Le linee avveniristiche del grattacielo di Intesa San Paolo e del Campus Einaudi in queste belle immagini inviateci da Federico Palumbo
Parte la sfida della Città della Salute
“Prende formalmente e concretamente avvio il progetto più significativo per la città e per il Piemonte dei prossimi anni, per migliorare ancora la qualità dei servizi sanitari offerti ai cittadini nostri e anche di altre regioni e per accrescere innovazione, ricerca e formazione in un campo strategico come quello della cura alla persona”: così il presidente della Regione, Sergio Chiamparino, dopo che il direttore generale dell’azienda ospedaliera universitaria Città della Salute, Silvio Falco, ha firmato la delibera che fa partire la procedura di gara per l’affidamento del contratto di partenariato pubblico-privato che consentirà la realizzazione del Parco della Salute di Torino.L’assessore alla Sanità, Antonio Saitta, considera il provvedimento “un traguardo importantissimo” e rileva che “se pensiamo ai tanti anni persi in passato e al fatto che all’inizio del nostro mandato abbiamo praticamente dovuto ripartire da zero: da quando si è cominciato a discutere di Parco della Salute sono passate quattro legislature regionali e si sono succeduti nove governi nazionali differenti, ora finalmente si parte sul serio. Mi preme ringraziare per il lavoro fatto insieme in questi anni la Città della Salute, l’Università, il Politecnico, la Compagnia di San Paolo e il Comune di Torino per la parte urbanistica”.
La gara
Riguarda la realizzazione del “Polo della sanità e della formazione clinica e del Polo della ricerca” del Parco della Salute, ha un valore complessivo di 455 milioni di euro (150 di finanziamento pubblico e 305 a carico del privato), sarà articolata in varie fasi mediante la formula del dialogo competitivo, avrà una durata complessiva di 18 mesi. Questa modalità permetterà di definire al meglio il percorso per arrivare al progetto definitivo, sulla base delle reali esigenze cliniche e sanitarie. Dopo la pubblicazione del bando, gli operatori privati interessati potranno presentare richiesta di partecipazione. Le richieste saranno analizzate per la verifica dei requisiti economici e tecnici necessari. Gli operatori ammessi prenderanno parte al dialogo competitivo e presenteranno una prima proposta progettuale. La Città della Salute convocherà a quel punto i concorrenti per approfondire ogni aspetto. Terminata questa fase, si chiederà di presentare il progetto definitivo sulla base del quale verrà scelto il vincitore.
Il Parco della Salute in sintesi
Il Parco della Salute consentirà di concentrare in una nuova struttura all’avanguardia le attività ad alta complessità degli ospedali della Città della Salute, adeguandole agli standard attuali e del prossimo futuro, in grado di concorrere alla valorizzazione e al potenziamento delle eccellenze degli ospedali esistenti. In questo modo verrà offerta al territorio una struttura in grado di rispondere ai diversi bisogni sanitari, di formazione e di ricerca e di far fronte alle mutate esigenze del sistema sanitario che richiede complessi ospedalieri tecnologicamente avanzati, flessibili, aperti al territorio e con costi di gestione sostenibili. La connotazione sarà quella di un centro polispecialistico all’avanguardia per l’assistenza, la ricerca avanzata e l’insegnamento multidisciplinare, con potenziale attrattivo a scala regionale e nazionale e con elevate capacità operative, organizzative e di interazione con la rete dell’alta complessità. Il progetto è localizzato su un’area di circa 317.000 metri quadrati a sud-est di Torino (area ex Fiat Avio) e prevede la realizzazione di quattro poli funzionali, strettamente fra loro interconnessi:
(cs) www.regione.piemonte.it
I “tumin al verd”, un classico piemontese
I tomini freschi di latte vaccino a pasta morbida, dal gusto leggermente acidulo, hanno origini antichissime e spiccano tra i tipici antipasti della cucina piemontese.
I classici – tumin al verd – preparati con ingredienti semplici come prezzemolo, acciughe, aglio e peperoncino ci permettono di preparare una ricetta particolarmente stuzzicante, perfetta per una cena autunnale da consumare con gli amici in allegria.
***
Ingredienti
1 rotolo di tomini freschi
1 mazzetto di prezzemolo
1 spicchio di aglio
4 filetti di acciuga sott’olio
1 peperoncino piccante
1 tuorlo d’uovo sodo
1 pezzettino di pane secco
Sale, aceto bianco, olio evo q.b.
