

Il tramonto è vicino ma le canoe sul Po continuano il loro viaggio. La foto è stata scattata dal ponte che collega piazza Vittorio con la Gran Madre. L’ha inviata al Torinese la lettrice Elisa Baudino.
Dal punto di vista dei loro tifosi
Questo è il primo articolo di presentazione dei giocatori d’oltreoceano che quest’anno giocheranno e combatteranno per i colori gialloblù della formazione torinese. Di ciascuno, cercheremo di verificare non le statistiche, ma una presentazione del loro modo di essere visto…dalle loro curve.
Di lui, troverete quello che vi serve per capire le statistiche dalle varie testate “…pedia” che esistono efficacemente in rete. Quello che è in questo caso per me è interessante è trovare i commenti di suoi ex tifosi per sapere cosa pensano di lui e cosa aspettarci a Torino. Parente di quel Bob Mc Adoo ex campione con Olimpia Milano (non nipote, ma in maniera simpatica chiamato da lui “Uncle” cioè zio, per motivi diversi ma probabilmente legati all’età ovviamente lontana tra i due ma che in realtà sono cugini di secondo grado), vincitore di due anelli seppur non da primo protagonista in NBA, arriva da una splendida università statunitense: i North Carolina Tar Heel. Sul sito della squadra la notizia del loro ex allievo che si sposta a giocare in Europa è vista in maniera non proprio univoca. C’è chi dice bravo a chi cerca un’esperienza nuova per lavorare all’estero, e l’Europa da loro è vista come una meta importante; c’è chi si dispiace che un loro giocatore debba andare a giocare in leghe minori e non abbia la forza di restare negli U.S.A. Altri dicono che il Denaro (non solo l’ammontare ma la tempestività e le garanzie), le strutture, il coach, compagni di squadra e avversari che sono anche ex giocatori NBA, creano opportunità di sponsorizzazioni grazie alle nuove esposizione mediatiche o di essere visti anche da altri allenatori, grazie alla vetrina televisiva. Steve Kerr, l’allenatore dei Golden State Warriors detentori degli ultimi titoli NBA, lo ha elogiato dicendo: “McAdoo gioca una volta ogni 10 partite [o più o meno così], in base alle situazioni di gioco che si creano, ma quando è in campo, il suo ruolo lo porta alla grande. Ed è una delle persone più
rispettate in questa squadra grazie al suo modo di essere”. Il sito dei Golden State Warriors, al suo addio a fine campionato, gli ha dedicato questo ultimo saluto sportivo: “La volontà di McAdoo di accettare un ruolo così piccolo per il successo del team è certamente lodevole. Il risultato a lungo termine, tuttavia, potrebbe essere una carriera ridotta andando avanti nel tempo. Ha due campionati NBA sotto la cintura (2015, 2017), ma il suo entrare in campo limitato non gli ha dato molte opportunità di mostrare cosa può fare. Per ora, McAdoo sembra essere lasciato un po’ nel limbo. Quindi, mentre diamo addio a James Michael McAdoo, gli auguriamo ogni bene dove atterrerà (e speriamo che ottenga più tempo per giocare)”. Diciamo che a Torino spazio ne avrà e se sarà bravo giocando da meritarsi il ritorno in NBA, bè, saremo felici per lui. E’ una breve estrema sintesi di quello che appare dai commenti d’oltroceano. Infine, è bello segnalare il suo ritiro dell’anello durante una partita dei Warriors, avvenuto durante una partita dei Golden State pur se lui fosse tesserato già per i Sixers; il team di Philadelphia ha voluto lasciarlo andare a ritirare il premio e come disse Steve Kerr “Ho pensato che fosse un grande gesto da parte dei Sixers assicurarsi che lui potesse essere qui.” Mc Adoo commentò nel pre – game prima della consegna: “Dormirò bene stasera”. James Michael Mc Adoo sta planando verso Torino. Non lo conosciamo ancora, ma da quello che leggiamo, sembra proprio che il “quasi” novello papà, arriverà a Torino con una ottima dose di voglia di vincere, serietà, spirito di sacrificio e desiderio di fare bene. Tutte cose che alla FIAT Torino non potranno che essere utili!
