redazione il torinese

Piazza San Carlo: udienza del 23 ottobre, ultimi giorni per costituirsi

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO  In relazione al processo relativo ai fatti di Piazza San Carlo, che si sta svolgendo avanti al Giudice per l’Udienza Preliminare presso il Tribunale di Torino, l’Unione Nazionale Consumatori – Comitato del Piemonte avvisa i tifosi danneggiati che, se vogliono costituirsi parte civile, devono farlo entro e non oltre il 23 ottobre p.v., data della prossima udienza, per chiedere il riconoscimento del risarcimento del danno ed il ristoro delle perdite subite. L’associazione di consumatori, l’unica ad essersi opposta all’archiviazione della posizione di alcuni indagati, quali il Prefetto, chiede agli eventuali interessati di far pervenire la propria richiesta di interesse entro il 15 ottobre 2018 contattando lo sportello di Torino al tel. 011/5611800 o inviando un’email a uncpiemonte@gmail.com, così da poter ricevere assistenza e chiarimenti.

La masca di Serra Capelli e altre storie

Le storie spesso iniziano là dove la Storia finisce
Folletti e satanassi, gnomi e spiriti malvagi, fate e streghe, questi sono i protagonisti delle leggende del folcklore, personaggi grotteschi, nati per incutere paura e per far sorridere, sempre pronti ad impartire qualche lezione. Parlano una lingua tutta loro, il dialetto dei nonni e dei contadini, vivono in posti strani, dove è meglio non avventurarsi, tra bizzarri massi giganti, calderoni e boschi vastissimi. Mettono in atto magie, molestie, fastidi, sgambetti, ci nascondono le cose, sghignazzano alle nostre spalle, cambiano forma e non si fanno vedere, ma ogni tanto, se siamo buoni e risultiamo loro simpatici, ci portano anche dei regali. Gli articoli qui di seguito vogliono soffermarsi su una figura della tradizione popolare in particolare, le masche, le streghe del Piemonte, scontrose e dispettose, mai eccessivamente inique, donne magiche che si perdono nel tempo e nella memoria, di cui pochi ancora raccontano, ma se le loro peripezie paiono svanire nei meandri dei secoli passati, esse, le masche, non se ne andranno mai. Continueranno ad aggirarsi tra noi, non viste, facendoci i dispetti, mentre tutti fingiamo di non crederci, e continuiamo a “toccare ferro” affinchè la sfortuna e le masche, non ci sfiorino. (ac)
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4 / La masca di Serra Capelli e altre storie
A Serra Capelli (nei pressi di Alba), c’erano le masche. Rumori improvvisi e inspiegabili echeggiavano nella notte, strani uccelli stridenti scuotevano i rami degli alberi e alcune case che dovevano essere disabitate sembravano animate da bizzarre presenze. C’era una casa in particolare di cui in paese si parlava tanto, e si diceva che sicuramente lì ci viveva una masca; la casa suscitava una tale apprensione che il signorotto di Alba che l’aveva acquistata ci andava solo nei fine settimana e persino un po’ controvoglia. Dopo di lui la villa tornò ad essere messa in vendita, ma nessuno la volle per sé, e la motivazione era sempre la stessa, senza scusanti o metafore: “Io non la compro perché pare sia abitata dalle masche”. La paura vinse la passione degli affari. Forse ce n’erano anche di più di masche, a Serra Capelli, e forse non vivevano tutte nella casa abbandonata, e forse non erano nemmeno tutte malvagie. Si dice che in quella contrada vivessero due sposi. La moglie, incinta, adorava passeggiare con il pancione ingombrante per i campi, e una sera essa incontrò una masca, che le sfiorò lievemente la pancia e le offrì una mela da mangiare. La donna non si ritrasse, accettò la carezza e la mela e ringraziò con un sorriso, infine entrambe proseguirono ciascuna per la propria strada. Arrivò il giorno della nascita e il bimbo venne al mondo forte e piagnucoloso, come la maggior parte dei neonati. Nulla di strano, ma subito i genitori si resero conto che il piccolo non voleva prendere il latte e non c’era proprio verso di convincerlo: il bimbo piangeva, gridava e non mangiava. Mamma e papà si spaventarono di quell’atteggiamento così scontroso, che non riuscivano a spiegarsi, e si corrucciarono a tal punto da passare intere notti insonni, fino a quando la giovane moglie non si ricordò dell’incontro con la masca. L’indomani i due giovani decisero di andare dal prete, il quale consigliò loro di chiedere cortesemente aiuto proprio alla masca: gli sposi sarebbero dovuti andare presso la casa della strega e con gentilezza avrebbero dovuto pregarla di uscire dall’abitazione e dare loro un saggio consiglio. La notte i due genitori presero con sé il pargoletto piangente e si avviarono verso la casa abbandonata, si appostarono vicino all’ingresso e fecero come aveva consigliato il prete. La masca uscì di casa senza adombrarsi, anzi, con cura prese il bambino e lo girò dall’altra parte, nella stessa posizione lo ridiede con cautela alla madre. “Non è mica niente” disse la masca, “invece di prenderlo in braccio in questo modo, giratelo con le gambe all’incontrario”. E tutto terminò così, il bambino smise di piangere e iniziò a gustare il latte e i genitori, pur sbigottiti, tornarono a casa sollevati e felici. E la masca rientrò all’interno della casa che doveva essere disabitata.
