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Torino, via Viotti: i portici sono diventati rifugio di fortuna

In via Viotti, nel cuore di Torino, la progressiva desertificazione commerciale ha lasciato un segno evidente. Le serrande abbassate di diversi negozi hanno trasformato i portici della via — situata tra i due “salotti” cittadini di piazza San Carlo e piazza Castello — in un’area sempre più “depressa”, dove diverse persone senza dimora trovano riparo di notte e stazionano durante il giorno.

La situazione sta diventando oggetto di preoccupazione: da un lato per le condizioni precarie in cui vivono queste persone, prive di un sostegno adeguato, dall’altro per il senso di degrado percepito da residenti, passanti e commercianti. Alle difficoltà sociali si aggiungono infatti graffiti su muri e vetrine, segnalazioni di persone infastidite mentre attraversano la via e una generale sensazione di abbandono che stride con il contesto storico e turistico dell’area.

I commercianti rimasti esprimono malcontento, temendo che il deterioramento dell’immagine della via possa allontanare ulteriormente clienti e visitatori. Allo stesso tempo, associazioni e cittadini segnalano la necessità di affrontare il problema in modo strutturale, con interventi che uniscano decoro urbano, rilancio delle attività e soprattutto supporto sociale per le persone senza dimora.

Quello di via Viotti non è un caso isolato: diverse zone di Torino vivono difficoltà analoghe. In molti chiedono un piano coordinato che affronti insieme sicurezza, riqualificazione e politiche di inclusione, affinché il centro storico possa tornare a essere accogliente per tutti.

La commedia del “Gabbiano”, quasi un musical

Per la stagione dello Stabile, al Carignano sino al 14 dicembre

Leggendolo, mi convinco una volta di più che non sono un drammaturgo.” Definitivo, brutale e pessimista, sino in fondo. E dire che, nell’autunno del 1895, scrivendo all’amico Aleksej Suvorin – magnanimo editore delle sue opere, un rapporto che durò una quindicina d’anni e che s’affievolì all’epoca dell’affare Dreyfuss per le differenti posizioni prese -, era partito fiero, col piede giusto, forgiato di ogni sicurezza: “Figuratevi, sto scrivendo un testo teatrale, sarà pronto non prima di novembre. Scrivo con gusto, anche se mando all’aria tutte le buone regole. È una commedia, ci sono tre parti femminili, sei maschili, quattro atti, un bel paesaggio (vista sul lago), molti discorsi sulla letteratura, poca azione, un quintale d’amore.” Una quintalata, e anche qualche grammo in più, che continua inevitabilmente ad abitare questa edizione del “Gabbiano” sulla cui protezione è calato un buon numero di Teatri Stabili e Teatri Nazionali, del Veneto – del quale il regista Filippo Dini da due anni è direttore -, Torino, Roma, Bolzano e Napoli, quintalate d’amore che avvolgono quel gruppo d’amici e parenti che vengono a occupare le stanze della villa dell’attrice Irina Arkadina, sulle rive di un grande lago, dove suo figlio Kostja, senza troppa convinzione del suo pubblico tenterà d’inscenare una sua breve composizione teatrale che piacerà quasi a nessuno: chiaro che il ventenne pieno di ribellione dentro il cuore e il cervello s’inferocisca mica poco, reclamando “nuove forme” di teatro, scalpitando contro una società abbarbicata su canoni antichi e che non vede più in là del proprio naso. Dini è come Kostja, anzi Dini “è” tout court Kostja. Ormai obbediente a quella fregola registica di porre azioni e attori dentro il contemporaneo, comincia con l’affidare, all’interno del primo atto, il testo di Kostja e la recitazione della giovane Nina, quasi fidanzatina che sfrigola a ogni istante, allo sguardo ribelle di Leonardo Manzan, controcorrentissimo, astruso e assurdo, strampalato e all’insegna del “famolo strano” a tutti i costi, sul sentiero di una moda che sta prendendo il posto di altre mode (forse): dopo che il triste e angry man aveva steso il proprio “manifesto” (per diretta definizione della madre) con un giro panoramico sul teatro del Novecento che senza batter ciglio citava e commentava Brecht ed Eduardo, con accenno musicale di “che gelida manina”.

