redazione il torinese

La sindaca: “Vado avanti, sono serena”

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Il giorno più lungo di Chiara Appendino. In sala Rossa la sindaca ha risposto alla  richiesta di comunicazioni dei capigruppo di minoranza, del Partito Democratico, Stefano Lo Russo, di Forza Italia, Osvaldo Napoli e della Lista civica Morano, Alberto Morano, sulla presunta estorsione nei confronti della prima cittadina da parte del suo ex portavoce Luca Pasquaretta.

“Comprendo le richieste di comunicazioni – ha detto la sindaca – ma spero si possa anche comprendere che i tempi della politica non sempre coincidono con i tempi della giustizia. Questa mattina mi sono recata in Procura e ho risposto a tutte le domande. C’è stata la richiesta dell’autorità giudiziaria di secretare il mio interrogatorio e quindi non posso riferire, oggi, nel merito. Esprimo la mia volontà a farlo non appena gli atti non saranno più segreti. Ho massima fiducia nella magistratura, sono serena e proseguo con il mio mandato”.

Per Stefano Lo Russo (PD): “La richiesta di comunicazioni nasce dalla preoccupazione per le notizie apprese a mezzo stampa riguardanti l’inchiesta e il conseguente avviso di garanzia ricevuto dal suo ex portavoce per un presunto reato di estorsione. Accuse che se confermate sono di gravità inaudita perché tratteggiano un profilo di gestione discutibile delle informazioni in possesso di Pasquaretta e che tali informazioni abbiano potenzialità tali da mettere in discussione la sua permanenza alla guida della Città. Scontata la fiducia nella Magistratura auspichiamo, allora, sia fatta presto chiarezza. Per il bene della Città è importante sapere che il sindaco è nel pieno possesso delle sue funzioni operative e che nessuno possa tenerla sotto scacco. Per questo la invitiamo a fornire rassicurazioni nel merito, pur nell’esigenza del riserbo dovuto all’autorità giudiziaria”. Alberto Morano (Lista civica Morano): “prendiamo atto del riserbo dovuto e sappiamo che i tempi della giustizia sono diversi da quelli della politica. Proprio per questo, oggi lei dovrebbe dire che la sua attività è sempre stata improntata all’indipendenza che da nulla può essere incrinata”. Inoltre, su richiesta del capogruppo PD Stefano Lo Russo, è intervenuto  in Consiglio Comunale il vicesindaco Guido Montanari per fornire comunicazioni in merito alle notizie apparse sugli organi di stampa riguardanti   Pasquaretta, che avrebbe chiesto somme di denaro a un imprenditore per fargli avere appuntamenti con gli assessori Sacco, Montanari e Leon in merito al progetto di riqualificazione dell’ex Mazda Palace. Montanari ha dichiarato di essere “estremamente sorpreso” che qualcuno abbia potuto fare tali dichiarazioni: “Gli assessori sono a disposizione di tutte e tutti, senza alcuna mediazione”. Ha quindi invitato chiunque avesse notizie di procedure differenti ad avvisare gli inquirenti. Parole confermate poi dalla sindaca Chiara Appendino: “Il dialogo con la città c’è da sempre con cittadine e cittadini e certamente non passa da consulenze e impegni finanziari. Abbiamo sempre ricevuto tutti e continueremo a farlo: la Città è aperta e continuerà ad esserlo”.

 

(foto: il Torinese)

 

La sindaca: "Vado avanti, sono serena"

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Il giorno più lungo di Chiara Appendino. In sala Rossa la sindaca ha risposto alla  richiesta di comunicazioni dei capigruppo di minoranza, del Partito Democratico, Stefano Lo Russo, di Forza Italia, Osvaldo Napoli e della Lista civica Morano, Alberto Morano, sulla presunta estorsione nei confronti della prima cittadina da parte del suo ex portavoce Luca Pasquaretta.

“Comprendo le richieste di comunicazioni – ha detto la sindaca – ma spero si possa anche comprendere che i tempi della politica non sempre coincidono con i tempi della giustizia. Questa mattina mi sono recata in Procura e ho risposto a tutte le domande. C’è stata la richiesta dell’autorità giudiziaria di secretare il mio interrogatorio e quindi non posso riferire, oggi, nel merito. Esprimo la mia volontà a farlo non appena gli atti non saranno più segreti. Ho massima fiducia nella magistratura, sono serena e proseguo con il mio mandato”.

