redazione il torinese

Un ponte con il Paese delle Aquile

sirdanialbaniaDa oggi news e opinioni da e per l’Albania

 

 La comunità albanese a Torino e in Piemonte è molto forte e integrata pienamente da anni. Inizia da oggi – attraverso il nuovo link del Torinese, IL TIRANESE – la pubblicazione di notizie, opinioni e servizi giornalistici incentrati sui rapporti tra il Piemonte e il Paese delle Aquile, nello spirito di amicizia e interscambio culturale e sociale.

 Gli articoli precedenti sono visibili cliccando sul link Vertina 1 , in alto sopra il titolo

 

 

Francescani d’Albania:1862-1962

 

Padre Marin Sirdani è stato un elemento distintivo negli ordini religiosi che hanno operato nelle varie missioni in terra albanese – in particolare gesuite e francescane – è stato un modo di proporsi non solo in senso pastorale e assistenziale, ma spesso anche interpretativo della società e del passato storico delle regioni di accoglienza; una testimonianza di fede manifestata in ugual modo attraverso le ricerche sulla cultura della nazione ospitante. Contestualmente agli interessi di carattere storico e antropologico, pure importanti e fondamentali della cultura albanese francescana, che hanno direttamente contribuito all’arricchimento della tradizione storica, letteraria e alla valorizzazione del patrimonio linguistico.

 

Padre Marin Sirdani (1885-1962 ), conosciuto in Albania sia in ambito ecclesiastico che laico, nato nel 1885 a Boga, piccolo paese delle Alpi occidentali albanesi, da un’agiata famiglia, rimase orfano di madre alla tenera età di 7 anni. A 9 anni, il padre Dakë, dopo varie peregrinazioni e difficoltà economiche, decise di mandarlo nel collegio Francescano di Scutari per proseguire gli studi. Entrato nell’Ordine, accanto all’attività di assistenza ai bisogno, ebbe modo, altresì, di sviluppare interessi culturali legati alla storia dell’Albania e delle sue tradizioni. Completò gli studi universitari in Austria all’Università di Graz.Il Sirdani divenne sacerdote nel 1916 e servì in vari paesi come: Kthellë, Pishkash,Bazë (Burrel) e Mat. Per un periodo lavorò anche come insegnante a Troshan. Nelfrattempo aveva iniziato la sua attività di storico e scrittore, riconosciuta soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale.

 

Nel 1922 venne chiamato a fondare il primo liceo di studi classici a Scutari «L’Illyricum», insieme a molti intellettuali tra cui Pal Dodaj, e mons. Vinçens Prenushi. Liceo del quale divenne anche direttore. In esso insegnò Storia e Dottrina Cristiana. Nel frattempo pubblicò alcune sue opere fondamentali, delle quali si parlerà più avanti, come Skenderbegu mbas gojëdhanash (Scanderbeg secondo le leggende),considerato il suo capolavoro nel quale raccolse le ultime memorie popolari (Il contributo dei cattolici in Albania).Il Sirdani collaborava con molti giornali del tempo. Egli amava soprattutto la storia; era noto per la sua oggettività scientifica e per il suo metodo d’indagine.La ricca biblioteca del convento francescano di Scutari, con una sezione di fonti sull’Albania medievale, creò le condizioni perché si sviluppassero in lui tutte le componenti necessarie al mestiere di storico.

 

Essa rappresentò per lui uno strumento insostituibile per l’acquisizione di informazioni.  P. Gjergj Fishta è noto anche per la sua attività politica volta a cura degli interessi dell’Albania. Infatti lo troviamo coinvolto in vari eventi importanti per la storia della nazione albanese. Nel 1908 presiede il Congresso di Manastir per la redazione dell’alfabeto albanese. Nel 1913 fonda la rivista «Hylli i Dritës». Durante i tormentati anni 1910-1914 prende parte attivamente al movimento per l’indipendenza albanese, e nel 1912 rappresenta l’Albania alla Conferenza degli Ambasciatori a Londra e al Congresso per la Pace di Parigi nel 1919. Nel 1921 è deputato al Parlamento e Vicepresidente. Partecipa anche alle Conferenze Interbalcaniche di Atene (autunno 1930), Istanbul (ottobre 1931) e Bucarest (1932).

