qualità a prezzi competitivi. Moltissimi commercianti rivelano che il periodo invernale è quello migliore per i mercati, nonostante le basse temperature in molti scelgono gli acquisti nei rioni per competitività del prezzo e per il legame di amicizia e fiducia che si crea con il tempo  fra i clienti ed i venditori ambulanti. Nel mercato di Santa Rita infatti ci confessano che spesso i clienti sono gli stessi di settimana in settimana e questo gli inorgoglisce e giustifica l’impegno non indifferente per una attività che inizia già al mattino molto molto presto con qualunque tempo.
Il terzo mercato più grande della città sabauda è quello al confine con Moncalieri in Piazza Bengasi, oggi leggermente spostato per la nuova stazione metropolitana, che, con le sue oltre 200 bancarelle. offre tantissime occasioni per ogni gusto.
Per gli amanti del passato c’è poi “il mercato Vintage della Gran Madre” attivo ogni terza domenica del mese e che merita un passaggio sia per un tuffo nel passato sia per la splendida location in pieno centro dove si trova.
Occorre un plauso importante ai venditori ambulanti, soprattutto a coloro che lavorano nei mercati all’aperto per un lavoro sicuramente molto impegnativo; d’inverno per il grande freddo e d’estate per il caldo eccessivo, anche gli orari sono spesso estenuanti perché devono arrivare prestissimo sulla piazza per prenotare il posto e montare la propria struttura prima dell’arrivo dei primi clienti, esponendo la propria mercanzia nel modo migliore per offrire qualità, disponibilità e simpatia a chi sfrutterà un paio di ore per gli acquisti con e tra amici.
NOEMI GARIANO

“Storie di Lucette” Al “Circolo dei Lettori” di Torino

La presentazione del libro di Franca Rizzi Martini, in occasione della celebrazione del “Giorno della Memoria”

Mercoledì 24 gennaio, ore 18

“Una saga familiare di ampio respiro, che spazia dalla Polonia alla Francia, che illumina dei francesi i giusti e gli ingiusti, che ci descrive come una patria materna quale la Francia può trasformarsi in un mondo di orrore. E soprattutto ci racconta questo mondo di ebrei polacchi emigrati in Occidente, il passaggio dall’osservanza di stampo chassidico al laicismo francese, i legami famigliari che nemmeno la Shoah riesce a distruggere, il peso di una liberazione ancora troppo carica di memorie rimosse, ma non cancellate. Come quelle di Lucette, riemerse, a chiudere il cerchio, solo oggi, nella sua vecchiaia”: così nella sua preziosa “postfazione”, Anna Foa (celebre storica, già docente a “La Sapienza” di Roma, da sempre impegnata sul fronte della “memoria” e con Anna Bravo fra le maggiori studiose della condizione femminile nella Shoah) presenta “Storie di Lucette” – da Nancy alle Ardenne, bambina in fuga dai nazisti – libro scritto dalla milanese, residente a Moncalieri (Torino), Franca Rizzi Martini per “Neos Edizioni”, che sarà presentato mercoledì prossimo 24 gennaioalle 18, nella Sala Biblioteca del “Circolo dei Lettori”, In occasione delle celebrazioni del “Giorno Internazionale della Memoria” (27 gennaio) e con il Patrocinio della “Comunità Ebraica di Torino”.

La storia raccontata da Franca Rizzi Martini prende avvio nel lontano 1923, quando la famiglia Goldberg – padre, madre e otto figli, alcuni adulti e sposati – si trasferisce da un paesino della Polonia a Nancy, in Francia. Mentre i due nonni sono ultraortodossi, i figli non seguono i dettami della religione ebraica e ciò rende loro più facile integrarsi fino a considerarsi francesi in tutto e per tutto. Questo però non li renderà esenti dalla terribile persecuzione nazista. Così, nel febbraio del 1944, quando i rastrellamenti si fanno più assidui, Lucette, che non aveva ancora compiuto dieci anni, viene mandata a Verpel, un paesino delle Ardenne, insieme al fratello Alex di qualche anno più grande e qui vivono ospitati sotto mentite spoglie, riuscendo così a salvarsi. Suzanne e Albert Didier, i coniugi che li accolsero nella loro caffè-pensione salvandoli dalla deportazione, sono stati riconosciuti “Giusti fra le Nazioni” da “Yad Vashem” (l’“Ente Nazionale per la Memoria della Shoah” di Gerusalemme) nel 2012. Altri membri di questa grande famiglia riusciranno a sfuggire alla scure nazista, ma ben diciassette persone del nucleo familiare verranno deportate ad Auschwitz e da lì non faranno più ritorno. Degli orrori perpetrati dal nazismo che portò alla morte gran parte della sua famiglia e – si calcola – fra i 5 e i 6milioni, solo di ebrei, in Europa (soprattutto in Polonia e nel resto dell’Europa comunista), Lucette ha sempre cercato di rimuovere il ricordo. Non esistevano parole adeguate per poter parlare di fatti così aberranti. Ancora Anna Foa: “Lucette non legge libri sulla Shoah, non va a vedere la culla in Polonia della sua famiglia, non visita Auschwitz. Fino a che, con il volgere degli anni, Auschwitz la chiama”.

