redazione il torinese

Assistenti di lingua italiana all'estero

dante

Bando di concorso per  Austria, Belgio, Francia, Irlanda, Germania, Regno Unito e Spagna

 

Entro il 27 gennaio è possibile presentare domanda on-line per il bando di ‪#‎CONCORSO‬ per assistenti di ‪#‎LINGUA‬ ITALIANA all’ESTERO in Austria, Belgio, Francia, Irlanda, Germania, Regno Unito e Spagna. Impegno richiesto di 12 ore settimanali da settembre 2015 a maggio 2016, compenso variabile a seconda del paese di destinazione. Possono partecipare ‪#‎STUDENTI‬ universitari iscritti ad un corso di laurea specialistica/magistrale o ‪#‎NEOLAUREATI‬ di madrelingua e cittadinanza italiana fino a 29 ANNI.

 

http://www.comune.torino.it/infogio/

 

Uncem: "Inquadrare correttamente l'incidente di Claviere"

soccorsO SCI MONTAGNA

La legge 2 del 2009 della Regione Piemonte dice esplicitamente che i gestori di piste di sci non sono in alcun modo responsabili degli incidenti che si possono verificare nei percorsi fuori pista

 

Uncem Piemonte è vicina alla famiglia del giovane che ha perso la vita nei giorni scorsi a Claviere. L’episodio,  pero, evidenzia la delegazione piemontese dell’Unione dei comuni montani deve essere inquadrato con l’obiettivo giusto. A prescindere dal fatto che sulle piste da sci occorre prudenza, l’annuncio di loro chiusure quando gli incidenti sono avvenuti fuori pista è tale da creare unicamente degli allarmismi inutili. La normativa regionale in questo senso è molto chiara: la legge 2 del 2009 della Regione Piemonte dice esplicitamente che i gestori di piste di sci non sono in alcun modo responsabili degli incidenti che si possono verificare nei percorsi fuori pista. E su questo punto la legislazione attualmente in vigore in Stati come Austria, Francia e Svizzera è altrettanto chiara. Di fatto è una risposta a distanza dall’annuncio, fatto attraverso agli organi di informazione dell’inchiesta avanzata dal procuratore di Torino Raffaele Guariniello per verificare eventuali responsabilità di gestori di piste da sci.

 

Massimo Iaretti

Con le “pietre di inciampo” la storia non si dimentica

Anche Torino la messa in posa delle prime pietre, dedicate alla memoria di 27 torinesi deportati nei campi di concentramento e di sterminio

 

RESISTENZA PIETREStolpersteine (Pietre di inciampo) è un monumento diffuso e par­tecipato dell’artista tedesco Gunter Demnig per l’Europa. Per ricordare le singole vittime del nazionalsocialismo, l’artista pro­duce piccole targhe di ottone poste su cubetti di pietra che sono poi incastonati nel selciato davanti all’ultima abitazione scelta liberamente dalla vittima. La targa riporta “Qui abitava…”, il nome della vittima, data e luogo di nascita e di morte/scompar­sa. Si tratta del primo monumento dal basso a livello europeo: oltre 40.000 pietre d’inciampo sono state poste in 1.100 località di 16 paesi europei; in Italia, le pietre sono presenti a Roma, Livorno, Prato, Ravenna, Brescia, Genova, L’Aquila e Bolzano. Nelle giornate del 10 e 11 gennaio  anche Torino visto la messa in posa delle prime pietre di inciampo, dedicate alla memoria di 27 torinesi deportati nei campi di concentramento e di sterminio. Pietre di inciampo Torino è stato promosso dal Museo Diffuso del­la Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà, dalla Comunità Ebraica di Torino, dal Goethe-Institut Turin e dall’Associazione Nazionale Ex Deportati (Aned). RESISTENZA PIETRE2

 

L’iniziativa per la messa in posa di una pietra d’inciampo parte da chiunque – singoli cittadini, associazioni o enti – desideri ri­cordare una vittima. Non sono quindi le istituzioni a scegliere chi ricordare ma i singoli committenti, mediante una richiesta diretta di cui si fanno portatori. I promotori , con l’assenso dei familiari, hanno  pensato di utilizzare una delle pose per coinvolgere la stampa e le istituzioni. Si tratta della pietra dedicata a Eleonora Levi, ebrea deportata ad Auschwitz, arrestata dai tedeschi nella clinica “Sanatrix” dove era ricoverata. L’ultima abitazione da lei liberamente scelta è stata in corso Massimo D’Azeglio 12 e qui verrà posata la pietra, domenica 11 gennaio, a mezzogiorno. In quel punto, in accordo con i familiari di Eleonora Levi, interverranno Lucio Monaco, vicepresidente dell’Aned, il rabbino della Comunità Ebraica di Torino e il Sindaco di Torino, Piero Fassino.