 

Nel 1924 sostiene le rivendicazioni democratiche del rivoluzionario Fan Stilian Noli (1882-1965) e per questo viene poi esiliato da Zog I ( ex re ) di Albania che nel frattempo torna al potere. Negli anni 1925-1926 si rifugia in Italia. Le sue polemiche e i suoi pensieri sono stati pubblicati dalla stampa del tempo e in Chiesa Cattolica Albanese e per questo si trovò più di una volta in diffcoltà. Infatti finì in prigione con l’accusa di aver cercato di legare rapporti con il Vaticano. Liberato nel 1960, P. Marin continuò a operare nel convento di Arra e Madhe a Scutari, dove morì di tubercolosi il 14 febbraio 1962.

 

Nikoleta Memaj

Juve vince 1-0 a Palermo in attesa del Borussia Dortmund

logo-juventus

Ora i punti di vantaggio sulla Roma, in campo lunedì con la Sampdoria, sono 14

 

La Juve sconfigge fuori casa per 1-0 il Palermo. La vittoria con un gol di Morata nella ripresa. Ora i punti di vantaggio sulla Roma, in campo lunedì con la Sampdoria, sono 14. Massimiliano Allegri è soddisfatto per l’esito dell’incontro, mentre si avvicina la sfida di Champions League con il Borussia Dortmund.

Clima da santa inquisizione sotto la Mole: quel pacco di grattacielo tra scandali e scandaletti

inquisizione

palazzo regioneIL GHINOTTO DELLA DOMENICA

Gli aspetti “scandalosi” hanno via via toccato: 1 – la parcella dell’architetto Fuksas, 2 – la bonifica dell’amianto, 3 – la modifica del progetto, sostituendo al ferro il cemento, 4 – la sponsorizzazione di una corsa ciclistica, la Monviso-Venezia

 

Dopo gli scandaloni gli scandaletti? Non c’è pace sotto la guglia della Mole, ogni momento della politica e dell’amministrazione pare finisca con un inchiesta giudiziaria. Cominciamo con l’ultima disgrazia toccata al disgraziatissimo, costruendo grattacielo, sede unica della Regione. Nato da un’idea della Giunta Ghigo per “lasciare un segno visibile” dell’ente regionale nel capoluogo, doveva sorgere sull’area di riqualificazione urbana (Spina), ma quando Mercedes Bresso divenne governatrice decise di spostarlo, come se fosse un pacco, nell’area ex-Fiat Avio, che era stata invece destinata alla Città della Salute.

 

La smania di cambiare le scelte di chi precede non ha colore politico: infatti, cinque anni dopo la Giunta Cota rimette in discussione il grattacielo e traccheggia a lungo, prima di convincersi che, oltre a essere un affare (per gli affitti risparmiati) ormai è difficile tornare indietro. Per cui, non senza contraddizioni, da un lato presenta un esposto alla Corte dei Conti adombrando sperpero di soldi pubblici (per la parcella del progettista) dall’altro assegna il cantiere a un’associazione di imprese pilotate da una cooperativa “rossa”. Gli aspetti “scandalosi”, dunque, hanno via via toccato: 1 – la parcella dell’architetto Fuksas, 2 – la bonifica dell’amianto, 3 – la modifica del progetto, sostituendo al ferro il cemento, 4 – la sponsorizzazione di una corsa ciclistica, la Monviso-Venezia, organizzata dall’allora senatore leghista Michelino Davico. Quest’ultimo “affaire” è appunto lo scandaletto di cui sopra: 50mila euro (e forse più) di pubblicità, fatturati e quindi scaricabili, che sarebbero il “segno di riconoscimento” dei costruttori alla Lega, per il via libera dato al progetto. Almeno, questa pare la congettura degli inquirenti, che gli interessati smentiscono vigorosamente. Quello che colpisce è la singolarità dell’abbinamento rosso-verde. Finora, infatti, ci eravamo abituati alle (legittime) sponsorizzazioni delle Coop verso le Feste dell’Unità, su cui forse nessuna procura ha mai avuto nulla da ridire …

 

