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Sessioni di business-to-business per promuovere il commercio nei Distretti piemontesi

Al Museo di Scienze Naturali di Torino, l’assessore al Commercio della Regione Piemonte, Vittoria Poggio, ha annunciato di destinare 9 milioni di euro per le attività dei Distretti Urbani e Diffusi del commercio nel corso del 2024.

Sin dalla loro istituzione, la Regione ha investito complessivamente 23 milioni di euro nei 77 distretti presenti sull’intero territorio piemontese che coinvolgono oltre la metà dei comuni della regione e rappresentano un pilastro fondamentale per lo sviluppo economico locale. Per supportare l’attuazione del progetto, la Regione Piemonte ha instaurato una collaborazione con la Fondazione Compagnia di San Paolo, formalizzata con un Protocollo d’intesa per il biennio 2022-2023 e per il biennio 2024-2025.

L’evento odierno è stato caratterizzato da una serie di incontri e attività, tra cui sessioni di business-to-business tra i distretti, simili a un gioco o a uno speed date, seguite da una sessione plenaria di lavori nel pomeriggio.

«L’introduzione dei Distretti Urbani e Diffusi – ha sottolineato l’assessore al commercio Vittoria Poggio – è stata senza dubbio un’innovazione senza precedenti per il commercio del nostro Piemonte. Oggi, dopo quasi tre anni dalla loro istituzione, ci troviamo a un punto di svolta. È fondamentale ripartire con una nuova programmazione, consapevoli che questo primo triennio è stato sperimentale ma ora dobbiamo consolidare il ruolo degli strumenti dei distretti»

L’assessore ha rimarcato l’importanza del coinvolgimento delle amministrazioni comunali, delle Associazioni di categoria e delle Camere di Commercio, sottolineando che «dobbiamo fare tesoro di queste esperienze e programmare il prossimo triennio con obiettivi chiari e condivisi per dare certezza alle nostre comunità e alle nostre imprese».

Rivolgendosi alle imprese e ai sindaci, Poggio poi ha rimarcato l’importanza del commercio di vicinato: «Se queste nostre attività perdono la propria connotazione, un pezzo della storia, un pezzo della vita di tutti i giorni È destinato a scomparire e questo noi lo vogliamo scongiurare aggiungendo ulteriori risorse per aiutare il commercio di vicinato E aggiunge un dividendo sociale oltre a quello commerciale». L’assessore ha infine espresso gratitudine alle Camere di Commercio per il fondamentale sostegno fornito sulla formazione, nonché alla struttura regionale, a Unioncamere e a tutti gli esperti che hanno accompagnato la Regione Piemonte in questo percorso negli ultimi tre anni.

«Ringraziamo la Regione Piemonte e, in particolare l’assessore Vittoria Poggio – ha sottolineato laVicepresidente Vicario di Confcommercio Piemonte Maria Luisa Coppaper aver colto, cinque anni fa l’appello di Confcommercio affinché venissero istituiti i DUC anche in Piemonte, come già floridamente avviati in altre Regioni del Nord Italia. Oggi, a fronte dei risultati positivi di questa collaborazione tra attori economici e istituzionali, pubblici e privati, chiediamo uno sforzo di creatività ancora maggiore, che deve, però, essere sostenuto da misure economiche adeguate. Il commercio deve entrare nelle politiche e negli investimenti europei per renderlo una risorsa per il territorio in termini di servizio sociale, sicurezza e, non ultimo, quale elemento di attrazione per i sempre più numerosi turisti che visitano il Piemonte».

«Voglio ringraziare la Regione Piemonte per questa importante misura di partenariato pubblico privato che ha portato grandi risultati e su cui crediamo molto – ha aggiunto il presidente di Confesercenti Piemonte Giancarlo BanchieriAuspichiamo che i distretti trovino solidità anche con la nuova Giunta Regionale e che si possa far conto di sempre più risorse».

