redazione il torinese

Il manicomio dei bambini

C’erano una volta i matti

Le storie spesso iniziano là dove la Storia finisce

Non tutte le storie vengono raccontate, anche se così non dovrebbe essere. Ci sono vicende che fanno paura agli autori stessi, che sono talmente brutte da non distinguersi dagli incubi notturni, eppure sono storie che vanno narrate, perché i protagonisti meritano di essere ricordati. I personaggi che popolano queste strane vicende sono “matti”,” matti veri”, c’è chi ha paura della guerra nucleare, chi si crede un Dio elettrico, chi impazzisce dalla troppa tristezza e chi, invece, perde il senno per un improvviso amore. Sono marionette grottesche di cartapesta che recitano in un piccolo teatrino chiuso al mondo, vivono bizzarre avventure rinchiusi nei manicomi che impediscono loro di osservare come la vita intanto vada avanti, lasciandoli spaventosamente indietro. I matti sono le nostre paure terrene, i nostri peccati capitali, i nostri peggiori difetti, li incolpiamo delle nostre sciagure e ci rifugiamo nel loro eccessivo gridare a squarcia gola, per non sentirci in colpa, per non averli capiti e nemmeno ascoltati. (ac)

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7. Il manicomio dei bambini
Fino ai primi anni del Novecento le malattie dei bambini non sono separate da quelle degli adulti, solo dopo gli anni Venti la neuropsichiatria infantile viene considerata una disciplina distinta e autonoma. Nascono i primi Istituiti Medico-Psico-Pedagogici, ma i bambini in manicomio ci finiscono lo stesso. All’interno di queste orride strutture trovano segregazione, cattiva alimentazione, promiscuità, e vita malsana, tutte condizioni che fanno sorgere epidemie di tubercolosi, pleuriti e infezioni di ogni genere. Le storie dei bambini nei manicomi sono fragili e brevi, riassunte in poche parole che possiamo estrapolare dalle cartelle cliniche: “indocile”, “disobbediente”, “tendente al furto”, “insofferente alla disciplina”, “cattivo”. Spesso si tratta di creature provenienti da famiglie povere e disastrate, ultimi di dieci figli, o con padri che non sanno rispondere alle semplici domande delle infermiere.  Virginia, dieci anni, è “vivacissima, irrequieta, batte le mani, gesticola, pronuncia parole senza senso o cerca di ripetere pappagallescamente parole che ode da altri. Canticchia notte e giorno, corre per le stanze. Masturbatrice e epilettica”. La piccola muore poco tempo dopo il ricovero per tubercolosi polmonare. Adrianina, invece, è “docile”, ma “rifiuta lo studio”. Viene marchiata come “oligofrenica”. Carlo, ha cinque anni e non ha un padre, è “molto discolo, indisciplinato, con grossolane anormalità del carattere e della condotta”, per lui la diagnosi è di “ritardo mentale con difficoltà psico-motoria e disadattamento mentale”; il piccolo è da internare per mancanza di disciplina. Antonio ha otto anni, pesa 26 Kg ed è alto 126 cm. La madre sembra sana, il padre e il nonno sono alcolisti, a condannare il bambino è il fatto di essere enuretico. Il piccolo viene internato per “infantilismo emotivo e interessi prevalentemente ludici”. Onofria è più grande, ha tredici anni quando viene catturata da Villa Azzurra. È rachitica, malnutrita, presenta scoliosi dorsale, una pessima dentatura e ipotrofismo muscolare, la bambina presenta le stesse caratteristiche dei sei fratelli, ma viene internata da sola all’interno della struttura. Villa Azzurra, chiamata così per il colore delle piastrelle dei bagni, è il luogo dove i bambini anormali venivano rinchiusi. L’imponente struttura si trova al confine tra Grugliasco e Collegno, in fondo a via Lombroso; all’ingresso la scritta “Sezione medico-pedagogica” ammutolisce chiunque la guardi. C’erano anche bambini di pochi mesi che finivano al manicomio dei piccoli, provenienti da famiglie molto povere o poverissime, questo era il posto degli orfani, dei disabili in carrozzina o con handicap fisici e mentali, qui finivano i ciechi, gli ipovedenti, gli epilettici, i disturbati, nessuno dei quali veniva sostanzialmente curato. Negli anni Sessanta i pazienti di Villa Azzurra erano duecento, divisi in solo due reparti, A per i meno gravi e B per i gravissimi e irrecuperabili. Qui c’erano gli “ineducabili”, quelli con cui non era necessario perdere tempo, le infermiere si limitavano a legarli ai letti o ai termosifoni, quando c’era bel tempo li legavano fuori, ai cancelli, agli