Uno scandaletto tira l’altro e anche il fronte sinistro ha da leccarsi le ferite per l’indagine che tocca un personaggio di rilievo, la deputata Paola Bragantini, nella sua precedente veste di presidente di circoscrizione. Indagini sui tabulati telefonici proverebbero che le giunte di quartiere, convocate anche per ore e ore di fila, non vedevano la partecipazione degli “assessorini” dati per presenti e invece impegnati in altre faccende e in alcuni casi anche in ferie all’estero. L’escamotage, ipotizzerebbero gli investigatori, sarebbe servito a ottenere permessi lavorativi retribuiti, che poi il Comune rimborsa ai datori di lavoro privati (non ai dipendenti pubblici). Ci sarebbe anche l’aspetto, ma sembra interessare a nessuno, che gli atti assunti con presenze fasulle sarebbero viziati da falso ideologico, ma tant’è… oggi prevale sempre l’attenzione al vile pecunio.

 

Comunque, ai gazzettieri indaffarati a tracciare scenari e titoli a cinque colonne, su questi e altri casi, si consiglierebbe prudenza, dopo che due altri fatti si sono conclusi in una bolla di sapone. Ci riferiamo alle assoluzioni di Cesare Vaciago, già direttore del Comune, per la questione dei concorsi per dirigenti, e di Alberto Vanelli, processato e prosciolto per la gestione dell’appalto delle Ogr, dove si realizzò la più importante mostra del 150esimo dell’Unità. In quest’ultimo caso, i magistrati avrebbero riconosciuto che un funzionario può, nel pubblico interesse, agire “con creatività” pur di raggiungere lo scopo, e se fosse così sarebbe un bel risultato, forse in grado di rincuorare i tanti burocrati che ogni giorno di più si rinchiudono nel loro guscio, per evitare gli strali di magistrature contabili e sante inquisizioni (leggasi anticorruzioni) varie.

 

Ghinotto

 

(Il dipinto in alto è di Pedro Berruguete: San Domenico presiede un tribunale dell’Inquisizione – Museo del Prado)

Corteo di immigrati in centro contro lo sgombero dell'ex Moi

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“Non siamo né merci né animali. Siamo persone fuggite da una guerra”

 

Lo slogan della manifestazione era: “Casa, lavoro, dignità: non si sgombera la libertà”. Centinaia di immigrati centro africani accompagnati da appartenenti ai centri sociali hanno sfilato nelle vie del centro città  per protestare contro l’ipotesi di sgombero dell’ex Moi, nei pressi di piazza galimberti, il villaggio olimpico attualmente occupato da circa 800 immigrati. Al corteo hanno preso parte anche alcuni partiti di sinistra e sindacati autonomi. “Non siamo né merci né animali. Siamo persone fuggite da una guerra” hanno dichiarato all’Ansa gli immigrati.

Ricordando Maria Magnani Noya

MAGNANI

lniziativa della Consulta femminile regionale per rievocare con un convegno e un volume monografico la storia e l’impegno di quattro donne piemontesi

 

Dopo il ricordo di Giovanna Cattaneo Incisa e di Nicoletta Casiraghi, l’iniziativa della Consulta femminile regionale per rievocare con un convegno e un volume monografico la storia e l’impegno di quattro donne piemontesi da poco scomparse prosegue lunedì 16 marzo alle 17 nella Sala Viglione di Palazzo Lascaris con l’incontro in memoria di Maria Magnani Noya, primo sindaco donna della Città di Torino, dal 1987 al 1990.

 

Ne parlano l’autrice della monografia Caterina Simiand, gli ex parlamentari Giorgio Benvenuto, anche segretario generale della Uil, e Giusi La Ganga, anche consigliere del Comune di Torino, l’ex presidente dell’Assemblea e consigliera regionale Carla Spagnuolo, anche assessore del Comune di Torino, l’ex responsabile dell’Ufficio stranieri del Comune di Torino don Fredo Olivero, l’avvocato Maura Ciani e Paola Bennati dello Zonta Club.

 

L’ultimo incontro, lunedì 31 marzo alle 17, è dedicato alla memoria di Angiola Massucco Costa, parlamentare per il Partito comunista italiano nel 1963 e consigliera comunale a Torino tra il 1970 e il ‘75. La ricordano l’ex parlamentare e assessore del Comune di Torino Maria Grazia Sestero, la dirigente della Regione Piemonte Mirella Calvano, il docente di psicologia dell’Università di Torino Ellenis Bosotti, il filosofo e storico della psicanalisi Franco Quesito e Fabiana Fabiani del Comitato organizzativo Udi.

