ilTorinese

Per l’ultimo concerto della stagione della RAI, sul podio DanielHarding, al violino Franz Zimmermann

 

 

Per l’ultimo concerto della stagione della RAI sul podio dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai torna uno dei più apprezzati direttori contemporanei Daniel Harding, con Franz Zimmermann al violino.

I due musicisti saranno protagonisti del concerto di venerdì 31 maggio alle 20 all’Auditorium RAI Arturo Toscanini di Torino. Per Harding si tratta del quinto impegno in pochi anni con la compagine RAI, a partire dal suo debutto, avvenuto il 13 dicembre del 2020.

In apertura di serata Harding e Zimmermann proporranno il Concerto gregoriano per violino e orchestra di Ottorino Respighi, composto nel 1921 utilizzando stilemi modali arcaizzanti propri del canto gregoriano, ma anche includendo aspetti timbrici tipici del XX secolo.

Chiude il concerto la Sinfonia  n. 1 in re maggiore di Gustav Mahler nota con il soprannome del ‘Titano’. Il compositore le diede lo stesso nome di un romanzo di Jean Paul.

La pagina si accompagna all’infelice esperienza amorosa vissuta dal musicista con la cantante Johanna Richter a Lipsia, dove la composizione venne ultimata nel 1888. Tenacemente radicata nello spirito del Romanticismo tedesco, è  già proiettata oltre la realtà musicale del suo tempo. La partitura è  tutto un riecheggiaredi richiami alla natura, che mutano dalla serenità pasquale innocente all’inquietudine struggente della modernità.

In occasione dell’esecuzione ad Amburgo nel 1893, Mahler definì quest’opera  “Titano”, un poema sinfonico in forma di sinfonia. Diviso in due parti, comprende la prima parte intitolata “Dai giorni di gioventù: fiori, frutti e spine”, formata dai primi tre movimenti, e la seconda la ‘Comoedia humana’ dagli ultimi due movimenti. Quando Mahler ne diresse la prima esecuzione il 20 novembre 1889 a Budapest, questa sinfonia non aveva ancora raggiunto la sua forma definitiva . Tra i primi abbozzi del 1884 e gli ultimi ritocchi del 1909 trascorsero venticinque anni, l’intero arco creativo del compositore.

 

Mara  Martellotta

La piuma di “Forrest Gump” e la scimmia/dessert di “Indiana Jones”, quando il Cinema è arte

Alla Mole, sino al 13 gennaio 2025, “Movie Icons. Oggetti dai set di Hollywood”

Penso che collezionisti si nasca, è una pulsione che si manifesta prepotente, irrefrenabile, che ti spinge a possedere l’oggetto che ti manca, una continua battaglia tra Eros e Thanatos, una sorta di malattia, per fortuna non mortale.” Luca Cableri è un signore giovanile e alto ed elegante, che da sempre coltiva la passione di raccogliere reperti e oggetti, che ragazzino andava lungo la spiaggia per conchiglie e poi le rivendeva ai turisti, che nell’ultima quindicina d’anni ha viaggiato negli States e che in alcuni di essi, il Wyoming ad esempio, ha ritrovato ossa di dinosauro (specifichiamo: dal cranio di triceratopo allo scheletro completo di un Tyrannosaurus Rex) e che non s’è risparmiato dal portare a casa pietre lunari cadute giù da noi. Che ospita in una sorta di Wunderkammer rinascimentale, in uno splendido palazzo aretino quel Theatrum Mundi che è ora la casa di ogni sua scoperta. Oggi – per un lunghissimo periodo che s’allunga sino al 13 gennaio 2025 – alcune, circa centoventi riguardanti esclusivamente il campo cinematografico, definendole “props” e guardando a quegli oggetti di scena che vengono usati dagli scenografi e dagli arredatori, questi suoi fantasiosi quanto curiosissimi reperti, certo affascinanti per quanti amano il cinema, oggetti che Cableri s’affretta definire “opere d’arte” e che come tali devono essere guardati, sono esposti nella mostra “Movie Icons. Oggetti dai set di Hollywood”, curata dallo stesso Cableri e dal Direttore del Museo del Cinema Domenico De Gaetano, con i prestiti altresì della casa d’aste londinese Propstore, nella Sala del Tempio alla Mole dell’Antonelli. Sei vetrine a ospitare al pian terreno il costume esiguo e antico dei militi spartani di “300”, l’abito scuro di “Men in Black”, quelli inventati per “Armageddon”, “Robocop”, “Io Robot” e la Cosa dei “Fantastici 4”; e poi un lungo anello che si snoda lungo la scala a immagazzinare sogni per gli occhi – e per i ricordi – per i tanti e prossimi visitatori, magari sogni sempre accarezzati e ai quali mai s’è potuto dare un corpo.