alberi, alle inferriate, alle panchine o dovunque ci fosse un appiglio per immobilizzarli. Non si rimaneva per sempre a Villa Azzurra, una volta compiuti i quattordici anni potevano succedere due cose, o i ragazzi facevano ritorno alle famiglie o venivano trasportati in altri istituti, affidati al centro di addestramento professionale Lombroso o all’istituto penale minorile Ferrante Aporti; altrimenti il destino avrebbe potuto condurre quei piccoli alienati al reparto 10 di Collegno, dove li aspettava solo l’annientamento totale dell’individuo.C’è una data simbolica per tutto, quella che segna ufficialmente gli orrori di Villa Azzurra, ed è il 1964, quando il dottor Giorgio Coda viene nominato responsabile della struttura. L’uomo è soprannominato dai suoi pazienti “L’elettricista”, incute timore, spavento, è fedele al principio per cui “il bambino ama solo chi rispetta”, impartisce lezioni attraverso l’uso smodato degli elettroshock, soprattutto nei confronti di quelli che si fanno la pipì addosso durante la notte. Il metodo che usa per risolvere il problema della masturbazione è il “massaggio lombo-pubico”, una delle varianti dell’elettroshock a basso voltaggio con una scossa prolungata, tale da non far perdere conoscenza al piccolo paziente, ma da provocargli dei dolori insopportabili per 20-30 secondi. Il dottore organizza anche degli incontri di box fra ragazzi, perché sostiene siano utili per incanalare e scaricare l’aggressività, i round durano tre minuti, durante i quali i fanciulli possono imparare la dura legge della sopravvivenza: vincere o essere sconfitti. Giorgio Coda nasce a Torino il 21 gennaio 1924, nel 1944 si arruola nell’esercito di Salò, lo appassiona la retorica del fatalismo e lo sprezzo del pericolo, ideali a cui non sono estranei né l’educazione familiare, né quella scuola di regime. Nel 1948 si laurea in medicina con una tesi in antropologia criminale, a fine anno entra a Collegno nel reparto del professor Guido Treves, uno dei padri dell’elettroshock in Italia. A trentanove anni, Coda ottiene la libera docenza in psichiatria presso l’Università di Torino, nel 1964 viene promosso vicedirettore di Villa Azzurra. Diventa consulente del Provveditorato agli studi e giudice onorario del Tribunale per i minorenni. Giorgio, molto stimato negli ambienti accademici e nella buona società torinese, viene descritto come medico garbato, spiritoso, di modi salottieri. Pare non risultare a nessuno che egli utilizzi gli elettroshock per curare i suoi pazienti. Il 14 dicembre 1970 il giudice istruttore del Tribunale di Torino riceve un esposto dell’ALMM (Associazione Lotta contro le Malattie Mentali): è il primo atto di accusa contro Giorgio Coda. Si tratta di due pagine di denuncia, alle quali sono allegati sei foglietti di testimonianze, raccolti dalla Commissione di tutela dei diritti dei ricoverati che alcuni mesi prima operava all’interno del manicomio di Collegno. Giorgio Coda è accusato di aver commesso violenze nel periodo in cui prestava servizio a Collegno e poi a Villa Azzurra, si sostiene che utilizzasse gli elettroshock transcranici e lombo-pubici a scopo punitivo e sadico, e non per fini terapeutici.  Il 12 luglio 1974 viene riconosciuto colpevole dal Tribunale di Torino, condannato per maltrattamenti a cinque anni di prigione, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e all’interdizione per cinque anni dalla professione medica. Durante il processo per la prima volta i malati di mente non solo hanno la parola, ma sono ascoltati e presi in considerazione. Coda riesce a farla franca, grazie ad un cavillo giuridico che porta all’annullamento della sentenza di primo grado con la possibilità di avvalersi della prescrizione. Viene amnistiato per i fatti di Villa Azzurra. Il suo rimane l’unico caso in Italia di uno psichiatra incriminato e condannato per maltrattamento dei malati di mente di Collegno. Il 2 dicembre 1977, un “commando” di Prima Linea irrompe nello studio di Coda, di via Goffredo Casalis, lo incatena al termosifone e lo “giustizia” con tre colpi di pistola alle spalle e alle gambe, che gli recidono un’arteria e gli frantumano un ginocchio. Al collo gli viene appeso un cartello su cui è scritto: “il proletariato non perdona i propri torturatori”. Coda però non muore, non viene radiato dall’Ordine e conclude la sua carriera come medico di famiglia a Rivoli. Certi crimini non spetta agli uomini giudicarli.

