ilTorinese

Piemonte, prodotti agroalimentari di qualità alla conquista dell’Europa

«6,7 milioni per la promozione Ue dei prodotti piemontesi Dop, Igp, Doc e Docg. Apre il nuovo bando con una dotazione record da 700mila euro in più del 2024»

Ammonta a 6,7 milioni di euro, con un incremento di quasi 700mila euro rispetto al 2024, la dotazione stanziata dalla Regione Piemonte per la promozione dei prodotti agroalimentari di qualità. Le risorse sono state messe a disposizione dall’assessore regionale al Commercio, Agricoltura e Cibo, Turismo, Sport e Post-olimpico, Caccia e Pesca, Parchi, Paolo Bongioanni, e saranno destinate alle attività promozionali in Italia e nell’Unione Europea.

I fondi, assegnati tramite bando, serviranno a sostenere i consorzi di tutela e le associazioni di produttori impegnati nella valorizzazione delle eccellenze piemontesi: 13 Dop, 9 Igp, 41 vini Doc, 19 Docg e 4 bevande spiritose, oltre ai prodotti del biologico, del Sistema Qualità Nazionale Zootecnica e dell’agricoltura integrata.

Spiega l’assessore Bongioanni: «Dall’ultima edizione del bando, lo scorso anno, sono intervenuti cambiamenti epocali nella promozione del nostro agroalimentare d’eccellenza e per la crescita della sua redditività. Abbiamo lanciato il brand “Piemonte Is – Eccellenza Piemonte” di cui potranno fregiarsi i prodotti agroalimentari di qualità certificata, e che accompagna tutte le azioni di promozione nazionale e internazionale dove è presente la Regione. La cucina italiana ha appena ottenuto il riconoscimento Unesco di Patrimonio mondiale dell’Umanità, e quella piemontese, con i suoi prodotti certificati a livello internazionale che da soli costituiscono un quarto del totale italiano, deve conquistare il posto che le spetta. Dazi e mutamenti economici, d’altra parte, ci incoraggiano a esplorare e approcciare con fiducia mercati sempre nuovi. Per la prima volta abbiamo lanciato una grande campagna nazionale di spot televisivi che racconta i nostri straordinari cibi e il loro grande potenziale turistico».

«Per questo – prosegue Bongioanni – ho voluto aumentare di quasi 700mila euro la dotazione del bando 2025 portandola a 6,7 milioni di euro. Grazie ad essa il Piemonte potrà essere presente in modo ancora più incisivo ai grandi eventi promozionali in Italia e nell’Unione Europea come Vinitaly, Fruit Logistica a Berlino e molti altri. Il Piemonte, come non mi stanco di ripetere, deve recuperare un gap di riconoscibilità che lo renda immediatamente percepibile e gli dia finalmente il posto che merita sui mercati e presso i pubblici italiani e internazionali».

Il bando resterà aperto fino al 12 marzo 2026. I contributi previsti vanno da 50mila a 500mila euro e coprono fino al 70% delle spese ammissibili. L’intervento è rivolto ai consorzi di tutela e alle associazioni di produttori piemontesi per la realizzazione, in Italia e nei Paesi dell’Unione Europea, di iniziative di informazione e promozione dei prodotti vitivinicoli e agroalimentari di qualità.

Tra le attività finanziabili rientrano la partecipazione a fiere e manifestazioni di rilievo — come Fruit Logistica di Berlino e Fruit Attraction di Madrid per la frutta di qualità, Wine Paris, Vinitaly di Verona e Prowein di Düsseldorf per il settore vitivinicolo, il Salone del Gusto di Torino, oltre a fiere nazionali come quelle del Tartufo di Alba e del Bue grasso di Carrù — nonché l’organizzazione di presentazioni e degustazioni, campagne pubblicitarie, spot radiofonici, televisivi e web, la realizzazione di siti internet, iniziative promozionali mirate ed educational rivolti alla stampa specializzata.