Paolo Michieletto
Ci sono foto che non lasciano nulla all’immaginazione. Più che parlarci, attraverso l’immagine, ci urlano in faccia la disperazione di una realtà rappresentata dalla morte cruda e dallo sgomento che provoca. A Potočari, sobborgo di Srebrenica in Bosnia, appena varcato il cancello d’ingresso del Memoriale che ricorda il genocidio del luglio 1995, sulla destra c’è una scala che porta sottoterra, in una sala dove ristagna un’aria fredda. L’ambiente è spoglio. Poche sedie, una panca. Alle pareti alcune gigantografie di foto in bianco e nero calamitano l’attenzione. In un paio si vedono le bare allineate nel capannone dell’ex fabbrica di batterie, dall’altra parte della strada, in attesa dell’inumazione. In un’altra resti di vestiti che riemergono da una delle fosse comuni ( ne furono trovate più di sessanta solo nei dintorni) dove vennero gettati i cadaveri. Un senso di disagio lo provoca la foto in cui s’intravede il gelido paesaggio della zona con l’immagine dei boschi che sfuma tra nubi basse e nebbia. Gi stessi boschi dove, nell’intento di sfuggire alla follia omicida, trovarono la morte migliaia di bosgnacchi. C’è anche l’istantanea di una bambola rotta, con la faccia tagliata, probabilmente strappata dalle mani di una bambina: un giocattolo innocente che, deturpato e scaraventato nel fango, si trasforma in una sagoma inquietante. Queste foto, senza didascalia, raccontano ogni cosa e tutto il dolore meglio delle parole che suonerebbero vuote, fuori posto. In fondo, inutili. Non sono tante queste immagini. Non c’è bisogno di ostentare l’orrore per smuovere la memoria. L’ultima della
serie, però, è un pugno nello stomaco ancora più forte. Una mano, guantata di bianco, solleva dalla terra di una fossa comune un’altra mano senza vita, scheletrica, nera, sporca. Il contrasto è netto e la pellicola in bianco-nero lo accentua fino a renderlo sconvolgente,impressionante. Pare che la mano morta chieda aiuto, si aggrappi per trascinarsi disperatamente fuori. E l’altra, oserei dire con una delicatezza caritatevole, la sostiene, consapevole che ormai non resta più nulla da fare se non consentirle una dignitosa sepoltura, dopo l’orrore della morte violenta e la profanazione del corpo. E’ un particolare crudo, un’immagine diretta, priva di mediazioni. La mano, presumibilmente di uno dei tanti uomini massacrati a Srebrenica o nei dintorni, riflette la tragicità della morte con una efficacia senza pari. Nel nostro immaginario la morte viene
raffigurata con teschi e ossa umane, scheletri disegnati, dipinti o incisi sulle lapidi dei vecchi cimiteri, a volte sulle inferriate. La figura più classica , diffusasi dopo il Medioevo, è quella dello scheletro che brandisce la falce che recide la vita, allo stesso modo in cui taglia l’erba o il grano. Ma in questo caso la fotografia della mano scarna e sporca di terra rende l’idea del degrado del corpo ed evoca la morte nel modo più macabro e diretto che si possa immaginare. Per questo colpisce, lasciando senza fiato. Difficilmente si può ignorare ma altrettanto difficilmente gli sguardi indugiano su quest’immagine di indicibile drammaticità. Ad alcuni ragazzi la vista ha provocato ansia e conati di vomito, ad altri la tensione si è sciolta in pianto. Nessuno è rimasto indifferente. Ci sono immagini, situazioni che fanno riflettere molto più di altre. Chi visita oggi il campo di sterminio di Auschwitz resta attonito sfilando davanti alle teche del museo colme di scarpe, protesi, occhiali, capelli. O alle centinaia di barattoli vuoti di zyklon B, il cianuro solido che – a contatto con l’aria – non lasciava scampo a chi era stato costretto ad entrare nelle “docce” delle camere a gas. Lo stesso è accaduto a Belgrado qualche anno fa, nel luglio del 2010, dove le “Donne in nero”, attiviste antimilitariste di Serbia, hanno inscenato una originalissima manifestazione in ricordo di Srebrenica. Hanno raccolto 8372 paia di scarpe, tante quante furono le vittime dell’eccidio riportate sulla stele del Memoriale ( in realtà circa diecimila) , allo scopo di farne un monumento nella capitale serba. Così centinaia di paia di scarpe di ogni tipo, foggia e colore – da uomo, donna, sportive e per bambini, ciabatte e stivali – sono state allineate per terra sulla Kneza Mihailova, la frequentatissima strada pedonale nel cuore dell’ex capitale della
Jugoslavia, su striscioni con scritte contro la guerra e in memoria delle vittime di Srebrenica. Stasa Zajovic, esponente delle Donne in Nero belgradesi e coordinatrice della manifestazione, nell’occasione disse : “Donare un paio di scarpe significa riconoscere che il genocidio di Srebrenica è accaduto realmente. Ed è un modo per esprimere partecipazione e solidarietà alle vittime”. Alla domanda del perché si era scelto di utilizzare le scarpe come elemento simbolico, Stasa rispose così: “ Per me, le scarpe sono l’impronta delle persone scomparse a Srebrenica, e quest’impronta ha una grande importanza. Le scarpe sono il simbolo delle vite perdute e vogliamo che ogni singola scarpa abbia un suo spazio, perché coloro che sono stati uccisi non sono solamente ossa. Sono persone i cui sogni, desideri, amori e dolori sono stati uccisi insieme a loro. In più, le scarpe sono un simbolo di movimento, di cambiamento”. Le scarpe come le foto in bianco e nero. L’immaginario visivo di una memoria dura da elaborare per chi piange o vuol piangere i propri morti. Dura anche per chi, ad ovest e a est di Srebrenica, ne porta il grande peso sulla coscienza.