Per Stefano Lo Russo (PD): “La richiesta di comunicazioni nasce dalla preoccupazione per le notizie apprese a mezzo stampa riguardanti l’inchiesta e il conseguente avviso di garanzia ricevuto dal suo ex portavoce per un presunto reato di estorsione. Accuse che se confermate sono di gravità inaudita perché tratteggiano un profilo di gestione discutibile delle informazioni in possesso di Pasquaretta e che tali informazioni abbiano potenzialità tali da mettere in discussione la sua permanenza alla guida della Città. Scontata la fiducia nella Magistratura auspichiamo, allora, sia fatta presto chiarezza. Per il bene della Città è importante sapere che il sindaco è nel pieno possesso delle sue funzioni operative e che nessuno possa tenerla sotto scacco. Per questo la invitiamo a fornire rassicurazioni nel merito, pur nell’esigenza del riserbo dovuto all’autorità giudiziaria”. Alberto Morano (Lista civica Morano): “prendiamo atto del riserbo dovuto e sappiamo che i tempi della giustizia sono diversi da quelli della politica. Proprio per questo, oggi lei dovrebbe dire che la sua attività è sempre stata improntata all’indipendenza che da nulla può essere incrinata”. Inoltre, su richiesta del capogruppo PD Stefano Lo Russo, è intervenuto  in Consiglio Comunale il vicesindaco Guido Montanari per fornire comunicazioni in merito alle notizie apparse sugli organi di stampa riguardanti   Pasquaretta, che avrebbe chiesto somme di denaro a un imprenditore per fargli avere appuntamenti con gli assessori Sacco, Montanari e Leon in merito al progetto di riqualificazione dell’ex Mazda Palace. Montanari ha dichiarato di essere “estremamente sorpreso” che qualcuno abbia potuto fare tali dichiarazioni: “Gli assessori sono a disposizione di tutte e tutti, senza alcuna mediazione”. Ha quindi invitato chiunque avesse notizie di procedure differenti ad avvisare gli inquirenti. Parole confermate poi dalla sindaca Chiara Appendino: “Il dialogo con la città c’è da sempre con cittadine e cittadini e certamente non passa da consulenze e impegni finanziari. Abbiamo sempre ricevuto tutti e continueremo a farlo: la Città è aperta e continuerà ad esserlo”.

 
(foto: il Torinese)
 

Elisabetta Mijno campionessa italiana Para-Archery

Circa 90 arcieri si sono radunati nel fine settimana a Pesaro per i Campionati Italiani Indoor Para-Archery, primo appuntamento del calendario nazionale e importante tappa di avvicinamento ai Mondiali di giugno, che assegnerà i primi pass per le Paralimpiadi di Tokyo 2020

Ancora una volta ha brillato luminosa la stella di Elisabetta Mijno, campionessa italiana nell’arco olimpico per l’ennesima volta in carriera. L’atleta della nazionale tesserata per le Fiamme Azzurre ha superato 6-0 in finale la calabrese Vincenza Petrilli (Asd Aida), dopo aver sconfitto 6-2 in semifinale l’altra azzurra Veronica Floreno (Dyamond Archery Palermo), poi medaglia di bronzo, e ai 6-0 quarti Roberta Tempone (Tre Torri Viggiano). Ieri nella prima giornata di gare Elisabetta Mijno aveva conquistato anche il titolo italiano di classe Senior femminile, con 564 punti davanti a Vincenza Petrilli (Aida) e Letizia Visintini (Compagnia Arcieri Cormons). Nell’olimpico maschile ha invece gareggiato l’altro piemontese della nazionale Roberto Airoldi (Arcieri Cameri), oggi a segno negli ottavi di finale contro Antonino Lisotta (Dyamond Archery Palermo) ma poi eliminato ai quarti da Giuseppe Verzini (Compagnia Arcieri Cormons), medaglia di bronzo al termine del torneo. Si è fermato ai quarti anche Gioele Gattuso (Arcieri delle Alpi), sconfitto dal campione italiano Alberto Simonelli dopo aver battuto Romano Moroni (PHB). Una sintesi delle finali verrà trasmessa nei prossimi giorni su Rai Sport +HD.

