ilTorinese

Sky Calciomercato – L’Originale a Prato Nevoso

Un evento unico che ha celebrato il grande calcio e la bellezza della stazione sciistica e del territorio

Dal 20 al 24 gennaio 2025 la magia di “Sky Calciomercato – L’Originale” ha trasformato Prato Nevoso in un palcoscenico di grandi emozioni, unendo il fascino dello sport a quello imperituro delle vette alpine. Cinque puntate indimenticabili, ricche di collegamenti in diretta, analisi e cartoline video, hanno reso questa tappa un’occasione straordinaria per valorizzare l’intero territorio, calamitando l’attenzione degli appassionati di calcio e degli amanti della montagna.

La trasmissione, condotta dal carismatico Alessandro Bonan e condita dalle bombe di mercato di Gianluca Di Marzio e Luca Marchetti, dall’occhio social sempre vigile di Fayna, dalla chitarra di Leo Lagorio e dal contributo di talent e ospiti di spicco come Fabio Quagliarella, Valeri Bojinov, Walter Zenga, Massimo Gobbi, Giancarlo Marocchi, Federico Zancan, Stefano Degrandis, Lorenzo Minotti, Marco Bucciantini e Veronica Baldaccini, ha saputo combinare sport e approfondimenti con energia travolgente.

Non è stato, però, solo calcio: durante la settimana, tutta la squadra di “Sky Calciomercato – L’Originale” ha potuto vivere esperienze emozionanti, impreziosite dalla bellezza delle Alpi Liguri. Dalle sciate in libertà sulle piste perfettamente innevate alla divertente gara di snowtubing al Prato Nevoso Village vinta da Giancarlo Marocchi, dai suggestivi tour in motoslitta e gatto delle nevi alla cena stellata allo Chalet Il Rosso in collaborazione con “La Ciau del Tornavento”.

Non vanno poi dimenticati le meraviglie del Borgo Stalle Lunghe, la visita guidata alla città di Mondovì e – non ultimi – i cinque personaggi illustri del territorio, presentati ogni sera durante le dirette: Luigi Einaudi (eletto “Illustrissimo” nella puntata finale), Michele Ferrero, Giovanni Giolitti, Gianluca Rulfi e Stefania Belmondo.

“La presenza di Sky Calciomercato  L’Originale a Prato Nevoso ha rappresentato un’opportunità straordinaria per il nostro territorio – sottolinea Alberto Oliva, amministratore della Prato Nevoso SpA –Questa settimana entusiasmante ha messo in risalto il fascino unico delle nostre montagne, rendendole protagoniste su un palcoscenico nazionale. È stata un’occasione unica per valorizzare Prato Nevoso e il territorio, grazie anche al contributo di partner istituzionali e sponsor”.

Al MAO l’antico Giappone dei “venditori di fiori” raccontato da Linda Fregni Nagler

“Hanauri”

Fino al 4 maggio 2025

In una suggestiva atmosfera d’altri mondi e remote culture, si inserisce il nuovo progetto espositivo “Hanauri. Il Giappone dei venditori di fiori” realizzato – all’interno del programma di riallestimento della “Galleria Giapponese” delle  collezioni permanenti – dal “MAO” di Torino e dedicato alla creatività, in ambito fotografico, dell’artista svedese (residente a Milano) Linda Fregni Nagler, già ospite del “Museo” di via San Domenico, nello scorso novembre con la performance “Things that Death Cannot Destroy”. L’evento espositivo, aperto al pubblico fino a domenica 4 maggio 2025, prende spunto e curioso stimolo dal meticoloso approccio di selezione, rielaborazione e riattivazione, da parte della Fregni Nagler (oggi docente di “Fotografia” all’“Accademia Carrara” di Bergamo e presso l’Università “IULM” di Milano) di fotografie giapponesi della cosiddetta “Scuola di Yokohama Shashin”, datata al “periodo Meiji” (1868 – 1912) e consistente in “fotografie all’albumina” colorate a mano da artisti locali, influenzati da fotografi occidentali approdati in quegli anni in Giappone come Felice Beato (fotografo italiano naturalizzato britannico, fra i primi a lavorare in Asia orientale), il barone austriaco Raimund von Stillfried e il vicentino Adolfo Farsari che espatriò in Giappone nel 1873. Le fotografie originali, raccolte nell’arco di vent’anni dall’artista e proposte in mostra al “MAO” per la prima volta, sono affiancate alle opere personali di Linda Fregni Nagler, che ha “rifotografato” le albumine originali, stampandole in “camera oscura” e colorandole a mano con una tecnica simile a quella dell’epoca, dotando le “nuove” immagini di “nuovi” significati e proponendo al pubblico un “nuovo” preciso modo di guardare all’esotismo e all’alterità.

