Secondo l’indagine di Legambiente “Mal’Aria” sull’inquinamento atmosferico nelle città italiane nel 2023 Frosinone è la maglia nera nazionale con 70 giorni di sforamento. Seguono Torino (66), Treviso (63), Mantova, Padova e Venezia
(62). Milano è in decima posizione con 49 giorni di sforamento dei livelli di Pm10. Le meno inquinate sono Napoli e Isonzo con “soli” 36 sforamenti. I limiti normativi per lo sforamento delle polveri sottili Pm10 sono di 35 giorni all’anno
Da lunedì 19 febbraio, a causa del concomitante cantiere di Smat per la realizzazione dell’idropolitana, la riduzione di corsia riguarderà l’intero tratto tra i corsi Unità d’Italia e Giambone.
Salvatore Seguenzia: “Le parole devono vivere”
Informazione promozionale
LE PAROLE OFFRONO SEMPRE UNA SECONDA OPPORTUNITÀ’; VIVERE E’ LA COSA PIU’ RARA CHE ESISTA AL MONDO
Nuova opera letteraria dello scrittore siciliano Salvatore Seguenzia natio di Augusta, città che lui stesso definisce “l’isola nell’Isola”. Sposato, padre di due figli, ha conseguito due lauree e da oltre trent’anni è un Ispettore della Guardia di Finanza. Da un paio d’anni la sua terra natia, posta al centro del meraviglioso ed affascinante Mediterraneo, inebriata dal calore dell’Etna, è diventata la fonte ispiratrice della sua lirica nonché della sua narrativa. Questa qualità, da qualche anno, è apprezzata dalla Casa Editrice Aletti Editore la quale gli ha permesso di pubblicare la sua terza opera letteraria. Salvatore Seguenzia da quasi dieci anni ha sposato la poesia e la scrittura attraverso le quali vuol trasmettere nuovi stimoli che inevitabilmente cambiano, si evolvono e – a volte – tornano indietro per poi scattare nuovamente avanti. Per lui le fondamenta del narrare sono la custodia delle radici, il senso di appartenenza a un territorio, la memoria storica dialettale. Una cornice dentro la quale dipingere tutti questi elementi identitari e costitutivi a tal punto da esternare quelle parole che fotografano prima l’uomo Seguenzia e poi lo scrittore Salvatore. Lo stesso autore afferma che ogni mattina, prima di recarsi al lavoro, fa un tragitto che lo porta a contatto con il suo amato mare e, come si conviene con un amico, lo accoglie sempre con la frase: “Buongiorno mare”. Una piccola sciccheria attraverso la quale avverte, contraddistingue e custodisce il vero senso della vita; il fulcro dell’umano villaggio dove lo sguardo è propenso verso i meno fortunati che spesso chiedono solo di essere considerati per ciò che sono.
Per non smentirsi, la nuova opera letteraria – Le parole devono vivere – altro non è che una “fantasia nella fantasia” dove l’attenzione è rivolta nel ricordare tutti coloro in cui, in quel frangente della loro vita, il ricordo rimarrà – per sempre – indelebile, purtroppo, nei loro cuori: la Shoah. Termine oramai coniato all’interno di una storia di antisemitismo di lungo corso. Pregiudizi ed ostilità coltivate in un terreno antico e verosimilmente fertile da cui lo stereotipo uomo sassone ha voluto aggiungere una impostazione razzista. Fu un genocidio che eliminò un elevato valore umano, morale, sociale e culturale: per non dimenticare ci furono quattordici milioni di vittime. Il loro valore umano, considerato indesiderabile, fu misurato all’interno del loro ultimo domicilio ossia nei cosiddetti campi di concentramento, dove fu annientata la loro indole civile e morale e furono etichettati, numericamente, come i “nessuno”. A distanza di tanti anni, ancora oggi, la domanda che si diffonde sempre nella mente di tante persone è sempre composta da una singola e semplice parola: perché? Perché tutto questo astio nei confronti di Persone che nelle loro vene circolava lo stesso sangue di ognuno di noi? Perché per la difesa territoriale fu attuata una tale ferocia? Perché eliminarli e non allontanarli? Perché una follia così forte? Perché si arrivò tardi a capire che il fautore di questo messaggio era un delirante dell’eterno? Perché alcuni Paesi si vollero considerare estranei nelle vicende di quella sovranità e, invece, altri si considerarono fautori e seguaci di quella pseudo-politica? Perché ad un despota fu concesso il libero arbitrio di cancellare la storia di un Popolo?