Gabriele Di Fronzo e Sfinge: l’ultimo viaggio di un uomo che custodisce il tempo

TORINO TRA LE RIGHE

Ci sono romanzi che non si limitano a raccontare una storia, ma aprono un varco. Per concludere questo 2025, per Torino tra le righe, voglio parlarvi di Sfinge, l’ultima opera di Gabriele Di Fronzo, torinese classe 1984, uno di quei libri che invitano il lettore a sedersi accanto al protagonista e a osservare il mondo con uno sguardo sospeso fra il passato e ciò che non è ancora accaduto. Di Fronzo, già autore di Il grande animaleLa samurai e Cosa faremo di questo amore, torna in libreria con un romanzo che profuma di sabbia antica e metropoli future. Una storia che parte da Torino, dal Museo Egizio, crocevia di memorie millenarie, e che si apre su Shanghai, città-mondo in cui tutto sembra essere costruito per sfidare – o ingannare – il tempo.
Il protagonista, Matteo Lesables, ha un mestiere che somiglia a un rito: è un courier, un custode viaggiante incaricato di scortare reperti preziosi nei loro spostamenti tra musei. Una vita trascorsa dentro aeroporti, casse climatizzate, sale espositive illuminate come templi. Sembra paradossale, ma Matteo ha passato più tempo con statue e papiri che con le persone. Quei reperti – fragili, solenni, muti – sono diventati la sua compagnia e la sua misura del mondo. Ed è proprio nel momento in cui sta per lasciare il lavoro, alla soglia dei sessant’anni, che gli affidano la missione più imponente: accompagnare a Shanghai la Sfinge del Museo Egizio di Torino. Un blocco di sabbia plasmato dal tempo, un enigma che attraversa millenni e che nel romanzo diventa quasi un personaggio.
Il viaggio di Matteo non è solo una trasferta lavorativa. È un attraversamento. Shanghai gli appare come un organismo vivente: luminoso, vertiginoso, spesso incomprensibile. Una città che non ha paura di cancellare ciò che è stato per edificare ciò che sarà. Il contrario esatto della sua amata Torino, che invece custodisce e stratifica. In questa metropoli sterminata, Matteo incontra Qi, giovane direttrice del museo ospitante. Una donna sfuggente, brillante, con una grazia fatta di chiaroscuri. Non è un amore quello che nasce – forse nemmeno un desiderio. È piuttosto un richiamo, la possibilità di rivedere se stesso da un’altra angolazione. E poi c’è un altro incontro, apparentemente minore ma decisivo: un uomo d’affari che gli parla di fiori in via d’estinzione. Sarà proprio un piccolo seme, minuscolo e tenace, a insinuarsi nella trama come una promessa inattesa.
Nelle pagine del romanzo, Di Fronzo intreccia i paesaggi del presente con quelli della memoria. Soprattutto con Sara, l’ex moglie che continua a vivere nei pensieri del protagonista come un’eco che non si decide a svanire. Matteo non sa spiegarsi perché quell’amore sia finito: lo osserva come si osservano i reperti che ha trasportato per una vita intera, cercando un senso nelle crepe, nella polvere, nel silenzio. La vera forza del romanzo sta forse qui: nel modo in cui mette in scena la solitudine come uno spazio abitabile, a volte persino necessario. Matteo attraversa Shanghai come ha attraversato la vita: con passo leggero, ma col peso degli anni che gli scivolano fra le dita come sabbia.
Sfinge è un romanzo che parla di tempo, più che d’amore, più che di viaggi. Il tempo che corrode, che conserva, che confonde. Il tempo delle statue, che sfida l’oblio, e quello degli uomini, che invece vi soccombono più facilmente. La voce di Matteo è quella di un uomo che ha passato la vita accanto alla storia degli altri e ora si ritrova a fare i conti con la propria. Eppure, nonostante la malinconia che attraversa queste pagine come un filo d’oro scuro, il finale lascia aperta una porta: perché anche quando tutto sembra all’ultimo giro, qualcosa può ancora germogliare.
Nel romanzo, Torino è presente come sottotraccia: nel museo, nei reperti, nella formazione del protagonista. Ed è proprio questa radice torinese – stabile, silenziosa, antica – a dare al libro una profondità particolare. Il viaggio verso Shanghai diventa così anche un viaggio di ritorno: non a una città, ma a ciò che resta, a ciò che vale la pena custodire. Con Sfinge, Gabriele Di Fronzo firma un romanzo colto, elegante, ma soprattutto capace di toccare quella parte dell’animo che non ha mai smesso di fare domande. Un libro che si legge come un lento avvicinarsi alla verità, una verità che non necessariamente consola, ma che illumina.
MARZIA ESTINI