Il soggetto indagato, per l’occasione, al “MAO” è quello degli “Hanauri” o “Venditori di fiori”, una categoria molto apprezzata di ambulanti (“bōtefuri”) nel Giappone dei “periodi Edo (o Tokugawa)”, 1603-1868, e “Meiji”.

In mostra troviamo esposte 26 “albumine” di metà Ottocento, appartenenti alla collezione Fregni Nagler, unitamente a sei grandi “stampe ai sali d’argento”, colorate a mano dall’artista e a 4 “positivi su vetro” visibili attraverso due “visori”.

Accanto a queste opere sono collocate tre xilografie che declinano l’iconografia dei “venditori di fiori”: la rappresentazione dei mesi primaverili – l’illustrazione del mese di aprile di Utagawa Kunisada, proveniente dal “Museo Orientale” di Venezia – “All’ingresso del tempio di Kanda” di Koikawa Harumachi dal “Museo Orientale E. Chissone” di Genova e “Toyokuni III” sempre di Utagawa Kunisada, dalla serie “Sei venditori nelle sere d’estate”, da una collezione privata.

Al centro sempre il “tema floreale”, particolarmente caro ad un Paese che ha saputo inventare con l’arte dell’“Ikebana” (VI secolo d. C.) un “atto di mindfulness” capace di trasformare la disposizione dei fiori “in un’autentica esperienza di introspezione e ricerca” artistica e spirituale. E tema che in rassegna al nostro “MAO” trova anche un’ulteriore declinazione nei preziosi tessuti “kesa” (ocra o arancione, tipici della veste dei monaci buddhisti), risalenti al “periodo Edo”, e nei “kimono” che arricchiscono l’esposizione, uno proveniente da “Palazzo Madama” e due esemplari dal “MAO” di Venezia, oltre a tre “lacche” (oggetti d’arredamento) pregiate e tre “kakemono” (dipinti o calligrafie a rotolo) firmati Yanagisawa KienKawamura Bunpō e Tomioka Tessai (dei periodi “Edo” e “Meiji”) in prestito da una collezione privata.

“Il ‘riallestimento della galleria giapponese’ – sottolineano i responsabili – è inserito nel programma espositivo del ‘MAO’ che, attraverso prestiti provenienti da collezioni di arte asiatica – pubbliche e private, nazionali e internazionali – intende stimolare nuove riflessioni e narrazioni intorno al patrimonio del Museo; ‘Hanauri’ è anche parte del progetto ‘#MAOtempopresente’, che utilizza l’arte contemporanea come mezzo di interpretazione e valorizzazione delle collezioni attraverso l’inserimento di opere contemporanee e produzioni site-specific realizzate all’interno del programma di residenze attivo dal 2022”.

In parallelo al progetto espositivo nelle gallerie, le “tre armature giapponesi” della collezione, datate tra la fine del XVII e la prima metà del XIX secolo, sono state riallestite nella cornice di “Salone Mazzonis”, dove saranno oggetto di un “restauro conservativo” aperto al pubblico a partire dal prossimo gennaio.

Gianni Milani

“Hanauri”

MAO-Museo d’Arte Orientale, via San Domenico 11, Torino; tel. 011/4436932 o www.maotorino.it

Fino al 4 maggio

Orari: da mart. a dom. 10/18; lunedì chiuso

 

Nelle foto: Linda Fregni Nagler “Flower Gardner” e Flower  Seller”, hand colored gelatin silver print, 2018; Particolare allestimento (Ph. Edoardo Piva); Koikawa Harumachi “All’ingresso del tempio di Kanda”, xilografia policroma, XIX secolo

L’amaro gusto dell’acqua

Era sempre la stessa storia. Ogni volta che un gerarca veniva sul lago, in visita alle isole Borromee,  a Stresa o in un’altra località nelle vicinanze, Gino e Lucio finivano ammanettati nella rimessa delle barche, proprio  sotto la passeggiata del  lungolago di Baveno.