La mostra che ci porta a presentare questi oggetti meravigliosi – dice a inizio di conferenza stampa Enzo Ghigo, Presidente del Museo – può essere considerata il proseguimento ideale di quella che l’ha preceduta, “Il mondo di Tim Burton”, chiusa con un vero e proprio successo. È il panorama affascinante di una parte del cinema americano di questi ultimi decenni, un panorama costruito con titoli che tutti abbiamo visto, ragazzi e con le fidanzate, con le famiglie, con i genitori e con i figli, che animano ricordi e suscitano emozioni, che fanno rivivere tantissimi momenti della vita che fin qui abbiamo trascorso.” Una mostra per cui, come in poche altre, la parola d’ordine è lasciarsi trasportare, una mostra che piacerà ad adulti e ai giovani, ai cinefili incalliti che hanno saggiato quelle immagini ma che non hanno mai potuto godere, a pochi centimetri dai loro occhi, di tanta meraviglia, di questo o di quell’oggetto, ai tanti curiosi che forse per la prima volta vorranno oltrepassare l’ingresso della Mole. Se mai ancora ce ne sono. “Quando, più di un anno fa – dice De Gaetano -, Cableri mi ha chiamato per propormi la mostra, la proposta mi ha lasciato abbastanza scettico, forse non ci ho visto l’effettiva curiosità, non ho avvertito quel grandioso panorama che in questo momento abbiamo davanti agli occhi. Poi ci ho ripensato, credo quasi immediatamente, ricredendomi ed è nata una vivace collaborazione che guardando all’unione degli oggetti del Theatrum Mundi e di alcuni di proprietà del Museo e ai tesori di Propstore ha dato vita a “Movie Icons”. Si aggiunge Cableri: “Sono felice che gli oggetti di questa mia collezione possano approdare alla Mole, uno di quei luoghi che più non avrei potuto sperare: anche perché sono convinto che ogni collezione debba essere messa a disposizione del pubblico intero, perché tutti ne possano godere. In altre parole, fare cultura, dando la possibilità a tutti di apprezzarli e ammirarli.”

Poi si inizia a salire la scala ed è un susseguirsi di preziosità e di ricordi, in un allestimento dove predominano i colori scuri e dove in un alternarsi di manifesti dalla presenza immediata e di più o meno grandi “personaggi” che diventano quasi religiosi simulacri di questo Sancta Sanctorum, si affacciano teche ottimamente illuminate a contenere gli oggetti di una vita cinematografica. il mostro di “Alien vs. Predator”, nella sua altezza, nei suoi artigli e nella completa presa delle fauci, capolavoro dell’artista svizzero H.R. Giger, il costume da extraterrestre inventato per “Incontri ravvicinati del terzo tipo” (il pezzo più antico della collezione: esiste anche quello sempre sfuggito, il costume completo di Darth Vader che dal 1977 riempie “Guerre stellari”), il divertente modello di marziano per stop-motion dovuto alla fantasia di Tim Burton e della sua equipe per “Mars Attaks!” (1996), il macabro orecchio a punta (una protesi auricolare in lattice) del vulcaniano Spock, interpretato per l’intera saga da Leonard Nimoy e una ciocca di pelo di Chewbecca, lo scimmione di “Guerre stellari”.