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C’era una volta la masca Laidin, in verità Adelaide, la masca che, se ti toccava, ti veniva la gobba. Era una di quelle a cui piaceva procurare fastidio e provocare scherzi e un giorno attirò il postino in un incantesimo. Si sapeva che quest’ultimo percorreva sempre i medesimi itinerari, passava a piedi per le stesse strade e ogni tanto capitava nei pressi del bosco chiamato “bosco delle pecore”. Una sera, proprio mentre era vicino alle altissime e fitte piante, si ritrovò immerso in una lussuosa e splendente sala da ballo: personaggi luminescenti danzavano in abiti eleganti, sorridevano gli uni agli altri e gentilmente questi lo invitarono ad unirsi a loro. Il postino, lusingato, non declinò il richiamo e danzò fino al sorgere del giorno. Quando poi venne intonata l’Ave Maria del mattino, a quel punto tutto scomparve, e il giovane, dimentico dell’incantesimo, incredulo si sentì esausto ancor prima di iniziare una nuova giornata, senza potersi spiegare il perché di tanta stanchezza. Un’altra volta, invece, la masca si era tramutata in albero di more e tutte le volte che il postino passava di lì, gli rubava il cappello con i rami, ma una volta il poveretto tentò di ribellarsi tenendosi stretto il cappello e strattonando con forza il ramo su cui questo si era impigliato; il giorno successivo l’albero non c’era più, come se non fosse mai esistito, invece la masca Laidin la videro con un braccio ingessato. Ogni tanto la donna amava trasformarsi in agnello, si metteva a belare in mezzo alla strada, attendendo che qualcuno la trasportasse in spalle, a quel punto iniziava a parlare. Certo, Laidin non era malvagia, era piuttosto scherzosa, ma la gente del villaggio la temeva perché portava maleficio. Si racconta che un giorno essa sfiorò il viso di una bimba paffutella e immediatamente la piccola si ricoprì di formiche. Quando poi Laidin decise che era il momento di morire, in attesa di qualcuno a cui concedere i propri poteri, iniziò a gridare in giro: “Lascio! Lascio!”, ma nessuno si fece avanti e lei si rintanò nella sua abitazione. Per tanto tempo non arrivò nessun pretendente, poi un giorno passò lì vicino una famiglia con un neonato. I tre si trovarono proprio vicino alla finestra della decrepita Laidin, che riuscì ad allungare un braccio e a toccare il bimbetto, al quale immediatamente comparve una gobba sulla schiena.
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C’era una pecora con le corna che si aggirava nel bosco, spuntava all’improvviso dai cespugli e aggrediva le persone che erano in cerca di tartufi. Una mattina prestissimo essa assalì il nonno, che però riuscì a difendersi e a colpire l’animale sulle zampe, e lo fece scappare via. Quando rientrò in casa, ricordo che ci disse di aver incontrato una masca tramutata in pecora con le corna; lo raccontò anche ai suoi amici più stretti e proprio mentre narrava l’accaduto passò di lì, zoppicante, la signora Madlinin, la moglie acida e perfida di un vicino di borgata. Il nonno la osservò e pensò tra sé che quella poteva essere proprio la masca-pecora che lo aveva attaccato in precedenza. Si confidò con gli amici, i quali ci pensarono su e si resero conto che in effetti quella donna aveva degli atteggiamenti strani, osservava la gente come se volesse lanciar loro delle maledizioni e si comportava in modo azzardato quando doveva spuntare la luna piena. Anni dopo Madlinin si ritrovò in fin di vita, ancora più inacidita dagli anni e senza figli, e, si sa, una masca non può morire se non passa i poteri a qualcuno, ma proprio non si trovava nessun erede, e la masca non sapeva più come fare per lasciare questa terra. Si dice che una notte una donna ebbe pietà di lei, le portò un manico di scopa e glielo mise tra le mani, in modo che potesse scaricare sul pezzo di legno i poteri magici. Madlinin spirò e subito il manico di scopa venne bruciato nel focolare, tutto fu purificato e i misteriosi poteri demoniaci si allontanarono dalla casa.
Alessia Cagnotto