Perché fu concesso il potere di cancellare un valore culturale arcano? Ancora, dopo tanti anni, si sente origliare…perché? Con questa “fantasia” lo scrittore Seguenzia ha cercato di provare ad immaginare che, in quel periodo tragicamente storico, anche chi faceva parte di quelle squadre della morte, all’interno di quelle aree maledette, avesse un’anima nonché una coscienza e che il suo compito, purtroppo, fosse solo quello di eseguire gli ordini. Ha provato ad immaginare, infatti, che taluni di essi riuscissero a capire il significato dei termini vita, amore, uguaglianza, aiuto e sacrificio tanto da servire, chi sovra ordinava i loro compiti, con una doppia personalità ossia da un lato soldato e dall’altro essere umano. Con questa “fantasia” ha voluto semplicemente fotografare una delle più piccole e nascoste azioni quotidiane che saranno, probabilmente, accadute all’interno di quei campi ma, per la maestosa ed incommensurabile disgrazia umana esistita, non è stato mai facile esternare in quanto la straziante vita giornaliera non permetteva di porle in essere. È fiducioso nel credere che alcuni soldati svolgessero le loro azioni solo perché comandati ma, nei loro animi, se ci fosse stata l’occasione, avrebbero potuto aiutare i loro simili che, per un fanatico convinto dell’essere unico, sono stati considerati i “nessuno”. Lo stesso scrittore ribadisce fermamente che non deve esistere nessuna differenza tra gli esseri umani e, per tale motivo, ha immaginato che dentro quei campi chi ha dovuto servire il suo status da “milite”, senza farlo trasparire, fosse stato prima un uomo e poi un soldato. Un popolo dev’essere sovrano nel suo territorio e chi lo rappresenta deve avere un animo democratico tale da comunicarlo ed applicarlo. Indi, precisa, che il 27 gennaio, il 10 febbraio e il 24 marzo non devono essere ricordati – da tutti – come la commemorazione del Giorno della Memoria o del Ricordo, ma ogni giorno dell’anno deve avere come riferimento quelle date, affinché ogni momento della vita sia il punto di partenza con cui ognuno di noi ha la forza di reagire e porre in essere comportamenti ed azioni tali da sconfiggere queste supreme menti per dimostrare che l’essere umano è unico e, nella sua unicità, deve apprezzare e godere del fatto che l’esistere è un dato di fatto; mentre, il vivere è un dato di diritto se non un’arte. Oggi, quei “nessuno”, a distanza di oltre mezzo secolo, sono Eroi morali che hanno portato avanti la dignità di essere umani come tali e difeso la vita solo con le armi della pazienza, della preghiera e, soprattutto, della voglia di vivere.
Per questo motivo il numero che hanno impresso nell’avambraccio sinistro non è un simbolo di vergogna anzi, senza alcuna remora di nasconderlo, un simbolo eroico e glorioso di vita, che devono esibire perché non sono in molti a far vivere questa testimonianza ai giovani di oggi. L’anima di questa “fantasia” è frutto dell’interpretazione di un diario ritrovato (sempre nella fantasia) ed appartenente ad un Eroe. Dalla lettura dello stesso, lo scrittore siculo ha cercato di interpretare, quindi di far “vivere” in modo diretto e soggettivo, le “parole” di tutti i personaggi che sono stati artefici e partecipi nelle memorie inscritte nel medesimo diario i quali hanno vissuto – in quei posti – ogni attimo di quei giorni. Purtroppo per costoro saranno ricordi indelebili – per sempre – nel profondo della loro anima, in quanto testimoni di queste tristi pagine di storia ma saranno, sicuramente, testimoni della dignità volutamente e fortemente difesa per il fondamentale principio di essere umano; quindi, per il diritto di vivere. Proprio per questo motivo, alla stregua dell’orribile momento storico vissuto da parte di milioni di anime innocenti, lo stesso Seguenzia ha voluto, nuovamente, enfatizzare che nessuno deve porre ostacoli a qualcuno e che neanche quel qualcuno li ponga verso noi stessi; e non importa quale sia la nostra territorialità, la nostra razza, il nostro colore della pelle ma soprattutto la nostra religione, perché ognuno di noi dev’essere prodigato a offrire a qualcuno, se non a chiunque, quanto di se stesso può donare; il donare da non misurare con un livello “a scala”, bensì con un livello “a valore”: un valore umano semplice, sano e sincero.