Salviamo la Pellerina, in piazza sotto Palazzo Civico

Caro direttore, il Comitato Salviamo la Pellerina, Generazioni Future e il Coordinamento Piemonte per i Diritti Umani invitano i cittadini di Torino lunedì 22 aprile dalle ore 16,15, sotto il Municipio, in Piazza Palazzo di Città per chiedere pubblicamente le dimissioni del sindaco Lo Russo, della Giunta comunale e dei membri del Consiglio che ne hanno sostenuto in tutto o in parte le scelte scellerate (come la trovata di costruire un ospedale in zona di esondazione in un parco cittadino, la distruzione di un’area verde per far posto all’ennesimo supermercato, la devastazione di un’oasi rifugio dell’avifauna, ecc.) assunte in spregio del diritto di partecipazione dei cittadini e del rispetto per l’ambiente di una delle città più inquinate d’Europa, confermandosi espressione di quel “Sistema Torino” che soffoca la città da molti anni e che – come un fiume carsico – torna periodicamente a mostrare i suoi aspetti più inquietanti nelle inchieste giudiziarie, come quella recente sul voto di scambio.

Comitato Salviamo la Pellerina

Fiaip vicina agli sfollati di via Vanchiglia: prezzi calmierati sugli affitti brevi

Fiaip Torino è vicina agli sfollati di via Vanchiglia, le cui abitazioni sono andate distrutte nell’incendio di ieri:  la presidente Claudia Gallipoli, che svolge la sua attività proprio lungo la strada coinvolta dal rogo, si è attivata per andare incontro ai residenti che oggi si trovano senza casa, stringendo un accordo con Wonderful Italy, società che gestisce affitti brevi in città, per offrire prezzi scontati, sugli immobili da loro gestiti, a chi oggi si trova in questa difficile situazione.

“Lavoro in via Vanchiglia dal 1996 e l’incendio di ieri mi ha molto impressionata – commenta la presidente Fiaip -. Noi amiamo le case e immaginiamo lo shock di chi ora ha perso la propria abitazione e i propri averi e deve organizzarsi per passare la notte. Per questa vicinanza, abbiamo pensato, come sindacato, di promuovere uno sconto con la società di gestione di affitti brevi in cui lavora una nostra delegata Lavinia Fanari, al fine di calmierare i prezzi per gli sfollati di via Vanchiglia, sperando che le criticità possano risolversi velocemente”.

Il cambiamento climatico non risparmia i tulipani di Pralormo

Il cambiamento climatico non ha risparmiato i famosi tulipani di Pralormo, la pittoresca cittadina piemontese, abbreviando quest’anno la fioritura, meritandosi un “record” . Tuttavia, l’evento primaverile Messer Tulipano continua a incantare i visitatori, offrendo loro bulbi di tulipano gratuiti fino al primo maggio.

Il festival, che ha avuto inizio il 30 marzo, celebra la primavera con una varietà di attrazioni all’interno del vasto parco di Pralormo. I visitatori possono ancora godere di una splendida esposizione di peonie, glicine, rosmarino blu e spirea bianca, oltre a una collezione esclusiva di orchidee rare custodite nella storica serra francese. Tra queste spicca l’orchidea Vanda Tigrata. Altri fiori come l’amaryllis e il gelsomino profumato stanno iniziando a sbocciare, aggiungendo al parco un’atmosfera fragrante e colorata.

 

Per arricchire l’esperienza, il programma di eventi collaterali è particolarmente ricco quest’anno. Il 21 aprile si è tenuto un concerto dell’Orchestra Collettivo Legni alle 14:00, seguito da un’esibizione di strumenti a fiato alle 16:00. Il 25 aprile, la Corale Sanstefanese si esibirà alle 15:30, offrendo un’ulteriore occasione per godersi la musica nel contesto unico del parco.

 

Per gli amanti degli animali, è disponibile un Dog Bar gestito da MONGE, noto produttore piemontese di petfood. Mercatini di artigianato locale offrono ulteriori opportunità di shopping unico e autentico.

Infine, i visitatori possono prenotare visite guidate degli interni del Castello o un giro sul “Trenino del Conte“, che saranno disponibili anche dopo la conclusione dell’evento Messer Tulipano, ogni domenica fino al 27 ottobre.

Questa manifestazione non solo celebra la bellezza della natura e della cultura locale, ma offre anche un’esperienza immersiva e arricchente per tutti i visitatori.