Malinconia ma neppur tanta, arrivi e partenze, l’esistenza stracca, una sorta di forzata allegria e falsa spensieratezza a serpeggiare, il riconoscibile andare alla deriva di uno scampolo d’umanità che stava per buttarsi in braccio a rivoluzioni e guerre, sulle direttive del signor Cechov che reclamava sulle locandine il termine “commedia”, e poi noia tanta noia, e inseguimenti amorosi a perdifiato giù lungo i 150’ dello spettacolo, con lo squattrinato Medvedenko, spuntato dal nulla ad inizio spettacolo per cantare come un Rino Gaetano de noantri una canzone d’amore alla sua bella che più a squaciagola non si potrebbe, che ama Maša che insegue Kostja, il quale sogna disperatamente Nina – “d’amore si muore”, avrebbe detto Patroni Griffi qualche decennio dopo -, che sì all’inizio un pensierino ce lo farebbe ma che poi è catturata dal vortice che raccoglie il suo desiderio d’attrice e il successo dello scrittore Trigorin, che di professione fa l’uomo usa e getta, a secondo dei tempi e della bisogna, che da Irina è inseguito, senza dimenticare mamma Polina che ha un debole per il dottor Dorn. Un girotondo infinito, che si stacca e si ricompone, discorsi di letteratura e di spicciola filosofia quotidiana, due colpi di rivoltella, uno che fa il danno di un graffio e l’altro che porta alla morte. Su ogni azione, sui dialoghi caparbiamente urlati, sui tratti e il susseguirsi delle azioni a volte inverosimili costruiti a spintoni, c’è la mano di Dini, di gran lunga più accettabile nel suo primo Cechov che fu pochi anni fa “Ivanov”. Una regia sfrontata, dedita alla più forte esasperazione, urlata, votata allo stravolgimento – volontà del tutto registica – di tutto quel cecovismo che abbiamo visto in questi decenni: ferma restando in chi scrive la convinzione che non è certo onesto “trafugare” un testo al proprio legittimo proprietario e che, quando in un paio di ispirati momenti la stessa regia ritorna nell’alveo, è in quei momenti che ci si rifugia nella giusta ispirazione.

Forse Dini s’è voluto bellamente dimenticare che, pur nella ricerca della novità, entro cui spunta oggi quella necessaria quanto insondabile figura teatrale che è il dramaturg, pronto a essere cacciato a viva forza in ogni “rivisitazione” o “rilettura” alla moda (qui ha il nome di Carlo Orlando), sarebbe necessario il vecchio, oraziano, “est modus in rebus”, la misura, l’equilibrio, la negazione degli eccessi, il ponderare con acume fin dove spingersi. Magari non far diventare “il gabbiano” quasi un musical, con quelle canzoni, disinvolte e struggenti con tanto di microfono, spingendosi sino a quel capolavoro che è l’Oscar “Skyfall”, targato 007, per la voce di un’Adèle che non è neppure avvicinabile – ma, per carità, non era certo quello il fine, non siamo ancora arrivati ai “tali e quali” del signor Conti; magari, nella rabbia e nel disfacimento esistenziale del momento di Maša, non obbligare la povera Enrica Cortese, con i suoi tratti di borgatara pur essa arrabbita, a farsi una sputacchiera di pezzi più o meno sminuzzati di mela, sulla faccia del grande scrittore; magari non regalare alla Nina (che è una Virginia Campolucci a suo modo credibile) la patente di instabile permanente, magari soprattutto non regalare a Trigorin l’errore più vistoso della serata. Agghindato, come molti altri, nei costumi di Alessio Rosati – la scena fatta di sdraio computer albero spoglio e fondale lacustre e tetro, di Laura Benzi, essenziale prigione a specchio – più adatti a uno spettacolo da circo che a una commedia russa, Dini, al limite della caricatura, fa del suo antipaticissimo scrittore un rintontonito e balbuziente essere, eccessivo, bambinesco nei gesti, di cui difficilmente riusciamo a immaginare la scalata al successo, l’ingresso nei salotti, gli assatanati innamoramenti di due donne: semplicemente difficile. I più compos sui paiono la Irina di Giuliana De Sio (sebbene paia messa un po’ a lato, ben altra per forza nelle immagini di madre di “Agosto a Orage County” di Tracy Letts e “Cose che so di essere vere” di Bovell, passate nelle scorse stagioni sullo stesso palcoscenico del Carignano, in altri tempi cavallo di battaglie per le grandi attrici), gretta, autoritaria e vuota, tutta impegnata a raccontare di veri o presunti successi, fatta di tanti “amore della mamma”, e il Kostja di Giovanni Drago, che gira in lungo e in largo come una farfalla impazzita e si sbraccia in sparate sacrosante, animoso, eroe di breve durata chiuso nel suo lungo pastrano, passionale e intimamente più che sfrontatamente chiuso nella propria rivoluzione, purtroppo uno dei pochissimi fattori che ci abbiano convinto la sera della prima. Repliche sino 14 dicembre.