L’essenza del creato è esistente dentro ognuno di noi e va vissuta a secondo il modo in cui ci poniamo verso gli altri e viceversa. Sotterfugi, misteri, inganni, stratagemmi sono dei princìpi umani dall’alto tasso di acidità perché, così facendo, ogni individuo dona falsità ad ogni altro individuo. Invero, saggezza, trasparenza, lealtà, sincerità ed onestà sono valori dall’alto tasso di fertilità che aiutano ad interagire e, così facendo, ogni persona dona se stessa ad ogni altra persona. Per scrivere questa “fantasia”, a difesa del vissuto umano del Popolo Ebreo, ha utilizzato delle peculiarità che, secondo lui stesso, hanno impreziosito il valore letterario. Non si permette di condannare ma, alla stregua, neanche vuole riconoscere il comportamento di quei soldati posti alle dipendenze perché ha pensato che loro fossero obbligati a rispettare i cosiddetti ordini militari e, quindi, non avessero altra scelta se non obbedire: il giudizio del loro comportamento non spetta a noi ma è spettato e continuerà a spettare a Dio. Proprio per questo suo punto di vista la sua “fantasia” è nata solo perché ha immaginato che taluni di essi, nel loro piccolo animo coraggioso, avessero avuto la forza e la volontà di avere due personalità e, alla fine, fosse prevalsa quella con cui infondevano speranza di vita. Inoltre ha cercato di dare anche un senso ai vari cognomi che appartengono ai personaggi di questa “fantasia” e, se provate a tradurli, capirete il motivo. Infine, considera questa fantasia un segnale sociale, affinché tutti possiamo cambiare il nostro modo di essere o meglio di dare; per questo principio, ha desiderato ribadire un pensiero già richiamato nella stessa fantasia: …colui che vuol deridere e disprezzare le azioni umane altrui è un individuo già, di per sé, inferiore ma crede, nello stesso momento, di essere superiore alle persone…
In conclusione ad oggi l’autore siciliano ha scritto altri libri di poesia quali “Megar…imando Hyblaea” (2020) in onore della sua città nativa Augusta; “Stille del mio silere” (2022) e “Granuli Poetici” (2023), opera riprodotta in lingua georgiana (che ha avuto apprezzamenti dal Poeta georgiano Dato Magradze, autore dell’attuale inno nazionale della Georgia e anni addietro ha rivestito la carica di Ministro della Cultura ed è stato candidato al premio Nobel per la Letteratura), nonché di narrativa quali “Io rivivo dal buio” (2021) e “Il calendario storico” (2022). Inoltre, talune poesie sono state inserite in varie opere letterarie internazionali come “Il Federiciano”, “Luci Sparse”, “La Panchina dei Versi”, “Il Paese della Poesia”, “L’Enciclopedia dei Poeti Contemporanei”, “Habere Artem”, “Poeti del nuovo Millennio”, “Salvatore Quasimodo”, “Attimi in Versi” e “Penne d’Autore”. Tutte opere che hanno avuto riconoscimenti e attestazioni di merito. Inoltre da alcuni anni, grazie alla Casa Editrice Aletti, pubblica le sue poesie anche attraverso “Il Calendario Letterario” dove, in ogni mese dell’anno, è rappresentata una sua lirica. Molte sue poesie sono state lette dal Maestro Alessandro Quasimodo, figlio del grande poeta e suo conterraneo Salvatore, premio Nobel nel 1959 per la letteratura; nonché dal Prof. Hafez Haidar scrittore e traduttore libanese naturalizzato italiano e due volte candidato al Premio Nobel per la Pace e per la letteratura, riprodotte sui canali virtuali. Infine lo scrittore è stato già ospite televisivo nelle trasmissioni “Vox libri” e “Eccellenze Italiane” ed è tra i vincitori in alcuni concorsi letterari nazionali quali “Terre dei Padri” e “Antonino Veneziano”.