Cristina Taverniti

Il monologo è poco democratico anche quando è “antifascista”

IL COMMENTO Di Pier Franco Quaglieni

Un gran brutto evento quello che precede di pochi giorni la festa della Liberazione, ancora una volta guastata da polemiche tanto feroci quanto inutili.  Il monologo sul 25 aprile di Antonio Scurati – scrittore che ha avuto notorietà solo quando si è paradossalmente dedicato al suo demone Benito Mussolini, senza avere la benché minima competenza storica, scrivendo anche cose inesatte e imprecise,  come dimostrò Galli della Loggia – andava letto e riletto, direi tutti i giorni come un mantra per una settimana o almeno per un triduo a reti unificate, come stanno facendo oggi in modo ossessivo, dopo lo stupido divieto della Rai, giornali e Tv.  Così tutti avrebbero capito e oggi possono egualmente capire che il suo non è un discorso storico, ma meramente politico e di bassa politica pre elettorale.  De Felice ci ha fatto capire Mussolini, Oliva ci ha fatto comprendere l’antifascismo, Scurati invece ha confermato di essere un “antifascista fascista” come disse Ennio Flaiano. Sembrava una genia scomparsa e invece sopravvive in Scurati e anche negli anziani professori di Bari che si dilettano a scrivere di storia contemporanea invece di dedicarsi all’antichità classica  dove furono maestri. Di questi cultori del fascismo antifascista o antifascismo fascista sono pieni anche i social dove il messaggino di Scurati è stato ripreso e commentato come una pagina di vangelo. Invece la stessa interpretazione di un unicum fascista dal 1924 al 1944 e’ una trovata priva di fondamento storico, una sparata politica ad effetto pubblicitario. L’omicidio di Matteotti e le stragi nazifasciste del ‘44, dimenticando ovviamente via Rasella, sono cose diverse che vanno studiate analiticamente. Sarebbe un discorso che ci porterebbe lontano perché bisognerebbe partire dal biennio rosso successivo alla Grande Guerra per giungere alla Rsi e all’occupazione tedesca del 43/45. Il monologo non si addice comunque agli storici perché la ricerca storica è fondata sul dialogo, sul confronto e soprattutto sulla ricerca distaccata che è l’esatto opposto della dogmatizzazione ideologica che lo storico partigiano Raimondo Luraghi considerava un veleno mortale che uccide la ricerca storica.  Ma Scurati non sa nulla di Luraghi, probabilmente non ha neppure letto la storia dell’Italia contemporanea di Federico Chabod, partigiano valdostano e maestro di studi storici, che parlava e scriveva nel 1950 con distacco critico del fascismo, come fece Croce in una lezione sulla storia contemporanea, tenuta ai giovani dell’ istituto di studi storici di Napoli da lui fondato e ripubblicata dal Centro Pannunzio con prefazione di Sergio Romano che si dichiarò un revisionista.  Scurati pare un “galoppino elettorale” che un uomo serio come Togliatti non avrebbe neppure considerato per un qualsivoglia incarico nel PCI. Alle Frattocchie non l’avrebbero mai accolto come discente, figurarsi come docente insieme a maestri come Ernesto Ragionieri.  Il monologo di Scurati, zeppo di aggettivi eclatanti e di ammennicoli ideologici, non aggiunge nulla all’antifascismo che è stato ed è plurale: cattolici, ebrei, valdesi, laici, comunisti, anticomunisti, liberali,  azionisti, anarchici, socialisti, monarchici e repubblicani, militari e civili, semplicemente democratici e quindi anti-autoritari non a senso unico,  stranieri di diverse nazionalità che combatterono per Liberazione dell’Italia insieme al risorto Regio Esercito del Sud e ai partigiani del Nord. Il vero 25 aprile è un 25 aprile tricolore in cui le bandiere di partito hanno un ruolo secondario.  C’è anche chi vorrebbe sfilare con altre bandiere come quelle della NATO che nulla c’entrano con la Resistenza per ragioni di visibilità personale e narcisisticamente divisiva o vuole impedire a Milano alla Brigata ebraica di usare il suo striscione.  Questi sono usi strumentali della Resistenza che rispecchiano lo squallore dei tempi. Non meritano di essere considerati perché in fondo dimostrano che il rimasuglio di un certo “fascismo” è rimasto nel modo di pensare anche di alcuni antifascisti che pretendono di avere l’esclusiva della Resistenza. Anche questo fascismo va considerato perché dimostra che anche Umberto Eco parlando di “Fascismo eterno” aveva le sue buone ragioni anche se diverse da quelle che hanno motivato il suo librino che forse Scurati ha studiato a memoria, senza comprendere che ad un genio come Eco tutto è consentito perché il semiologico alessandrino non  era un dogmatico e non pretendeva mai di imporre una sua verità. Forse ci sarebbe anche da domandarsi chi abbia avuto l’idea di chiedere il monologo a Scurati per la Rai che deve rispettare il pluralismo. Avrei capito invitare Gianni Oliva, non certo Scurati che non ha titoli per intervenire, malgrado i libri scritti, anzi soprattutto perché ha scritto tre volumi su “M” e si accinge a pubblicarne un quarto.