Migranti: “In 5mila diventeranno irregolari”

L’assessora regionale all’Immigrazione, Monica Cerutti, intervenuta in via Pedrotti a Torino durante la presentazione del decimo Rapporto sulla contrattazione sociale in Piemonte, della Cgil, lancia un allarme: “Dove andranno a finire le circa 5mila persone destinate a diventare irregolari, delle 10380 richiedenti asilo e rifugiate, ospitate oggi nei Centri d’accoglienza straordinaria del Piemonte (strutture gestite dalle prefetture)? Ho la certezza che per Salvini sarà impossibile rimpatriarle tutte. Il rischio è che le occupazioni come quella dell’ex-Moi si moltiplichino o che i migranti vengano assoldati dalla criminalità organizzata”. In un anno i richiedenti asilo nella nostra Regione sono passati da 14210 a 11743, per via del calo degli arrivi come da trend nazionale. “Tutto  ciò testimonia che non siamo di fronte ad un’emergenza come invece sostenuto dal Decreto sicurezza”, sostiene l’assessora. Nel frattempo, “grazie anche all’azione congiunta della Regione con alcune prefetture, sempre più Comuni (oggi sono circa una sessantina) hanno compreso l’importanza dell’ospitare queste persone in modo strutturale, avviando 40 progetti Sprar. Tanto che oggi, nella nostra Regione, questo sistema (creato per ospitare richiedenti asilo e rifugiati e gestito proprio dagli enti locali), ha visto più che raddoppiare i posti a disposizione. Questi sono passati da 958 a 1986 nel giro di due anni”. “Il sistema che è stato creato– prosegue  Monica Cerutti – ha consentito di gestire l’accoglienza, soprattutto da parte dei Comuni, in modo egregio. Adesso però il decreto Salvini rischia di avere conseguenze devastanti. Per questo ho invitato tutti i sindaci dei Comuni dove sono presenti Sprar a una riunione in Regione, per decidere cosa fare. Le conseguenze di uno smantellamento del sistema potrebbero essere devastanti”. Una nota della Regione aggiunge che “tra i 40 progetti Spar ce ne sono alcuni che non dovrebbero essere smantellati dal decreto Salvini: i tre che riguardano minori non accompagnati e i 2 per persone con disagio mentale o disabilità. Ben altra sorte subirebbero i 35 ordinari che secondo il decreto sicurezza sarebbero destinati ai soli rifugiati e non più ai richiedenti asilo. Tutto ciò farebbe venir meno la loro ragione d’essere, a vantaggio dell’accoglienza straordinaria gestita dalle prefetture”.