Guidava l’auto ubriaco. Denunciato dalla polizia locale

Guidava l’auto con un tasso alcolemico quattro volte oltre il limite consentito. Un 46enne italiano a Torino, dopo un controllo della polizia locale, è stato denunciato per guida in stato di ebbrezza. In via Cigna gli agenti hanno fermato il veicolo perché procedeva con un passo descritto come “particolarmente lento e incerto”. Le due prove dell’alcoltest hanno confermato un tasso nella fascia superiore a 1.5 g/l. L’uomo è stato denunciato.

Carceri, Europa Radicale chiede l’impegno di Cirio

Europa Radicale e l’Associazione Radicale Adelaide Aglietta hanno inviato una lettera al Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio per sollecitare il rispetto dell’impegno assunto il 21 settembre 2024, in occasione dell’inaugurazione della Passeggiata Marco Pannella a Torino, a visitare le carceri torinesi insieme al Sindaco Stefano Lo Russo.

«Attendiamo con fiducia che il Presidente Cirio possa trovare il tempo per onorare quella promessa», scrivono Igor Boni e Samuele Moccia, «auspicando che l’impegno venga non solo mantenuto, ma esteso a tutte le carceri piemontesi, tutti i problemi presenti un anno fa dietro le sbarre non solo siano rimasti, ma in molti casi si siano aggravati»: sovraffollamento, difficoltà nell’assistenza sanitaria garantita dalle ASL, carenza di lavoro e di percorsi di reinserimento.

«Ogni istituto ha criticità specifiche», spiegano, «ma proprio per questo è fondamentale una presenza fisica della Regione: il carcere non è un mondo a parte, non è “su Marte”, ma fa parte a pieno titolo del tessuto civile e sociale del Piemonte».
Europa Radicale e l’Associazione Adelaide Aglietta richiamano inoltre l’attenzione sulla recente istituzione, nella Direzione Sanità regionale, di un nuovo Settore dedicato alla Salute mentale e penitenziaria. «Ci auguriamo che non resti una scelta solo formale», affermano, «ma che si traduca in politiche concrete e continuative».
In questo quadro, viene rinnovata una richiesta già avanzata all’insediamento della Giunta Cirio: «Assegnare a un componente della Giunta regionale una specifica delega alle politiche carcerarie, per garantire attenzione, coordinamento e responsabilità politica su un tema troppo spesso rimosso».
«Sul carcere – concludono Boni e Moccia – non servono nuove parole, ma atti concreti, ciascuno nel perimetro delle proprie competenze. Per questo restiamo disponibili a collaborare e ad accompagnare il Presidente nelle visite agli istituti penitenziari piemontesi».

Biella, “Bethlem”: nel Duomo l’installazione itinerante di Franzella

Fino a martedì 6 gennaio 2026

Biella

Eppure il titolo – “Bethlem” – è chiaro! Ma quell’asino oscuro e inquietante, ricoperto di catrame, in groppa di tutto e di più (niente di bello!!) sacchi di iuta, oggetti domestici, caschi bellici, borse zeppe di armi e micidiali munizioni, NO … non può essere il mite asinello, simbolo di umiltà, dedito con il bue (figure entrambe introdotte da San Francesco nel Presepe, nel 1223) a donare calore, la notte della “Natività”, a quel “Pargol Divin”, rifugiato nella Sacra Grotta di Betlemme. Non c’è mitezza in quegli occhi, né luce, né segni d’amore e speranza. Quell’asino è simbolo di un’attualità ferita e crudelmente mortificata che accompagna ormai da anni i nostri giorni e non s’arresta neppure di fronte alle richiesta di fratellanza, rispetto e dignità umana che, da più parti, si levano inascoltate e schiacciate dal peso disumano dei grandi terreni poteri.

