redazione il torinese

M5S, “Regionarie” al via

Martedì 9 ottobre tutti gli iscritti al MoVimento 5 Stelle del Piemonte abilitati a votare su Rousseau (da Statuto possono votare gli iscritti entro il 22 giugno 2018 con un  documento certificato), potranno votare per scegliere i candidati della futura lista M5S per la Regione Piemonte. Ogni iscritto avrà a disposizione 3 preferenze e potrà vedere solo i candidati della sua provincia: cliccando sul nome di ogni candidato potrà leggerne il profilo. Alla fine i 10 candidati più votati,  almeno uno per provincia, potranno proporre la candidatura a Presidente. La votazione avviene sulla piattaforma Rousseau  dalle ore 10 alle 19 di martedì , spiega il  “Blog delle stelle”.

Un morto e un ferito per un sorpasso azzardato

Ieri sera in via Reiss Romoli un drammatico incidente stradale il cui bilancio è di un morto e un ferito. Un’Audi A7 in fase di soprasso a velocità elevata ha speronato un’alfa Romeo. Per il conducente di quest’ultima, Antonio Matarrese di 54 anni, non c’è stato nulla da fare. L’uomo alla guida dell’Audi è rimasto ferito. La polizia municipale sta svolgendo gli accertamenti per capire l’esatta dinamica dello scontro.

Il Salone nel salotto buono

Apro un elegante Adelphi a metà prezzo (e già questa è una tentazione) e l’aforisma di Cioran colpisce come una stilettata: “Niente si può dire di niente. Per questo non ci può essere limite al numero di libri”.

Tipico incontro da Portici di Carta: frugare tra le bancarelle, trovare un titolo a lungo cercato, scoprire qualcosa che non ci si aspettava, convincersi con un improvviso innamoramento – perché in fondo, questo è il rapporto che ogni buon lettore ha con i suoi libri – di non poter fare a meno proprio di quel testo, oppure, in un completo ribaltamento di prospettive, arrivare con l’idea fissa di trovare quel libro, quell’autore, magari completare una serie, una saga, addentrarsi ancor di più nelle pagine che una volta ci hanno colpito e fallire nella lunga caccia, tornando però a casa con chissà quanti altri trofei letterari da impilare, ripulire, sistemare soddisfatti, quasi dimenticando che in realtà quel testo – maledizione! – ancora manca alla vostra libreria, e chissà quali nuovi mondi e nuove ricerche vi apriranno i nuovi amici che avete accolto negli scaffali della vostra abitazione.Portici di Carta è una molteplicità di esperienze, un bouquet, e dico bouquet con l’accezione che la parola ha nel linguaggio del sommelier o del profumiere, perché davvero si tratta di un’esperienza assieme intellettuale e sensoriale, fisica e metafisica, un viaggio che si dipana in pieno centro, da Porta Nuova a Piazza Castello, su entrambi i lati di via Roma, attorno al Caval ‘d Brons, a piazza Carlo Felice.Qualche tempo fa, pareva addirittura che qualche ombra incombesse sul futuro dell’iniziativa, la quale non si conclude certo con la vendita di libri usati, ma si estende con iniziative culturali, letture e attività rispetto alle quali ciò che in queste righe si narra è, paradossalmente, solo una piccola parte.

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Portici di Carta è la controparte del primo autunno al Salone del Libro, è un’altra testimonianza del rapporto stretto e sempre di successo tra la città e i suoi libri, l’uno concentrato nel Lingotto, regolamentato dai biglietti, documentato su scala nazionale; l’altro è libero, attraversa il salotto buono di Torino, si guadagna al massimo la citazione al tiggì regionale, accompagna turisti, visitatori, passanti lasciando loro lo spazio di andare dove devono andare sussurrando appena “vieni a dare un’occhiata, non ti deluderò”; c’è l’elegante e sabaudo anziano signore con cappotto beige che discute di antiquariato e bibliofilia, ci sono padre e figlio che frugano tra i fumetti e non si capisce chi dei due si diverta di più, probabilmente il babbo, ma capita anche che, all’improvviso, il gruppetto di ragazzi o la coppietta intenta alla passeggiata mattutina scarti improvvisamente dal suo cartesiano recarsi in un luogo preciso ed all’ora precisa, per dare un’occhiata (” ma sì, non compro niente” oppure ” vediamo, tanto per vedere, se c’è qualcosa di interessante; anzi, adesso che mi viene in mente, chissà se ha…”) e ritrovarsi improvvisamente avvinti dalla ricerca, dallo scartabellare avanti e indietro, sotto le pile di libri disordinate oppure, con due delicate dita, togliendo il libro dalla fila nel quale è stato ordinatamente infilato e controllato con occhio vigile dal libraio poco distante.Al Salone del Libro si va perché si va, è scopo esso stesso; è un evento pop, ci va l’appassionato, il lettore medio, il lettore sporadico, ci si va per comprare, per affari o per conferenze di ogni genere, per l’autografo o per poter dire di esserci stati; di Portici di Carta, se non te ne ricordi o non ne sei appassionato, è probabile che te ne dimentichi, al massimo ti viene in mente passandoci: ah già, c’è Portici di Carta, è una manifestazione intimamente torinese, un po’ vintage, amante dell’understatement.

