redazione il torinese

BATZELLA (MLI), VIOLENZA CONTRO LE DONNE: “IL FONDO DI SOLIDARIETA’ VA FINANZIATO”

PER IL PATROCINIO LEGALE GRATUITO

 

Deve essere immediatamente finanziato il “fondo di solidarietà per il patrocinio legale gratuito alle donne vittime di violenza e maltrattamenti”, fiore all’occhiello della legge regionale n. 4 del 24 febbraio 2016.

Sono intervenuta più volte in questi anni, sia in Commissione sia in Consiglio regionale, sul tema della copertura del fondo, chiedendo con interrogazioni e ordini del giorno di garantire le risorse, necessarie per aiutare e sostenere tutte quelle donne che ogni giorno vengono picchiate, umiliate, violentate.Ma oggi, dalla denuncia di un’avvocatessa pubblicata sulle pagine locali di un quotidiano nazionale, si scopre che dallo scorso mese di febbraio gli avvocati, che rispondendo all’appello lanciato dalla stessa Regione hanno deciso di farsi carico dell’assistenza delle donne vittime di violenza, non percepiscono il compenso per il loro impegno, perché la Regione non ha versato quanto garantito. E’ inammissibile che la Regione lasci senza risorse una legge fondamentale per supportare e sostenere le donne che ogni giorno subiscono violenze e rischiano di essere ammazzate, donne che hanno bisogno di un supporto per separarsi da uomini violenti e proteggere e crescere i figli in un ambiente più sereno. Per combattere la violenza sulle donne, fenomeno in costante aumento, le parole non bastano. Servono fatti concreti. Lasciare questo fondo senza risorse equivale ad abbandonare al loro destino le donne vittime di violenza. Ho chiesto in Aula un’informativa sul tema da parte della Giunta regionale e il ripristino immediato delle risorse per il “fondo di solidarietà per il patrocinio legale gratuito alle donne vittime di violenza e maltrattamenti”.

 

 

Stefania Batzella

Consigliera regionale Movimento Libero Indipendente

 

Fratelli settantenni incassavano la pensione della madre morta da dieci anni

Incassavano la pensione dell’anziana madre morta nel 2008 . La Guardia di finanza di Torino  ha denunciato due fratelli di settant’anni  per indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato, una truffa che ammonterebbe secondo l’accusa, a  120mila euro. La cifra di 100mila euro, depositata su un libretto postale cointestato ai due  e alla madre defunta è stata sequestrata dalle fiamme gialle.

L’Artusi al Festival di Cannes

Tra gli ospiti La Toya, sorella di Michael Jackson


L’Istituto Alberghiero Artusi di Casale Monferrato ha avuto una parte importante nell’evento collegato al Festival di Cannes. I docenti e gli allievi, con il coordinamento del dirigente Claudio Giani e del Prof. Paolo Pozzuolo, hanno effettuato il servizio di banqueting a Villa Oxygene a Cannes. Si tratta di un evento a scopo benefico, diventato un appuntamento ricorrente ogni anno, organizzato dall’associazione Adventure of Humanity, fondata da Nelson Mandela e Michael Jackson per portare pace e amore nel mondo. L’evento mondano, in concomitanza con il concorso cinematografico che accende i riflettori del mondo sulla Costa Azzurra, ha permesso all’Istituto un’esperienza veramente fantastica e altamente formativa, ricevendo i complimenti per la qualità del servizio effettuato. Alla serata hanno preso parte diversi nomi illustri del jet set internazionale a partire da La Toya Jackson, sorella maggiore dell’indimenticato Michael, Albert Konan Koffi dell’Osservatorio Internazionale della Non Violenza delle Nazioni Unite, Junior Coimbra, figlio del campione di calcio brasiliano Zico, Wes Madiko, cantante, musicista e chitarrista del Camerun, esponente africano della World Music vincitore di 4 premi Grammy, Nicole Slack Jones, ambasciatore Unesco, Dalai Lama’s Monks dal Tibet, Princess Eleonora delle Filippine e tanti altri. “Questo servizio – commenta il dirigente Claudio Giani – è un ulteriore fiore all’occhiello per il nostro istituto che unisce alle materie teoriche anche diversi momenti pratici in contesti diversi ed impegnativi come quello di Cannes”.

Massimo Iaretti

L’Istituto Alberghiero Artusi è a Casale Monferrato in corso Valentino 95.

