Residenzialità, servizi e innovazione per un diritto allo studio più vicino agli studenti e al territorio
EDISU Piemonte ha presentato il nuovo Piano Strategico di Mandato 2025–2029. Servizi efficienti e moderni, legami con il territorio e attenzione agli studenti sono i punti centrali del documento che fissa gli obiettivi e le linee di sviluppo dell’Ente, attraverso un modello di diritto allo studio in grado di unire sostegno economico a un welfare studentesco attento alla qualità della vita e alla crescita personale dei ragazzi.
«Fin dai primi mesi dopo l’insediamento del nuovo Consiglio di Amministrazione ho sentito forte l’esigenza di lavorare a un piano che individuasse obiettivi strategici e priorità di EDISU Piemonte per orientare la nostra azione, costantemente rivolta agli studenti e alla concretizzazione dell’articolo 34 della Costituzione. Il piano si fonda su tre direttrici: diffusione sul territorio, sostenibilità e innovazione. Criteri operativi attraverso cui l’Ente vuole rispondere in modo concreto alle esigenze dei borsisti e del territorio» ha dichiarato il presidente di EDISU Piemonte Roberta Piano.
Tra i pilastri del Piano Strategico le borse di studio e i servizi di residenzialità. EDISU Piemonte si impegna a rafforzare le attività di accertamento, revoca e recupero dei crediti nei confronti di chi non risulta in linea con i criteri previsti dal bando, per assicurare un utilizzo sempre più corretto e trasparente delle risorse disponibili.
Per rispondere a una popolazione universitaria in costante crescita sul territorio regionale, entro il 2028 saranno realizzate quattro nuove residenze universitarie a Torino, Grugliasco, Novara e Savigliano, per un totale di 682 nuovi posti letto e un investimento complessivo di 88 milioni di euro, finanziati grazie al V bando ministeriale della Legge 338/2000. A questi si aggiungeranno entro fine 2026 i circa mille posti letto frutto di convenzione con soggetti privati nell’ambito del decreto ministeriale 481/24 per il potenziamento della residenzialità universitaria grazie ai fondi del Pnrr.
L’Ente regionale per il diritto allo studio nelle sue azioni future porrà anche grande attenzione al tema dell’orientamento, che verrà potenziato grazie alla collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale, con l’obiettivo di far conoscere le opportunità di sostegno agli studenti delle scuole superiori e favorire scelte universitarie consapevoli.
«Nei contenuti di questo piano e nel nostro lavoro quotidiano — ha concluso il presidente Roberta Piano — c’è la volontà di costruire un Ente che agisce con responsabilità, visione strategica e operatività concreta, per un sistema universitario inclusivo, che sostiene e valorizza i talenti dei giovani, capaci e meritevoli anche se privi di mezzi».
«Il nuovo Piano Strategico di EDISU Piemonte si inserisce perfettamente nel cambio di passo che, come Giunta Cirio, abbiamo impresso in questi anni al diritto allo studio: anche grazie alla collaborazione con un sistema accademico virtuoso, siamo diventati sempre più attrattivi e siamo riusciti finalmente a dare un sostegno adeguato anche ai figli delle vittime del dovere. Ora vogliamo lavorare a sostenere maggiormente i capaci e soprattutto i meritevoli, anche se privi di mezzi. La nostra azione in questi anni è stata chiara e coerente: abbiamo moltiplicato le risorse, incrementato le residenze e i servizi, riconosciuto maggiore attenzione agli studenti. EDISU si muove nella stessa direzione, con una strategia che valorizza il merito, rafforza la trasparenza nell’utilizzo delle risorse e offre nuove opportunità a una popolazione studentesca in continua crescita. Questo piano guarda al futuro con coraggio e concretezza: investire sul diritto allo studio significa investire sul capitale umano della nostra Nazione. Continueremo a farlo con determinazione, perché ogni giovane possa trovare in Piemonte un luogo in cui crescere, formarsi ed esprimere il proprio talento» ha dichiarato Elena Chiorino, vicepresidente e assessore al Diritto allo Studio Universitario della Regione Piemonte.