Puoi finalmente toccare il giubbotto di pelle (marrone) utilizzato da Tom Cruise per “La guerra dei mondi” di Spielberg (nella tasca interna è cucita un’etichetta con la scritta “Tom Cruise, Regular Size”: Ray Ferrier lo indossa per l’intero film, pertanto furono prodotti diversi esemplari che ne attestassero il progressivo deterioramento con l’intensificarsi dell’azione), la testa d’automa di “Hugo Cabret” firmato da Scorsese nel 2011, e fa quasi tenerezza quella piuma bianca che abbiamo visto tante, tante volte all’inizio e alla fine di “Forrest Gump”, accanto al cappellino con il marchio “Bubba Gump Shrimp Co.” e all’immagine del protagonista Hanks con Gary Sinise a reclamizzare il cocktail di gamberi sulla copertina di “Fortune”. E ancora i guantoni di Rocky, la macabra testa di scimmia usata per il dessert di “Indiana Jones e il tempio maledetto” nel palazzo di Pankot, gran finale dopo gli occhi in brodo con questo cervello di scimmia semifreddo servito direttamente dentro il cranio aperto del povero animale, il tricorno posto sulla testa di Johnny Depp nei “Pirati dei Caraibi” e una delle tute di salvataggio di quello strappalacrime che è stato per tutti noi “Titanic”, come – vera opera d’arte vista da vicino, quando già ci aveva entusiasmato al cinema, sofferenza ed emozioni perfette, quasi tre anni di lavoro perché ne uscisse il capolavoro che sarebbe stato, indossato da Doug Jones durante le riprese – la maschera dell’uomo anfibio per “La forma dell’acqua” di Guillermo Del Toro.

Non mancano “I Flintstone” e non manca “Jurassic Park”, non mancano le tavolette di cioccolato della dolce “Fabbrica” narrata da Burton, non mancano i ricordi di Harry Potter, come la sua bacchetta, 28 centimetri che sono l’unione dell’agrifoglio sempreverde e di una piume di fenice che è simbolo di rinascita, come quella di Voldemort nel “Calice di fuoco”. In un incrociarsi di epoche e di stili, di storie e ancora di emozioni, la spada di “Excalibur” e il mitra Thompson tolto dalle immagini che vedevano l’Oscar Sean Connery combattere negli “Intoccabili” l’Al Capone di De Niro e gli altri cattivoni, le fiches e le carte che vedono al tavolo da gioco Bond, James Bond, in Casino Royale, i costumi che tutti abbiamo davanti agli occhi della triade Superman/Matman/Robin per continuare con quello rossoblù di Spider Man. Altro oscarizzabile nel 2004 per i Migliori Effetti Visivi, il tentacolo del dottor Octopus (Alfred Molina) in “Spider-Man 2”, un supplizio di complessivi 45 chilogrammi composto da un corsetto, una cintura di metallo e gomma, una colonna vertebrale in gomma e quattro tentacoli di gommapiuma lunghi circa 2,5 metri. Per tacere del martello di Thor, della mano dell’Incredibile Hulk, dello scudo di Capitan America dai cerchi concentrici di colore rosso e bianco e con al centro una stella bianca su un fondo blu, calcolato il tutto sul mercato per un gruzzoletto che va ben oltre il milione di dollari. Degli artigli di Volverine, del modello di uno dei Gremlins, del modellino dello “Squalo”, della maschera dell’orripilante Hardy Kruger e dell’inquietante modellino, palloncini multicolore in una mano, si Pennywise, alias “It”, che il suo costruttore, Bart J. Mixon, aveva voluto “il più innocuo e amichevole possibile”.

Accanto alle autorità del Museo e al collezionista Luca Cableri, erano presenti in conferenza stampa Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, compagni di vita e di arte, scenografi e molto di più entrambi, sei premi Oscar in due – per “The Aviator” e “Hugo Cabret” di Scorsese e per “Sweeney Todd” di Tim Burton, applauditissimi, la sera avrebbe ricevuto la Stella della Mole e tenuto una Masterclass. Chi stende queste note ha avuto la fortuna di percorrere gran parte del percorso attraverso quelle opere d’arte con la parte femminile della coppia: e tra commenti e sorrisi e ricordi e apprezzamenti, ha visto come un premio Oscar rimanga stupefatta, sempre, in ogni momento, davanti alla magia del cinema. E dei tanti che vi lavorano all’interno.

Elio Rabbione

Nelle fotografie di Stefano Guidi, alcune immagini degli oggetti esposti e dell’allestimento della mostra in questi giorni alla Mole.

La montagna piemontese chiede aiuto, la Regione risponde con nuovi fondi

Stanziati 10 milioni e 700 mila euro per la montagna: la Terza commissione del Consiglio regionale ha espresso a maggioranza parere favorevole alla Proposta di deliberazione della Giunta per il riparto del Fondo regionale, in attuazione della legge per la tutela, valorizzazione e sviluppo della montagna.