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È in tono minore, ci sono editori, librai, robivecchi, si comincia con l’usato, l’antico, il consunto e l’antiquario, poi, nel primo tratto di via Roma, avanti piazza CLN, comincia la transizione verso il nuovo, oltre ci sono le librerie e gli espositori di qualche casa editrice locale; per quanto mi riguarda, dirò della magia del primo tratto, fino più o meno all’incrocio con via Cavour, perché è lì, al confine dove le bancarelle più di tutte simili ai boquinistes parigini si interrompono che la magia di Portici di Carta si esaurisce ed anche perché è lì- quasi sempre dopo aver percorso in almeno tre ore il primissimo tratto – che mi fermo, attraverso la strada e riprendo ad andare verso la stazione dalla parte opposta: le gambe cominciano a fare male e anche le finanze cominciano a scarseggiare, meglio passare dall’altro lato prima che sia troppo tardi. Inevitabilmente, il primo vantaggio di Portici di Carta è il notevole risparmio economico che quest’iniziativa garantisce all’acquirente, tanto più se questi è il tipico lettore forte, che saccheggia le librerie, non ha una particolare propensione all’estetica del libro, lui vuole, per prima cosa e su tutto, leggere, conoscere, vivere mille vite, ignora altri vizi e seduzioni ma in cuor suo sa che sì, se c’è una ragione per violare il settimo comandamento, i libri sono la Ragione per eccellenza, forse perché i libri sono una forma di fame e qualcuno ha cantato che non è peccato il rubare quando si ha fame.A questo genere di persona i costi della carta stampata sono ben noti, costi legati al grande dilemma aperto dalla necessità di pagare come dovuto chi lavora per la conoscenza e il bisogno, da parte di chi cerca la conoscenza, di potervi accedere a prezzi ragionevoli, dilemma non troppo diverso dal complicato dibattito che in rete si protrae tra open source e diritto d’autore.

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Portici di Carta è una buona soluzione: si possono spendere cifre relativamente alte -anzi, considerato che semel in anno… – ma con un prezzo medio per libro decisamente appetibile: da diversi anni, alla fine dei conti spendo per una ventina di libri circa 3,50 euro a volume; contemporaneamente, si accede a una quantità di testi variegata tanto in argomento, quanto in età e diffusione, si può fare il colpaccio acquistando un libro usato da pochi anni o risparmiare notevolmente acquistando testi di una quarantina e più di anni fa. Ce n’è per tutti i palati, edizioni eleganti ed altre decisamente scarse, libri in ottimo stato e libri che lo sono un po’ meno, ma d’altra parte, se l’occasione è unica, si può anche accettare un testo che esibisce fieramente le ferite del tempo. Occorre anche un po’ di pazienza, è vero, accettare di frugare in mezzo a tanti testi di dubbio valore, la fanno da padrone devozionali, santoni, chiromanti, esoteristi, erotismi di dubbia raffinatezza per non parlare dell’onnipresente letteratura sul fascismo (per non parlare di ninnoli, oggettistica ed altro materiale tra il nostalgico e il kitsch che qua e là si vede) e il nazismo, non sempre di alto valore storico, e gli ibridi un po’ inquietanti di erotismo esoterico o esoterismo nazista, ma, se si riesce ad attraversare questo strato ingombrante e superficiale – che deve però avere mercato, visto che altrimenti tali testi non sarebbero continuamente riproposti sulle bancarelle – praticamente in ogni bancarella troverete qualcosa che varrebbe la pena comprare, che soppeserete, confronterete, abbandonerete magari per ritornarvi alla fine del giro oppure ritroverete a un prezzo più o meno conveniente qualche stallo più avanti.Si diceva di Portici di Carta come esperienza: il consiglio è di andare a Portici di Carta come si va al mercato, oppure considerarlo un semplice diversivo alla passeggiata; specialmente se si è lettori appassionati, conviene organizzarsi, scarpe comode, zaini o trolley capienti, magari amici con i quali chiacchierare, scherzare, contendersi i testi furiosamente, scambiarsi consigli e passare tempo in compagnia.