L’uomo e il cane. Un’amicizia lunga migliaia di anni

Il cane è da sempre miglior amico dell’uomo.

E’ a tutti gli effetti un membro della famiglia, lo curiamo, ce lo portiamo in vacanza, spesso è un balsamo per la nostra emotività e capace di supportarci nei momenti difficili; il prendersene cura ci fa capire quale e’ il senso della disciplina e della responsabilità, prenderlo è un impegno serio, quando decidiamo di adottarlo e’ per sempre.

Ma come e’ nato questo idillio tra l’essere umano e il cane? Cosa li ha fatti entrare in relazione nello scorrere del tempo? Sembra che questa bella amicizia sia nata ben 30.000/40.000 anni fa e che il progenitore del cane, il lupo, si sia avvicinato agli insediamenti umani per approfittare degli scarti di cibo, rimasugli di pasti consumati quotidianamente. Questo approssimarsi tra le due specie ha fornito diversi vantaggi anche per l’uomo come, per esempio, un sistema naturale per l’eliminazione dei rifiuti alimentari e un servizio di sicurezza prestato dal lupo che dava l’allarme in caso di avvistamento di altri animali ritenuti pericolosi. Sia l’uomo che il cane sono particolarmente predisposti alla cooperazione e alla vita sociale, il feeling esistente tra i due esseri, umano e animale, tuttavia e’ dato soprattutto dalla capacita’ di connessione reciproca, da parte del cane attraverso la comprensione dei diversi stati d’animo, umori e perfino tratti della personalita’ del suo amico homo che, invece, e’ capace di leggere inclinazioni e sentimenti del suo compagno a quattro zampe grazie ad una gamma di espressioni, comportamenti e segnali caratteristici. Spesso si dice che i cani ci capiscano meglio dei nostri simili e questa verita’ e’ dedotta dal fatto che questi sensibili quadrupedi molto spesso sono in grado di leggere il nostro interno, sono capaci di avvertire la minima notifica di tristezza o di dolore nonostante l’assenza di un linguaggio comune che pero’, evidentemente, non impedisce uno scambio del tutto speciale .

Oltre all’alleanza emotivo-sentimentale, tra uomo e cane esiste una felice convivenza che ci porta a fare sport insieme, a viaggiare facendo coesistere le diverse necessita’, che spinge a socializzare e che di frequente rappresenta un valido aiuto in caso di difficolta’ nel movimento o di handicap fisici.

Ai nostri amici sono dedicati servizi sempre piu’ specifici come le diverse specializzazioni veterinarie, l’educazione, attivita’ di svago come la piscina o la socializzazione e i dog parking.

Il rapporto tra i due si e’ evoluto, dal mutuo e pratico supporto (decisamente sbilanciato a vantaggio dell’essere umano) ad un legame di reciproco affetto e attaccamento.

La prospettiva piu’ auspicabile e’ che questa relazione tra mondo antropico e genere canino progredisca ulteriormente attraverso maggiore rispetto nei confronti di quest’ultimo che troppo spesso subisce ancora comportamenti deplorevoli; un rapporto di parita’ di diritti nonostante le differenze e le diverse necessita’ e’ la speranza piu’ desiderabile e indiscussa manifestazione di civilta’.

MARIA LA BARBERA

Stéphane Braunschweig tra realtà e sogno per la Grande Illusione di Donn’Anna Luna

La vita che ti diedi” sul palcoscenico del Carignano sino al 28 aprile

Luigi Pirandello scrisse “La vita che ti diedi” – la definì “tragedia” – traendola da tre delle sue numerose novelle: “I pensionati della memoria” (1914, “Fanno finta d’essere morti, dentro la cassa.

O forse veramente sono morti per sé. Ma non per me, vi prego di credere! Quando tutto per voi è finito, per me non è finito niente.”), “Colloqui coi personaggi” scritta nel ’15 all’indomani della morte della madre e “La camera in attesa” (1916), la madre e le sorelle di un soldato scomparso al fronte, che non hanno la certezza della sua morte, continuano a preparargli la camera in attesa del suo ritorno (“Voi lo sapete bene, ora, che la realtà non dipende dall’esserci o dal non esserci d’un corpo. Può esserci il corpo, ed esser morto per la realtà che voi gli davate. Quel che fa la vita, dunque, è la realtà che voi le date.” Una “tragedia” destinata alla Duse che tuttavia la rifiutò, per cui se ne impossessò Alda Borelli che la rappresentò nel febbraio del ’23 al Quirino di Roma.