Le disposizioni, del resto, erano chiare: tutti coloro sui quali si nutriva anche solo il sospetto d’essere dei  sovversivi andavano controllati e, se necessario, messi a tacere. I due, pur avendo schivato il confino non potevano evitare quella restrizione della loro libertà. E quindi, giù sotto, in riva al lago, al riparo da sguardi indiscreti. Incatenati ai grandi anelli di ferro dove venivano assicurate le cime da ormeggio delle imbarcazioni, non erano in condizione di nuocere. “Anche se si lamentassero, là sotto, nessuno potrà udirli”, sentenziò il maresciallo Rustici. Fascista antemarcia, il graduato dei carabinieri evadeva così la spinosa “pratica” di “quelle due teste calde”. “Oh, Carmelo – disse, rivolgendosi al carabiniere scelto Esposito -; ma ti pare che dovevano proprio capitare tra i piedi a noi questi rompiballe?”. Carmelo, buono come un pezzo di pane, annuì per far piacere al suo superiore ma in cuor suo non li avrebbe costretti a star lì, quasi a mollo nel lago, in quell’antro umido e inospitale. Già l’ultima volta, per un  soffio, non c’era scappato il morto. I due –  ai quali era stato aggregato anche Olimpo Bronzelli – erano finiti ammanettati agli anelli d’ormeggio perché era stata annunciata la visita di un pezzo grosso all’hotel Beau Rivage. L’Hotel era proprio lì, dall’altra parte della strada che attraversava il paese. Olimpo, scalpellino nella cava di granito rosa, era finito ai ferri perché reo di aver canticchiato in un’osteria un motivetto che il Podestà aveva giudicato offensivo nei confronti del regime e del Regno. In realtà, il povero tagliapietre – un po’ brillo – aveva improvvisato un’innocua e vecchia tiritera che più o meno suonava così: “Viva il Re, viva la regina e viva la capra della Bettina”, animale reso famoso dall’eccellente e copiosa produzione di latte. Uno scioglilingua che però era stato mal interpretato e così, ai soliti due reprobi si aggiunse pure il terzo. Il problema derivò dal maltempo. Una forte perturbazione stava imperversando tra il lago e le alture del Mottarone e, in poco tempo, le onde s’ingrossarono trasformandosi in schiumosi cavalloni che s’infrangevano sulla massicciata ricavata dalla passeggiata del lungolago. Immaginarsi che inferno anche là sotto, per i tre prigionieri. A tratti le onde li sommergevano per poi ritirarsi, lasciandoli infreddoliti e in balia di altri, gelidi, schiaffi d’acqua. Tutti e tre furono costretti, loro malgrado, a bere quell’acqua dal cattivo sapore. Soprattutto Lucio che, una volta liberato, giurò di non toccar più una goccia di quel liquido tremendo, limitandosi – pur nelle restrizioni dell’epoca – a sorseggiare soltanto vino, compreso quello aspro e ruvido, che legava in bocca, spillato dalla botte dell’osteria della Miniera, su in  Tranquilla.

Marco Travaglini

I primi custodi della memoria al Rettorato dell’Università

La sepoltura della Dama del Caviglione, rinvenuta ai Balzi Rossi a Ventimiglia, famosa per i suoi ornamenti funerari in ocra e conchiglie e quella del “Giovane Principe” della Grotta preistorica di fama mondiale a Finale Ligure che con il suo ricco corredo rappresenta uno dei più straordinari esempi di sepolture paleolitiche europee si possono visitare in questi giorni sino al 14 marzo presso la sala Principe d’Acaia al Rettorato dell’Università di Torino di via Po.

La vasta collezione torinese di calchi di sepolture preistoriche che riproducono con precisione la situazione venuta alla luce durante vari scavi è la più importante a livello internazionale. Tutti questi tesori compresa la sepoltura doppia del Riparo del Romito, un esempio di cura ed inclusione con un individuo affetto da nanismo protetto dalla comunità del comune di Papasidero, in provincia di Cosenza, sono esposti nell’ambito della mostra “I primi custodi della memoria. Le sepolture nel Paleolitico”. Un percorso presentato dall’Università di Torino e curato da Giacomo Giacobini, Cristina Cilli e Giancarla Malerba che attraversa millenni analizzando i riti funerari, le evoluzioni sociali e le prime manifestazioni artistiche legate al culto dei morti.

