Un cavallo è stato salvato (e possibili incidenti evitati) dai carabinieri della compagnia di Chivasso e dalla polizia stradale di Torino. Era scappato questa mattina da una cascina di Volpiano e stava per immettersi sull’autostrada A5 Torino-Aosta. Gli uomini delle forze dell’ordine, intervenuti su segnalazione di alcuni automobilisti, hanno fermato il cavallo alla barriera di Volpiano, di fronte alle casse e lo hanno condotto nel deposito della Ativa in attesa dell’arrivo del proprietario.
Graziano Delrio è uno dei dirigenti di punta del Pd. É Presidente del gruppo dei deputati dem, un ruolo tra i più importanti. È stato Sindaco di Reggio Emilia, un incarico che credo abbia svolto con impegno, competenza, passione. Credo sia stato lui a chiedere e ad ottenere la fermata dell’Alta Velocità a Reggio Emilia. É stato uno dei principali collaboratori di Renzi e credo che la sua serietà e il suo stile, molto diversi da quello del Capo, abbiano contribuito a dare credibilità alla prima fase del Renzismo. Se giudichiamo i fatti però, non penso proprio che lo stesso giudizio possa essere espresso sulla sua esperienza di Ministro e di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Ne’ come Ministro dei Trasporti anche se fatto certamente meglio di Maurizio Lupi ( ma ci voleva poco), né come artefice della riforma delle Province che è stata un fallimento. Era stata presentata come la prima di una serie di riforme che avrebbero dovuto segnare la stagione del renzismo e cambiare il volto delle istituzioni, ma si è rivelata un flop. Lo dimostrano i fatti. Nelle intenzioni la riforma delle Province avrebbe dovuto liberarci da un Ente inutile, ridurre i costi della politica, liberare risorse da destinare non più ” alla casta” ( detto da un Partito che governava la maggioranza delle Province Italiane è il segno di
quanto diffusa sia l’antipolitica ) ma ai servizi. I risultati concreti sono sotto gli occhi di tutti come dimostra l’esperienza Piemontese. Una parte del personale é passato alle dipendenze della Regione a seguito della ri-centralizzazione delle competenze. Un’altra a quelle della Agenzia Piemonte Lavoro. Alle Province, che non sono state abolite come tutti hanno potuto constatare e come invece si era cercato di far credere, sono state negate le risorse per gli investimenti necessarie per gestire le competenze residue che gli sono rimaste. La qualita’ dei servizi è peggiorata. Esagero? Mi si dimostri il contrario. Per effetto delle norme contenute nella Delrio, la Provincia di Biella rischia il Commissariamento. Il fatto é che tutto ciò era prevedibile, soprattutto da parte di chi come Delrio aveva cognizione della realtà rappresentata da Comuni e Province; oppure da parte di quegli amministratori Regionali e Locali che invece hanno preferito assecondare la narrazione renziana. Oggi ne paghiamo le conseguenze senza che nessuno tra coloro che ci spiegavano che ” non capivamo” abbia ancora avuto l’umiltà di dichiarare che si la riforma è stata un errore; presupposto per risalire la china.
Wilmer Ronzani
ll Vice Direttore de “La7” Marco Ferrante sarà a Torino Venerdì 5 ottobre 2018 per presentare il suo ultimo libro: “MARCHIONNE, L’UOMO DELL’IMPOSSIBILE”, edizioni Mondadori
L’autore ha già pubblicato un libro dedicato alla figura del grande manager, quando egli era ancora in vita (“Marchionne, l’uomo che comprò la Chrysler“), ed ebbe modo di conoscerlo e dialogare con lui, nonostante la sua proverbiale riservatezza. L’Appuntamento è alle ore 18 nella sala “Diamante” dell’Hotel GoldenPalace, in via Arcivescovado 18 a Torino. Ingresso Libero. Marco Ferrante (1964) è un giornalista e scrittore italiano. Ha lavorato al TG5 per otto anni ed è poi stato responsabile dell’area economica a “Il Foglio” e vice direttore de “Il Riformista”. Collaboratore di diversi quotidiani, tra cui “Il Sole 24 Ore” e “Panorama”, ha scritto e presentato il programma “Icone” su Rai5. Nel 2015 è stato nominato vicedirettore di La7. Tra i suoi titoli ricordiamo Mai alle quattro e mezzo (Fazi, 1998), Casa Agnelli (Arnoldo Mondadori Editore, 2007), Gin Tonic a occhi chiusi (Giunti, 2016) e Marchionne. L’uomo impossibile (Mondadori, 2018). Chi è stato, in realtà, Sergio Marchionne? Quali sono le ragioni del suo successo e i risvolti più interessanti e paradigmatici della sua storia personale? Com’è riuscito a impressionare il competitivo mondo globale dell’auto e – in un orizzonte più circoscritto – a scuotere l’immobilismo delle relazioni industriali italiane?