Una proposta speciale per un San Valentino diverso dal solito.
La miniera di talco di Garida apre in versione serale per una visita guidata: un emozionante percorso nel cuore della montagna dove un tempo si estraeva il talco.
La visita, in tutta sicurezza, permette di entrare nelle gallerie scavate per raggiungere il filone di talco e di immaginare come vivevano i minatori. Ci sono ancora alcuni segni della presenza dell’uomo: i puntelli di legno di castagno (che sibila se sottoposto a pressione e quindi era un buon allarme in caso di pericolo), un vecchio secchio arrugginito, un vagoncino che serviva a portare all’esterno le macerie o i blocchi di talco. Si distinguono sulle rocce i segni per i candelotti di dinamite e le spolette.
Il percorso, adatto a tutti, comprende un piccolo tratto a piedi in esterna, dal punto di ritrovo
presso la Finestra della Resistenza, attraverso borgata Prialli fino all’imbocco della miniera. Qui alcuni vagoncini Decauville accolgono i visitatori che vengono muniti di caschetto con luce per l’ingresso vero e proprio. Circa 800 metri, pochissimo dislivello, è adatto a
tutti, ben equipaggiati con scarponcini impermeabili.
La ventilazione naturale è ottima, non vi è affatto sensazione di chiusura o soffocamento, anche se in alcuni punti il soffitto è basso, ma basta piegarsi un poco. La visita interna dura circa un’ora.
A seguire, alle 21 presso la Casa Alpina Evelina Ostorero di Forno di Coazze, cena con un ricco menù (Tagliere di salumi; trancetti di polenta con fonduta; tartare di fassona; fujot di salsiccia alla senape; agnolotti di arrosto con ragù casereccio; gnocchi con fonduta di toma stravecchia; arrosto di lonza alla birra con patate; torta della casa; vino, acqua, caffè e amaro).
Il costo totale dell’esperienza è di 35 € (10 € per la visita e 25 € per la cena).
Prenotazioni entro il 12 febbraio presso l’Ufficio Turistico di Coazze al numero 011 9349681 o alla mail turismo@comune.coazze.to.it
Si ricorda che eventuali variazioni del semaforo antismog, con le relative misure di limitazione del traffico, vengono comunicate il lunedì, mercoledì e venerdì, giorni di controllo sui dati previsionali di PM10, ed entrano in vigore il giorno successivo.
L’elenco completo delle misure, delle esenzioni e dei percorsi stradali esclusi dai blocchi sono disponibili alla pagina http://www.comune.torino.it/emergenzaambientale/
Quando l’arte bianca incontra l’eccellenza
Scopri – To Alla scoperta di Torino




Una via intitolata a Tullio Regge
Mercoledì 28 febbraio 2024 alle ore 11.00 si svolgerà la cerimonia di intitolazione della traversa di Strada del Drosso 249 a ricordo di Tullio Regge
Matematico e scienziato
La cerimonia avrà inizio nel Salone della Comunità L’Angolo – Cascina Torta, Strada del Drosso 249
Manutenzione del quartiere Aurora
Sono cominciati, nei giorni scorsi, alcuni interventi di potatura degli alberi che hanno interessato il quartiere di Aurora.
Nello specifico i lavori riguardano Corso Brescia, Piazza Alimonda e via Cuneo.
In via Cecchi fronte Cecchi Point è stata, invece, collocata una pensilina a protezione degli archetti per le due ruote.
(Facebook #circoscrizone7 #Circ7)
Successo di presenze alla prima tappa del 2024.
La più importante fiera del lavoro farà poi tappa ad Alessandria, Alba e Pinerolo.
Grande affluenza di pubblico al primo degli appuntamenti del 2024 con le edizioni territoriali di IOLAVORO, il principale evento dedicato al mondo del lavoro, promosso dall’Assessorato regionale dell’istruzione e merito, lavoro, formazione professionale e diritto allo studio e organizzato da Agenzia Piemonte Lavoro e dal Centro per l’impiego di Omegna, suo presidio territoriale, grazie alle risorse del Fondo sociale europeo FSE+.