 

Marco Travaglini

La cacciatrice di comete a Pino Torinese

rosetta foto

Inizia il laboratorio “In viaggio con la cometa” (5- 10 anni); alle 16.30 lo spettacolo in Planetario live “Missione Rosetta” e alle 17.00 sarà inaugurata “Rosetta, cacciatrice di comete”percorso espositivo di 25 pannelli

 

Dopo una corsa durata 10 lunghi anni, ma progettata da quattro lustri e prolungatosi per oltre sei miliardi di chilometri nel nostro sistema solare, il ‘grande giorno’ è finalmente arrivato e la missione Rosetta ha raggiunto il 12 novembre 2014 il più ambizioso e spettacolare dei suoi obbiettivi.Alle 17:03, ora italiana, il centro di controllo ESA-ESOC di Darmstadt ha reso noto che il lander Philae – rilasciato dalla sonda sette ore prima – è atterrato sul nucleo della cometa 67/P Churyumov-Gerasimenko, segnando un primato senza precedenti nella storia dell’esplorazione spaziale. Sabato 10 gennaio Infini.to inaugura la mostra “Rosetta, cacciatrice di comete”, curata dall’Agenzia Spaziale Italiana e per l’occasione il Planetario organizza un weekend con attività per adulti e bambini. Sabato 10 gennaio dalle 15.30 inizia il laboratorio “In viaggio con la cometa” (5- 10 anni); alle 16.30 lo spettacolo in Planetario live “Missione Rosetta” e alle 17.00 sarà inaugurata “Rosetta, cacciatrice di comete”percorso espositivo di 25 pannelli con visita guidata e tavola rotonda. Info e prenotazioni: www.planetarioditorino.it/it/Rosetta,_cacciatrice_di_comete-500.html

 

(www.regione.piemonte.it)

Gli anarchici rivendicano l'attentato bolognese del 23 dicembre all'alta velocità

no tav notte

“Ciò che è accaduto parla in modo chiaro e trova una sua precisa collocazione nel tempo, nello spazio e nelle pratiche di un movimento che lotta contro il Tav”

 

L’antivigilia di Natale fu segnata dal blocco di buona parte della rete ferroviaria del nord a causa di un incendio doloso sulla linea ad alta velocità all’altezza della stazione di Bologna. Oggi arriva una rivendicazione per quell’atto che molti, ad incominciare dal ministro dei Trasporti Maurizio Lupi stigmatizzarono riconducendolo alla lotta contro l’alta velocità nel nostro Paese. “Ciò che è accaduto parla in modo chiaro e trova una sua precisa collocazione nel tempo, nello spazio e nelle pratiche di un movimento che lotta contro il Tav”. Così è scritto su un documento firmato dagli  “anarchici e anarchiche bolognesi” che si lega alla battaglia contro la Torino-Lione. Le autorità stanno indagando sull’autenticità della rivendicazione del sabotaggio alla stazione di Bologna Santa Viola dello scorso 23 dicembre. Messaggio che è stato pubblicato su internet anche dai siti vicini al movimento No Tav.

Fassino super-sindaco ma Torino Metropoli nasce tra mille problemi

TORINO INGRESSO

La Legge di stabilità definisce una riduzione dell’organico del 30% nelle realtà metropolitane, e prevede perciò mobilità verso altre amministrazioni locali pubbliche

 

Il logo è bianco su fondo blu, con l’antica croce bianca su sfondo rosso della defunta Provincia. Piero Fassino, da ieri, è il supersindaco della nuova Città metropolitana. il vicepresidente è Alberto Avetta, già numero due dell’ente provinciale disciolto. Fassino ha voluto subito smentire “il sospetto infondato che la nuova Città metropolitana possa sottrarre competenze ai Comuni che la compongono”. Su questo tema molte aree del Torinese erano e sono perplesse.

 

“Nessuno tema di perdere qualcosa – ha dichiarato – perché invece il nuovo assetto istituzionale porterà un valore aggiunto per tutti, a partire dai Comuni più piccoli. Intendo governare la Città metropolitana sulla base del principio della pari dignità di tutti i 315 Comuni che ne fanno parte, quali ne siano la dimensione o il colore politico”. Quella di Torino è la Città metropolitana più grande d’Italia e grandi sono anche i suoi problemi. In primis le risorse: la coperta è troppo corta e mancano i fondi per finanziare anche i servizi essenziali per il funzionamento della baracca.

