In questa bella foto di Bursuc Mihai, la mongolfiera sorvola l’area delle porte palatine, mentre nuvole minacciose appaiono in cielo.




Marco Travaglini

Elezioni e nuovo percorso anche per i cattolici
Il voto del 4 marzo prima e la tornata amministrativa di domenica scorsa poi hanno confermato alcune costanti che nel breve tempo difficilmente saranno messe in discussione. Al di là dei macro dati politici sufficientemente noti a tutti – la secca diminuzione di consensi del movimento 5 stelle nell’arco di pochi mesi; dalla crescita esponenziale della Lega di Salvini alla irreversibile caduta politica ed elettorale di Forza Italia; dalla crisi profonda del Pd alla sostanziale irrilevanza di Liberi e Uguali – non possiamo non ricordare che, per fermarsi al campo riformista e democratico, alcuni elementi si sono ormai consolidati. Innanzitutto e’ tramontata definitivamente la cosiddetta “vocazione maggioritaria” del Partito democratico. Un partito che, dopo la secca e storica sconfitta subita al 4 marzo, e’ destinato a perdere ancora una mole consistente di comuni che governava sino a ieri al prossimo ballottaggio. Una costante che e’ iniziata nel 2015 e che prosegue in modo regolare, a conferma del fallimento della strategia renziana e di tutta quella classe dirigente che in questi anni e’ salita sul carro vincitore per poi, adesso, misteriosamente ma comprensibilmente, straparlare addirittura di “derenzizzazione” del Partito democratico. Fallita anche l’esperienza di Liberi e Uguali che ormai è una realtà politica ed elettorale già consegnata alla storia recente. Resiste il “civismo”, almeno a livello amministrativo, anche se stenta a trovare una specifica proiezione sul palcoscenico nazionale. Salvo pochissime esperienze. Ora, a fronte di un quadro politico sufficientemente chiaro, e’ persin ovvio ricordare che se il campo riformista, democratico e progressista – cioè l’ex centro sinistra – vuole nuovamente ridiventare competitivo con il movimento 5 stelle e soprattutto con l’ex centro destra a trazione salviniana, deve obbligatoriamente procedere ad una profonda scomposizione/ricomposizione al suo interno. Sarebbe perfettamente inutile riproporre sigle e cartelli elettorali – a cominciare dal Partito democratico, Leu e le varie frattaglie che si sono presentate alla consultazione del 4 marzo scorso – che, di fatto, non sono più competitivi. Ed è proprio su questo versante che è quantomai essenziale e decisivo rimettere in campo quelle culture politiche che, nella rispettive autonomie politica ed organizzativa, possono portare un contributo importante per definire un progetto autenticamente riformista e democratico. A cominciare, appunto, da quel “cattolicesimo
politico” che non può sempre essere evocato da commentatori, opinionisti e politologi e mai praticato nella concreta e contesa dialettica politica italiana. E questo ancora al di là della vivacità e della mobilitazione politica, culturale e sociale che sta caratterizzando settori sempre più consistenti dell’area cattolica italiana. Nessuno, ad oggi, conosce l’epilogo concreto che avrà questo sussulto politico e culturale che sale dal mondo cattolico, seppur frastagliato e variegato. Un fatto, però, e’ indubbio: e cioè, il patrimonio culturale, valoriale, sociale ed etico del cattolicesimo politico adesso deve ritrovare una rinnovata ed attiva presenza nella cittadella politica italiana. Lo chiedono in molti; lo chiedono i tanti esponenti, militanti, simpatizzanti, gruppi organizzati ed elettori che si sentono semplicemente non rappresentati dagli attuali attori politici. E quando emerge questa esigenza e, soprattutto, questa domanda di rappresentanza politica ed istituzionale, e’ indispensabile dare una risposta adeguata e pertinente. E questo ancora al di là dei ripetuti ed appassionati appelli e riflessioni del Presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti. Perché il segreto di questa rinnovata
presenza politica risiede proprio in quel patrimonio, oggi quanto mai necessario di fronte ad una profonda ed irresponsabile radicalizzazione della lotta politica italiana. Un partito laico di ispirazione cristiana? Un soggetto politico popolare di ispirazione sturziana? Un movimento politico laico e aperto a tutti, come ovvio, ma con una forte impronta di matrice cattolica? Ad oggi non sappiamo, appunto, quale sarà l’approdo politico ed organizzativo. Una cosa sola e’ certa, e lo conferma il trend elettorale. Per il cattolicesimo politico italiano si è aperta una nuova fase politica. Che non è più solo quella di commentare o contemplare i fatti politici ma, al contrario, di marcare una qualificata presenza pubblica. Laica, ma fatta di contenuti, di valori e di stile e comportamenti. L’assenza, il ritorno nel privato o il ritiro nel prepolitico, come si diceva un tempo, non è più una strada da praticare e da percorrere.