 

Le quattro monografie, che fanno parte della collana “Donna & Donne”, sono state curate dall’Istituto storico Salvemini di Torino attraverso ricerche d’archivio e incontri con persone che hanno conosciuto le quattro protagoniste, si compongono di un saggio biografico introduttivo che ne evidenzia i percorsi umani e politici, interviste a testimoni della politica, della cultura e della società civile con cui hanno condiviso battaglie e ideali, un’appendice documentaria che ripropone il testo di alcuni discorsi pubblici e un ricco inserto iconografico.

 

(www.cr.piemonte.it – Foto: www.comune.torino.it)

“Caro Magistrato Ti scrivo …”

PALAZZO DI GIUSTIZIA

“Le lettere ha sottolineato il direttore generale dell’associazione, Nadia Mazzon – sono raccolte in un volume che a partire dal 16 Marzo sarà donato dai Magistrati direttamente ai ragazzi che hanno condiviso il progetto e che risponderanno alle loro domande

 

C’è anche Marcello Maddalena, procuratore generale presso la Corte d’Appello di Torino tra i giudici che hanno aderito al progetto “Caro Magistrato Ti scrivo …”. Si tratta di  580 lettere che gli alunni delle scuole superiori di primo grado, una classe per ogni regione Italiana, hanno indirizzato al Magistrato di riferimento sul territorio, nell’ambito della collana editoriale “Caro…… ti Scrivo…” dell’associazione Cultura&Solidarietà, presieduta da Francesco Vivacqua.


“Le lettere ha sottolineato il direttore generale dell’associazione, Nadia Mazzon – sono raccolte in un volume che a partire dal 16 Marzo sarà donato dai Magistrati direttamente ai ragazzi che hanno condiviso il progetto e che risponderanno alle loro domande. E con questo sono oltre 12.000 i volumi che Cultura&Solidarietà ha donato nelle Scuole Italiane. Da Aosta a Palermo destinazione Magistrati – È stato accolto con grande entusiasmo anche dal CSM oltre che dal Segretario Generale della Corte Costituzionale Carlo Visconti, quest’ultimo progetto di Cultura&Solidarietà, associazione che ha già coinvolto il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio , il Sindaco di Milano Pisapia, Papa Francesco, in progetti editoriali che avvicinano gli studenti al mondo delle istituzioni.”


Non è sfuggito ai ragazzi la consapevolezza di rivolgersi ad una persona importante gravata dalla responsabilità di amministrare la più delicata delle competenze “la Giustizia”, anche se le domande e le curiosità dovevano vertere, rigorosamente, sull’uomo più che sulla Istituzione. Pertanto l’uomo, ancorché magistrato, che deve confrontarsi con i problemi familiari di tutti i giorni. Tanto che molti dei ragazzi scrivono al Magistrato definendolo un supereroe. Anche se alcuni non hanno remore nel rilevare che anche tra i magistrati c’è corruzione e fanno domande del tipo “hai mai avuto a che fare con un Giudice disonesto? Se si lo avete condannato?” oppure “hai mai trovato persone che volevano corromperti? Come hai reagito?”

 

Massimo Iaretti

 

 

Modigliani, genio "maledetto", inaugura alla Gam la stagione dei grandi eventi torinesi del 2015

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Una vita sregolata che si spezza a soli 36 anni e l’immensa fama postuma che gli regala l’immortalità. Modì è stato raccontato da letteratura, saggistica e cinema con la strepitosa interpretazione di Andy Garcia

 

Bello, geniale e maledetto, una vita sregolata che si spezza a soli 36 anni e l’immensa fama postuma che gli regala l’immortalità. Modì è stato raccontato da letteratura, saggistica e cinema con la strepitosa interpretazione di Andy Garcia, ed ora la GAM (Galleria Civica d’Arte Moderna) di Torino gli dedica la mostra “Modigliani e la Bohème di Parigi”, in collaborazione con il Musée National d’Art Moderne-Centre Pompidou. Circa 90 opere, tra le quali 60 capolavori provenienti anche da prestigiose collezioni pubbliche e private d’Europa. E intorno al “Prince de Monparnasse” tutta la straordinaria atmosfera culturale cosmopolita dell’”École de Paris” che l’allestimento, curato da uno dei massimi esperti, Jean-Michel Bouhours, racconta in 5 distinte sezioni. –