Per informazioni telefonare 014273722 oppure tramite mail segreteria@istitutoartusi.it

 

Dopo la lite travolge la moto e uccide una ragazza. Chiusa l’inchiesta

E’ chiusa l’inchiesta su Maurizio De Giulio, l’elettricista di 51 anni,  di Nichelino che a Condove, il 19 luglio,  a seguito di  un litigio stradale, guidando il  suo furgone investi’ due giovani in sella a una moto. La donna di 27 anni, Elisa Ferrero, mori sul colpo mentre il fidanzato, Matteo Penna, 29 anni, è sopravvissuto ma deve vedersela ancora oggi con lunghe e complesse cure. De Giulio è indagato per omicidio volontario con le aggravanti per “motivi abietti e futili”.

Il turismo a Torino è in buona salute

Si è registrata una lieve decrescita dell’occupazione delle camere degli hotel dell’1,6% da inizio 2018 a fine aprile ma con una significativa ripresa negli ultimi mesi,  un +3,7% nel periodo 8 aprile-5 maggio e  addirittura +12% nella settimana dal 6 al 12 maggio. Il turismo a Torino è sostanzialmente in buona salute secondo  i dati dell’Osservatorio alberghiero della Camera di Commercio, che sono stati illustrati durante una commissione consiliare a Palazzo Civico. E’ confermato il trend di crescita delle strutture extra-alberghiere come Airbnb per il quale si registra un aumento annuale del 26%, per i B&B e affittacamere aderenti all’Anbba la crescita è del10% l’anno. L’assessore al Turismo Alberto Sacco, ha spiegato che da un’occupazione media delle camere  del 58% nel 2012, a partire dal 2015 si è verificato un aumento costante dell’1% ogni anno, fino al 65,3% dello scorso anno.

 

 

(foto: il Torinese)

Fondazione Crt, al via gli Stati Generali

 

Prendono il via gli “Stati Generali” della Fondazione CRT: una fase di discussione, lunga sei mesi e aperta al territorio, per ridisegnare mission, vision e strategie per il prossimo decennio. L’obiettivo? Rilanciare il proprio ruolo di “motore” della crescita, della qualità della vita, dello sviluppo del Piemonte e della Valle d’Aosta in una dimensione internazionale, di fronte alle sfide poste dalle trasformazioni dell’economia e della società che impattano sulle famiglie, sulle imprese, sulle istituzioni.

 

A oltre un quarto di secolo di distanza dalla propria istituzione nel 1991 – coincidente con la nascita di gran parte delle Fondazioni di origine bancaria, riconosciute dalla Corte Costituzionale quali “espressioni delle libertà sociali” con due storiche sentenze (n. 300 e 301) del 2003 – la Fondazione CRT pone le basi per una possibile evoluzione degli strumenti e delle modalità di azione, anche alla luce della recente riorganizzazione del terzo settore in Italia. Un’azione, quella della Fondazione CRT, sempre significativa e coneffetti anticiclici durante la crisi economico-finanziaria nazionale e internazionale: oltre 38.000 gli interventi sostenuti finora (per l’arte, la cultura, la ricerca scientifica, la formazione dei giovani, il welfare, l’ambiente, il sistema di protezione civile e di primo intervento), per un impegno erogativo superiore a 1,6 miliardi di euro, cui si sono aggiunti importanti investimenti, come la recente riqualificazione delle OGR-Officine Grandi Riparazioni di Torino.

 

Officine Grandi Riparazioni di Torino (OGR)

Diamo il via oggi a questa nuova avventura degli ‘Stati Generali’ per orientare la traiettoria futura della Fondazione a partire da ciò che siamo – afferma il Presidente della Fondazione CRT Giovanni Quaglia –. Abbiamo fatto grandi cose in 25 anni, messo in campo risorse sempre più importanti per iniziative di interesse collettivo e di utilità sociale. Sono state compiute scelte coraggiose, anticipatrici e vincenti, sia sul fronte della gestione del patrimonio con la precoce diversificazione degli investimenti, sia sul fronte dell’attività istituzionale, come la prevalenza dei progetti a regia interna rispetto agli interventi ‘a pioggia’ e la sperimentazione di forme di intervento ispirate agli approcci più moderni della Venture Philanthropy e del Social Impact Investing. Innovare nel solco dell’esperienza è il traguardo che vogliamo raggiungere”.Più territorio e più Europa: è su questi due livelli che la Fondazione CRT lavorerà nei prossimi dieci anni, per esprimere al meglio la propria missione e il proprio ruolo di player fondamentale della filantropia, autonomo nell’agire e indipendente dalla banca conferitaria– prosegue il Presidente Quaglia –. Vogliamo rafforzare questa nostra identità rispetto alla percezione, tuttora diffusa, di fungere da mero ‘bancomat’ degli enti locali o da finanziatore di generiche progettualità, i cui effetti reali per la collettività sono, a volte, non pienamente compresi e valutati”.