Elio Rabbione

Nelle immagini di Serena Pea, alcuni momenti dello spettacolo.

Linee STAR gratuite i sabati e i festivi dal 6 dicembre al 6 gennaio

Linee STAR gratuite per tutti i sabati e i giorni festivi. Dal 6 dicembre al 6 gennaio (compresi), infatti, per utilizzare le linee di trasporto pubblico STAR non si dovrà pagare il biglietto. La delibera, proposta dall’assessora ai Trasporti della Città di Torino Chiara Foglietta, è stata approvata oggi dalla Giunta e ha come obiettivo quello di incentivare la mobilità sostenibile durante le feste, contribuendo a una riduzione del traffico automobilistico nel corso delle giornate in cui sono previsti i maggiori spostamenti dovuti alle compere natalizie.

“VIAGGIA COME UNA STAR”: dal 6 dicembre al 6 gennaio, quindi, sarà possibile viaggiare gratuitamente nel week-end e nei giorni festivi a bordo delle linee STAR 1 e STAR 2 gestite da GTT, le cui tratte si caratterizzano per la loro capacità di collegare rapidamente le aree del centro città ed i principali luoghi di interesse turistico.

L’obiettivo è chiaro: offrire un’alternativa concreta all’uso dell’auto privata in un periodo caratterizzato da un aumento del traffico.

Con una lunghezza di 5,9 metri, una capacità di trasporto fino a 33 passeggeri e un’autonomia superiore ai 200 chilometri, i minibus elettrici delle linee STAR attraversano aree centrali, connettendo diversi luoghi di interesse ed esercizi commerciali cittadini con percorsi che si snodano fino al cuore della città.

In particolare la linea STAR 1 con il suo percorso dal capolinea di Via Farini al capolinea di Via Bixio offre un importante collegamento tra la zona del Campus Einaudi e il centro di Torino, mentre la linea STAR 2 collega Porta Susa al Parco del Valentino con un percorso strategico nelle principali zone commerciali.

La gratuità delle linee, tutti i giorni della settimana, è inoltre confermata per gli utenti del sistema Park&Ride, cioè di quegli automobilisti che raggiunta la città in auto, decidono di parcheggiarla presso gli hub Palagiustizia, Bixio, Fontanesi, per poi proseguire il loro percorso, gratuitamente, su una delle navette STAR.

“In un periodo di feste e di maggior afflusso verso il centro, connesso allo shopping natalizio e alle iniziative per residenti e turisti, le navette STAR possono fare la differenza, aiutando il traffico a non congestionarsi – spiega l’assessora ai Trasporti Chiara Foglietta -. Questa scelta di rendere gratuite le navette è la diretta conseguenza di un investimento fatto dall’amministrazione per potenziare una mobilità sostenibile che aiuti i cittadini ma anche il commercio. Le STAR oggi hanno mezzi all’avanguardia, linee più lunghe con maggiori passaggi, e si candidano a diventare uno strumento essenziale per turisti e torinesi che vogliono godersi agilmente il centro”.