«A un certo punto un leader, dopo aver ascoltato tutti, deve decidere da solo. Non c’è niente di più pauroso di riconoscere con te stesso di essere solo» – Sergio Marchionne
La rassegna dei libri di settembre
Bentornati all’appuntamento con i lettori del gruppo FB Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri
I libri più letti e discussi del mese di settembre sono stati:
Tutto questo ti darò, thriller di Dolores Redondo (DeA Planeta) vincitore del più recente Premio Bancarella ; sempre letture ad alta tensione con Gli ospiti paganti di Sarah Waters (Ponte alle Grazie), che vanta tra i suoi estimatori anche Stephen King; terzo posto per l’umoristico romanzo di Chiara Moscardelli Teresa Papavero e la maledizione di Strangolagalli (Giunti)
Focus on: Arturo Pérez Reverte. Questo grande narratore spagnolo, che ha raccontato i molti dilemmi e le glorie passate e presenti della Spagna ma non ha disdegnato incursioni nella narrativa di consumo, è uno degli autori più citati nel gruppo. La nostra redazione vi suggerisce una piccola selezione dei suoi titoli più noti: Il maestro di scherma (Bur), Capitano Alatriste (Rizzoli), Purezza di sangue (Il Saggiatore) e Il pittore di battaglie (Marco Tropea Editore).
Ai lettori curiosi, questo mese consigliamo tre romanzi grafici: il classico Maus, di Art Spiegelman (Einaudi), il pluripremiato L’approdo, di Shaun Tan (Tunuè) e l recente I vivi e i morti, riduzione a fumetti del romanzo omonimo di Maurizo De Giovanni a opera di Alessandro Di Virgilio e Emanuele Gizzi (Star Comics)
Leggere o rileggere? Il dilemma è molto sentito nel gruppo: ci sono coloro che sostengono la necessità di rileggere un libro, anche dopo anni, per coglierne eventuali sfumature sfuggite alla prima lettura o semplicemente per rivivere le stesse emozioni, ma c’è anche chi afferma di non avere tempo e voglia di dedicarsi nuovamente a un titolo già affrontato, quando il mondo è pieno di libri ancora da scoprire. E voi, da che parte state? Fatecelo sapere unendovi alla nostra comunità, l’unica che sta dalla parte del lettore.
Podio del mese
Tutto questo ti darò, Dolores Redondo (DeA Planeta) – Gli ospiti paganti di Sarah Waters (Ponte alle grazie) – Teresa Papavero e la maledizione di Strangolagalli di Chiara Moscardelli (Giunti).
Focus on: Arturo Pérez Reverte.
Per lettori curiosi: Maus, di Art Spiegelman (Einaudi) – L’approdo, di Shaun Tan (Tunuè) – l I vivi e i morti di Alessandro Di Virgilio e Emanuele Gizzi (Star Comics)
Buone letture!
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Testi : valentina.leoni@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it
Grafica e Impaginazione : claudio.cantini@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it
Allegri e Cr7: “Complimenti ragazzi”
Nel suo tradizionale tweet dopo-partita (la Juventus ha vinto 3-0 sullo Young Boys) Massimiliano Allegri scrive: “La chiave di questi risultati è la semplicità”. Il ct fa i “complimenti ai ragazzi” via social unitamente a Cristiano Ronaldo, che ieri in era tribuna a causa della squalifica Uefa: “Complimenti ai ragazzi per un’altra importante vittoria”.
(foto Claudio Benedetto www.fotoegrafico.net)
Vodafone in tilt
Migliaia di utenti Vodafone del Nord Italia, molti a Torino e in Piemonte, hanno segnalato disservizi su rete telefonica e internet a partire dalle prime ore di oggi. La problematica tecnica non è ancora del tutto risolta, con situazioni anomale soprattutto nelle aree di Alessandria, Chiasso, Torino, Ivrea e anche a Roma.