 

“Due elementi, tra gli altri, caratterizzano oggi la Fondazione CRT in modo particolare: il grande sforzo compiuto in questi ultimi anni sul fronte dell’efficientamento gestionale e del rafforzamento del patrimonio con ottimi risultati di bilancio, e una crescente attenzione alla dimensione internazionale per rendere più forti le organizzazioni del territorio – dichiara il Segretario Generale della Fondazione CRT e Presidente dell’European Foundation CentreMassimo Lapucci –. Attraverso la partecipazione attiva alle reti europee della filantropia, come EFC ed EVPA, e grazie allo sviluppo di iniziative in partenariato con Nazioni Unite e istituzioni statunitensi, la Fondazione CRT svolge un fondamentale ruolo di ‘ponte’ verso l’Europa e il mondo con un duplice obiettivo: attrarre nuove eccellenze e progettualità internazionali e, nello stesso tempo, ‘esportare’ best practice e iniziative che hanno origine sul territorio stesso”. Ente privato non profit intermedio tra Stato e mercato, la Fondazione CRT può quindi ripartire dopo i primi 25 anni di attività con una nuova visione del futuro, consolidando e rilanciando il proprio ruolo strategico. Un ruolo non solo come soggetto erogatore di risorse – i frutti della gestione del patrimonio originato storicamente dal risparmio delle comunità – ma anche come hub di competenze e conoscenze. Il tutto, con effetti reali diempowerment dei territori, utili a “reincollare frammenti di società, a ricomporre dualismi e fratture tra centri e periferie (geografiche e non), a correggere “sfasature” tra competitività economica e coesione sociale, tra le componenti saldamente agganciate ai processi di innovazione e alle dinamiche internazionali e quelle, invece, più vulnerabili, che chiedono inclusione e protezione.

 

Si tratta di reimpostare su basi rinnovate la relazione, da un lato, tra il fluire dei protagonisti della finanza globale, delle imprese multinazionali, dei big delle tecnologie e delle infrastrutture di rete e, dall’altro, i luoghi della dimensione territoriale dell’economia e della vita quotidiana, che oggi si “sfarinano” e sembrano cedere alla retorica della chiusura identitaria.Al centro c’è il ridisegno di una funzione con valenza collettiva della Fondazione CRT, capace di generare utilità sotto forma di investimenti socialisoluzioni per l’inclusione e l’innovazione. Una funzione visibile, ad esempio, nel mobilitare “capitale paziente” per incentivare la sostenibilità piuttosto che la redditività a breve dei progetti, e nel reggere finanziariamente i rischi dell’innovazione promuovendo iniziative non immediatamente “bancabili” a impatto sociale e ambientale positivo. E ancora: nell’attrarre nuove risorse sul territorio – in aggiunta a quelle derivanti dalla gestione eccellente del patrimonio della Fondazione – agendo su altri assi dell’offerta europea, quali la BEI (Banca europea degli investimenti) e il FEI (Fondo europeo per gli investimenti), a fronte di una probabile prossima decurtazione da parte della UE dei fondi strutturali a sostegno dello sviluppo economico e dell’occupazione (in primis, FESR-Fondo europeo di sviluppo regionale e FSE-Fondo sociale europeo).