Il rapporto madre-figlio, un personaggio, Fulvio, un ragazzo di cui si parla molto ma che non comparirà mai in scena, il suo ritorno nella casa dopo averla abbandonata per sette anni, per inseguire in terra di Francia un amore e una donna che là già aveva un marito e due figli e una vita chiusa in una unione infelice. Fulvio è tornato per morire, ma per Donn’Anna non è quell’ultimo giorno di vita ad averle strappato ogni lacrima, non è ha più di lacrime, le ha consumate il giorno in cui quel figlio se lo è visto tornare, cambiato, irriconoscibile, un altro da come era nei suoi ricordi. Quindi la madre stringerà quell’immagine, e quella realtà, che ha del figlio: “Ma sì che egli è vivo per me, vivo di tutta la vita che io gli ho sempre data: la mia, la mia; non la sua che io non so! …E come per sette anni gliel’ho data senza che lui ci fosse più, non posso forse seguitare a dargliela ancora, allo stesso modo?” Tre atti a svolgere da parte di una madre e a capovolgere da parte di chi le sta accanto un grumo centrale che non poche volte richiederebbe un po’ più di respiro (il testo e le sue rappresentazioni, davvero non molte, nel corso di un secolo – nella memoria una con la regia di Castri e una grandiosa Moriconi -, non ebbero mai il successo che Pirandello si sarebbe augurato), di alleggerire quello svolgimento a tratti ansimante, rotto, frastagliato: giù giù sino all’arrivo della donna amata e della madre di lei, l’una annichilita dinanzi alla notizia, finalmente svelata, della morte di Fulvio e lei costretta a confessare di aspettarne un bambino, l’altra decisa con estrema e pratica razionalità a riportarsela a casa. Un intreccio che Roberto Alonge, nella sua “Introduzione” al testo pubblicata da Mondadori nel 1992, definisce “tragedia astratta”, esplorandola oltre l’autore e analizzandola in quel “labirinto di specchi” in cui Fulvio è vittima, psicanaliticamente con la propria fuga dall’accentramento materno per ricadere in un innamoramento verso una donna che ricalca con esattezza “un doppio evidente della madre”. Quel figlio “accudito” dentro di sé verrà a scomparire, a morire davvero, si scioglierà la finzione di una vita ancora presente, Donn’Anna non potrà più vivere con la “propria” certezza e “come se” il figlio fosse ancora vivo: nell’ultimo attimo non potrà che disfare, in un ambiente che non ha più ragion d’essere e che è diventato come l’involucro rarefatto di un sogno, il letto in cui ha dormito Fulvio e in cui è stato deposto.

Materia più che pirandelliana, verrebbe da dire, magari con poco rispetto. Difficile, avvolta e riavvolta, una donna a cui non siamo forse oggi preparati e che in maniera granitica cerca di coinvolgerci nel proprio carico di sicurezza, nella necessità di illusione, quotidiana, forte, senza alcun ripensamento. Il regista Stéphane Braunschweig, direttore artistico dell’Odéon parigino e ospite della stagione del Teatro Stabile Torinese – Teatro Nazionale, già prolifico ricercatore per precedenti direzioni all’interno del territorio pirandelliano, direi che (in)seguendo la piana chiarezza delle parole dell’autore che scavalcano la complessità dello svolgimento, costruisce e offre sul palcoscenico del Carignano (repliche sino al 28 aprile) uno spettacolo di prim’ordine, concertando con estrema esattezza il percorso della Grande Illusione. E, facendosi carico dell’aspetto visivo, dà forma ad un ambiente realisticamente inteso, delimitato, suddiviso tra proscenio e interno, fatto degli oggetti di ogni giorno, di vita e di ricordi, sino a giungere a quella rarefazione finale – bellissima – di cui s’è detto.