Promosso dalla Associazione Cusius, dalla Associazione La Storia nel Futuro e dalla Fondazione Enrico Monti, con il patrocinio del Comune di Pogno e la collaborazione delle associazioni locali, si svolgerà sabato 13 ottobre 2018 (ore 9,30 – 16), presso la Biblioteca Comunale di Pogno nel novarese, il convegno “Sulle orme millenarie di San Bernardo d’Aosta nel Cusio”.Il convegno sarà un’ulteriore tappa nel cammino del recupero “millenario” del santo patrono delle Alpi, approfondendo in particolare gli aspetti di storia e d’arte legati alla regione del Cusio, centrate nel culto e nell’iconografi a di Bernardo, che visse i suoi ultimi anni tra le montagne della diocesi novarese. Nel 2020
ricorreranno mille anni dalla nascita di San Bernardo d’Aosta, figura emblematica di eremita in fuga dal mondo, che ha trascorso la vita sulle montagne cibandosi di erbe ed abbeverandosi alle sorgenti alpine. La proclamazione di San Bernardo, morto a Novara nel 1081, “patrono degli alpinisti e dei montanari“, “delle Alpi e della sua gente” (Pio XI, 1923), la sua testimonianza di vita, la fondazione dell’ospizio dove da quasi mille anni i canonici accolgono i pellegrini sul Gran San Bernardo hanno un valore enorme, modello e paradigma di tante altre vie e cammini dello spirito attraverso le montagne.Le celebrazioni del millenario, che entreranno nel vivo i prossimi anni e culmineranno nel 2020, sono iniziate nel giugno 2017 con una cerimonia religiosa nel Duomo di Novara, dove sono conservate le spoglie del Santo, e proseguite nel settembre alla Cascata del Toce, in valle Formazza, con il convegno “Millenario
della nascita di San Bernardo delle Alpi”, convegno di cui sono stati editi in questi giorni gli “Atti”. L’appuntamento cusiano sarà presieduto dall’arch. Paolo Mira, direttore dell’Uffi ci Beni Ecclesiastici di Novara. Di tutto rispetto l’elenco dei relatori che, con la loro presenza e competenza, qualificano l’evento culturale:Maurizio Leigheb, etnologo, esploratore, scrittore (L’uomo, la religione e l’Essere Supremo); Don Paolo Dilani, direttore dell’Archivio Storico Diocesano di Novara (La vita di San Bernardo nel codice dell’archivio capitolare di Santa Maria di Novara);Fiorella Mattioli Carcano, storico della Chiesa e presidente dell’Associazione “Cusius” (Il culto di San Bernardo nel Cusio); Dorino Tuniz, storico della Chiesa (Il
culto di San Bernardo nella bassa Valsesia); Lino Cerutti, direttore di “Quaderni Cusiani”, e Enrico Rizzi, storico delle Alpi (Il diavolo alla catena: nella iconografia e nell’agiografia di San Bernardo); Simone Riccardi, storico dell’arte (Iconografia di SanBernardo: qualche esempio..); Giovanni Fonio, ricercatore di storia locale (Storie d’archivio: una lite parrocchiale); Giulio Lera (Tradizione e folclore di Prerro). L’occasione di un approfondimento di alto livello sulla figura del santo patrono delle Alpi è quanto mai attuale oltre che necessaria, essendo proprio Bernardo un antesignano dell’idea di condivisione del comune destino delle popolazioni dell’area alpina, intesa come una cerniera, un punto d’incontro e di scambio più che una barriera naturale.
M.Tr.
Olimpiadi, Chiamparino ci spera ancora
“Nonostante tutto continuo a pensare che qualche spiraglio per coinvolgere il Piemonte nell’organizzazione delle Olimpiadi invernali del 2026 possa ancora esserci e sono convinto che la sua candidatura sia la migliore per la qualità complessiva degli impianti e per l’esperienza di quanto realizzato nel 2006”. Lo ha dichiarato il presidente della Giunta regionale Sergio Chiamparino durante la comunicazione nel corso della seduta di ieri del Consiglio regionale. Dopo aver ricostruito i punti salienti della vicenda che hanno portato all’esclusione di Torino dall’organizzazione dei Giochi, Chiamparino ha osservato che “questa vicenda dimostra in modo lampante che l’attuale Governo è fatto da un partito forte con la testa a Nord Est e da un partito minoritario che in testa come pensiero dominate ha la decrescita e non la crescita”.