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Sant’Antonio di Ranverso, alla scoperta di personaggi e simboli del Presepe

Domenica 7 dicembre

La Natività dipinta da Defendente Ferrari nel 1531, scena centrale del grande polittico nella chiesa di Sant’Antonio di Ranverso, è il punto di partenza della visita tematica “Presepe!”, in programma domenica 7 dicembre alle 15.30. Si tratta di un appuntamento alla scoperta di storie, personaggi e simboli del Presepe. Il polittico fu realizzato come vita da larte degli abitanti di Moncalieri per la scampata pestilenza. Collocato a Ranverso dal 1532, dopo un lungo e accurato trasporto fra le campagne piemontesi, è oggi una delle opere più rappresentative del Rinascimento piemontese. Nella scema centrale è raffigurata la Natività, ai lati compaiono i Santi protettori della peste; Sant’Antonio Abate e San Sebastiano a sinistra, San Rocco e San Bernardino da Siena a destra. Nella predella sono illustrati sette episodi nella vita di Sant’Antonio Abate, mentre la cornice lignea dorata e le ante dipinte internamente ed esternamente completano la magnificenza dell’opera, che segna il superamento dello stile gotico e l’affermazione compiuta del linguaggio rinascimentale.

Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso – località Sant’Antonio di Ranverso, Buttigliera Alta, Torino.

Costo visita: 5 euro oltre al costo del biglietto: intero 5 euro/ridotto 4 euro

Indispensabile la prenotazione entro il giorno che precede la visita – info e prenotazioni: da mercoledì a domenica – 011 6200603 – ranverso@biglietteria.ordinamauriziano.it

Mara Martellotta

Torino e la cultura della solidarietà: 5 dicembre, Giornata mondiale del volontariato

Nella giornata mondiale del volontariato l’assessora alle Politiche giovanili Carlotta Salerno ha snocciolato i dati relativi a un settore che, a Torino, vede impegnate sempre più persone over 65 e un numero in costante crescita di giovani. L’occasione è stata la grande festa del volontariato di inizio settimana che ha visto protagonisti, nella sala del Teatro Ragazzi e Giovani in corso Galileo Ferraris, oltre 250 volontari di tutte le età, tra Senior civici e i Giovani per Torino, che ogni anno offrono il loro contributo per tantissime attività organizzate dalla Città di Torino, enti e associazioni.

A salutarli e ringraziarli per l’impegno profuso nella cittadinanza attiva c’era proprio l’Assessora Salerno: «Uno dei doni più preziosi che possiamo offrire è il nostro tempo, ma ancor di più la dedizione, la passione e la voglia di mettersi in gioco e i gruppi del volontariato civico Senior e GxT ne sono un esempio concreto. Le numerose iscrizioni ai progetti della Città e l’aumento delle adesioni all’ormai tradizionale festa di fine anno sono motivo per noi di grande orgoglio, per questo abbiamo voluto celebrare il loro impegno con un pomeriggio di intrattenimento e spettacolo, con la speranza di crescere sempre di più, insieme».

Una partecipazione, quella del volontariato civico torinese, che vede protagonisti sempre più senior. Gli iscritti al Progetto Senior Civico dal 24 gennaio 2009 ad oggi sono stati 2470. I Senior in attività, solo quest’anno, sono stati 787 di cui 538 donne e 249 uomini. Le iscrizioni nel 2025 sono state 245 di cui 162 donne e 83 uomini. Sempre quest’anno i Senior hanno dato il loro contributo collaborando alle attività di biblioteche civiche, scuole di ogni ordine e grado, progetti di cura “Natura e Ambiente“ e in musei, fondazioni e associazioni.

Medesimo trend anche per i giovani. Sono 6679 le volontarie e i volontari iscritti a Giovani per Torino. Di questi oltre 330, solo quest’anno, hanno collaborato attivamente ad eventi organizzati dall’Amministrazione comunale ed altri Enti, in molti ambiti, dall’ambiente ai grandi eventi, passando per sport, arte, turismo, informazione. Le attività svolte in totale tra senior e giovani sono state 155.