 

-Agli albori del 900 Parigi è una città cosmopolita e liberale, il cuore della cultura europea: attira, accoglie e protegge esuli ebrei in fuga dalle persecuzioni, pittori, scultori, scrittori, modelle e musicisti stranieri. Si riuniscono nei caffè, circoli ed atelier delle 2 capitali dell’arte lungo le rive della Senna. Montmartre, dove nascono i “fauves”, il cubismo,“Les  demoiselles d’Avignon” di Picasso; e Montparnasse, animata da italiani ed ebrei orientali, che sarà l’incubatrice delle future stagioni, dal dadaismo al surrealismo.

 

Amedeo Modigliani -nato a Livorno il 12 luglio 1884- quarto figlio di una famiglia di commercianti ebrei, ha l’adolescenza segnata dalla tubercolosi, l’arte nel sangue e la certezza di un destino fuori del comune. Dopo la formazione tardo-macchiaiola ed un intermezzo veneziano, nel 1906 approda a Parigi e si installa dapprima a Montmartre, poi a Montparnasse. Gli inizi scivolano via facilitati dai soldi della madre, poi la scorta si esaurisce e la vita precipita. Il Dedo timido, colto (declama Dante, è sempre accompagnato da un libro ed ha maggiori affinità con i poeti), elegante e gentile, che non fuma e beve con moderazione, si trasforma. Disegna, dipinge e scolpisce in un affanno umiliato dall’indifferenza dei mercanti e non riesce più a scansare la miseria. Oscilla tra debiti, fughe veloci per non pagare l’affitto, grandi ubriacature e droghe. Il già fragile sistema nervoso peggiora con improvvisi scatti di collera, mentre i polmoni lo tradiscono. Ed eccolo incarnare lo stereotipo dell’artista “maudit”, tutto genio e sregolatezza.

 

Gli amici cercano di aiutarlo. Primo fra tutti il medico Paul Alexandre, poi il poeta polacco Léopold Zborowski che organizza e finanzia la sua prima personale: ma quei “Nudi distesi” scandalizzano, restano invenduti e la mostra chiude. Non si arrende e la sua opera si popola di ritratti di amici, prostitute, amanti: è Parigi che posa per lui. Prima fa tantissimi disegni, tutte tappe di avvicinamento alle tele che svelano sempre poco dell’ambiente, ma “raggiungono la pienezza” con al centro la figura umana: teste ovoidali, colli longilinei, occhi da riempire con l’anima. Insomma la grandiosa cifra stilistica di Modì, che le donne seppero subito cogliere: come la poetessa inglese Beatrice Hastings, sua amante per 2 anni. Ma il sacrificio supremo è quello di Jeanne Hebuterne: la studentessa di 19 anni che incontra all’Académie Colarossi, sposa nel 17, e da cui avrà una bambina. Quando Modigliani muore, il 24 gennaio 1920, Jeanne, bellissima e di nuovo incinta di 9 mesi, chiede di essere lasciata sola con lui, si taglia una ciocca di capelli, la depone sul petto dell’uomo per cui viveva, poi terrea e silenziosa, si rintana a casa dei genitori. Nella notte, spalanca la finestra e si lancia dal quinto piano.

 

L”artista maledetto” e l’atmosfera culturale dell’”École de Paris” sono raccontate in 5 tappe.

 

1)Amedeo Modigliani- Sezione dedicata alla sua figura e allo stile inconfondibile: semplificazione formale, riduzione del corpo e dei volti a forme geometriche elementari, allungamento accentuato delle forme. Tra i quadri esposti “Ritratto di Soutine”, “Jeanne Hebuterne”, “Il giovane ragazzo rosso”, “La ragazza rossa”.

2)Modigliani/Brancusi e la scultura- alla quale Modì si dedicò quasi esclusivamente dal 1909 al 1914, grazie all’amico che gli fece scoprire la scultura ispirata all’arte oceanica, africana e khmer. Poi smise, scolpire era pericoloso per la sua salute e distrusse molte delle prime creazioni. In mostra le celebri teste dalle forme allungate e gli occhi senza pupille.