E quel richiamo è troppo forte e doloroso per tenerlo nascosto tutto dentro di sé. Così oggi, a 80 anniLucette Brytenyszok Testa esplode in un’inarrestabile valanga di memorie sopite: “Nella mia vita sono sempre scappata … A un certo punto, però, ho dovuto dare voce all’enorme sofferenza che era dentro di me, che ancora mi accompagna e che forse non mi abbandonerà mai. Ho capito di avere bisogno di tirare fuori un dolore che non ero mai riuscita a comunicare”. Così, persecuzioni, deportazioni, fughe e avversità legate al più orribile genocidio della Storia e ricordate da un’anziana donna che tutto ciò ha vissuto quand’era bambina, sono state raccolte e messe su carta da Franca Rizzi Martini, che “con affettuosa partecipazione e delicatezza, proprie di quella bambina di un tempo, ha saputo offrircele senza speculare sull’orrore, ma trasmettendo comunque appieno il dramma vissuto dai protagonisti”.

Per ulteriori info“Neos Edizioni”, via Beaulard 31, Torino; tel. 011/7413179 o www.neosedizioni.it

g.m.

Nelle foto:

–       Cover “Storie di Lucette”, Neos Edizioni

–       Lucette, Nancy, 1957

–       Lucette in colonia a Celles sur Plaine (la prima destra che abbraccia Charlotte), 1947

“L’agricoltura non è la prima responsabile dell’inquinamento”

Coldiretti: anzi, serve alla rigenerazione ambientale e alla sostenibilità

 

L’agricoltura non è la prima responsabile dell’inquinamento dell’aria, anzi, l’allevamento e l’agricoltura servono per migliorare la sostenibilità ambientale. Su queste conclusioni si sono trovati d’accordo mondo scientifico e mondo agricolo a confronto  a Torino con il convegno “Allevamenti e qualità dell’aria” organizzato nel capoluogo subalpino da Coldiretti Torino con i Dipartimenti di Scienze agrarie e veterinarie dell’Università di Torino.

Il presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini, ha respinto le accuse agli allevamenti e alle pratiche agricole troppo spesso additate come la causa principale della formazione delle polveri sottili che minacciano la salute dei cittadini della Pianura Padana. «Le nostre aziende agricole – ha detto Prandini – sono sempre disponibili ad accettare l’innovazione che viene dalla ricerca scientifica. I nostri agricoltori sono i primi a cercare una sempre maggiore sostenibilità delle pratiche agricole. Ma quello che non possiamo accettare è essere accusati di fare ammalare la gente. Siamo stufi di assistere a una cattiva informazione sul nostro mondo e non siamo disposti ad accettare che si parli di chiusura degli allevamenti per migliorare la qualità dell’aria».

A Prandini ha fatto eco il ministro dell’ambiente e sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che ha ricordato l’opposizione del governo italiano che è riuscita a bloccare in Europa il tentativo di equiparare gli allevamenti alle grandi fabbriche. «Gli obiettivi sulla qualità dell’aria – ha detto il ministro – si raggiungono lavorando su più fronti ma soprattutto sul fronte energetico. C’è bisogno di equilibrio e di tempo. Il 2030 per centrare gli obiettivi strategici non basta: abbiamo chiesto almeno 5 anni in più».

La presidente di Coldiretti Piemonte, Cristina Brizzolari e il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici, hanno ricordato che l’agricoltura è pronta a migliorarsi e a diventare sempre più sostenibile «ma non per questo – hanno ricordato i due presidenti – accetteremo che si chieda agli allevamenti di chiudere».

Secondo Barberodirettore Generale di ARPA Piemonte, ha ricordato, che, in Piemonte, il Pm10 prodotto direttamente dall’agricoltura tocca una percentuale minima, intorno al 4-5%. Ma rimane il problema delle emissioni di ammoniaca che producono particolato secondario. «Sappiamo che il Pm10 secondario generato dall’ammoniaca contiene meno sostanze dannose per la salute rispetto al Pm10 primario. Sappiamo anche che vanno approfonditi i modelli di formazione e dispersione del particolato secondario in un’area a scarso ricambio di aria come la Pianura Padana. Intanto registriamo un miglioramento complessivo della qualità dell’aria in Piemonte a conferma che agire su fronti diversi, ad iniziare dal traffico, porta risultati».