http://www.fitarcopiemonte.it

Due opere restaurate nella Galleria della Sindone

“La promozione della cultura del territorio è un dovere per le istituzioni e passa anche attraverso il restauro delle sue opere d’arte: esse testimoniano la nostra storia e anche grazie a questo intervento potranno essere ammirate da tutti ancora per molti anni”: così si è espresso nei giorni scorsi Nino Boeti, presidente del Consiglio regionale del Piemonte, presentando alla stampa la rinnovata veste di due tele che tornano ad essere ospitate nella Galleria della Sindone, che a Palazzo Reale conduce dal Salone degli Svizzeri alla Cappella del Guarini. Si tratta de Il lutto del Piemonte di Gaetano Ferri (1855), che raffigura il dolore dei personaggi rappresentati alla notizia della morte di Carlo Alberto in terra di Portogallo e di Guglielmo Embriaco all’assedio di Cesarea vi ritrova il Sacro Catino nel 1101, realizzato nel 1846 da Vincenzo Rasori, commissionato dallo stesso Carlo Alberto. Le due tele sono state restaurate dalla Cooperativa Koinè – lo studio e la perizia si devono soprattutto ad Anna Luisa Gabino e Allegra Carlone – grazie a un contributo del Consiglio regionale del Piemonte pari a 10.000 Euro. Nella prima tela, raccolta tra il rosso del tendaggio e lo scuro dell’abito del sacerdote che sicuramente ha portato a quell’umile gente la notizia, una scena intimista ottimamente condotta, il gioco della luce proveniente dall’esterno colpisce con maestria le persone e gli oggetti, quel richiamo alla pittura fiamminga posto sul tavolo quanto il foglio listato a lutto con il ritratto del defunto e il piccolo busto che s’intravede sulla mensola di destra e rappresenta, come a indicare con devozione la continuità della dinastia, il nuovo sovrano Vittorio Emanuele. Enfatico, falsamente grandioso, che poggia su di una affannosa libertà, una sorta di disordinata “Scuola d’Atene” che testimonia un rinnovato interesse per Raffaello e il Manierismo, la tela del Rasori vuole riportare al ricordo del ritrovamento del Sacro Catino, un tempo identificato dalla tradizione come l’autentico Santo Graal e celebrato anche dal Tasso nelle pagine della sua “Gerusalemme conquistata”. Ci informa il comunicato stampa che un tale scompiglio per una reliquia di dubbia autenticità attirava già nel 1858 l’ironia dello studioso Clemente Rovere”, pronto ad affermare: “Il sacro catino, che si credé fosse fatto con un sol pezzo di smeraldo, ma che poi fu riconosciuto essere di cristallo, tenevasi come una delle più preziose anticaglie del tesoro della cattedrale di Genova”. (e. rb.)

 

Le immagini:

Gaetano Ferri (1822-1896), “Il lutto del Piemonte” (1855), olio su tela 250x 300 cm, Musei Reali Torino

Vincenzo Rasori (1793-1863), “Guglielmo Embriaco all’assedio di Cesarea vi ritrova il Sacro Catino nel 1101” (1846), olio su tela 510×320 cm, Musei Reali Torino

Il presidente dell’Assemblea regionale, Nino Boeti

Avvocato di strada: “Avviciniamo i giovani all’avvocatura” 

Anche quest’anno i volontari di Avvocato di Strada Torino avranno un ruolo di primo piano nelle attività della Clinica Legale della Facoltà di Giurisprudenza attivata dalla Dott.ssa Cecilia Blengino dell’Università di Torino

L’esperienza, che verrà presentata martedì 5 febbraio alle ore 10 sarà aperta a due studenti di giurisprudenza che potranno affiancare i volontari nelle attività di supporto legale in favore delle persone senza dimora.“Siamo entusiasti di poter ripetere l’esperienza attivata l’anno scorso che permetterà ai giovani studenti di avvicinarsi all’avvocatura facendo un’esperienza diretta del nostro mestiere e che, in più, potranno farlo partendo dal punto dei più deboli. La nostra associazione – sottolineano i volontari di Avvocato di strada – collabora già alle cliniche del diritto di varie università italiane come Milano, Bari e Foggia. Siamo orgogliosi di poter collaborare anche quest’anno con la Clinica del diritto di Torino, una delle prime a prendere piede in Italia”.