StarHotel Majestic**** Corso Vittorio Emanuele II, 54 – Torino
CANTINE d’ITALIA
Go Wine prosegue l’attività a Torino, con l’importante appuntamento di ottobre, divenuto negli anni un momento stabile del calendario degli eventi Go Wine a Torino. Nelle Sale dello StarHotel Majestic va in scena una serata di degustazione dedicata a Cantine selezionate e recensite sul volume Cantine d’Italia ed a nuove ed importanti realtà che si affacciano alla collaborazione con l’associazione. Le cantine animeranno con la presenza il banco d’assaggio e proporranno i vini più rappresentativi della loro produzione, incontrando direttamente il pubblico. Sarà un’occasione per compiere un ideale viaggio fra alcuni territori del vino italiano, raccontati da uomini e donne del vino che hanno fatto dell’incontro con il turista del vino una parte importante della loro filosofia aziendale. Come nelle precedenti edizioni di questo evento, nel corso della serata verranno assegnati alcuni riconoscimenti a locali del gusto di Torino e dintorni, che si sono in particolare distinti per la diffusione della cultura del vino.
Partecipano al banco d’assaggio
Adriano Marco e Vittorio – Alba (Cn); Baracchi – Cortona (Ar);
Fratelli Serio & Battista Borgogno – Barolo (Cn);
Cantina dei Produttori Nebbiolo di Carema – Carema (To);
Cantina Oriolo – Montelupo Albese (Cn); Cantina Cooperativa di Quistello – Quistello (Mn);
Cantine del Notaio – Rionero in Vùlture (Pz); Collis, Cantina Veneta – Monteforte d’Alpone (Vr);
Dabbene Daniele – Santa Vittoria d’Alba (Cn); Luca Ferraris – Castagnole Monferrato (At);
Poderi Moretti – Monteu Roero (Cn); Sguardi di Terra – Desenzano (Bs);
Tenuta La Tenaglia – Serralunga di Crea (Al); Tenuta San Mauro – Castagnole Lanze (At);
Torre Varano – Torrecuso (Bn); Valdinera – Corneliano d’Alba (Cn).
Con la partecipazione dell’Associazione VITE IN RIVIERA – Ortovero (Sv):
in degustazione i vini delle aziende: A Maccia – Ranzo; Anfossi Luigi Blaise – Albenga;
Arnasco – Arnasco; Biovio – Albenga; Bruna – Ranzo; Cantine Calleri – Albenga;
Cascina Nirasca – Pieve di Teco; Cascina Praiè – Andora;
Cooperativa Viticoltori Ingauni – Ortovero; Durin – Ortovero; Enrico Dario – Bastia d’Albenga;
Feipu dei Massaretti – Albenga; Foresti – Camporosso; Guglierame – Pornassio;
Innocenzo Turco – Quiliano; La Vecchia Cantina – Salea d’Albenga;
Lombardi – Terzorio; Podere Grecale – Bussana Sanremo; Poggio dei Gorleri – Diano Marina;
Ramoino – Chiusavecchia; Sartori di Dulbecco – Albenga; Sommariva – Albenga;
Tenuta Maffone – Pieve di Teco; Vio Claudio – Vendone.
Nella sezione enoteca:
Selezione di vini rosati dalle regioni Abruzzo e Puglia
Vini di Toscana
Conclude la degustazione: Antica Distilleria Sibona – Piobesi d’Alba
Programma e orari
Ore 16,30-18,00: Apertura del banco di assaggio riservata ad un pubblico di operatori professionali (titolari di Ristoranti, Enoteche e Wine Bar)
Ore 18,00: Conferenza di presentazione e consegna dei riconoscimenti ai locali premiati
Ore 18,30-22,00: Banco d’Assaggio aperto al pubblico alla presenza delle aziende
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Fin da ora per una migliore accoglienza è consigliabile confermare la presenza alla serata ed il numero di eventuali accompagnatori all’Associazione Go Wine, telefonando al n° 0173/364631 oppure inviando un fax al n°0173/361147 o un’e-mail a stampa.eventi@gowinet.it entro le ore 12.00 di martedì 9/10 p.v..
