redazione il torinese

Il centro San Liborio fa spettacolo

Parte l’Estate del Pavone, serie di eventi ed appuntamenti di vario genere: teatro, concerti, tango, laboratori

 

Adobe Photoshop PDFIl Centro San Liborio ed il FabLab Pavone, aperti da Sicurezza e Lavoro in via Bellezia, compiono un anno. E per festeggiare il traguardo raggiunto (e le moltissime attività messe in cantiere ed in campo) parte l’Estate del Pavone, serie di eventi ed appuntamenti di vario genere: teatro, concerti, tango, laboratori, attività per bambini e genitori, il tutto con in patrocinio della Città di Torino – Circoscrizione 1. Il primo spettacolo è previsto venerdì 3 luglio, alle ore 21.15, nel cortile della residenza universitaria Edisu San Liborio. Attori ed attrici del Teatro Carillon metteranno in scena “Reflezionem”, una incredibile storia ambientata in un ipotetico futuro in cui la tecnologia domina il genere umano.

 

Massimo Iaretti

Ragazzo nascosto su un tir per 1200 km per sfuggire al padre violento

Il percorso dall’Albania fino a Moncalieri

 

carabinieri autoHa viaggiato per oltre 1.200 chilometri nascosto su un tir, dall’Albania fino a Moncalieri. Un quindicenne albanese ha detto ai carabinieri che lo hanno trovato alla stazione ferroviaria della città,  di essere fuggito dal padre che lo picchiava spesso. Il giovane è ora ospite in una comunità, in attesa che il tribunale dei minori decida quali soluzioni adottare.

Si cala dal tetto come Spiderman per rubare i soldi alla ex

Ha sequestrato la donna portandola fino al bancomat, dove  l’ha costretta a prelevare 300 euro per la droga

 

spidermanE’ sceso dal tetto fino al decimo piano di un palazzo, calandosi alla stregua dell’Uomo Ragno, poi ha sfondato una finestra, e minacciato con un coltello alla gola l’ex moglie. Ha sequestrato la donna portandola fino al bancomat, dove  l’ha costretta a prelevare 300 euro che gli servivano per comprarsi la droga. Il fatto è avvenuto in un condominio di Collegno. L’uomo è un senegalese 32enne,  arrestato dai carabinieri e accusato di sequestro di persona, violazione di domicilio e rapina aggravata.

Presto un nuovo centro per i migranti, ma la Regione: "Alleggerire gli arrivi"

ProfughiLo scopo è diminuire il carico di lavoro e di presenze del Centro Polifunzionale di Settimo Torinese, in difficoltà per l’elevato numero di arrivi

 

AGGIORNAMENTO / 1 L’assessore all’Immigrazione, Monica Cerutti, ha annunciato che la Regione chiederà al  1ministero dell’Interno di alleggerire il peso dell’accoglienza dei migranti a carico del Piemonte.”In questi giorni – ha dichiarato Cerutti ad una riunione nella Prefettura di Torino – vi è stato un flusso straordinario di arrivi dovuto anche al riequilibrio voluto dallo stesso ministero e le strutture territoriali sono sotto pressione. Abbiamo appreso con favore della disponibilità del Comune di Settimo Torinese nel continuare a contribuire a gestire i flussi migratori in Piemonte. Abbiamo però intenzione di affiancare la struttura gestita dalla Croce rossa internazionale con un altro centro di prima accoglienza”.

 

AGGIORNAMENTO / 2 Una struttura da 150 posti sarà allestita a Settimo (che accoglie già 200 profughi) , nel centro Fenoglio, per ospitare i migranti in transito da Torino durante l’estate. Nel frattempo saranno individuati nuovi spazi in altri comuni dell’area metropolitana. Lo ha comunicato il sindaco di Torino Piero Fassino al termine della riunione in Prefettura. 