 

Questa operazione sistemica” degli “Stati Generali” è stata preceduta da una fase preparatoria, che ha visto impegnati, per alcuni mesi, il Consiglio di Amministrazione di FCRT, il Consiglio di Indirizzo e le sue articolazioni interne, in una proficua riflessione comune (anche con proposte e contributi scritti) sulla natura e sul ruolo della Fondazione, accompagnata da momenti di confronto e di approfondimento con un gruppo di “saggi”, non direttamente impegnati nelle istituzioni e nella politica, ma profondi conoscitori della realtà economica, sociale, culturale del territorio e capaci di visione, che Fondazione ringrazia e del cui contributo ancora si avvarrà. Tale operazione si articolerà ora in un percorso di ascolto e coinvolgimento di una molteplicità di soggetti, quali istituzioni,organismi di rappresentanza economica, sociale, culturale, opinion leaderstakeholdere responsabili della “famiglia” allargata di Fondazione CRT con tutti i suoi strumenti operativi: Fondazione Sviluppo e Crescita-CRT, Società consortile per azioni OGR-CRT, Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea-CRT, REAM SGR SpA, La Scialuppa CRT Onlus-Fondazione Antiusura, Fondazione Ulaop Onlus.Il percorso di riflessione, proposto dal Presidente e condiviso dal Consiglio di Amministrazione e di Indirizzo, vedrà la partecipazione attiva anche di tutta la struttura della Fondazione CRT”, spiega il Segretario Generale Massimo Lapucci.L’attenzione al pluralismo dei territori, vera e propria costante dell’attività della Fondazione CRT, caratterizzerà l’intera “road map” di interviste e incontri, sia tematici sia per quadranti territoriali, secondo un approccio “maieutico” verso i soggetti pubblici locali e verso il tessuto civico e imprenditoriale delle comunità. La Fondazione CRT avvia gli “Stati Generali” in un momento in cui altre realtà –istituzioni e organizzazioni sociali, culturali, del mondo dell’impresa – hanno intrapreso simili lodevoli iniziative. Si sta delineando, pertanto, un “mosaico” di riflessioni collettive entro cui si collocherà, integrandosi, anche il tassello della Fondazione CRT per un traguardo comune: individuare insieme la strada per rilanciare il territorio con le sue eccellenze, dando ad esso una prospettiva di futuro.

 

Quali sono i bisogni – conclude il Presidente Giovanni Quaglia – cui la Fondazione CRT sarà chiamata a rispondere nei prossimi dieci anni? La polarizzazione sociale, l’emergere di povertà non solo economiche, una proiezione demografica al 2030 di tre persone anziane per ogni giovane residente, la prospettiva di affrontare la rivoluzione dell’industria 4.0 con un ‘esercito’ di lavoratori più vecchi rispetto ad altre regioni d’Europa, le difficoltà occupazionali per gli under 35 qualificati, le fragilità dei millennials tra globalità tecnologica e marginalità educative, le emergenze ambientali e la cronicità dell’inquinamento sono solo alcune delle sfide che ci attendono nel prossimo futuro. Vogliamo affrontarle al meglio, con le modalità di intervento più idonee ed efficaci per contribuire a uno sviluppo equilibrato, sostenibile, solidale e giusto, affinché lo stare bene collettivo sia molto di più della semplice somma di tutti gli stare bene individuali”.

In volo sul lago


© Ti-Press / Carlo Reguzzi

Il giorno prima della partenza avevamo controllato per bene le previsioni meteorologiche. La mongolfiera non può staccarsi da terra in presenza di pioggia, temporali, vento troppo forte o gran caldo. Ma dal centro Geofisico Prealpino di Varese, nell’edizione mattutina della trasmissione radiofonica “Gazzettino padano“, garantirono che il tempo volgeva al bello. Era già più che una garanzia ma comunque, per scrupolo, verificammo anche sui vari siti meteo di internet, trovando conferma. Per il decollo avevamo scelto un ampio prato poco distante dal capannone. Era il luogo ideale: non c’erano ostacoli che potessero intralciare le manovre di volo. Posizionata la cesta iniziammo a stendere l’enorme pallone bianco e rosso e in meno di  mezz’ora era pronto per essere gonfiato con l’aria fredda di un ventilatore. Un lavoro che durò circa venti minuti, al termine del quale la mongolfiera era pronta per il decollo. Eravamo emozionati e non vi dico che sensazione provai quando ci staccammo da terra e iniziò l’ascensione. Il rumore del bruciatore e quella fiammata che ci scaldava le guance ci avevano distratti e quasi non ci rendemmo conto di essere già in volo. In meno di un quarto d’ora l’altimetro segnava 3600 piedi. “Quindi, amico mio, stiamo viaggiando a poco più di mille metri d’altezza“,disse Roland. L’apparecchio rilevava anche  la variazione della pressione atmosferica rispetto all’altezza sul livello del mare  e questa tendeva a diminuire aumentando la quota. Da terra, André Lacroix, uno degli amici di Roland, aveva il compito di comunicare con noi attraverso la radio aeronautica in VHF. Quest’ultima, dalle frequenze sempre aperte, ci  consentiva  di mantenere il contatto con l’assistenza. Una rapida occhiata alla sonda termica che misurava la temperatura interna dell’involucro ci confermò che tutto procedeva per il meglio.