LETTERE 

Si vedevano bene i profili delle montagne e bastava andare un po’ in alto, sulla scalinata della chiesa, che si potevano distinguere le alpi svizzere. E l’altra sponda? Un gioco di luci a rincorrersi sul lungolago tra Suna e Pallanza fino alla punta della Castagnola, dove la riva ridiventava scura e si poteva solo intuire che c’era Intra, nascosta dietro la curva dell’Eden. Verso Laveno e Santa Caterina del Sasso altre luci, altre strade, altre case e altra gente. Lì, sulla sponda lombarda, avrebbero potuto quasi intravedermi se qualcuno, puntando un cannocchiale con delle buone lenti d’ingrandimento, si fosse preso la briga di curiosare verso l’imbarcadero di Baveno. Avrebbe visto una figura, un’ombra seduta lì, sulla panchina dal verde un po’ corroso dal tempo, intenta ad ascoltare il rumore della risacca. A dire il vero, per me, più che un rumore è un suono, quasi un sottofondo musicale. Il ritmare dell’onda che s’infrange, che si ritira per far posto all’altra, apprestandosi a compiere lo stesso gesto secondo il moto dell’acqua e la direzione del vento. E’ come una musica che calmava i nervi, distende l’animo. “ Ecco, vardala lì. A l’è l’acqua stràca. L’acqua che sciùscia i remi dì barch, che la carezza suta al ventar ogni barca e sura la cràpa ogni sàss”, mi diceva il mio amico Angelo Branca, vecchio lupo di lago, commentando le onde che, ormai deboli e provate, s’arrestavano sui muri del vecchio molo. L’ Angiolino, nato e cresciuto sull’isola Pescatori, aveva ormai affidato la sua vecchiaia alla terraferma. Ma non mancava mai, nelle notti di luna buona, di farmi compagnia all’imbarcadero. Insieme guardavamo l’acqua scura, ascoltandone il mormorio. Sembrava quasi lo sgranarsi di un rosario sottovoce. Ogni tanto, quasi a rompere quel ritmo dondolante, arrivava un onda solitaria, più decisa. “ E’ l’onda vagabonda. Ascoltala bene, amico mio. Ogni tanto arriva. Così, di colpo, senza preavviso. E’ diversa dalle altre: a l’é l’acqua che scàpa e che la turna indrèe . A l’è cùma una lèngua che ta diss che l’aria la cambia”. E, infatti, l’aria cambiava e s’alzava un vento tiepido che muoveva le onde con più decisione. Era l’effetto dei venti di föhn che, scendendo dalle Alpi, asciugavano e riscaldavano l’aria, facendo assaggiare i primi scampoli di primavera. “Ma, attenzione”, ricordava Angiolino. “Non facciamoci fregare. Quest’aria prima è dolce e dopo à ta càgna i vestìi, perché dal Mottarone s’incanala giù anche un venticello che risente ancora dell’ultima neve e che ti legna facendo finta d’accarezzarti. Vedi come fa increspare l’acqua del lago, verso l’isola?”. Parole piene di saggezza. Infatti, passate le prime leggere folat, l’aria diventava più brusca e veniva spontaneo tirarsi su il bavero della giacca per poi infilarsi le mani nelle tasche. Così, salutato il lago e lasciate alle spalle le imbarcazioni dondolanti tra le onde, ci incamminavamo verso la piazza del Municipio. L’Angiolino canticchiava una canzone che aveva imparato alla radio. Gli piaceva perché, diceva “ è fatta giusta per notti come queste, quando il vento porta in giro l’odore del lago”. E attaccava, data l’ora, sottovoce: “Vent cunt’el pàss balòss, quell che vorì mia tiram via da dòss. Slàrga al fiaa e bùfa in giir i stell, lassa al tò disegn in su la mia pell…”. Era tempo d’andare a casa. E la luna si stagliava più lucente che mai nel cielo nitido e trapuntato di stelle.