Alessia Cagnotto

 

Le scienziate dei dati

Anche l’Italia risponde alla chiamata di Women in Data Science. Martedì 5 marzo, dalle 9.30, alleOGR-Officine Grandi Riparazioni di Torino si svolgerà la seconda edizione di WiDS – Turin, unico appuntamento nazionale della conferenza globale ideata dall’università californiana di Stanford e dedicata alle donne che operano in uno dei settori chiave della ricerca contemporanea:la scienza dei dati
 

Organizzato in collaborazione dal laboratorio Data Science for Social Impact della Fondazione ISI di Torino e dalla Fondazione CRT-Cassa di Risparmio di Torino, l’evento, a ingresso libero,si rivolge a studenti, ricercatori, start up e si sviluppa nell’arco della mattinata, attraverso una serie di talk, approfondimenti e tavole rotonde. “Invited speakers” della conferenza saranno Maddalena Amoruso, responsabile Data Science presso Prometeia, e Viviana Patti, professore associato di Computer Science all’Università di Torino e fondatrice del Center for Logic, Language and Cognition dell’ateneo torinese, ai cui interventi seguirà un momento finale di discussione. 

Nata a novembre 2015 a Stanford, Women in Data Science è una conferenza globale che include decine di appuntamenti in tutto il mondo, su temi che spaziano dall’etica dei dati alla privacy, dalla cybersicurezza alla data visualization. L’edizione del 2019 (che a Stanford si terrà il 4 marzo) conta già l’adesione di oltre venti Paesi, per un totale di 45 eventi locali. WiDS – Turin, che nel 2018 si è svolta il 26 febbraio presso la sede della Fondazione ISI, quest’anno si trasferisce alle OGR, riqualificate dalla Fondazione CRT come nuovo hub dell’innovazione di respiro internazionale, con spazi per acceleratori di imprese, laboratori di ricerca e un centro sui Big Data. 

Ingresso libero  con  prenotazione obbligatoria  su  https://goo.gl/Rgvg7f 

Women in Data Science – Turin 
5 marzo 2019, OGR-Officine Grandi Riparazioni (Corso Castelfidardo 22, Torino). 

Programma: 
– ore 9.30: saluti e apertura lavori 
– ore 10: Maddalena Amoruso (keynote) 
– ore 11: Coffee Break 
– ore 11.30: Viviana Patti (keynote) 
– ore 12: discussione 
– ore 13.15: chiusura lavori 