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Il volume della nostra mongolfiera , come ho già ricordato, corrispondeva a quelle di medie dimensioni, capaci di portare tre o quattro persone. L’autonomia di volo poteva variare da un’ora e mezza a un paio d’ore,secondo la quantità di propano a disposizione per il bruciatore, dalle condizioni climatiche e dal peso trasportato. Nel nostro caso il carico di combustile, il bel tempo e il fatto che eravamo solo due e per di più longilinei, ci garantiva un ampio margine verso le due ore. Roland si confermò un provetto “pilota dell’aria“,controllando l’andamento dell’aerostato e manovrando il bruciatore. Quando apriva la valvola, aumentando la quantità di aria calda,il pallone tendeva a salire;viceversa, quando la diminuiva, tendeva a perdere quota lentamente e in modo graduale. La magia di volare in mongolfiera era indescrivibile. Il panorama non era per nulla paragonabile a quello che si può vedere dall’alto di una montagna. Era più completo, vario, mobile. Il lago pareva una creatura viva. La nostra ombra, in basso, sfiorava l’acqua e le terre che la circondavano. Da quassù le cose mutavano forma: i profili dei monti, il reticolo delle strade, le strutture di case e piazze, i corsi d’acqua,i battelli,la ferrovia. Roland, filosofando,disse: “E’ davvero un altro punto di vista,  molto probabilmente una visione diversa del  mondo“. Ero anch’io molto eccitato.“Guarda là, Roland. Guarda la statua del San Carlone!Impressionante!Domina la città di Arona e parte del Golfo Borromeo dall’alto dei suoi 35 metri”.Si vedevano il centro abitato,il lungolago e i resti della Rocca Borromea , la “Gibilterra del Lago Maggiore” che fu espugnata e distrutta da Napoleone nel 1800. Più a sud le macchie colorate dei campeggi di Dormelletto e il ponte di ferro sul Ticino che segna il confine tra Piemonte e Lombardia dove, da una sponda all’altra del fiume,Castelletto Ticino e Sesto Calende si guardano negli occhi.

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A nord di Arona, tra il lago e le verdi colline del Vergante, s’intravedevano le ville e i borghi di Dagnente, Meina, Ghevio, Lesa, Belgirate e – più in su -Colazza,Pisano,Nebbiuno,Massino Visconti, Brovello Carpugnino. ” Quel campanile è di Gignese e, più giù, c’è Vezzo. Vedi la strada che scende verso Baveno? Levo, Someraro, Campino e Loita sembrano messe in fila“. Stresa, la  “perla” del lago, nobile e un po’ fanè, si specchiava nel golfo borromeo proprio davanti all’Isola Bella e più in su, oltre Baveno, tra Feriolo e Fondotoce, la Toce sfociava nel lago.Ville e campanili, case e fabbriche da Pallanza a Intra sembravano cubetti delle costruzioni mentre la lingua d’asfalto della statale del lago Maggiore attraversava Ghiffa, Oggebbio, Cannero e Cannobio fino a incontrare la sbarra del confine con la Svizzera, tra Piaggio Valmara e Brissago. Sotto di noi, come su di una mappa in rilievo, vedevamo i laghi d’Orta e di Mergozzo e il lungo fondovalle ossolano dal quale partivano come lische di un pesce le strade che salivano verso le testate delle valli laterali, chiuse dalla corona delle alpi Pennine e Lepontine. Ma erano i colori del lago, le increspature dell’acqua mossa dalla brezza di superficie, a provocare una vera e propria vertigine. Galleggiavamo nell’aria e sotto di noi non c’era angolo che non contribuisse a comporre la grande suggestione del paesaggio. Le alture, il profilo dei poggi, i corsi d’acqua scintillanti che corrono tra le vallette verso il lago, la ricca vegetazione dei boschi, i giardini e i parchi, le serre delle aziende che coltivano camelie e azalee. Anche il tempo volava ed era giunto in momento di tornare con i piedi per terra. Ci dirigemmo sulla zona da cui eravamo partiti, scendendo poco alla volta per sondare il vento al suolo. In breve atterrammo nello spazioso prato ai margini della vecchia fabbrica di ceramiche. Scesi dalla mongolfiera ci abbracciammo forte. ” E’ stato un volo bellissimo. Mi era capitato altre volte di salire in mongolfiera ma qui, sul Maggiore, ho provato emozioni da brivido. Adesso io e André sgonfieremo il pallone, smontandolo. Dobbiamo rimetterlo nelle casse poiché, dopodomani, ci toccherà rispedirlo a Ginevra. Come ogni anno, il professor Guy De Marne organizza una gara di mongolfiere e ha bisogno di tutti i suoi aerostati per l’occasione“. Dopo le parole concitate di Roland, ci salutammo con un lungo abbraccio. Era stata davvero una giornata indimenticabile. Sul pontile dell’imbarcadero, nell’attesa di salire a bordo del San Cristoforo, il traghetto che collega Laveno con Intra, pensai che quell’esperienza doveva rimanere unica.  Non era il caso di ripetere quel volo  perché le grandi emozioni sono tali se non ci si fa l’abitudine. A Intra salii sulla motonave “Stambecco” e mezz’ora dopo scendevo al porto di Baveno. Andai a casa, sfinito dalla stanchezza ma contento. Dopo cena mi sdraiai sul letto, guardando fuori dalla finestra della stanza che dà sul lago. La luna, una mezza falce circondata dalle nubi, stava per essere ingoiata dalle stesse. S’annunciava una di quelle notti scure che si mangiano le stelle. Ero pronto a rivivere , in sogno , le gioie intense di questa memorabile giornata. Con un clik! spensi la luce dell’abat-jour. Buonanotte!