3)La Bohème parigina- gli artisti dal grande genio, ma con vita sempre precaria, che s’incontravano a Montmartre e Montparnasse, sono rappresentati in questa sezione, con opere di Chaim Soutine, Marc Chagall e 2 splendidi paesaggi di Maurice Utrillo.

 4)Il Cubismo- Modigliani non aderì alla rivoluzione cubista di Picasso, ma condivise  il processo di schematizzazione e l’attenzione verso l’arte primitiva, come testimoniano i dipinti e i disegni in mostra, accanto ad opere di Juan Gris, Louis Marcoussis, Léopold Survage e “Pane” di Picasso. 5)Il nuovo umanesimo della scuola di Parigi- che ai primi del 900 attirò schiere di artisti come Marc

Chagall, Max Jacob, Sonia Delaunay e Susanne Valadon (presenti con una serie di ritratti).

 

La GAM celebra così un genio assoluto che transitò come una meteora nella Parigi di inizio 900 e la cui fama arrivò postuma. Al suo funerale accorsero pittori, poeti, modelle e… mercanti che già fiutavano l’affare. Fu seppellito come un principe, gli amici fecero una colletta per i fiori e donarono il ricavato dei loro quadri alla piccola orfana. La Hebuterne, invece, rimase sul selciato fino al mattino; la raccolse un operaio e fu sepolta in miseria e silenzio, lontana dal suo Modì. Solo 10 anni dopo poté raggiungerlo al Père-Lachaise e la tomba che oggi condividono è l’epitaffio più giusto per la loro storia. Se volete approfondirla, il libro scritto dalla figlia è emozionante, racchiude foto uniche ed una delle frasi più belle mai scritte a un padre: “Perdoniamo -post mortem- agli artisti stravaganze e immoralità perché sono esseri di eccezione, di specie umana diversa”. – Jeanne Modigliani “Modigliani, mio padre” (ed. Abscondita. Carte d’artisti -60-)

 

Laura Goria

 

“Modigliani e la Bohème di Parigi” alla GAM di Torino (14 marzo-12 luglio 2015)

 

 

Crisi in Piemonte, Chiamparino: "Un tavolo sull'occupazione e fondi per i 40/50enni fuori dal lavoro"

chiampa scrivania

Il governatore: “Chiederò un incontro a Confindustria sulla drammatica situazione”

 

 

In Piemonte sono oltre 33.000 i  lavoratori interessati dagli ammortizzatori sociali. Tra le persone coinvolte, 5.500 hanno perso il posto di lavoro per il fallimento delle loro aziende, 15.000 sono operai di Fca e Cnh Industrial in cassa integrazione . Il dato Fiom riguarda solo aziende  in cui i metalmeccanici della Cgil sono presenti. I lavoratori coinvolti, tra i quali quelli della De Tomaso e dell’Agrati hanno manifestato con un presidio davanti alla sede della Giunta regionale, dove hanno incontrato il presidente della Regione.

 

Sergio Chiamparino, al termine della riunione ha dichiarato: “Chiederò un incontro a Confindustria Piemonte per dare vita in Regione a un tavolo che affronti la situazione drammatica del lavoro in Piemonte. E ai sindacati confederali che incontrerò lunedì farò una proposta per usare parte dei fondi europei per cercare di risolvere soprattutto il problema dei 40/50enni espulsi dal mercato del lavoro”. 

Muore studentessa di 23 anni, si è lanciata da Palazzo Nuovo

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I carabinieri le hanno trovato addosso un biglietto in cui ha espresso la volontà di donare gli organi

 

Si è lanciata verso le 19 dal sesto piano nel cortile di Palazzo Nuovo, sede dell’università in via Sant’Ottavio. Era una studentessa di 23 anni. I carabinieri le hanno trovato addosso un biglietto in cui ha espresso la volontà di donare gli organi. Si è buttata dalle scale antincendio e quando sono giunti i soccorsi era ancora in vita ma è spirata poco dopo. Non si conoscono ancora le ragioni del gesto disperato. Aveva buoni voti sul libretto universitario e quindi non sembra che gli studi siano la motivazione di quanto è accaduto. I carabinieri stanno svolgendo le indagini.