Il capolavoro ritrovato
Guarino Guarini arriva a Torino nel novembre del 1666. Ha quarantadue anni, è nato a Modena, non è soltanto architetto, ma anche teologo, filosofo, matematico, per i seminaristi della città natale ha composto una tragicommedia dal titolo La Pietà trionfante. È entrato a far parte dell’ordine dei Teatini e durante il periodo trascorso a Roma per il noviziato ha visto e apprezzato l’opera del Borromini, da cui sarà principalmente influenzato. All’inizio degli anni Sessanta, progetta e realizza a Messina la Chiesa della Santissima Annunziata, che verrà distrutta dal terremoto del 1908, è chiamato a Parigi, forse si reca a Praga e Lisbona per nuovi progetti ma non esistono documenti a provare quei viaggi. A due anni dall’arrivo alla corte sabauda, è nominato “ingegnere ducale” da Carlo Emanuele II, con il seguito di capolavori come la Cappella della Santa Sindone e la Chiesa di San Lorenzo, di Palazzo Carignano e della Chiesa di San Filippo Neri. Nel 1680 ottiene il titolo di “teologo” della casa di Emanuele Filiberto, debito di gratitudine per gli anni passati al servizio della corte e per l’abilità dimostrata nell’ideazione della Cappella della Sindone. Muore a Milano, nel 1683, in circostanze non definite.
La stupefacente verticalità della Cappella
Sin dal 1607 Carlo Emanuele I aveva incaricato Carlo di Castellamonte di dar vita ad un luogo che avrebbe dovuto custodire il il lenzuolo sacro, un luogo ideato per legare intimamente il palazzo del duca e la sede della religiosità torinese, per riconfermare il possesso del simbolo tangibile della cristianità. I primi anni della costruzione, tra scavi per le fondamenta e le lunghe interruzioni non sono particolarmente produttivi, a metà degli anni Cinquanta Bernardino Quadri ne riprende la costruzione ma modificandone il progetto originario, pensando a un edificio circolare che sia posto al di sopra del livello del piano nobile del palazzo e collegato alla navata della cattedrale grazie a due scaloni laterali. L’arrivo del Guarini vede esplodere un progetto inatteso e innovativo, una stupefacente verticalità che si esprime su sei livelli di archi sovrapposti, ruotati gli uni rispetto agli altri, che si riducono man mano a salire e a convergere nella stella/sole in pietra, al cui centro spicca la colomba dello Spirito Santo. Al centro della cappella l’altare del Bertola, con la teca a preservare la sacra reliquia.La presenza della corte, i battesimi e i funerali, il popolo a venerare e ad ammirare, le ostensioni. Poi la tragedia della notte dell’11 aprile 1997, le fiamme che divampano improvvise, l’eroismo dei vigili del fuoco nell’atto di mettere in salvo la teca, la gente incredula con gli occhi rivolti in alto a guardare distruggersi un capolavoro e un simbolo, l’incredulità del momento e dei giorni successivi come pure la rassegnazione che sempre più, buia, si faceva strada verso la necessità di cancellare quel che ancora rimaneva in piedi. Poi i ventuno anni passati a vedere, intramontabili per alcuni sguardi, le impalcature che stavano lì a testimoniare le tante difficoltà, le lunghe tempistiche, il lavoro di tante persone impegnate sui vari fronti del restauro: arrivando all’inaugurazione di giovedì scorso, nel foyer del teatro Regio, alla presenza del Ministro per i beni e le attività culturali Alberto Bonisoli, della Direttrice dei Musei Reali Enrica Pagella, del Presidente della Regione Sergio Chiamparino e della Sindaca Chiara Appendino, dell’Arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia, degli sponsor e partner del progetto.