COMUNI E TERRITORI MONTANI IN PRIMA LINEA NELLA PREVENZIONE E GESTIONE DEI RISCHI

Uncem ritiene molto positiva l’approvazione da parte del Parlamento Europeo dell’aggiornamento del Meccanismo di protezione civile UE per aiutare gli Stati membri a rispondere in modo più rapido ed efficiente alle emergenze e alle catastrofi, entrambe ricorrenti e inaspettate. La proposta include anche il miglioramento del piano di gestione del rischio di catastrofi tramite una condivisione più efficiente dei mezzi a disposizione della protezione civile.  La legge istituisce inoltre, su richiesta del Parlamento, il fondo di risorse “RescEU” che metterà a disposizione mezzi aerei per combattere gli incendi boschivi, unità di pompaggio ad alta capacità, ospedali da campo e squadre mediche di emergenza da utilizzare in ogni tipo di emergenza. A seguito di una decisione della Commissione europea, RescEU interverrà qualora gli Stati membri non dispongano di risorse sufficienti per rispondere a una catastrofe. I deputati sono inoltre riusciti a introdurre misure per rafforzare la rete di conoscenze in materia di protezione civile dell’Unione e facilitare gli scambi tra giovani professionisti e volontari della protezione civile. Il testo è stato approvato dl Parlamento europeo con 620 voti favorevoli, 22 contrari e 35 astensioni. La legge entrerà in vigore dopo l’approvazione finale del Consiglio e sarà applicabile entro l’estate. Si tratta di temi, investimenti e opportunità molto importanti anche per l’Italia, secondo Uncem, che ha avviato un percorso virtuoso di impegno e collaborazione con il Dipartimento nazionale della Protezione Civile, guidato da Angelo Borrelli. I Comuni e i territori montani sono in prima fila nella prevenzione delle emergenze e nella gestione dei grandi rischi: vogliamo con il Dipartimento fare nuova cultura della protezione civile, efficientare la seconda fase post-emergenza, semplificare le norme per appalti e gestioni locali, sgravare i sindaci di responsabilità, migliorare i Piani di protezione civile, rendere omogenea l’informazione ai cittadini, dare nuova linfa al volontariato organizzato, nostra eccellenza. Un percorso esemplare, quello italiano, anche per altri Stati europei.

Tav, Rosso (FdI): “Metro2 Torino, si colga la palla al balzo”

Tagliare i costi del Tav, come vuole fare Salvini e come la mozione congiunta Lega 5stelle lascia intendere, può essere un affare per Torino”, dichiara Roberto Rosso, capogruppo in comune per Fratelli d’Italia. “Anche perché Salvini – spiega Rosso – ha aggiunto che un miliardo risparmiato verrà usato per la seconda linea metro del nostro capoluogo. Invece che starnazzare in modo strumentale, la politica torinese si aggrappi a queste parole e ottenga promesse concrete in questo senso. I parlamentari piemontesi dovrebbero presentare una mozione specifica per l’utilizzo di questo miliardo per la linea 2 e vediamo se la Lega non la vota”.

Sassate al bus dei tifosi granata. Quattro feriti

Volevano rubare la bandiera del Torino. Lo ha confessato  un tifoso fermato dalla polizia ieri sera. Apparteneva a un gruppo di ultrà che ha lanciato sassi contro un minivan con quattro tifosi del Torino a bordo, al termine della finale di Supercoppa Primavera Inter-Torino allo Stadio Breda di Sesto San Giovanni. I quattro torinisti se la sono cavata con lesioni leggere.

A2 SOFTBALL, ECCO IL CALENDARIO

La Federazione Italiana Baseball Softball ha ufficializzato la composizione del calendario del Campionato Italiano di serie A2 di softball.
Nel girone A la Reale Mutua Jacks Torino debutterà in casa alle ore 11:00 di domenica 14 aprile, quando al campo di casa di via Passo Buole ospiterà la squadra toscana della Liburnia Softball Livorno. Il 9 giugno il ritorno a campo invertito. Il 27 e il 28 aprile la lunga trasferta in Sardegna, dove le ragazze torinesi incontreranno il Supramonte Softball (Nuoro) e il Banco Sardegna Nuoro Softball Italia; l’11 maggio l’inedita sfida col Carpana Crocetta Baseball & Softball, nel mezzo i match col Legnano Baseball e Softball, le Monzesi New Bollate Softball 1969 e La Loggia. Il  9 marzo alle ore 17 nella sede dell’agenzia di Reale Mutua di Corso Giulio Cesare 268 a Torino è stata organizzata la presentazione della squadra.