Realizzata con tecnica mista, resina iuta e catrame, è arrivata così – come un pietoso asino “da soma” – nel neogotico “Duomo di Santo Stefano” a Biella l’installazione itinerante, “Bethlem”, progetto avviato nel 2016 dall’artista concettuale, poeta della materia e geniale architetto dello “scarto”, il palermitano Daniele Franzella, oggi vice direttore dell’“Accademia di Belle Arti” del capoluogo siciliano. L’evento rientra nell’ambito del Programma “Sia luce. Un percorso tra arte e spiritualità” a cura di Irene Finiguerra per “BI-Box Art Space”; percorso d’arte e sacralità che mette al centro del suo interesse il complesso della “Cattedrale” biellese, come fulcro della spiritualità della città e del suo territorio e che dall’ottobre del 2019 ha portato fra le austere navate del “Duomo” di Biella le opere di un buon numero di “artisti contemporanei” e di “respiro internazionale”, in un susseguirsi di intrecci altamente suggestivi fra il “tema del sacro” e il declinarsi di narrazioni artistiche che, in maniera diversa, hanno sempre rincorso le voci e le lingue della più esaltante modernità.

Ebbene, fino a martedì 6 gennaio dell’anno prossimo (tutti i giorni dalle ore 7 alle 19), in quella “Cattedrale”, considerata “Chiesa Madre” della “Diocesi di Biella” sarà esposta l’opera, coraggiosa e simbolicamente intrigante di Franzella, già presentata in altri luoghi carichi di spiritualità e memoria, dalla “Johanneskirche Stadtkirche” alla “Biblioteca Centrale” di  Düsseldorf. La sua “Bethlem”, diciamolo chiaro, non è opera di facile acquisizione e lettura. In essa giocano, oltre all’estrosa ma superba manualità dell’artista, volani di pura emozionalità e intrigante simbologia, in cui è facile perdere il senso della narrazione e del tempo. Resta viva, invece e volutamente percettibile quell’atmosfera di cupa percezione di un mondo raccattato a pezzi e ricostruito attraverso passaggi operativi che mai interrompono la linearità di una pessimistica visione dell’esserci e del quotidiano, così estranei a quel clima di luminosa serenità che gli attuali tempi di Festa vorrebbero. E qui il condizionale è, oggi più che mai, d’obbligo.

Scrive in proposito Irene Finiguerra“L’asino di Franzella è l’emblema – fra scena della ‘Natività’ e della ‘Fuga in Egitto’ – di un esodo contemporaneo:  la condizione del rifugiato, lo sradicamento, la fuga, la precarietà di chi porta con sé il peso di una storia che non ha scelto. Il suo dorso è una ‘montagna di dramma’, ma anche un ‘archivio di vite’: ogni oggetto è traccia, indizio, testimonianza … Gli stessi oggetti che sormontano l’animale sono un inventario visivo che rinvia dalle guerre postcoloniali ai più recenti scenari bellici, evocando le immagini di carovane di profughi, di gente in fuga costretta a raccogliere frammenti del loro vissuto lungo il proprio esodo”.

Parole pienamente condivisibili, proprie di chi, dall’esterno, osserva con attenzione e competenza l’opera, ma parole che accettano e bene convivono con un’altra possibile interpretazione. Quella data dllo stesso artista che considera “Bethlem” come un’opera “carica d’amore”.

“L’asino ricoperto di buio materiale – afferma Franzella – è un appello alla compassione; dentro gli oggetti del fuggiasco c’è l’eco delle nostre stesse vulnerabilità; dentro la sua immobilità si muove il racconto universale dell’attesa. Nel tempo liturgico del Natale, l’opera agisce come un contrappunto critico: non illustra la tradizione ma la rilancia nel presente, ricordandoci che Betlemme non è soltanto un luogo della storia, ma una condizione dell’umanità”.

Per info: “BI-Box Art Space”, via Italia 38, Biella; tel. 392/5166749 o www.biboxartspace.com

Gianni Milani

Nelle foto: Daniele Franzella “Bethlem”, tecnica mista, resina, iuta e catrame, 2016, nell’allestimento all’interno del “Duomo di Santo Stefano” (Ph. Stefano Ceretti per “Sia Luce”); Daniele Franzella

Concerti di Capodanno a Torino: tutte le informazioni su accessi, orari e mobilità

 

In occasione dei due concerti di Capodanno della Città di Torino, in programma il 31 dicembre 2025 all’Inalpi Arena e il 1° gennaio 2026 al Teatro Regio, si comunicano le principali informazioni organizzative relative agli eventi, agli accessi e ai servizi.