La Fondazione CRT e l’Agenzia delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale (UNIDO) hanno aperto fino al 1 luglio il nuovo bando di Entrepreneurs for Social Change (E4SC), il progetto per formare e sostenere 25 giovani imprenditori sociali dell’area euro mediterranea in grado di contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) nei propri Paesi di origine: dalla sicurezza alimentare alla gestione dell’acqua e al trattamento dei rifiuti, dall’accesso ai sistemi di energia pulita all’istruzione di qualità, dalla lotta ai cambiamenti climatici alla promozione di un’occupazione dignitosa per tutti.La call per selezionare in tutti i 26 Stati che si affacciano sul Mediterraneo i giovani dai 18 ai 35 anni che hanno avviato un’impresa sociale o intendono crearne una, è on line sul sito www.e4sc.org.
I vincitori parteciperanno a dieci giorni di training intensivo a Torino il prossimo ottobre, attraverso un’esperienza di apprendimento unica, radicata nei valori dello scambio tra pari e della costruzione di una community. Successivamente, e per un anno, ai 25 partecipanti verranno forniti gli strumenti più efficaci per aprire o ampliare la propria impresa, attraverso un percorso di empowerment personalizzato che coinvolge esperti e tutor a vari livelli: la formazione, orientata non solo alla tecnica, ma anche alla crescita personale, riguarderà temi quali business sociale, fundraising, marketing, leadership e dialogo interculturale, tutti fattori chiave del successo nell’imprenditoria sociale.
Entrepreneurs for Social Change intende formare una nuova generazione di imprenditori sociali nei propri Paesi di origine, responsabilizzando i giovani a realizzare il loro potenziale innovativo ed economico sia per creare posti di lavoro, sia per essere “ambasciatori” e promotori di un cambiamento positivo: un cambiamento che, riducendo le ineguaglianze in linea con i 17 SDGs dell’ONU, intervenga sulle principali cause delle ondate migratorie e delle tensioni sociali nell’area euro mediterranea.
“L’imprenditoria sociale deve essere un impegno comune: energia sostenibile, tutela dei lavoratori e salvaguardia del clima sono temi centrali per la società civile, ed è fondamentale che siano all’ordine del giorno di istituzioni filantropiche, organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite e soprattutto delle imprese – dichiara il Presidente di EFC-European Foundation Centre e Segretario Generale della Fondazione CRT Massimo Lapucci –. È nostro dovere formare una nuova generazione di imprenditori capaci di interfacciarsi con i colleghi di tutto il mondo, guardando ai Sustainable Development Goals come a una bussola che traccia il percorso da seguire verso un social change concreto e proiettato al futuro”.
“L’imprenditoria sociale è un nuovo settore in via di sviluppo; – spiega il direttore del dipartimento di Agri-Business dell’UNIDO Dejene Tezera – i ‘Millennials’ vogliono essere protagonisti del cambiamento e vogliono creare, per loro stessi e per gli altri giovani, posti di lavoro sostenibili e dignitosi. Con Entrepreneurs for Social Change, UNIDO fornisce loro la piattaforma giusta per avere successo”.
Dal 2012, anno di avvio della prima edizione sperimentale, il programma Entrepreneurs for Social Change di Fondazione CRT e ONU ha selezionato oltre 2.000 candidature e formato 85 imprenditori sociali.
Corso di tecnica di guida a basse velocità
Domenica 24 giugno dalle 9 alle 17 presso il rifugio Fontana Mura di Coazze (To) si svolgerà il corso di guida a basse velocità adatto a tutti i biker che vogliono scoprire e affinare le tecniche di guida sui sentieri. Lo scopo del corso è quello di fare apprendere le tecniche base della guida a basse velocità al fine di poter affrontare anche situazioni tecniche nel pieno controllo del mezzo. Info: 3333929241
Rolatine di pollo in salsa
Un secondo facilissimo e gustosissimo realizzato con delle semplici rolatine di pollo servite con una cremosa salsina di pomodoro davvero irresistibile. La carne cotta direttamente nel sugo risultera’ ricca di sapore e tenerissima, da leccarsi i baffi !