I festeggiamenti hanno incluso anche il riconoscimento per la giovane volontaria più attiva Francesca Sanna e per il senior iscritto da più tempo Franco D’Agostino, premiati sul palco dalla stessa Assessora Salerno.

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A Torino la Festa nazionale della Romania

Si è svolto mercoledì 26 novembre 2025 nella splendida cornice del Foyer del Toro del Teatro Regio di Torino il ricevimento ufficiale organizzato dal Consolato Generale di Romania a Torino in occasione della Festa Nazionale della Romania. Alla presenza di 170 ospiti, tra autorità istituzionali, civili, militari e religiose locali, provinciali e regionali, imprenditori romeni e italiani, artisti, giornalisti e rappresentanti della folta comunità italo-romena hanno espresso la soddisfazione di poter celebrare questa ricorrenza così cara ai cittadini romeni il prefetto di Torino, Donato Cafagna, il Sindaco della città sabauda, Stefano Lo Russo, il Viceprefetto di Asti, Roberta Di Silvestro, e numerosi sindaci dei comuni dell’Area Metropolitana come Venaria Reale (gemellata di recente con Sinaia), Settimo Torinese (in corso di gemellaggio con Borșa), Chieri (gemellata con Fălticeni). Nel ringraziare tutti i presenti per la partecipazione, il console generale di Romania a Torino, Cosmin Dumitrescu ha voluto ricordare il fatto che i nostri due paesi, legati da unPartenariato Strategico Consolidato, continuano a rafforzare il dialogo e la collaborazione in settori chiave per la crescita e il benessere delle rispettive comunità.
Come da tradizione, il capo dell’ufficio consolare ha assegnato sei premi di eccellenza a delle realtà italiane e romene che si sono distinte nei vari ambiti di attività. Il primo è stato assegnato all’Università di Torino per lo storico  accordo sui doppi titoli accademici in giurisprudenza e psicologia con  l’Università di Timisoara. Il costruttore edile Iulian Frincu ha ricevuto il premio per la leadership imprenditoriale, mentre Florina Neamtu, leader del complesso vitivinicolo e turistico Cella Grande è stata premiata per l’eccellente strategia nello sviluppo aziendale. La giornalista Luiza Diculescu ha vinto il premio per l’integrazione della cultura romena nei mass media italiani, e l’azienda Dacia ha vinto l’Excellence Award per Contributo Internazionale e Rappresentatività Industriale. Dopo aver ricevuto il titolo di eccellenza per le preformance artistiche, la pianista Sinziana Mircea ha deliziato il pubblico presente con un recital straordinario.
La serata ha incluso un momento particolarmente significativo dedicato alla storia della lirica italiana, ricordando la prima rappresentazione dell’opera Tosca di Giacomo Puccini, al Teatro Regio, avvenuta il 20 febbraio 1900, nell’interpretazione del soprano Hariclea Darclée. Con l’occasione l’Archivio storico del tempio della lirica torinese, ha messo in mostra per il pubblico dei reperti straordinari legati alla figura del soprano romeno: un portafoglio in pelle con monogramma in brillanti e rubini, donato da Darclée al celebre tenore torinese Francesco Tamagno, con all’interno, un autografo datato 13 luglio 1896; le eleganti cartoline realizzate da Ricordi di Milano in occasione dalla prima rappresentazione dell’opera e una splendida cartolina autografata da Hariclea Darclée e dedicata a Giacomo Puccini con la speciale dedica: Al Maestro Illustre e geniale G. Puccini, ammiratrice profonda ed affezionata, H. Darclée.
La serata si è conclusa con un vin d’honneur.
Foto Mihai Bursuc

Maxi sequestro: mezza tonnellata di botti illegali

La Polizia di Stato ha sequestrato in alcuni comuni della zona sud del torinese 578kg di artifici pirotecnici illegalmente detenuti, denunciando per commercio abusivo di materie esplodenti tre cittadini italiani, di 24, 43 e 51 anni.