Si tratta di un primo passo verso la realizzazione del futuro Museo dell’Evoluzione che avrà sede nel Palazzo degli Istituti Anatomici che oltre ad essere sede universitaria già ospita il Museo di Anatomia umana “Luigi Rolando”, il Museo di Antropologia criminale “Cesare Lombroso” ed il Museo della Frutta “Francesco Garnier Valletti”, nell’isolato compreso fra corso Massimo D’Azeglio e le vie Gaetano Donizetti, Pietro Giuria e Michelangelo. Grazie alle sepolture paleolitiche che hanno protetto i resti umani dalla distruzione da parte di agenti esterni sono arrivati sino a noi scheletri completi o quasi di cui i calchi restituiscono lo stato nel momento stesso della scoperta. Un calco realizzato durante uno scavo non è difatti una semplice copia ma riproduce un contesto di rinvenimento che non esiste oramai più e che diventa testimonianza di una straordinaria importanza. Da visitare. Ecco l’orario di apertura: dal lunedì al sabato, dalle ore 10 alle18, e l’ingresso è gratuito.

Igino Macagno

A Chieri il “Giorno della Memoria”

Come sempre, Chieri è fra i Comuni torinesi in prima fila a fare memoria e ad onorare le vittime della “Shoah”, contro la “vergogna delle leggi razziali”

Lunedì 27 gennaio, dalle ore 10,30

Chieri (Torino)

Il 27 gennaio, il ‘Giorno della Memoria’, è una delle date fondamentali del nostro calendario civile. È il Giorno in cui ricordiamo la ‘Shoah’, la vergogna delle leggi razziali, le colpe e le complicità del nostro Paese che si alleò con i nazisti. È il Giorno in cui commemoriamo e onoriamo le vittime dei lager, scomparse a milioni nel buco nero più profondo della Storia. Ma il 27 gennaio è anche il Giorno in cui ricordiamo quali sono le nostre radici, perché l’Europa è nata dal ripudio dell’antisemitismo, del razzismo, del fascismo, del nazismo e di tutte le autocrazie”. Con queste parole, Alessandro Sicchiero e Antonella Giordano, rispettivamente sindaco e assessore alla “Cultura” di Chieri, motivano le varie iniziative organizzate, come da tradizione, in vista della cerimonia commemorativa istituzionale, in programma il prossimo lunedì 27 gennaioa partire dalle ore 10,30, per ricordare la ricorrenza internazionale del “Giorno della Memoria”. Ricorrenza internazionale, come definito dalla “risoluzione” dell’“Assemblea Generale delle Nazioni Unite” del 1° novembre 2005, in base alla quale venne stabilito quale “Giorno” dedicato alle vittime dei lager nazisti, proprio il 27 gennaio di ogni anno, poiché in quel giorno del 1945 le truppe dell’“Armata Rossa” (impegnate nell’operazione Vistola – Oder in direzione della Germania) liberarono il campo di concentramento di Auschwitz, vasto complesso di oltre 40 lager, dove, si calcola, trovarono la morte 1,1milioni di persone su 1,3 milioni di prigionieri totali, rendendolo il principale luogo simbolo della “Shoah”, del “Porrajmos” (genocidio di rom e sinti), dello sterminio degli oppositori politici e di altre categorie considerate ostili o di razza inferiore ai nazisti, oltre che dell’ “Olocausto” in generale.

Quali, dunque, le iniziative  già in agenda per le celebrazioni chieresi?

Lunedì 27 gennaioalle 10,30, si terrà la commemorazione ufficiale presso la “Stele”, al civico 43 di via Nostra Signora della Scala, alla presenza del sindaco Alessandro Sicchiero e del vice presidente  del “Consiglio Comunale”, Livio Vezzoso.

La “Stele”, opera dell’artista chierese Silvio Vigliaturo, vuole ricordare il secondo “cimitero ebraico” di Chieri, che restò in funzione dal 1830 al 1878 circa.