Le risorse messe a disposizione dei territori montani del Piemonte, come è stato illustrato dall’assessore competente, per il 2024 ammontano a 10,7 milioni e sono ripartite tra le Unioni Montane in questo modo: il 60 %, – che sarà suddiviso in proporzione alla popolazione residente e alla superficie – come contributo alle spese di funzionamento; un terzo di queste risorse sarà destinato all’attuazione del Programma annuale; il 30 % come contributo alla spesa per il personale dipendente delle Unioni Montane che svolge le funzioni regionali delegate, mentre il 10 %  è  destinato al finanziamento di interventi funzionali allo sviluppo ed alla promozione della montagna, attuati dalle Unioni Montane o da altri soggetti e associazioni.

Il Fondo regionale per la montagna – come è stato ribadito in Commissione – è strategico per valorizzare, grazie all’azione sul territorio delle Unioni Montane, le specificità delle nostre montagne e promuoverne lo sviluppo sociale ed economico. Le cosiddette “terre alte” devono ritornare a essere attrattive e, con un impegno condiviso da parte delle istituzioni, essere protagoniste di una nuova fase di rilancio.

“Star Rose” a casa Toesca, Rivarolo Canavese

Inaugura il primo giugno la mostra Promossa dalla Crag Gallery, con la partnership di “Palazzo Rosa Le Stanze della Cosmetica”

 

La Crag Gallery organizza una mostra dal titolo “Star Rose” a casa Toesca, in via Ivrea 42, a Rivarolo Canavese, che inaugurerà sabato 1 giugno dalle 16 alle 20. Sarà aperta fino al prossimo 30 giugno.

Maggio è il mese dedicato alle rose, le giornate si allungano, il clima è più caldo ed è il momento della rifiorire e delle passeggiate nei parchi. È un momento propizio per l’arte che raccoglie la spinta ottimistica della bella stagione e per le rose che raggiungono il loro massimo splendore in questo periodo dell’anno.

Gli artisti Luca Coser, Luca Freschi, Lorenzo Gnata, Jiri Hauschka, Chen Li, Elisabetta Mariuzzo, Enrico Smerilli, Giacomo Modolo, Oscar Contreras Rojas, Roger Coll e Giuliano Sale dialogano attraverso la loro poetica su simbolismi, allegorie, miti e significati che ruotano attorno alla rosa, nella storia dell’arte e non solo. Sono artisti dalle origini diverse, che hanno declinato questo tema con la sensibilità e il background personale di ognuno di loro. Quest’ultima è una tematica molto cara alla Crag Gallery che, da anni, è impegnata nell’instaurare dialoghi tra diversi Paesi, dando opportunità ad artisti emergenti e ad altri più affermati di confrontarsi.

La rosa, nella sua storia secolare e nell’arte, ha da sempre presentato una simbologia complessa perché racchiude in sé tematiche totalmente contrastanti. È simbolo di amore, perfezione, purezza, passione, vita e morte e assume significati differenti a seconda del contesto, del colore e delle spine. La vediamo nascere la rosa rossa dal sangue e dalle lacrime di Afrodite di fronte alla morte dell’amato Adone. Mito in cui la rosa assume il significato dell’amore passionale, sofferto, tanto potente da vincere la morte. La troviamo in molte fiabe come simbolo della stessa vita umana, quella terrena che dallo splendore arriva al decadimento, e quella successiva in cui è portatrice di nuova vita e resurrezione come possibilità e nuova opportunità di amare. Nella fiaba de La Bella e La Bestia, che non a caso nasce dal racconto di Amore e Psiche, la rosa sembra svolgere il ruolo di un orologio vitale che sta per scadere e che, di nuovo, può sfidare la morte e la maledizione soltanto con la forza del vero amore. Da sempre accompagna il gesto d’amore del dono, si porge una rosa per donare il proprio amore. In passato la rosa è anche stata simbolo di segretezza quando, sotto forma di sigillo, veniva inserita in dettagli di chiese, confessionali, congregazioni. La locuzione latina ‘sub-rosa’ significava una confidenza fatta in assoluta segretezza. Nella tradizione e nelle icone cristiane è spesso allegoria di paradiso, purezza, di un grembo fertile ma puro della stessa Vergine Maria. Al tempo stesso la ritroviamo come corona dei martiri, portatrice di dolore e simbolo dei sacrifici fatti in nome della fede. Per i marinai rappresenta la guida verso nuove mete, l’avventura, la scoperta che, a sua volta, è il movimento verso la conoscenza, il viaggio di Colombo, l’età moderna, ma anche la Bussola che li riaccompagna verso casa. La ritroviamo, infatti, in tutta la storia dell’arte, la letteratura, la poesia, in quell’eterno discorso emozionale che lega arte e vita, arte e amore, il godimento emotivo dell’atto artistico che fa bene, a volte male, al cuore.