Nell’ambito dei sistematici servizi svolti dai poliziotti della Divisione Polizia Amministrativa e Sociale della Questura di Torino, volti al contrasto del commercio abusivo di artifici pirotecnici illegali intensificati con l’approssimarsi delle festività natalizie, gli operatori hanno rilevato acquisti sospetti da parte di un 24enne di Piossasco (TO).

Gli agenti hanno ispezionato la sua casa, rinvenendo 8 scatoloni inviati tramite corriere contenenti materiale esplodente; moltissimi altri pacchi erano accatastati nel cortile privato e all’interno di un garage/tavernetta, per un peso complessivo pari a 332 kg.

Le scatole utilizzate per la spedizione risultavano richiuse “al contrario”, con i pittogrammi riportanti le informazioni di pericolo non visibili ai corrieri che, pertanto, erano ignari del contenuto delle stesse. Da accertamenti emergeva che il giovane, denunciato dai poliziotti, aveva acquistato la merce, poi sequestrata, su dei canali social.

Un sequestro del tutto analogo è avvenuto poche ore prima nel comune di Beinasco (TO): un 43enne deteneva in uno sgabuzzino del suo appartamento uno stock di quasi 80 kg di materiale pirotecnico.

La terza denuncia riguarda un cinquantunenne residente a Volvera (TO), che deteneva abusivamente, in un capanno nel giardino di casa, la medesima tipologia di artifici pirotecnici.  Il materiale rinvenuto, pari a 160 chilogrammi, è stato sequestrato.

“ET” di Riccardo Cordero, il Museo Accorsi-Ometto si apre al Novecento

Nella serata di giovedì 4 dicembre, il Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto ha presentato un’opera molto speciale: “ET”, di Riccardo Cordero, realizzata nel 2007.

Una scultura che il Museo ospita all’interno del proprio cortile, alta poco più di due metri e omaggio simbolico all’arte e all’architettura barocca. Caratterizzata da un frenetico rincorrersi di linee e curve, esprime al meglio la tensione dinamica dell’energia in movimento, intrappolata all’interno di una robusta e lucente superficie in acciaio inox. Con questa scultura, Riccardo Cordero dimostra di partire dal movimento continuo e pluridirezionale delle superfici barocche per giungere a esiti non figurativi che lo pongono in continuità con le sperimentazioni astratte e spaziali novecentesche, interessate a dare forma e colore al sentimento e al pensiero individuale.

Per il Museo Accorsi-Ometto, storicamente specializzato nell’esposizione d’arte settecentesca, ospitare “ET” di Cordero significa un’apertura all’arte novecentesca, e l’occasione per presentare, in occasione delle festività natalizie, l’acquisizione di alcune opere di Carlo Levi e Francesco Gonin, oltre alla composizione di una magica tavola di Natale decorata con un bellissimo servizio di piatti in porcellana realizzato a Limoges, in Francia, nei primi anni del Novecento. Fu acquistato da Amalia Cattaneo, a Torino, in uno dei numerosi punti vendita della preziosa ceramica francese, quello del signor Pietro Scaglia, di via Garibaldi 10. Il servizio, che conta oltre cento pezzi, ma che non è esposto nella sua interezza, è stato concesso per l’evento festivo dal suo attuale proprietario, Leopoldo Olivero,

“Ospitando nel nostro cortile la scultura di Riccardo Cordero – ha dichiarato Luca Mana, direttore del Museo Accorsi-Ometto – abbiamo certamente dato risalto all’arte di uno scultore cha ha già preso parte, in passato, a molte esposizioni proposte dal Museo, ma si tratta anche di un’operazione studiata appositamente per aprirsi all’arte del Novecento. La presenza di ‘ET’ nei nostri spazi significa omaggiare la città di Alba, che ha dato i natali a Riccardo Cordero, e che è stata ufficializzata come Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea nel 2027. La presentazione della sua opera ci permette anche di comunicare l’acquisizione di alcune opere di Carlo Levi e Francesco Gonin, oltre all’esposizione, in occasione delle Feste, del magnifico servizio Limoges su gentile concessione di Leopoldo Olivero. L’obiettivo del Museo Accorsi-Ometto è quello di diventare un foro accessibile a tutti, e la scultura di Riccardo Cordero, visitabile gratuitamente per tutta la cittadinanza, è un esempio chiaro della direzione intrapresa”.