Sempre lunedì 27 gennaio, ma alle ore 17,30, la Biblioteca Civica “Nicolò e Paola Francone” (Via Vittorio Emanuele II, 1), ospiterà la presentazione del libro “Storie di Lucette” (“Neos Edizioni”, 2024) di Franca Rizzi Martini. A moderare l’incontro, la giornalista de “La Stampa”, Antonella Torra. L’ingresso è libero.

Il libro racconta l’avventurosa storia di Lucette Golberg, oggi novantenne, che riuscì a salvarsi dalla deportazione, vivendo sotto mentite spoglie insieme al fratello Alex in un paesino delle Ardenne, mentre ben diciassette persone della sua famiglia vennero deportate ad Auschwitz, da dove non fecero più ritorno.

Suzanne e Albert Didier, i coniugi che li accolsero nella loro “caffè-pensione”, sono stati riconosciuti, nel 2012, “Giusti fra le Nazioni” da “Yad Vashem”, l’“Ente nazionale per la Memoria della Shoah” di Gerusalemme, che fino al 1° gennaio 2022 ha riconosciuto nel mondo 28.217 persone, fra cui 776 italiani, come “Giusti fra le Nazioni”, ovvero non ebrei che, durante l’Olocausto, si sono impegnati a rischio della loro vita a soccorrere gli Ebrei perseguitati. E anche per loro è stata pensata dal “Parlamento di Strasburgo” una “Giornata Europea” di ringraziamento e memoria, identificata dal “Gariwo la Foresta dei Giusti” (“Garden of the Righteous Worldwide”), “Onlus” fondata a Milano nel 1999, nel 6 marzo di ogni anno, anniversario della morte di Moshe Bejski, che per 25 anni è stato presidente della “Commissione dei Giusti” di “Yad Vashem”.

Le iniziative chieresi si concluderanno mercoledì 29 gennaio, alle 21, presso la Biblioteca Civica “Nicolò e Paola Francone” (Via Vittorio Emanuele II, 1), che ospiterà la conferenza di Alberto Cavaglion, storico e saggista, dal titolo “Come astri spenti. Scrivere dopo Auschwitz”. L’incontro, organizzato da “Istoreto”, affronterà il tema di come raccontare l’esperienza dei campi di sterminio dopo il 1945: “si deve scrivere, ma non si può più scrivere come prima”.

Partendo da “La tregua” di Primo Levi, l’evento si propone di esplorare le diverse vie che la “letteratura concentrazionaria” ha percorso in Italia e in Europa. Ingresso libero.

Da segnalare inoltre che domenica 26 gennaio, alle ore 15,30, l’Organizzazione di volontariato culturale “Carreum Potentia” (nata nel ’93, con l’obiettivo di favorire la conoscenza, la valorizzazione e la salvaguardia del patrimonio artistico-culturale di Chieri e del Chierese) organizza la “Visita alla Chieri Ebraica”,  con partenza dalla piazza Umberto I.

Gianni Milani

Nelle foto: Locandina “Giorno della Memoria”; la “Stele” chierese; Cover “Storie di Lucette” di Franca Rizzi Martini

Al Regio i Carota Boys in festa per Sinner

Il Watch Party organizzato dai Carota Boys e dedicato alla finale degli Australian Open 2025, con la storica vittoria di Jannik Sinner, è stato un vero successo. Oltre mille persone hanno affollato il Teatro Regio di Torino per assistere alla proiezione della partita e celebrare insieme il trionfo del tennista numero uno al mondo.

Sinner ha conquistato il titolo per la seconda volta, con una vittoria schiacciante che ha emozionato tutti i presenti. L’iniziativa ha unito la città di Torino in un’occasione unica, trasformando il Teatro Regio in un simbolico tempio del tennis.

I Carota Boys hanno condiviso il loro entusiasmo per questa straordinaria iniziativa, che ha coinvolto tifosi e appassionati in un clima di festa e passione per il tennis.

 

Utilizziamo al meglio il nostro tempo

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Parte 3

Per raggiungere sul serio l’obiettivo di utilizzare al meglio il nostro tempo occorre avere la voglia e il coraggio di organizzarlo in modo un po’ più razionale, utilizzando una parola che, soprattutto nel vocabolario dell’italiano medio, risulta solitamente ostica e antipatica: Programmazione.