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Portici di Carta è la quintessenza della flânerie letteraria, e dunque occorre atteggiarsi a flâneur, passarci ore, andando pian piano senza saltare nulla, godersi l’umidità triste di questo principio di autunno ormai irreversibilmente diretto verso il freddo, senza più la settembrina illusione estiva, il profumo di libri, di vecchio, di sigaro dei librai, sostando per arrivare finalmente faccia a faccia con i volumi, i veri protagonisti. Ognuno di essi, proprio perché usato, ha una storia, ha una vita che lo accompagna che incrocia la vostra e non attende nient’altro che diventarvi compagno fedele, ha trasceso la sua dimensione di oggetto e pure quella un po’ ingombrante, capace di intimorire, di severo custode della conoscenza: ce n’è per tutti i gusti, da una ricca messe di fumetti, di ogni genere e spesso pronti a farvi ritrovare quel numero che vi mancava, ai romanzi fino a ricchissima e interessante saggistica, molto spesso non più ripubblicata. Si può scherzare su certi titoli bizzarri, ci si può commuovere per qualche istante pensoso di fronte a una raccolta di libri raffinata, varia e interessante, evidentemente appartenuta alla stessa persona i cui parenti, alla sua dipartita, hanno deciso un nuovo destino per quei testi letti, amati, appuntati, un destino che può essere incarnato dal passante che li incrocerà e si deciderà a metter mano al portafoglio riportandoli al caldo di una casa e all’amore di un lettore; si può sfogliare un testo che pure non si comprerà, senza timore, per la curiosità di vedere quello che contiene; si potrà pensare a quale Jorge da Burgos abbia scritto il minaccioso cartello che invita a non bagnarsi i polpastrelli per sfogliare libri vecchi e preziosi, e non importa che il divieto sia dovuto al pericolo di guastarli con macchie antiestetiche; si potrà viaggiare nel tempo tenendo tra le mani fotografie, cartoline, oggetti da collezione o testi antiquati che pure, sicuramente, avrebbero tanto da raccontarci e rivelarci, si potrà acquistare un testo meravigliandosi della sua perfezione, del suo essere intonso dopo quarant’anni o, al contrario, incuriosirsi propri per quella dedica o quelle fitte note che un altro testo contiene; si potrà restare a lungo indecisi sul da farsi, se comprare o meno, sapendo che certi treni, per i libri come nella vita, passano una volta sola, oppure agire d’istinto, sapendo che bisogna avere quel libro, come mi è capitato trovandomi improvvisamente tra le mani una copia de “Il ponte di San Luis Rey” tornato di attualità dopo i recenti fatti di Genova e consigliato da Montanelli ad ogni giornalista, oppure acquistare senza sapere bene perché il libro che probabilmente traguarderete a lungo, abbandonato su qualche scaffale, senza ricordare il motivo preciso per il quale abbiate deciso di farlo diventare vostro compagno di strada, per poi ricordarsi che ogni libro usato è prima di tutto un incontro, e di ogni incontro porta con sé le dimensioni della scoperta e della curiosità, dell’amicizia non necessariamente istantanea, il colpo di fulmine o l’inaspettato e l’altro. Ogni anno, ad un certo punto, la passeggiata arriva alla fine, più di questo non si compra non solo perché il budget si è esaurito, ma perché sì è soddisfatti, più di così quest’anno la manifestazione non poteva dare al lettore, che può felicemente ingrandire l’infinita lista di libri che lo attendono, pronto a svicolare all’eterna domanda del povero di spirito, se li leggerà mai tutti, attendendo l’anno prossimo per quel mattino di ottobre in cui avrà di nuovo da camminare a lungo per la sua bella Torino godendo di queste semplici bancarelle dove i libri si mescolano al tempo e alla vita, ricordandoci perché da così tanti millenni siamo incapaci di fare a meno della lettura e della parola scritta.