Anche nell’arte contemporanea continua a essere portatrice di questi valori. Basti pensare alla performance di Gina Pane che, usando il suo corpo come catalizzatore delle esperienze della vita, assegna alla rosa il compito di infliggere dolore al corpo della donna costretta nel suo stereotipo di moglie, madre e casalinga, quindi rimettendo in scena una sorta di martirio personale e al tempo stesso condiviso. Pensiamo alla forza dirompente del fiore usato come arma per distruggere i vetri delle macchine, e simbolicamente come arma femminista in “Ever is over all” dell’artista Pipilotti Rist.

Possiamo considerare un pensiero tratto da Il Piccolo Principe di Antoine de Saint Exupery che afferma “È il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha reso la tua rosa così importante”.

La mostra è realizzata con la partnership di “Palazzo Rosa- Le stanze della Cosmetica”. Di Palazzo Rosa, la creatura in campo cosmetico di Carlo Rosa, saranno presenti cosmetici, delle rose particolari e il gelato alla rosa all’evento inaugurale.

La mostra è visitabile sabato e domenica tutto il giorno su appuntamento.

MARA MARTELLOTTA

Motociclista piomba nel fiume: interviene il soccorso alpino

Il Soccorso Alpino di Pragelato e Sestriere e la Croce Verde di Perosa Argentina hanno soccorso  un motociclista caduto nel fiume nei pressi di Usseaux, dopo aver perso il controllo della moto. L’uomo è stato trasportato al Cto dall’elisoccorso.

La nuova stagione di Lingotto Musica

Parte la nuova stagione di Lingotto Musica che presenta un nuovo logo che combina la iconica pista 500 del Lingotto con l’anfiteatro orchestrale, il tutto in un design moderno ed elegante.

“La stagione che si chiuderà giovedì prossimo ha prodotto un bilancio straordinario, gli ultimi tre anni sono stati un crescendo, dalle prospettive postcovid in cui il pubblico sembrava non tornare a questa stagione che ha co seguito numeri impressionanti – spiega il Direttore di Lingotto Musica Giuseppe Proto – siamo arrivati ad avere 1700 posti per concerto in media, quasi 900 abbonamenti e il ritorno dell’entusiasmo da parte del grande pubblico”.

Lingotto Musica si prepara a una importante novità, il compimento del suo 30esimo anno di attività, superati i tempi incerti della pandemia e il lutto per la scomparsa, nel 2022, della fondatrice Francesca Gentile Camerana: accanto alla consueta sinfonia di orchestre e star dei concerti del Lingotto all’Auditorium Agnelli, nella prossima stagione si affiancherà un nuovo ciclo, “I pianisti del Lingotto”, con solisti internazionali impegnati in recital nella Sala 500. Nella rassegna “I pianisti del Lingotto” saranno presenti cinque grandi solisti: Angela Hewitt, Fazil Say, Leif Ove Andsnes, Rafal Blechaz e Alexander Dovgan, nomi che andranno ad aggiungersi ad illustri acclamati e virtuose formazioni come Martha Argerich, un atteso ritorno al Lingotto l’11 febbraio per una serata tributo a Ravel nel 150esimo anniversario della nascita e in collaborazione con la Fondazione Ricerca Molinette, Grigory Sokolov, Yefim Bronfman, HélèneGrimaud, Bertrand Chamayou, Sergey Khachatryan, Sir Antonio Pappano e la Chamber Orchestra of Europe, l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia con Myung-Whun Chung, che eseguirà la Settima Sinfonia di Beethoven il 10 gennaio 2025, Alan Gilbert, la Ndr Elbphilharmonie Orchester, cui è  affidata l’inaugurazione e che affronterà proprio il 18 ottobre il celebre Concerto n.3 di Rachmaninov con il musicista Yefim Bronfman,l’Orchester Philarmonique di Montecarlo con Charles Dutoit, la Amsterdam Baroque Orchestra diretta da Ton Koopman l’11 marzo all’Auditorium, la Camerata Salzburg, Les Musiciens duLouvre di Marc Minkovski.