Associazione Avvocato di Strada Onlus 

Avvocato di strada: “Avviciniamo i giovani all'avvocatura" 

Anche quest’anno i volontari di Avvocato di Strada Torino avranno un ruolo di primo piano nelle attività della Clinica Legale della Facoltà di Giurisprudenza attivata dalla Dott.ssa Cecilia Blengino dell’Università di Torino

L’esperienza, che verrà presentata martedì 5 febbraio alle ore 10 sarà aperta a due studenti di giurisprudenza che potranno affiancare i volontari nelle attività di supporto legale in favore delle persone senza dimora.“Siamo entusiasti di poter ripetere l’esperienza attivata l’anno scorso che permetterà ai giovani studenti di avvicinarsi all’avvocatura facendo un’esperienza diretta del nostro mestiere e che, in più, potranno farlo partendo dal punto dei più deboli. La nostra associazione – sottolineano i volontari di Avvocato di strada – collabora già alle cliniche del diritto di varie università italiane come Milano, Bari e Foggia. Siamo orgogliosi di poter collaborare anche quest’anno con la Clinica del diritto di Torino, una delle prime a prendere piede in Italia”.

Associazione Avvocato di Strada Onlus 

Omegna in Arte tra ‘800 e ‘900

Accompagnata da un documentato catalogo, curato da Giulio Martinoli e Roberto Ripamonti

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E’ stata inaugurata sabato 2 febbraio al Forum di Omegna, sul lago d’Orta, la mostra “Omegna in Arte tra ‘800 e ‘900”, organizzata dall’Associazione Culturale I Lamberti e patrocinata dal Comune di Omegna. Accompagnata da un documentato catalogo, curato da Giulio Martinoli e Roberto Ripamonti, la mostra si pone l’obiettivo di raccontare “un patrimonio invisibile”, come è stato definito da I Lamberti. Un patrimonio che, per la parte che sarà visibile nella mostra, è rappresentato dalle opere di 27 artisti che hanno operato sul territorio della città che ha dato i natali a Gianni Rodari tra l’800 e il ‘900, per un totale di oltre 100 pezzi tra paesaggi, nature morte, disegni, incisioni e sculture.

La mostra e il catalogo hanno l’intento di introdurre i ragazzi (e non solo loro) alla scoperta del valore di quanto li circonda – afferma Roberto Ripamonti – e far prendere loro coscienza di ciò che la storia ci ha tramandato attraverso le testimonianze artistiche presenti nel nostro territorio in modo da far loro riconoscere e recuperare la memoria dei beni che appartengono alla comunità. La presenza di soltanto alcune opere di ventisette autori non può ovviamente rivelare in pieno tutto il loro lavoro artistico, che per alcuni è stato enorme, ma può indurre a trovare un nuovo modo di osservare il nostro territorio e l’arte che ha prodotto”. Dall’Abate Zanoia ai tesori della scuola vigezzina, di cui è esponente Alfredo Belcastro, passando dall’opera pittorica di Guido Boggiani alla scuola di Gignese rappresentata da Filippo Carcano, il percorso della mostra punta ad analizzare alcuni dei molteplici aspetti della vicenda artistica omegnese. Con questo intento verranno, infatti, proposte anche le riproduzioni del polittico di Fermo Stella da Caravaggio custodito nella Collegiata di Sant’Ambrogio e del polittico di Filippo Cavallazzi da Oleggio, che si trova nella chiesa di San Gaudenzio a Crusinallo. Pur non a catalogo, alla mostra saranno esposte anche due opere di Enrico Gattéllaro, pittore nato a Omegna il 10 gennaio 1910 e già disegnatore presso la ditta “De Angeli Frua” nel capoluogo del lago d’Orta, prima di trasferirsi definitivamente a Como nel 1939 per intraprendere la carriera di disegnatore di tessuti. Come scrisse George Bernard Show,”si usa l’arte per guardarsi”. Ringrazio I Lamberti per il loro prezioso volontariato culturale e invito la città a ‘specchiarsi’ nella bellezza delle opere di questa mostra”, ha dichiarato Sara Rubinelli, assessore comunale alla Cultura. E ha aggiunto che “l’arte permette di guardare dentro la propria anima e, in quest’occasione, apporterà anche la valorizzazione del nostro patrimonio territoriale”. La mostra “Omegna in Arte tra 800 e 900”, visitabile fino al 24 febbraio, sarà aperta da martedì a domenica, dalle ore 15 alle 18.