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Ingredienti
3 rolatine di pollo
1 gambo di sedano
1 carota
1 piccolo peperone giallo
1 spicchio di aglio
½ cipolla
200gr. di polpa di pomodoro
1 rametto di rosmarino
1 bicchiere di bino bianco secco
Sale, olio q.b.
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Lavare tutte le verdure, asciugarle e tritarle nel mixer. In una larga padella scaldare l’olio, versare il trito di verdure, lasciar insaporire a fuoco vivace poi, sfumare con il vino bianco. Versare la salsa di pomodoro, mescolare, aggiungere le rolatine, senza pelle e salare. Lasciar cuocere per circa mezz’ora, se la salsa di asciuga troppo, aggiungere un poco di acqua calda. Servire con patate lesse o una fresca insalata.
Paperita Patty
Una “medicina” contro gli omofobi
La Deomofobina è un ironico “farmaco” il cui principale ingrediente è la conoscenza, ideato per guarire gli omofobi. Nella confezione è contenuto un bugiardino con le definizioni di sesso, identità, espressione di genere, orientamento sessuale. E’ un’idea di Geco, associazione delle famiglie e dei figli contro l’omofobia, patrocinata da Comune di Torino e Farmacie Comunali, Regione Piemonte e Coordinamento Torino Pride. L’assessora alle Pari opportunità della Regione Piemonte, Monica Cerutti, in occasione del Torino Pride ha annunciato che ne verranno spedite dieci scatole al ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana, accompagnate da una lettera in cui si chiede di “cambiare la denominazione del suo dicastero: da ministero della Famiglia a ministero delle Famiglie, perché di famiglie ce ne sono di tipi diversi, piaccia o no”.
(foto archivio il Torinese)
Favaro mondiale


9 giorni, 150 appuntamenti in 130 luoghi di Torino, 85.000 visitatori: si chiude così il ricco calendario OFF del Bocuse D’Or Europe 2018, la kermesse che ha reso Torino il palcoscenico di un grande racconto culturale e gastronomico fatto di dialoghi, mostre, degustazioni, spettacoli, eventi e laboratori.
Più di 200 i soggetti – tra musei, istituzioni e associazioni culturali, player privati, associazioni di categoria e attori del mondo dell’enogastronomia– che si sono mobilitati per dare vita a una programmazione eterogenea e capillare: oltre 100 personalità tra chef, intellettuali, artisti, autori, musicisti, giornalisti, artigiani del cibo hanno animato presentazioni, dialoghi e spettacoli, 26 chef stellati sono stati protagonisti con le loro storie e la loro cucina e oltre 150 tra ristoranti, gelaterie, caffè, negozi, librerie e B&B sono stati coinvolti con cene, attività e iniziative speciali.
“Questo progetto, inedito nell’ambito del Bocuse d’Or e da noi fortemente voluto – ha ricordato l’assessore alla Cultura della Regione Piemonte Antonella Parigi –, ha avuto l’indubbio merito di mettere in rete le migliori istituzioni culturali di Torino e del Piemonte offrendo un programma ricco e di grande interesse, capace di far dialogare patrimonio culturale ed enogastronomico, nonché chef, studiosi, scrittori e artisti. Un esempio virtuoso di sinergia che ha contribuito a rafforzare questo dialogo che sempre più caratterizza il nostro territorio e la sua identità. Vorrei quindi ringraziare tutti coloro che hanno collaborato a questo importante progetto, offrendo a torinesi e piemontesi una stagione di eventi che ha animato tutto il territorio in occasione delle selezioni europee del Bocuse d’Or”.