 

E’ poi  in corso un negoziato tra ANCI, UPI e Roma sullo spinoso tema del personale. Se aumentano le funzioni delle Città metropolitane, deve anche essere garantita la necessaria dotazione di dipendenti.  La Legge di stabilità definisce una riduzione dell’organico del 30% nelle realtà metropolitane, e prevede perciò mobilità verso altre amministrazioni locali pubbliche. E in tutta Italia ci sono 25.000 persone da spostare. L’ANCI ha stabilito con il Governo la definizione di  una mappa dei posti statali che è possibile occupare attraverso la mobilità e si individueranno i posti disponibili nel sistema degli Enti locali.

 

La ex Provincia di Torino è messa a rischio dalla Legge di Stabilità per  la non rinnovabilità dei contratti a termine attuali, che sono 22. La richiesta di Torino è che non si applichino agli enti nuovi le sanzioni per gli enti disciolti. Fassino ha detto che il problema troverà una risposta nei prossimi giorni.

 

(Foto: Silvia Patti)

   

Vuoi il mio posto? PRENDI il mio handicap

DISABILICANI

Ovviamente l’auspicio è che tali messaggi, ben mirati e ben veicolati, abbiano una ricaduta positiva in termini di civiltà che, a volta, ai padroni dei migliori amici dell’uomo ed a taluni automobilisti manca. A Celle come a Torino, come ovunque

 

Una comunicazione visiva fatta di poche parole e di immagini efficaci è sicuramente più incisiva di mille discorsi o lunghi documenti. Questo assunto, almeno in due occasioni, lo ha messo in pratica il Comune di Celle Ligure, come molti torinesi (e non solo) presenti nella cittadina ligure in occasione delle festività natalizie hanno potuto costatare. Il primo è un cartello posto sul lungo mare per ricordare che la raccolta delle deiezioni dei cani non è un gesto facoltativo ma obbligatorio e la scritta sotto il simpatico quattro zampe scodinzolante “padrone civile, città pulita” dice tutto. Ancora più forte è il messaggio posto sotto i cartelli che indicano i posti auto riservati ai diversamente abili, realizzato in collaborazione con il Lions Club Varazze Celle Ligure. Anche in questo caso la scritta è diretta ed assolutamente eloquente: Vuoi il mio posto? PRENDI il mio handicap”. Ovviamente l’auspicio è che tali messaggi, ben mirati e ben veicolati, abbiano una ricaduta positiva in termini di civiltà che, a volta, ai padroni dei migliori amici dell’uomo ed a taluni automobilisti manca. A Celle come a Torino, come ovunque.

 

(Foto: Iarman / Il Torinese)

 

Massimo Iaretti

Bimbo cerca canti natalizi sul pc della scuola e finisce su sito porno

web computer

L’insegnante, che se ne è accorta ha bloccato i computer e ha avvisato il municipio, che gestisce la rete internet delle scuole cittadine

 

Il bambino di quarta elementare era alla ricerca di canti natalizi sul pcdella scuola, ma nevigando in internet finisce su un sito porno. L’episodio è accaduto presso la scuola elementare Grosa di Borgaro Torinese durante l’ora di informatica. L’insegnante, che se ne è accorta ha bloccato i computer e ha avvisato il municipio, che gestisce la rete internet delle scuole cittadine. Il sindaco, Claudio Gambino, ha così deciso di incontare i genitori. D’ora in poi sarà adottato un livello di sicurezza dei filtri superiore.

Nomadi e rifugiati, la Lega Nord propone: "Schediamoli tutti"

moiCOTA SALVINI

L’urgenza della proposta, spiega Ricca, è dovuta al fatto che ultimamente sotto la Mole si sono registrati “numerosi episodi di criminalità, dal furto allo spaccio, direttamente riconducibili a nomadi o a presunti rifugiati”

 

Chissà la reazione scandalizzata dei benpensanti collinari torinesi alla proposta di  Fabrizio Ricca, il capogruppo della Lega Nord a palazzo Civico: “un censimento dei nomadi e dei presunti ‘rifugiati’ che vivono in città”. L’idea del consigliere padano sarà trasformata in una mozione da presentare in Sala Rossa dove – immaginiamo – il dibattito sarà infuocato. L’urgenza della proposta, spiega Ricca, è dovuta al fatto che ultimamente sotto la Mole si sono registrati “numerosi episodi di criminalità, dal furto allo spaccio, direttamente riconducibili a nomadi o a presunti rifugiati”.