Auto e vestiti acquistati online ma era una truffa

Subito.it e Kijiji.it sono alcuni dei più frequentati siti di annunci online italian. Offrono la possibilità a chiunque ne abbia bisogno di  inserire annunci per diverse categorie di oggetti. Con poche parole chiave gli utenti possono non soltanto inserire, ma anche ricercare il prodotto del quale hanno bisogno, connettersi con il soggetto che offre quel determinato prodotto e accordarsi sulle modalità di pagamento e riceverlo. Si tratta di vastissimi negozi online che, pur offrendo un’ampia gamma di servizi, presentano alcune problematiche, prima fra tutte la truffa. Sono ben 8 le persone denunciate dai Carabinieri del Comando Provinciale di Asti, nella settimana appena trascorsa, ritenute responsabili di truffe perpetrate a mezzo dei siti riportati, ma anche con altre modalità. Acquisti di oggetti mai ricevuti, come una consolle per videogiochi pagata 158 euro, un fuoristrada Suzuki per cui era stata versata una caparra di 500 euro, 8000 euro versati ad una fantomatica concessionaria che pubblicizzava su internet la vendita di un’auto Toyota, la locazione sul sito di affitti di case-vacanze “Airbnb” di un appartamento al mare (mai posseduto dall’inserzionista) per 4100 euro, sono solo alcuni degli episodi denunciati presso le Stazioni Carabinieri della provincia e i cui responsabili sono stati individuati grazie alle indagini eseguite dai militari. La gamma delle truffe poste in essere non si limita ai casi di utilizzo dei siti summenzionati, ma anche a mezzo telefono, come nel caso della Madre Superiora di un Istituto di religiose astigiano, che ha subito il tentativo da parte di due pregiudicati originari di Siracusa, non andato a buon fine, di farsi accreditare 4100 euro, al fine di sbloccare un inesistente contributo da parte dell’ASL di Asti all’Istituto religioso; o ancora l’episodio che ha visto coinvolto un procacciatore di affari torinese, il quale senza il consenso dell’utente sottoscriveva un contratto di fornitura “luce-gas-telefono” apponendo la firma falsa dell’ignaro cittadino truffato.

Massimo Iaretti

 

Da Londra al Piemonte (e ritorno) I carabinieri pagano le spese a un giovane sfortunato

Se Edmondo De Amicis dovesse scrivere oggi il suo libro ‘Cuore’, probabilmente questa vicenda l’avrebbe intitolata ‘Da Londra alle Alpi’. Il fatto è avvenuto in Alta Valsesia, ad Alagna (provincia di Vercelli) ed ha come protagonisti un 24enne di origine del Mezzogiorno d’Italia e la locale stazione dei carabinieri. Domenica scorsa, nel pomeriggio, la pattuglia che montava di servizio ha ricevuto  una strana richiesta di aiuto. Protagonista un giovane italiano che, stanco ed affranto, con soli 10 euro in tasca e senza sapere dove mangiare e dove dormire, sentendosi completamente perso ed in balia degli eventi, ha fermato la pattuglia dei militari, che transitava nel paese, chiedendo aiuto e raccontando le sue vicissitudini: originario del sud Italia, primo di tre fratelli, poco più che diciottenne aveva lasciato i propri affetti per lavorare in un ristorante di Londra, come cuoco, e contribuire al mantenimento della famiglia. Scaduto il contratto, il giovane aveva cercato una nuova soluzione di impiego, accarezzando anche il desiderio di rientrare in Italia. Setacciando il mondo dei social, aveva appreso dell’esistenza di alcune, seppur vaghe, possibilità lavorative, connesse al settore della ristorazione, nel comune di Alagna Valsesia, una località che conosceva, per avere lì trascorso alcuni giorni di villeggiatura da ragazzo, con amici. Così, armato di un bagaglio minimo, con pochi soldi e tanti sogni e ricordi, il malcapitato era partito alla volta dell’Italia, e atterrato a Malpensa, animato dalle migliori intenzioni, aveva raggiunto la destinazione prefissata, impegnandosi, senza perdere tempo, nella ricerca di un lavoro. Come il 24enne ha purtroppo ben compreso, non sempre i socialrappresentano situazioni pienamente aderenti alla realtà; così trascorsi invano due giorni di ricerca ed una notte all’addiaccio, quando tutto sembrava perduto, quella pattuglia dei Carabinieri era parsa veramente come una scialuppa di salvataggio in mezzo ad un mare in burrasca. Il Maresciallo ed i militari di Alagna hanno accompagnato al caldo della caserma quella persona, hanno ascoltato e verificato quel racconto, così ingenuamente assurdo da risultare vero. Nel frattempo si è fatta sera, nelle more di una soluzione i Carabinieri, a loro spese, hanno pagato al giovane la cena ed il pernotto in un albergo, grazie anche alla disponibilità del gestore che, pure in piena stagione sciistica, ha reso disponibile una stanza ad un prezzo agevolato. Quasi l’Arma fosse stata ambasciatrice di buone nuove, nella tarda serata è giunta anche una telefonata del vecchio datore di lavoro londinese, che ha prospettato la possibilità di un nuovo contratto per un impiego in un altro ristorante di Londra.Ancora una volta sono stati i Carabinieri a rendere concreta questa possibilità: tornare al Londra comporta dei costi di viaggio. Soldi che lo sfortunato proprio non possiede. Senza perdersi assolutamente d’animo i militari della Stazione di Alagna hanno verificato il percorso, calcolato le spese e donato i soldi per coprire il viaggio. Quindi, grazie al Cielo, una volta tanto le pagine di cronaca da nera si sono riempite di bianco per il bel gesto dei militari tutti ed il lieto fine.