 

Mentre il caso migranti è sempre più infiammato dal punto di vista delle schermagliecerutti politiche e delle polemiche mediatiche, la Regione Piemonte annuncia che avrà presto un nuovo centro di prima accoglienza su proprio territorio. Lo comunica  l’assessore regionale all’Immigrazione, Monica Cerutti. “La soluzione ideale è una caserma in disuso – dice all’Ansa – e la scelta ricadrà su una struttura al di fuori della provincia di Torino”. Lo scopo è di alleggerire il carico di lavoro e di presenze del Centro Polifunzionale di Settimo Torinese, in difficoltà per l’elevato numero di arrivi di profughi in pochi giorni, all’incirca 1.300. Ogni anno il centro di Settimo vede transitare oltre 15.000 persone prevalentemente di origine nigeriana, ma anche provenienti dal Mali e dal Burkina Faso. L’assessore auspica “tempi di realizzazione di questo progetto brevissimi”.

LIBERI ANIMALI IN LIBERO PARCO

PRESIDIO EX-INGRESSO GIARDINO ZOOLOGICO PARCO MICHELOTTI

 

ZOO LEONESabato 4 luglio 2015, dalle ore 15  alle 18.30, nello spazio tra l’ingresso dell’ex zoo e l’antistante gabbia metallica, che è già stata “protagonista” della conferenza stampa del 17 giugno scorso, si terrà un presidio del “Coordinamento No Zoo”.  L’evento mira ad aggregare i cittadini, torinesi e non, all’insegna della musica, del teatro, del ballo, delle arti visive e di altre piacevoli sorprese cruelty free e vuole anche essere una forma di protesta per manifestare :

 

– contro la riapertura di un luogo di prigionia per gli animali (dalla fattoria didattica all’acquario, passando per altre forme, apparentemente “innovative”, denominate “bioparchi”) e l’installazione di attività che pubblicizzino luoghi dove già altri animali sono prigionieri e sfruttati;
 

– a favore del parco Michelotti, che deve essere reso accessibile e fruibile liberamente a tutti.

 

Pur non potendo partecipare al presidio, aderisce “con convinzione”, condividendone metodo e finalità, come da lui stesso dichiarato, Valerio Pocar, Garante per la tutela degli animali del Comune di Milano. Saranno presenti : l’artista Monica Garone, con le sue stampe animaliste; gli artisti di “The Animal Machine” – Thékhné Teatro, che leggeranno, a voce nuda, alcuni brani tratti dall’omonimo spettacolo; il “Camioncino di cibo crudele” di Adonella Marena, con amplificazione di suoni animali e tante altre sorprese, sempre nel rispetto dei diritti degli animali. A tutti i partecipanti verrà regalata (fino ad esaurimento scorte) una borsa in tela con la scritta “Zoo ? Noo !” Affianca l’evento una biciclettata informativa per le vie della città.

L'incontro di papa Francesco con Michele Riva, affetto da Sla

Fondatore di Una Voce per Michele, affetto da Sla e volontario Telethon, Riva dice: «La vita è un viaggio meraviglioso e va assaporata con gioia in ogni istante»

 

papa sla1

Durante i giorni della visita di Papa Francesco a Torino i riflettori della cronaca sono sempre stati puntati sulla presenza e gli spostamenti del Pontefice. Ma c’è un episodio che forse è passato sotto traccia. Michele Riva, 56 anni,  ha voluto ritardare il proprio ricovero in ospedale per incontrare Papa Francesco, che nel pomeriggio di domenica 21 giugno, durante la visita al Cottolengo di Torino, lo ha salutato con grande affetto. Affetto da Sla, sclerosi laterale amiotrofica, fondatore dell’associazione Onlus Una Voce per Michele e volontario Telethon di Beinasco, si è dunque reso protagonista di un gesto molto coraggioso. Il giorno dopo, 22 giugno, Riva è stato ricoverato per subire l’amputazione integrale del braccio destro, a causa di un rara forma tumorale che l’ha colpito.

 

Oltre ad essere malato di Sla da oltre quindici anni e tracheopapa sla2tomizzato da quasi dieci, non ha perso la fede e la speranza di farcela anche in questa durissima prova che lo attende. Ha voluto fortemente incontrare il Pontefice prima di farsi ricoverare. Queste le parole che ha scritto sul suo fedelissimo computer Tobii, il lettore ottico che traduce in voce automatica il suo scritto: «Non so perché Dio vuole prendersi anche il mio braccio. Sono confuso, ma la sua volontà sia fatta. Se sopravviverò anche a questo intervento, avrò un’altra icona per continuare la missione di gridare al mondo che la vita è un viaggio meraviglioso, che va assaporata con gioia in ogni istante, tra i malati e disperati di ogni dove».