 

M.Tr.

Il Giorno del ricordo delle foibe e dell’esodo Giuliano-Dalmata

L’appello dell’Associazione degli esuli ANVGD

 

Il 10 febbraio sarà il Giorno del ricordo delle foibe e dell’esodo Giuliano-Dalmata. L’Associazione degli esuli, l’ANVGD, ha lanciato il seguente appello che dovrebbe essere al centro del dibattito in ogni manifestazione del 10 febbraio in tutta Italia. Il tentativo di negare o di ridurre la portata dei crimini contro gli Italiani avvenuti al confine Orientale continua ed e’ quindi doveroso aderire alla sollecitazione che viene dall’ANVGD

(pfq)

 

 

Richiesta di istituzione di una Commissione parlamentare presso la Camera
dei Deputati per la Strage di Vergarolla e i crimini commessi nel Confine
Orientale
La Repubblica italiana è nata con un profondo vulnus al suo confine
orientale. Le tumultuose fasi conclusive della Seconda guerra mondiale nelle
province di Trieste, Gorizia, Pola, Fiume e Zara videro eclissarsi definitivamente la
statualità italiana, resasi qui effimera già all’indomani dell’8 settembre 1943, e
prendere il potere di fatto le forze partigiane jugoslave del Maresciallo Josip Broz
“Tito”, che avevano posto fine alla presenza nazista (Zona di Operazioni Litorale
Adriatico, formalmente facente parte della Repubblica Sociale Italiana, di fatto
annessa al Reich). Ancora prima che la zona di frontiera venisse separata in base agli accordi
di Belgrado tra una Zona A sotto amministrazione militare anglo-americana (le
città di Gorizia, Trieste e Pola) ed una Zona B sotto amministrazione militare
jugoslava (Fiume e l’entroterra delle altre tre province, laddove Zara si
considerava già assegnata alla rinascente Jugoslavia), l’occupazione “titina” segnò
pagine luttuose per la comunità italiana. La guerra di liberazione nazionale
jugoslava aveva assunto caratteristiche annessioniste e gli oppositori del progetto
andavano eliminati. Nei “Quaranta giorni” trascorsi dal primo maggio al 12
giugno 1945 centinaia di italiani risultarono infoibati (in continuità con le stragi
di settembre-ottobre 1943 in Istria e Dalmazia), deportati, eliminati
sbrigativamente o scomparsi senza far più ritorno. Non si trattava solamente di
fascisti o collaborazionisti, ma anche di antifascisti, democratici e patrioti che,

dopo aver combattuto nella Liberazione contro i fascisti e i nazisti per la
liberazione di quei territori, adesso si opponevano alle mire del regime comunista
di Belgrado: d’altro canto già durante la Resistenza ci furono episodi in cui
partigiani italiani furono eliminati o fatti oggetto di delazione da parte jugoslava
in quanto ribadivano l’italianità di queste terre.

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Anche nei mesi che precedettero la firma del Trattato di Parigi il 10 febbraio 1947
nelle zone sotto controllo jugoslavo, in violazione di ogni normativa internazionale
e in spregio ai diritti umani, le autorità “titine” procedettero ad un sostanziale
processo annessionistico, eliminando in primo luogo il Comitato di Liberazione
Nazionale dell’Istria, che si era riattivato al fine di fronteggiare questa nuova
dispotica presenza straniera. La longa manus dei servizi segreti jugoslavi e della
sua polizia politica (Ozna) operava con il chiaro intento di colpire la presenza
italiana in quelle regioni.
Ad oltre un anno dal 25 aprile, mentre l’Assemblea Costituente ormai
operava alacremente e in un clima di ritrovata serenità, il 18 agosto 1946 a Pola,