Andrea Rubiola

(foto: il Torinese)

 

 

L’ansia di raccontare indebolisce l’affresco della Germania, tra nazismo e DDR

Pianeta Cinema a cura di Elio Rabbione

A Florian Henckel von Donnersmarck – per parte di madre discendente da quel generale von Blücher che con Wellington sconfisse Napoleone a Waterloo – è tornata la voglia di raccontarci (dopo l’intermezzo affatto felice di The Tourist) della sua Germania, della sua Storia travagliata nel Novecento, del catastrofico bombardamento su Dresda, del passato ingombrante, del nazismo e della DDR, di quanti si siano riciclati da un regime all’altro, conducendo la storia di Opera senza autore (il film più gettonato dal pubblico presente all’ultima Mostra di Venezia ma snobbato dalla giuria di Guillermo del Toro) attraverso la colonna portante dello sguardo, come nel precedente Le vite degli altri, vincitore dell’Oscar nel 2007, era l’udito a guidare la vicenda delle intercettazioni e l’attenzione del pubblico. A quello stile altamente e sofisticatamente drammatico, calibrato, attraversato da significative suggestioni, il regista preferisce oggi operare attraverso il drammone, il romanzone popolare umanamente sfacciato, gli scossoni delle tragedie familiari, gli intrecci più o meno inaspettati, i buoni e i cattivi a fosche tinte espresse al centro di un manicheismo puro e leggermente urticante, le sbandierate emozioni, dandoci – in una ricostruzione pur rispettosa delle diverse epoche – 188’ di cinema che soprattutto ben oltre la prima metà giocano a infilare fatti e le troppe particolarità che non evitano di certo il ripetitivo, lo sbandieramento di un percorso che ti aspetti di trovare in un prodotto televisivo. Ammettiamolo, inizi a guardare l’orologio abbastanza in là, ma alla fin fine i tempi diventano lunghi e in parecchie occasioni angoli di noiosaggine. S’invocano le cesoie di rito: e in primo luogo, se ti mettessi a fare una graduatoria, è chiaro che la robustezza, la sincerità, il racconto forte e asciutto delle Vite la vincerebbero di gran lunga sull’avventura dell’artista Kurt Barnert. Che vive i suoi primi anni sotto il nazismo, protetto e istruito da una giovane zia libera di pensiero ma altrettanto instabile mentalmente, pronta a fargli conoscere la bellezza dell’arte come quella che altri definiscono “degenerata” e lui disposto con i suoi grandi occhi a farsi rapire dalle opere di Grosz, di Klee o di Kandinski. In un regime che sceglie la purezza della razza e manda i figli al macello, riportando morti e feriti, non c’è posto per la giovane donna in case di cura o in ospedali, e verrà con altre disgraziate gasata. Nella sua autobiografia, Elia Kazan scrisse: “Negli individui dotati di doni misteriosi, ho notato che spesso, nella loro vita, avevano subito, presto, una ferita e ciò li ha spinti a impegnarsi di più o li ha resi ipersensibili; il talento, il genio, è la crosta sulla ferita, è lì per proteggere un’area debole, un’apertura verso la morte”. A Donnersmarck la metafora è piaciuta, Kurt – presa a prestito la vita dell’artista Gerhard Richter – ha alle spalle quella ferita e su quella ferita e nel suo superamento costruisce la propria maturità. Nel nuovo regime sovietico, dove la pittura è al servizio del popolo, dove s’inneggia al lavoro e alla solidarietà ma dove pure il genio è guardato con sospetto, una sorta di pericolo per l’ordine prefisso, vive la sua storia d’amore con Ellie e il rapporto con il suocero, il famosissimo e ambiguo professor Seeband, dal passato che nasconde più di un segreto, pronto a disapprovare con ogni mezzo quell’unione. Conosceranno insieme l’Ovest e le nuove avanguardie: è il momento convincente del film, allorché Kurt, attraverso i ricordi legati al passato, individua e stabilisce una propria strada, salda nella realtà ma altresì guardata attraverso la lente sfocata della memoria. Componendo le proprie tele, in un silenzio che si affida unicamente alle immagini, Kurt e l’intero film abbandonano quel fastidioso didascalismo che attraversa l’intera vicenda, Donnersmarck rinuncia a voler raccontare a tutti i costi, con estrema insistenza, lascia che le immagini, in una storia pensata “per” e “attraverso” la pittura, parlino da sole.