 

A Papa Francesco è stata consegnata una copia del libro di Riva “Il ramarro verde”, nel quale racconta la sua storia e quella di altri malati di Sla. Accanto a Michele c’era il vice presidente nazionale dell’Aisla, Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica, Vincenzo Soverino, papa sla3anch’egli sostenitore ed volontario Telethon ad Asti. All’incontro con Papa Francesco, Una Voce per Michele ha invitato il delegato Telethon e presidente della sezione Uildm, Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare “Paolo Otelli” di Chivasso, Renato Dutto, che ha sottolineato «la tempra, il coraggio e la forza di volontà  di Michele Riva, che sprona tutti a dare sempre il meglio. Tutti i volontari Telethon sono al fianco di Michele, chiamato nuovamente a superare una dura prova. Siamo certi che ce la farai. Siamo tutti con te!». L’ultima sfida vinta da Riva è l’ideazione e la creazione della clinica mobile Sla, recentemente inaugurata, realizzando «un sogno nato per fede alcuni anni fa, consapevole dei troppi malati di Sla che se ne vanno molto precocemente perché abbandonati a se stessi, mal curati in mezzo a familiari e assistenti spesso impreparati: sconvolti da questa terribile patologia, non sanno come assisterli».

Massimo Iaretti

Alex Langer, vent’anni dopo

Ci lasciò orfani di migliaia di cartoline, appunti, riflessioni, strette di mano, viaggi. Ci lasciò molti scritti e un’eredità difficile da gestire. Quella di un uomo ostinato e fragile, curioso, intelligente, caparbio

 

Langer 1“I pesi mi sono divenuti davvero insostenibili, non ce la faccio più. Non rimane da parte mia alcuna amarezza nei confronti di coloro che hanno aggravato i miei problemi. Così me ne vado più disperato che mai, non siate tristi, continuate in ciò che era giusto”. Sono passati vent’anni da quel 3 luglio 1995, quando Alexander Langer lasciò quest’ultimo biglietto prima di scegliere di allontanarsi volontariamente dalla vita.Aveva 49 anni, cattolico autodidatta (come amava definirsi), nato a Sterzing-Vipiteno, uomo senza patria e con molte patrie, intellettuale che parlava cinque lingue e aveva cento vite, costruiva ponti, univa popoli, faceva politica da persona che con questa politica aveva poco a che spartire. Al Pian de’ Giullari,nei pressi di Firenze, scelse un albero di albicocco in un uliveto, si tolse le scarpe, e ci lasciò al nostro “grande freddo”, come disse Daniel Cohn Bendit, il giorno successivo. Ci lasciò orfani di migliaia di cartoline, appunti, riflessioni, strette di mano, viaggi. Ci lasciò molti scritti e un’eredità difficile da gestire. Quella di un uomo ostinato e fragile, curioso, intelligente, caparbio, fondatore di Lotta continua prima (fu l’ultimo direttore a firmare il giornale, ma all’epoca il suo lavoro vero era insegnare in un liceo), poi dei Verdi, dei quali non fu leader per scelta, ma capogruppo al parlamento di Strasburgo.

 