Terza e ultima puntata (Fine)

Marco Travaglini

Fuga di gas? Evacuata scuola elementare

Oggi è stata evacuata  la scuola elementare Ilaria Alpi, in via Mercadante, barriera di Milano. Era scattato l’ allarme per una presunta fuga di gas e diversi bambini hanno detto di sentirsi male. I vigili del fuoco sono intervenuti con  i vigili urbani, la polizia di Stato e il 118. Non vi è ancora la conferma che ci sia stata veramente una dispersione di gas, ma alcune insegnanti affermano di avere sentito un forte odore e accusato malessere.

 

(foto: il Torinese – archivio)

“NO” ALLA SOFFERENZA DEI SENZA VOCE

“Guarda…”: lo spot televisivo della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente è innanzitutto un invito a schierarsi in prima linea contro l’emergenza randagismo. Per contrastare l’abbandono, l’indifferenza, la crudeltà, per finanziare il soccorso, la cura, il ricovero e la sterilizzazione degli animali vaganti e in difficoltà, anche attraverso il sostegno diretto alle organizzazioni animaliste che operano nei contesti più difficili, c’è un modo semplice, letteralmente a portata di mano. Basta aderire, con un piccolo gesto, alla campagna solidale “SMS-SalvaMi Subito”, lanciata dall’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente: dal 19 al 27 maggio si potranno donare 2 euro con ciascun sms inviato da cellulare al numero 45580 oppure 5/10 euro chiamando da rete fissa.

Il fenomeno del randagismo non soltanto causa di per sé indicibili sofferenze a decine di migliaia di animali d’affezione, che dovrebbero vivere in famiglia e non per strada, ma spesso è la premessa per ripugnanti violenze. L’animale randagio è davvero l’ultimo degli ultimi, la sua debolezza è un invito per la crudeltà umana: quanti animali, nei 750 casi di maltrattamento e animalicidio segnalati l’anno scorso dalla stampa (sicuramente la punta di un iceberg), erano randagi, abbandonati al capriccio e all’arbitrio di persone senza scrupoli?

Anche per questa ragione, spesso non considerata, il randagismo va classificato come una vera piaga morale, alimentata da abbandoni e riproduzione incontrollata, che, in maggiore o minore misura, colpisce tutto il Paese.

Il progetto di LE.I.D.A.A prevede anche la promozione, ad ogni livello, di un cambiamento culturale che consenta di superare definitivamente l’emergenza randagismo. Perché anche agli ultimi tra gli ultimi siano finalmente risparmiati fame, sete, sofferenze e crudeltà.