 

Sospesi gli abbattimenti dei cinghiali nel Torinese

ORDINANZA DEL TAR PIEMONTE

 

Vittoria giudiziaria delle associazioni animaliste LAC, LAV, SOS GAIA, OIPA nella causa  contro la Città Metropolitana di Torino. Con l’Ordinanza n. 403 della 2° sezione del  TAR Piemonte , depositata la sera del 4 ottobre,  viene fissato in fase cautelare dai Giudici amministrativi un punto fermo  in materia di controllo straordinario della fauna selvatica: gli abbattimenti di animali devono essere l’extrema ratio, potendosi eseguire solo se l’Istituto Superiore per la Protezione la Ricerca Ambientale (ISPRA) certifica l’iniziale inefficacia di interventi ecologici alternativi incruenti. Il pretesto dei costi degli interventi di prevenzione non giustifica alcuna violazione della normativa statale.Il prossimo 10 gennaio 2019,  nella udienza di merito,  le associazioni ricorrenti, assistite dallo studio Fenoglio-Callegari di Torino, auspicano di far annullare in via definitiva il  decreto del consigliere delegato n. 533/2017,  “Programma per il contenimento del cinghiale (Sus scrofa) anno 2018”, approvato dalla Città Metropolitana (ex Provincia) di Torino.Ora ci aspettiamo che il Vicesindaco Marco Marocco  (M5S) della Città Metropolitana di Torino,  titolare della delega sulla materia, concordi con le Associazioni ricorrenti, come promesso negli incontri svoltisi nel corso di quest’anno, un Piano 2019 di controllo del cinghiale rispettoso degli animali selvatici e della legge.

Per:

LAC,   LAV,   OIPA, SOS Gaia

 

    Roberto Piana

Vice Presidente nazionale LAC

 

Salvate il liceo classico, ultimo baluardo contro la deriva

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di Pier Franco Quaglieni

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Che il governo giallo-verde si occupi di cultura e di scuola diventa di per sé un motivo di grave ansia e di notevole preoccupazione. Non hanno le basi per affrontare questi temi, come non hanno le basi per affrontare i temi dell’economia e della politica estera, come appare sempre più evidente
Un ministro dell’istruzione ex professore di educazione fisica è già di per sè un biglietto da visita certo non molto qualificante, anche se il precedente della ministra Fedeli costituisce una vetta difficilmente raggiungibile.  Ma la Fedeli almeno, da quanto si sa,  non ha cercato di cimentarsi su temi a lei del tutto sconosciuti come quelli relativi al liceo classico, un tema parimenti estraneo al ministro in carica che, però ,intende occuparsi dell’argomento ,promuovendo  una serie di sei seminari ,il primo dei quali si è tenuto a Torino il 4 ottobre al liceo d’Azeglio.  Il fine di questi incontri  non è tanto raccogliere idee, un intento di per sé sempre lodevole, quando quello di iniziare a parlare in concreto della modifica del curriculo scolastico  del liceo classico. Constata la diminuzione del numero degli allievi iscritti al liceo classico ( tutti gli ordini di scuola hanno subito , in verità , un calo dovuto alla decrescita demografica), i Soloni ministeriali di viale Trastevere vorrebbero “aggiornare” i programmi scolastici del liceo classico, inserendo  più elementi scientifici e linguistici stranieri con l’inevitabile riduzione delle materie qualificanti che sono il Latino , il Greco, la Storia dell’Arte, per non parlare della Filosofia e della Storia.  Vorrebbero insegnare il Latino e il Greco (sic) in modo più moderno. Era già un progetto che il ministro Gelmini aveva avviato, danneggiando il liceo classico a vantaggio di altri tipi di scuola.