 

Già sette anni fa la Lega, su iniziativa di Roberto Maroni, allora titolare del Viminale, aveva lanciato una analoga proposta a livello nazionale.  Tale ipotesi di schedatura venne però impedita dall’Unione Europea, poichè vagamente in odore di discriminazione etnica. Oltre ai movimenti progressisti di tutta Europa, anche Amnesty International aveva  parlato di azione discriminatoria e del tutto  ingiustificata.

 

L’idea di Ricca è stata appoggiata dall’ex governatore Roberto Cota e dallo stato maggiore leghista. Si attendono le prese di posizione (si suppone per la maggior parte contrarie) delle varie forze politiche a Palazzo di Città.

Visioni al femminile a Palazzo Madama

La location nella Corte Medievale è unica. L’allestimento pure. Il senso simbolico della mostra è già all’entrata: nella foto di gruppo di queste 11 formidabili donne e nei pannelli che introducono i lavori di ognuna, in cui sono ritratti solo i loro occhi, e capite subito che vi attende il loro impareggiabile sguardo sulla vita

 

donne mostradonne mostra 2

Il mondo visto e raccontato da 11 grandi fotografe del National Geographic. E’ “Women of vision”, 99 scatti al femminile e i reportage più emblematici degli ultimi anni, in mostra a Palazzo Madama, da oggi all’11 gennaio 2015, grazie alla prestigiosa partnership tra Fondazione Torino Musei e National Geographic Italia.

 

La location nella Corte Medievale è unica. L’allestimento pure. Il senso simbolico della mostra è già all’entrata: nella foto di gruppo di queste 11 formidabili donne e nei pannelli che introducono i lavori di ognuna, in cui sono ritratti solo i loro occhi, e capite subito che vi attende il loro impareggiabile sguardo sulla vita. Intelligenza, sensibilità e cuore stanno dietro ai loro obiettivi puntati ad ogni latitudine per descrivere  popoli, tradizioni, guerre e natura ai 4 angoli del mondo. Ma con una marcia in più, perché ci sono storie che solo le donne possono raccontare: le loro macchine fotografiche sono le uniche ammesse nei privatissimi mondi femminili di alcune culture (off  limits invece per i colleghi reporter). L’ha capito benissimo (anche se all’inizio le fotografe non hanno avuto vita facile) il National Geographic; l’organizzazione scientifico-pedagogica che da 125 anni mette a fuoco i grandi cambiamenti e le sorti del pianeta, diventata un grande canale mondiale di comunicazione, capace di raggiungere  450 milioni di  persone (attraverso riviste, televisione, documentari, radio, libri, ecc.) e finanziatrice di oltre 10mila ricerche scientifiche.

 

“Le fotografie possono raggiungere l’eternità attraverso il momento….e si fanno, non solo con la macchina fotografica, ma soprattutto con gli occhi, il cuore e la testa” . Lo diceva il grande Henri Cartier-Bresson ed è esattamente ciò che hanno realizzato queste 11 donne. 

 

-Amy Toensing, vedere col cuore. Collabora col National  Geographic da 15 anni ma è affezionata soprattutto al suo primo reportage da Monhegan Island: piccola comunità di pittori e pescatori di aragoste, al largo della costa del Maine, di cui ha saputo cogliere lo spirito e svelare le consuetudini. Da allora ha attraversato il mondo, dall’Australia alla Papuasia, dalla Nuova Guinea al New Jersey, sempre con il suo infallibile metodo: prima legge e si documenta, poi trascorre del tempo con le persone che immortala, è così che ne afferra l’essenza.

 

-Stephanie Sinclair, testimoniare tematiche controverse: dalle spose bambine Yemenite alla poligamia in Texas, ad altri temi legati ai diritti umani. Laureata in giornalismo è stata fotografa free lance nelle zone turbolente del Medio Oriente e ha documentato la guerra irachena. Il suo principio base è: registrare ciò che vede, ma giudicare il meno possibile. Eppure, di fronte all’immagine della bimba di 6 anni sposata ad un uomo di 25, proiettata nel 2012 su mega-schermo a Times Square (per la Giornata mondiale della bambina, istituita dalle Nazioni Unite) qualche sanzione a noi viene in mente.

 

-Diana Cook, illuminare un paesaggio. E’quello che fa da anni, in tutto il mondo, insieme al marito  fotografo. Che siano rigogliosi giardini in cima ai grattacieli di New York e Chicago, o una grotta e un arcobaleno alle Haway, preferisce questi soggetti agli uomini; ma in fondo ne racconta ugualmente (e indirettamente) habitat e vita, basti guardare le barriere sulla spiaggia di Tijuana al confine messicano.