Il lavoro di tante persone per una scommessa finalmente vinta
Dinanzi ad un capolavoro restituito ormai definitivamente “a chiunque ama la bellezza”, ha detto Chiamparino, ai torinesi e all’Italia e potremmo a dire al mondo interno (da questa settimana la sua visita rientra all’interno del percorso dei Musei Reali), il ministro ha espresso il ringraziamento a “tutti coloro – tra restauratori, architetti, ingegneri e tecnici – che in questi lunghi anni hanno lavorato per il recupero di questa straordinaria opera dell’architettura barocca, un lavoro eccezionale svolto dal personale del Mibac con passione, professionalità e dedizione al servizio di un bene comune”, sottolineando altresì il forte rapporto, quasi a simbolo che vince nell’immaginario collettivo, esistente tra la comunità e la cappella, mentre Chiara Appendino ha tenuto a precisare come l’inaugurazione “non è soltanto un punto di arrivo ma bensì un punto di partenza”. E, ancora il presidente della Regione, tra gli applausi della sala, ha ricordato come, all’indomani della tragedia, si sia “dimostrata appieno la tradizione tutta torinese e piemontese del tirarsi su le maniche” e come “mani sapienti abbiano saputo ricostruire questo capolavoro”. Anche Nosiglia ha fatto sentire la propria voce: ha espresso la volontà che la cappella finalmente ritrovata in tutto il suo splendore – resta ancora l’altare del Bertola a testimoniare, con quello scheletro scuro e quei monconi di marmi e di balaustra anneriti, gli effetti devastanti dell’incendio: il suo restauro inizierà nella primavera prossima – non resti esclusivamente quel capolavoro barocco che è, tappa obbligata del patrimonio artistico e culturale della città, ma sia anche un luogo di preghiera, come fu per secoli.
Adesso il capolavoro è di nuovo lì davanti ai nostri occhi, prova dell’impegno tra forze pubbliche e private e testimone delle eccellenze del Paese, e delle sue capacità. Il costo complessivo del restauro è stato di oltre 30 milioni di euro, vi hanno partecipato il Ministero delle attività culturali con 28, la Compagnia di San Paolo con 2,7, la Fondazione Specchio dei tempi con 645 mila, la Consulta con 150 mila e Iren con 125 mila, per dar vita a una illuminazione a più colori che già ha fatto discutere autorità e pubblico.
Un restauro lungo più di vent’anni
Per la mancanza di materiale documentario e grafico utile a comprendere la genesi e la reale statica della struttura dell’edificio, si è reso necessario eseguire indagini approfondite e sofisticate, come in primo luogo la messa in sicurezza della cupola mediante un sistema di ancoraggi e cerchiature metalliche che ne scongiurassero il crollo. Dopo la rimozione dei detriti, si è dovuto passare al montaggio degli impianti e dei sistemi che dovevano monitorare il comportamento della struttura. Nascendo cosi “il cantiere della conoscenza e della sperimentazione”, i rilievi e la schedatura di circa seimila frammenti in pietra, le ricerche storiche, chimiche, fisiche e strutturali, l’individuazione dei punti resistenti dell’edificio. Per acquisire la pietra che vada a sostituire certi materiali danneggiati, è richiesta la riapertura dell’antica cava originale di Frabosa Soprana, si porta avanti il consolidamento degli elementi superstiti e si restaurano i quattro gruppi scultorei e le tombe dei personaggi di Casa Savoia, Emanuele Filiberto, Amedeo VIII, Carlo Emanuele II e il principe Tommaso. Si sostituiscono ancora pilastri e trabeazioni, archi e parti di pareti, sono riprese le volte degli scaloni verso il Duomo e dei due vestiboli, si procede all’integrazione materica e al trattamento di finitura delle superfici interne. Ogni marmo è riconsiderato, i capitelli e le cornici, il grande finestrone che getta lo sguardo dalla cappella al duomo sottostante, l’affresco del lanternino e il rifacimento della sua raggiera dorata. Molto resta ancora da fare, non ultimo offrire al visitatore l’utilizzo degli scaloni – secondo la visuale guariniana – che da sempre eravamo abituati a percorrere senza affidarci al passaggio interno al palazzo, attraverso le collezioni. La direttrice dei Musei Reali Enrica Pagella (che durante l’inaugurazione ha parlato di “un’architettura immaginifica, ardita, ambiziosa”) e la soprintendente Luisa Papotti dovranno trovare una soluzione che accomuni sicurezza e comodità. Mentre si torna ad ammirare il capolavoro, ci si rende conto che siamo ancora di fronte ad un altro – sormontabile – punto di partenza.
Elio Rabbione
Le foto sono di Daniele Bottallo