Nel risultato positivo e affascinante della sua messa in scena, ha raccolto e guidato con occhio felicemente attento un terzetto d’attrici che sono veramente da ammirare. Daria Deflorian è la protagonista Donn’Anna Luna, raccolta in questa sua smisurata determinazione, delicata e agguerrita al tempo stesso, sul limite della follia ma pronta a squadernare anche con disarmante semplicità la lucidità del proprio pensiero; Federica Fracassi non è soltanto la sorella che umanamente la sorregge nella speranza di sviare quel pensiero ma pure, raddoppiandosi, dà buon spessore con asprezze e sguardi duri ad un’altra madre, quella arrivata da lontano, che per altre attrici sarebbe potuta essere un’apparizione di poco conto. E poi la giovane Cecilia Bertozzi, che è l’amata Lucia Maubel, incerta e spaurita, sbalordita, mette in campo le sue battute con maturità, con una sicurezza e una fierezza che non possono non imporla all’attenzione dello spettatore. Con loro Fulvio Pepe, Enrica Origo, Caterina Tieghi e Fabrizio Costella, al quale è dovuto anche il compito di una onirica apparizione. Successo incondizionato e parecchie chiamate alla replica a cui ho assistito.

Elio Rabbione

La foto del regista Stéphane Braunschweig è di Carole Bellaïche; le immagini dello spettacolo sono di Luigi De Palma.

Prima edizione di AMTS – Auto Moto Turin Show, un successo

Si conclude con successo la prima edizione di AMTS – Auto Moto Turin Show,l’evento, organizzato da GL events Italia e gemellato con l’omonimo show ungherese, dedicato agli appassionati del mondo delle due e quattro ruote, che ha animato la città per tre giorni di esposizione, spettacolo e approfondimento.

Sono stati 22.000 i visitatori che in tre giorni hanno affollato il Padiglione 3, l’Oval e le aree esterne di Lingotto Fiere.

Come avevamo promesso, GL events si è impegnata per portare a Torino un grande evento dedicato alla passione per le quattro ruote, che reinventa la vocazione automobilistica della città e ne fa vera e propria cultura” ha commentato Gabor Ganczer, Amministratore delegato GL events Italia. Siamo molto orgogliosi dei risultati e ci impegneremo per far crescere ancora di più l’evento, per farlo diventare un riferimento a livello nazionale.

 

Un evento trasversale

Un pubblico variegato quello che ha riempito gli spazi di Lingotto Fiere in occasione di AMTS. Un successo dovuto grazie anche all’ampia offerta: spazi espositivi, eventi culturali, show, esibizioni adrenaliniche ed esperienze in grado di avvicinare anche le nuove generazioni e le famiglie con bambini. L’area dedicata al tuning ha entusiasmato anche i giovanissimi; così come i modelli youngtimer, vettureche oggi sempre di più coinvolgono e appassionano le nuove generazioni.

Tutto esaurito per le attività dedicate ai più piccoli, come “Karting in Piazza”, un format originale ideato da Aci Sport per sensibilizzare bambini e bambine alla sicurezza stradale attraverso il gioco, o come l’area videogames, realizzata in collaborazione con Torino Comics, con simulatori di guida di ultima generazione.

Auto, che passione

L’area expo – mercato ha portato a Lingotto fiere alcune delle più prestigiose auto e moto da collezione, gli ultimi modelli e le innovazioni del settore, con focus sulle tendenze per i giovanissimi e le proposte green in campo automotive, con la possibilità di testare in loco le auto del momento. Tutto esaurito per i test drive dei veicoli elettrici Tesla e BYD da Auto Torino; sguardo al futuro anche per Biauto Group e Autoingros, che hanno deciso di presentare per la prima volta al grande pubblico alcune importanti novità: Biauto Group ha esposto la Nuova MINI Countryman, il modello più spazioso della nuova famiglia MINI; Autoingros ha scelto AMTS per il presentare la nuova Omoda 5, il crossover prodotto dal gruppo cinese Chery.

 

Collezionismo e automobilismo storico

Spazio alle auto storiche all’interno del Padiglione 3, con l’esposizione Born in Turin, dedicata alle iconiche auto nate sotto il cielo di Torino in otto decenni di innovazione e stile automobilistico, e grazie alla presenza di ASI.

Con grande entusiasmo abbiamo collaborato a questo nuovo evento che mette al centro la passione per il motorismo in tutti i suoi aspetti. Noi ci impegniamo per tenere viva la passione per il motorismo storico, che è anche una grande opportunità di promozione del turismo e dei territori con questa vocazione. Gli eventi come AMTS sono importanti perché riescono ad avvicinare anche i giovani a questa passione e cultura. Per questo confermiamo la nostra disponibilità per supportare l’evento anche per le prossime edizioni, ha commentato Alberto ScuroPresidente ASI.