Marco Travaglini
Case-vacanza e abitazioni vuote in città: agosto per ladri e truffatori è il mese migliore per entrare in azione e mettere a segno i colpi più grossi. Non solo le case che si lasciano vuote ma anche quelle in cui si entra per le vacanze sono bersagli di truffe e inganni. Ecco che Fiaip Torino (Federazione italiana agenti immobiliari professionali) stila un elenco di consigli per potersi rilassare al sole senza troppi pensieri
Attenzione alle case-vacanza truffa. “Il buon senso è la prima accortezza per evitare che la vacanza si trasformi in una disavventura”, dice Aurelio Amerio, presidente di Fiaip Torino. “Quando ci si riduce all’ultimo per trovare una sistemazione per le vacanze – spiega – si possono scovare sul web offerte straordinarie di case date in affitto: pensiamo che siano proposte last minute, ma in realtà dietro a prezzi stracciati si possono nascondere veri e propri imbrogli”. Appartamenti inesistenti o super ville che, una volta arrivati, si rivelano dei buchi, sono casi non così infrequenti in rete. “Bisogna soppesare prezzi e proposte, se ci lasciano increduli per le basse tariffe applicate, sottosotto potrebbero essere delle trappole per chi è in buona fede”, aggiunge.
Come controllare la veridicità dell’annuncio di un immobile? Se da una parte la rete è insidiosa e altresì vero che offre mezzi per andare a fondo. “Per prima cosa prendere contatti con l’inserzionista e farsi mandare qualche foto in più, possibilmente anche copia della carta d’identità del proprietario e le coordinate di dove si trova l’alloggio – spiega Amerio -. Si possono inserire le immagini su google e vedere se i proprietari nei vari annunci sono sempre gli stessi o cambiano da sito a sito: in questo caso potrebbe nascondersi una truffa”.
Occhio ai pagamenti richiesti. “E’ bene avere qualche dubbio quando è richiesto il pagamento anticipato di tutta la quota per il soggiorno o quando ci sono iban stranieri anche per case in Italia. Si può provare a inserire l’iban su google e fare una ricerca”. In generale sono più prudenti pagamenti tracciati, paypal e carte prepagate, evitando di condividere i dati del proprio conto corrente o della carta di credito.
Cosa fare per tenere i ladri lontani da casa nostra? “Una volta scelto dove andare e certi di non essere stati fregati, possiamo prendere qualche accortezza anche per la casa che stiamo lasciando vuota in modo da non avere brutte sorprese al nostro rientro in città”, dice il presidente provinciale Fiaip.
Si parla di ladri 2.0 perché adocchiano le loro vittime usando i social network. “Postare sui social le foto delle vacanza mentre si è in villeggiatura, significa annunciare che a casa non ci siamo – spiega-. Meglio disattivare la geolocalizzazione e restringere la privacy della nostra pagina, ma meglio ancora sarebbe rimandare la pubblicazione delle foto al nostro rientro”.
Altri accorgimenti. “L’antifurto e la videosorveglianza sono i migliori deterrenti per i malintenzionati, ma sono utili anche dispositivi tipo webcam per controllare l’abitazione”, aggiunge il presidente Fiaip Torino. “La serratura con chiave europea rende meno ‘appetibile’ entrare”. Infatti secondo le forze dell’ordine i furti con effrazione in città avvengono per il 90% dalla porta principale. “Inferiate, serrante blindate e vetri antisfondamento sono altre soluzioni strutturali per tenere la casa al sicuro. Per le abitazioni indipendenti è consigliabile tenere il giardino in ordine e potare le piante più alte vicine a finestre e balconi: sarebbero delle scali d’accesso naturali”.
“Un consiglio utile è chiedere a chi fa le pulizie della scala di non lasciare sollevato lo zerbino di ingresso. Altri deterrenti – aggiunge – sono rappresentati dalle luci che si accendono rilevando il movimento o la registrazione di un cane che abbaia. Se invece ci si allontana per brevi periodi si può pensare di lasciare una luce o una radio accesa con un timer. Meglio ancora – conclude Amerio – se ci si accorda con una persona di fiducia, un vicino o un parente, che di tanto in tanto possa aprire l’abitazione, raccogliere la posta dalla cassetta, aprire le finestre, in modo da segnalare la presenza di qualcuno”.