 città ancora formalmente italiana, un attentato provocò una carneficina con un
numero di morti che, a seconda delle diverse fonti, oscilla tra le 70 e le 110 unità
(a riprova dell’esigenza di approfondire tali accadimenti), cui sommare un
centinaio di feriti, tra i bagnanti che in località Vergarolla assistevano ad una
manifestazione sportiva. Si trattò della prima strage della storia dell’Italia
repubblicana, con un numero di vittime impressionante e paragonabile alle ben
più note stragi degli Anni di Piombo. Recenti pubblicazioni scientifiche

hanno fornito più dubbi che soluzioni alla
ricostruzione dei fatti, mentre il Comune di Gorizia ha dato risalto alle ricerche
condotte presso l’Archivio Centrale di Stato e l’Archivio Diplomatico del Ministero
degli Affari Esteri da un gruppo di ricercatori della Lega Nazionale in merito alla
sorte dei deportati dal capoluogo isontino, di cui non si è saputo più nulla.
Fondamentale sarebbe poter ampliare lo spettro delle ricerche in merito alla sorte
dei nostri connazionali ed alle dinamiche che portarono all’eccidio di Vergarolla
accedendo a fonti archivistiche custodite negli Stati successori della Jugoslavia. Il
recente recupero delle salme degli infoibati di Castua vicino a Fiume, tra i quali il
Senatore del Regno Riccardo Gigante, ha dimostrato un’attitudine a collaborare
da parte delle autorità della Repubblica di Croazia, con cui sarà opportuno
cooperare per individuare altri siti in cui giacciono spoglie di nostri connazionali
in Istria, Carnaro, Dalmazia ovvero laddove sorgevano campi di concentramento
nell’entroterra croato.

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L’approfondimento di queste ricerche e l’impostazione di sinergie con
Lubiana, Zagabria e Belgrado (ove sono ancora conservati archivi della ex
Repubblica Socialista Federale Jugoslava) non possono essere affidate solamente
alla buona volontà ed alla determinazione degli storici e dei ricercatori che
afferiscono alle associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati, ma necessitano
di un adeguato sostegno istituzionale.
Il 2 giugno 1946 le popolazioni del confine orientale, ancora appartenenti in
punta di diritto allo Stato italiano, non poterono partecipare al Referendum
istituzionale, segnando un’altra grave tappa nella scissione delle tragedie vissute
al confine orientale italiano dal resto della storia patria.
Anche in considerazione delle recenti polemiche scaturite da dichiarazioni
di associazioni e centri culturali il cui unico scopo è quello di negare
l’esistenza delle foibe, una Commissione d’inchiesta parlamentare dedicata
a ricostruire le pagine ancora oscure di questo oscuro dopoguerra sanerebbe
parzialmente questa ferita e contribuirebbe a fare chiarezza su eventi che
ancora oggi risultano oggetto di polemiche, giustificazionismi,
interpretazioni fuorvianti e strumentali.

Tav, la UE: “Non abbiamo chiesto l’analisi. Fondi a rischio”

Il portavoce della Commissione Europea non esclude di dover fare richiesta  all’Italia dei contributi già versati per la Tav. E aggiunge  che, se i fondi non sono impiegati, potrebbero “essere allocati ad altri progetti europei”. L’Ue ribadisce la posizione sulle incertezze nella realizzazione della Torino-Lione sottolineando che “L’ attuale analisi costi-benefici non è stata richiesta dalla Commissione”, ed era stata presentata già nel 2015.  Il ministro Toninelli risponde via Twitter che l’analisi costi benefici “è stata decisa da un Governo sovrano che vuole spendere al meglio i fondi pubblici. L’Ue stia tranquilla e tra pochi giorni avrà tutta la documentazione”.

Tav, la UE: "Non abbiamo chiesto l'analisi. Fondi a rischio"

Il portavoce della Commissione Europea non esclude di dover fare richiesta  all’Italia dei contributi già versati per la Tav. E aggiunge  che, se i fondi non sono impiegati, potrebbero “essere allocati ad altri progetti europei”. L’Ue ribadisce la posizione sulle incertezze nella realizzazione della Torino-Lione sottolineando che “L’ attuale analisi costi-benefici non è stata richiesta dalla Commissione”, ed era stata presentata già nel 2015.  Il ministro Toninelli risponde via Twitter che l’analisi costi benefici “è stata decisa da un Governo sovrano che vuole spendere al meglio i fondi pubblici. L’Ue stia tranquilla e tra pochi giorni avrà tutta la documentazione”.