“Voglio ringraziare il presidente e il direttore del Museo Accorsi-Ometto per la cura e l’accoglienza dedicata a ‘ET’ – ha sottolineato l’artista Riccardo Cordero – questa mia opera, che ha visto la luce nel 2007 e che è nata da un’esperienza artistica originata in Cina, si ispira alle linee e alle forme del barocco, in particolare del barocco piemontese. La scultura, che è un intreccio di linee d’acciaio pensato per rappresentare l’energia dell’universo, degli astri e dello spazio, e progettata aerata affinchè il fruitore possa immaginare di viverla immerso all’interno di essa, si ispira alla struttura della cupola della chiesa torinese di San Lorenzo. Una cupola, come dice Guarini, che è ‘fonte di meraviglia, atterrimento dell’animo umano’. Un intreccio di sculture articolate su tre ordini sovrapposti, occultate dall’architettura apparente dell’aula, che sostengono la vertiginosa cupola. Guarini ha saputo concentrare la complessa, misteriosa struttura della cupola, nella rappresentazione dell’istante in cui il calcolo matematico diventa un percorso di fantasia che tende a Dio”.

Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto – Via Po 55, Torino

www.fondazioneaccorsi-ometto.it

Gian Giacomo Della Porta

Conti in ordine: Moody’s alza il rating della Regione Piemonte da Baa3 a Baa2

L’agenzia Moody’s ha alzato il rating della Regione Piemonte da Baa3 a Baa2, ovvero secondo gradino dell’area Investiment Grade, e con outlook stabile. Si tratta di un ulteriore riconoscimento del lavoro di risanamento e di consolidamento dei conti pubblici avviato negli ultimi anni, confermato da una traiettoria di miglioramento continua, e già riconosciuto da Moody’s lo scorso anno quando ha promosso il Piemonte dalla zona non Investiment Grade a quella Investiment Grade. Oggi un ulteriore passo avanti che si aggiunge a quello di un’altra agenzia, la Fitch che a settembre ha innalzato il rating da BBB a BBB+.

Andrea Tronzano

Il giudizio riflette una serie di elementi positivi: bilanci in equilibrio, riduzione progressiva dell’indebitamento, maggiore efficienza nella gestione finanziaria e un’economia regionale solida e diversificata. L’upgrade si inserisce nel quadro di valutazione dello dello Stato Italiano, ma Moody’s attribuisce al Piemonte passi avanti e progressi autonomi, legati alla qualità della governance, alla disciplina di bilancio e alla capacità di generare margini operativi positivi anche in un contesto complesso.

«Una Regione stabile è una Regione credibile ed è più forte nel conquistare e ottenere la fiducia delle imprese e di chi vuole investire in Piemonte creando sviluppo, crescita e posti di lavoro. Questo risultato – dichiarano il presidente Alberto Cirio e l’assessore al Bilancio Andrea Tronzano – È il riconoscimento oggettivo del lavoro di risanamento portato avanti in questi anni: una tappa importante all’interno di un percorso fatto di serietà, trasparenza e controllo della spesa pubblica. Il Piemonte è oggi una regione più solida, credibile e attrattiva, anche per gli investitori. Questo risultato conferma che la buona amministrazione produce effetti concreti e misurabili»

Il cardinale Repole al rifugio “Massi” di Oulx

Sabato 6 dicembre l’Arcivescovo di Torino e Vescovo di Susa, cardinale Roberto Repole, visiterà il centro di accoglienza Rifugio Fraternità “Massi” di Oulx: una struttura nata per far fronte all’emergenza migranti dal punto di vista umanitario, offrendo giorno e notte un servizio di accoglienza e assistenza a donne, uomini, bambini che, sfidando il freddo e la montagna, intendono proseguire il proprio cammino verso altri Paesi europei. Le attività del centro di accoglienza di Oulx coinvolgono istituzioni, associazioni e un gran numero di volontari provenienti da tanti comuni della Val di Susa.
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foto La Voce e il Tempo