TORINO TIME, IL CONCERTO DEL 31 DICEMBRE ALL’INALPI ARENA

Torino Time” è il grande concerto con cui la città accompagnerà il pubblico verso la mezzanotte del 31 dicembre. Una lunga serata di musica dal vivo che attraversa generi e linguaggi diversi – dal pop al rock, dall’urban all’elettronica – alternando artisti affermati e nuove voci della scena contemporanea. Sul palco si esibiranno irossaBambole di PezzaPlanet Funk e la rapper torinese Beba, che sarà anche co-conduttrice della serata insieme a Marco Maccarini. Dopo la mezzanotte la festa proseguirà con Deejay Time Live, progetto dal vivo dello storico format radiofonico ideato da Albertino con Fargetta, Molella e Prezioso. Il concerto sarà anche un omaggio alla storia del Paese, in occasione degli 80 anni dalla nascita della Repubblica Italiana, con particolare attenzione al protagonismo femminile nella musica.

Il Concerto di Capodanno del 31 dicembre si terrà presso l’Inalpi Arena. I biglietti sono stati messi a disposizione del pubblico attraverso un sistema di vendita a scaglioni, con aperture successive nei diversi lunedì del mese di dicembre. L’accesso all’evento è consentito esclusivamente ai possessori di biglietto.

Il biglietto è gratuito previa cauzione di 5 euro: ai partecipanti che prenderanno parte al concerto la cauzione sarà automaticamente restituita; in caso di mancata partecipazione, la somma non verrà restituita e sarà devoluta in beneficenza alla Fondazione Ricerca Molinette.

Accessi al pubblico

L’ingresso del pubblico è previsto da corso Sebastopoli 123, dove saranno attivi sei portali di accesso, suddivisi tra accesso Parterre, accesso Prioritario riservato alle persone con disabilità e accesso Tribune dedicato al pubblico con biglietti su sedute numerate.

Apertura porte e svolgimento evento

Il concerto avrà una durata complessiva di oltre cinque ore, dalle 21 alle 2.30. L’apertura delle porte è prevista alle 19.30. Non sarà consentito l’accesso a persone sprovviste di biglietto né sarà possibile acquistare biglietti in loco.

Si consiglia di arrivare con anticipo per evitare le fasce di maggiore afflusso e godere dell’evento fin dall’inizio. All’interno dell’Inalpi Arena saranno presenti punti food & beverage. Non sarà consentito il rientro una volta usciti dalla struttura.

Divieti e oggetti non consentiti

Non sarà possibile introdurre nell’area dell’evento cibo e bevande di ogni tipo, aste, bastoni, selfie stick e treppiedi, animali, droni o aeromobili telecomandati, biciclette, monopattini, skateboard o altri mezzi di trasporto, passeggini, caschi e catene, sostanze stupefacenti, ombrelli di grandi dimensioni o con punta, bombolette spray, armi, coltelli o oggetti atti a offendere, sostanze nocive o veleni, puntatori laser e power bank di grandi dimensioni, borracce, bottiglie in plastica o vetro e lattine, strumenti musicali e trombette da stadio, dispositivi professionali per la registrazione audio e video, materiale pirotecnico o fumogeni, tende, sacchi a pelo, striscioni e bandiere, materiale esplosivo o infiammabile, trolley, valigie, zaini e borse di grandi dimensioni.

Informazioni di sicurezza

L’area concerto non dispone di un servizio di deposito per zaini, borse o altri oggetti personali. L’accesso all’area prevede controlli di sicurezza con metal detector. I minori di 16 anni potranno accedere all’evento solo se accompagnati da un adulto.

Parcheggi e trasporti pubblici

L’Inalpi Arena non è dotata di parcheggi interni. Nelle vie limitrofe, in particolare corso Galileo Ferraris e corso IV Novembre, sono disponibili parcheggi pubblici, inclusi posti riservati alle persone con disabilità.