LinFa: laboratori di autocostruzione per mamma e papà

Fiabosco lancia un calendario di appuntamenti per tutta la famiglia. Il primo in Piemonte

Come costruire con le proprie mani una casa a misura di bambino

Parte domenica 7 Ottobre LinFa – Laboratori in Famiglia, il percorso che propone laboratori diautocostruzione, riuso creativo e percorsi multisensoriali promossi da Fiabosco in collaborazione con associazioni e professionisti di Torino e Piemonte. Si tratta di un progetto unico nel suo genere, dedicato ai piccoli ma anche e soprattutto agli adulti, invitati a lasciare scrivanie, computer e cellulari per (ri)mettersi a “fare”. Fare nel vero senso della parola perché, forti della convinzione che attraverso la manualità si possa ricominciare a “stare” insieme per crescere e scoprire con i propri figli, i laboratori proposti sono di autocostruzione smartL’obiettivo di LinFa è quello di accompagnare gli adulti nel creare oggetti (e opportunità) per i propri figli, sfruttando il laboratorio come momento di condivisione, scambio e esperienzaCasa baby friendly per stimolare l’autonomia Ci sono degli oggetti imprescindibili per una casa baby friendly: dal seggiolone per la pappa alla culla, dal riduttore per il wc al fasciatoio. Altri oggetti, invece, ai più sembrano del tutto superflui, e solo con l’esperienza si capisce quanto invece possano fare la differenza. È il caso ad esempio della learning tower, o torretta per l’apprendimento, uno sgabello con balconcino che permette al bambino, in totale sicurezza e autonomia, di raggiungere le altezze degli adulti. Lo stesso vale per l’appendiabiti che consente ai bimbi di scegliere cosa mettersi e di imparare a vestirsi da soli, o del cestino dei tesori, una cesta piena di odori e forme del mondo, lasciata in mezzo a una stanza e che il piccolo può esplorare con i suoi tempi, spazi e sensi. Il lettino basso senza sbarre consente al bambino di scendere e salire in libertà, senza sentirsi chiuso e senza uscita; o ancora il pannello multisensoriale per la scoperta di movimenti, incastri e suoni del quotidiano, dal lucchetto all’interruttore della luce, ma in totale sicurezza, relax e autonomia. Insomma, i bambini amano partecipare alle attività di casa ed emulare le attività dei più grandi, in cucina, in bagno, ovunque. Soddisfare e assecondare la curiosità dei bimbi è fondamentale e secondo il metodo Montessori, i bambini vanno stimolati nel “fare” e nel partecipare alle attività di casa, e vanno aiutati con i giusti supporti perché possano essere autonomi. LinFa propone ai genitori di costruirli insieme questi supporti, in modo facilitato e divertente.

Laboratori: calendario e partner

I laboratori sono condotti da altri genitori che, in famiglia appunto, hanno già sperimentato l’autocostruzione. Il materiale viene fornito durante il corso e verrà preparato in anticipo; durante l’incontro infatti si procede con la sola fase di assemblaggio e rifinitura. E mentre mamma o papà sono al lavoro, i bimbi con uno dei due genitori, o soli a seconda dell’età, saranno coinvolti in altre attività parallelePossono partecipare mamme e papà, ma anche nonne e nonni, zii, cugini, amici, babysitter!

Location d’eccellenza per questo progetto, unico in Piemonte: gli incontri avranno luogo di domenica mattina, da ottobre a giugno, dalle ore 11 all’interno di Fiabosco, il primo parco emozionale del Canavese. Appuntamenti che verranno garantiti anche in caso di brutto tempo negli spazi coperti della struttura ricettiva Equinozio, dove sono inoltre presenti servizi igienici ed il ristorante per garantire ogni comfort ai partecipanti. Il progetto è realizzato da Fiabosco in collaborazione con Casa maternità Prima Luce,CircowowEquinozio, Janani la casa dell’Ayurveda e la rivista per famiglie Giovani Genitori, media partner del progetto.