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Il quotidiano “Repubblica” dà incredibilmente  una mano al ministro -ginnasta e scrive testualmente : ”Solo una revisione  coraggiosa del percorso e del modo di insegnare quelle che gli studenti percepiscono come lingue “morte” potrà invertire la tendenza”. Cosa significhi la “revisione coraggiosa” non ci è concesso sapere.  Sulle cosiddette lingue morte ci sarebbe molto da dire. Basterebbe rileggere Concetto Marchesi e lo stesso Augusto Monti per rendersi conto della demagogia che si è fatta attorno agli studi classici che i comunisti definivano tout -court classisti, ma che uomini di sinistra come Marchesi e Monti appunto  difesero a viso aperto.  Gli studia humanitatis aprono la mente, non hanno un’utilità pratica come l’estimo per i geometri. Solo i grossolani pensano che una scuola debba insegnare solo nozioni pratiche e immediate come una scuola guida.  Aver studiato o non aver studiato le lingue classiche continua a fare una differenza anche nell’epoca di internet. Anzi, soprattutto in epoca di internet. Ritorna oggi , non a caso, la vecchia, logora polemica, ammantata da pretesti pedagogici  solo apparentemente nuovi. La verità è una sola. Vogliono smantellare il liceo classico, quello che crea spirito critico e consente anche giudizi politici autonomi, non legati all’”uno uguale uno”.

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Aver letto Cicerone e Seneca, Virgilio e Tacito, Omero, Tucidide  e i tragici greci  fa la differenza.   Umberto Eco parlava dei Babbei di internet e della loro stupidità . E aveva ragione.   Certo i padani o i grillini non sono in grado di capire discorsi che appaiono loro  astrusi e fuori dalla  portata intellettuale di gente che non ha studiato ed esibisce la propria ignoranza come una virtù’.  In un Paese alla deriva in cui il valore della cultura è disprezzato, un ultimo baluardo volto a formare giovani titolari del proprio cervello, verrà abbattuto con l’intesa di tutti i demagoghi e di tutti gli ignoranti che purtroppo sono la diventati la maggioranza. Un arco di  consensi che metterà insieme la sinistra e i nuovi governanti.  Un liceo classico con qualche residua  nozione di latino e greco può anche chiudere i battenti: non avrebbe più nessun significato culturale ,sarebbe  un segno dell’imbarbarimento dei tempi che viviamo.  Un nuovo Medio Evo molto prossimo in cui saremo destinati a precipitare, ci attende inesorabilmente . Ciò che non è riuscito a fare ,cinquant’anni fa, il ’68, riusciranno a farlo i nuovi governanti che, andando ben a vedere , sono proprio i figli o i nipoti dell’ignoranza che generò la contestazione studentesca e il facilismo che ne derivò e che promosse “oves et boves “che, tradotto, significa pecore e buoi, cioè tutti, animali compresi.    

 

 

scrivere a quaglieni@gmail.com

Dalla via della seta ad Achille, se ne parla all’Unitre

PRIMA DELL’INIZIO DEI CORSI DELL’A.C. 2018-2019

Martedì 9 ottobre “Lungo la via della seta, oggi” – Giovedì 11 ottobre “Ettore e Achille”

Ore 16 – Auditorium EDP in corso Govone 16/a, Torino

La millenaria Via della Seta è il filo conduttore dell’incontro con il prof. Carlo Naldi, docente dell’Unitre, “Lungo le via della seta, oggi” che si terrà a Torino martedì 9 ottobre alle ore 16, presso l’Auditorium EDP di corso Govone 16/a. L’appuntamento sarà un viaggio per immagini tra persone, costumi, curiosità di oggi e monumenti della storia millenaria delle “contrade attraversate”.

Si comincerà con un rapido sguardo alla secolare produzione della seta a Suzhou, con i suoi giardini progettati da poeti. Il professore proporrà un itinerario, che partendo dalla città imperiale di Luoyang, attraverso la valle del tempio Shaolin e la città Xi’An, che custodisce l’esercito dei guerrieri di terracotta, arriverà fino al deserto dello Xinjang. Giovedì 11 ottobre, la prof.ssa Lucia Cellino concluderà il ciclo estivo degli incontri Unitre con la lezione “Achille o Ettore?”. Due grandi eroi della storia che hanno emotivamente coinvolto tanti studenti durante l’adolescenza, condizionandone la formazione intellettuale, morale e civile. Dalla lettura di allora emergeva vincente Ettore, il vinto. Oggi la scelta sarebbe sempre la stessa? Gli incontri si terranno presso l’Auditorium EDP in corso Govone 16/a a Torino, sono gratuiti per i soci Unitre Torino e liberi fino ad esaurimento posti. C’è ancora tempo per iscriversi al nuovo Anno Accademico dell’Unitre Torino, la più grande Università della Terza Età in Italia, che mercoledì 17 ottobre inaugurerà i nuovi corsi presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi di Torino in via Verdi 8. La quota di iscrizione è di 90 euro e consente di partecipare a quattro corsi tra i tanti organizzati ogni anno, che sono suddivisi in sette “Collegi”: Artistico, Creativo-Espressivo, Letterario, Linguistico, Medico-Psicologico, Scientifico, Storico-Umanistico. Per iscrizioni: dal lunedì al venerdì ore 9.30-11.30 e 15.30-17.30 presso Unitre Torino, Corso Trento 13, scala A.