I numeri dell’edizione ospitata giovedì 8 febbraio, dalle 10 alle 18, negli spazi del Palazzetto dello sport, confermano l’eccellente risultato del primo appuntamento 2024 con il tour territoriale, già avviato l’anno scorso, per valorizzare le peculiarità dei tessuti economici locali; in particolare, quelli turistico, alberghiero e meccanico industriale, per il territorio del Verbano-Cusio-Ossola.
A Gravellona Toce sono infatti state oltre 1.250 le persone che hanno aderito all’evento, di cui 350 studenti che hanno partecipato al tour dei mestieri e alle attività di orientamento ai mestieri WorldSkills. Sono stati offerti oltre 1.400 posti di lavoro da 48 aziende, sette agenzie per il lavoro e nove istituti ed enti di formazione.
Nel corso della giornata per il pubblico sono state una ventina le occasioni di incontri, laboratori, approfondimenti, dibattiti sul mercato del lavoro locale e sulle opportunità offerte dal territorio, in particolare i servizi messi a disposizione dalla Direzione Lavoro di Regione Piemonte e dal suo ente strumentale, Agenzia Piemonte Lavoro con i suoi Centri per l’impiego territoriali; fra questi, per esempio, orientamento, certificazione delle competenze, sistema delle Academy, contratto di apprendistato, così come anche il collocamento miratoper le persone con disabilità, la consulenza nella ricerca attiva di lavoro e il supporto nella redazione del curriculum.
Commenta Elena Chiorino, Assessore al Lavoro e alla Formazione Professionale: “Con IoLavoro raccontiamo la capacità di competere, di innovare e di crescere dell’Italia. Una visione, supportata dalle politiche che abbiamo messo in campo negli ultimi cinque anni, che tiene conto delle potenzialità provenienti dai territori. L’appuntamento è utile ai nostri giovani, a chi è in cerca di occupazione e a chi vuole scoprire ulteriori occasioni per tracciare un nuovo percorso professionale. Ringrazio Agenzia Piemonte Lavoro e i Centri per l’Impiego distribuiti in tutte le province, presidi della Regione sul territorio. E tutti coloro che, con la loro partecipazione, hanno reso possibile l’organizzazione dell’evento. Siamo in cammino verso il futuro. Con la fiducia di vivere in una Nazione ricca di opportunità. Non dimentichiamolo mai”.
Le prossime tappe
Confermato a Torino il consolidato evento autunnale.
Maggiori dettagli sulla piattaforma iolavoro.org.
Cercasi imprenditori capaci
Questa volta parliamo di imprenditori incapaci, di maestranze ridotte all’esaurimento e all’inevitabile collasso in cui presto molte aziende verseranno.
Ho avuto modo di scrivere su questo tema e su queste colonne almeno due volte ma la situazione non solo non è migliorata, sebbene sembri impossibile, addirittura è peggiorata complici alcuni fattori che ora vedremo.
Quanti di noi si sono accorti di come il mercato del lavoro sia cambiato, ovviamente in peggio? Cominciamo dall’apertura sette giorni su sette degli ipermercati e delle attività commerciali: sicuramente vantaggiosa per chi debba fare la spesa o chi, senza preavviso, riceva 32 persone a cena e non sappia cosa propinare loro (quanti ne conoscete? 1-2 per città?) ma estremamente dannosa per i dipendenti che si trovano ad avere il giorno di riposo in settimana, quando il coniuge lavora, e a dover lavorare quando il marito è di riposo. Qualche genio ha obiettato che anche le infermiere, i poliziotti, i militari ed altri lavorano anche nei festivi, dimenticando che questi ultimi hanno scelto quel lavoro sapendo come si svolge, mentre la dipendente di un ipermercato assunta quando nei festivi l’esercizio era chiuso si trova ora a dover reggere quei ritmi per non perdere il lavoro. Inoltre, è normale che infermiere, ecc. lavorino anche nei festivi perché una malattia non sa leggere il calendario, come pure un delinquente compie reati tutti i giorni dell’anno o un incendio si manifesta senza chiedere se il giorno vada bene; per la spesa, invece, basta organizzarsi.