In occasione del concerto, GTT intensificherà il servizio di trasporto pubblico nella fascia oraria 19.30–3.00, con l’impiego di tram e autobus supplementari. La rete Night Buster sarà attiva secondo la consueta programmazione invernale, con partenze ogni ora da piazza Vittorio Veneto tra l’1.00 e le 5.00.

“Torino Time” è un progetto della Città di Torino, prodotto da Eventi 3 Srl, partner NH Hotels & Resorts e NH Collection Hotels & Resorts, parte di Minor Hotels, venue Inalpi Arena.

TORINO, SEI REGIO!, IL CONCERTO DEL 1° GENNAIO AL TEATRO REGIO

Il nuovo anno si aprirà nel segno della grande musica con “Torino, sei Regio!”, il concerto di musica classica del 1° gennaio, giunto alla sua terza edizione. Protagonisti della serata saranno l’Orchestra del Teatro Regio e un cast di solisti composto dal soprano Roberta Mantegna, dal mezzosoprano Antoinette Dennefeld, dai tenori Julien Henric e Pablo Martínez, dal baritono Roberto de Candia e dal basso Davide Giangregorio, diretti dal Maestro Marco Alibrando. Il programma attraverserà alcune delle pagine più amate del repertorio operistico, da Verdi a Puccini, Rossini, Bizet, Zandonai e Mozart, accompagnato da una serie di proiezioni che racconteranno la storia del Teatro Regio, dalle origini settecentesche alle produzioni più recenti.

Il concerto coinvolgerà due sedi cittadine: al Teatro Regio si svolgerà il concerto dal vivo, mentre al Teatro Alfieri sarà trasmessa la diretta dello spettacolo. L’accesso ai possessori di biglietto sarà garantito a partire dalle ore 17.15. Entrambi i teatri apriranno le porte alle ore 17.15 e permetteranno l’accesso a coloro in possesso del biglietto potrà accedere regolarmente allo spettacolo fino alle 17.50. Chi invece non fosse riuscito ad acquistare il biglietto per lo spettacolo dal vivo o per la diretta al Teatro Alfieri potrà comunque seguire il concerto in diretta televisiva su Sky Classica (canale 121) alle ore 18, in diretta streaming sulla piattaforma +Classica e in differita su TV8 alle 23.30.

L’accesso all’evento è stato pensato secondo una formula che coniuga accessibilità e solidarietà: il ricavato della vendita dei biglietti, proposti al prezzo simbolico di 5 euro, sarà interamente devoluto alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro.

“Torino Sei Regio!” è un progetto della Città di Torino, realizzato da Fondazione per la Cultura Torino, Sky Classica e Teatro Regio, in collaborazione con Turismo Torino e Provincia, Teatro Alfieri, EPAT e Confesercenti, main sponsor Intesa Sanpaolo, con il sostegno di Fondazione CRT, sponsor Enel, charity partner Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro.

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Belisario, né povero né cieco, un grande generale