Nell’area ricambi, curata con cura da Estrela Fiere, collezionisti e appassionati hanno trovato una vasta selezione di ricambi originali e pezzi unici.

Tuning: il contest Be bETTer

L’Oval è stato palcoscenico della quarta edizione del contest Be bETTer, che ha dato spazio ai professionisti del settore che desiderano mettere in gioco le loro qualità e le loro capacità d’inventiva e competenze, mostrando al pubblico come si possa creare un’auto modificata di altissimo livello. Hanno partecipato al contest otto aziende che si sono sfidate a colpi di creatività e abilità costruttiva. A valutare le auto in gara, una giuria internazionale di esperti del settore come Sven Shultz, Laszlo Szoke e Julien Boyer. Il contest è stato vinto dai veneti di Dickers Automotive Restomod con la loro Golf 1.

 

Al femminile

Al di là degli stereotipi, AMTS ha visto molte donne protagoniste delle attività su pista, tra gli stand e nel programma culturale. L’incontro DriveHER: Donne per l’Automotive, a cura di Associazione AIDA, ha proprio voluto affrontare il rapporto tra motori e donne. La pilota Federica Levy è stata una delle protagoniste dell’incontro Passione motori nei giovani; la giornalista e pilota Claudia Peroni ha moderato PASSIONE RALLY…e la favola continua! Guest starts Race for Glory, una tavola rotonda per raccontare il dietro le quinte delle gare, trasferire ricordi e far emergere il lato più umano e emozionale del motorsport.

La nostra giovane associazione lavora per la parità; ma ancora adesso il tema della passione delle donne per i motori è molto delicato. ha affermato Linda Villano, presidente e co-founder di AIDA Associazione Italiana Donne per l’Automotive. È stato molto importante esserci, e grazie a questo evento abbiamo avviato nuove collaborazioni e conosciuto realtà protagoniste del settore automotive con cui pensare dei progetti di inclusione e cultura.

Spettacoli e intrattenimento

Adrenalina e fiato sospeso per le esibizioni acrobatiche e le dimostrazioni mozzafiato che si sono susseguite all’interno dello Sparco Arena, la pista drift allestita nelle aree esterne: The Fast Family Extreme Show by No limit solutions, GTA Live, la parata di Hardcore Drivers, la D-Race Italian Drifting e le minimoto di Torino Bike Training Center hanno letteralmente ammaliato il pubblico di tutte le età. Negli spazi dell’Oval, lo spettacolo Lowrider Super Show ha portato sul palco veicoli lowrider, ballerini di talento, DJ e il grande ospite internazionale Luis da Silva, l’attore che ha interpretato Diogo in Fast X (2023) e Fast & Furious 5 (2011).

Il programma culturale

Per celebrare il mondo automotive a 360 gradi, AMTS ha organizzato un programma culturale e di approfondimento con alcuni grandi nomi del motorsport come Mauro Pregliasco, uno dei pionieri del rally italiano, Adartico Vudafieri, la regina del drift italiano Elena Zaniol, Gabriel Del Vuono, campione mondiale FIM MiniGP 2022, le campionesse di rally Antonella Mandelli e Tiziana Borghi, Riccardo Tonali e Michele Cinotto. Grande successo anche per la mostra CULT, il progetto trasversale di exhibit design a cura di GL events Italia che unisce cinema e automotive, cultura e tradizione, con i veicoli che hanno accompagnato nel successo alcuni film cultdella cultura pop & comics. Il progetto è stato presentato venerdì alla presenza dei partner Museo Nazionale del Cinema di Torino, il Museo dell’Automobile di Torino e Film Commission Torino Piemonte, insieme ad Andrea Farina, Chris Bangle, Stefania Caretta e Pietro Ruspa.

 

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Padre Dall’Oglio nelle foto di Ivo Saglietti a Deir Mar Musa