***
Per preparare il bagnetto verde, mettere a bagno il pezzetto di pane nell’aceto, lavare bene il prezzemolo, asciugarlo e tritarlo con la mezzaluna, aggiungere i filetti di acciuga, l’aglio, il peperoncino, il tuorlo ed il pane ben strizzato dall’aceto, aggiustare di sale e aggiungere l’olio. Mescolare il tutto con cura e disporre sopra ai tomini precedentemente tagliati a fette. Servire a temperatura ambiente con un buon bicchiere di vino rosso piemontese.
Paperita Patty
I "tumin al verd", un classico piemontese
I tomini freschi di latte vaccino a pasta morbida, dal gusto leggermente acidulo, hanno origini antichissime e spiccano tra i tipici antipasti della cucina piemontese.
I classici – tumin al verd – preparati con ingredienti semplici come prezzemolo, acciughe, aglio e peperoncino ci permettono di preparare una ricetta particolarmente stuzzicante, perfetta per una cena autunnale da consumare con gli amici in allegria.
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Ingredienti
1 rotolo di tomini freschi
1 mazzetto di prezzemolo
1 spicchio di aglio
4 filetti di acciuga sott’olio
1 peperoncino piccante
1 tuorlo d’uovo sodo
1 pezzettino di pane secco
Sale, aceto bianco, olio evo q.b.
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Per preparare il bagnetto verde, mettere a bagno il pezzetto di pane nell’aceto, lavare bene il prezzemolo, asciugarlo e tritarlo con la mezzaluna, aggiungere i filetti di acciuga, l’aglio, il peperoncino, il tuorlo ed il pane ben strizzato dall’aceto, aggiustare di sale e aggiungere l’olio. Mescolare il tutto con cura e disporre sopra ai tomini precedentemente tagliati a fette. Servire a temperatura ambiente con un buon bicchiere di vino rosso piemontese.
Paperita Patty
Alla scoperta della libreria Trebisonda
IL PASSAPAROLA DEI LIBRI ha intervistato Malvina Cagna della “Libreria Trebisonda” di Torino
Parlateci di voi. Chi siete e quando nasce la vostra attività?
La Trebisonda nasce nel febbraio 2011 a Torino, in un quartiere vivace e multiculturale: San Salvario, vicino alla stazione di Porta Nuova, a Torino. Un posto che conosco bene perché, oltre ad abitarci, ci ho anche lavorato in un progetto di riqualificazione urbana, e quindi ho imparato a conoscerne le risorse, i punti di forza. Il mio modo di interessarmi ai libri e alle questioni politiche, sociali ed economiche mi è parso essere in sintonia con gli interessi e le inclinazioni di tante altre persone che vivono e lavorano qui. Gestire una libreria è stato, da sempre, uno dei miei sogni. Quando, nel 2010, ho incontrato un libraio con cui condividere questo progetto, abbiamo deciso di aprire la Trebisonda, che dall’inizio del 2012 gestisco da sola.
Il nome Trebisonda è quasi una casualità, si è riempito di significati negli anni successivi all’apertura. Pensavo a termini legati al mare, come Ondina, che poi ho scoperto essere il diminutivo della prima atleta olimpionica italiana, Trebisonda Valla. Mi è allora venuto in mente il detto «non perdere la trebisonda». Trebisonda, ora Trabzon, è infatti un porto sul Mar Nero, ed è per questo che nell’antichità veniva visto come un punto di riferimento; per i naviganti era come la stella polare. San Salvario è a sua volta un approdo, stretto com’è tra la stazione e il Po. Un quartiere crocevia di popoli e religioni, proprio come un porto, e anche per questo il nome Trebisonda calzava a pennello. Inoltre adoro Don Chisciotte, è il mio libro, infatti la polena/sirena di cartapesta realizzata da Alessandro Rivoir, che si trova qui in libreria e che è un po’ il simbolo della Trebisonda, legge un libro, che è proprio il Quijote. Ma mi ero completamente dimenticata – me l’ha ricordato una cliente un paio di anni fa – che il sogno di don Chisciotte è diventare imperatore di Trebisonda. Quando si dice la combinazione…
Che tipo di lettori frequenta la vostra libreria?