Ci lasciò mentre l’Europa, lui che l’aveva già vissuta, si affannava a scegliere una via condivisa che ancora oggi stenta a trovare. Vent’anni diLanger2 assenza sono tanti per chi gli ha voluto bene e chi cercava nelle sue parole una risposta o l’illusione di averla. Nell’autunno 1961, Alexander Langer, appena quindicenne, scrisse (in tedesco) un editoriale sul nuovo mensile Offenes Wort, della Congregazione studentesca mariana di Bolzano. Vi si legge: “Vorremmo esistere per tutti, essere di aiuto ed entrare in contatto con tutti. Il nostro aiuto è aperto a tutti, così come per tutti vale la nostra preghiera. Venite a noi, e vi aiuteremo con tutte le nostre forze. Ma che cosa ci spinge a farlo? L’amore per il prossimo. Dobbiamo prendere sul serio la tanto declamata carità cristiana, senza mezze misure”. Alexander Langer per tutta la sua vita ha preso davvero tutto “sul serio”, davvero “senza mezze misure”. Difficile pensare a cosa avrebbe detto oggi. Difficile sapere cosa avrebbe detto di quest’Italia e di un’Europa sempre più cinica, lontana da quella che lui aveva sempre intravisto. Meno difficile immaginare il giudizio critico su questo mondo in conflitto con la sua idea di “più lentamente, più in profondità, con più dolcezza”, che ci avevi spiegato come radicale rovesciamento del motto olimpico “più veloce, più alto, più forte”. La suaostinata voglia di non piegarsi e costruire ponti l’ha lasciata in eredità a noi.

 

Marco Travaglini

Il mestiere dell'autore tv secondo Andrea Zalone

Ai MagazziniOz  la spalla in video di Maurizio Crozza svela i segreti per condire una trasmissione di successo ai tempi del 2.0

 

 

zaloneAndrea Zalone, autore tv di noti programmi come quelli di Maurizio Crozza e sua solida spalla in video a testimonianza di un sodalizio creativo avvincente, martedì 7 luglio sarà ai MagazziniOz per raccontarci cosa si nasconda dietro la messa in onda di un format di successo e tutte le sue fasi di sviluppo. Una professione la sua altamente stimolante, che deve essere sempre attenta a carpire gli elementi di massimo interesse su cui far leva, cogliere i segnali che diano una lettura diversa della società e delle sue dinamiche, da rielaborare con un taglio particolare al pubblico. Un incontro quindi che intende raccontare la sintesi esperienziale di chi svolge un mestiere di cui si conosce poco ed è percepito con leggerezza quando è in realtà rigoroso e determinante ai fini della riuscita di un programma.

 

Dalle competenze su come si scrive e si realizza un prodotto televisivo, dall’ideazione alla messa in onda, all’approccio metodologico e al presidio delle informazioni, passando dagli strumenti fondamentali, alla stesura della scaletta, ai tempi di elaborazione e alle strategie di comunicazione a cui ricorrere per rispondere alle curve dell’Auditel. Uno Storytelling utile a condire sapientemente tutti i dettagli tecnici che possono essere trasferiti solo da chi, lavorando dietro le quinte, si è trovato a diventare parte integrante di alcuni “cluster” del noto show di successo. Andrea Zalone proporrà inoltre una Case History del programma di Maurizio Crozza, andando a descrivere come si svolge a livello operativo la settimana “tipo” precedente la messa in onda. L’autore tv svelerà quindi, a chi parteciperà all’incontro, tutto questo e molto altro di ciò che non ci si immagina comporti una professione articolata come la sua per inserirsi all’interno di un meccanismo complesso quale è la tv ai tempi del digitale.

 

Martedì 7 luglio alle ore 17 con accesso libero

 

Per info chiamare 011 0812816 o scrivere a scuola@magazzinioz.it

Galleria Sabauda, un museo vale più di una mostra

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SABAUDA4SABAUDA5La Galleria evidenzia l’importanza dei musei troppo spesso trascurati in confronto alle tante mostre che attirano più facilmente fiumane di visitatori. Eppure è nel museo che ci si può fare una cultura vasta e approfondita mettendo a confronto epoche, stili e movimenti opposti o affini

 

La nuova riapertura della Galleria Sabauda facente parte del Polo Reale di Torino, grazie agli ampi spazi e al moderno allestimento rende felicemente agibile e fruibile la visita ai grandi capolavori dal 200 al 900; un insieme di artisti mozzafiato, basti pensare tra i tanti a Beato Angelico, Mantegna Van Eyck, Van Dych, Rubens, Rembrandt, Reni.