È semplicemente un abbraccio ma intenso e carico di entusiasmo e di amicizia quello tra padre Paolo Dall’Oglio e un musulmano del monastero. É la fotografia scelta come immagine simbolo della mostra “Ritorno a Deir Mar Musa. L’utopia di padre Paolo Dall’Oglio”, negli scatti del fotoreporter Ivo Saglietti allestita nella splendida cornice del Castello Reale di Govone, in provincia di Cuneo, al confine con l’astigiano, fino al 26 maggio, in collaborazione con l’Associazione Govone Residenza Sabauda, Govone Arte e il Centro di promozione Culturale Govone e il Castello. Una foto in cui, afferma la curatrice dell’esposizione Tiziana Bonomo, “c’è la sintesi di tutta la capacità fotografica di un reporter in grado di cogliere il senso profondo dei sentimenti umani”. Non solo ma è anche un’istantanea significativa per la presenza sullo sfondo di una bambina siriana sorridente che guarda Paolo e l’amico Ivo, forse il simbolo di una via di dialogo e di speranza in una regione tanto tormentata e investita da guerre e terrorismo, quel dialogo che il missionario italiano cercava di continuo, tra cristiani e musulmani, nel suo monastero in Siria, Deir Mar Musa. I due protagonisti della mostra, il sacerdote gesuita e il reporter, non ci sono più: Saglietti è morto cinque mesi fa mentre Dall’Oglio, molto impegnato nel dialogo interreligioso, fu rapito il 29 luglio 2013 in Siria e da allora non si è saputo più nulla, forse sequestrato da agenti del regime siriano o da miliziani jihadisti. La mostra vuole ricordarli entrambi e far sapere chi erano questi due uomini molto diversi per formazione ed esperienze sul campo ma animati da una profonda amicizia.
Ivo Saglietti, più volte ospite nel monastero dove abitava Dall’Oglio, ha immortalato con il suo obiettivo la vita quotidiana dei monaci, dello stesso gesuita e della gente comune in una terra devastata dai conflitti. Le foto esposte parlano del dialogo possibile tra le religioni nella comunità rifondata da Padre Paolo Dall’Oglio nell’antico monastero siriano Deir Mar Musa al-Abashi (Monastero di San Mosè l’Abissino) luogo frequentato e vissuto da cattolici e musulmani, incastonato tra le montagne siriane del Qalamun, a circa 80 chilometri a nord di Damasco. Padre Paolo approdò in Medio Oriente negli anni Settanta “per servire l’impegno della Chiesa nel mondo musulmano”, come scrisse egli stesso. Dall’amicizia profonda con padre Paolo, rifondatore della comunità monastica cattolico-siriaca “Al Khalil”, erede di una tradizione eremitica del VI secolo, sono nati i libri “Sotto la tenda di Abramo” (Mario Peliti, 2004), “Ritorno a Deir Mar Musa, l’utopia di padre Dall’Oglio (Emuse, 2023) e la mostra fotografica a Govone. “Le tue foto per noi sono un richiamo, un monito, un programma e un incoraggiamento”.
Così padre Dall’Oglio, scomparso in Siria undici anni fa, scriveva al reporter Ivo Saglietti che varie volte si recò al monastero Deir Mar Musa per continuare il suo lavoro di fotoreporter. Saglietti nasce in Francia ma trascorre la sua adolescenza ad Alba e nel 1975 inizia ad occuparsi di fotografia proprio a Torino diventando cineoperatore. Premio World Press Photo nel 1992 è diventato famoso per aver girato documentari in Medio Oriente, Africa, America Latina e Balcani. Inoltre ha documentato in giro per il mondo la diffusione di malattie infettive di grande impatto come la tubercolosi, la malaria e l’Aids. Rimase affascinato da questo antichissimo sito siriano da cui lo stesso padre Paolo restò incantato dopo avervi trascorso una decina di giorni durante un ritiro spirituale. Nella mostra sono esposti anche alcuni testi, in parte tratti dalle lettere tra il gesuita e il reporter.
“Mi auguro che anche gli studenti vengano a vedere questa mostra”, osserva la curatrice Bonomo nonché fondatrice di ArtPhotò, convinta che le nuove generazioni devono conoscere questi luoghi anche solo attraverso scatti fotografici per rendersi conto dell’importanza della convivenza tra fedi diverse in una terra martoriata dalle guerre. Il fotoreporter Ivo Saglietti è protagonista di due esposizioni in contemporanea, al Castello di Govone e nella Chiesa di San Domenico ad Alba. In entrambe le sedi la curatrice Bonomo ha selezionato insieme a Federico Montaldo dell’Archivio Saglietti e alla casa editrice Emuse una trentina di fotografie in bianco e nero esposte al pubblico fino al 26 maggio, da venerdì a domenica ore 10-12,30/15-18.
Filippo Re
nelle foto:
L’abbraccio tra il gesuita Paolo e un musulmano
Il fotoreporter Ivo Saglietti con padre Paolo Dall’Oglio
Scene di vita nel monastero siriano Deir Mar Musa