La cosa che perplime è che quando siamo dalla parte dei dipendenti dell’iper allora diciamo peste e corna del nostro datore di lavoro perché ci sfrutta, perché lucra sulla nostra pelle o peggiomentre quando siamo clienti siamo contenti di poter andare a comprare anche soltanto la carta igienica a Pasqua.
Paesi ben più evoluti socialmente del nostro hanno ridotto l’orario settimanale di lavoro (35 ore in Germania) per permettere ai dipendenti maggior tempo libero e ritmi di lavoro meno stressanti.
Avete sentito parlare degli asili aziendali? Nelle intenzioni di chi li ha inventati servirebbero a conciliare le esigenze dei genitori con quelle degli imprenditori: le mamme portano con sé i figli fino al lavoro evitando ritardi (avendo una tappa in meno da effettuare) e gli imprenditori non subiscono tali ritardi.
Purtroppo, complice anche l’iperaffettività tipica delle mamme italiane, in Italia questo progetto non è decollato: da un lato perché le mamme sarebbero andate ogni 10 minuti a vedere i propri pargoli creando disagio sul lavoro e, dall’altro, gli imprenditori hanno ritenuto che le spese per la creazione di tali strutture e i costi per il personale (maestre e operatrici scolastiche) non fossero un buon investimento.
Mi viene da pensare che i nostri imprenditori siano parsimoniosimentre il resto del mondo abbia imprenditori che non sanno farei i conti, ma i fatti dimostrano ampiamente il contrario.
Un mio compagno di liceo, divenuto CEO di un’azienda, ha fatto installare una piscina nel cortile dell’azienda, a condizione che i dipendenti la usino solo dopo l’orario di lavoro; inoltre, ha fatto realizzare una sala relax e, durante i mondiali di calcio, ha dato il permesso ai dipendenti di guardare le partite in cui giocavano gli Azzurri, lasciando al buon senso dei dipendenti il recupero del tempo trascorso davanti al TV.
Non soltanto i dipendenti sono stati estremamente corretti, ma sotto la sua gestione l’assenteismo è diminuito perché i dipendenti si sentono rispettati, coinvolti e qualche linea di febbre non è più un ostacolo all’attività lavorativa.
Come ho avuto modo di scrivere mesi fa su queste pagine i veri imprenditori, cioè gli amministratori che si assumono il rischio di impresa, che non badano soltanto al ritorno economico ma anche e soprattutto all’immagine dell’azienda, alla soddisfazione dei clienti e delle maestranze sono sempre di meno e alcuni di questi vengono spesso portati ad esempio di come si possa, anche in tempo di crisi, realizzare utili interessanti condividendone una parte con i dipendenti.
Alcune università italiane hanno insegnato a distruggere il sistema Italia creando nuovi sistemi di gestione, cosicché i nuovi manager agiscono fantasticando anziché pensando, distruggendo anzichéedificando ciò che trovano al loro insediamento.
Potrei citare sulle dita delle due mani le imprese etiche, che realizzano fatturati da capogiro ed i cui manager sono consapevoli che il merito sia, in buona parte, dei dipendenti; le altre sono soggetti finanziari che sfruttano i dipendenti a vantaggio esclusivo della proprietà. Quando il giocattolino si rompe, pazienza: chiudiamo un’azienda di wc e ne apriamo una di piante di plastica, a seconda di quale sia la moda del momento; l’importante è guadagnare tutto quello che si può, in fretta, e se va male pace.
Alcune aziende hanno inserito rappresentanti dei lavoratori nel Consiglio di amministrazione, molte elargiscono un premio di risultato legato al risultato economico, altre offrono benefit importanti quali asilo nido, alloggi, auto a noleggio a lungotermine e altri.
Perché non ci rivolgiamo a queste aziende (basta leggere sul web le recensioni periodiche) per i nostri acquisti o servizi, aiutando un’imprenditoria che ha rispetto delle persone ed ha per manager persone capaci e non avide? E se le aziende che non aiutiamo falliscono? Beh, acceleriamo solo i tempi.
Sergio Motta