 

Oltre ad offrire un’ampia visione della bellezza, la Galleria evidenzia l’importanza dei musei troppo spesso trascurati in confronto alle tante mostre che attirano più facilmente fiumane di visitatori. Eppure è nel museo che ci si può fare una cultura vasta e approfondita mettendo a confronto epoche, stili e movimenti opposti o affini meditando sugli influssi che le opere del passato hanno esercitato sugli artisti. Lodevole, lo scorso anno è stata l’iniziativa “Sabauda in tour” nel prestare ad altri musei piemontesi opere della Galleria con l’effetto di attirare visitatori in luoghi meno conosciuti. Come nel museo di Casale dove l’esposizione de “Il Cristo porta croce al Calvario” opera del casalese Nicolò Musso ha ottenuto successo e ha fatto affluire in Pinacoteca e in Gipsoteca Bistolfi nuovi visitatori.

 

La scelta dell’opera del Musso era stata concordata dall’allora Assessorato alla Cultura casalese che pur allettato da firme più famose, aveva previsto l’effetto che questa avrebbe provocato se posta a fianco dell’autoritratto dell’artista caravaggesco proprietà del Museo Cittadino.In entrambe le opere si nota la straordinaria somiglianza tra i due visi, sicuramente autoritratti di Nicolò, che compaiono tra le tante figure evidenziando la suggestione del luminismo e del realismo di Caravaggio di cui Musso è stato, senza dimenticare Tanzio, il più grande seguace piemontese essendosi recato a Roma nel 1607 con alloggio a Campo Marzio in contrada Otto Cantoni proprio dove viveva Caravaggio.

 

Improbabile l’incontro col Merisi che nel 1606 era stato costretto a fuggire da Roma per rifugiarsi nella campagna romana protetto dai Colonna, sicuramente però Musso ne conobbe le opere, in particolare il “Martirio di San Matteo” da cui prende l’idea di dipingere il proprio viso che fa capolino nell’osservare pietoso l’episodio descritto. I casalesi che si recheranno in Galleria Sabauda troveranno la sorpresa di ammirare opere che prima erano in chiese della propria città come il “Battesimo del Grammorseo” nella chiesa francescana ormai scomparsa, la “Madonna con Bambino” di Gaudenzio Ferrari proveniente da Santa Maria di Piazza, la “Deposizione” del Francia di Sant’ Ilario e anche la parte centrale del trittico di Martino Spanzotti che all’origine si trovava a Serralunga di Crea.

 

(Foto: il Torinese)

 Giuliana Romano Bussola

Genitori e figli senza dignità e rispetto

movida 2L’aggredito si rifiuta di sporgere denuncia. Risolve a modo suo. Ricerca su Facebook e riesce a mettersi in contatto con un aggressore. E fissa un appuntamento. Del resto l’aggressore ha ripetutamente chiesto scusa, giustificandosi: eravamo ubriachi e drogati

 

Vi racconto una piccola storia di questa nostra città. Ero a pranzo con colleghi di lavoro. Un commensale ha raccontato d’aver passato il sabato notte al pronto soccorso. Il figlio era stato malmenato uscendo da una discoteca. Ho fatto l’ovvia domanda: perché? Le risposte mi hanno “portato” all’interno di una dimensione assurdamente metafisica. Non credevo possibile nella nostra civilissima Torino. Gli aggressori erano giovanissimi, probabilmente minorenni. Lo fanno per gioco. Scusate, non ho capito. Come, non sai? E’ una moda che arriva dagli Stati Uniti! No, non sapevo. Ma ora arriva il “bello”.L’aggredito si rifiuta di sporgere denuncia. Risolve a modo suo. Ricerca su Facebook e riesce a mettersi in contatto con un aggressore. E fissa un appuntamento. Del resto l’aggressore ha ripetutamente chiesto scusa, giustificandosi: eravamo ubriachi e drogati. Oggi l’incontro non c’è stato, complicato da paure di possibili, e quasi ovvie ritorsioni. Lascio a chi legge le valutazioni, anche di ordine morale, del caso. Io mi limito ad una considerazione. Chi sono le famiglie, le famiglie degli aggressori? Penso alla società abbrutita, forse ad una classe politica imbelle. Forse alla povertà, forse al lavoro perso o mai trovato, forse all’inedia. C’è anche, se non soprattutto, la totale perdita di dignità. Questi genitori non avendo dignità non hanno insegnato ai figli il rispetto.

Patrizio Tosetto