 

Arriva il microcredito

È stato siglato  l’accordo per l’apertura dello Sportello Unico dell’Ente Nazionale per il microcredito presso il Comune di Racconigi e la Camera di Commercio di Cuneo. La consegna delle targhe è avvenuta presso la sala consiliare del comune di Racconigi dove si sono riuniti il presidente dell’Ente Nazionale per il Microcredito, Mario Baccini, Il sindaco della città Valerio Oderda e il presidente della Camera di Commercio di Cuneo, Ferruccio Dardanello. Erano presenti anche il presidente della Banca Alpi Marittime, Giovanni Cappa, che siglando l’accordo con l’ENM, darà corso alle progettualità finanziando le nuove micro imprese e attivando il circuito promosso dalla via italiana al microcredito creata dall’ENM; insieme a lui il consigliere delegato i del Comune di Racconigi, Domenico Annibale e il responsabile nazionale degli sportelli ENM, Roberto Marta. “Queste due nuove realtà – ha dichiarato Mario Baccini, presidente dell’Entre Nazionale per il Microcredito – entrano a far parte della rete italiana dei 180 sportelli dell’Ente e sono l’espressione di quella mano pubblica che si attiva per colmare il gap della esclusione finanziaria. Attraverso gli sportelli si attiva un percorso di educazione finanziaria e di informazione che può favorire la cultura di impresa e sostenere, attraverso gli strumenti del microcredito, nuove attività. Ricordando che il microcredito è uno strumento di lotta alla esclusione sociale e finanziaria l’obiettivo è quello di rivolgersi a tutti coloro che non sono bancabili per offrirgli una opportunità. Attraverso gli strumenti della microfinanza si può creare un’impresa con la garanzia della mano pubblica che, attraverso il sistema di tutoraggio e accompagnamento previsti per legge nell’articolo 111 del testo unico bancario che definisce le attività di microcredito, si arriva alla creazione di aziende sane che sul territorio sviluppano un effetto leva occupazionale di 2,43: ossia micro aziende che vengono accompagnate dalla loro formazione e durante il loro percorso di attività così da garantire un default pari quasi a zero e un tessuto economico rinnovato e realmente produttivo”.

Gnocchi di patate al ragù di salsiccia

ragu gnocchi ciboE’ un piatto semplice e sostanzioso che si adatta ad ogni condimento. Preparateli con questo “corposo” ragù

Straordinariamente morbidi, golosi, dal sapore autentico. Questi sono gli gnocchi, un piatto tipico della tradizione italiana conosciuti in ogni dove. Si possono preparare con svariati ingredienti ma, il tipo piu’ apprezzato, e’ senza dubbio quello che vede la patata ingrediente principe. E’ un piatto semplice e sostanzioso che si adatta ad ogni condimento. Preparateli con questo “corposo” ragu”.

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Ingredienti (per 4 persone):

 

1kg. di gnocchi di patate

400gr. di salsiccia di suino a nastro

1 bicchiere di vino bianco secco

½ cipolla

1 spicchio di aglio

1 peperoncino

500gr.di passata rustica di pomodoro

Olio evo,sale, alloro, q.b

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Spellare la salsiccia e sbriciolarla con una forchetta. In una padella soffriggere aglio e cipolla tritati con tre cucchiai di olio evo, 2 foglie di alloro e il peperoncino, aggiungere la salsiccia e lasciar rosolare. Sfumare con il vino bianco, lasciar evaporare poi, aggiungere la salsa di pomodoro. Aggiustare di sale, lasciar cuocere a fuoco lento per circa un’ora. Cuocere gli gnocchi in acqua bollente salata, appena affiorano sistemarli in una pirofila e condirli con il ragu’. Servire subito e cospargere con abbondante parmigiano grattugiato.

 

Paperita Patty