Giù le mani da Belisario! Si fa per dire naturalmente, ma il dipinto con Belisario che chiede l’elemosina di Stefano Maria Legnani (1661-1713) detto Legnanino, tornato negli Appartamenti dei Principi a Palazzo Carignano dopo tre secoli di assenza ed esposto al pubblico fino al 6 gennaio 2026, immortala la leggenda che circonda gli ultimi anni di vita del generale bizantino Flavio Belisario (500-565), braccio destro dell’imperatore Giustiniano. L’idea che Belisario sia diventato cieco per ordine di Giustiniano e ridotto in povertà è certamente una leggenda fiorita nel Medioevo, del tutto inventata, almeno secondo la maggioranza degli storici. La realtà è ben diversa. Belisario fu un valoroso generale bizantino al servizio dell’imperatore che riconquistò territori e sconfisse Vandali e Goti, Unni e Persiani. Sotto Giustiniano fu il più grande condottiero dell’Impero Romano d’Oriente. La storia della cecità e della povertà di Belisario divenne un soggetto popolare per i pittori del Seicento e Settecento come il David, Van Dyck, Legnanino e altri artisti che l’hanno raffigurato vecchio, cieco e mendicante, riconosciuto da un suo ex compagno d’armi. In realtà non fu mai accecato da nessuno, né fu costretto a chiedere l’elemosina per le strade di Costantinopoli. Una favola dipinta su tela oscura quel grande personaggio che fu Belisario, vittima di una leggenda sfruttata da diversi pittori per motivi morali e politici, come la denuncia dell’abuso del potere e l’ingratitudine dei sovrani verso i servitori. Non ultimo, il tentativo di suscitare compassione nello spettatore di fronte al quadro. Dipinti, opere teatrali e romanzi resero la leggenda ancora più credibile.
belisario
Ricordato da Dante come esempio di valore militare, la figura di Belisario ha ispirato anche scrittori, poeti e musicisti come Donizetti. È vero che ad un certo punto Belisario si trovò in difficoltà con Giustiniano e fu coinvolto in un tentativo di congiura contro il suo imperatore. Benché cadde in disgrazia politica, fu pienamente riabilitato, morì ricco e potente confutando le versioni da romanzo che lo volevano in miseria e in fin di vita. Nell’inchiesta emerse il suo nome e venne posto agli arresti domiciliari ma un anno dopo venne prosciolto dalle accuse e riammesso a corte. Morirà due anni dopo per cause naturali, nel pieno della popolarità, libero e con i suoi beni, nonché esaltato come colui che salvò la capitale imperiale dagli assalti dei barbari. La scelta iconografica, spiegano a Palazzo Carignano, ha un evidente valore allegorico legato alla vita del committente, il principe Emanuele Filiberto, che ne ordinò la realizzazione al Legnanino nel 1697. Alla sorte di Belisario viene infatti collegata la vicenda di Emanuele Filiberto di Savoia (1628-1709) detto “il Muto”, i cui contrasti con Luigi XIV sfociarono nell’esilio per il rifiuto di un matrimonio imposto dal sovrano con una nobile francese. In effetti Emanuele Filiberto di Savoia ebbe difficoltà economiche negli ultimi anni della sua vita. La vita da principe di corte con spese molto elevate lo portò a indebitarsi e a chiedere prestiti onerosi.
                                                                                                      Filippo Re
Nelle foto  il dipinto del Legnanino “Belisario chiede l’elemosina” e il ritratto di Belisario alla destra di Giustiniano in un mosaico della Basilica di San Vitale a Ravenna

Venaria, prevenzione sui botti

Prevenzione e sicurezza. L’Amministrazione comunale rafforza l’invito a comportamenti responsabili.

A distanza di un anno dall’incidente avvenuto in piazza Annunziata, la Città torna a richiamare l’attenzione sui gravi rischi legati all’uso dei botti. In quella occasione un giovane ha perso una mano a seguito dell’esplosione di un petardo raccolto da terra. Un episodio drammatico che ha segnato profondamente la comunità e che dimostra quanto il pericolo sia reale e concreto.

Nei giorni successivi all’accaduto il sindaco Fabio Giulivi aveva espresso personalmente la propria vicinanza al ragazzo e alla sua famiglia. Oggi la Città ringrazia il giovane concittadino che, restando anonimo, ha scelto di condividere la propria esperienza per mettere in guardia soprattutto i più giovani. Una testimonianza difficile e dolorosa, ma di grande valore civico, nata dal desiderio di evitare che simili tragedie possano ripetersi.

«Quello che è successo a lui può capitare a chiunque. I botti non sono un gioco e le conseguenze possono essere devastanti e permanenti» 
dichiara il sindaco della Città di Venaria Reale,  Fabio Giulivi. «Per questo motivo ho firmato un’ordinanza che introduce specifici divieti sull’uso dei botti nel nostro territorio. Ma nessuna regola è sufficiente senza il senso di responsabilità di ciascuno. La prevenzione passa prima di tutto dai comportamenti individuali».

L’Amministrazione comunale ribadisce l’importanza di un Capodanno vissuto con serenità e rispetto, senza creare pericoli per sé e per gli altri e senza provocare sofferenze agli animali, che ogni anno subiscono conseguenze gravissime a causa dei botti.