Gli otto concerti all’Auditorium del Lingotto e i cinque recital in Sala 500, che sostituiranno la sezione Lingotto Giovani, si svilupperanno dal 18 ottobre 2024 al 20 maggio 2025. La rassegna “Natale in Reggia” avrà luogo alla Venaria Reale dal 27 al 30 dicembre, e a questa si aggiungerà un  uovo progetto diffuso in coproduzione con la Fondazione Sermig Arsenale della Pace dal titolo “Sotto lo stesso cielo-la musica che include”, dall’11 al 13 ottobre prossimi.

MARA MARTELLOTTA

L’atteso ritorno al teatro Alfieri dei Momix

Da oggi a domenica la compagnia di Moses Pendleton, con lo spettacolo “Back to Momix”

 

Con 43 anni di vita, la compagnia a stelle e strisce di danzatori e illusionisti fondata da Moses Pendleton ha mantenuto intatta la freschezza, la magia e l’incanto che ha saputo infondere in quasi mezzo secolo di attività artistica. Dopo anni difficili, che hanno allontanato la compagnia dal suo pubblico, complice il Covid, Momix torna con un desiderio di leggerezza, spensieratezza e uno sguardo teso al futuro. Il gioco di parole nel titolo, “Back to Momix”, nasce dal desiderio di tornare a calcare le scene dopo gli anni complicati della pandemia, richiamando un classico della cinematografia anni Ottanta. Momix, che di anni ormai ne ha 43, non sembra accorgersene e affronta le sfide della gravità, le acrobazie dei suoi incredibili ballerini e il trasformismo dei suoi personaggi che evocano sensazioni e colori sempre nuovi con l’occhio di un bambino un po’ cresciuto. Coadiuvato nella direzione artistica dalla moglie Cynthia Quinn, Pendleton ripercorrerà, con nove eccezionali ballerini e acrobati, i loro brani più famosi, e le coreografie che li hanno resi famosi nel mondo. Tra gli artisti figurano Lyvia Baldner, Blake Bellanger, Anthony Bocconi, Jared Bogart, Madeleine Dwyer, Adrienne Elion, TeddyFatscher, Aurelie Garcia e Piper Jo Whitt. Non è un caso che il titolo “Back to Momix” rimandi a quello del film di Robert Zemeckis “Back to the future”.

“Ci sono pezzi vecchi rivisti come fossero nuovi – spiega Pendleton – e abbiamo inserito elementi tecnici che hanno conferito loro una nuova veste”.

‘Botanica’ è la rappresentazione e che segue il ritmo delle quattro stagioni, ‘Opus Cactus’ è un viaggio visionario nei misteri del deserto e dei paesaggi dell’Arizona e del Texas. Atmosfere notturne rischiarate da qualche sprazzo di luce si percepiscono in ‘Sunflower Moon’. Una creazione ricca di fantasia e mistero è quella chiamata ‘Alchemy’, dedicata allo svelamento dei quattro elementi primordiali, terra, acqua, fuoco, aria. Seguiranno lo storico ‘Momix Calssics’, che ha conferito al gruppo fama internazionale, e ‘Baseball’, coreografia creata per la celebre squadra di San Francisco, i San Francisco Giants. Il tema principale di tutto lo spettacolo, il fil rouge, è l’amore verso la natura, da sempre ispiratrice dei lavori di Moses Pendleton, nato e cresciuto in una fattoria nel nord del Vermont.

 

Mara Martellotta

 

Si taglia le vene e punta coltello contro i poliziotti

Gli agenti di polizia erano intervenuti per una lite in famiglia a Novara.  Stavano parlando con la donna vittima di violenze casalinghe, quando il compagno di lei, come riportato da La Stampa, ha preso  un coltello, si è tagliato le vene e lo ha puntato contro i poliziotti. L’uomo è stato arrestato e sottoposto all’obbligo di firma.