Neve e Gliz, le mascottes dei Giochi olimpici invernali del 2006, giacciono al parco Mennea, adiacente a piazza Marmolada, coperte di scritte e di smog. Un fatto solo all’apparenza di poco conto. I simboli, infatti, hanno una loro storia e un loro valore che vanno rispettati. Per una città che vuole candidarsi alle Olimpiadi invernali del 2026 non si tratta di un bel biglietto da visita.
(foto: il Torinese)
Nel quartiere San Salvario e’ stato avvistato da una signora spaventatissima un “saettone”, serpente dal nome scientifico “Elafe Longissima”. Il rettile è innocuo ed è stato recuperato dal tombino dove si era nascosto da una squadra della Città metropolitana. Questo tipo di serpente va a caccia di topi, che in città non mancano.
(foto archivio)
Presso l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino è stato scoperto il segreto del sonno e come dormire di più e meglio senza farmaci, regolando ed abbassando la temperatura del corpo mediante un composto innovativo incorporato nel materasso.
L’utilizzo di un materasso di ultima generazione che agisce sulla modulazione della temperatura corporea consente infatti di migliorare la qualità del sonno andando ad agire sulla sua componente più profonda. La scoperta ha dimostrato come abbassando la temperatura interna del corpo sia possibile rendere più profondo e ristoratore il sonno incrementando inoltre la sensazione di comfort. Il segreto in un materiale altamente tecnologico
che ricopre il materasso e sottrae calore al corpo, analogamente a quanto avviene negli orsi o nelle marmotte durante il letargo invernale.Insomma corpo più freddo, sonno più profondo.Lo studio internazionale, recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale “Physiology and behavior”, nato da unacollaborazione tra il Centro di Medicina del Sonno della Città della Salute
di Torino (diretto dal professor Alessandro Cicolin) ed altri Centri europei e statunitensi (Center for Chronobiology, Basel University, Sleep Medicine Center, University of Berlin, Center for Sleep and Circadian Biology, Northwestern University Chicago), ha dimostrato come aumentando la dispersione di calore del corpo sia possibile rendere più profondo e ristoratore il sonno. Il segreto in un materiale altamente innovativo, un composto poliuretanico
(Tecnogel®) caratterizzato da una capacità termica 10 volte superiore a quella dei composti impiegati nella costruzione dei materassi di alta qualità, che aumenta la conduzione termica dal corpo al materasso e quindi
la dispersione nell’ambiente circostante. Gli studi hanno valutato la struttura del sonno su circa 60 volontari sanidi differenti età durante il riposo su materassi di riferimento a bassa capacità termica (low heat capacity mattress: LHCM) e su materassi ad alta capacità termica (high heat capacity mattress: HHCM), in un ambiente a temperatura ed umidità strettamente controllate.Il materasso ad alta capacità termica ha determinato un incremento particolarmente elevato e selettivo del sonno ad onde lente, la fase profonda del sonno non REM, che riveste una fondamentale rilevanza per iprocessi fisiologici e metabolici. Il suo deterioramento, come avviene in alcuni disturbi del sonno (uno per tutti l’insonnia), può determinare non soltanto una riduzione della qualità percepita del sonno, ma anche una significativa compromissione della capacità di performance cognitiva (a carico di attentività e memoria) e fisica (ad esempio in ambito lavorativo
e sportivo). Lo studio della relazione tra la temperatura corporea e delle fasi di sonno può aprire rivoluzionarie prospettive sulle possibilità di modulazione del
riposo notturno non solo per via farmacologica.
E’ Fuori pericolo il senatore torinese di M5S Alberto Airola, che ha tentato il suicidio nella notte di giovedì nella sua abitazione del quartiere Aurora. Ne hanno dato notizia La Stampa e Repubblica. E’ stata la sorella a dare l’allarme, dopo averlo trovato nella vasca da bagno. Avrebbe tentato di uccidersi ingerendo una notevole quanto di ansiolitici. Ora e’ ricoverato al San Giovanni Bosco. Ha scritto due lettere per spiegare il suo gesto disperato, fortunatamente non andato a segno.
Anche i corpi dei tre novaresi dispersi che ancora mancavano al triste appello dopo il crollo del viadotto Morandi, sono stati ritrovati dai vigili del fuoco. La loro Hyundai è stata recuperata sotto le macerie. Era schiacciata sotto il peso di un enorme blocco di cemento nei pressi del torrente Polcevera. A bordo la famiglia Cecala: il papà Cristian, la moglie Dawna e la piccola Kristal di 9 anni. Abitavano a Oleggio e quel giorno dovevano andare in vacanza su un traghetto per l’Elba.