Al convegno sono intervenuti anche Carlo Grignani, direttore Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino che ha ribadito che non ha senso chiedere la chiusura degli allevamenti per migliorare la qualità dell’aria. Francesco Tresso, assessore al verde pubblico del Comune di Torino ha ricordato l’importanza ambientale dell’agricoltura per una metropoli come Torino. Marco Protopapa, assessore all’agricoltura e cibo della Regione Piemonte ha annunciato che saranno chieste più risorse per accompagnare gli allevamenti verso la riduzione dell’impatto ambientale. Gianfranco Guerrini, consigliere delegato all’ambiente della Città Metropolitana di Torino ha ricordato le azioni di area vasta svolte per il contrasto all’inquinamento dell’aria.

Per l’Università di Torino sono intervenuti con presentazioni scientifiche: Davide Biagini, del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino che ha affermato l’importanza degli allevamenti animali per la qualità ambientale dei territori; Laura Zavattaro, del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino Giampiero Lombardi, Dipartimento di Scienze Agrarie che hanno ricordato lo stretto legame tra la biodiversità dei prati stabili e la presenza degli allevamenti. Elio Dinuccio del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino, ha illustrato le tecnologie per ottimizzare la filiera degli effluenti di allevamento riducendo l’impatto sulla qualità dell’aria e ottimizzare il bilancio del carbonio.

Volpiano, per «No Mafia 2024» l’incontro con Luisa Impastato


Sabato 27 gennaio «Il mare a cavallo» per ricordare Peppino Impastato

Sabato 27 gennaio alle 20.45, a Volpiano nella Sala «Maria Foglia» (via Trieste 1), per «No Mafia 2024» è in programma lo spettacolo teatrale «Il mare a cavallo» di Manlio Marinelli, con Antonella Delli Gatti e la regia di Luca Bollero, per ricordare Peppino Impastato, ucciso dalla mafia nel 1978, e l’impegno di sua madre Felicia per «vedere riconosciute l’innocenza del figlio e la colpevolezza dei carnefici»; a seguire dibattito con Luisa Impastato, nipote di Felicia. Una produzione Tedacà in collaborazione con Casa degli Alfieri Toto, prenotazioni a tototeatro@gmail.com

L’effetto placebo

L’effetto placebo è la reazione positiva che un paziente può manifestare dopo aver ricevuto un trattamento apparentemente valido, ma in realtà privo di qualsiasi effetto terapeutico. Tale effetto viene spesso osservato quando un paziente assume un farmaco o riceve un trattamento credendo fermamente nella sua efficacia: un esempio classico è la pillola di zucchero che, somministrata al paziente per curargli una affezione, lo induce a percepire un miglioramento dei sintomi.

L’effetto placebo, quindi, non è correlato alla sostanza usata ma alla fiducia posta nel farmaco e nel medico che lo ha prescritto.

I rimedi placebo si possono distinguere in due tipi: il placebo puro, cioè un farmaco o un trattamento completamente privo di effetto terapeutico ed il placebo impuro che, a differenza del primo, possiede efficacia terapeutica, ma non specificamente per la patologia per la quale è stato somministrato.

Alcune affezioni quali ansia, cefalea ed insonnia rispondono bene ai trattamenti placebo, a dimostrazione di quanto mente e corpo siano connessi; tali affezioni sono, infatti, spesso di origine psicosomatica dove la manifestazione fisica, i sintomi, sono in realtà causati da un problema di origine psicologica.

Moltissime terapie, ancora oggi praticate nei paesi africani, centro-americani ed asiatici, producono un effetto placebo: gli sciamani, gli stregoni, i curanderos devono gran parte dei loro successi all’effetto placebo che permette al paziente di sentirsi guarito con i gesti, le parole, i rimedi somministrati dal guaritore.

Il termine placebo compare per la prima volta nel 1785 ma soltanto verso la fine del XIX secolo gli venne attribuito il significato attuale, quello di sostanza farmacologicamente non attiva, quindi inerte. Nel XVIII secolo, il medico inglese Elisha Perkins era solito utilizzare bacchette metalliche per curare numerose patologie in forza del magnetismo da esse posseduto; nello stesso periodo John Haygarth condusse un esperimento: utilizzò bacchette di legno, quindi sicuramente amagnetiche, per la cura delle stesse patologie ottenendo risultati simili. Comprese in tal modo come il rimedio non fosse il magnetismo in sé ma la suggestione.

La relazione esistente fra medico e paziente è fondamentale. Una comunicazione empatica, che trasmetta fiducia, speranza e positività è il requisito sine qua non per la riuscita della terapia: sembra assurdo, ma è più efficace una cura placebo somministrata da un medico nel quale si nutre fiducia piuttosto che una terapia tradizionale, se la fiducia nel medico è scarsa o manca del tutto.