Gli anni della ricostruzione visti da Cazzullo

Il Circolo dei lettori, via Bogino 9, Torino

 

Aldo Cazzullo

Giuro che non avrò più fame (Mondadori)

 

Letture di Gianni Bissaca nell’ambito di Portici di carta

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Il nuovo libro dell’inviato ed editorialista del Corriere della Sera, è l’ultimo capitolo della saga dedicata al Novecento italiano. In Giuro che non avrò più fame (Mondadori) lo storico si appoggia al giornalista per cercare tra le pieghe e le piaghe del passato un filo di attualità, affrontando un periodo poco esplorato, ovvero gli anni della Ricostruzione, che prepararono quelli del Boom. La presentazione è con l’autore sabato 6 ottobre, ore 21 al Circolo dei lettori, con le letture di Gianni Bissaca, nell’ambito di Portici di Carta. Il primo film che le nostre nonne e le nostre madri andarono a vedere dopo la guerra fu Via col vento. Molte si identificarono in una scena: Rossella torna nella sua fattoria, la trova distrutta, e siccome non mangia da giorni strappa una piantina, ne rosicchia le radici, la leva al cielo e grida: «Giuro che non soffrirò mai più la fame!». Quel giuramento collettivo fu ripetuto da milioni di italiane e di italiani. Fu così che settant’anni fa venne ricostruito un Paese distrutto. Come scrive Aldo Cazzullo, «avevamo 16 milioni di mine inesplose nei campi. Oggi abbiamo in tasca 65 milioni di telefonini, più di uno a testa, record mondiale. Solo un italiano su 50 possedeva un’automobile. Oggi sono 37 milioni, oltre uno su due. Eppure eravamo più felici di adesso». Ora l’Italia è di nuovo un Paese da ricostruire. La lunga crisi ha fatto i danni di una guerra. Per questo dovremmo ritrovare l’energia e la fiducia in noi stessi di cui siamo stati capaci allora. Cazzullo racconta l’anno-chiave della Ricostruzione, il 1948. Lo scontro del 18 aprile tra democristiani e comunisti. L’attentato a Togliatti e l’insurrezione che seguì. La vittoria al Tour di Bartali e l’era dei campioni poveri: Coppi e il Grande Torino, cui restava un anno di vita. Le figure dei Ricostruttori, da Valletta a Mattei, da Olivetti a Einaudi. Il ruolo fondamentale delle donne, da Lina Merlin, che si batte contro le case chiuse, ad Anna Magnani, che porta al cinema la vita vera. L’epoca della rivista: Wanda Osiris e Totò, Macario e Govi, il giovane Sordi e Nilla Pizzi. Ma i veri protagonisti del libro sono le nostre madri e i nostri padri. La loro straordinaria capacità di lavorare e anche di tornare a ridere. Il racconto di un tempo in cui a Natale si regalavano i mandarini, ci si spostava in bicicletta, la sera si ascoltava tutti insieme la radio; e intanto si faceva dell’Italia un Paese moderno.

 

Torna la Milano-Torino, leggenda su due ruote

Partenza da Magenta e arrivo sul colle di Superga per  la 99a edizione della Milano-Torino. E’ una corsa-mito,  la più antica del calendario internazionale. Quest’anno si terrà il prossimo 10 ottobre con  duecento chilometri di percorso dalla  Lomellina al Monferrato fino alla salita  verso Superga. In totale 21 squadre, di cui 15 UciWorld Teams.  La pendenza media della salita finale è del 9.1%, con una punta del 14% e diversi tratti al 10 per cento. Le precedenti due edizioni sono state vinte da due corridori della Colombia, Miguel Angel Lopez nel 2016 e Rigoberto Uran nel 2017.