La libreria è frequentata dagli abitanti del quartiere: persone di tutte le età, famiglie, studenti, pensionati. E poi da persone che vengono apposta, da altri quartieri o da fuori Torino. Dai turisti, perché anche San Salvario inizia da qualche anno a beneficiare dell’aumento del turismo in città. Infine, da coloro che frequentano i numerosi appuntamenti che propongo: presentazioni, corsi, laboratori (in questo caso, anche bambine e bambini). San Salvario è un quartiere dall’animata vita serale e notturna e così per cinque anni ho tenuto la libreria aperta tutti i sabati dalle 23 all’una di notte: c’era chi si aspettava che entrassero in libreria ubriaconi e simili, ma la realtà era molto più variegata: non solo giovani a passeggio tra i cocktail bar, ma anche e soprattutto persone e famiglie che andavano o tornavano dalla cena al ristorante e in pizzeria, o che dovevano fare un regalo, proprio come di giorno. In ogni caso è vero che un certo tasso alcolico favorisce l’acquisto!
Lettori si nasce o si diventa?
Anche chi “nasce” lettore, nel senso che appartiene a una famiglia di lettori, ha poi bisogno di confermare questa propensione, incontrando i libri e i maestri (le maestre) giusti. Quindi per lo più lettori si diventa, direi.
Essere librai nel 2019: che cosa è cambiato nel mestiere del libraio e nel ruolo del lettore, negli ultimi anni?
Forse il libraio, la libraia di questi anni è una persona che cerca di capire dove si trova la sua libreria, il posto in cui si colloca, in quale tempo storico e in quale quartiere e città, tutti elementi che rendono possibile un’interazione con quello che succede al di fuori della libreria. Uno scambio in cui la libreria dà anche degli input, che non sono solo gli incontri sul libro del momento, ma anche serate a tema, focalizzate su figure letterarie o politiche di rilievo o temi di attualità; e pure un allestimento particolare della vetrina. Questo è un messaggio potente secondo me, perché l’aspetto visivo è importante e va tenuto in debito conto. Forse negli anni è diventata un po’ obsoleta l’immagine – certamente affascinante – del libraio che se ne sta nel suo antro polveroso pieno di tomi antichi e introvabili. Se c’è un modo per rendere vivo questo mestiere è diventare parte attiva di quello che succede intorno: non più chiusura ma apertura, scambio con quanto si trova fuori. Non è invece venuta meno la funzione “orientativa”, anzi direi che è ancora più preziosa, vista la quantità di libri immessi sul mercato giorno dopo giorno, anno dopo anno. A maggior ragione, lavorando con la piccola editoria e con autori e autrici non ancora molto noti, i lettori si affidano maggiormente al consiglio della libraia o del libraio.
Lettura e reti sociali: che cosa ne pensate di questo binomio? Si può essere “social” continuando a essere lettori? Quanto e come siete presenti sulle reti sociali e che impatto hanno queste sulla vostra attività?
La Trebisonda ha una pagina facebook e un account instagram. Altro modo di essere “social” è l’invio della newsletter. Non vado matta per facebook, anche se talvolta favorisce incontri altrimenti impossibili; però mi pare che il tempo che finiamo per dedicargli sia troppo. Tempo sottratto non solo alla lettura, ma anche alla famiglia, agli amici, alla cura del proprio corpo… A livello di lavoro, mi pare che le proposte più interessanti scaturiscano da incontri de visu; certo la piattaforma social può essere una vetrina; ma forse non è un caso che, spesso, chi più dà riscontri positivi online poi non si faccia mai vedere in libreria: sarà un modo per sgravarsi la coscienza?
Nel nostro gruppo ci sono titoli che ormai hanno raggiunto lo stato di “libri di culto” o veri e propri tormentoni, come Il caso di Harry Quebert o la Saga dei Cazalet, non sempre a causa della loro qualità artistica ma grazie, soprattutto, a un passaparola costante sulle reti sociali: quali sono i titoli il cui successo vi ha maggiormente stupito e che idea vi siete fatti del motivo di questo successo?
Il mio è un osservatorio un po’ particolare, di nicchia, e quindi forse lo sarà anche il titolo che sto per fare, che è Patria di Fermando Aramburu (Guanda). Autore già pubblicato in Italia da La nuova Frontiera, ma non molto noto fino alla pubblicazione di questo lungo romanzo, emozionante e bellissimo.
Qual è il titolo che, secondo voi, diventerà il prossimo “tormentone”?
C’è attesa per White di Bret Easton Ellis che uscirà con Einaudi a ottobre. Tra pochi giorni esce con Iperborea il nuovo Bjorn Larsson, La lettera di Gertrud che, se non un tormentone, sarà sicuramente un “tormentino” per i fan di questa casa editrice, che sono sempre più numerosi. Infine, se posso fare un augurio, spero che Babbitt di Sinclair Lewis (Mattioli 1885) abbia almeno parte della fortuna che ha avuto Stoner di Williams: è stupendo.