Senza per questo ridurre la nostra vita a una rigida e ridicola serie di impegni. Partendo da due componenti fondamentali, ciò che dobbiamo fare e ciò che vogliamo fare. Possiamo anche suddividere queste componenti in più tipologie (ad esempio lavoro, impegni vari, attività personali, ecc.).

E riportiamo quindi gli impegni su una agenda, cartacea o (sarebbe meglio perché più agevole nelle modificazioni) elettronica (va benissimo anche quella già inserita nei cellulari). Utilizzare bene l’agenda ci permette, oltre a organizzare molto meglio il tempo, di liberare la mente, senza dover fare affidamento solo sulla memoria.

Non ci dimenticheremo impegni e appuntamenti, ma avremo sempre un quadro chiaro del tempo a disposizione per fare qualsiasi altra cosa non abbiamo già previsto di fare, semplicemente visualizzando l’agenda. Parlo per esperienza personale, in quanto da molti anni utilizzo con risultati eccellenti questo metodo.

Se smetteremo di farci spaventare dalla parola “pianificazione” e ne metteremo in pratica il metodo, grazie ad essa potremo facilmente programmare tutti i nostri impegni, rispettando senza ansia e stress le scadenze, e riusciremo così a gestire in maniera efficiente il nostro tempo, senza trascurare le cose, le attività e le persone che amiamo.

Cerchiamo infine di eliminare le azioni non necessarie, quelle cioè che sono frutto di abitudini spesso inutili, e che ci fanno perdere tempo. Ognuno di noi ne ripete qualcuna. Finiamo con lo spendere molti minuti delle nostre giornate in attività ripetitive e di routine senza mai domandarci se quelle azioni hanno ancora un senso e una effettiva funzione.

Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.

(Fine della terza e ultima parte)

Potete trovare questi e altri argomenti dello stesso autore legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.

Giorno della Memoria con Guareschi al “Pannunzio”

Lettura di “Diario Clandestino”

Lunedì 27 gennaio, ore 17,30, giorno della Memoria, Ornella Pozzi al Centro “Pannunzio” in via Maria Vittoria 35h a Torino leggerà pagine di  “Diario clandestino” di Guareschi internato militare in Germania (43 /45) . “Dedicheremo la nostra memoria oltre alla Shoah agli 800 mila IMI sempre dimenticati e sconosciuti”, commenta il presidente del Pannunzio Pier Franco Quaglieni.
Il creatore di Don Camillo stupirà i partecipanti con il suo racconto dell’internamento in Germania.

Alle Molinette salvata bimba di 8 mesi con il trapianto del fegato di un bimbo di 5 mesi 

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Nei giorni scorsi presso l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino è stato eseguito un eccezionale trapianto di fegato pediatrico tra piccoli ‘infanti’ (ovvero tra bambini di età inferiore ad 1 anno che non hanno ancora acquisito l’uso della parola). La ricevente una bimba torinese di soli 8 mesi di età. Nata affetta da una grave malformazione, nota come atresia delle vie biliari, la piccola era stata sottoposta nel mese di luglio scorso (a 2 mesi di vita) all’intervento ad intento riparativo di porto-entero-anastomosi secondo Kasai, presso la Chirurgia pediatrica dell’ospedale Infantile Regina Margherita di Torino (diretta dal dottor Fabrizio Gennari). Come purtroppo accade in circa un terzo dei casi dopo questo tipo di intervento, il flusso della bile dal fegato verso l’intestino non è ripreso ed il fegato della bambina è andato inesorabilmente incontro all’evoluzione in cirrosi epatica. Rapida è stata la comparsa di scompenso epatico, con sviluppo di versamento di liquido ascitico in addome e di stato di ittero severo. Seguita dal punto di vista medico presso il reparto di Gastroenterologia pediatrica (diretto dal dottor Pierluigi Calvo), la piccola è stata inserita in lista d’attesa nazionale pediatrica per trapianto epatico nel mese di novembre scorso da parte del professor Renato Romagnoli (Direttore del Dipartimento Trapianti e del Centro Trapianto Fegato adulto e pediatrico dell’ospedale Molinette di Torino).