Massimo Iaretti

 

 

 

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TyssenKrupp, Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana-Leu): “lo Stato italiano si faccia sentire”

“Da inchiesta delle Iene scopriamo che c’è una richiesta in Germania di non applicare la sentenza di condanna per i manager responsabili di sette morti”
“Sono molto arrabbiato, ho guardato il servizio della trasmissione tv Le Iene sul processo ThyssenKrupp e sui due manager tedeschi che, nonostante una sentenza di condanna arrivata tre anni fa, se la stanno godendo tranquilli in Germania, mentre le famiglie dei 7 operai morti in quell’incendio di 11 anni fa a Torino chiedono  giustizia. Sono indignato  perché scopro  che probabilmente un tribunale tedesco invaliderà il processo italiano (dopo tre gradi di giudizio), quindi lasciando liberi e incolpevoli due manager di una multinazionale che fattura 40 miliardi l’anno, ma non aveva le giuste misure di sicurezza nell’acciaieria di Torino. E lo scopriamo con un fuori onda, in cui il giudice del tribunale tedesco sembra quasi ridere divertito dalla cosa.” Lo scrive su Facebook il segretario nazionale do Sinistra Italiana Nicola Fratoianni di Liberi e Uguali. “Sono indignato  – prosegue il leader di SI – perché a maggio scorso avevo chiesto in una interrogazione al governo di occuparsi della vicenda, ma non ho ancora ricevuto risposta da nessuno e devo scoprire le verità da un servizio televisivo, su una storia che ha assunto ormai i contorni di una questione di Stato. Perché quando muoiono 7 lavoratori in un’azienda deve essere una questione di Stato.” “Lo dico chiaro: se davvero la Germania intende proteggere i suoi due manager, io credo che l’Italia dovrà  ricorrere alla Corte di Giustizia europea, accompagnando per mano in questo percorso le famiglie degli operai morti. Deve farlo lo Stato, in rappresentanza dei cittadini italiani, perché 7 morti in un incendio evitabilissimo se solo ci fossero state le misure di sicurezza, sono un fatto drammatico che riguarda tutti i cittadini italiani. Mi aspetto estrema determinazione dal governo italiano e se l’aspettano tutti i cittadini italiani che hanno a che fare con il lavoro, con lo sfruttamento e con la mancanza di sicurezza. Conte, Bonafede, Moavero, battete un colpo – conclude Fratoianni – Subito.” Lo rende noto l’ufficio stampa di SI-Leu.