In molti, sul nostro gruppo, si lamentano del fatto che è diventato molto difficile invogliare alle lettura i giovanissimi: in base alla vostra esperienza è vero che i ragazzi leggono sempre di meno? Esiste una strategia che scrittori, librerie, case editrici o chiunque abbia a che fare con giovani lettori potrebbe utilizzare per interessarli di più?
I bambini sono naturalmente curiosi e attratti dalla bellezza, e i libri, anche se in casa non ce ne sono, li incuriosiscono assai. Non è impossibile che un bambino inizi a leggere anche se i genitori non leggono. Certo, è difficile. Ma anche i piccoli lettori possono – speriamo temporaneamente – disamorarsi della lettura, quando diventano adolescenti e dai coetanei ricevono messaggi sconfortanti: leggere è noioso, chi legge è uno sfigato. Come libraia consiglio, ai bambini che non amano leggere “tanto”, i fumetti. Il fumetto ha il pregio di poter essere letto anche dai ragazzini che, per qualche motivo, in adolescenza smettono di leggere i libri. In alternativa, una storia, magari illustrata, breve, che vada incontro agli interessi del bambino o della bambina: l’informatica ad esempio, i dinosauri, le sirene, ecc.
Spero sempre che in loro, o almeno in alcuni di loro, si desti la voglia di riprendere in mano un romanzo. In generale, e qui parlo anche e soprattutto di ambito scolastico, credo che una buona strategia sia rendere partecipi, protagonisti, i ragazzi e le ragazze: coinvolgerli, affascinarli, farli innamorare. Ricordo un incontro emozionante con Fouad Laroui (premio Goncourt, pubblicato da Del Vecchio; consiglio in particolare Un anno con i francesi) in un liceo scientifico di Torino. Riuscì a tenere una sorta di lectio magistralis in francese a due classi che parlavano inglese. Si fece capire benissimo, spaziando dalla letteratura alla fisica, e ricordando che l’intuizione di Einstein sulla relatività nacque durante una passeggiata con un poeta. Incoraggiò quindi le scolaresche a non trascurare lo studio delle materie umanistiche. Fu subissato dalle domande. C’era una bellissima atmosfera in quell’aula magna.
Ancora una cosa: per cercare di rendere i libri oggetti sempre più diffusi, per tutti, la Trebisonda è aperta alle feste di compleanno per i più piccoli, che così imparano a considerare la libreria uno spazio comune, un luogo in cui possono giocare, divertirsi, un posto di uso «quotidiano».
Come vi ponete nei confronti della lettura digitale? La considerate una risorsa o una minaccia per la vostra attività e per il futuro dell’editoria?
Più che una minaccia vorrei vederla come una maniera di integrare le possibilità di chi legge. Pensiamo a chi viaggia spesso o a lungo: impossibile portarsi dietro dei tomoni, no? Certo il numero di chi legge solo con e-reader è in aumento, ma mi pare sia comunque una percentuale poco rilevante. Il problema vero, semmai – scopro l’acqua calda – è che in Italia si legge poco, sia su carta sia su supporto elettronico.
Tornando alla domanda, sarebbe bello che le libraie e i librai in carne e ossa potessero veder riconosciuta la loro capacità di consigliare la clientela, sulla base dei gusti e delle necessità. Questo a prescindere dal fatto che venga poi acquistato un libro cartaceo o un e-book.
Consigliate un libro, secondo voi imperdibile, ai nostri lettori.
Da libraia, sono abituata a dare più opzioni a chi mi chiede un consiglio… Alcuni suggerimenti di lettura sono già nelle risposte qui sopra. Tuttavia ho dato uno sguardo alla vostra pagina FB e vorrei consigliare due classici che secondo me potrebbero fare al caso vostro: uno è Mansfield Park di Jane Austen. L’altro è La famiglia Karnowsky di Israel J. Singer. Di contemporaneo, invece, Americanah di Chimamanda Ngozi Adichie, oppure i racconti di Guadalupe Nettel, Bestiario sentimentale, La Nuova Frontiera, o La felicità di Emma di Claudia Schreiber, Keller. E, sicuramente Una donna, di Annie Ernaux, L’Orma.
Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti scrive in una nota che “il Mit ha condiviso con il Governo francese, attraverso l’ambasciatore di Francia in Italia, Christian Masset, l’analisi costi-benefici sul progetto Tav Torino-Lione, come concordato dai Ministri Borne e Toninelli, prima della validazione e pubblicazione da parte del Governo italiano” Per il Mit si tratta del punto di partenza di “un’interlocuzione tra i due esecutivi”. E a breve sarà fissato un incontro bilaterale.