L’effetto placebo pare non funzionare su alcune sindromi o affezioni come depressione, obesità, diabete, ipertensione, dislipidemia; tale effetto, infatti, agisce sulla percezione individuale dei sintomi ma non sulle cause dei medesimi.

Tuttavia, se è vero che il farmaco placebo genera lo stesso effetto curativo dei farmaci “veri”, è altrettanto possibile che si manifestino anche effetti collaterali derivanti dalla loro assunzione: a tali effetti viene dato il nome di nocebo. Cosa significa?

Così come possiamo subire gli effetti collaterali o l’interazione con altri farmaci, allo stesso modo possiamo sviluppare l’effetto nocebo temendo che un farmaco possa essere nocivo o pericoloso per il nostro organismo, soprattutto se somministrato in seguito ad una diagnosi grave o dubbia o se non nutriamo fiducia nel sanitario che ce li ha prescritti.

E’ evidente che il nostro cervello lavori ben oltre ciò che noi immaginiamo e, soprattutto, possa arrivare dove la scienza non arriva: ecco spiegato come i riti voodoo, quelli sciamanici e altre medicine etniche agiscano anche a distanza, quando un soggetto sa che qualcuno si sta occupando di lui, nel bene o nel male, in forte contrapposizione con qualsiasi teoria scientifica.

Questo dovrebbe far riflettere, e la medicina olistica lo insegna, che è necessario rimuovere la causa di un problema anziché i sintomi perché questi sono facilmente aggirabili con l’autosuggestione, mentre ciò che li ha causati può continuare a produrre danni all’organismo coinvolgendo anche organi diversi o cronicizzandosi. Io suggerisco sempre ai miei studenti e a chi si rivolge a me di imparare ad ascoltare il proprio corpo, per quanto strani possano sembrarci i suoi messaggi: eviteremmo tante brutte sorprese e inutili fastidi.

Sergio Motta

InBici Training Camp Mialno – Sanremo

E’ uno degli eventi ciclistici più prestigiosi del calendario internazionale. E, del resto, per capire la secolare storia della Milano-Sanremo, basta scorrere i nomi dei suoi vincitori. In un albo d’oro che parte dal 1907 ci sono tutti i “mostri sacri” del ciclismo di ieri e di oggi: da Binda a Girardengo, da Coppi a Bartali, da Merckx a Gimondi, da Moser a Saronni, da Bugno a Fignon, fino a Zabel, Cipollini, Petacchi, Nibali, Van Aert e Van Der Poel, ultimo vincitore della Classicissima di Primavera davanti al nostro Filippo Ganna.
In questa straordinario scenario che profuma di grande ciclismo non poteva mancare il nostro InBici Training Camp che, proprio in concomitanza con il fine settimana della Milano-SanRemo, vi dà appuntamento dal 14 al 17 marzo.

Di grande prestigio la location: l’Aregai Marina Hotel & Residence, una delle più eleganti strutture bike-friendly della Liguria, a due passi dal porto turistico di Marina degli Aregai, incastonato nella splendida località di Santo Stefano al Mare, in provincia di Imperia.
Immerso in uno scenario incantevole, incorniciato dal verde ed in perfetta simbiosi con la natura locale, il “quattro stelle” selezionato da InBici è il luogo ideale per una vacanza sportiva, ma anche per chi ricerca semplicemente relax.
Dotato di camere di varie tipologie (dalle superior alle suite) e di appartamenti monolocali o bilocali con angolo cottura, l’hotel si trova in un’area che offre ai ciclisti di tutti i livelli molteplici opportunità: dalla rilassante pista ciclabile della Riviera dei Fiori, che passa proprio alle spalle dell’Hotel e percorre l’affascinante costa per oltre 24 km ai più impegnativi tracciati della Classicissima.

E per rendere il soggiorno ancora più suggestivo, InBici ha scelto un testimonial di grande valore: quel Gianni Bugno trionfatore della Milano Sanremo nel 1990. Con lui percorreremo gli itinerari storici della Milano Sanremo, sfidando il Poggio o la leggendaria salita della Cipressa, luoghi che hanno scritto pagine indelebili nella storia di questo sport.
La proposta del camp prevede una quota di partecipazione di 590 euro a persona in camera doppia con la formula della pensione completa in una struttura a quattro stelle sul mare.
Per tutte le informazioni sull’Inbici Training Camp – Milano Sanremo si può chiamare il numero 393 / 9838319 oppure scrivere una mail a redazione@inbici.net
CLICCA QUI  E SCARICA IL MODULO ISCRIZIONE