Un ringraziamento sincero va anche alla famiglia del giovane, che ha sostenuto e accompagnato questa testimonianza, contribuendo a diffondere un messaggio di responsabilità e attenzione rivolto a tutta la cittadinanza.

La sicurezza di tutti dipende da ciascuno di noi.

Cittadinanza onoraria di Chieri a don Fabio Attard

Il Consiglio comunale di Chieri ha approvato all’unanimità la delibera per il conferimento della cittadinanza onoraria a Don Fabio ATTARD, che il 25 marzo 2025 è stato eletto undicesimo Rettore Maggiore della Congregazione Salesiana, “quale riconoscimento del suo straordinario impegno educativo, pastorale e culturale, nonché del profondo legame che unisce la città di Chieri alla tradizione salesiana”.

Nato a Gozo (Malta) il 23 marzo 1959, Don Fabio ATTARD ha dedicato la sua vita interamente al servizio della gioventù: missionario in Tunisia dal 1988 al 1991, rettore di scuole salesiane a Malta, docente all’Università Pontificia Salesiana e per oltre 12 anni Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile.

«Ringraziamo tutti i consiglieri di maggioranza e di minoranza per aver votato questo importante atto di indirizzo con cui Chieri conferisce la cittadinanza onoraria al Rettore Maggiore della Congregazione Salesiana Don Fabio ATTARD, celebrando così il legame indissolubile che unisce Chieri al mondo Salesiano e all’eredità spirituale e morale di Don Bosco, che qui trascorse l’adolescenza e il periodo della formazione, dal 1831 al 1841-dichiarano il Sindaco Alessandro Sicchiero e l’assessora all’Istruzione Antonella Giordano-Abbiamo accolto la proposta formulata dall’Istituto Salesiano San Luigi di Chieri, fondato nel 1891 dal Beato Michele Rua, in continuità con quanto già fatto in passato con Don Pascual Chavez Villanueva e con Don Ángel Fernández Artime, anch’essi cittadini onorari della nostra città. Don Fabio Attard incarna pienamente il carisma di Don Bosco e il conferimento della cittadinanza onoraria vuole essere un gesto di stima verso i Salesiani, riconoscendo così il contributo prezioso e costante offerto alla formazione dei più giovani e alla promozione della cultura dell’accoglienza, della solidarietà e della speranza».

La cerimonia ufficiale di conferimento della Cittadinanza Onoraria a Don Fabio ATTARD si svolgerà in occasione della prossima Festa di San Giovanni Bosco, il 1° febbraio 2026, quando il Rettor Maggiore sarà a Chieri per celebrare la tradizionale Messa in Duomo.

Pentenero (PD): “RSA, aumenti fino al 10%: chiesti chiarimenti alla Giunta”

“Ho presentato un’interrogazione in Consiglio regionale per chiedere alla Giunta chiarimenti urgenti in merito agli annunciati aumenti delle rette nelle RSA a partire dal 1° gennaio 2026. Secondo numerose segnalazioni raccolte da famiglie piemontesi e da associazioni del settore, infatti, diverse strutture residenziali avrebbero comunicato incrementi unilaterali delle tariffe fino al 10%, riguardanti i posti non convenzionati con il Servizio Sanitario Regionale” afferma la Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Gianna Pentenero.

“L’aumento appare ancora più ingiustificato se si considera che il Patto per un Welfare innovativo e sostenibile, firmato nel 2024, garantiva il mantenimento delle tariffe per i posti privati. Mentre le famiglie piemontesi affrontano già costi elevatissimi per garantire ai propri cari non autosufficienti un’assistenza dignitosa, i gestori continuano a beneficiare delle deroghe assunzionali introdotte in pandemia, senza che ciò si traduca in un miglioramento dei servizi. È inaccettabile che, a fronte di condizioni agevolate e di impegni formali presi con la Regione, si proceda con aumenti che rischiano di mettere in ginocchio migliaia di cittadini che stanno già affrontando una crisi economica e sociale che dura ormai da anni” aggiunge la Presidente Pd.

“Chiedo alla Giunta di far rispettare le proprie delibere e di impedire rincari ingiustificati che tradiscono la fiducia delle famiglie e minano la credibilità delle politiche regionali sul welfare” conclude la Presidente Pentenero.