 

-Maggie Steber, la passione per la vita. Fotogiornalista di fama mondiale ha immortalato i travagli di Haiti, fin dal suo primo scatto nel 1985; da allora è sempre stata cronista fedele di rivolte sociali e disastri  naturali (compreso il devastante terremoto del 2010). In tanto orrore lei sa cogliere anche sprazzi di autentica bellezza dell’isola e della sua gente. Negli ultimi anni la tragedia della madre colpita dall’Alzeheimer l’ha portata a focalizzare l’attenzione sul senso della memoria e lascia senza parole l’immagine emblematica di una sezione di cervello letteralmente mangiato dal morbo.

 

-Jodi Cobb, abbracciare la bellezza. E’ una delle 4donne entrate nello staff del National Geographic, e il suo lavoro è leggenda: dalle prime foto ai concerti hippie dei suoi amici, poi diventati famosi e nientemeno che Springstein, Crosby, Stills e Nash. Decisa a fare tutto quello che facevano i colleghi maschi, nel 1980 fu tra i primi occidentali a varcare i confini della Cina, dopo la rivoluzione del 1949. Poi tanti  reportage per documentare il mondo delle geishe o il traffico di esseri umani, sempre inseguendo immagini che parlassero alla gente.

 

-Erika Larsen, trovare il momento umano. E’ la sua cifra stilistica: ha iniziato con le immagini intime dei suoi familiari, poi è entrata nelle case di chi affronta cancro e suicidio. E’famosa per aver documentato la vita del popolo Sami, gli allevatori di renne nell’impervio nord scandinavo e russo. Ha imparato la loro lingua e fatto la governante in una famiglia per 2 anni: una full immersion che le ha permesso di capire cosa rende unico questo popolo.

 

-Beverly Joubert, catturare il lato selvaggio della savana e mettere la salvaguardia della natura alla base di ogni foto. Leoni, leopardi, elefanti e altre specie animali a rischio di estinzione sono i protagonisti del lavoro fatto col marito, in Botswana, dove ha vissuto 30 anni. Insieme hanno prodotto 22 film, dozzine di libri e numerosi articoli per il National: un’imponente mole di lavoro per sensibilizzare chi di dovere e contribuire a ricreare zone di  wilderness.

 

-Lynn Johnson, ispirare il cambiamento. Foto che spingano ad agire e migliorare le cose. Straordinari i suoi reportage dall’infernale mondo dei svantaggiati: che sia per l’aviaria, il vaiolo contratto dalle scimmie o gli abusi sessuali subiti, lei da un trentennio dà volto e voce alle sofferenze. Quando ha iniziato, a metà anni 70, le donne fotografe erano mosche bianche e la strada tutta in salita. Ma ha dimostrato la sua tempra, si è specializzata nella fotografia documentaristica e le sue immagini compaiono sulle riviste più importanti del mondo.

 

-Lynsey Addario, sulla linea del fronte; come fotografa di guerra in Medio Oriente e Africa, con un occhio particolare ai civili “dilaniati”, in particolare le donne. Per qualcuno “una pazza furiosa” che non teme nulla: è stata rapita due volte (l’ultima nel 2011), tenuta in ostaggio dalle truppe di Gheddafi e la morte l’ha vista in faccia. Ma è in simbiosi col suo lavoro e neanche la recente maternità riesce a tenerla lontana dalla prima linea.

 

-Carolyn Drake, la sfida alle etichette e un altro punto di vista sul mondo. A Istanbul e nell’Asia Centrale ha trascorso 6 anni per documentare trasformazioni fisiche e sociali dell’area intorno ai  due fiumi che simboleggiano il paradiso nella tradizione islamica. In Cina ha fotografato il popolo Uiguro dei villaggi agricoli (al limite del deserto del Taklamakan) il cui stile di vita sta rapidamente cambiando sotto il pugno di ferro militare-economico del governo centrale. Cerimonie, credenze sciamaniche e culti di spiriti invisibili sono al centro delle sue immagini più famose e premiate.

 

-Kitra Cahana, immaginando il futuro e puntando sul senso di responsabilità sociale. Nata a Miami, cresciuta tra Svezia e Canada, vissuta in Italia e Israele, è cittadina del mondo, sempre pronta a nuove sfide con zaino in spalla. E’ fotografa di documentari e artista multimediale con una passione per esperienze nuove, il mondo degli adolescenti, ma anche i riti di guarigione e purificazione venezuelani che è riuscita ad immortalare in foto uniche.

 

Laura Goria