La Regione potenzia i centri per l’impiego

L’aumento del personale e il potenziamento dei centri per l’impiego sul territorio regionale, sono le principali novità del piano regionale di attività per l’anno 2018 dell’Agenzia Piemonte Lavoro, approvato in terza Commissione presieduta da Raffaele Gallo, con la presenza dell’assessora al lavoro Gianna Pentenero. In generale, è previsto un rafforzamento delle competenze dei centri, il potenziamento del collocamento mirato, l’aggiornamento delle risorse strumentali e l’aumento sia delle sedi dei Cpi soprattutto nel capoluogo piemontese; anche le risorse umane saranno aumentate, con la previsione di nuove assunzioni da concordarsi con il ministero della Funzione pubblica e del Lavoro. Tra Centri per l’impiego e Antenne lavoro, la Regione ha 46 sedi dislocate su tutto il territorio subalpino: saranno tutte oggetto di consolidamento e rafforzamento. La decisione rientra in un ampio piano di rafforzamento e riorganizzazione delle strutture regionali per le politiche attive del lavoro. Alle comunicazioni dell’assessorato è seguito un dibattito in cui i Commissari hanno rivolto alcune riflessioni all’assessora: Andrea Tronzano (Fi) ha evidenziato come un maggiore rapporto tra le aziende e i centri per l’impiego possa produrre benefici nella soluzione delle problematiche verso le persone con disabilità, Gianna Gancia (Lega ) ha sottolineato la necessità di incoraggiare presso i Cpi non solo il lavoro subordinato ma anche quello autonomo, Francesca Frediani (M5s) si è soffermata sull’utilità di creare una banca integrata dei lavoratori, mentre Andrea Appiano (Pd) e Marco Grimaldi (Leu) hanno chiesto delucidazioni circa la gestione, stabilizzazione e nuove assunzioni di personale presso i Cpi. “Sicuramente un aumento del personale ed una riorganizzaione dell’intero sistema permetteranno un miglioramento ed una maggiore qualità del servizio – ha dichiarato Pentenero – uno dei nostri obiettivi per il 2018 è quello di migliorare la sinergia con le aziende attraverso un potenziamento ed una riorganizzazione dei servizi informatici”. L’agenzia Piemonte Lavoro ha come compiti la collaborazione per il raggiungimento dell’integrazione tra le politiche del lavoro, della formazione e dell’orientamento professionale, nonché dell’istruzione e delle politiche sociali con le politiche dello sviluppo economico-sociale, in attuazione del piano annuale di attività approvato dalla Giunta Regionale.

 

CL – www.cr.piemonte.it

Le residenze degli scrittori

Il silenzio, l’isolamento, la contemplazione della natura, l’assenza di routine e di responsabilità abituali. Solcare i mari in barca a vela, esplorare i ghiacci del Polo Nord o vivere in un altro periodo storico all’interno di una residenza medievale, queste sono le opportunità messe a disposizione degli scrittori per migliorare la concentrazione, incentivare la produttività e solleticare la creatività. Osservare nuovi e straordinari scenari o stimolare l’ispirazione attraverso l’apprendimento di nuove attività è un vero e proprio servizio dedicato di chi ha fatto della scrittura un’ arte, la ragione e la passione della propria esistenza lasciando miracolosamente,   a noi lettori, tracce di infinita bellezza:   I capolavori della letteratura mondiale. Le residenze pensate per i geni della scrittura, per i talenti della penna sono molte, sparse in tutto il mondo, alcune sono davvero incredibili per la loro posizione, per le caratteristiche architettoniche o per l’esperienza che fanno vivere, inoltre sono tutte dotate di spazi o studi dove poter lavorare, creare pensieri e parole e coltivare l’estro. Un Faro alle Isole Shetland, un appartamento sul mare dove scrivere ammirando il mare, immersi nei suoni della natura: le onde, i gabbiani. Una moderno spazio in Svizzera, una hi tech “Treehouses” fatta di metallo e dal design sofisticato da cui venerare le Alpi, con vista privilegiata sul Monte Bianco. Una casa in pieno Circolo Polare Artico con spedizioni in Veliero nei mari del nord comprese, dove il freddo e il paesaggio incredibilmente candido incoraggiano la fantasia. Una vigna in California o in Canada, il dolce profumo del mosto e pregiatissimi vini per far fermentare la creatività. Anche nel nostro paese esistono diverse residenze destinate agli scrittori, posti dove il loro genio viene lusingato e incoraggiato in tutti i modi possibili , tra le più celebri: Santa Maddalena, in mezzo alla meravigliosa campagna Toscana, dove pace, natura e una atmosfera solenne e raccolta fanno da sfondo a soggiorni sapienti, e poi un Castello a Civitella Ranieri, in provincia di Perugia, che ospita, in piena atmosfera medievale, prodigi della scrittura coccolati anche da un meraviglioso e ricercato cibo locale. A Detroit invece, nell’ottica di una riqualificazione culturale e artistica della città, è nato il progetto Write A House che mira a creare una community di scrittori a cui viene dedicata una casa, anch’essa rivitalizzata e ristrutturata ad hoc.

 

Maria La Barbera