La ricerca di un donatore deceduto compatibile non ha dato esito per sei settimane, nonostante il progressivo aggravamento delle condizioni della bambina. A questo punto il suo papà ha dichiarato la volontà di donare alla figlia la parte sinistra del suo fegato per salvarle la vita con un trapianto da vivente. Le valutazioni sul potenziale donatore hanno dato esito favorevole e l’intervento era stato programmato per la metà di questo mese di gennaio. A meno di 72 ore dall’avvio del trapianto da vivente, il Centro Nazionale Trapianti operativo (diretto dal dottor Giuseppe Feltrin) ha segnalato al Centro Regionale Trapianti del Piemonte e Valle d’Aosta (diretto dal dottor Federico Genzano) la presenza di un particolare donatore di organi compatibile con la piccola candidata torinese del peso di meno di 8 kg. Si trattava di un piccolo di 5 mesi di vita, di 6 kg di peso, deceduto in un’altra regione italiana per una grave patologia congenita encefalica non controindicante la donazione degli organi. Per quanto molto rischiosa come offerta di fegato (a causa delle piccolissime dimensioni del donatore), il professor Romagnoli ha immediatamente accettato, tenuto conto delle gravi condizioni cliniche della candidata, del perfetto accoppiamento dimensionale tra donatore e ricevente e della possibilità di evitare l’intervento chirurgico sul papà a scopo di donazione. Il prelievo del fegato del piccolissimo donatore è stato eseguito dal dottor Paolo Strignano dell’équipe del Centro Trapianto Fegato di Torino e, 48 ore prima del previsto trapianto da vivente, la piccola ricevente è stata condotta in sala operatoria per il trapianto da cadavere. Il complesso intervento chirurgico (il numero 4200 nella storia del Centro torinese) è stato eseguito presso l’ospedale Molinette dal professor Romagnoli e dalla sua équipe, coadiuvati dal dottor Angelo Panio e dai colleghi dell’Anestesia e Rianimazione 2 del Dipartimento di Anestesia (diretto dal dottor Maurizio Berardino). L’intervento è durato 11 ore ed è tecnicamente riuscito. Il fegato trapiantato ha ripreso immediatamente la sua funzione e la bambina è stata risvegliata ed estubata a meno di 12 ore dalla conclusione dell’operazione. La regressione dell’importante stato di ittero è stata rapidissima e la bimba è ora stata trasferita presso il reparto di Gastroenterologia dell’ospedale Infantile Regina Margherita per un periodo di riabilitazione. “La Sanità piemontese si conferma un punto di riferimento di eccellenza per la sanità italiana, soprattutto nel campo dei trapianti. Un grande applauso ai nostri professionisti ed ai genitori del piccolo donatore che, con un grande gesto, hanno permesso di salvare la vita della piccola paziente” dichiara Federico Riboldi (Assessore alla Sanità della Regione Piemonte). “Ancora una volta la nostra Azienda ospedaliero-universitaria Città della Salute di Torino è riuscita a dare una risposta efficace ad un così grave problema di salute di una piccola paziente grazie ad un trapianto di rara difficoltà” dichiarano Beatrice Borghese (Direttore generale facente funzioni della Città della Salute di Torino) ed Emanuele Ciotti (Direttore sanitario Città della Salute di Torino).

Rock Jazz e dintorni a Torino. Il trio Tavolazzi-Zirilli-Di Gennaro e Daddy G

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Martedì. Alle OGR il trio Tavolazzi-Zirilli-Di Gennaro. Al Blah Blah il progetto Rome+Guest TBA.

Mercoledì. All’Osteria Rabezzana suona il quartetto di Federico Ponzano. A Eataly Lingotto si esibisce Leo Pari.

Giovedì. Alla Divina Commedia sono di scena i Soul Time Band. Al Cafè Neruda suona Simona Palumbo Latin Quartet. Il trombonista Gianluca Petrella è di scena al Banco. All’Off Topic Didie Cara presenta: Canzoni al telefono.

Venerdì. Alla Divina Commedia si esibisce la Marconi Blues Band. Al Folk Club è di scena Dalen. Al Magazzino sul Po si esibisce Ella Nadì. Al Blah Blah suonano gli Extrema.

Sabato. Al Magazzino sul Po sono di scena i Dub Pigeon. Al Blah Blah suonano i Game Over+ Damnation. Allo Ziggy si esibiscono i Witchunter+Axeblade. Alle OGR è di scena Daddy G.

Pier Luigi Fuggetta