Al via la Clinica del diritto Torino

Nel question time in Consiglio regionale siamo intervenuti per chiedere all’Assessore Saitta per quali provvedimenti siano stati presi dall’assessorato sulle tensioni in essere all’interno dell’azienda Asl To 3 e sulle promesse modifiche alla DGR 50.
In data 21 gennaio le OO.SS Rsu dell’Asl TO3 hanno dichiarato lo stato di agitazione dei lavoratori e venerdì 25 gennaio i lavoratori hanno svolto un presidio davanti all’Assessorato alla Sanità. I sindacati chiedono la modifica della DGR 50, dove l’attuale riorganizzazione della rete dei laboratori nella zona ovest di Torino rischia seriamente di penalizzare un patrimonio di strutture e professionalità. La scelta di rendere il Mauriziano hub della rete della zona ovest di Torino andrebbe quindi rivista: con ASL città di Torino cambiano i confini e quindi la programmazione sanitaria, così come serve verificare la capacità di trasporto delle analisi in un territorio che va dalla città capoluogo a comuni di alta montagna. I sindacati denunciano inoltre un grave clima di intimidazione in seguito alla dichiarazione dello stato d’agitazione dei lavoratori e raccontano di pressioni ai lavoratori al fine di tacere i problemi della struttura. “La riorganizzazione della rete dei laboratori in zona ovest va ripensata dando certezze ai lavoratori e garanzia di uguali o migliori servizi ai cittadini” – dichiarano il Capogruppo di LeU Marco Grimaldi e la consigliera di Leu Silvana Accossato. – “Pensiamo che un intervento dell’assessorato in tale direzione, già richiesto dal consiglio regionale, oltre a rivedere alcune scelte sarà utile anche a rasserenare il clima oggi teso all’interno dell’azienda”.
Nel question time in Consiglio regionale siamo intervenuti per chiedere all’Assessore Saitta per quali provvedimenti siano stati presi dall’assessorato sulle tensioni in essere all’interno dell’azienda Asl To 3 e sulle promesse modifiche alla DGR 50.
In data 21 gennaio le OO.SS Rsu dell’Asl TO3 hanno dichiarato lo stato di agitazione dei lavoratori e venerdì 25 gennaio i lavoratori hanno svolto un presidio davanti all’Assessorato alla Sanità. I sindacati chiedono la modifica della DGR 50, dove l’attuale riorganizzazione della rete dei laboratori nella zona ovest di Torino rischia seriamente di penalizzare un patrimonio di strutture e professionalità. La scelta di rendere il Mauriziano hub della rete della zona ovest di Torino andrebbe quindi rivista: con ASL città di Torino cambiano i confini e quindi la programmazione sanitaria, così come serve verificare la capacità di trasporto delle analisi in un territorio che va dalla città capoluogo a comuni di alta montagna. I sindacati denunciano inoltre un grave clima di intimidazione in seguito alla dichiarazione dello stato d’agitazione dei lavoratori e raccontano di pressioni ai lavoratori al fine di tacere i problemi della struttura. “La riorganizzazione della rete dei laboratori in zona ovest va ripensata dando certezze ai lavoratori e garanzia di uguali o migliori servizi ai cittadini” – dichiarano il Capogruppo di LeU Marco Grimaldi e la consigliera di Leu Silvana Accossato. – “Pensiamo che un intervento dell’assessorato in tale direzione, già richiesto dal consiglio regionale, oltre a rivedere alcune scelte sarà utile anche a rasserenare il clima oggi teso all’interno dell’azienda”.
Una vicenda che lo ha colpito profondamente: “anche perché essendo uomo di comunicazione si rende conto di quanto che sta succedendo ed è molto provato”. Sono le parole, riportate dall’Ansa, di Stefano Caniglia, avvocato di Luca Pasquaretta, ex portavoce di Chiara Appendino, che oggi non si è presentato dai pm che lo accusano di estorsione nei confronti della sindaca. Il legale afferma che il suo assistito “mai ha minacciato o estorto nulla alla sindaca e dal punto di vista personale il loro rapporto era buono. Valuteremo più avanti se farci sentire dai magistrati”. L’avvocato nega pressioni su Appendino per avere una collaborazione con la viceministro Laura Castelli, collaborazione che, aggiunge, “faceva parte delle occasioni di lavoro di un professionista della comunicazione politica”.
(foto: il Torinese)