Il pubblico ha risposto con entusiasmo al programma OFF – prima edizione nella storia del concorso Bocuse d’Or –, facendo registrare un’appassionata partecipazione per un evento corale distribuito su più appuntamenti e in diversi luoghi. 18 000 i visitatori delle 8 mostre, 4000 i partecipanti ai talk e ai laboratori, 3000 gli spettatori degli appuntamenti di cinema e teatro, 50 000 i passaggi agli eventi in piazza e 10 000 le persone che hanno preso parte agli eventi enogastronomici. “Siamo alla fine di un lungo e affascinante percorso che abbiamo gioiosamente contribuito a tracciare – ha sottolineaato l’assessore al Commercio e al Turismo della Città di Torino Alberto Sacco –. Il Bocuse d’Or Europe OFF ha costituito un altro importante tassello della strategia di promozione e consolidamento della nostra cultura enogastronomica, strategia che coinvolge sia gli enti pubblici, sia i tanti operatori del settore. Cultura e cibo sono indissolubilmente legati e la loro unione acquisirà ulteriore importanza nel futuro, dato che l’Italia è un serbatoio inesauribile di entrambi.
Desidero ringraziare con tutto il cuore tutti coloro che hanno partecipato e collaborato per rendere questa bellissima iniziativa una realtà. Il Bocuse d’Or Europe OFF sarà sicuramente un modello per coloro che organizzeranno eventi di questo genere negli anni a venire”.
Attorno al Bocuse d’Or Europe OFF ha gravitato un mondo di chef e protagonisti della cultura che hanno fatto crescere la consapevolezza della presenza in città di un grande evento: la finale europea della più importante competizione internazionale di alta cucina, per la prima volta in Italia e nel Sud Europa.
La grande partecipazione – che ha registrato molti sold out – e la dimensione partecipativa del calendario di eventi hanno reso concreto l’obiettivo di audience engagement che la Regione Piemonte, la Città di Torino e la Camera di commercio di Torino si erano date con la creazione del Bocuse d’Or Europe OFF: coinvolgere diversi pubblici in una riflessione sul cibo che non fosse squisitamente gastronomica, per raccontare attraverso una moltitudine di esperienzeil legame tra cibo e cultura e il ruolo del territorio nel portare avanti questa relazione. Un esperimento di successo, a cui potranno guardare le città e i Paesi che ospiteranno il Bocuse d’Or negli anni a venire.
“La tradizione enogastronomica di Torino ha avuto con Bocuse d’Or Europe OFF una straordinaria occasione di visibilità per i tanti turisti accorsi per il premio Bocuse d’Or. A Palazzo Birago poi, la nostra rassegna con i Maestri del Gusto, i viticoltori di Torino DOC, insieme alle associazioni di categoria, hanno appassionato con il loro lavoro oltre 3.800 visitatori. Le visite guidate Passeggiando con “Gusto” hanno permesso ai cittadini e turisti di scoprire tutti i giorni il lato goloso di Torino e di visitare Palazzo Birago, incontrando le nostre eccellenze enogastronomiche. Dal cioccolato al vino, dai formaggi alla gastronomia, dal vermouth di Torino ai cocktail di territorio, tutti hanno mostrato grande cura per le serate, unendo anche talk show musicali e culturali e offrendo una panoramica di elevata eccellenza – ha dichiarato Vincenzo Ilotte, presidente della Camera di commercio di Torino –. Questa esperienza ha dimostrato che con la grande opera di selezione, formazione e promozione che la Camera di commercio porta avanti con i suoi progetti e il lavoro sinergico con le associazioni locali, abbiamo proposto eventi fantastici, mostrando all’Italia e all’estero la nostra “torinesità” dell’industria enogastronomica, comparto che può e sa darsi una visione comune. È questa eccellenza che riporterà sicuramente molti visitatori a tornare a Torino e molti imprenditori a cominciare o a rinsaldare relazioni commerciali con le nostre imprese. Ricordo infatti che, a conferma della rinomata vocazione agroalimentare della nostra provincia, le oltre 58.000 imprese dell’industria alimentare e di prodotti agricoli, con un bacino occupazionale stimato di circa 38mila addetti, sono attive anche con l’export, in crescita nel 2017 di oltre il 9%, e con una dinamica della produzione industriale sempre positiva”.
Il programma OFF è nato dal presupposto che il cibo, e quindi anche l’alta cucina, sia espressione di un bagaglio storico, dell’identità di un territorio, di un’idea di contemporaneità in continuo dialogo con altre arti e discipline con cui condivide la capacità di interpretare il presente e disegnare il futuro. Il Bocuse d’Or Europe OFF 2018 è un progetto di Regione Piemonte, Città di Torino e Camera di commercio di Torino, realizzato da Circolo dei lettori e Accademia Bocuse d’Or Italia. Main partner Il Palato Italiano.